1-Piano Faunistico Venatorio completo - Provincia di Catanzaro

Amministrazione Provinciale di Catanzaro
Assessorato Caccia e Pesca
Piano Faunistico-Venatorio
A cura dell’Assessorato Caccia della Provincia di Catanzaro –
Coordinatore: Ing. Francesco Felicetta Collaboratori: Ing. Tatiana Perri Statistica
Arch.. Francesco Tinello Cartografie
Arch. Salvino Ionà Cartografie
D.ssa Cinzia Avona Grafica
Aggiornamento Gennaio 2011

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
INDICE
1. DISPOSIZIONI GENERALI pag. 5
1.1 Quadro normativo di riferimento pag. 7
1.2 Indicazioni per la predisposizione dello studio d’incidenza pag. 17
1.3 Indicazioni sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS) pag. 18
2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 Assetto territoriale
2.1.1 Caratterizzazione territoriale pag. 20
2.1.2 Aree protette istituite ai sensi della legge n. 394/91 pag. 34
2.1.2.1 La Rete Ecologica Europea “Natura 2000”, SIC, ZSC e
ZPS ricadenti nel territorio della Provincia di Catanzaro pag. 39
2.1.3 Istituti faunistici istituiti ai sensi della legge n. 157/92:
distribuzione, caratteristiche e problematiche pag. 46
2.1.4 Miglioramenti ambientali realizzati pag. 49
2.1.5 Centri di recupero per la Fauna Selvatica autorizzati pag. 49
2.1.6 Centri di allevamento autorizzati pag. 51
2.2. Assetto faunistico
2.2.1.1 Situazione generale: peculiarità e problematiche pag. 52
2.2.1.2 Quadro conoscitivo delle specie presenti in ambito
Provinciale pag. 53
2.2.1.3 Direttrici di migrazione dell’avifauna pag. 57
2.2.1.4 Valichi montani interessati dalle rotte di migrazione pag. 59
2.2.1.5 Principali problematiche relative alla gestione
dell'avifauna migratoria pag. 60
2.2.1.6 Check-list degli Uccelli pag. 61
2.2.1.7 Check-list dei Mammiferi pag. 65
2.2.1.8 Abbondanza e distribuzione dei Mammiferi
in ambito provinciale pag. 68
2.2.2 Quadro conoscitivo delle specie di prevalente interesse
naturalistico, conservazionistico e venatorio presenti
in ambito provinciale pag. 69
2.2.2.1 Specie di prevalente interesse gestionale:
distribuzione, status e problematiche pag. 87
2.2.2.2 Misure di tutela in atto per la fauna selvatica pag. 112
2.2.2.3 Specie animali e vegetali ricadenti in liste di attenzione pag. 113
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2.3 Assetto sociale
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.3.1 Caratterizzazione della popolazione venatoria pag. 134
2.3.2 Vigilanza venatoria pag. 141
2.3.3 Danni registrati, interventi di prevenzione dei danni,
attività di controllo della fauna selvatica pag. 143
2.4 Risultati e considerazioni sulle strategie gestionali previste
dal precedente Piano Faunistico pag. 145
3. PIANIFICAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA
3.1 Obiettivi generali di pianificazione pag. 147
3.2 Definizione della Superficie Agro-Silvo-Pastorale pag. 149
3.3 Individuazione dei Comprensori Omogenei pag. 152
3.4 Ripartizione e localizzazione degli istituti per la
gestione faunistico – venatoria pag. 168
3.5 Individuazione della Superficie Agro-Silvo-Pastorale
per la determinazione degli indici di densità venatoria pag. 174
3.6 La fauna selvatica: definizione degli obiettivi e
pianificazione delle attività gestionali pag. 190
3.7 Gli Istituti di protezione e gestione: vocazione
faunistica e pianificazione delle attività gestionali pag. 204
3.7.1 Aree protette nazionali e regionali pag. 204
3.7.2 Siti Rete Natura 2000 (SIC, ZPS, SIN, SIR) pag. 208
3.7.3 Oasi di protezione pag. 216
3.7.4 Zone di protezione lungo le rotte di migrazione pag. 216
3.7.5 Zone di Ripopolamento e Cattura pag. 217
3.7.6 Centri Pubblici di produzione della fauna selvatica pag. 218
3.7.7 Centri Privati di riproduzione della fauna selvatica pag. 219
3.7.8 Aziende faunistico-venatorie pag. 220
3.7.9 Aziende agro-turistico-venatorie pag. 221
3.7.10 Zone addestramento cani e gare cinofile pag. 221
3.7.11 Ambiti Territoriali di Caccia pag. 222
3.7.11.1 Residenza venatoria pag. 224
3.7.11.2 Mobilità tra ambiti pag. 227
3.7.11.3 Ripartizione percentuale della aree pag. 233
3.8 Identificazione delle zone in cui sono collocabili
gli appostamenti fissi pag. 236
3.8.1 Considerazioni sugli appostamenti fissi pag. 237
3.9 Danni da fauna selvatica, prevenzione, attività di controllo
e criteri per l’erogazione dei risarcimenti pag. 239
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.10 Banche dati faunistiche pag. 252
3.10.1 Censimenti pag. 259
3.10.2 Modalità di censimento degli uccelli pag. 264
3.10.3 Modalità di censimento dei mammiferi pag. 266
3.10.4 Controllo delle specie “opportuniste” pag. 267
3.10.5 gestione dei dati pag. 270
3.11 Piano degli interventi di miglioramento ambientale
e criteri per la corresponsione degli incentivi pag. 273
3.12 Interventi all’inerno della perimetrazione delle aree a
Rischio PAI pag. 312
3.13 Piani di immissione di fauna selvatica pag. 313
3.14 Analisi del prelievo venatorio pag. 340
3.15 Obiettivi della Vigilanza Venatoria pag. 341
4. Regolamenti
4.1 Introduzione pag. 346
Regolamento n. 1: Norme per la regolamentazione delle
catture e degli inanellamenti a scopo scientifico pag. 347
Regolamento n. 2: Regolamento per la corresponsione
degli incentivi per miglioramenti ambientali e del
risarcimento dei danni provocati dalla fauna selvatica
oggetto di prelievo venatorio pag. 350
Regolamento n. 3: Regolamento per il coordinamento
delle GG.VV. volontarie appartenenti alle associazioni
venatorie, agricole e di protezione ambientale pag. 358
Regolamento n. 4: Regolamento per il controllo attraverso
il prelievo venatorio delle specie opportuniste appartenenti
alle specie cacciabili pag. 361
Regolamento n. 5: Norme per la regolamentazione
dell’attività venatoria sugli ungulati pag. 364
Regolamento n. 6: Norme per la regolamentazione
degli appostamenti a scopo venatorio pag. 370
Regolamento n. 7: Norme per la costituzione e gestione
delle zone di addestramento cani pag. 375
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Regolamento n. 8: Norme per la costituzione e la
gestione delle oasi di protezione pag. 380
Regolamento n. 9: Norme per la costituzione e
la gestione delle zone di ripopolamento e cattura pag. 383
Regolamento n. 10: Norme per la regolamentazione
dell’attività venatoria sui cinghiali pag. 387
Regolamento n. 11: Norme per la regolamentazione
delle catture per cessione a fini di richiamo pag. 397
5. Cartografia
5.1 Introduzione pag. 400
Tav. 1 Confini ATC e Confini comunali pag. 401
Tav. 2 Aree urbanizzate pag. 402
Tav. 3 Carta generale delle vocazioni faunistiche pag. 403
Tav. 4 Cartografia di massima dell’uso dei suoli pag. 404
Tav. 5 Carta delle aree vincolate pag. 405
BIBLIOGRAFIA pag. 406
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1. DISPOSIZIONI GENERALI
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La Provincia di Catanzaro, nell'osservanza delle Direttive Comunitarie in materia
di tutela dell'Ambiente e della Fauna Selvatica, delle normative nazionali ed in
particolare della Legge 157/92, nonché delle disposizioni regionali vigenti ed in
particolare della L.R. 9/96, predispone e attua la pianificazione faunistico-venatoria in
conformità al documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la
pianificazione faunistico-venatoria elaborato dall'ISPRA (Legge 157/92, art. 10,
comma 11).
