28.05.2013 Views

Chi ci guadagna? - ARCI Vasto

Chi ci guadagna? - ARCI Vasto

Chi ci guadagna? - ARCI Vasto

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Poste Italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2, DCB Verona.<br />

Settembre 2010<br />

IN MOVIMENTO VIVI SOLIDALE COSÌ LONTANO, COSÌ VICINO<br />

“Scambiamo il mondo”: le<br />

Botteghe raccontano le iniziative<br />

per la Giornata mondiale<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo<br />

Salgono a die<strong>ci</strong> le Regioni<br />

amiche del commer<strong>ci</strong>o equo<br />

Equopertutti: zucchero e caffè<br />

“made in dignity” sotto i<br />

riflettori per scoprire il commer<strong>ci</strong>o<br />

equo<br />

Diego Parassole: un caffè per<br />

dormire sonni tranquilli<br />

Guatemala: la rinas<strong>ci</strong>ta dopo<br />

la dittatura. Progetti che valorizzano<br />

la cultura maya e<br />

un viaggio indimenticabile<br />

India: tutelare la biodiversità<br />

è proteggere la vita<br />

<strong>Chi</strong> <strong>ci</strong> <strong>guadagna</strong>?<br />

Alla scoperta delle filiere<br />

di caffè e zucchero


editoriale<br />

Organizzare un evento che con tante diverse sfaccettature<br />

coinvolge tutta l’Italia è entusiasmante e las<strong>ci</strong>a la sensazione<br />

di far parte di qualcosa di grande e vitale, di un movimento<br />

di persone che si mettono in gioco per un ideale importante.<br />

Negli ultimi mesi siamo stati impegnati con passione<br />

nell’organizzazione della seconda edizione di Equopertutti, in<br />

cui <strong>ci</strong> siamo posti un grande obiettivo: far avvi<strong>ci</strong>nare il maggior<br />

numero possibile di persone al mondo del commer<strong>ci</strong>o equo<br />

e solidale, stimolare la riflessione sul nostro stile di vita e sugli<br />

impatti che ha sulle popolazioni e sull’ambiente.<br />

Questo numero di altromagazine vuole essere quindi uno<br />

strumento di riflessione e approfondimento per comprendere<br />

alcune delle dinamiche economiche più comuni – ma al<br />

tempo stesso più squilibrate – della nostra realtà. È dedicato<br />

infatti ai percorsi che si sviluppano attorno a due prodotti<br />

fondamentali, che abbiamo scelto come “testimonial” di<br />

questa edizione: lo zucchero e il caffè. Versare lo zucchero<br />

in una tazzina di caffè fumante infatti è uno dei gesti più<br />

comuni e trasversali che potremmo mai compiere, e dal<br />

Trentino alla Si<strong>ci</strong>lia si ripete milioni di volte al giorno.<br />

Ma cosa c’è davvero dietro quei pochi sorsi di piacere? E<br />

soprattutto: a chi vanno i soldi del nostro caffè al bar o del<br />

pacchetto che acquistiamo al supermercato? È questa<br />

la provocazione che vogliamo lan<strong>ci</strong>are chiedendo “chi <strong>ci</strong><br />

<strong>guadagna</strong>?”, considerando anche l’ambiente e le persone<br />

stesse che acquistano i prodotti.<br />

Nelle pagine di questo altromagazine vogliamo raccontare<br />

una realtà spesso ta<strong>ci</strong>uta dai mass media e di come il<br />

commer<strong>ci</strong>o equo e solidale sia un valido percorso alternativo<br />

per lo sviluppo economico e per l’ambiente. Lo vogliamo fare<br />

anche con racconti di viaggio, testimonianze e – perché no –<br />

qualche sorriso. Ti aspettiamo a Equopertutti!<br />

Gianluca Diegoli,<br />

Responsabile Comunicazione Ctm altromercato


i<br />

indice<br />

Editoriale<br />

Le Botteghe<br />

raccontano<br />

Torna la fiera<br />

Quattro Passi<br />

Equopertutti<br />

vivi solidale<br />

Sulla bocca e...<br />

nella tazza di tutti<br />

Caffè corretto<br />

Il servizio<br />

“buono”<br />

1 4 7 8 10 12 18 24<br />

in movimento<br />

Zucchero dolce amaro


Trame<br />

che<br />

scaldano<br />

l’inverno<br />

Dul<strong>ci</strong>s in fundo...<br />

Bibliotequa<br />

Che Bio ce la<br />

mandi buona!<br />

Una sola voce<br />

contro la guerra<br />

e lo sfruttamento<br />

indice<br />

Per la stessa ragione<br />

del viaggio, viaggiare<br />

28 32 35 37 39 41 44<br />

vivi solidale così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

i<br />

La biodiversità<br />

è vita


in movimento<br />

6 LE BOTTEGHE RACCONTANO<br />

“Scambiamo il mondo” è un’iniziativa<br />

nata nell’ambito della campagna “D(i)<br />

ritto al Cibo” in occasione della Giornata<br />

mondiale del commer<strong>ci</strong>o equo e<br />

solidale dell’8 maggio scorso e nel quadro<br />

del progetto “Saperi e Sapori 3” cofinanziato<br />

dalla Regione Veneto. Perché<br />

“Scambiamo il mondo”? Perché credia-<br />

Diritto al <strong>ci</strong>bo? Prendiamo<strong>ci</strong> un impegno!<br />

In occasione della Giornata mondiale<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo e solidale, sabato<br />

8 maggio 2010 abbiamo offerto ai<br />

clienti della nostra Bottega una torta<br />

al <strong>ci</strong>occolato e caffè che è stata molto<br />

apprezzata, così come è stata trovata<br />

molto carina l’idea del prendersi un<br />

1<br />

mo che ognuno di noi possa mettersi in<br />

gioco per cambiare le regole del commer<strong>ci</strong>o<br />

internazionale tradizionale e<br />

scoprire un nuovo metodo di consumo,<br />

più consapevole, rispettoso dell’uomo e<br />

dell’ambiente. Le Botteghe di tutta Italia<br />

hanno parte<strong>ci</strong>pato a questa iniziativa<br />

organizzando de<strong>ci</strong>ne di eventi dei gene-<br />

Se la mente dell’allievo è aperta, il maestro giusto arriva!<br />

Agung Alit e sua moglie Hani, coordinatori<br />

di Mitra Bali, lo scorso maggio<br />

sono stati in visita ad Adria, ospiti<br />

della bottega Una Sola Terra. Il loro<br />

programma prevedeva un incontro<br />

serale e tre incontri per i ragazzi<br />

delle scuole. Tra racconti, spiegazioni,<br />

aneddoti, battute di spirito e canzoni,<br />

Agung e Hani hanno conquistato il<br />

pubblico, che si è dimostrato attento<br />

e interessato. La loro testimonianza di<br />

impegno familiare è stata particolarmente<br />

sentita e sicuramente stimo-<br />

piccolo impegno nel quotidiano che è<br />

stata spunto di discussione e confronto<br />

sul “Diritto al Cibo”.<br />

Oltre alla spillina di “Scambiamo il mondo”<br />

abbiamo anche regalato delle ricette<br />

da preparare con prodotti equi che<br />

si sono volatilizzate! Buona recettività,<br />

ri più diversi: cene, degustazioni, incontri<br />

con i produttori, concorsi di cu<strong>ci</strong>na, tutto<br />

per avvi<strong>ci</strong>nare sempre più persone al<br />

mondo del commer<strong>ci</strong>o equo e invitarle<br />

a essere protagoniste del cambiamento.<br />

Di seguito, i racconti inviati da alcune<br />

Botteghe che hanno parte<strong>ci</strong>pato. Buona<br />

lettura!<br />

lerà la riflessione dei ragazzi e degli<br />

insegnanti. Agung ed Hani hanno dato<br />

inizio ad una nuova missione, quella<br />

di sensibilizzare i giovanissimi – anche<br />

nel loro Paese – per la costruzione<br />

di un mondo più giusto, anche se il<br />

regime indonesiano non approva che<br />

idee “rivoluzionarie” come i prin<strong>ci</strong>pi<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo vengano diffuse,<br />

soprattutto nelle scuole.<br />

Il Mappamondo (<strong>Chi</strong>oggia, Venezia)<br />

quindi, per questo evento, nonostante<br />

la gente sia capitata per caso in Bottega<br />

e non perché lo abbia letto in giro su<br />

manifesti delle Botteghe.<br />

Emi, Spicchio di Mondo (Borgo San<br />

Dalmazzo, Cuneo)


Cantare la libertà e la giustizia<br />

Il 18 maggio 2010 è una data da ricordare.<br />

È stata una grande festa, e <strong>ci</strong> ricorderemo<br />

a lungo il tour dei produttori<br />

che ha portato a Reggio Calabria, in<br />

occasione della Giornata mondiale del<br />

commer<strong>ci</strong>o equo e solidale, Agung Alit<br />

e sua moglie, coordinatori di Mitra Bali,<br />

un’organizzazione indonesiana inserita<br />

nel <strong>ci</strong>rcuito equo mondiale.<br />

Il loro arrivo in <strong>ci</strong>ttà ha riunito tutti i so<strong>ci</strong><br />

e gli ami<strong>ci</strong> della Bottega per dare una<br />

mano, per essere presenti o semplicemente<br />

per curiosità. L’incontro con <strong>ci</strong>rca<br />

120 giovani studenti dell’Istituto Tecnico<br />

“R. Piria” è stato coinvolgente e ha las<strong>ci</strong>ato<br />

il segno: la passione di Agung per il<br />

lavoro che svolge è palpabile e si avverte<br />

non appena cerca il contatto diretto con<br />

il pubblico. Agung ha cantato con i ragazzi<br />

la sua fidu<strong>ci</strong>a nel commer<strong>ci</strong>o equo<br />

come libertà dalle ingiustizie del mondo,<br />

una canzone che egli stesso ha scritto e<br />

Addol<strong>ci</strong>amo il mondo: un grande successo<br />

L’evento di sabato 8 maggio 2010,<br />

in occasione della Giornata mondiale<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo e solidale,<br />

e dell’inizio della campagna “Scambiamo<br />

il mondo”, è stato un grande<br />

successo per tutti quelli che vi hanno<br />

preso parte.<br />

Il fulcro della giornata è stata una gara<br />

dol<strong>ci</strong>ssima: in concorso 28 dol<strong>ci</strong> tra<br />

torte, biscotti, <strong>ci</strong>occolatini e addirittura<br />

un liquore! Tutti i dol<strong>ci</strong> avevano una<br />

caratteristica comune: almeno due ingredienti<br />

provenivano dal commer<strong>ci</strong>o<br />

equo ed erano stati acquistati in Bottega<br />

a metà prezzo. Oltre ad essere<br />

bellissimi, i dol<strong>ci</strong> erano anche molto<br />

buoni e sono stati votati dalla giuria,<br />

composta da assaggiatori volontari.<br />

in movimento<br />

LE BOTTEGHE RACCONTANO<br />

che è possibile ascoltare accedendo al<br />

sito web www.mitrabali.com.<br />

Molti ragazzi si sono avvi<strong>ci</strong>nati alla Bottega<br />

con la voglia di parte<strong>ci</strong>pare e collaborare,<br />

esprimendo l’esigenza, condivisa<br />

anche dal preside e da tutti i professori,<br />

di approfondire il tema e conoscere meglio<br />

le dinamiche che stanno alla base del<br />

commer<strong>ci</strong>o tradizionale.<br />

Non poteva mancare per i nostri ospiti<br />

una visita ai Bronzi di Riace e ai reperti<br />

archeologi<strong>ci</strong> di quella che fu un’importante<br />

colonia greca: Rhegium. Il pomeriggio<br />

è trascorso presso la Bottega del Sud<br />

dove è stata realizzata l’intervista con Telereggiocalabria,<br />

tra un pubblico curioso<br />

e attento. Un’esperienza sicuramente da<br />

ripetere per continuare il cammino culturale<br />

sul commer<strong>ci</strong>o equo e solidale.<br />

Bottega del Sud (Reggio Calabria)<br />

La Bottega ha offerto, insieme alle<br />

delizie casalinghe, i migliori tè e caffè<br />

provenienti da tutto il mondo, e a<br />

fine giornata, le votazioni hanno decretato<br />

il vin<strong>ci</strong>tore: un classico salame<br />

al <strong>ci</strong>occolato davvero ben realizzato,<br />

anche grazie alla qualità dei prodotti<br />

equosolidali.<br />

Il vin<strong>ci</strong>tore è stato omaggiato di un<br />

cesto di prodotti della Bottega Effetto<br />

Terra e il secondo classificato<br />

ha ricevuto un buono da 20 euro<br />

spendibile sempre nel negozio di via<br />

Grams<strong>ci</strong>. Ringraziamo di cuore tutti<br />

i parte<strong>ci</strong>panti, pasticceri e giuria, per<br />

la collaborazione: la rius<strong>ci</strong>ta di questa<br />

bella giornata, all’insegna delle calorie<br />

e del divertimento, è stata merito<br />

Una favola dal lieto fine<br />

Il nostro “Scambiamo il mondo” è<br />

stato davvero meraviglioso. Abbiamo<br />

organizzato in via Farini, nel pieno<br />

centro di Parma, un teatrino per<br />

bambini di tutte le età in cui abbiamo<br />

raccontato e sceneggiato una favola<br />

equosolidale, scritta per l’occasione.<br />

Non vi dico l’entusiasmo dei bambini...<br />

e l’afflusso massic<strong>ci</strong>o, nonostante<br />

il tempo alquanto incerto!<br />

loro! Speriamo di rivedervi ai prossimi<br />

eventi in programma.<br />

Ass. Effetto Terra (Paderno Dugnano,<br />

Milano)<br />

3<br />

2<br />

Elisa, Il Mappamondo (Parma)<br />

foto 1: Agung e Hani Alit con gli ami<strong>ci</strong> della Bottega Una Sola Terra<br />

foto 2: Agung Alit intervistato alla Bottega del Sud di Reggio Calabria<br />

foto 3: gli ottimi dol<strong>ci</strong> in concorso alla Bottega Effetto Terra<br />

7


La fiera delle buone pratiche in rete<br />

Alla scoperta dell’economia delle relazioni.<br />

di Alessandro Franceschini<br />

Le Botteghe del Mondo, i volontari,<br />

i so<strong>ci</strong>: tutti sono invitati a visitare la<br />

Fiera Quattro Passi a Treviso! Perché?<br />

Innanzi tutto perché è uno degli<br />

eventi più importanti a livello nazionale<br />

per quanto riguarda la cooperazione,<br />

lo sviluppo sostenibile e la<br />

tutela dell’ambiente…. ed è organizzato<br />

da un so<strong>ci</strong>o del Consorzio, ossia<br />

la Cooperativa Pace e Sviluppo, in<br />

collaborazione con Ctm altromercato.<br />

Ma è anche l’occasione per<br />

incontrarsi: domenica mattina per il<br />

terzo anno consecutivo è previsto il<br />

raduno dei volontari delle Botteghe<br />

Altromercato del nordest – ma sa-<br />

Il 4 giugno scorso si è svolto a Roma il<br />

convegno nazionale “Le Regioni con<br />

la rete equosolidale per un percorso<br />

condiviso”, in occasione dell’apertura<br />

della terza edizione di Equa, la fiera<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo ligure. È stata<br />

una giornata di approfondimento<br />

sulla normativa regionale a favore<br />

del commer<strong>ci</strong>o equo e solidale dedicata<br />

allo scambio di esperienze e<br />

alla condivisione di indirizzi da parte<br />

delle istituzioni e delle organizzazioni<br />

equosolidali.<br />

Da anni l’Assemblea Generale del<br />

Commer<strong>ci</strong>o Equo e Solidale (Agices)<br />

lavora affinché i suoi so<strong>ci</strong> vengano<br />

riconos<strong>ci</strong>uti dalle istituzioni come<br />

realtà che attraverso il commer<strong>ci</strong>o,<br />

la cres<strong>ci</strong>ta della consapevolezza dei<br />

consumatori, l’educazione, l’informa-<br />

in movimento<br />

IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI<br />

ranno benvenuti i volontari da ogni<br />

parte d’Italia – per una mattina di<br />

formazione e incontro, nel quadro<br />

di iniziative promosse dal Consorzio<br />

per la formazione dei volontari. L’anno<br />

scorso eravamo oltre 150!<br />

Tema della sesta edizione di Quattro<br />

Passi, che si terrà a Treviso (in un bel<br />

parco, tutto nuovo) il 25 e 26 settembre<br />

2010, sarà: “Reti Liberatutti,<br />

scopriamo l’economia delle relazioni”.<br />

Le buone pratiche che mettono<br />

in rete i soggetti economi<strong>ci</strong>, dai produttori<br />

ai consumatori. Dalla cooperazione<br />

a nuove forme di lavoro,<br />

zione e l’azione politica, si impegnano<br />

per la giustizia so<strong>ci</strong>ale ed economica,<br />

lo sviluppo sostenibile, il rispetto per<br />

le persone e per l’ambiente.<br />

Le leggi regionali approvate a oggi in<br />

10 regioni italiane (Liguria, Marche,<br />

Umbria, Lazio, Toscana, Abruzzo, Piemonte,<br />

Emilia Romagna e Veneto, a<br />

cui si è recentemente aggiunto anche<br />

il Trentino Alto Adige) sono una<br />

conseguenza tangibile di questo riconos<strong>ci</strong>mento.<br />

Grazie a queste leggi,<br />

le organizzazioni equosolidali hanno<br />

avuto a disposizione un importo<br />

complessivo annuale di più di un milione<br />

e mezzo di euro che è andato<br />

in buona parte a sostenere iniziative<br />

di formazione e informazione.<br />

Un sostegno importante, quindi, a un<br />

settore che resiste alla crisi. I dati del<br />

dalla filiera corta<br />

all’economia di<br />

prossimità, dal<br />

commer<strong>ci</strong>o<br />

equo e solidale<br />

all’agricoltura<br />

bio. Ampio programma<br />

di incontri,<br />

laboratori, visite guidate,<br />

attività per bimbi,<br />

seminari…<br />

Die<strong>ci</strong> regioni per il Commer<strong>ci</strong>o Equo<br />

Un riconos<strong>ci</strong>mento importante all’impegno di de<strong>ci</strong>ne di organizzazioni.<br />

