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Concu, Verità per verità - Sardegna Cultura

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puntato nel vuoto. Ansima a bocca a<strong>per</strong>ta, ora, suda,<br />

una vampata di calore gli accende la faccia, gli gonfia gli<br />

occhi che sembrano sul punto di esplodere dalle orbite.<br />

Nell’aria vibra ancora l’eco della fucilata, mentre<br />

nuvole si ammassano rapide contro il cielo. Lorenzo<br />

abbassa il fucile e s’avvicina lentamente a Giommaria<br />

Dore.<br />

Fissa con odio quel corpo accartocciato nella polvere<br />

come un animale: puzza, rantola, la faccia bagnata,<br />

contratta in una smorfia che gli sembra di stupore, ma<br />

è negli occhi sbarrati che gli legge la paura. E mentre lo<br />

guarda, Lorenzo sente la testa scoppiare e il sangue<br />

che pressa nelle orecchie, gli occhi che si riempiono di<br />

lacrime, calde e inaspettate, e con uno scatto rabbioso<br />

gli sferra un calcio alle costole, poi un altro e un altro<br />

ancora, sino a che Giommaria Dore smette di gemere.<br />

Le luci del fuoristrada attraversano il buio sino a illuminare<br />

il muro del capannone alle spalle di Lorenzo.<br />

Lui non guarda più il cadavere di Giommaria Dore: ha<br />

chiuso gli occhi, spossato. Vorrebbe che tutto fosse già<br />

finito, che la rabbia, finalmente, si placasse. Ma non<br />

può fermarsi ora.<br />

Con passo deciso ritorna al cespuglio. Appoggia il<br />

fucile al muretto, afferra lo zaino nascosto tra i rami di<br />

lentischio e torna al cancello. Apre lo zaino, tira fuori<br />

una grossa corda col cappio, e con la punta dello scar-<br />

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pone solleva la testa di Giommaria Dore il tanto che<br />

basta <strong>per</strong> infilare il cappio. Si china. La corda scivola<br />

sui capelli fradici e sulla nuca bagnata dal sudore: sembra<br />

che non finisca mai di colargli dalla faccia, e il sangue<br />

dal petto. Ha gesti misurati, ora, Lorenzo. Stringe<br />

il cappio e getta un’ultima, fredda occhiata al cadavere,<br />

e rabbrividisce, come se Giommaria Dore fosse ancora<br />

vivo.<br />

Lorenzo si risolleva e passa la corda sopra l’anta del<br />

cancello rimasta chiusa. Esita, ma poi tira la corda con<br />

entrambe le mani, la corda stride contro il metallo, fa<br />

fatica a sollevare il corpo: è pesante Giommaria Dore.<br />

Ma adesso eccolo lì, finito, appeso, sotto la luce dei fari<br />

che gli illuminano la faccia.<br />

Ma non si concede tempo Lorenzo, ora ha fretta, e<br />

dallo zaino prende una piccola bambola. Ne stacca la<br />

testa e la infila nel ferro alla sinistra del cadavere, poi<br />

ne infilza il corpo dall’altra parte.<br />

Prende lo zaino e s’incammina verso il cespuglio. Riprende<br />

il fucile e raccoglie il passamontagna, lo butta<br />

dentro lo zaino con un gesto nervoso. È finita. Mette in<br />

spalla lo zaino insieme al fucile e s’avvia verso il paese<br />

tagliando <strong>per</strong> l’ovile. Solo dopo aver su<strong>per</strong>ato il capannone<br />

si volta indietro. L’odore del lentischio, la bambola<br />

sul cancello, Giommaria Dore: tutto è già lontano.<br />

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