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Concu, Verità per verità - Sardegna Cultura

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torno terrorizzato, il sudore che cola dalla faccia, alle mie<br />

spalle la nebbia insiste e avanza, davanti si distende una<br />

radura stretta, una striscia di deserto sassoso. Cerco mio<br />

padre. Non c’è più. Riprendo a camminare.<br />

Il sole mi acceca, cammino con gli occhi socchiusi. Ho<br />

paura. Vado verso il punto in cui l’odore dell’acqua è più<br />

forte. Un torrente attraversa calmo il margine della radura,<br />

lungo un letto molto stretto. L’acqua è nera come petrolio<br />

ma la sete è insopportabile.<br />

– Non puoi bere quest’acqua, – è la voce di prima.<br />

Adesso è alle mie spalle. Mi giro, è una voce che ora ha un<br />

volto. È Bibi.<br />

È la sua faccia sì, ma la voce no, non può essere quella<br />

di mia sorella, lei non mi impedirebbe di bere, me la darebbe<br />

con le sue mani l’acqua.<br />

– Non puoi bere quest’acqua: è l’acqua dei morti, e non<br />

si può rubare l’acqua ai morti.<br />

La guardo senza dire una parola, non può essere lei, e<br />

più la guardo più il suo viso invecchia, i suoi riccioli neri<br />

cadono uno a uno, scintillando nell’aria. Ma gli occhi sì,<br />

gli occhi conservano quel celeste dolce e rassicurante che<br />

ho sempre conosciuto.<br />

– Hai paura? Sì, adesso hai paura anche di me. Finirai<br />

<strong>per</strong> odiarmi. Mi odierai <strong>per</strong> quello che hai fatto <strong>per</strong> me. È<br />

ora che inizia la vera lotta, ma sarai da solo, sempre più<br />

solo. Come loro, – e indica una folla di figure ammassate<br />

una contro l’altra, sull’altra sponda.<br />

Piange, mi tende le braccia, le sue mani tremano spor-<br />

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che e nere, tremano come quelle di mia madre mentre<br />

moriva, stringendole a pugno con rabbia.<br />

Ho sempre più sete. Immergo le mani nell’acqua nera.<br />

Al primo sorso ritorno tranquillo, non ho più paura e bevo,<br />

bevo, bevo.<br />

Bibi è scomparsa, attorno a me non c’è più nessuno, il<br />

torrente ora è secco. La gola mi brucia! Lo stomaco…<br />

dentro ho fuoco e soffoco, soffoco. Cado <strong>per</strong> terra, non riesco<br />

più ad alzarmi, qualcosa m’inchioda a terra…<br />

Lorenzo si risveglia di soprassalto, spalanca gli occhi<br />

verso il soffitto. Nel torpore non s’accorge di avere le<br />

braccia spalancate, ma gli sembra ancora di sentire il<br />

peso enorme che lo inchiodava a terra. Solleva appena<br />

la testa e scorge il padre che appende al muro un altro<br />

dei suoi nudi crocifissi. È stato un sogno. Solo un sogno,<br />

bugiardo come lo sono tutti i sogni.<br />

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