Tutte le info su<br />

www.fieraquattropassi.org.<br />

Vi aspettiamo!<br />

Rapporto Annuale 2009 presentato<br />

da Agices, infatti, dimostrano come il<br />

commer<strong>ci</strong>o equo continui a crescere,<br />

non solo a vantaggio dei produttori<br />

del Sud del mondo (106 in Asia,<br />

92 in America Latina e 61 in Africa),<br />

ma anche dell’economia italiana. Le<br />

organizzazioni di commer<strong>ci</strong>o equo<br />

hanno avuto un aumento dei ricavi<br />

di quasi 6 milioni di euro (per un<br />

totale di 86 milioni e mezzo) garantendo<br />

uno spazio di lavoro a oltre<br />

1000 persone in tutta Italia. Gli investimenti<br />

in questo capitolo hanno<br />

sfiorato a livello aggregato nazionale<br />

i 13 milioni di euro, con una media di<br />

quasi 12mila euro di costi sostenuti<br />

per <strong>ci</strong>ascuna persona impiegata, tra<br />

tempo pieno, tempo parziale e collaborazioni.<br />

9


10<br />

in movimento<br />

IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI<br />

Dopo il successo della prima edizione,<br />

lo scorso anno, Equopertutti ritorna<br />

con due settimane dense di eventi<br />

rivolti… a tutti! Sarà ancora una volta<br />

un’importante occasione per us<strong>ci</strong>re<br />

dalle Botteghe per incontrare e<br />

sensibilizzare un numero sempre più<br />

vasto di persone e di imprese verso<br />

un modo diverso di consumare, più<br />

attento alla persona e alla sua dignità,<br />

all’ambiente e alle sue risorse. Il tema<br />

prin<strong>ci</strong>pale sarà legato al concetto di<br />

filiera corta ed equosolidale, che in<br />

tutti i suoi passaggi, dal produttore al<br />

consumatore, è costruita sull’equità tra<br />

i soggetti. Una filiera davvero “equa per<br />

tutti”, perché in grado di tutelare i diritti<br />

dei produttori del Sud del Mondo<br />

e di garantire la massima qualità e sicurezza<br />

alimentare ai consumatori finali.<br />

Le iniziative e gli eventi avranno come<br />

filo conduttore due tipologie di prodotti<br />

che rappresentano i “cavalli di<br />

battaglia” della storia del commer<strong>ci</strong>o<br />

equo: il caffè e lo zucchero. È attraverso<br />

questi due “prodotti testimonial”<br />

che vogliamo raccontare storie di soli-<br />

to sconos<strong>ci</strong>ute e accendere i riflettori<br />

sul valore di un gesto semplice come<br />

quello dell’acquisto di un prodotto<br />

equosolidale.<br />

Dal 2 al 17 ottobre si susseguiranno<br />

tanti eventi organizzati dalla rete dei<br />

nostri so<strong>ci</strong> distribuiti in modo capillare<br />

in tutta Italia, dalle Alpi alle isole. Le<br />

Botteghe del Mondo inviteranno i <strong>ci</strong>ttadini<br />

a provare i prodotti equosolidali<br />

proponendo degli omaggi a seguito di<br />

un acquisto, e si impegneranno a diffondere<br />

– come è loro abitudine – il


messaggio di uno stile di vita sostenibile<br />

su tutto il territorio dello stivale.<br />

Verranno organizzati incontri con degustazione<br />

di caffè in Bottega, pause<br />

caffè nelle più importanti piazze d’Italia<br />

e all’interno delle stazioni del <strong>ci</strong>rcuito<br />

di Cento Stazioni, importante partner<br />

di questa edizione. Da non perdere,<br />

poi, gli emozionanti appuntamenti<br />

con i produttori, voce e volto del<br />

commer<strong>ci</strong>o equo, che racconteranno<br />

le loro esperienze di vita e testimonieranno<br />

quanto è importante fare<br />

una scelta di acquisto consapevole: un<br />

in movimento<br />

IN AZIONE! CAMPAGNE ED EVENTI<br />

piccolo gesto per noi che si traduce in<br />

una occasione di vita migliore per loro.<br />

Ma non è finta qui. Ai più curiosi sono<br />

dedicati i “Caffè s<strong>ci</strong>entifi<strong>ci</strong>” realizzati in<br />

collaborazione con altri due importanti<br />

partner della campagna, Bioversity<br />

International e Aiab (Asso<strong>ci</strong>azione<br />

Italiana per l’Agricoltura Biologica),<br />

mentre per i gourmet <strong>ci</strong> sono le cene<br />

del Circolo del Cibo, oltre all’inaugurazione<br />

della mostra multisensoriale<br />

dedicata al commer<strong>ci</strong>o equo.<br />

Anche quest’anno, poi, Altromerca-<br />

to ha coinvolto nella manifestazione i<br />

1500 punti vendita della grande distribuzione<br />

organizzata in cui è già presente.<br />

È un’occasione importante per<br />

raggiungere milioni di persone con il<br />

nostro messaggio e incontrare nuovi<br />

ami<strong>ci</strong>. I punti vendita, infatti, ospiteranno<br />

corner dedicati alle nostre offerte,<br />

con la possibilità di accedere a vantaggiose<br />

promozioni e così scoprire<br />

e sostenere un modo più “giusto” di<br />

fare la spesa.<br />

Per conoscere tutti gli appuntamenti<br />

visita www.equopertutti.it n<br />

11


12<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Sulla bocca e…<br />

nella tazza di tutti!<br />

Equopertutti ha come “prodotti testimonial” zucchero e caffè:<br />

ecco tanti approfondimenti per scoprire quello che c’è dietro<br />

l’etichetta, e fare la scelta giusta.


Zucchero e caffè, due<br />

dei prodotti più comuni<br />

nelle nostre case, sono<br />

i protagonisti della seconda edizione<br />

di Equopertutti. Partendo<br />

dal semplice gesto di s<strong>ci</strong>ogliere<br />

un cucchiaino di zucchero in<br />

una tazzina fumante, infatti, vogliamo<br />

viaggiare a ritroso e raccontare<br />

tante storie, storie che<br />

non capita di leggere spesso sui<br />

giornali o di vedere in televisione.<br />

Sono storie di persone che<br />

vivono in continenti diversi dal<br />

nostro, ma anche storie di poteri<br />

finanziari che fanno il bello<br />

e il cattivo tempo sulle politiche<br />

europee. Soprattutto, sono storie<br />

che è importante conoscere,<br />

per render<strong>ci</strong> conto di quanto le<br />

nostre più comuni abitudini abbiano<br />

delle conseguenze significative<br />

per milioni di persone.<br />

È proprio per questo che nasce<br />

Equopertutti, per far conoscere<br />

il commer<strong>ci</strong>o equo a un pubblico<br />

sempre più vasto e stimolare<br />

la riflessione sulle proprie abitudini<br />

di consumo.<br />

Ma perché proprio questi due<br />

prodotti? Innanzitutto perché<br />

sono prodotti coloniali per eccellenza,<br />

coltivati in varie zone<br />

di Asia, Africa e America Latina,<br />

ma anche perché sono i “pionieri”<br />

– in particolare il caffè<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

– del commer<strong>ci</strong>o equosolidale.<br />

A spinger<strong>ci</strong>, poi, è stato anche<br />

il fatto che sono di uso quotidiano:<br />

accompagnano la nostra<br />

colazione, chiudono il nostro<br />

pranzo e sono l’occasione per<br />

le pause con gli ami<strong>ci</strong>. Purtroppo,<br />

però, sono anche il simbolo<br />

dello sfruttamento dei piccoli<br />

gruppi di produttori e dell’ambiente<br />

nella folle corsa alla riduzione<br />

dei costi di produzione,<br />

il tutto per massimizzare i<br />

ricavi delle grandi multinazionali<br />

e offrir<strong>ci</strong> un prodotto dal gusto<br />

artefatto a un prezzo strac<strong>ci</strong>ato.<br />

Come reagire a queste ingiustizia?<br />

Prima di tutto informandosi:<br />

nelle pagine che seguono trovano<br />

posto tanti approfondimenti<br />

sul mercato dello zucchero e su<br />

quello del caffè, sui metodi di<br />

produzione, sulle condizioni di<br />

vita dei coltivatori nel <strong>ci</strong>rcuito<br />

tradizionale e in quello equo.<br />

Ma non mancano le curiosità, i<br />

cenni stori<strong>ci</strong>, le ricette da preparare<br />

con i prodotti Altromercato,<br />

le storie raccontate dalla<br />

viva voce dei produttori. La conoscenza,<br />

infatti, è il primo passo<br />

verso la riflessione e verso<br />

il cambiamento delle nostre abitudini.<br />

La nostra speranza? Che<br />

il commer<strong>ci</strong>o equo arrivi sulla<br />

bocca e… nella tazza di tutti! n<br />

13


14<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Settanta milioni. È questo il numero<br />

delle tazze di caffè che<br />

ogni giorno vengono bevute in<br />

Italia. Che sia normale, ristretto, macchiato<br />

o decaffeinato, tutti noi lo desideriamo<br />

di qualità, per regalar<strong>ci</strong> un<br />

piccolo momento di piacere. E per<br />

unire al piacere del palato la soddisfazione<br />

di un caffè “giusto”? Allora<br />

la scelta d’obbligo è un caffè equosolidale.<br />

Ctm altromercato ne propone<br />

una scelta vastissima, pensata per i<br />

palati più esigenti: quelli degli italiani.<br />

Caffè corretto<br />

È il nostro primo pensiero quando <strong>ci</strong> alziamo al mattino, ma è soprattutto<br />

il prodotto su cui migliaia di lavoratori basano la loro vita.<br />

Le coltivazioni di caffè sono nel mirino delle multinazionali, che le vogliono<br />

standard e a basso costo. Il commer<strong>ci</strong>o equosolidale ha raccolto la sfida.<br />

Qualità garantita<br />

Lo conferma Sergio Vatta, della<br />

so<strong>ci</strong>età Pacorini Silocaf, che si occupa<br />

del controllo qualità del caffè<br />

Altromercato al suo arrivo al<br />

porto di Trieste. Qui il caffè viene<br />

controllato, eventualmente miscelato<br />

e poi inviato alla torrefazione.<br />

“Abbiamo lavorato insieme per arricchire<br />

l’offerta e venire incontro<br />

a tutte le esigenze – spiega Sergio<br />

– in particolare, i caffè monorigine<br />

provenienti da Etiopia, Messico<br />

e Nicaragua sono alcune delle eccellenze<br />

Altromercato, e sono tra le<br />

migliori qualità di caffè in assoluto<br />

che si possono trovare sul mercato.<br />

Sono dedicate a chi è curioso e<br />

vuole ampliare i propri orizzonti e<br />

scoprire le caratteristiche intrinseche<br />

della bevanda legate al luogo<br />

d’origine”.<br />

Il gusto della tradizione<br />

E per chi è legato al gusto tradizionale<br />

e non <strong>ci</strong> pensa neppure a cam-


iare? “Accanto alle miscele top, la<br />

Pregiata e la Bio, entrambe 100%<br />

Arabica – continua Sergio – abbiamo<br />

miscele dedicate a chi ama il gusto<br />

di una volta, <strong>ci</strong>oè quello in cui la<br />

componente Robusta si fa sentire.<br />

Sono la miscela Classica e l’Intensa,<br />

quest’ultima particolarmente corposa<br />

e carica, che ricorda le miscele<br />

napoletane ma con una ricerca particolare<br />

in termini qualitativi”.<br />

Buono e giusto<br />

Una qualità garantita, quindi, con in<br />

più la certezza di gustare un caffè<br />

non solo buono per noi, ma anche<br />

per chi lo ha coltivato e raccolto in<br />

Asia, Africa e America Latina: quando<br />

beviamo un caffè, infatti, compiamo<br />

uno dei gesti più “anticamente<br />

globalizzati” che <strong>ci</strong> siano! I chicchi<br />

profumati (insieme alle foglioline di<br />

tè e al cacao) sono “il” prodotto coloniale<br />

per eccellenza. Un prodotto<br />

prezioso, quindi, ma che paradossalmente,<br />

spesso non garantisce a<br />

chi lo crea nemmeno una vita dignitosa.<br />

Questioni di borsa<br />

Il caffè è una materia prima quotata<br />

alla borsa di New York (la qualità<br />

Arabica) e a quella di Londra (la<br />

Robusta): insomma, quanto costa il<br />

chicco di caffè coltivato in Etiopia,<br />

Messico, Brasile e Vietnam lo de<strong>ci</strong>de<br />

la comunità degli investitori senza<br />

avere assolutamente riguardo per i<br />

costi di produzione. Il prezzo è de<strong>ci</strong>so<br />

in base alla domanda e all’offerta<br />

– quando va bene – o sull’onda<br />

degli entusiasmi e delle depressioni<br />

del mercato, come quelle a cui<br />

abbiamo tristemente assistito negli<br />

ultimi due anni.<br />

Scelte obbligate<br />

Se i prezzi fossero troppo bassi viene<br />

da pensare che i produttori potrebbero<br />

de<strong>ci</strong>dere di cambiare coltivazione.<br />

In teoria sarebbe la scelta giusta, ma<br />

in realtà <strong>ci</strong>ò non è possibile: neppure<br />

un produttore di riso del Piemonte<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Arabica e Robusta: le differenze<br />

Arabica e Robusta sono le due spe<strong>ci</strong>e botaniche maggiormente utilizzate per la<br />

produzione di caffè, entrambe originarie dell’Africa.<br />

La prima è in generale più pregiata, più ricca di componenti nobili: aromati<strong>ci</strong>tà,<br />

dolcezza, fragranza e a<strong>ci</strong>dità positiva. È originaria dei boschi delle regioni<br />

montagnose dell’Africa centrorientale. È sensibile al caldo e all’umidità, cresce<br />

ad altitudini superiori ai 900 metri e le qualità organolettiche del prodotto<br />

migliorano con l’aumentare dell’altitudine.<br />

La Robusta, originaria di un’area dell’Africa più vasta, è più resistente e richiede<br />

minori costi di produzione dato che si può coltivare in piantagioni pianeggianti.<br />

È diffusa, infatti, nei bassopiani tropicali, fino a trecento metri di altitudine. Il caffè<br />

di qualità Robusta è più ricco di caffeina rispetto all’Arabica, è meno aromatico,<br />

ma più corposo.<br />

In una buona miscela di arabica e robusta potremo apprezzare le caratteristiche<br />

dell’una e dell’altra spe<strong>ci</strong>e botanica. Ci sono invece dei caffè arabica di origini<br />

particolarmente pregiate che vale la pena di gustare da soli, per sentire fino in<br />

fondo l’aroma e la dolcezza che li caratterizza in modo inconfondibile.<br />

1<br />

può de<strong>ci</strong>dere di abbandonare la coltivazione<br />

in favore di altro, per evidenti<br />

limiti climati<strong>ci</strong> e di terreno, figuriamo<strong>ci</strong><br />

un produttore messicano che vive a<br />

duemila metri di altitudine, per il quale<br />

la coltivazione del caffè con i metodi<br />

tradizionali non è solo un lavoro, ma<br />

è una componente determinante del-<br />

di Maria Moretti<br />

foto 1: produttore di Sidama Union, Etiopia (di Luca Palagi)<br />

15


vivi solidale<br />

16 PRODOTTI DAL MONDO<br />

Un caffè preparato ad arte<br />

Da un esperto nel controllo qualità del caffè, Sergio Vatta di Pacorini Silocaf, Trieste, sette regole per<br />

preparare con la moka – e apprezzare al meglio – un vero caffè all’italiana.<br />

Usa un caffè di buona qualità, conservato correttamente.<br />

Per non disperdere l’aroma, una volta aperto<br />

conserva il pacchetto in una lattina in frigorifero.<br />

Usa acqua fresca e leggera che non deve superare il<br />

livello della valvola. L’acqua dovrà riscaldarsi gradualmente<br />

sulla fiamma vivace. Se l’acqua è molto calcarea<br />

è meglio filtrarla.<br />

Non pressare la polvere dentro la caffettiera.<br />

Forma un piccolo vulcano con il caffè. Usane <strong>ci</strong>rca<br />

un cucchiaio da tavola colmo per ogni persona<br />

Segui la fase di infusione, non abbandonare la caffettiera<br />

sul fuoco, potrebbero compromettersi caffè e<br />

caffettiera. Il coperchio va tenuto alzato in modo da<br />

evitare che la condensa del vapore pre<strong>ci</strong>piti nel raccoglitore,<br />

bru<strong>ci</strong>ando o alterando il gusto del caffè.<br />

foto 2: produttrice di caffè di Cecocafen, Nicaragua (di Luca Palagi)<br />

foto 3: lavorazione del caffè di Cecocafen, Nicaragua (di Archivio Cecocafen)<br />

2<br />

3<br />

la so<strong>ci</strong>età in cui vive.<br />

Fac<strong>ci</strong>amo di conto<br />

Facendo due calcoli sul costo di un<br />

pacchetto di caffè non fair trade <strong>ci</strong><br />

rendiamo conto che al produttore<br />

arriva al massimo il 3% del valore:<br />

dove va il restante 97%? Nelle<br />

tasche degli intermediari. Il caffè<br />

verde prodotto dall’agricoltore nel<br />

<strong>ci</strong>rcuito convenzionale viene venduto<br />

generalmente all’intermediario<br />

locale (familiarmente soprannominato<br />

coyote dai produttori) al<br />

prezzo fissato da quest’ultimo. Poi<br />

viene rivenduto al broker locale<br />

o nazionale, a seconda del paese,<br />

per poi essere esportato nei paesi<br />

consumatori dove altri broker,<br />

distributori e aziende torrefattri<strong>ci</strong><br />

se lo passano di mano in mano.<br />

Trasformato in grano tostato o in<br />

polvere per espresso, moka, filtro,<br />

viene finalmente consumato. Ma<br />

ogni mano che lo accarezza esige<br />

la sua fetta di torta. E la più pic-<br />

cola rimane a chi si è spaccato la<br />

schiena per far crescere una pianta<br />

che produca buoni frutti.<br />

Un’altra via d’us<strong>ci</strong>ta<br />

Il commer<strong>ci</strong>o equo e solidale è<br />

nato dall’impegno di tante persone<br />

che desideravano ripristinare la<br />

corretta attribuzione del valore<br />

aggiunto in questa catena. Il commer<strong>ci</strong>o<br />

equo e solidale ha tagliato<br />

tutti i passaggi fino al torrefattore<br />

acquistando direttamente da molti<br />

piccoli produttori che prima non<br />

avevano altra scelta che vendere<br />

al coyote al prezzo da lui fissato. In<br />

questo modo ai produttori rimane<br />

una quota che può arrivare fino al<br />

45% del prezzo di un pacchetto di<br />

caffè Altromercato. In più, il commer<strong>ci</strong>o<br />

equo e solidale fornisce ai<br />

gruppi produttori un premio in denaro<br />

da destinare alla realizzazione<br />

di progetti so<strong>ci</strong>ali di miglioramento<br />

delle loro condizioni di vita. Se poi<br />

Il caffè non deve arrivare a bollire, diventerebbe<br />

sgradevole: sposta la caffettiera dal fuoco<br />

qualche istante prima che termini l’erogazione.<br />

Bevi il caffè caldo, appena fatto: è il momento più indicato<br />

per goderne aroma e gusto pieni. Il caffè rimasto<br />

va conservato in re<strong>ci</strong>pienti di vetro o ceramica, non<br />

metalli<strong>ci</strong>; inoltre va riscaldato a bagnomaria o a fuoco<br />

minimo su piastra elettrica, mai direttamente sul fuoco.<br />

Pulis<strong>ci</strong> accuratamente la caffettiera dopo ogni utilizzo,<br />

senza usare sapone o detersivi ma solo acqua bollente.<br />

La pulizia del filtro va fatta con molto scrupolo perché<br />

è il punto in cui potrebbero annidarsi residui e depositi,<br />

con conseguenti effetti antigieni<strong>ci</strong> sulla bevanda. Puoi<br />

aiutarti con uno spazzolino. Prima dell’impiego è consigliabile<br />

far bollire con poco caffè le caffettiere nuove o<br />

quelle a riposo da lungo tempo.