Il Piano faunistico-venatorio provinciale rappresenta uno strumento di
pianificazione settoriale e che deve raccordarsi con gli altri strumenti provinciali di
pianificazione laddove questi interessino tematiche che riguardino direttamente o
influiscano sulla gestione faunistica o che da questa possano essere influenzati.
La predisposizione delle proposte di Piano provinciale avviene a norma dei
seguenti orientamenti:
- tutto il territorio agro-silvo-pastorale è soggetto a pianificazione faunistico-
venatoria e può essere destinato a protezione faunistica, ovvero a gestione privata o
a gestione programmata della caccia;
- la pianificazione faunistica è riferita a comprensori aventi caratteristiche
ambientali omogenee;
- la pianificazione faunistica deve tendere al mantenimento e/o conseguimento
delle densità ottimali ovvero di un buono stato di conservazione per le specie o gruppi
di specie di interesse gestionale e conservazionistico;
- la pianificazione faunistica provinciale deve individuare le attività gestionali
necessarie al raggiungimento dell'obiettivo di cui al punto precedente;
- le presenze faunistiche sono promosse prioritariamente mediante la tutela, la
conservazione o il ripristino degli ambienti;
- il prelievo venatorio deve essere programmato dai rispettivi istituti di gestione
in attuazione del piano faunistico-venatorio provinciale e in funzione delle finalità
perseguite in ciascun comprensorio omogeneo, nel rispetto delle norme previste per
la definizione del Calendario venatorio regionale.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
- I Piani faunistico-venatori provinciali, elaborati sulla base delle indicazioni
contenute nei presenti indirizzi regionali, entrano a far parte integrante del Piano
faunistico-venatorio regionale di coordinamento.
- Con il Piano faunistico-venatorio la Provincia di Catanzaro individua gli
obiettivi gestionali della politica faunistica, indirizza e pianifica gli interventi gestionali
necessari per il raggiungimento di tali obiettivi e provvede all'individuazione dei
territori idonei alla destinazione dei diversi Istituti faunistici. I contenuti del Piano
faunistico provinciale vengono recepiti negli strumenti gestionali dei soggetti che a
diverso titolo sono responsabili della gestione faunistica per i territori di propria
competenza: Ambiti Territoriali di Caccia, Aziende Venatorie, Zone per l'adde-
stramento e per le gare cinofile, Centri Pubblici e Privati di riproduzione della fauna
selvatica allo stato naturale.
E' inoltre significativo che il piano faunistico-venatorio provinciale preveda
specifiche le modalità di collaborazione e di sostegno del volontariato; una buona
gestione ed un armonico equilibrio ambientale deve contemplare anche ambiti di
fattivo cointeressamento e coinvolgimento costruttivo del mondo venatorio nella
gestione faunistico-venatoria, così come per contrastare eventi contingenti (es.
incendi) od emergenze particolari.
Il piano provinciale di durata quinquennale è attuato dalla Provincia con
programmi annuali di intervento.
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1.1. Quadro normativo di riferimento
Disposizioni internazionali
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La disciplina nazionale in materia di conservazione e tutela della fauna selvatica
persegue gli scopi definiti a livello comunitario ed internazionale attraverso numerosi
trattati e convenzioni che, nel corso del tempo, hanno voluto sancire la necessità di
coordinare a livello globale gli sforzi in tal senso. Si elencano di seguito le disposizioni
più rilevanti in relazione alla specifica competenza del piano Faunistico Venatorio.
Convenzione di Parigi (18 ottobre 1950) per la conservazione degli uccelli.
Convenzione di Ramsar (2 febbraio 1971) sulle zone umide di importanza
internazionale.
Convenzione di Bonn (23 giugno 1979). La Convenzione di Bonn riguarda la
conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica. Essa è stata
firmata nel 1979 ed adottata dall’Unione Europea nel 1982. Obiettivo della
Convenzione è la realizzazione di azioni internazionali per la conservazione delle
specie migratrici, attraverso il mantenimento degli habitat e dei siti di sosta,
riproduzione, svernamento. Finalità della direttiva è quella di assicurare uno stato di
conservazione favorevole delle specie migratrici, tenendo conto delle dinamiche di
popolazione, consistenza, area di distribuzione e conservazione degli habitat idonei
L’allegato 1 riporta le specie da sottoporre ad assoluta tutela, mentre l’allegato 2
riporta le specie che necessitano, per il perseguimento di una efficace attuazione
della Convenzione, la stipula di accordi tra diversi stati interessati dagli spostamenti
delle specie ornitiche.
Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell’Africa-
Eurasia (African-Eurasian Waterbird Agreement - AEWA), a cui l'Italia ha aderito con
legge n. 66 del 6.2.06, stipulato nell'ambito della Convenzione di Bonn (comporta la
necessità per gli Stati firmatari di attuare una serie di azioni per la tutela degli uccelli
acquatici migratori, ivi comprese alcune misure volte a garantire la sostenibilità del
prelievo venatorio. In particolare, viene richiesto l’utilizzo di cartucce atossiche, la
raccolta di informazioni sui carnieri effettuati ed il controllo del bracconaggio.
Convenzione internazionale di Berna (19 settembre 1979) sulla conservazione
della vita selvatica e dell’ambiente naturale. É stata adottata nel 1979 ed è stata
ratificata dal nostro paese nel 1981, con la Legge n. 503. Obiettivo della Convenzione
di Berna è la conservazione della flora e della fauna selvatiche e dei loro habitat
naturali, con particolare riferimento alle specie minacciate di estinzione e vulnerabili.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tra gli allegati della Convenzione sono presenti due liste di specie animali:
l’allegato 2 delle specie strettamente protette (comprendente tutte le specie delle quali
è vietata qualsiasi forma di gestione o sfruttamento); l’allegato 3 delle specie protette
(comprendente tutte le specie per le quali è possibile attuare forme di gestione e
sfruttamento compatibile col la loro conservazione).
Gli elenchi delle specie protette riportati negli allegati sono oggi in gran parte
superati da quelli di successive Direttive CEE.
Convenzione di Rio de Janeiro ( 5 giugno 1992) La Convenzione di Rio de
Janeiro del 1992 o convenzione sulla diversità biologica è stata ratificata in Italia con
la legge 124/94. La convenzione prevede la conservazione della diversità biologica
attraverso l’elaborazione, da parte di tutte le nazioni coinvolte, di un Piano di
attuazione che individui e tenga costantemente monitorato il patrimonio locale di
diversità biologica anche attraverso la costituzione di un osservatorio nazionale di
informazione. Lo scopo è quello individuare i componenti della diversità biologica che
hanno rilevanza ai fini della conservazione e dell’uso durevole degli stessi onde
permettere una ripartizione equa dei benefici derivanti da una utilizzazione razionale.
L’annesso 1 alla convenzione individua quali componenti gli ecosistemi e gli
habitat contenenti un’elevata biodiversità oltre che specie endemiche o specie
migratorie, ma contempla anche alcune specie e comunità oltre che tipi di genomi e
geni di importanza sociale, scientifica o economica.
Convenzione di Washington CITES 3 marzo 1973 “Regolamentazione
commercio specie minacciate di estinzione”.
