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AA.VV. - Al Cinema Con Il Mostro (Ita Libro)

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gli oggetti che li circondavano. Nel cielo non brillava la luna, ma piccole stelle<br />

sembravano danzare sull’erica, vaghi fuochi notturni simili agli spiriti dei dannati. Si<br />

trovavano in un’immensa e devastata distesa, cosparsa di enormi macigni rocciosi e<br />

di alberi spogli, scabri e contorti come anime in pena. Sembrava che vi fosse stata<br />

una spaventosa tempesta e il paesaggio pareva riprendere fiato dopo il diluvio di<br />

pioggia, il vento impetuoso e i lampi. Tutto ciò che li attorniava sembrava soffrire in<br />

silenzio, come un uomo dilaniato dai tormenti ma sprovvisto anche di quell’ombra di<br />

forza che gli sarebbe bastata per accorgersi che la sua agonia era cessata. Margaret<br />

udì uno svolazzare di uccelli mostruosi ed essi sembrarono sussurrare strane cose al<br />

loro passaggio. Oliver la prese per mano. La guidò con passo deciso fino a un<br />

incrocio di strade, e lei non capiva se stavano camminando fra rocce o tombe.<br />

Lei udì uno squillo di tromba e da ogni angolo, apparendo all’improvviso dove<br />

prima non c’era nulla, una folla turbolenta avanzò verso di lei. <strong>Il</strong> vasto spazio deserto<br />

fu d’un tratto affollato di forme simili a ombre, e tutte oscillavano come onde marine,<br />

accavallandosi le une alle altre. Si sarebbe detto che tutti i potenti scomparsi della<br />

terra avessero deciso di sfilarle davanti; Margaret vide tetri tiranni e cortigiane<br />

imbellettate, imperatori romani avvolti nella porpora e sultani d’Oriente. Tutte le più<br />

perverse donne dell’antichità le passarono accanto; ora toccava a Monna Lisa, e ora<br />

all’astuta figlia di Erodiade. Jezabel la osservò da sotto le ciglia dipinte e Cleopatra<br />

distorse il viso pallido e lascivo; vide la bocca insaziabile e gli occhi dissoluti di<br />

Messalina, e Faustina stravolta dal fuoco eterno della lussuria. Vide cardinali vestiti<br />

di scarlatto e guerrieri coperti d’acciaio, frivoli gentiluomini in parrucca e dame con<br />

cipria e nei. Poi, di colpo, come foglie travolte dal vento, tutte queste figure furono<br />

sospinte via dalla silenziosa calca degli oppressi, innumerevoli come i granelli di<br />

sabbia nel mare. Le loro facce magre erano rese terree dalla fame e smunte dalle<br />

malattie, e i loro occhi erano opachi per la disperazione. Passarono con i loro cenci<br />

eterogenei, alcuni indossando i fantastici stracci di <strong>Al</strong>brecht Dürer, altri nelle grigie<br />

incerate di Le Nain; molti indossavano le giubbe e i berretti della plebe di Francia, e<br />

molti gli squallidi e fumosi abiti dei poveri d’Inghilterra. E tutti si spingevano avanti<br />

come un gruppo di rivoltosi in fuga per i vicoli dinanzi alla terribile carica di truppe a<br />

cavallo. Sembrava che tutto il mondo si fosse radunato là, in quell’insolito<br />

pandemonio.<br />

Poi, di nuovo, intorno a loro fu il vuoto. Lo sguardo di Margaret fu attirato da un<br />

grande albero in rovina che spiccava, solitario, nella spettrale desolazione di quella<br />

piana deserta; e benché fosse una cosa morta, sembrava soffrire di un dolore più che<br />

umano. La folgore lo aveva squarciato ma il vento di molti secoli aveva tentato<br />

invano di sradicarlo. I rami torturati, privi di ogni foglia o ramoscello, erano simili<br />

alle braccia di un Titano e convulsi da un’intollerabile sofferenza. Subito Margaret si<br />

sentì male per la paura, poiché l’albero e la tremula scintilla di vita che ancora vi<br />

albergava subirono un improvviso mutamento; la scabra corteccia si tramutò in carne<br />

bestiale e i rami contorti in braccia umane. Divenne una mostruosa entità con le<br />

zampe di capro, ben più grande di tutte le altre creature di quell’incubo. Margaret<br />

vide le corna e la lunga barba, le grandi gambe pelose con gli zoccoli e le rapaci mani<br />

umane. <strong>Il</strong> viso era orribile per lussuria e crudeltà, e tuttavia divino. Era Pan che<br />

suonava la sua zampogna, e i suoi occhi lascivi la accarezzarono con oscena

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