la produzione è certificata biologica,<br />

viene corrisposto anche un premio<br />

in denaro destinato a coprire gli alti<br />

costi di certificazione e a compensare<br />

la riduzione di resa del terreno<br />

che la produzione con metodi<br />

meno invasivi e intensivi comporta.<br />

L’organizzazione di commer<strong>ci</strong>o<br />

equo, poi, che ha tra i suoi obiettivi<br />

la cooperazione economica con i<br />

propri produttori, si occupa di ricercare<br />

fondi per loro conto per predisporre<br />

attività di miglioramento<br />

della produzione e di formazione<br />

sul campo, in modo da dare ai propri<br />

partner una concreta possibilità<br />

di miglioramento.<br />

Le nuove sfide<br />

Dopo oltre trent’anni di vita, il<br />

movimento del commer<strong>ci</strong>o equosolidale<br />

si trova oggi ad affrontare<br />

nuove sfide, in particolare quelle<br />

portate dall’interesse delle grosse<br />

aziende per la nicchia di mercato<br />

dei prodotti “fair”. Queste aziende<br />

comprano il caffè dai grossi broker,<br />

e i grossi broker comprano anche<br />

il caffè certificato proveniente dal<br />

commer<strong>ci</strong>o equosolidale con i vecchi<br />

metodi che utilizzano per il caffè<br />

convenzionale. Tutto <strong>ci</strong>ò può dar<br />

vita a politiche di approvvigionamento<br />

non cristalline. Un esempio:<br />

quando i prezzi del caffè iniziarono<br />

a salire, durante la crisi dei mercati<br />

del 2008, i coyote offrirono prezzi<br />

“spot” molto alti ai produttori di<br />

caffè destinato al <strong>ci</strong>rcuito del commer<strong>ci</strong>o<br />

equo, ben sapendo che<br />

avrebbero potuto specular<strong>ci</strong> sopra.<br />

Questa “concorrenza sleale” portò<br />

quell’anno un calo di caffè venduto<br />

ad alcune cooperative di commer-<br />

<strong>ci</strong>o equo del 20/30%, con ricadute<br />

sul fatturato, sull’equilibrio finanziario<br />

delle organizzazioni e anche<br />

sulla sostenibilità dei progetti so<strong>ci</strong>ali.<br />

Resistere alle pressioni<br />

I grossi acquirenti possono eser<strong>ci</strong>tare<br />

pressioni in vari modi, puntando<br />

a far abbassare i prezzi ai produttori,<br />

ma anche – come accade in<br />

Messico (ne parliamo nel box a<br />

pagina 16) – indurre gli agricoltori<br />

ad abbandonare metodi di coltivazione<br />

tradizionali in funzione della<br />

più effi<strong>ci</strong>ente coltivazione Ogm, o<br />

di varietà di prodotto più scadenti,<br />

ma formalmente più redditizie per i<br />

rivenditori. Alla lunga, se pressioni di<br />

questo tipo hanno successo, si stravolge<br />

non solo un intero ecosistema,<br />

ma un modello di organizzazione<br />

so<strong>ci</strong>ale. Le sfide del commer<strong>ci</strong>o<br />

equo in questo caso sono rappresentate<br />

dal mantenere in vita le<br />

varietà di caffè anche meno economicamente<br />

redditizie, ma qualitativamente<br />

e so<strong>ci</strong>almente più buone,<br />

in modo da garantire, per quanto è<br />

possibile, la biodiversità, così come<br />

la “so<strong>ci</strong>o diversità”, <strong>ci</strong>oè il diritto<br />

a vedersi garantite le condizioni<br />

di esistenza per ogni etnia, cultura,<br />

modello di so<strong>ci</strong>età e aggregazione<br />

che abbia dimostrato di funzionare<br />

e rendere feli<strong>ci</strong> chi vi parte<strong>ci</strong>pa.<br />

Ora è chiaro come il semplice<br />

gesto di alzare una tazzina e berne<br />

lo scuro, caldo, forte contenuto<br />

in<strong>ci</strong>da sul destino di tutte le<br />

persone coinvolte nella sua preparazione.<br />

E come sia semplice, in<br />

fondo, garantire che quel singolo<br />

gesto sia equo verso tutti loro. n<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

4<br />

5<br />

17<br />

foto 4: produttrice<br />

foto 1:<br />

di<br />

lavorazione<br />

Cecocafen,<br />

della<br />

Nicaragua<br />

tagua, Camari,<br />

(dall’archivio<br />

Ecuador<br />

Cecocafen)<br />

(dall’archivio C<br />

foto 5: lavorazione del caffè di Cecocafen, Nicaragua (di Ilaria Favè)


18<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Messico: tutela della biodiversità nel nome della Pacha Mama<br />

Le multinazionali spingono per sostituire le coltivazioni tradizionali di Arabica con altre di qualità inferiore o<br />

addirittura Ogm. I piccoli coltivatori si battono contro il loro strapotere.<br />

La mata Atlantica in Brasile, le Ande Colombiane, i<br />

boschi di montagna in Indonesia, i boschi del Messico,<br />

le montagne del Nilgiri in India, il sistema del fiume<br />

Congo: sono alcune delle regioni del mondo più<br />

ricche di biodiversità ed endemismi. Queste regioni,<br />

comprese tra i due Tropi<strong>ci</strong>, sono le prin<strong>ci</strong>pali aree<br />

di produzione di caffè e quelle che hanno subito i<br />

cambiamenti più radicali ad opera dell’uomo: foreste<br />

vergini trasformate in aree coltivate o pascoli e il legno<br />

in combustibile. I piccoli coltivatori di caffè di queste<br />

zone sono in prima linea nella tutela della biodiversità<br />

e sono costantemente minac<strong>ci</strong>ati dalle iniziative delle<br />

multinazionali che cercano di massimizzare i guadagni<br />

spingendo al ribasso prezzi e qualità. Un esempio<br />

lampante di <strong>ci</strong>ò sta avvenendo in Messico.<br />

Il Paese centro americano produce un caffè forte, un<br />

Arabica corposo che cresce spesso in montagna, dove<br />

le comunità indigene hanno il diritto di governarsi<br />

secondo “usos y costumbres”. La coltivazione del caffè<br />

è fittamente intrec<strong>ci</strong>ata con la cultura locale, e <strong>ci</strong>oè<br />

con il concetto di rispetto della Pacha Mama, la Madre<br />

Terra. Questo modello è oggi messo in pericolo dalle<br />

spinte del mercato verso un cambiamento nei metodi<br />

di coltivazione. L’idea che sembra accomunare Nestlé<br />

ed enti governativi è quella di sostituire gradualmente<br />

l’Arabica messicano con varietà ibride di Robusta. Il<br />

Robusta, infatti, è più resistente, richiede minori costi<br />

di produzione e può essere massic<strong>ci</strong>amente impiegato<br />

foto 6: raccolta del caffè. U<strong>ci</strong>ri, Messico (dall’archivio Ctm altromercato)<br />

nella realizzazione di caffè a larga distribuzione e<br />

sostituito all’Arabica i cui prezzi sono esplosi con la crisi<br />

finanziaria del 2008. Il quotidiano messicano La Jornada<br />

del Campo ha dato conto di pressioni al ribasso sul<br />

prezzo pagato ai produttori e pare che anche tramite<br />

le nomine di alcuni trader di Nestlé in alte cariche<br />

di enti nazionali per la gestione della produzione<br />

caffeicola, la so<strong>ci</strong>età sia implicata nella creazione di<br />

cooperative fantasma per ottenere fondi dal Programa<br />

Tropicos Humedos (programma governativo per la<br />

certificazione e la conversione al biologico). La notizia<br />

del tentativo della so<strong>ci</strong>età svizzera di ottenere un<br />

permesso per l’introduzione di varietà Ogm è stata la<br />

goc<strong>ci</strong>a e ha scatenato la reazione delle organizzazioni<br />

dei piccoli produttori, che hanno chiesto uffi<strong>ci</strong>almente<br />

al Governo di non accettare. Una simile evenienza<br />

provocherebbe la decertificazione immediata delle<br />

produzioni da coltivazione biologica di <strong>ci</strong>rca 500.000<br />

famiglie: se un domani il caffè fosse tutto di bassa qualità<br />

o non certificabile come biologico, la depressione che<br />

calerebbe sul mercato locale distruggerebbe molte<br />

comunità. Ciò è profondamente ingiusto, perché i<br />

produttori di caffè equosolidale messicano coltivano<br />

con dedizione e vendono il loro caffè a un prezzo<br />

giusto, per loro prima di tutto, e spesso de<strong>ci</strong>samente al<br />

di sopra del livello di mercato, internazionale e locale,<br />

e nonostante questo sostenibile per l’alta qualità del<br />

prodotto fornito. Ed è tutto un altro aroma. n<br />

6


Un po’ di storia<br />

Gli arabi furono i primi a coltivare commer<strong>ci</strong>almente la pianta<br />

del caffè, importando piante di arabica, probabilmente già nel<br />

millennio prima di Cristo, dalla regione di Kaffa, in Etiopia, alla<br />

penisola dello Yemen. Qui mantennero per secoli il monopolio<br />

della coltivazione, consentendo l’esportazione dei semi solo<br />

dopo averli fatti bollire. Nel 1600 sembra che sette semi di arabica<br />

furono contrabbandati dalla Mecca dal leggendario pellegrino<br />

indiano Baba Budan e trapiantati nel <strong>Chi</strong>kmagalur, una regione<br />

dell’India in parte simile per terreno, altitudine e clima, a quella<br />

africana di cui erano originari. Di lì a poco le prime piante di caffè<br />

arrivarono dallo Yemen anche in Europa, nel giardino botanico<br />

di Amsterdam. Alla fine del secolo il caffè proveniente dall’India<br />

venne introdotto dagli Olandesi nell’isola di Giava, mentre i giardini<br />

botani<strong>ci</strong> europei giocarono un ruolo chiave nella diffusione<br />

della pianta nel resto del mondo.<br />

Per molto tempo l’arabica fu l’unica spe<strong>ci</strong>e che veniva coltivata.<br />

Nel 1900 gli olandesi diedero inizio alla coltivazione su larga sca-<br />

Un caffè per tutti i gusti<br />

Da Etiopia, Messico e Nicaragua arrivano tre caffè 100% arabica<br />

spe<strong>ci</strong>ali: sono caffè monorigine da agricoltura biologica e<br />

con filiera certificata. Le fasi del processo produttivo, dall’importazione<br />

alla torrefazione, alla commer<strong>ci</strong>alizzazione, sono<br />

registrate per consentirne la rintrac<strong>ci</strong>abilità.<br />

Quattro miscele per venire incontro ai gusti più diversi, che<br />

hanno in comune la ricerca della miglior qualità: Classica e Intensa<br />

per chi ama il gusto tradizionale, alla napoletana; Pregiata<br />

– 100% arabica – per chi vuole un caffè superiore ed Espresso<br />

casa per gustare in ogni momento il caffè come al bar.<br />

Bio Caffè è una miscela 100% arabica proveniente da paesi di<br />

America Latina e Africa tra cui Brasile, Etiopia, Guatemala, Messico<br />

e Nicaragua. Di fine a<strong>ci</strong>dità, corpo equilibrato e gusto aromatico<br />

che riempie piacevolmente il palato con lieve sentore di<br />

agrumi, è ideale per una pausa pomeridiana accompagnata da<br />

un morso di <strong>ci</strong>occolato fondente. È disponibile anche in grani<br />

e in versione deka. Il decaffeinato si ottiene con un processo<br />

naturale per mezzo di anidride carbonica e senza solventi chimi<strong>ci</strong>.<br />

I chicchi sono trattati con vapore acqueo che aiuta a rendere<br />

selettiva l’estrazione, realizzata tramite un flusso di anidride carbonica,<br />

così da mantenere inalterati aroma e gusto. Dopo tale<br />

operazione l’anidride carbonica evapora senza las<strong>ci</strong>are trac<strong>ci</strong>a. n<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

la del caffè robusta introducendo a Giava piante provenienti dal<br />

Congo che sostituirono quelle di arabica distrutte dalla ruggine.<br />

Nelle regioni africane di provenienza della pianta si utilizzava<br />

la polpa del frutto per preparare una bevanda alcolica<br />

– che si consuma ancora oggi in Africa Centrale – oppure<br />

si masticavano le foglie, come si fa nelle Ande con quelle<br />

della coca, o si preparava un tè. La bevanda che conos<strong>ci</strong>amo<br />

noi, ottenuta dai semi del frutto, fu inventata dagli arabi.<br />

Dal 1300 il consumo del caffè si diffuse in tutto il mondo<br />

arabo, verso la metà del 1500 raggiunse Istanbul, dove si aprì<br />

la prima bottega del caffè.<br />

Nel 1615 alcuni mercanti veneziani comprarono da commer<strong>ci</strong>anti<br />

ottomani il primo carico di caffè proveniente dallo<br />

Yemen. La Serenissima mantenne per quasi un secolo il monopolio<br />

dell’importazione in Europa oc<strong>ci</strong>dentale, poi seguita<br />

da altri porti d’Europa.<br />

19<br />

di Ste<br />

foto apertura: Bali, Indonesia (di Sa


20<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Bianco o bruno? Quale zucchero<br />

mettete la mattina nel vostro<br />

caffè? Due bustine apparentemente<br />

simili hanno in realtà contenuti<br />

diversissimi, per origine e lavorazione.<br />

Lo zucchero bianco – comune nelle<br />

nostre cu<strong>ci</strong>ne – è un prodotto dell’industria<br />

alimentare. Si ricava dal succo<br />

di barbabietola o di canna e la produzione<br />

è operata attraverso l’uso di sostanze<br />

chimiche come il latte di calce<br />

e l’a<strong>ci</strong>do solforoso che eliminano ogni<br />

componente vitaminica e minerale. Lo<br />

zucchero integrale di canna, invece, è<br />

Zucchero<br />

dolce amaro<br />

È uno dei prodotti che consumiamo di più, ma quali sono i<br />

retroscena della sua produzione? Scoprili nel nostro viaggio tra i<br />

continenti alla ricerca del gusto “giusto”.<br />

più ricco dal punto di vista nutrizionale<br />

perché contiene altri zuccheri come il<br />

fruttosio e fornisce sali minerali come<br />

cal<strong>ci</strong>o, fosforo, potassio, zinco, fluoro,<br />

magnesio e anche vitamine del gruppo<br />

A, B e C. Il suo potere calorico è leggermente<br />

inferiore. Anche il processo<br />

produttivo è differente e non prevede<br />

l’uso di sostanze chimiche.<br />

Dietro l’etichetta<br />

Zucchero è sinonimo di dolcezza,<br />

ma non solo, purtroppo. Se guardiamo<br />

alla sua produzione, infatti, questa<br />

di Laura M. Bosisio<br />

foto apertura: flores de caña, i fiori della canna da zucchero. Costa Rica (di Maria Moretti)<br />

foto 1: raccolta della canna da zucchero. Manduvirà, Paraguay (di Luca Palagi)<br />

foto 2: scarti della canna da zucchero. Pftc, Filippine (dall’archivio Pftc)<br />

solleva una serie di problemi che nei<br />

paesi del Nord del mondo si chiamano<br />

quote di produzione, dumping,<br />

sussidi, riconversione, mentre nel<br />

Sud del mondo hanno i tristi nomi di<br />

sfruttamento, ingiustizia e speculazione.<br />

Puntando i riflettori sul Nord, scopriamo<br />

che nel 2005 la Commissione<br />

europea ha approvato il nuovo regolamento<br />

sulla produzione ed esportazione<br />

dello zucchero e di fronte a un<br />

settore in crisi da più di vent’anni e<br />

sostenuto fino a quel momento da ingenti<br />

sussidi non ha saputo trovare al-


tra soluzione che riproporre lo stesso<br />

sistema, questa volta non più finalizzato<br />

a sostenere una produzione con<br />

costi eccessivi, ma a favorire lo smantellamento<br />

di una parte dell’apparato<br />

produttivo e la sua riconversione (ne<br />

parliamo a pagina 21).<br />

<strong>Chi</strong> <strong>ci</strong> <strong>guadagna</strong>?<br />

Questo tipo di politica si è rivelato<br />

dannoso soprattutto per i piccoli<br />

agricoltori e ha finito per rafforzare<br />

il monopolio delle quote detenuto<br />

dai grossi produttori. Nemmeno per i<br />

Paesi del Sud del mondo <strong>ci</strong> sono stati<br />

effetti positivi: l’accordo prevede addirittura<br />

che nel caso le importazioni<br />

da uno di questi aumentino oltre il<br />

25%, l’importazione si blocchi. Insomma,<br />

ancora una volta la Pac (Politica<br />

Agricola Comunitaria) si è rivelata<br />

incapace di rispondere ai problemi<br />

degli agricoltori, nel Nord come nel<br />

Sud del mondo. La liberalizzazione dei<br />

mercati continua a spingere entrambi<br />

verso la dismissione o la povertà. Occasionali<br />

aumenti di prezzo – come<br />

quello avvenuto nel 2009, quando la<br />

produzione si è rivelata inferiore ai<br />

consumi – non modificano il complessivo<br />

andamento del mercato e<br />

non vanno a benefi<strong>ci</strong>o dei piccoli<br />

Un po’ di storia<br />

L’origine della canna da zucchero va ricercata<br />

in Nuova Guinea. Da qui, la pianta si<br />

diffonde – molti decenni prima di Cristo<br />

– nelle Filippine, in India e in Indonesia. In<br />

Europa arriva intorno al 1100, importata<br />

dagli arabi, ma <strong>ci</strong> si rende presto conto<br />

che il clima non è ideale per la coltivazione,<br />

che si sposta seguendo le rotte della<br />

colonizzazione e approda nelle Americhe<br />

e nei Caraibi, dove viene coltivato dagli<br />

schiavi in grandi piantagioni. All’inizio del<br />

XVI secolo lo zucchero è un bene di lusso,<br />

consumato solo dalle elite ricche, e gli<br />

produttori che ricevono più o meno<br />

sempre lo stesso compenso per i loro<br />

prodotti. Sono i grandi produttori, invece,<br />

a trarre benefi<strong>ci</strong>o dalle fluttuazioni<br />

dei prezzi, perché sono in grado<br />

di controllarle attraverso il controllo<br />

delle quantità poste in commer<strong>ci</strong>o.<br />

Fluttuazioni e speculazioni<br />

In definitiva, la riduzione delle quote di<br />

zucchero da barbabietola europee e la<br />

diffusione di fonti di energia alternativa<br />

come il bioetanolo rappresentano una<br />

minac<strong>ci</strong>a: se la canna da zucchero viene<br />

coltivata per produrre combustibili,<br />

la disponibilità per la produzione dello<br />

zucchero si ridurrà drasticamente, e<br />

non si potrà contare sullo zucchero da<br />

barbabietola, la cui produzione è stata<br />

via via abbandonata negli ultimi anni<br />

sul territorio europeo. Il rischio della<br />

speculazione, come accennavamo, ricade<br />

prin<strong>ci</strong>palmente sugli estremi della<br />

catena di acquisto: sul piccolo produttore<br />

che coltiva e raccoglie la canna<br />

da zucchero e sul consumatore finale<br />

del prodotto, che subisce gli sbalzi di<br />

prezzo.<br />

Meno attenzione alla qualità<br />

Ma c’è di più: quando vi è scarsità di un<br />

prodotto la domanda cresce e i prez-<br />

vengono attribuite proprietà medi<strong>ci</strong>nali.<br />

Nel corso dell’Ottocento la produzione<br />

zuccheriera subisce una flessione man<br />

mano la schiavitù viene abolita. Gli schiavi<br />

vengono comunque boicottati nei loro<br />

sforzi di costruirsi un lavoro fuori dalla<br />

piantagione, e quindi devono restare<br />

a lavorare per una piccola paga, anche<br />

perché ormai sono in concorrenza con<br />

brac<strong>ci</strong>anti liberi importati da fuori. Nel<br />

frattempo, in Fran<strong>ci</strong>a, in potere di Napoleone<br />

Bonaparte scricchiola: le potenze<br />

europee impediscono le importazioni<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