La normativa comunitaria
Direttiva 79/409/CEE (“Uccelli”) concernente la conservazione degli uccelli selvatici,
così come codificata( 1 ) dalla Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del
1
Direttive abrogate: 79/409/CEE del Consiglio (GU L 103 del 25.4.1979, pag. 1).Atto di adesione del 1979,
allegato I, punto XIII.1.F (GU L 291 del 19.11.1979, pag. 111).Direttiva 81/854/CEE del Consiglio (GU L 319
del 7.11.1981, pag. 3). Direttiva 85/411/CEE della Commissione (GU L 233 del 30.8.1985, pag. 33). Atto di
adesione del 1985, allegato I, punto X.1.h) e X.6 (GU L 302 del 15.11.1985, pag. 218).Direttiva 86/122/CEE
del Consiglio (GU L 100 del 16.4.1986, pag. 22). Direttiva 91/244/CEE della Commissione (GU L 115
dell’8.5.1991, pag. 41). Direttiva 94/24/CE del Consiglio (GU L 164 del 30.6.1994, pag. 9). Atto di adesione
del 1994, allegato I, punto VIII.E.1 (GU C 241 del 29.8.1994, pag. 175). Direttiva 97/49/CE della
Commissione (GU L 223 del 13.8.1997, pag. 9). Regolamento (CE) n. 807/2003 del Consiglio (GU L 122 del
16.5.2003, pag. 36).limitatamente all’allegato III, punto 29 Atto di adesione del 2003, allegato II, punto 16.C.1
(GU L 236 del 23.9.2003, pag. 667). Direttiva 2006/105/CE del Consiglio (GU L 363 del 20.12.2006, pag.
368). limitatamente al riferimento fatto alla direttiva 79/409/CEE nell’articolo 1 e all’allegato, punto A.1
Direttiva 2008/102/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (GU L 323 del 3.12.2008, pag. 31).
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Consiglio del 30 novembre 2009. La Direttiva “Uccelli” riguarda la
conservazione degli uccelli selvatici. In essa sono previste azioni per la
conservazione di numerose specie di uccelli, indicate negli allegati della direttiva
stessa, e l’individuazione da parte degli Stati membri dell’Unione di aree da destinarsi
alla conservazione di talune specie, le cosiddette Zone di Protezione Speciale (ZPS).
Direttiva 2006/105/CE del 20 novembre 2006, che adegua le direttive
73/239/CEE, 74/557/CEE e 2002/83/CE in materia di ambiente, a motivo
dell'adesione della Bulgaria e della Romania.
Direttiva 92/43/CEE (“Habitat”) relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. La Direttiva 92/43/CEE
“Habitat” ha quale obiettivo quello della salvaguardia della biodiversità mediante la
conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel
territorio europeo. Questa Direttiva, recepita a livello nazionale dal d.p.r. 357/97,
prevede di adottare misure volte a garantire il mantenimento o il ripristino, in uno stato
di conservazione soddisfacente, degli habitat naturali e delle specie di interesse
comunitario.
Gli allegati della Direttiva riportano liste di habitat e specie animali e vegetali per le
quali si prevedono diverse azioni di conservazione e diversi gradi di tutela: l’allegato 1
contempla gli habitat naturali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione, l’allegato 2 le specie di interesse
comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di
conservazione; l’allegato 3 i criteri di selezione dei siti che presentano caratteristiche
idonee per essere designati zone
speciali di conservazione; l’allegato 4 le specie di interesse comunitario la cui
conservazione richiede una protezione rigorosa.
Le aree di maggiore importanza per la conservazione degli habitat, di cui
all’allegato Ie delle specie vegetali ed animali, di cui all’allegato II, sono proposti
all’Unione Europea come Siti di Interesse Comunitario (SIC). I SIC dovranno essere
valutati dalle competenti commissioni dell’Unione Europea per la successiva
designazione a Zone Speciali di Conservazione (ZSC) che, assieme alle ZPS,
costituiranno il sistema delle aree protette europee, la cosiddetta “Rete Natura 2000”.
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Direttiva 2001/42/2005 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 27 giugno
2007 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente (Valutazione Ambientale Strategiva).
Per come già riferito in premessa tale Valutazione ha l'obiettivo di garantire un
elevato livello di protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di
considerazioni ambientali durante il procedimento di adozione e di approvazione di
piani e programmi che possano avere effetti significativi sull'ambiente.
Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della direttiva 79/409/CEE sulla
conservazione degli uccelli selvatici – Febbraio 2008 – Commissione Europea;
Key concepts of article 7(4) of Directive 79/409/EEC on Period of Reproduction
and prenuptial Migration of huntable bird Species in the EU della Commissione
Europea 2001 (documento prodotto dal Comitato ORNIS)
http://ec.europa.eu/environment/nature/conservation/
wildbirds/hunting/docs/reprod_intro.pdfhttp://ec.europa.eu/environment/nature/conser
vation/wildbirds/hunting/
Guida all´interpretazione dell´articolo 6 della direttiva «Habitat» 92/43/CEE,
Commissione europea, 2000;
Contesto normativo nazionale
Decreto Legislativo 3 aprile 2006, n. 152 "Norme in materia ambientale" (G.U. n.
88 del 14 aprile 2006 – Supp. O. n. 96 e s.m.i. (“testo unico sull’ambiente”);
Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 "Ulteriori disposizioni correttive ed
integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia
ambientale", pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 - Suppl.
Ordinario n. 24;
D.P.R. 8 settembre 1997, n. 357 “Regolamento recante attuazione della direttiva
92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché
della flora e della fauna selvatiche”;
DPR 120/2003 del 12 Marzo 2003 “Regolamento recante modifiche ed
integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357,
concernente attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli
habitat naturali e seminaturali, nonche' della flora e della fauna selvatiche”;
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D.M. 3 aprile 2000 “Elenco delle zone di protezione speciale designate ai sensi
della direttiva 79/409/CEE e dei siti di importanza comunitaria proposti ai sensi della
direttiva 92/43/CEE (2) (3)” (G.U. 29 agosto 2000);
D.M. 3 settembre 2002 “Linee guida per la gestione dei Siti Rete Natura 2000”;
Decreto 25 marzo 2005 “Annullamento della deliberazione 2 dicembre 1996 del
Comitato per le aree naturali protette; gestione e misure di conservazione delle Zone
di protezione speciale (ZPS) e delle Zone speciali di conservazione (ZSC)” (GU n.
155 del 6-7-2005);
D.M. 25 marzo 2005 “Elenco dei proposti siti di importanza comunitaria per la
regione biogeografica mediterranea, ai sensi della direttiva n. 92/43/CEE” (G.U. n.
157 del 8 luglio 2005);
D.M. 5 luglio 2007 “Elenco delle Zone di Protezione Speciale, classificate ai sensi
della direttiva 79/409/CEE”;
D.M. 17 ottobre 2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di
conservazione relative a Zone Speciali di Conservazione e a Zone di Protezione
Speciale”.
D.M. 22 gennaio 2009 “Modifica del decreto 17 ottobre 2007, concernente i criteri
minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone Speciali
di Conservazione (ZSC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS)” (GU n. 33 del 10-2-
2009).
Legge 6 dicembre 1991, n.394 “Legge quadro sulle aree protette”, testo
coordinato, aggiornato al D.L. n. 262/2006 (GU n. 292 del 13-12-1991, S.O.);
Legge 11 febbraio 1992, n. 157 e s.m.i. “Norme per la protezione della fauna
selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio”. La protezione della fauna e l’attività
venatoria in Italia sono regolate dalla legge n. 157/92 “Norme per la protezione della
fauna omeoterma e per il prelievo venatorio” (così come modificata dal DPCM 22
novembre 1993, dal DPCM 21 marzo 1997, dal DL 23 ottobre 1993 n° 52 convertito in
legge n° 649 del 23 dicembre 1996, dalla L n° 39 de l 1 marzo 2002 e dalla L n° 221
del 3 ottobre 2002), che rappresenta la legge quadro di disciplina di tutta la materia
della caccia e tutela della fauna selvatica. La legge 157, che ha sostituito la legge n.