1<br />

2<br />

di zucchero di canna e il malcontento<br />

serpeggia. Napoleone incarica quindi i<br />

suoi s<strong>ci</strong>enziati di cercare un dol<strong>ci</strong>ficante<br />

alternativo e a buon mercato e gli studi<br />

evidenziano l’alto contenuto di saccarosio<br />

delle barbabietole, verdure produ<strong>ci</strong>bili a<br />

costi bassissimi e resistenti ai climi freddi<br />

europei. Il costo di produzione contenuto<br />

e la scoperta della possibilità di conservare<br />

i <strong>ci</strong>bi – soprattutto la frutta – attraverso<br />

lo zucchero di barbabietola decretano il<br />

successo di questo prodotto, continuato<br />

fino ai giorni nostri.<br />

21


vivi solidale<br />

22 PRODOTTI DAL MONDO<br />

zi salgono a dismisura, rendendo<br />

meno importante la qualità delle<br />

coltivazioni; si incentivano infatti<br />

produzioni intensive (con l’ausilio<br />

di agenti chimi<strong>ci</strong> di varia natura,<br />

fertilizzanti e pesti<strong>ci</strong>di) a discapito<br />

della produzione biologica, maggiormente<br />

rispettosa della salute<br />

della Terra e di chi la abita.<br />

Zucchero e commer<strong>ci</strong>o<br />

equo<br />

Il mercato equosolidale dello<br />

zucchero funziona diversamente.<br />

Oltre al prezzo contrattato<br />

direttamente con il produttore,<br />

che tiene conto di movimenti di<br />

mercato locale e internazionale<br />

e che non si posiziona mai al di<br />

sotto di un livello che garantisca<br />

al produttore la copertura di costi<br />

di produzione e un margine<br />

considerato congruo dalle parti, è<br />

pagato un fair trade premium di<br />

20 dollari a tonnellata, che va a finanziare<br />

progetti di sviluppo, formazione<br />

e servizi a benefi<strong>ci</strong>o delle<br />

comunità locali. Se lo zucchero<br />

proviene da agricoltura biologica,<br />

Quanti cucchiaini? Lo zucchero nascosto nei <strong>ci</strong>bi<br />

È stato stimato che in media consumiamo più di<br />

60 chili di zucchero all’anno. Lo zucchero si trova<br />

in quasi tutti i <strong>ci</strong>bi industriali: una piccola scatola di<br />

caramelle, ad esempio, può contenerne fino a 10<br />

cucchiaini, un bicchiere di succo d’aran<strong>ci</strong>a 2 e mezzo<br />

e 7 una lattina di una bibita gassata. È contenuto<br />

perfino in alimenti non dol<strong>ci</strong> come le zuppe, i cereali<br />

per la prima colazione, il pane bianco, la maionese,<br />

la salsa per l’insalata, i <strong>ci</strong>bi in scatola, alcuni formaggi,<br />

la birra, gli alimenti per bambini, in moltissime medi<strong>ci</strong>ne<br />

e perfino in alcuni dentifri<strong>ci</strong>! Gustando un<br />

hamburger ingeriamo il corrispettivo di 5 zollette,<br />

foto 3, 4: produzione dello zucchero Mascobado. Pftc, Filippine (di Rudi Dalvai)<br />

3<br />

4<br />

il commer<strong>ci</strong>o equo paga un ulteriore<br />

premium bio di 60 dollari<br />

per tonnellata.<br />

In situazioni particolari di mercato<br />

che richiedano uno sforzo per<br />

garantire al produttore la stabilità<br />

finanziaria e l’accesso al mercato,<br />

il Consorzio è disposto a pagare<br />

un prezzo ancora superiore.<br />

La collaborazione con i partner<br />

nel Sud del mondo – Coopeagri,<br />

Coopecañera, Cooperativa Manduvirà,<br />

Copropap e Mcch e Pftc –<br />

avviene in base a criteri condivisi<br />

e parte<strong>ci</strong>pati che non riguardano<br />

solo il pagamento di un prezzo<br />

equo, il prefinanziamento della<br />

maggior parte del valore dell’ordine,<br />

la pianificazione annuale<br />

degli acquisti e la garanzia di continuità<br />

nel tempo dei contratti.<br />

Ctm altromercato attiva anche<br />

progetti di cooperazione tecnica,<br />

proposti dagli stessi partner e<br />

mirati a migliorare le condizioni<br />

economiche, so<strong>ci</strong>ali e ambientali,<br />

la qualità e le tecniche di produzione.<br />

n<br />

che salgono a 7 nel caso di una brioche.<br />

Questi zuccheri “nascosti” costituiscono in realtà<br />

<strong>ci</strong>rca il 70% dello zucchero consumato: come fare<br />

a limitarli? La prima regola è quella di leggere attentamente<br />

le etichette, riducendo il consumo dei<br />

prodotti che contengono molto saccarosio, spe<strong>ci</strong>almente<br />

quelli che si attaccano ai denti come le<br />

caramelle gommose e il torrone. È bene moderare<br />

il consumo di snack, bevande zuccherate, marmellate<br />

e creme spalmabili e, tra i dol<strong>ci</strong>, scegliere quelli<br />

che contengono meno grassi e zuccheri e più amidi<br />

come biscotti e torte non far<strong>ci</strong>te.


La politica dell’Unione Europea: dai sussidi agli Epa<br />

di Maria Moretti<br />

All’inizio del millennio il Wto<br />

(World Trade Organization) decretò<br />

la fine della Convenzione di<br />

Lomé, accordo del 1975 che aveva<br />

dis<strong>ci</strong>plinato i rapporti politicoeconomi<strong>ci</strong><br />

e di cooperazione con i<br />

paesi Acp (Africa Caraibi e Pa<strong>ci</strong>fico,<br />

ovvero le ex colonie europee). Il<br />

Wto prendeva di mira in particolare<br />

i regimi doganali preferenziali<br />

riservati alle esportazioni dai paesi<br />

ex colonie ai paesi ex colonizzatori.<br />

Dopo un iniziale momento di dibattito<br />

e contestazione sul tema,<br />

l’Ue si è appiattita sulla posizione<br />

del Wto accettando di sostituire<br />

la Convenzione con degli accordi<br />

territoriali sulla falsariga del Nafta<br />

(North American Free Trade Agreement)<br />

detti Epa (Economic Partnership<br />

Agreement). L’Ue dunque<br />

creerà delle aree di libero scambio<br />

con i paesi Africani, Caraibi<strong>ci</strong> e del<br />

Pa<strong>ci</strong>fico, così come hanno fatto<br />

Usa, Canada e Messico. Questo<br />

nonostante i discutibili risultati del<br />

Nafta sul tessuto so<strong>ci</strong>ale ed economico<br />

messicano (impoverimento,<br />

ampliamento della forbice dei redditi,<br />

abbandono delle occupazioni<br />

tradizionali in favore di lavori precari,<br />

insalubri e malpagati nelle maquiladoras<br />

− le fabbriche − al confine<br />

tra Messico e Usa, oltre alla sempre<br />

maggiore dipendenza economica e<br />

finanziaria del Paese dal vi<strong>ci</strong>no statunitense).<br />

Gli Epa si stipulano con aree territoriali<br />

de<strong>ci</strong>se dall’Ue (solo in Africa<br />

ce ne sono 5, più Pa<strong>ci</strong>fico e Caraibi)<br />

o – in mancanza di accordi<br />

– con i singoli paesi. Al momento,<br />

ad esempio, esiste un Epa tra l’Ue<br />

e il Camerun perché dopo forti<br />

contestazioni non si è raggiunta<br />

una posizione comune con i paesi<br />

dell’area Cemac (Africa Centrale).<br />

Ciò significa che il Camerun potrà<br />

esportare verso l’Europa a condizioni<br />

più favorevoli dei suoi vi<strong>ci</strong>ni,<br />

creando competizione buona solo<br />

per chi compra nell’Unione Europea,<br />

poiché tesa a diminuire i prezzi<br />

di vendita, selezionare le colture e<br />

le produzioni più “commer<strong>ci</strong>ali” a<br />

detrimento di quelle più care alla<br />

tradizione locale.<br />

Non è una coin<strong>ci</strong>denza che la stipula<br />

di questi accordi abbia coin<strong>ci</strong>so<br />

con la de<strong>ci</strong>sione europea di<br />

modificare radicalmente la Pac<br />

(Politica Agricola Comune) in tema<br />

di zucchero da barbabietola. Negli<br />

ultimi 10 anni è stato incentivato<br />

l’abbandono di questo settore industriale,<br />

contando sull’approvvigionamento<br />

a prezzi modi<strong>ci</strong> dai paesi<br />

ex Acp. Il business di una materia<br />

prima che finisce in moltissime<br />

preparazioni alimentari industriali<br />

fa ora gola a molti, in un mercato<br />

liberalizzato da <strong>ci</strong>rca 15 milioni di<br />

tonnellate annue. Si è assistito nel<br />

recente passato anche all’acquisto<br />

in blocco di intere aziende nazionali<br />

di trasformazione della canna da<br />

zucchero da parte di grosse aziende<br />

europee, anche certificate fair<br />

trade, senza che i piccoli produttori<br />

di canna da zucchero vedessero<br />

aumentare i loro introiti, né il loro<br />

accesso al mercato internazionale,<br />

domini esclusivi questi delle grosse<br />

imprese che già pregustano le<br />

sacche di extraprofitto offerte<br />

dalle pressioni sui prezzi di Borsa<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

e i crolli orchestrati ad hoc per fare<br />

cassa nei momenti giusti.<br />

Finora il <strong>ci</strong>rcuito del commer<strong>ci</strong>o<br />

equosolidale è rius<strong>ci</strong>to a mantenere<br />

stabili gli acquisti di questa<br />

materia prima, contando sul protezionismo<br />

europeo come forma<br />

di calmierizzazione dei prezzi. O<br />

sia, lo zucchero da importazione<br />

costava caro, ma si sapeva sempre<br />

quanto lo si sarebbe pagato, dato<br />

che nell’Ue non entrava zucchero<br />

che costasse meno del prezzo<br />

imposto. Ad oggi la competizione<br />

creata dagli Epa, la fame relativa di<br />

questa materia prima in Europa e<br />

la possibilità per le grosse aziende<br />

di certificare fair trade un prodotto<br />

senza garantire un prezzo minimo<br />

né, in alcuni casi, un prefinanziamento<br />

adeguato, creano scenari<br />

diffi<strong>ci</strong>li da maneggiare, che las<strong>ci</strong>ano<br />

a bocca as<strong>ci</strong>utta – e non è una novità<br />

– i contadini, gli uni<strong>ci</strong> che dipendono<br />

per la loro sopravvivenza dal<br />

duro lavoro della coltivazione della<br />

canna da zucchero.<br />

Ctm altromercato in questo scenario<br />

non vuole e non può stare<br />

a guardare. Le relazioni con i nostri<br />

partner vanno avanti sulla base<br />

della condivisione delle problematiche<br />

aperte dai nuovi assetti<br />

di mercato e della ricerca di una<br />

comune soluzione che consenta<br />

di portare avanti i valori del commer<strong>ci</strong>o<br />

equosolidale: il pagamento<br />

di un prezzo giusto, il prefinanziamento,<br />

la progettazione di una relazione<br />

di lungo termine e l’investimento<br />

nelle potenzialità dei nostri<br />

produttori. n<br />

23


vivi solidale<br />

24 PRODOTTI DAL MONDO<br />

Con un poco di zucchero…<br />

Tra lo zucchero bianco e quello “bruno”, <strong>ci</strong>oè quello integrale di<br />

canna, <strong>ci</strong> sono tante differenze, non solo di gusto. Scoprile tutte, per<br />

scegliere il meglio.<br />

La parola “zucchero” è di etimologia<br />

araba e, prima ancora, indoeuropea.<br />

Se andiamo ancora più<br />

indietro arriviamo alla madre di<br />

tutte le lingue indoeuropee, il sanscrito,<br />

che chiamava lo zucchero<br />

carkara, una parola in cui è presente<br />

la radice del verbo “spezzettare”<br />

(in effetti lo zucchero non<br />

raffinato appare frantumato).<br />

Lo zucchero integrale<br />

La lavorazione della panela, <strong>ci</strong>oè<br />

dello zucchero integrale di canna<br />

grezzo, avviene in modo artigianale,<br />

senza l’uso prodotti chimi<strong>ci</strong>, ed<br />

è gestita a livello familiare. La canna<br />

da zucchero viene tagliata con<br />

l’aiuto di brac<strong>ci</strong>anti assunti in maniera<br />

semipermanente, e portata<br />

ai trapiche, piccoli mulini a motore<br />

che estraggono meccanicamen-<br />

te dalle canne il succo che viene<br />

avviato alla bollitura. Il succo viene<br />

poi “chiarificato” con il processo<br />

di decantazione che serve per<br />

rimuovere sia le componenti più<br />

leggere che rimangono in superfi<strong>ci</strong>e,<br />

sia le parti più pesanti che si<br />

depositano sul fondo. Dopo una<br />

prima filtrazione, viene scaldato<br />

fino al punto critico, che gli esperti<br />

produttori individuano dal modo<br />

e dalla velo<strong>ci</strong>tà con cui un campione<br />

della “massa cotta” solidifica<br />

quando viene immersa in un bicchiere<br />

d’acqua. Al momento giusto<br />

la massa cotta passa attraverso un<br />

canale in una vasca dove avviene<br />

la cristallizzazione per raffreddamento.<br />

La produzione non prevede<br />

l’uso di sostanze chimiche,<br />

infatti non è necessario – come lo<br />

è invece nel caso dello zucchero<br />

bianco – eliminare la melassa, che<br />

ha delle componenti aromatiche.<br />

Lo zucchero bianco<br />

Come abbiamo accennato, lo zucchero<br />

bianco è saccarosio puro,<br />

un carboidrato semplice che viene<br />

velocemente assimilato e reso<br />

disponibile come energia (appena<br />

dopo 5 minuti). L’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità indica lo<br />

zucchero (bianco e raffinato) tra<br />

le probabili cause di carie, diabete<br />

e obesità e consiglia di non<br />

aggiungerlo ai <strong>ci</strong>bi che già contengono<br />

carboidrati come pane,<br />

frutta, pasta e latte. Il fabbisogno<br />

umano di zuccheri secondo i<br />

nutrizionisti ammonta a <strong>ci</strong>rca 90<br />

grammi totali al giorno, apportati<br />

in gran parte attraverso la normale<br />

alimentazione. Non <strong>ci</strong> sarebbe


alcun bisogno, a livello nutritivo, di<br />

assumere saccarosio, ma spesso il<br />

suo sapore neutro è necessario<br />

alla realizzazione di alcuni dol<strong>ci</strong>.<br />

Lo zucchero bianco, comunque,<br />

non è da criminalizzare: un consumo<br />

molto moderato non può<br />

certo nuocere alla salute. È però<br />

importante ricordare che l’assunzione<br />

di zucchero non dipende<br />

soltanto dal cucchiaino che mettiamo<br />

nel caffè o da quel poco<br />

che assorbiamo gustando ogni<br />

tanto un dessert. Lo zucchero<br />

raffinato, infatti, è presente in<br />

moltissimi trasformati alimentari:<br />

biscotti, merendine, snack, dol<strong>ci</strong><br />

in genere, bevande analcoliche<br />

gassate e non, succhi di frutta,<br />

confetture, marmellate e persino<br />

insaccati, conserve, verdure, frutta<br />

o legumi in scatola.<br />

Gli zuccheri Altromercato<br />

Gli zuccheri Altromercato sono<br />

tanti, differenti per le loro caratteristiche<br />

e per le storie che raccon-<br />

La dolcezza nella cosmesi<br />

Lo zucchero di canna di Manduvirà<br />

(Paraguay) è impiegato in<br />

moltissimi prodotti alimentari Altromercato<br />

e anche in alcuni prodotti<br />

della linea cosmetica Natyr.<br />

Lo zucchero, infatti, ha proprietà<br />

cosmetiche legate al suo potere<br />

fortemente idratante per i tessuti.<br />

Lo zucchero viene utilizzato<br />

come base idratante delicata per<br />

tutta la linea di detergenza Natyr<br />

per il corpo e i capelli e arricchirà<br />

il morbido burro scrub bio<br />

dedicato alle pelli più secche che<br />

arriverà in Bottega per Natale.<br />

tano. Tutti sono 100% di canna da<br />

zucchero e interamente lavorati<br />

nel Sud del mondo, non raffinati,<br />

ricchi di sali minerali e aromi caratteristi<strong>ci</strong>.<br />

In Bottega puoi scegliere<br />

fra varie proposte. Mascobado e<br />

Dul<strong>ci</strong>ta sono zuccheri integrali di<br />

canna bio (sono certificati da agricoltura<br />

biologica dall’Istituto Mediterraneo<br />

di Certificazione) ottenuti<br />

con una semplice lavorazione.<br />

Il loro profilo organolettico cambia<br />

con l’origine: Dul<strong>ci</strong>ta − proveniente<br />

dall’Ecuador − ha un sentore<br />

di miele, mentre Mascobado<br />

− prodotto nelle Filippine − ha<br />

un retrogusto di liquirizia. Dul<strong>ci</strong>ta<br />

è prodotto in Ecuador dalla cooperativa<br />

Copropap (Cooperativa<br />

de Productores de Panela de El<br />

Paraiso), so<strong>ci</strong>a a sua volta di Mcch<br />

(Maquita Cushunchic Comer<strong>ci</strong>alizando<br />

como Hermanos) organizzazione<br />

che lavora con il commer<strong>ci</strong>o<br />

equo oramai da oltre vent’anni.<br />

Mascobado, invece, è prodotto<br />

nelle Filippine da Pftc (Panay Fruits<br />

and Trading Company).<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

La terza proposta di zucchero bio<br />

Altromercato è Picaflor (<strong>ci</strong>oè “colibrì”),<br />

uno zucchero di canna semiraffinato<br />

ottenuto senza l’ausilio<br />

di sostanze chimiche sbiancanti.<br />

È certificato bio e ha un sapore<br />

delicato, con un leggero sentore di<br />

miele. Viene prodotto in Paraguay<br />

dalla cooperativa Manduvirà, organizzazione<br />

che coinvolge 1300<br />

famiglie di piccoli produttori.<br />

A partire da settembre, poi, in<br />

Bottega trovi anche lo zucchero<br />

Demerara proveniente da Cuba<br />

e dalle Mauritius. Qui la coltivazione<br />

della canna da zucchero è<br />

affidata a <strong>ci</strong>nque cooperative di<br />

piccoli agricoltori che ricevono il<br />

premio fair trade. La canna viene<br />

poi inviata agli zuccherifi<strong>ci</strong> della<br />

zona dove avviene la produzione.<br />

Ad aggiungere valore al prodotto<br />

c’è il confezionamento, di cui si occupa<br />

Craft Aid, un’organizzazione<br />

che offre opportunità di lavoro a<br />

persone disabili e a soggetti in gravi<br />

difficoltà economiche. n<br />

25


26<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Il servizio “buono”<br />

per le grandi occasioni…<br />

di ogni giorno<br />

La nuova collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato porta nella tua<br />

cu<strong>ci</strong>na i colori e le forme dei paesi del Sud del mondo, trasformando ogni<br />

incontro attorno alla tavola in un piccolo momento di festa.