968 del 1977, nasce sulla scia del referendum del 1990 che proponeva l’abolizione
della caccia su tutto il territorio italiano e che, per mancanza del quorum, era stato
annullato.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il risultato è stato una legge che disciplina il prelievo venatorio di fauna selvatica
stabilendone le modalità e attribuendo nello specifico le competenze agli enti locali,
agli organi preposti alla tutela della fauna e definendo la loro autonomia in materia.
La Legge 157/92, anche a seguito della modifica apportata dalla Legge Comunitaria
2009 (Legge 4 giugno 2010, n. 96) pubblicata in Gazzetta Ufficiale 25 giugno 2010, n.
146, recepisce alcune importanti direttive comunitarie ed in particolare la Direttiva
“Uccelli” (Direttiva 2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio) del 30
novembre 2009. La stessa Legge attua anche la Convenzione di Parigi del 18
ottobre 1950, resa esecutiva con legge 24 novembre 1978, n. 812, e la Convenzione
di Berna del 19 settembre 1979, resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n. 503. La
legge 157, oltre a definire quali sono le specie che si possono cacciare e quelle che,
invece, sono assolutamente protette, ordina la materia fissando le modalità a cui si
devono attenere le Regioni nella stesura delle leggi regionali, dei calendari venatori,
dei piani faunistici e della pianificazione del territorio. La normativa regionale può
regolamentare la materia solo in maniera più restrittiva rispetto alle disposizioni della
legislazione nazionale. L’art. 9 della legge stabilisce che alle Province spettano le
funzioni amministrative in materia di caccia e di protezione della fauna secondo
quanto previsto dalla legge 8 agosto 1990 n. 142. Il divieto di attività venatoria nelle
aree protette è disciplinata dal combinato disposto delle leggi 157/92 e 394/91. In
particolare la legge 394/1991, agli articoli 11, comma 3, lett. a) e 22, comma 6,
sancisce il divieto di caccia nei parchi, rispettivamente nazionali e regionali. La
pianificazione, che deve riguardare tutto il territorio agro-silvo-pastorale nazionale non
ricadente nell’ambito di competenza della Legge n. 394/91, è finalizzata al
conseguimento delle densità ottimali di fauna selvatica, la cui conservazione è attuata
attraverso la riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del
prelievo venatorio. Per quanto riguarda le specie carnivore la conservazione è
assicurata attraverso il mantenimento delle effettive capacità riproduttive. II processo
di pianificazione coinvolge, a diverso livello, le regioni e le province chiamate,
ciascuna in ordine alle rispettive competenze, a dotarsi del rispettivo piano faunistico
- venatorio.
Documento orientativo sui criteri di omogeneità e congruenza per la
pianificazione faunistico-venatoria” (di cui alla legge 11 febbraio 1992 n. 157, art.
10, comma 11) -ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
- 12 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Quaderni di Conservazione della Natura (INFS, MATTM), tra i quali:
N. 2 - Mammiferi e uccelli esotici in Italia: analisi del fenomeno, impatto sulla
biodiversità e linee guida gestionali;
N. 3 - Linee guida per la gestione del Cinghiale (Sus scrofa) nelle aree protette;
N. 9 - Piano d'azione nazionale per la Lepre italica (Lepus corsicanus);
N. 13 - Piano d'azione nazionale per la conservazione del Lupo (Canis lupus);
N. 14 - Mammiferi d'Italia;
N. 16 - Uccelli d'Italia;
N. 18 - Atti del Convegno - La conoscenza botanica e zoologica in Italia: dagli
inventari al monitoraggio;
N. 19 - Linee guida per il monitoraggio dei Chirotteri: indicazioni metodologiche
per lo studio e la conservazione dei pipistrelli in Italia;
N. 21 - Uccelli d'Italia (Falconiformes, Galliformes);
N. 22 - Uccelli d'Italia (Gaviiformes, Podicipediformes, Procellariiformes,
Pelecaniformes, Ciconiiformes, Phoenicopteriformes, Anseriformes);
N. 23 - Piano d’azione nazionale per l’Anatra marmorizzata (Marmaronetta
angustirostris);
N. 24 - Piano d’azione nazionale per il Lanario (Falco biarmicus feldeggii);
N. 25 - Piano d’azione nazionale per la Moretta tabaccata (Aythya nyroca);
N. 26 - Piano d’azione nazionale per il Falco della Regina (Falco eleonorae);
N. 27 - Linee guida per l'immissione di specie faunistiche;
N. 28 - Linee guida per la conservazione dei Chirotteri nelle costruzioni antropiche
e la risoluzione degli aspetti conflittuali connessi.
Atlante della migrazione degli Uccelli in Italia (INFS, MATTM, 2009) -
http://www.isprambiente.it/site/it-IT/Pubblicazioni/Pubblicazioni_di_pregio/
Documenti/atlante_migrazione_ uccelli.html#Sommario
Contesto normativo regionale
Legge regionale 17 maggio 1996, n. 9 “Norme per la tutela e la gestione della
fauna selvatica e l'organizzazione del territorio ai fini della disciplina programmata
dell'esercizio venatorio” (BURC n. 52 del 22 maggio 1996). La Regione Calabria,
nell'osservanza dei principi e delle norme stabilite dalla legge 11 febbraio 1992, n.
157 di recepimento delle direttive 79/409/CEE del Consiglio del 2 aprile 1979,
85/411/CEE della Commissione del 25 luglio 1985e 91/244/CEE della Commissione
- 13 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
del 6 marzo 1991 della Convenzione di Parigi del 18 ottobre 1950 resa esecutiva con
legge 24 novembre 1978, n. 812 della Convenzione di Berna del 19 settembre 1979
resa esecutiva con legge 5 agosto 1981, n. 503, disciplina l'attività venatoria e tutela
la fauna selvatica con l’emanazione della Legge Regionale 17 maggio 1996, n. 9 per
come modificata con le LL.RR. 13 settembre 1999, n. 27, 2 maggio 2001, n. 7, 8
luglio 2002, n. 24, 14 luglio 2003, n. 10, 13 giugno 2008, n. 15 e 12 giugno 2009, n.
19.
La legge disciplina l'attività venatoria e tutela la fauna selvatica secondo metodi
di razionale programmazione delle forme di utilizzazione del territorio e di uso delle
risorse naturali, al fine della ricostituzione di più stabili equilibri negli ecosistemi.
Ai sensi della L.R. 9/96, la Regione disciplina la gestione faunistica ed il
raggiungimento e/o mantenimento dell'equilibrio faunistico ed ecologico sull'intero
territorio regionale.
L’ Art. 5 della L.R. 9/96, in particolare, stabilisce che:
1. Il territorio agro-silvo-pastorale regionale è soggetto a pianificazione faunistico-
venatoria finalizzata, per quanto attiene alle specie carnivore, alla conservazione delle
effettive capacita' riproduttive delle loro popolazioni e, per le altre specie, al
conseguimento delle densità ottimali ed alla loro conservazione, mediante la
riqualificazione delle risorse ambientali e la regolamentazione del prelievo venatorio.
2. La Giunta regionale attua la pianificazione di cui al comma 1 mediante il
coordinamento dei piani faunistici-venatori provinciali sulla base di criteri di cui
l'I.N.F.S. garantisce l'omogeneità e la congruità e nel rispetto delle seguenti
indicazioni:
a) destinare una quota massima del 26 per cento del territorio agro-silvopastorale
della Regione a protezione della fauna selvatica, comprendendo in essa tutte le aree
ove sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altre leggi o
disposizioni; 2
b) destinare una quota massima del 15 per cento del territorio agro-silvopastorale
provinciale ad ambiti privati di caccia, ivi compresi i centri privati di produzione della
fauna selvatica allo stato naturale, le zone di addestramento e allenamento dei cani e
per le zone per gare cinofile;
c) promuovere sul rimanente territorio agro-silvo-pastorale forme di gestione
programmata della caccia;
- 14 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
d) determinare criteri per la individuazione dei territori da destinare alla
costituzione di aziende faunistico-venatorie, di aziende agroturistico venatorie e di
centri privati di produzione della fauna selvatica allo stato naturale.
3. Il piano faunistico-venatorio regionale è predisposto dalla Giunta regionale
mediante il coordinamento dei piani faunistici-venatori provinciali. Il piano faunistico-
venatorio regionale è approvato dal Consiglio regionale su proposta della Giunta
regionale, sentita la Consulta Faunistica Venatoria Regionale.
4. Il piano faunistico-venatorio regionale ha durata quinquennale e può essere
aggiornato anche prima della scadenza su richiesta di una o più province se le
situazioni ambientali e faunistiche sulla base delle quali è stato elaborato subiscano
sensibili variazioni.
Per l'attuazione dei piani faunistico-venatori provinciali, le province della Regione
Calabria, previo il coinvolgimento delle associazioni venatorie riconosciute e quelle
agricole maggiormente rappresentative operanti nella Provincia, predispongono i piani
faunistici-venatori che devono essere approvati dal Consiglio provinciale e che, in
attuazione degli indirizzi di legge, devono prevedere:
a) le oasi di protezione, destinate a rifugio, alla riproduzione ed alla sosta della
fauna selvatica;
b) le zone di ripopolamento e cattura, destinate alla riproduzione della fauna
selvatica allo stato naturale ed alla cattura della stessa per l'immissione sul territorio;
c) i centri pubblici di produzione di fauna selvatica allo stato naturale, ai fini di
ricostruzione delle popolazioni autoctone;
d) i centri privati di produzione di fauna selvatica allo stato naturale, organizzati
in forma di azienda agricola singola, consortile o cooperativa, ove e' consentito il
prelievo di animali allevati appartenenti a specie cacciabili da parte del titolare
dell'impresa agricola, di dipendenti nella stessa e di persone nominativamente
indicate;
e) le zone ed i periodi per l'addestramento, l'allenamento e le gare di cani
anche su fauna selvatica naturale o con l'abbattimento di fauna di allevamento
appartenente a specie cacciabili la cui gestione puo' essere affidata ad associazioni
venatorie e cinofile ovvero ad imprenditori agricoli singoli od associati;
f) i criteri per la determinazione e l'erogazione del risarcimento, in favore dei
proprietari o conduttori dei fondi rustici, per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle
produzioni agricole ed alle opere approntate su terreni vincolati per gli scopi di cui alle
lettere a ), b ) e c );
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
g) i criteri per la corresponsione degli incentivi in favore dei proprietari o
conduttori dei fondi rustici singoli o associati, che si impegnino alla tutela ed al
ripristino degli habitat naturali ed all'incremento della fauna selvatica; h)
l'identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi.
Dal coordinamento dei piani faunistici-venatori provinciali, scaturisce il piano
faunistico-venatorio regionale, predisposto dalla Giunta regionale ed approvato dal
Consiglio regionale su proposta della Giunta regionale, sentita la Consulta Faunistica
Venatoria Regionale, con durata quinquennale.
Le Province, una volta approvato il piano faunistico-venatorio regionale,
deliberano la parimetrazione delle zone in esso indicate, degli ambiti territoriali di
caccia e delle altre zone ove non e' consentita l'attività' venatoria.
L’Amministrazione Provinciale di Catanzaro già nell’anno 1999 aveva redatto il
primo “Piano faunistico venatorio provinciale” che per i trascorsi cinque anni di
validità, previsti dalla normativa vigente, necessitava di essere aggiornato. Il Piano
Faunistico venatorio proposto è pertanto un aggiornamento del precedente Piano.
Documento di Indirizzo e Coordinamento della Pianificazione Faunistico-
Venatoria Provinciale 2009-2013 della Regione Calabria – Dip. 6 Agricoltura,
Foreste, Forestazione, Caccia e Pesca – Gennaio 2009;
Legge regionale 14 luglio 2003, n. 10 “Norme in materia di aree protette” (BURC
n. 13 del 16 luglio 2003 S.S. n. 2 del 19 luglio 2003);
DGR 2005/607 “Revisione del sistema regionale delle ZPS” (BURC n. 4 del 1
agosto 2005);
DGR 2005/1554 “Guida alla redazione dei Piani di gestione dei Siti Natura 2000”
(BURC n. 5 del 16 marzo 2005, S.S. n. 11;
Regolamento Regionale n. 3 del 04/08/2008, pubblicato sul BUR Calabria n. 16
del 16 agosto 2008, Parti I e II. recante “Regolamento regionale delle procedure di
Valutazione di Impatto ambientale, di Valutazione ambientale strategica e delle
procedure di rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali”.
Regolamento Regionale n. 16 del 6 novembre 2009 recante “Regolamento
della Procedura di Valutazione di Incidenza (Direttiva 92/43/CSS “Habitat” relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna
selvatiche e Direttiva “Uccelli” relativa alla conservazione dell’avifauna) modifiche al
Regolamento Regionale n. 3/2008 del 04/08/2008 e Regolamento Regionale n.
5/2009 del 14/5/2009”.
- 16 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
1.2 Indicazioni per la predisposizione dello studio d’incidenza
La direttiva 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992 “relativa alla
conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna
selvatiche”, agli articoli 6 e 7, prevede la valutazione d’incidenza dei piani e progetti
che possono avere incidenze significative sulle Zone Speciali di Conservazione
(Z.S.C.) e sui Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.), individuati ai sensi della direttiva
92/43/CEE “Habitat”, nonché sulle Zone di Protezione Speciale (Z.P.S.) individuate ai
sensi della direttiva 79/409/CEE “Uccelli”.
Tale previsione è d’altra parte disposta anche dal D.P.R. 357/97 di attuazione
della direttiva 92/43/CEE, così come modificato ed integrato dal D.P.R. 120/2003.
Sulla base di quanto previsto dalla Deliberazione della Giunta Regionale 27
giugno 2005 n. 604, “Disciplinare – Procedura sulla Valutazione di Incidenza (Direttiva
92/43/CEE «Habitat» recante «conservazione degli habitat naturali e seminaturali,
nonché della flora e della fauna selvatica», recepita dal D.P.R. 357/97 e s.m.i. –
Direttiva 79/409/CEE «Uccelli» recante «conservazione dell’avifauna selvatica»), il
Piano Faunistico-venatorio provinciale deve tener conto della valenza naturalistico-
ambientale dei siti della rete Natura 2000.
In ogni sito della Rete Natura 2000 l’uso del territorio e delle risorse naturali deve
essere compatibile con le necessità di conservazione, in uno stato soddisfacente,
delle specie e degli habitat di interesse comunitario per cui sono state designate tali
aree.
Non esistono a priori vincoli o divieti specifici, purché le attività svolte siano gestite
in modo tale da non pregiudicare gli obiettivi di conservazione previsti.
Le misure per la conservazione devono essere garantite attraverso gli strumenti di
pianificazione e regolazione settoriale esistenti ai diversi livelli di governo del territorio,
compresi i calendari venatori.
Tale documento, pertanto, deve essere sottoposto alla valutazione di incidenza,
che si raccorda all’interno della procedrua di Valutazione della Sostenibilità
ambientale (VAS), per valutare gli effetti delle attività previste dal Piano stesso sui siti,
tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi.
A tal fine il Piano Faunistico - Venatorio della Provincia di Catanzaro tiene conto
delle disposizioni introdotte dalla citata Deliberazione della Giunta Regionale n. 604
del 27.6.2005 e dal Decreto Ministeriale del 17 Ottobre 2007, che approva i “Criteri
minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali
- 17 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”, predisposti dal
Ministero dell'ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
In particolare per le ZPS, al fine di consentire che le stesse svolgano un
significativo ruolo nella conservazione delle specie di avifauna migratoria, così come
stabilito dalla Direttiva 79/409 e rendere accettabile il disturbo causato dall'attività
venatoria su tali specie, è necessario, anche sulla base di quanto riportato dalla
"Guida alla disciplina della caccia nell'ambito della Direttiva 79/409" emanata dalla
Commissione Europea nell'agosto 2004, che vengano individuate misure
precauzionali al fine di evitare impatti negativi in particolare nei periodi che precedono
la migrazione prenuziale, evitando quanto più è possibile il disturbo, gli abbattimenti
accidentali o la sottrazione di zone di alimentazione e di rifugio, soprattutto nel
periodo climaticamente più sfavorevole.