Hai presente il “servizio<br />

buono”, quello della<br />

nonna, esposto nella<br />

credenza e che nessuno poteva<br />

mai toccare? Oggi il servizio più<br />

prezioso si può usare tutti i giorni:<br />

è firmato Altromercato e porta<br />

nella tua cu<strong>ci</strong>na i colori e le forme<br />

dei paesi del Sud del mondo, rendendo<br />

spe<strong>ci</strong>ale ogni occasione per<br />

cui <strong>ci</strong> si ritrova intorno alla tavola.<br />

Che sia un pranzo in famiglia o un<br />

caffè con gli ami<strong>ci</strong>, gli articoli per<br />

la cu<strong>ci</strong>na Altromercato danno un<br />

tocco di originalità che rende unica<br />

la tua casa. Colori, decorazioni e<br />

forme nascono dall’incontro tra le<br />

designer e i responsabili prodotto<br />

Altromercato e gli artigiani di piccoli<br />

gruppi che collaborano con il<br />

Consorzio e possono contare sulla<br />

consulenza di esperti per la scelta<br />

delle materie prime e il miglioramento<br />

delle tecniche produttive.<br />

Pezzi uni<strong>ci</strong><br />

I decori, eseguiti prin<strong>ci</strong>palmente<br />

a mano libera, ma anche con tecniche<br />

sempli<strong>ci</strong> come quella della<br />

decalcomania, rimandano ai motivi<br />

della tradizione asiatica o delle<br />

millenarie culture sudamericane.<br />

Fiori, spirali, forme geometriche<br />

arricchiscono piatti e tazze spesso<br />

realizzati completamente a mano:<br />

<strong>ci</strong>ascuno quindi è un pezzo unico e<br />

non confrontabile con le produzioni<br />

industriali in serie.<br />

I colori della terra<br />

Marrone, verde e ocra declinati nelle<br />

loro tonalità più calde si uniscono<br />

al bianco e al crema, mentre guizzi<br />

di rosso e viola rompono l’unifor-<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

mità: la collezione autunno-inverno<br />

2010 Altromercato propone<br />

servizi da tè e da caffè eleganti e<br />

particolari, <strong>ci</strong>ascuno con un tocco<br />

di originalità inconfondibile. Non<br />

mancano le tisaniere, accessori indispensabili<br />

per chi ama gustare i<br />

sapori della natura in bevande preparate<br />

a regola d’arte.<br />

Stoviglie sicure al 100%<br />

Gli oggetti destinati all’uso alimentare<br />

devono essere totalmente<br />

sicuri. L’uso nelle materie prime di<br />

sostanze no<strong>ci</strong>ve per l’organismo,<br />

come il piombo e il cadmio, infatti,<br />

darebbe luogo al pericolo di trasferimento<br />

delle stesse dagli smalti<br />

agli alimenti. I prodotti Altromercato<br />

sono sicuri al 100% perché la<br />

materia prima e gli smalti vengono<br />

attentamente selezionati già dal<br />

produttore, il quale testa i prodotti<br />

anche per il mercato locale. Tutti i<br />

prodotti destinati all’uso alimentare,<br />

quindi anche gli smalti utilizzati per<br />

le stoviglie Altromercato, sono testati<br />

in Italia (i test fatti dai produttiri<br />

non sono adeguati al mercato<br />

europeo), da laboratori di certificazione<br />

per verificare che la concentrazione<br />

di sostanze no<strong>ci</strong>ve di cessione<br />

non superi i limiti consentiti<br />

dalla legge (DM 01/02/2007, per<br />

saperne di più: www.altromercato.<br />

it/it/prodotti/ART/certificazioni).<br />

Gli articoli per la casa della nuova<br />

collezione Altromercato sono perfetti<br />

anche come idea regalo. Nelle<br />

prossime pagine ne trovi alcuni, insieme<br />

alle storie dei loro creatori.<br />

Per scoprirli tutti, visita il sito www.<br />

altromercato.it. n<br />

di Laura M. Bosisio<br />

foto apertura: lavorazione al tornio, Xochipilli-Xochiquetzal, Messico (di Rudi Dalvai)<br />

27


28<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

foto 1: produttrice di Craft Link, Vietnam (di Andrea Desto)<br />

foto 2: produttrice di Allpa, Perù (di Marco Costantino)<br />

1<br />

Una tazzina sempre con te<br />

<strong>Chi</strong> conosce il commer<strong>ci</strong>o<br />

equosolidale sa che l’attenzione<br />

all’ambiente ne è un elemento<br />

irrinun<strong>ci</strong>abile. Tazze da tè e da<br />

caffè, tisaniere e kit come quello<br />

nell’immagine in basso, composto<br />

da vassoietto e tazza in<br />

ceramica, sono ideali da portare<br />

con te sul lavoro o in vacanza<br />

per evitare l’uso dei bicchieri di<br />

plastica monouso che inevitabilmente<br />

finiscono per aumentare<br />

la dose di rifiuti che produ<strong>ci</strong>amo<br />

ogni giorno. Le tazze e le<br />

tisaniere Altromercato sono<br />

belle, originali e resistenti e<br />

possono essere usate anche nel<br />

forno a microonde. Sono anche<br />

un’ottima idea regalo per i colleghi:<br />

insieme potrete creare un<br />

ambiente di lavoro un po’ più<br />

ecologico e sostenibile, oltre<br />

che solidale, naturalmente!<br />

Le tazze “Totem” in ceramica<br />

dipinta, il servizio da tè in ceramica<br />

effetto marmo e il kit<br />

composto da vassoietto e tazza<br />

sono distribuiti da Craft Link e<br />

prodotti in Vietnam dal gruppo<br />

che risiede a Bat Trang, nella<br />

periferia di Hanoi. Craft Link è<br />

un’organizzazione che collabora<br />

con molti gruppi di artigiani del<br />

paese asiatico. Nata nel 1996, ha<br />

come scopo quello di migliorare<br />

la situazione economica e lo<br />

standard di vita dei produttori,<br />

oltre che di valorizzare le peculiarità<br />

dei diversi gruppi etni<strong>ci</strong> e<br />

rafforzare il ruolo delle donne<br />

nella so<strong>ci</strong>età. Per far questo si<br />

è sdoppiata in due organismi:<br />

Craft Link Development, una<br />

Ong che punta alla spe<strong>ci</strong>alizzazione<br />

dei produttori nei campi<br />

del management, della gestione<br />

dei costi, della contabilità, del<br />

design e dello sviluppo prodotti,<br />

e un brac<strong>ci</strong>o commer<strong>ci</strong>ale,<br />

Craft Link Business, che ricerca<br />

nuovi canali commer<strong>ci</strong>ali per<br />

i produttori di artigianato e fa<br />

conoscere questi ultimi al pubblico.<br />

Craft Link lavora con una <strong>ci</strong>nquantina<br />

di gruppi di produttori<br />

sparsi in tutto il Vietnam coinvolgendo<br />

nelle sue attività oltre<br />

<strong>ci</strong>nquemila persone, tra cui disabili<br />

che diversamente avrebbero<br />

poche opportunità di lavoro<br />

e di indipendenza, o anche<br />

gruppi in difficoltà come quelli<br />

che sono stati colpiti dall’”agente<br />

aran<strong>ci</strong>o” ai tempi della guerra,<br />

o ancora agricoltori che fuori<br />

dai tempi di semina e raccolta<br />

possono avere un secondo lavoro<br />

per migliorare lo stile di<br />

vita delle loro famiglie.<br />

I prodotti commer<strong>ci</strong>alizzati variano<br />

dai tessili, ai mobili, alla ceramica,<br />

creati con la collaborazione<br />

di validi designer che tengono<br />

anche corsi di formazione<br />

ai produttori. Grande attenzione<br />

viene riposta nella qualità<br />

dei prodotti che vengono controllati<br />

da personale qualificato<br />

sia in fase di creazione sia prima<br />

dell’esportazione.


Terracotta dal tetto del mondo<br />

È pensato come idea regalo anche il kit “Bosco” formato da due<br />

tazzine da caffè in terracotta smaltata nei toni del turchese e<br />

dell’acqua e da una scatola in carta lokta nelle stesse colorazioni. È<br />

prodotto dagli artigiani di Mahaguthi, in Nepal.<br />

Mahaguthi è un’organizzazione che produce e commer<strong>ci</strong>alizza artigianato<br />

nepalese, in collaborazione con l’Organizzazione Non Governativa<br />

Nepal Charkha Pracharak Gandhi Smarak. Mahaguthi fu<br />

fondata da Tulsi Mehar Shrestha sulla scorta dell’idea gandhiana di<br />

dare reddito ai poveri attraverso la fabbricazione di kadhi (stoffa<br />

fatta a mano) e si occupa di portare sul mercato la produzione,<br />

rendere autonomi gli artigiani e migliorare il loro livello di vita.<br />

Sviluppo nel solco della tradizione<br />

La tisaniera “Segmenti” in ceramica<br />

dipinta è una proposta peruviana<br />

completamente realizzata a mano<br />

per la nuova collezione Autunno-<br />

Inverno 2010. La tisaniera è stata<br />

realizzata a mano, al tornio: il risultato<br />

è la superfi<strong>ci</strong>e non omogenea<br />

che caratterizza ogni oggetto, unico<br />

e non costruito in serie. Il decoro<br />

astratto è stato realizzato a<br />

mano libera dagli artigiani a partire<br />

da alcuni spunti dati dalla designer<br />

Altromercato.<br />

La tisaniera “Segmenti” è prodotta<br />

in Perù e distribuita da Allpa, una<br />

so<strong>ci</strong>età di servizi che si occupa<br />

della distribuzione di prodotti realizzati<br />

da gruppi di artigiani peruviani<br />

che risiedono in varie regioni<br />

del paese. Allpa fu creata nel 1982<br />

dall’Ipid (Instituto peruano de investiga<strong>ci</strong>òn<br />

y desarollo – Istituto peruviano<br />

di ricerca e sviluppo) allo<br />

scopo di assistere le cooperative<br />

artigianali e le comunità contadine<br />

che la stessa Ipid già assisteva attra-<br />

verso progetti di sviluppo. Ad oggi<br />

lavora con 80 gruppi di produttori<br />

che vengono coordinati dalla sede<br />

di Lima. La gamma dei prodotti è<br />

vastissima e comprende gioielleria<br />

in argento e pietre dure, bigiotteria,<br />

abbigliamento in fibra di alpaca e<br />

lama, ma il fiore all’occhiello della<br />

produzione è la ceramica, diversa<br />

nello stile e nei colori a seconda<br />

della zona di provenienza.<br />

Nel campo della ceramica, Allpa ha<br />

promosso un importante progetto<br />

per l’organizzazione degli artigiani<br />

della <strong>ci</strong>ttà di Chulucanas, conos<strong>ci</strong>uta<br />

nel mondo per le sue ceramiche.<br />

Il progetto – supportato da<br />

Ctm altromercato – ha garantito<br />

l’ampliamento del laboratorio di<br />

produzione, il miglioramento della<br />

sua effi<strong>ci</strong>enza e il recupero di un<br />

vecchio complesso artigianale, il<br />

“Centro de desarollo artesanal Vicus”,<br />

che ora è diventato il punto<br />

di riferimento per i ceramisti del<br />

luogo. Il centro è dotato di grup-<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

pi elettrogeni molto potenti, forni<br />

a gas, impianto per la produzione<br />

e maturazione dell’argilla, showroom<br />

dove i ceramisti espongono<br />

i loro pezzi e spazi per i corsi di<br />

formazione. n<br />

2<br />

29


30<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Trame che<br />

scaldano l’inverno<br />

La collezione Autunno-Inverno 2010 Altromercato è ancora più ricca.<br />

In Bottega ti aspettano abiti, accessori e bijoux all’insegna di una<br />

femminilità accattivante, ma soprattutto di equità e sostenibilità,<br />

per un inverno che ha il calore dell’incontro.


Dicembre 2008<br />

Gli abiti ideali per vestire<br />

il tuo inverno? Sono<br />

caldi, morbidi, leggeri e<br />

hanno una linea innovativa, nata<br />

dall’incontro tra Nord e Sud del<br />

mondo. Da anni, infatti, Ctm altromercato<br />

valorizza le capa<strong>ci</strong>tà artigianali<br />

dei produttori suoi partner<br />

che danno a materiali pregiati ed<br />

eco-compatibili la forma di capi<br />

dallo stile contemporaneo e de<strong>ci</strong>so.<br />

Un impegno che coniuga<br />

rispetto per i lavoratori, valorizzazione<br />

delle loro competenze<br />

e dei materiali tradizionalmente<br />

usati nei loro Paesi, e definizione<br />

di un look ricercato e attuale, che<br />

non passa inosservato.<br />

Uno stile inconfondibile<br />

Sostenibilità e valorizzazione di<br />

una femminilità elegante e giovane.<br />

Sono queste le linee guida attorno<br />

alle quali è stata sviluppata<br />

la nuova collezione Altromercato,<br />

fatta di abiti dalle forme morbide<br />

e poco costruite, dominate<br />

da un gioco di sovrapposizioni<br />

che rende possibile creare un<br />

look sempre diverso e originale,<br />

adatto a qualsiasi occasione, dalle<br />

us<strong>ci</strong>te con gli ami<strong>ci</strong> agli appuntamenti<br />

più formali.<br />

Morbidezza e luce<br />

I colori opachi, dal malva al grigio,<br />

e i bagliori metalli<strong>ci</strong> del bronzo<br />

e dell’argento donano una luce<br />

morbida e sensuale a miniabiti e<br />

sottovesti di raso, cami<strong>ci</strong>e in cotone<br />

e seta e alla nuova linea di<br />

sottogiacca e cardigan in jersey<br />

di cotone organico. Non mancano,<br />

poi, poncho, giacche, cappot-<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

tini e maglie in lana e alpaca, da<br />

abbinare a gonne in lana e cotone.<br />

Per completare il look ecco<br />

guanti, cappelli e borse per tutti i<br />

gusti e le occasioni. Dal coordinato<br />

“Paris” in leggerissima alpaca, in<br />

versione nera classica ed elegante,<br />

alle proposte con lavorazione traforata<br />

e fili di lurex. Seta pregiata<br />

e cotone impreziosito da ricami e<br />

altre lavorazioni artigianali diventano<br />

stole e s<strong>ci</strong>arpe per regalare<br />

un tocco in più. La collezione Autunno-Inverno<br />

2010 Altromercato<br />

coniuga eleganza, innovazione,<br />

solidarietà ed eco-compatibilità,<br />

racchiudendo in ogni capo tutto il<br />

valore di un articolo fatto a mano,<br />

con cura e attenzione artigianale.<br />

Ritorno al passato<br />

Tra le novità di questa stagione <strong>ci</strong><br />

sono le maglie kimono e le s<strong>ci</strong>arpe<br />

in fibra di banano, una fibra<br />

tessile di alta qualità conos<strong>ci</strong>uta<br />

in Giappone già prima del Tredicesimo<br />

secolo. Gli scarti della lavorazione<br />

della pianta vengono in<br />

primo luogo bolliti in lis<strong>ci</strong>via poi<br />

divisi a seconda del loro grado<br />

di durezza. Le fibre esterne, più<br />

rigide, vengono usate per tessuti<br />

meno raffinati come quelli delle<br />

tovaglie, mentre le fibre più interne,<br />

più morbide, per tessuti pregiati<br />

come quelli con cui vengono<br />

confezionati i kimono o le s<strong>ci</strong>arpe<br />

traforate. Morbidi e leggeri, questi<br />

capi si prestano a moltepli<strong>ci</strong> abbinamenti<br />

e sovrapposizioni per<br />

accompagnare i mesi autunnali<br />

e invernali. Gli abiti in fibra di<br />

banano sono prodotti in Nepal,<br />

dagli artigiani di Kumbershwar<br />

di Stefano Loderi<br />

31


32<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

foto 1: artigiane di Kts, Nepal (di Rudi Dalvai)<br />

1<br />

Technical School, un’organizzazione<br />

orientata spiccatamente al<br />

so<strong>ci</strong>ale e ha lo scopo di migliorare<br />

la situazione delle persone<br />

più povere del Paese attraverso<br />

l’istruzione e la conquista di un<br />

lavoro dignitoso (ne parliamo nel<br />

box in basso).<br />

2ndlife per i tessuti<br />

Gonne tradizionali thailandesi<br />

ri<strong>ci</strong>clate diventano borse e<br />

accessori coloratissimi e uni<strong>ci</strong>.<br />

Ecco un’altra novità della collezione<br />

Autunno-Inverno 2010<br />

Altromercato, sempre all’insegna<br />

dell’originalità e della eco-compatibilità,<br />

con in più il valore della<br />

lavorazione artigianale. Le gonne<br />

tradizionali del gruppo Hmong<br />

vengono acquistate sul mercato<br />

e trasformate dalle artigiane tailandesi<br />

di Thai Tribal Craft (Ttc,<br />

un’organizzazione nata nel 1973<br />

che si rivolge ai gruppi tribali, la<br />

parte più dimenticata ed emarginata<br />

della so<strong>ci</strong>età. Trovi un approfondimento<br />

nel box di pagina 31)<br />

in nuovi prodotti dal gusto etnico<br />

e allo stesso tempo contemporaneo.<br />

Borse, beauty, bustine, portamonete<br />

e portacellulare: <strong>ci</strong>ascuno<br />

è un pezzo unico, rivestito di<br />

colori accesi per scaldare l’inverno<br />

con un pizzico di Oriente. n<br />

Kumbershwar Technical School (Kts)<br />

Eman<strong>ci</strong>parsi dalla povertà attraverso l’istruzione e la formazione. Kumbeshwar<br />

Technical School nasce nel 1983 in Nepal con un programma<br />

di aiuto alla comunità Pode, <strong>ci</strong>oè la casta più bassa della struttura so<strong>ci</strong>ale.<br />

Inizialmente si concentra sui bambini, offrendo loro docce, abiti puliti,<br />

un’integrazione alimentare e un luogo sicuro in cui giocare. Successivamente<br />

vengono organizzate classi per tutta la comunità, coinvolgendo<br />

giovani e meno giovani nell’apprendimento scolastico di base, nella formazione<br />

professionale alla produzione di tappeti e in seguito alla falegnameria<br />

e alla lavorazione a maglia. I primi contatti con il <strong>ci</strong>rcuito del<br />

commer<strong>ci</strong>o equo europeo si hanno nel 1989.<br />

Dal 1998 Kts collabora con Ctm altromercato che importa abbigliamento<br />

in lana e fibra di banano e tappeti. L’organizzazione non ha perso, inoltre,<br />

la sua vocazione all’aiuto verso i più fragili: ha ancora come obiettivi<br />

primari quelli di fornire alloggio ed educazione ai bambini della comunità<br />

provenienti da famiglie a basso reddito, formare le donne e i giovani e a<br />

garantire loro sbocchi occupazionali, creare e sostenere programmi che<br />

generino benefi<strong>ci</strong>o ai gruppi più poveri, rafforzare la comunità locale.<br />

Per scoprire tutto sulla nuova<br />

collezione Autunno-Inverno 2010,<br />

visita il sito www.altromercato.it


Thai Tribal Craft (Ttc)<br />

In Thailandia vivono numerosi gruppi tribali. Molti di loro, in particolare<br />

le cosiddette hill tribes, <strong>ci</strong>oè “tribù montane” abitanti nel nord del Paese,<br />

sono rimaste escluse dai benefi<strong>ci</strong> dello sviluppo economico trainato da<br />

turismo e industria. Thai Tribal Craft – un’organizzazione legata alla <strong>Chi</strong>esa<br />

Battista – nasce nel 1973 proprio per promuovere l’autosviluppo<br />

delle popolazioni tribali attraverso la produzione e commer<strong>ci</strong>alizzazione<br />

dei loro manufatti tipi<strong>ci</strong>.<br />

Il ruolo di Ttc è legato prin<strong>ci</strong>palmente al marketing e si concentra in<br />

particolare nell’individuazione di nuovi mercati e nell’adattamento dei<br />

prodotti (borse con tessuti realizzati al telaio, cesteria, tessili, biglietti d’auguri,<br />

strumenti musicali) al mercato oc<strong>ci</strong>dentale, in modo da assicurare<br />

guadagni adeguati ai produttori.<br />

vivi solidale<br />

PRODOTTI DAL MONDO<br />

Bigiotteria: etnico ma con stile<br />

I colori della natura e lo s<strong>ci</strong>ntillio dei metalli animano la bigiotteria della<br />

colleziona Autunno-Inverno Altromercato, per arricchire il tuo look con un<br />

tocco caldo e personale.<br />

Orecchini in cocco e legno. Sono prodotti in Indonesia dagli artigiani di<br />

Mitra Bali, un’organizzazione fondata da Agung Alit (che è stato recentemente<br />

in visita alle Botteghe, ne parliamo a pagina 4 e 5) per liberare i<br />

piccoli artigiani balinesi dallo sfruttamento dando loro un accesso diretto<br />

al mercato, migliorando la loro capa<strong>ci</strong>tà produttiva e il loro stile di vita.<br />

Viene dall’Indonesia anche il semplice brac<strong>ci</strong>ale in legno prodotto dagli<br />

artigiani di Pekerti, una rete di cooperative e microimprese sostenute da<br />

un’organizzazione centrale che coordina il lavoro e offre sostegno attraverso<br />

lo sviluppo dei prodotti, la ricerca di canali di vendita e una serie<br />

di servizi di carattere so<strong>ci</strong>ale come corsi di formazione, servizi sanitari e<br />

borse di studio scolastiche.<br />

Collana e orecchini in tagua prodotti in Ecuador da Camari. Camari,<br />

che nella lingua andina quechua significa “dono” è una rete di economia<br />

solidale che permette ai piccoli produttori isolati di avere un accesso al<br />

mercato e un giusto guadagno per il proprio lavoro. Camari offre ai so<strong>ci</strong><br />

servizi come microcredito, formazione professionale, assistenza tecnica<br />

per l’esportazione.<br />

33


34<br />

vivi solidale<br />

CUCINA SOLIDALE<br />

Dul<strong>ci</strong>s in fundo…<br />

Caffè che racchiudono la morbidezza del gelato, torte profumate,<br />

cocktail freschissimi: scopri i peccati di gola a cui proprio non si può resistere.<br />

Sette idee dol<strong>ci</strong>ssime per scoprire tutto il gusto di<br />

zucchero e caffè “corretti”. I prodotti contrassegnati<br />

da asterisco (*) sono prodotti Altromercato in<br />

vendita in Bottega. Sul sito www.il<strong>ci</strong>rcolodel<strong>ci</strong>bo.it<br />

Kutsinta (dolcetti al Mascobado)<br />

Ingredienti per 4-6 persone<br />

- 125 g di farina di riso<br />

- 500 g di zucchero di canna<br />

integrale Mascobado*<br />

- 750 ml d’acqua<br />

- 1 cucchiaino di carbonato di<br />

potassio (lievito)<br />

- cocco grattugiato (meglio se<br />

fresco)<br />

Preparazione<br />

Mescola tutti gli ingredienti con l’aiuto di un frullatore. Versa il composto in<br />

4 o 6 stampi da muffin imburrati riempiendoli fino alla metà <strong>ci</strong>rca. In una<br />

casseruola larga, versa 3-4 cm d’acqua e immergi gli stampini.<br />

Cuo<strong>ci</strong> a fuoco dolce a bagno maria per 30 minuti. Per verificare la cottura<br />

inseris<strong>ci</strong> uno stuzzicadenti. Quando us<strong>ci</strong>rà pulito i dolcetti saranno pronti.<br />

Scodellali e servili freddi con un’abbondante grattugiata di cocco.<br />

Dol<strong>ci</strong> di banane al caffè<br />

Ingredienti per 4-6 persone<br />

- 4 banane mature*<br />

- 40 g di burro<br />

- 150 g di zucchero Dul<strong>ci</strong>ta*<br />

- 1 cucchiaio di farina<br />

Preparazione<br />

Sbuc<strong>ci</strong>a le banane e affettale a rondelle abbastanza spesse.<br />

Friggile nell’olio ben caldo finché non saranno dorate<br />

(per 3-4 minuti). Disponile su carta da cu<strong>ci</strong>na per eliminare<br />

l’olio in eccesso e conservale in caldo. A parte,<br />

spolvera la farina sul latte e aggiungi lo zucchero, il miele e<br />

- 1 cucchiaio di miele*<br />

- 1 bicchiere di caffè ristretto*<br />

- 2 bicchieri di latte<br />

- 1 cucchiaino di cannella in polvere<br />

trovi tante altre ricette da provare, dai classi<strong>ci</strong> come<br />

il tiramisù al caffè o la torta di mele preparata con<br />

zucchero Picaflor, alle proposte più originali.<br />

- Olio di oliva*<br />

- Sale<br />

il burro in fiocchi. Diluis<strong>ci</strong> con il caffè e aggiungi un pizzico<br />

di sale. Addensa la salsa sulla fiamma, mescolando delicatamente<br />

con una frusta. Disponi le banane dorate su un<br />

vassoio e coprile con la salsa. Spolvera con la cannella e<br />

servi subito.<br />

1


Cocktail dei Carabi con rum e lime<br />

Ingredienti<br />

- 17 cl di rum bianco<br />

- 2 cucchiai di succo di lime<br />

- 2 cucchiai di zucchero di canna Dul<strong>ci</strong>ta*<br />

Preparazione<br />

S<strong>ci</strong>ogli lo zucchero in poca acqua calda, mescolalo al succo<br />

di lime e al rum. Completa con molto ghiacchio e<br />

servi freddo.<br />

Torta veloce al caffè<br />

(da “I segreti del caffè” a cura di Paola Costanzo, Edizioni Sonda)<br />

Ingredienti per 4-6 persone<br />

- 2 cucchiai di caffè solubile*<br />

- 50 g di burro<br />

- 100 g di zucchero Picaflor o Demerara*<br />

- 1 uovo<br />

- 120 g di farina<br />

- 70 g di zucchero Dul<strong>ci</strong>ta*<br />

- 1 bicchierino di brandy<br />

- 1 bicchiere scarso di latte tiepido<br />

- 1 cucchiaino di lievito in polvere<br />

- 1 pizzico di vaniglia in polvere*<br />

- 1/2 cucchiaino di cannella in polvere*<br />

- 30 g di burro fuso<br />

- 1 presa di sale<br />

- burro per ungere la teglia<br />

2<br />

vivi solidale<br />

CUCINA SOLIDALE<br />

Preparazione<br />

In una <strong>ci</strong>otola sbatti con la frusta il burro con lo zucchero<br />

fino a ottenere una crema ben montata e spumosa. Aggiungi<br />

l’uovo intero e continua a sbattere il composto per<br />

altri 5 minuti. Incorpora il caffè solubile e poi, poco alla<br />

volta, la farina, il sale e la vaniglia, continuando a mescolare.<br />

Fai s<strong>ci</strong>ogliere nel latte tiepido il lievito e versalo nel<br />

composto e continuando a mescolare incorpora anche il<br />

brandy. Imburra una teglia del diametro di 22 cm e versa<br />

il composto. Accendi il forno a 180°, poi, in una <strong>ci</strong>otola<br />

mescola lo zucchero bruno con la cannella in polvere e<br />

spolverizzali sulla superfi<strong>ci</strong>e della torta su cui distribuirai<br />

uniformemente anche il burro fuso.<br />

Inforna la torta per 40 minuti. Las<strong>ci</strong>ala raffreddare prima di<br />

servirla accompagnandola con della panna liquida.<br />

foto apertura: Flickr cc Six Revisions<br />

foto 1: Flickr cc George Parrilla<br />

foto 2, 3: Credits Fotolia<br />

35


36<br />

vivi solidale<br />

CUCINA SOLIDALE<br />

Caffè Caribe (crema di vaniglia al caffè)<br />

(da “I segreti del caffè” a cura di Paola Costanzo, Edizioni Sonda)<br />

Ingredienti per 4-6 persone<br />

- 2 tazze di caffè freddo*<br />

- 1 banana tagliata a fettine*<br />

- 5 palline di gelato alla vaniglia<br />

Crema al caffè e caramello<br />

Ingredienti per 6 persone<br />

1 cucchiaio di farina<br />

3 cucchiai di zucchero Dul<strong>ci</strong>ta*<br />

30g di burro<br />

Preparazione<br />

Mescola la farina e lo zucchero in una zuppiera e aggiungi<br />

3 cucchiai di latte, fino a formare una pastella fluida. Porta<br />

a ebollizione il restante latte e il caffè e versali sull’impasto<br />

mescolando continuamente.<br />

Rimetti il tutto nella casseruola e porta a ebollizione nuo-<br />

3<br />

Biscottini al caffè<br />

(da “I segreti del caffè” a cura di Paola Costanzo, Edizioni Sonda)<br />

Ingredienti per 8 persone<br />

- 550 g di farina<br />

- 180 g di burro<br />

- 220 g di zucchero Picaflor o Demerara*<br />

- 10 g di lievito per dol<strong>ci</strong><br />

- 4 tuorli<br />

- 1 tazza di caffè molto forte freddo*<br />

- 1 cucchiaino di caffè solubile s<strong>ci</strong>olto in un po’ di acqua*<br />

- 1 presa di cannella*<br />

- burro per ungere la placca<br />

Preparazione<br />

Versa la farina in una terrina, aggiungi il lievito, mescola e poi disponi la<br />

farina a fontana. Versa al centro lo zucchero, il burro a pezzettini, la cannella,<br />

il caffè solubile e i tuorli. Aiutandoti con un cucchiaio di legno impasta<br />

velocemente tutti gli ingredienti in modo da ottenere un impasto lis<strong>ci</strong>o<br />

e omogeneo. Dividi l’impasto in sei parti e forma con <strong>ci</strong>ascuna di esse 2<br />

lunghi <strong>ci</strong>lindri di <strong>ci</strong>rca 3 centimetri di diametro. Accendi il forno a 180°,<br />

poi schiac<strong>ci</strong>a leggermente i <strong>ci</strong>lindri con il palmo della mano, quindi ritaglia<br />

con un coltellino tanti biscottini, ponili su una placca imburrata e infornali<br />

per <strong>ci</strong>rca 20 minuti. Appena i biscottini avranno assunto un colore bruno<br />

scuro levali dal forno, las<strong>ci</strong>ali raffreddare e poi staccali con una spatola.<br />

250 cl di latte<br />

1 cucchiaio di caffè solubile U<strong>ci</strong>ri*<br />

Preparazione<br />

Mescola in un mixer le 2 tazze di caffè freddo con<br />

le palline di gelato e servi in coppette raffreddate in<br />

frigo e decorate con fette di banana.<br />

vamente, continuando a mescolare senza interruzione.<br />

Dopo aver tolto dal fuoco, aggiungi il burro e mescola<br />

finchè non si sarà s<strong>ci</strong>olto amalgamandosi bene.<br />

Servi la salsa calda insieme a budini o gelato.


In questo numero di altromagazine abbiamo<br />

de<strong>ci</strong>so di dedicare uno spazio a una importante<br />

realtà dell’informazione. Nigrizia ogni mese<br />

accende i riflettori su un continente guardato superfi<strong>ci</strong>almente,<br />

quando non addirittura dimenticato,<br />

raccontando storie e opinioni controcorrente.<br />

NIgRIzIA<br />

128 anni di pubblicazioni ininterrotte, tra continuità e fedeltà al presente.<br />

Per abbonamenti<br />

Info: tel. 045 8092290<br />

fax 045 8092291<br />

abbonamenti@nigrizia.it<br />

www.nigrizia.it<br />

Afriradio: l’Africa corre nel web<br />

Afriradio è una web radio interamente<br />

concentrata sull’Africa, in<br />

streaming 24 ore su 24 (su www.<br />

afriradio.it) con una playlist musicale<br />

continuamente aggiornata, spazi<br />

di informazione e intrattenimento<br />

di qualità. È un mezzo per scoprire<br />

le mille facce del continente o<br />

per approfondirne la conoscenza,<br />

Edita dai missionari comboniani, Nigrizia<br />

è la più autorevole rivista mensile italiana<br />

sull’Africa. Nata nel gennaio 1883<br />

per dare notizia della vita delle missioni<br />

in Sudan e delle popolazioni che lo abitavano,<br />

Nigrizia, con il passare degli anni,<br />

ha iniziato a presentare il continente<br />

africano anche nella sua realtà so<strong>ci</strong>opolitica,<br />

economica, culturale e religiosa.<br />

Negli anni Novanta, dopo essere diventata<br />

punto di riferimento di numerosi<br />

network della so<strong>ci</strong>età <strong>ci</strong>vile, ha accentuato<br />

l’interesse per le problematiche<br />

economiche: la globalizzazione vista<br />

dal Sud del mondo. Sul fronte italiano<br />

si moltiplicano le occasioni d’intervento:<br />

cooperazione, focus sul fenomeno<br />

infatti, è costruita attorno all’Africa<br />

anche attraverso la parte<strong>ci</strong>pazione<br />

degli africani in Italia, coinvolti direttamente<br />

nel progetto redazionale.<br />

In questo senso è una radio giovane,<br />

nata per sovvertire gli stereotipi<br />

che vogliono il continente sinonimo<br />

di fame, malattie, guerre e<br />

miseria, proponendo invece un’im-<br />

vivi solidale<br />

BIBLIOTEQUA<br />

Pagine e frequenze<br />

per aprire la mente<br />

dell’immigrazione, lan<strong>ci</strong>o e parte<strong>ci</strong>pazione<br />

a campagne di opinione e azione<br />

di sostegno.<br />

Nigrizia si rivolge a un pubblico propositivo<br />

che privilegia l’approfondimento<br />

critico, la chiarezza espositiva, l’indipendenza<br />

giornalistica e la completezza<br />

dell’informazione.<br />

Nigrizia.it<br />

Nel 1995 Nigrizia pubblica una versione<br />

online, diventando una delle prime<br />

riviste italiane ad avere un sito internet.<br />

Il sito si afferma oggi come una<br />

vera e propria agenzia di informazione<br />

sull’Africa, punto di riferimento per<br />

giornalisti e professionisti.<br />

magine che rifletta la poliedri<strong>ci</strong>tà<br />

di un territorio vasto ed estremamente<br />

variegato.<br />

Afriradio è uno strumento di incontro<br />

e condivisione di culture,<br />

un megafono per chi crede in una<br />

so<strong>ci</strong>età in cui vengano promossi<br />

valori umani ed evangeli<strong>ci</strong> quali la<br />

solidarietà, l’accoglienza, il dialogo<br />

interculturale, l’incontro interetnico<br />

e il rispetto per le diverse tradizioni<br />

e fedi religiose.<br />

Afriradio è un progetto dei missionari<br />

comboniani di Verona e dello<br />

storico mensile Nigrizia. Una vera<br />

e propria rivoluzione nella comunicazione<br />

comboniana sull’Africa.<br />

a cura di Elisa Salvi<br />

37


vivi solidale<br />

38 BIBLIOTEQUA<br />

ANAToMIA DELLA FAME<br />

ASSAggIANDo IL MoNDo<br />

A cura di UCODEP<br />

Illustrazioni di Mook Design<br />

(Sinnos, plurilingue, 2010, 48 pp, 12 €)<br />

Ogni giorno nel mondo un<br />

miliardo di uomini, donne e<br />

bambini hanno fame. Come si<br />

giustificano nel Ventunesimo<br />

secolo le carestie e la cronica<br />

penuria di <strong>ci</strong>bo? Questo libro<br />

risponde a una domanda che<br />

è sulla bocca di tutti, raccontando<br />

i meccanismi globali e<br />

locali che affamano il Sud del<br />

mondo: gli appetiti dei governi<br />

e delle multinazionali, le<br />

guerre, le malattie. E propone,<br />

Vittorio Rinaldi<br />

(Altreconomia, 2010, 192 pp, 16,50 €)<br />

Un libro pensato per i<br />

bimbi, per accompagnarli<br />

alla scoperta degli alimenti<br />

e delle ricette di<br />

tanti paesi diversi. Un invito<br />

alla conoscenza per<br />

stimolare l’integrazione<br />

re<strong>ci</strong>proca attraverso il<br />

piacere del <strong>ci</strong>bo. Seguiremo<br />

il viaggio di Cosimira,<br />

la talpa curiosa e golosa,<br />

in esplorazione sotto le<br />

terre emerse di tutti i<br />

continenti, alla ricerca di<br />

nuovi posti e costumi differenti.<br />

Coloratissimo e<br />

Ho la certezza che potrà esser<strong>ci</strong> un mondo<br />

diverso da quello che abbiamo,<br />

un mondo che tocca a noi costruire.<br />

(Alex Zanotelli)<br />

per sfamare la terra, di ripartire<br />

dalla sovranità alimentare<br />

e dalla promozione di<br />

un “rinas<strong>ci</strong>mento” contadino.<br />

Vittorio Rinaldi, antropologo,<br />

già docente nelle università<br />

di Verona, Milano Bicocca e<br />

Firenze, è esperto di cooperazione<br />

internazionale e sicurezza<br />

alimentare. È tra i curatori<br />

della campagna “D(i)ritto<br />

al <strong>ci</strong>bo” di Altromercato.<br />

divertente, il libro raccoglie<br />

racconti sull’origine<br />

di alcuni prodotti e ricette<br />

provenienti da tanti<br />

paesi diversi, ma è anche<br />

uno strumento per coinvolgere<br />

in prima persona<br />

i bambini immigrati:<br />

per creare uno scambio<br />

di conoscenze ed esperienze<br />

a partire dai più<br />

piccoli, per rompere quei<br />

confini invisibili che spesso<br />

vi sono tra immigrati e<br />

<strong>ci</strong>ttadini italiani.