1.3 Indicazioni sulla Valutazione Ambientale Strategica (VAS)
Il Piano faunistico-venatorio della Provincia di Catanzaro deve essere
assoggettato alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di cui alla Direttiva
2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 27 giugno 2001 (Direttiva
“VAS”), recepita a livello nazionale con la parte seconda del D.lgs. 3 aprile 2006 n.
152 (in vigore il 31 luglio 2007), modificata e integrata dal D.Lgs. 16 gennaio 2008 n.
4 (in vigore dal 13/02/2008).
La finalità generale della VAS è di valutare gli effetti di determinati piani e
programmi sull’ambiente naturale, attraverso la verifica di sostenibilità ambientale
degli obiettivi dei piani (ad es. rispetto alla biodiversità).
La Valutazione Ambientale Strategica ha l'obiettivo di garantire un elevato livello di
protezione dell'ambiente e di contribuire all'integrazione di considerazioni ambientali
durante il procedimento di adozione e di approvazione di piani e programmi che
possano avere effetti significativi sull'ambiente.
La VAS è uno strumento di valutazione delle scelte di programmazione e
pianificazione.
La finalità della procedura è quella di perseguire obiettivi di salvaguardia, tutela e
miglioramento della qualità dell'ambiente, di protezione della salute umana e di
utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali.
- 18 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tali obiettivi sono perseguibili mediante decisioni ed azioni ispirate al principio di
precauzione, in una prospettiva di sviluppo durevole e sostenibile.
Con decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante "Norme in materia
ambientale" modificato ed integrato dal decreto legislativo 16 gennaio 2008, n, 4 è
stata data attuazione alla direttiva.
La Regione Calabria, con Delibera di Giunta Regionale, ha proceduto alla
regolamentazione della procedura di Valutazione Ambientale dei Piani con
l’approvazione del Regolamento Regionale n. 3 del 4 agosto 2008 recante
“Regolamento regionale delle procedure di Valutazione di Impatto ambientale, di
Valutazione ambientale strategica e delle procedure di rilascio delle Autorizzazioni
Integrate Ambientali”, (in parte modificato ed integrato con il recente Regolamento
Regionale n. 16/2009).
La procedura di VAS è disciplinata dagli articoli 23, 24, 25, 26, 27 e 28 del citato
Regolamento Regionale 3/2008.
Sulla base di un rapporto preliminare sui possibili impatti ambientali significativi
scaturenti dall'attuazione del piano/programma, il proponente e/o l'autorità procedente
entrano in consultazione con l'autorità competente e gli altri soggetti competenti in
materia ambientale al fine di definire la portata ed il livello di dettaglio delle
informazioni da includere nel rapporto ambientale.
Considerati i pareri e i contributi così pervenuti, il proponente o l'autorità
procedente provvedono alla stesura del rapporto ambientale secondo i criteri
contenuti nell'allegato F del R.R. 3/2008.
Tale procedura prevede, oltre alla consultazione preliminare, una consultazione
successiva sul rapporto ambientale ed una sintesi non tecnica dello stesso.
La consultazione è diretta ai soggetti competenti in materia ambientale e del
pubblico interessato; essa è avviata attraverso la pubblicazione di un avviso sul BUR
Calabria e la messa a disposizione della documentazione attraverso deposito
cartaceo presso le sedi delle autorità, competente e procedente, nonché la
pubblicazione dello stesso materiale sui propri siti web.
Nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica è integrata
anche la Valutazione di Incidenza del Piano.
La procedura si conclude con l'emissione di un parere motivato da parte
dell'autorità competente.
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2. QUADRO CONOSCITIVO
2.1 Assetto territoriale
2.1.1 Caratterizzazione territoriale
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Geografia del territorio. La Provincia di Catanzaro é racchiusa fra 38°.26’ e
39°.25’ latitudine nord e fra 3°.37’ e 4°.45’ longi tudine est del meridiano di Roma, e si
estende per 239.135 ettari.
La posizione geografica della Provincia é molto particolare; essa confina
contemporaneamente con tutte le altre Province della Regione Calabria: con la
Provincia di Cosenza da Nord-Nord Ovest, seguendo per un tratto il Fiume Savuto e
poi in modo irregorale fino al Lago Ampollino; con la nuova Provincia di Crotone da
Nord-Nord Est i confini ridiscendono verso valle percorrendo il Fiume Tacina sino alla
foce; ad Est ed Ovest rispettivamente con il Mar Ionio ed il Mar Tirreno; con la
Provincia di Reggio Calabria da Sud-Sud Est , sino al limite estremo del Comune di
Guardavalle; con la Provincia di Vibo Valentia da Sud-Sud Ovest risalendo da Sud, la
dorsale delle Serre e sino alla foce dell’Angitola che rappresenta l’estremo limite Sud-
Ovest.
Caratteristiche geolitologiche. Il territorio della Provincia di Catanzaro è
essenzialmente composto dagli altipiani della Sila a nord e delle Serre a sud uniti
dall’istmo che congiunge i golfi di Sant’Eufemia e di Squillace; un tempo gli altipiani
erano divisi da un braccio di mare che è stato in parte colmato dagli apporti terrigeni
trasportati dai vari corsi d’acqua ed in parte interessato nel quaternario da intensi
sollevamenti della crosta terrestre, che hanno fatto emergere i bassi fondali marini.
Gli altipiani della Sila e delle Serre si compongono di rocce metamorfiche
(gneiss, leucoscisti) e rocce intrusive acide, che denotano un alto grado di alterazione
e di degradazione, tali da essere facile preda degli agenti esogeni perturbatori.
Lungo i versanti montani e collinari, prospicienti la piana di Sant’Eufemia (Monte
Mancuso, Serrastretta, Soveria Mannelli, San Pietro Apostolo) affiorano metamorfiti
di grado basso-medio, quali argilloscisti e filladi; solo localmente (Gimigliano, Cicala,
Carlopoli, Conflenti, Martirano L., Nocera T.) affiorano lembi di metamorfiti o fioliti-fere
di basso medio ed alto grado; si tratta interamente di unità rocciose alloctone,
sovrascorse sul substrato appenninico autoctono rappresentato dalla formazione
calcarea-dolomitica, che affiora nella finestra tettonica sita in località “Bagni di
Caronte” del territorio comunale di Lamezia Terme e sul Monte Tiriolo.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tra Marcellinara e Catanzaro, nei tratti alti delle pendici collinari, che declinano
sulla fascia costiera ionica sita tra Catanzaro e Botricello, nonché nella fascia ionica
meridionale, tra Isca sullo Ionio e Guardavalle, affiora un complesso di rocce
sedimentarie detritiche; esso comprende sia depositi miocenici in facies evaporitica e
detritica, sia quelli pliocenici detritici sabbiosi, argillosi e marnosi.
- 21 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Relativamente alle condizioni tettoniche, il territorio della Provincia di Catanzaro
rivela dei sistemi di faglie che corrono su ambo i lati della piana di Sant’Eufemia.
Lungo il bordo settentrionale, ai piedi delle pendici collinari, é facile percepire una
linea di faglia, con scarpata rilevante, che, senza soluzione di continuità, inizia ai limiti
della Provincia di Cosenza e continua fin oltre la città di Catanzaro.
Lungo il lato meridionale il sistema di faglie é percepibile nei tratti a valle di
Maida, di Cortale e quindi da Squillace alla punta di Stalettì; negli altri tratti è
presumibilmente obliterato dai depositi del quaternario.