vivi solidale<br />

EQUOANCH’IO<br />

Che Bio ce la mandi buona!<br />

Tutto quello che avreste voluto sapere, ma non avete mai osato<br />

chiedere, sulla bevanda più amata dagli italiani.<br />

Si entra nel bar, si cerca il giornale<br />

sul tavolino e si ordina:<br />

“Un caffè!”<br />

Caffè! Poche parole sono così quotidiane<br />

come “caffè”.<br />

Perché il caffè è un piacere universale<br />

che unisce etnie, classi, sessi e<br />

culture. Eppure dietro la tazzina<br />

di caffè c’è un mondo che appena<br />

sfiorato trasforma l’elisir del buongiorno<br />

in una <strong>ci</strong>cuta che avvelena le<br />

cos<strong>ci</strong>enze.<br />

Perché? Perché la verità è che, al<br />

barista, invece di chiedere: “Un caffè!”<br />

Dovremmo chiedere: “Scusi mi<br />

dà una tazza di quella bevanda nera<br />

che affama i contadini che la producono<br />

e arricchisce le multinazionali<br />

che ce la vendono?”<br />

“Scusi?”, direbbe il barista.<br />

“Volevo un caffè corretto!”<br />

“Corretto grappa, brandy?”<br />

“No: veramente corretto! Nel senso<br />

etico del termine!”<br />

“Non capisco!”<br />

“Corretto nel senso di non scorretto!”<br />

“Non capisco!”<br />

“Lo so, mi dia una camomilla! Se no<br />

m’incazzo!”<br />

Questa è la realtà, pochi sanno cosa<br />

c’è dietro quel liquido magico che<br />

ha nomi esoti<strong>ci</strong>: arabica, robusta,<br />

liberica, excelsa. Perché il caffè per<br />

noi è l’immagine del benessere, di<br />

una pausa piacevole, di una chiacchierata<br />

tra ami<strong>ci</strong>. Non di soprusi,<br />

sudore e miseria.<br />

Pochi sanno che attualmente 20<br />

grandi multinazionali controllano<br />

l’intero mercato del caffè e 6 di<br />

queste (Nestlé, Procter & Gamble,<br />

Kraft, Sara Lee, Starbuks e Tchibo)<br />

consumano il 60% di tutti i chicchi<br />

del mondo e de<strong>ci</strong>dono i prezzi,<br />

costringendo i coltivatori a vendere<br />

il loro prodotto sottocosto. Di<br />

loro non c’è trac<strong>ci</strong>a nelle pubbli<strong>ci</strong>tà<br />

ambientate in Paradiso: loro vivono<br />

all’inferno.<br />

Ma da dove ha avuto origine tutto?<br />

La leggenda vuole che la pianta del<br />

caffè sia stata scoperta da un pastore.<br />

Si rese conto che le sue capre<br />

brucando certi arbusti modificavano<br />

il loro comportamento: erano<br />

molto attive e la notte dormivano<br />

meno. Viene da chiedersi: ma una<br />

capra che soffre d’insonnia per<br />

colpa del caffè, per addormentarsi,<br />

conta le pecore?<br />

di Diego Parassole<br />

foto apertura: Emiliano Boga<br />

39


vivi solidale<br />

40 EQUOANCH’IO<br />

I consumisti mangiano<br />

i bambini!<br />

Diego Parassole è attore teatrale e<br />

presenza fissa in varie trasmissioni televisive<br />

tra cui Zelig e Ballarò. La sua<br />

comi<strong>ci</strong>tà in grado di miscelare risate e<br />

informazioni, battute e cronaca, realtà e<br />

finzione, riesce a far riflettere lo spettatore<br />

con leggerezza anche su temi seri.<br />

È autore di “Che Bio ce la mandi buona”,<br />

spettacolo brillante attualmente in<br />

tour incentrato sulle tematiche dell’ambiente<br />

e dell’ecologia trattate in modo<br />

divertente, popolare e per certi versi<br />

anche s<strong>ci</strong>entifico. Lo spettacolo apre<br />

un ventaglio di argomenti che riguardano<br />

l’ecologia del quotidiano: perché<br />

continuiamo a bere l’acqua minerale?<br />

Perché il packaging dei prodotti di largo<br />

consumo è così esasperato? Perché<br />

lo smaltimento dei rifiuti non funziona?<br />

Perché siamo così consumisti da arrivare<br />

a buttare prodotti ancora funzionanti?<br />

Perchè sprechiamo energia? Ma<br />

soprattutto, quali sono le possibili soluzioni?<br />

Sull’onda della consapevolezza, ma anche<br />

delle risate, a febbraio 2011 debutterà<br />

a Milano, al Teatro della Cooperativa<br />

di via Hermada 8, “I consumisti<br />

mangiano i bambini”, uno spettacolo<br />

scritto da Riccaro Piferi e dallo stesso<br />

Diego Parassole per la regia di Marco<br />

Rampolli. Un titolo esagerato? Forse,<br />

ma non troppo! Certo, è una provocazione:<br />

i consumisti non mangiano i<br />

bambini… però tutti da tempo stiamo<br />

mangiando il loro futuro. Il monologo<br />

di Parassole pone domande su quello<br />

che potrebbe essere il nostro avvenire,<br />

che dipenderà molto dalle scelte che<br />

faremo, proponendo<strong>ci</strong> una riflessione<br />

col sorriso sulle labbra.<br />

Da quell’ovile al caffè liofilizzato, la<br />

bacca, originaria dell’Africa, ha fatto<br />

un bel po’ di strada. Non sempre<br />

fu apprezzato: in Italia la <strong>Chi</strong>esa lo<br />

combatteva, bollandolo come la<br />

“bevanda del diavolo” (e ancora<br />

non era commer<strong>ci</strong>alizzato dalla<br />

Nestlé!). Finalmente, papa Clemente<br />

Ottavo, attorno al 1600, de<strong>ci</strong>se<br />

di assaggiarlo: gli piacque a tal punto<br />

che da bevanda del diavolo diventò<br />

bevanda cristiana. Ed ecco spiegate<br />

le pubbli<strong>ci</strong>tà tra le nuvole!<br />

Nel mondo mussulmano, invece,<br />

ebbe subito grande successo perché<br />

valida alternativa all’alcol che –<br />

si sa – è proibito. C’è da dire, però,<br />

che anche in Oc<strong>ci</strong>dente, il caffè è<br />

più so<strong>ci</strong>almente accettato dell’alcol:<br />

in nessuna azienda ad esempio esiste<br />

una “pausa bianchino”.<br />

Grandi estimatori del caffè erano gli<br />

intellettuali del XVII secolo (mentre<br />

Hitler lo odiava, per fortuna!).<br />

Voltaire – padre dell’Illuminismo –<br />

si vantava di bere fino a 50 tazze di<br />

caffè al giorno. Ma non perdeva mai<br />

la pazienza. Al contrario. Un giorno<br />

davanti a buon caffè espresse uno<br />

Per saperne di più<br />

La fine del <strong>ci</strong>bo<br />

di Paul Roberts<br />

(ed. Codice, 2009, 459 pp, 28 €)<br />

I padroni del <strong>ci</strong>bo<br />

di Raj Patel<br />

(ed. Feltrinelli, 2008, 286 pp, 16 €)<br />

Un piano per salvare il pianeta<br />

di Nicholas Stern<br />

(ed. Feltrinelli, 2009, 272 pp, 16 €)<br />

Confessioni di un eco-peccatore<br />

di Fred Pearce<br />

(ed. Ambinete, 2009, 352 pp, 22 €)<br />

dei pensieri base della democrazia<br />

moderna. Rivolgendosi a Diderot,<br />

che aveva rifiutato l’offerta di un<br />

caffè a favore di un tè, disse: “Non<br />

condivido le tue idee ma sono disposto<br />

a combattere per difenderle!”<br />

E persino molte delle idee della<br />

Rivoluzione francese sono nate nei<br />

caffè parigini. Insomma, dalla storia<br />

si evince che il caffè è sempre<br />

stato una bevanda progressista,<br />

caratteristica che si è un po’ persa<br />

con il passare dei secoli. Oggi le<br />

multinazionali cercano di trasformarlo<br />

in un prodotto sempre più<br />

industriale, abbassando la qualità<br />

e studiando un caffè Ogm in cui le<br />

bacche maturino tutte insieme. Magari<br />

in futuro si arriverà addirittura a<br />

un caffè Ogm, in cui sulla pianta, al<br />

posto delle bacche, crescano direttamente…<br />

le <strong>ci</strong>alde.<br />

Mai come oggi, quindi, è opportuno<br />

tornare alle vecchie tradizioni e trasformare<br />

il caffè nella bevanda della<br />

giustizia. Fac<strong>ci</strong>amolo scegliendo un<br />

caffè equo solidale e bio.<br />

Un caffè… per dormire sonni tranquilli!<br />

n


I<br />

guerriglieri sparavano sui<br />

villaggi dalle montagne, poi<br />

scendevano ed entravano<br />

nelle case. Quando i soldati<br />

dell’eser<strong>ci</strong>to arrivavano, invece<br />

di inseguirli, uc<strong>ci</strong>devano la gente<br />

comune. <strong>Chi</strong>unque era considerato<br />

una spia, da una parte<br />

o dall’altra; chiunque poteva essere<br />

catturato, uc<strong>ci</strong>so o torturato<br />

senza motivo. O forse un<br />

motivo c’era: quello di essere di<br />

discendenza indigena. A raccontare<br />

questa storia è Raimundo<br />

Balthasar, un ragazzo che vive<br />

a Chajul, in Guatemala, un villaggio<br />

posto proprio sulla linea<br />

del fronte della terribile guerra<br />

<strong>ci</strong>vile che insanguinò il paese tra<br />

il 1962 e il 1996 e causò oltre<br />

200.000 vittime. A originarla fu<br />

un colpo di stato che roves<strong>ci</strong>ò un<br />

governo democraticamente eletto<br />

che aveva avviato una riforma<br />

agraria. Nei primi anni a essere<br />

così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO 41<br />

Una sola voce contro la<br />

guerra e lo sfruttamento<br />

Il Guatemala ha vissuto oltre trent’anni di guerra <strong>ci</strong>vile che ha visto<br />

de<strong>ci</strong>mata la popolazione di origine indigena. Ma in quegli anni terribili<br />

si è accesa una luce di speranza, che brilla ancora oggi.<br />

perseguitati furono soprattutto<br />

studenti, intellettuali e dissidenti,<br />

ma in seguito gli attacchi<br />

furono diretti – con la scusa di<br />

combattere la guerriglia marxista<br />

– soprattutto alla popolazione<br />

maya-ixil: solo nel dipartimento<br />

di Quichè, in cui si trova Chajul,<br />

avvennero 344 dei 669 massacri<br />

registrati durante gli anni del<br />

conflitto. Fu di origine maya-ixil<br />

oltre l’83% delle vittime: una vera<br />

e propria pulizia etnica. La guerra<br />

finì nel 1996, ma gli accordi di<br />

pace non hanno portato giustizia.<br />

Assassini e torturatori non sono<br />

stati puniti, al contrario, siedono<br />

ancora ai posti di comando, loro<br />

o i loro figli.<br />

Nello scenario di desolazione che<br />

furono gli anni Ottanta, c’era una<br />

luce di speranza che brilla ancora<br />

oggi. Nel 1988, padre Rosolino,<br />

un sacerdote italiano che viveva<br />

nel vi<strong>ci</strong>no paese di Nebaj, de<strong>ci</strong>se<br />

di trasferirsi a Chajul dopo l’uc<strong>ci</strong>sione<br />

del precedente parroco.<br />

Lì, sulle ceneri di una cooperativa<br />

di credito e risparmio fondata<br />

negli anni Settanta ma spazzata<br />

via dalla guerra <strong>ci</strong>vile, fondò l’Asso<strong>ci</strong>azione<br />

Chajulense Va’l Vaq<br />

Quyol (<strong>ci</strong>oè “una sola voce”)<br />

che oggi unisce 48 comunità in-<br />

1<br />

di Luca Palagi<br />

foto apertura: <strong>ci</strong>liegie di caffè (Flickr cc Jake Liefer)<br />

foto 1: la chiesa di Chajul, Guatemala (di Leone De Vita)


così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

42 IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO<br />

2<br />

3<br />

4<br />

digene per un totale di 25.000<br />

persone. La cooperativa nacque<br />

con l’obiettivo di promuovere il<br />

miglioramento delle condizioni<br />

di vita della locale popolazione<br />

maya-ixil anche con l’aiuto del<br />

<strong>ci</strong>rcuito del commer<strong>ci</strong>o equosolidale.<br />

Fu ripresa la coltivazione<br />

del caffè, presente nella regione<br />

da oltre duecento anni, soprattutto<br />

in zone tra i 1200 e i 1330<br />

metri di altitudine, e venne costruito<br />

un centro di lavorazione<br />

per trasformare il caffè, di qualità<br />

arabica al 100%, considerato tra i<br />

migliori al mondo e coltivato secondo<br />

i metodi tradizionali, che<br />

rispettano la biodiversità.<br />

Con la fine della guerra molte<br />

persone tornarono alle loro<br />

terre e l’asso<strong>ci</strong>azione sentì l’esigenza<br />

di ampliare e ristrutturare<br />

foto 2: selezione manuale del caffè verde, Chajul, Guatemala (di <strong>Chi</strong>ara Remundos)<br />

foto 3: produttori di caffè, Chajul, Guatemala (di Luca Palagi)<br />

foto 4: caffè posto a seccare, Chajul, Guatemala (di Leone De Vita)<br />

la sede e di sostenere le attività<br />

produttive locali. Furono così realizzati<br />

– tra le altre infrastrutture<br />

– un laboratorio tessile, una<br />

falegnameria, una farma<strong>ci</strong>a comunitaria<br />

e un centro di studio<br />

per la conservazione della cultura<br />

Ixil. Anche Ctm altromercato<br />

ha contribuito, con fondi propri<br />

e promuovendo progetti presso<br />

enti locali come la Provin<strong>ci</strong>a<br />

di Bolzano, all’attuazione di diversi<br />

progetti per aiutare la popolazione<br />

a ricomin<strong>ci</strong>are dopo<br />

la guerra, con una particolare<br />

attenzione alle donne della comunità.<br />

Oggi Ctm altromercato<br />

importa dall’asso<strong>ci</strong>azione il caffè<br />

bio 100% arabica che utilizza per<br />

le miscele bio, bio deka, classica e<br />

per l’espresso bar in grani: il gusto<br />

della libertà contro ogni tipo<br />

di sfruttamento. n<br />

Una ricchezza da tramandare<br />

Il Guatemala ha una ricchezza unica: è l’unico stato dell’America Centrale<br />

dove gli indios, discendenti dagli antichi Maya, rappresentano la maggioranza<br />

della popolazione, <strong>ci</strong>rca il 65%. Sono divisi in 22 etnie che hanno<br />

conservato cultura e tradizioni originali. Nel Paese, comunque, la lingua<br />

uffi<strong>ci</strong>ale rimane lo spagnolo e la religione più seguita è il cattolicesimo.<br />

Il Guatemala ha un’economia agricola povera, legata essenzialmente<br />

all’esportazione di caffè, banane, canna da zucchero, cotone, tabacco e<br />

cacao. Granturco, riso e fagioli sono coltivati per consumo interno. Per la<br />

bellezza del paesaggio, le vestigia storiche e la cultura indigena, fin dagli<br />

anni Settanta, il Guatemala ha attirato turisti e viaggiatori. Purtroppo<br />

però lo sviluppo di questo settore è sempre stato ostacolato dalle insuffi<strong>ci</strong>enti<br />

condizioni di sicurezza interna. Infatti fin dall’indipendenza nel<br />

1821 la politica è stata caratterizzata da una continua rivalità tra forze di<br />

destra e di sinistra, fino a sfo<strong>ci</strong>are nella lunga e cruenta guerra <strong>ci</strong>vile di cui<br />

abbiamo raccontato. Innumerevoli furono le violazioni dei diritti umani e<br />

le popolazioni indigene in particolare ne furono colpite. Nel 1996 furono<br />

firmati gli accordi di pace tra il governo e la guerriglia. Oggi il paese sta<br />

lottando per rendere la sua so<strong>ci</strong>età più giusta e inclusiva.