Altro sistema di faglie é riconoscibile nell’entroterra lametino e catanzarese
nonché nel soveratese, tra Gasperina e Sant’Andrea Apostolo dello Ionio.
Si può affermare che il territorio provinciale é da considerarsi strutturalmente
debole, avendo subìto vicissitudini tettoniche antiche ed essendo ancora soggetto a
movimenti isostatici attivi.
Caratteristiche morfologiche. Il territorio della Provincia di Catanzaro si
presenta morfologicamente variegato; in esso sono presenti vasti tratti montuosi e
collinari e pianure alluvionali importanti, con la seguente ripartizione:
6.70% Pianura, 60.98% Collina, 32.32% Montagna.
Come già detto, il territorio è dominato dalla presenza degli altipiani della Sila a
nord e delle Serre a sud, dai quali si dipartono versanti acclivi incisi da corsi d’acqua
brevi ma turbolenti.
Tra i due altipiani è collocata la vasta pianura alluvionale di Sant’Eufemia,
prospiciente il mar Tirreno, mentre il territorio gravitante sul Golfo di Squillace
presenta un andamento di bassa collina; mentre gli altipiani godono di un buon grado
di stabilità, in quanto corredati di lineamenti subpianeggianti, non atti a determinare
gradienti morfologici significativi, le pendici dei versanti denotano spesso condizioni di
stabilità a tratti precarie, per la presenza di gradienti morfologici elevati , atti ad
innescare episodi gravitativi a carico dei corpi rocciosi che li costituiscono.
Questa condizione porta a dissesti a volte macroscopici, che interessano vasti
territori; è il caso dell’ampio tratto del versante morfologico che declina verso l’alveo
del vallivo fiume Savuto, nei territori comunali di S. Mango e di Martirano Lombardo,
dell’ampio versante sito in prossimità della frazione di Pietre Bianche, sempre in
territorio di Martirano Lombardo, delle pendici del versante morfologico che si diparte
dalla vetta di Monte Reventino e declina verso nord, in direzione dell’ alveo del
torrente Salso, nel territorio comunale di Conflenti.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Altro distretto territoriale preda di fenomeni dissestanti è il bacino del torrente
Bagni, all’altezza di località Torre Lupo, ove una frana per scorrimento in detrito si
diparte dall’entroterra e raggiunge la costa, ed in territorio di Gizzeria, in
corrispondenza dei Laghi “La Vota”.
Altre frane per scorrimento sono segnalate anche lungo i versanti argillosi, che
declinano verso l’alveo del fiume Pesipe, prima che questo affluisca nel fiume Amato
in territorio comunale di Maida, ed in contrada Campo del territorio comunale di
Settingiano, lungo le pendici collinari che declinano verso l’alveo del Fosso Vartule.
Altro dissesto importante è quello che interessa il centro storico di Curinga, ove le
case di interi rioni presentano segnali di un pronunciato fenomeno disequilibrante in
atto.
Lungo la fascia territoriale ionica , i dissesti più eclatanti si rilevano a Cardinale,
dove, oltre all’abitato, un vasto tratto di territorio risulta in dissesto attivo e potenziale.
Idrografia. A rendere il territorio della Provincia di Catanzaro così vulnerabile dal
punto di vista morfologico, contribuisce certamente la rete idrica, che si compone di
una miriade di corsi d’acqua a regime torrentizio, soggetti a piene improvvise, in
corrispondenza delle stagioni piovose, ed a lunghi periodi di magra, in corrispondenza
delle stagioni siccitose.
Le acque, che scorrono lungo alvei estremamente acclivi, si caricano di elevata
energia dinamica, che permette loro di esercitare azioni erosive spondali intense, con
conseguente indebolimento al piede dei versanti acclivi, costituiti da complessi
rocciosi a volte strutturalmente deboli e quindi non in grado di resistere alle intense
sollecitazioni provenienti dal fondo valle.
I corsi d’acqua più importanti, che solcano il territorio provinciale, sono il fiume
Savuto, che scorre lungo il margine settentrionale e che detta per un lungo tratto il
confine con la Provincia di Cosenza; il fiume Amato, che sorge in località Galice di
Stocco, nel Comune di Decollatura, e, dopo un percorso tormentato tra versanti ripidi,
sfocia nella piana di Sant’Eufemia, in parte formata nel tempo dai suoi apporti
detritici; il Fiume Corace che, nato dalle pendici della Sila Piccola, si dirige verso il
mar Ionio con un percorso per un buon tratto parallelo a quello dell’Amato, dando
luogo ad un ampio letto alluvionale tipico delle fiumare.
Nel Mar Ionio sfociano una serie di corsi d’acqua che, originatisi dalle propaggini
della Sila, dopo percorsi sub-paralleli lungo paesaggi collinari, in prossimità della linea
di costa hanno creato, con i loro apporti terrigeni, una lunga piana litoranea, che si
estende a valle della S.S. n° 106.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Procedendo da Catanzaro Lido verso Crotone, si incontrano:
il fiume Alli, il fiume Simeri, il torrente Uria, il fiume Crocchio ed il fiume Tacina;
trattasi, invero, di corsi d’acqua a carattere torrentizio, con piene improvvise nei mesi
invernali e lunghi periodi di magra in quelli estivi; essi sono in grado di esercitare
azioni morfogenetiche cospicue per la grande quantità di materiale eroso lungo i tratti
collinari e deposito lungo il litorale.
A sud di Catanzaro, nei pressi di Soverato, sfocia il fiume Ancinale, che trae
origine dalle Serre, non molto distante da Serra San Bruno, e che, dopo un percorso
alquanto tortuoso, incassato tra versanti ripidi, approda nella fascia costiera,
disegnando un ampio letto alluvionale.
Sulla costa tirrenica, oltre al fiume Amato ed al fiume Savuto , gli altri corsi
d’acqua da considerare a regime torrentizio sono il Bagni-Cantagalli, lo Zinnavo, il
Casale, il Tridattoli, il Grima ed il Castiglione, che non poco incidono sulla stabilità
delle pendici collinari.
Tutti questi corsi d’acqua disegnano densi reticoli detritici, che interessano tutto il
territorio della Provincia di Catanzaro, rendendolo appunto vulnerabile e facilmente
dissestabile.
Da quanto detto traspare che il territorio provinciale, fatta eccezione per le
pianure alluvionali costiere lontane dai corsi d’acqua e per gli altipiani ove regnano
condizioni morfologiche confortanti, presenta una conformazione orografica, un
reticolo idrografico ed una costituzione rocciosa tale da destare apprensione circa le
condizioni di stabilità in cui sostano le pendici collinari e montane.
Queste sono facilmente soggette a fenomeni disequilibranti in corrispondenza di
eventi idrometeorici accentuati tali da mettere in crisi, non solo i centri abitati sostanti
lungo le pendici, ma anche le strutture viarie che li collegano.
Caratteri climatici. Il clima della Provincia di Catanzaro é, generalmente,
temperato; tuttavia la morfologia stessa del territorio, fa si che l’andamento dei fattori
climatici sia estremamente variabile.
La piovosità annua é di mm. 1151; di questi il 42% cade in inverno, il 21% in
primavera, il 6% in estate ed il 31% in autunno.
La distribuzione é tipicamente mediterranea con massimi invernali preceduti e
seguiti da abbondanti precipitazioni nel periodo autunnale e primaverile; il periodo
siccitoso é limitato ai soli due mesi di luglio ed agosto, durante i quali cadono,
rispettivamente mm 16 e mm 23 di pioggia.
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In media nei tre mesi estivi da giugno ad agosto cadono solo 67 dei 1151 mm
annui; la gran parte delle piogge (94 %) si abbatte invece nel periodo da ottobre a
marzo, con punte che sono talvolta sproporzionate.