così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO 43<br />

Per la stessa ragione<br />

del viaggio, viaggiare<br />

Un viaggio tra passato e presente, tra storia e attualità, tra Messico e<br />

Guatemala, alla scoperta di paesi affas<strong>ci</strong>nanti e di tanti gruppi<br />

di produttori del commer<strong>ci</strong>o equosolidale.<br />

Il nostro punto di partenza è il<br />

Messico: di fronte alla maestosità<br />

dei templi e delle foreste<br />

che li <strong>ci</strong>rcondano la mente si perde<br />

a immaginare la vita del popolo<br />

Maya, i colori originali degli<br />

edifi<strong>ci</strong>, i sacerdoti della comunità<br />

nella celebrazione dei riti, le donne<br />

maestre nell’arte della tessitura<br />

e della preparazione del mais.<br />

Maya-uomini di mais: secondo la<br />

mitologia descritta nel Popol Vuh, il<br />

“libro della comunità”, gli uomini<br />

furono creati dagli antenati divini<br />

con le pannocchie di mais giallo e<br />

bianco. Di qui la sacralità di questo<br />

prodotto che <strong>ci</strong> accompagnerà<br />

per tutto il viaggio.<br />

Dopo aver immaginato la vita<br />

del passato <strong>ci</strong> ritroviamo a Naha,<br />

insieme a Lacanà una delle ultime<br />

comunità in cui i <strong>ci</strong>rca 500<br />

lacandoni che vivevano dispersi<br />

nella foresta si sono raccolti per<br />

preservare le tradizioni del popolo<br />

Maya. Condividiamo con loro<br />

due giornate con una guida d’ec-<br />

cezione, Victor, 10 anni, che <strong>ci</strong><br />

porta alla scoperta della laguna di<br />

Naha, e <strong>ci</strong> ritroviamo a vivere un<br />

rito tradizionale nella Casa degli<br />

Dei, la capanna-tempio luogo di<br />

culto del villaggio. La sera siamo<br />

a cena nella casa di una famiglia<br />

della comunità: in un’atmosfera<br />

di calore condividiamo tortillas,<br />

fagioli, guacamole e racconti. Il<br />

giorno dopo visitiamo la nostra<br />

prima milpa, un appezzamento di<br />

terreno strappato alla foresta attraverso<br />

il fuoco, che rappresenta<br />

un esempio unico di biodiversità,<br />

in cui vengono coltivate almeno<br />

tre spe<strong>ci</strong>e di vegetali – di norma<br />

mais, fagioli e zucche – ma spesso<br />

molte di più. Prima di trasferir<strong>ci</strong> in<br />

Guatemala fac<strong>ci</strong>amo tappa anche<br />

nell’altro villaggio dei lacandoni,<br />

Lacanà, ma giunge presto il momento<br />

di salutare il Messico: attraversiamo<br />

il Rio Usuma<strong>ci</strong>nta in<br />

lan<strong>ci</strong>a e veniamo accolti dai nostri<br />

ami<strong>ci</strong> guatemaltechi di Aj Quen:<br />

conos<strong>ci</strong>amo Victor, Marvin e<br />

Adolfo che saranno nostri ac-<br />

compagnatori, autisti, compagni<br />

di viaggio in Guatemala.<br />

Il nostro impatto con il Guatemala<br />

parte da un sito Maya di<br />

straordinaria bellezza: Tikal, immerso<br />

nella foresta come tutti<br />

gli altri siti Maya che abbiamo<br />

visitato in Messico. Non c’è differenza<br />

di paesaggio in questa<br />

parte di Guatemala dal <strong>Chi</strong>apas<br />

appena las<strong>ci</strong>ato. La ceiba, albero<br />

di dimensioni impressionanti<br />

sacro per il popolo Maya e uno<br />

dei sette simboli del Guatemala,<br />

e i pali mulati, alberi altissimi<br />

e dal fusto lu<strong>ci</strong>do e rossastro, <strong>ci</strong><br />

accolgono nel parco di Tikal dove<br />

alloggiamo. Qui chiudiamo il nostro<br />

percorso nella storia e <strong>ci</strong> addentriamo<br />

nel Guatemala odierno,<br />

nella quotidianità degli indios<br />

di oggi fatta di mercati, tessuti,<br />

mais, caffè. Inizia il viaggio presso i<br />

produttori di commer<strong>ci</strong>o equo e<br />

solidale, nostri partner in questo<br />

tentativo di cambiare le regole<br />

del gioco economico mondiale.<br />

di Claudio Brigadoi, Michela Burattini, Luca Sarnacchiaro<br />

foto apertura: <strong>ci</strong>elo messicano (Flickr cc Oliver Alex)


così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

44 IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO<br />

Il viaggio in auto dura quasi due<br />

giorni: da Tikal <strong>ci</strong> spostiamo verso<br />

sud, attraversiamo una regione<br />

pianeggiante per poi addentrar<strong>ci</strong><br />

nel montuoso dipartimento Alta<br />

Verapaz dove <strong>ci</strong> fermiamo a Coban,<br />

centro famoso anche per le<br />

sue splendide orchidee: la rara<br />

monja blanca è un altro dei sette<br />

simboli del Guatemala. L’indomani<br />

attraversiamo <strong>ci</strong>ttà del Guatemala.<br />

Anche solo con uno sguardo<br />

rapido <strong>ci</strong> rendiamo conto di alcuni<br />

aspetti della grande <strong>ci</strong>ttà: bambini<br />

di strada ai semafori, periferie<br />

foto1: lago Atitlan, Guatemala (di Rossella Franchi)<br />

1<br />

piene di baracche, case di benestanti<br />

<strong>ci</strong>rcondate da alte mura o<br />

filo spinato, traffico intenso, <strong>ci</strong>elo<br />

tendente al grigio. La nostra meta,<br />

però, è il dipartimento di <strong>Chi</strong>maltenango,<br />

sugli altipiani a 1700 metri<br />

di altitudine. Qui c’è la sede di<br />

Aj Quen. Veniamo subito invitati<br />

a visitare la tienda per la vendita<br />

diretta al pubblico che è di nuova<br />

costruzione e una struttura di accoglienza<br />

che dispone di diverse<br />

camere e una cu<strong>ci</strong>na comune.<br />

Aj Quen, che in lingua maya kaqchiquel<br />

significa “il tessitore”, ha<br />

festeggiato nel 2009 il suo ventennale.<br />

È un’organizzazione che<br />

conta oltre 26 gruppi di base per<br />

un totale di oltre 800 artigiani,<br />

anzi artigiane in quanto il 90%<br />

degli aderenti sono donne spesso<br />

rimaste vedove a causa delle<br />

violenze del regime nei 30 anni<br />

di guerra <strong>ci</strong>vile. I gruppi di base<br />

sono dislocati in vari dipartimenti<br />

dall’Alta Verapaz, a <strong>Chi</strong>castenango<br />

e a Sololà. Aj Quen ha come<br />

obiettivo prin<strong>ci</strong>pale l’inclusione<br />

economica e so<strong>ci</strong>ale dei gruppi di<br />

artigiani e artigiane. Offre formazione<br />

tecnica e strumenti di lavoro<br />

adeguati, formazione culturale,<br />

interculturale ed ecologista.<br />

La sera stessa, dopo aver visitato<br />

una comunità di donne che<br />

collaborano con Aj Quen, <strong>ci</strong> trasferiamo<br />

a <strong>Chi</strong>chicastenango e<br />

visitiamo il famoso mercato di<br />

<strong>Chi</strong>chi: un mare di tessuti colorati<br />

che <strong>ci</strong> aspettano e non possiamo<br />

esimer<strong>ci</strong> dal comprare, comprare,<br />

comprare. Le strade sono attra-<br />

versate anche da una processione<br />

in cui, assieme alle immagini<br />

sacre portate in spalla dagli uomini,<br />

sfilano gruppi di donne e<br />

di uomini con abiti tradizionali,<br />

esplodono petardi che sembrano<br />

bombe e sfila persino una<br />

marimba, strumento musicale di<br />

grandi dimensioni che può essere<br />

suonato anche da 6 persone<br />

contemporaneamente: è il terzo<br />

simbolo del Guatemala che incro<strong>ci</strong>amo<br />

sul nostro cammino.<br />

Nel pomeriggio <strong>ci</strong> trasferiamo a<br />

Chajul nel dipartimento del Quichè,<br />

in montagna. Siamo a 2000<br />

metri di altitudine, dove viene<br />

coltivato il famoso caffè guatemalteco.<br />

Qui abbiamo appuntamento<br />

con Miguel dell’asso<strong>ci</strong>azione chajulense<br />

Va’l Vaq Quyol (ne parliamo<br />

nell’articolo precedente).<br />

Veniamo accompagnati a visitare<br />

un produttore e scopriamo tutto<br />

il percorso del caffè dalla pianta<br />

con i suoi frutti rossi al cosiddetto<br />

“oro”, il chicco da esportazione.<br />

Visitiamo anche il centro di trasformazione<br />

e in questo contesto<br />

sembra di fare un salto nel tempo:<br />

fuori muli e persone che trainano<br />

carichi di ogni tipo, dentro moderni<br />

macchinari per la pulizia, la selezione,<br />

l’analisi del chicco di caffè.<br />

Tutto il percorso del caffè il lavoro<br />

è svolto da uomini, dalla terra fino<br />

alla gestione dei macchinari, ma<br />

nell’ultima fase, prima della preparazione<br />

del sacco per l’esportazione,<br />

il processo manuale di verifica<br />

della qualità del chicco è svolto da<br />

gruppi di donne: sono loro che garantiscono<br />

la qualità finale.


Il giorno dopo siamo in visita<br />

a Quetzaltenango per assistere<br />

alla produzione del vetro di<br />

Copavic. Dentro il laboratorio<br />

sembra di essere alle vetrerie<br />

di Murano, con la differenza sostanziale<br />

che a Murano si producono<br />

pezzi artisti<strong>ci</strong> e quindi<br />

ognuno diverso dall’altro per<br />

definizione... qui invece si producono<br />

ad arte, ossia uno ad<br />

uno in maniera del tutto artigianale,<br />

serie di bicchieri, bicchierini,<br />

brocche, lampade, vasi di uso<br />

comune e quotidiano. Quante<br />

volte in Bottega abbiamo sentito<br />

commenti sull’imperfezione<br />

del servizio di bicchieri? Sono<br />

pezzi artisti<strong>ci</strong> – dovremmo rispondere<br />

– e in quanto tali, uni<strong>ci</strong>.<br />

Copavic è una organizzazione<br />

nata nel 1975 dall’iniziativa di<br />

un gruppo di artigiani del vetro<br />

che lavoravano per un’azienda<br />

di proprietà estera in cui erano<br />

vessati e mal pagati. De<strong>ci</strong>sero<br />

così di fondare la cooperativa<br />

e di diventare imprenditori di<br />

se stessi. Per molti anni fu una<br />

sfida diffi<strong>ci</strong>le, in particolare per<br />

la difficoltà di trovare distributori<br />

onesti per i prodotti. Nel<br />

1989 iniziò la collaborazione<br />

con il commer<strong>ci</strong>o equo e la loro<br />

attività decollò. L’organizzazione<br />

ha anche una forte valenza<br />

ecologista e so<strong>ci</strong>ale perché lavora<br />

solo vetro proveniente dal<br />

ri<strong>ci</strong>claggio e reinveste parte del<br />

suo utile in progetti mirati al miglioramento<br />

delle condizioni di<br />

vita della popolazione di Cantel,<br />

sede della cooperativa.<br />

Il nostro viaggio prosegue sulle<br />

così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO 45<br />

2<br />

rive del lago Atitlan e poi con<br />

la visita a un centro di produzione<br />

di tessili di Aj Quen sulla<br />

Panamericana dove per la prima<br />

volta abbiamo modo di vedere<br />

i grandi telai all’opera (fino ad<br />

ora abbiamo visto solo telai a<br />

<strong>ci</strong>ntura). Ci torna alla mente la<br />

scritta vista nella tienda di Aj<br />

Quen qualche giorno prima:<br />

Todo comienza con el hilo... las<br />

artesanas hacen su magia... fabricando<br />

lienzos que nos unes mas<br />

(Tutto inizia con il filo. Le artigiane<br />

fanno le loro magie, creando<br />

tele che <strong>ci</strong> uniscono di più).<br />

Manca poco al nostro ritorno,<br />

il tempo di scoprire Antigua,<br />

un gioiello coloniale di rara<br />

bellezza, dichiarata dall’Unesco<br />

Patrimonio dell’Umanità, e qui<br />

concludiamo che se il governo<br />

dovesse scegliere negli anni<br />

futuri un ottavo simbolo del<br />

Guatemala (dopo la bandiera,<br />

l’inno nazionale, il giuramento<br />

alla bandiera, il quetzal e i già<br />

incontrati ceiba, monja blanca<br />

e marimba) dovrebbe adottare<br />

il mercato, così splendido, vivo<br />

e colorato. Le ultime ore sono<br />

scandite da una cena e da tante<br />

canzoni intorno al fuoco con<br />

gli ami<strong>ci</strong> di Aj Quen, dai saluti<br />

e dalla sensazione di distacco<br />

imminente. Torniamo a casa e<br />

pensiamo che, come scrisse<br />

Dino Basili, “Il viaggio perfetto è<br />

<strong>ci</strong>rcolare: la gioia della partenza,<br />

la gioia del ritorno”. Insomma, il<br />

tempo è <strong>ci</strong>clico, proprio come<br />

pensavano i Maya. n<br />

foto 2: il villaggio di Chajul, Guatemala (di Leone De Vita)


46<br />

così lontano così vi<strong>ci</strong>no<br />

IN DIRETTA DAL SUD DEL MONDO<br />

Biodiversità è vita<br />

I problemi ambientali sono spesso sottovalutati. Dall’India, la<br />

testimonianza importante di chi lotta per tornare a un’agricoltura più<br />

vi<strong>ci</strong>na ai ritmi tradizionali e alle esigenze delle persone.<br />

Tomy Vadakkancheril è<br />

fondatore e direttore di<br />

Elements, una compagnia<br />

privata che opera nel sudovest<br />

dello stato del Kerala, in<br />

India, nel rispetto dei criteri del<br />

commer<strong>ci</strong>o equosolidale. Ctm altromercato<br />

acquista da Elements<br />

il caffè coltivato dagli agricoltori<br />

asso<strong>ci</strong>ati a Fair Trade Alliance of<br />

Kerala (Ftak). Abbiamo parlato<br />

con lui di commer<strong>ci</strong>o equo e biodiversità.<br />

D − Qual è l’impegno di Elements<br />

e Ftak verso l’ambiente?<br />

R − Il Kerala è una zona molto<br />

verde, tanto che il viaggiatore che<br />

attraversa l’India può essere tratto<br />

in inganno e pensare che in questa<br />

regione non <strong>ci</strong> siano problemi<br />

ambientali. In realtà, invece, negli ultimi<br />

anni, le tradizioni agricole millenarie<br />

sono state stravolte. Prima,<br />

infatti, ogni contadino coltivava diversi<br />

tipi di prodotti sul suo campo,<br />

in parte per la sua sussistenza e in<br />

parte da vendere al mercato. Oggi,<br />

invece, questa varietà di spe<strong>ci</strong>e<br />

viene sempre più spesso abbandonata<br />

a favore della monocultura<br />

per l’esportazione. È una deriva<br />

di Ilaria Favè<br />

foto apertura: spiga di riso, Green Net, Thailandia (di Rudi Dalvai)<br />

foto 1: Tomy Vadakkancheril (di Giorgio Scandiuzzo)<br />

pericolosa, che noi vogliamo frenare,<br />

questa è la grande sfida ambientale<br />

per Elements e Ftak. Tutti<br />

i membri della Fair Trade Alliance<br />

del Kerala usano metodi biologi<strong>ci</strong>,<br />

migliorando la qualità dell’ambiente.<br />

Il caffè robusta, ad esempio,<br />

viene coltivato “in foresta”, <strong>ci</strong>oè<br />

all’ombra di un grandissimo numero<br />

di piante ad alto fusto. Acquistare<br />

questo caffè a un prezzo equo<br />

significa garantire una vita dignitosa<br />

agli agricoltori e la sopravvivenza di<br />

tutte queste piante, quindi tutelare<br />

la biodiversità e impedire che la<br />

foresta venga abbattuta e sostituita<br />

con una monocultura. I nostri agricoltori<br />

provengono dalla riserva di<br />

biosfera della Nilgiri Forest, che è<br />

uno dei die<strong>ci</strong> hotspot (zone di alta<br />

concentrazione della biodiversità<br />

minac<strong>ci</strong>ate) del pianeta, dichiarata<br />

Patrimonio dell’Umanità per la<br />

flora e la fauna senza uguali. È importante<br />

proteggerla non solo per<br />

le comunità e gli agricoltori che la<br />

vivono, ma per l’umanità intera<br />

D − Secondo te qual è l’importanza<br />

della biodiversità?<br />

R − La biodiversità non è un capric<strong>ci</strong>o<br />

ecologista, è una questione<br />

di sopravvivenza. Questo concetto<br />

spesso non è compreso. Facendo<br />

l’esempio della deforestazione,<br />

questo fenomeno non è dovuto<br />

solo al commer<strong>ci</strong>o illegale di legname<br />

pregiato, è dovuto anche al<br />

fatto che la popolazione è povera<br />

e si deve procac<strong>ci</strong>are legna da ardere<br />

perché non può permettersi<br />

il combustibile. Tornare all’agricoltura<br />

tradizionale – a quello che<br />

io chiamo “home state farming”<br />

– che permette ai contadini di vivere<br />

dignitosamente e protegge<br />

l’ambiente, e acquistare il caffè del<br />

commer<strong>ci</strong>o equosolidale coltivato<br />

con metodi naturali nella Nilgiri<br />

Forest significa dare un contributo<br />

significativo al progresso so<strong>ci</strong>ale<br />

della nostra regione. La biodiversità<br />

è vita, ricordiamocelo sempre. n<br />

1


così lontano, così vi<strong>ci</strong>no<br />

Circolare Ctm<br />

Periodico di informazione distribuito nelle Botteghe del Mondo<br />

2010 – 2<br />

Realizzazione editoriale e impaginazione<br />

Sagoma srl, Vimercate (MI) – www.sagoma.com<br />

Caporedattore<br />

Ilaria Favè<br />

In redazione<br />

Laura M. Bosisio, Daniele Acrodi, Stefano Loderi<br />

Art Director<br />

Stefano Longoni<br />

Con la collaborazione di<br />

Maria Moretti, Luca Palagi, Andrea Desto, Veronica Zuccolin, Cinzia Capuzzo,<br />

Valentina Pontorno, Claudio Brigadoi, Michela Burattini, Luca Sarnacchiaro,<br />

Elisa Salvi, Valeria Calamaro, Elisa Damoli, Diego Parassole, Gianluca Diegoli<br />

Immagini ambientate di prodotto<br />

Elena Tezza e Luca Morandini. Archivio Ctm altromercato<br />

Copertina: caffè di Cecocafen, Nicaragua (di Luca Palagi)<br />

Seconda di copertina: caffè di U<strong>ci</strong>ri, Messico (di Elisa Damoli)<br />

Foto editoriale: flores de caña, i fiori della canna da zucchero, Costa Rica (di Maria Moretti)<br />

Stampa<br />

Publistampa Arti Grafiche, Pergine Valsugana (TN)<br />

Proprietario ed editore<br />

Consorzio Ctm altromercato scarl<br />

via Fran<strong>ci</strong>a 1/c 37135 Verona (VR)<br />

info@altromercato.it<br />

www.altromercato.it<br />

Direttore responsabile<br />

Giulia Sitton<br />

Autorizzazione del Tribunale di Bolzano<br />

n. 3/98 del 19 marzo 1998<br />

Circolare Ctm è non profit e no copyright

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!