Infatti, una delle caratteristiche più tristemente ricorrente in tutta la Calabria è
quella dei nubifragi; in pochi giorni, o addirittura in poche ore, centinaia di millimetri di
pioggia colpiscono il territorio gonfiando le fiumare e mettendo in moto fenomeni
franosi e provocando danni quasi sempre ingenti.
Accanto a questi eventi si trovano associati periodi di notevole siccità, mesi e
mesi senza che cada una goccia d’acqua con riduzione progressiva dei deflussi
superficiali fino al loro completo esaurimento.
In molte zone del territorio provinciale i giorni piovosi nell’intero periodo giugno-
agosto non sono in media più di due o tre.
Il gradiente di umidità é elevato durante tutto l’anno soprattutto nelle zone
costiere e nel settore occidentale della Sila.
L’andamento delle temperature risente notevolmente dell’andamento dei rilievi; i
valori oscillano tra gli 8-10 °C delle zone più a lte ed i 6-18 °C delle zone di valle.
Le escursioni termiche sono molto più sensibili; la combinazione di piovosità e
temperatura contribuisce a definire le caratteristiche climatiche delle diverse zone del
territorio provinciale con il risultato che, in un territorio sostanzialmente limitato, sono
presenti zone climatiche del tipo secco-arido nelle zone costiere, sia della fascia
ionica che di quella tirrenica, e zone iper-umide sui rilievi montuosi dell’intera
Provincia, con fasce intermedie caratterizzate da un clima umido-sub-umido.
Tutto ciò mette in evidenza come nel giro di pochi chilometri si passi da un clima
all’altro con tutti i problemi che un fenomeno del genere comporta.
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Uso del suolo
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Partendo da una descrizione della Carta dell’ Uso del suolo, consistente in una
mappa prodotta attraverso fotointerpretazione e controlli di campo che riproduce i
limiti delle colture e delle altre utilizzazioni sulla base topografica dell’Istituto
Geografico Militare ed elaborata dall’ABR Calabria in riferimento al progetto
“CORINE LAND COVER”, e’ possibile ottenere un quadro conoscitivo generale delle
zone spaziali omogenee e delle zone elementari appartenenti ad una stessa classe
nettamente distinguibili dall’unità che le circonda.
Nella carta dell’uso del suolo della Regione Calabria, prodotta in scala 1:250.000,
il territorio è risultato suddiviso in:
• Territori modellati artificialmente
• Territori boscati e ambienti semi-naturali
• Territori agricoli
• Corpi idrici
Copertura boscata. Per quanto riguarda i territori boscati e gli ambienti semi-
naturali,sempre secondo una lettura della Carta dell’Uso del suolo, abbiamo:
- Boschi misti
caratterizzati da formazioni vegetali costituite principalmente da alberi ma anche
da cespugli e arbusti, dove non dominano né le latifoglie né le conifere.
- Boschi di conifere
Formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi ma anche da cespugli e
arbusti, nelle quali dominano le specie forestali conifere. La superficie a conifere deve
coprire almeno il 75% dell’unità, altrimenti e’ da classificare come bosco misto.
- Boschi di latifoglie
Sono quelle formazioni vegetali, costituite principalmente da alberi ma anche da
cespugli e arbusti, nelle quali dominano le specie a latifoglie. La superficie a latifoglie
deve coprire almeno il 75% dell’unità, altrimenti è da classificare bosco misto.
- Zone caratterizzate da vegetazione arbustiva e/o erbacea.
Sono incluse in questa categoria le aree foraggere a bassa produttività, le
formazioni vegetali basse e chiuse composte principalmente di cespugli, arbusti e
piante erbacee, le macchie (associazioni vegetali dense composte da numerose
specie arbustive miste su terreni silicei acidi in ambiente mediterraneo) e le garighe
(associazioni cespugliose discontinue delle piattaforme calcaree mediterranee), e
infine le aree a vegetazione arbustiva o erbacea con alberi sparsi.
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Carta dell’uso del suolo
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- Zone aperte con vegetazione rada o assente.
Questa categoria comprende le spiagge, le dune e le distese di sabbia e di ciottoli
di ambienti litorali e continentali, le zone con affioramenti di rocce nude, le aree
calanchive e le superfici interessate da incendi recenti.
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La Provincia di Catanzaro é interessata da una superficie boscata di circa 94.003
ettari (dato INFC aggiornato a dicembre 2008), corrispondenti al 39.30% circa
dell’intero territorio.
Tenendo conto dei vari elementi climatici, precedentemente analizzati, il territorio
provinciale può suddividersi, secondo una successione altimetrica, in tre fasce
fitoclimatiche (classificazione del Pavari) ciascuna delle quali è caratterizzata da
determinati popolamenti forestali.
- Fascia del Lauretum: si estende dalla fascia costiera fino ai 600 m sulla costa
tirrenica e agli 800 m sulla costa ionica; la vegetazione è rappresentata dalla macchia
mediterranea e dalle foreste del piano basale, con predominanza di specie
sempreverdi.
Si tratta in gran parte di associazioni di estremo interesse dal punto di vista
floristico alle quali si associano le pinete di pini mediterranei e i boschi di eucalipto,
entrambi introdotti dall’uomo.
Nella fascia fredda del Lauretum, che si spinge fino ai 750 m sul versante
tirrenico e agli 850 m su quello ionico, trova diffusione la macchia-foresta a
predominanza di Leccio (Quercus ilex), accompagnata da una flora sempreverde
tipica della lecceta.
- Fascia del Castanetum: interessa gran parte del territorio provinciale; si
estende fino ai 1000 m di altitudine sul versante tirrenico e sui 1200 m. su quello
ionico. Dominata dalle latifoglie decidue è anche la zona che presenta i maggiori
problemi forestali a seguito della pressante azione antropica; in queste zone
predominano le consociazioni di querce, carpino, ontano e castagno, specie
quest’ultima largamente favorita dall’uomo per la sua importanza economica e
forestale.
A partire dai 1000 m, lungo i versanti più soleggiati, a queste specie si mescolano
le resinose sempreverdi (pini e abeti); i cedui misti presenti nella zona del castanetum
sono formazioni destinate maggiormente a svolgere funzioni protettive.
Un ruolo di primaria importanza, nell’ambito delle produzioni legnose della
Provincia, è svolto dal castagno; fugato, infatti, il timore che gli attacchi del cancro
corticale possano portare ad un rapido declino dei vari popolamenti in quanto la
specie è andata sviluppando una maggiore resistenza al virus, si è assistito ad un
notevole incremento della superficie boscata con una leggera contrazione della
fustaia a favore del ceduo, in seguito agli attacchi parassitari e alla diminuita raccolta
del frutto.
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-Fascia del Fagetum: dal limite superiore del castanetum intorno ai 1000 m, si
estende fino alle vette più alte interessando così il piano montano; la flora tipica di
questa zona è costituita, per le latifoglie dal faggio, dall’ontano nero, dall’acero
montano, dal pioppo tremolo; per le conifere dal pino laricio calabrese, che domina
incontrastato, seguito dall’abete bianco.
Il faggio, il pino laricio e l’abete bianco sono le specie che da sole o in
associazione tra loro o consociate ad altre specie della zona, danno luogo alle
formazioni boscate più interessanti e più ricche.
Sulla loro distribuzione geografica e topografica hanno influito ed influiscono
fattori climatici, edafici e biotici: così ad esempio sulla Sila Piccola la pineta di pino
laricio è localizzata intorno ai 1300/1500 m, mentre al di sopra prevalgono le fustaie
di faggio associate al pino, all’ontano e all’abete bianco.
Le fustaie pure di faggio rivestono le alte vette del Monte Mancuso e del Monte
Reventino quasi come un prolungamento di quelle presenti sulla catena costiera che
si affaccia tra il corso meridionale del fiume Savuto e la piana di Sant’Eufemia
Lamezia.
Di particolare valore estetico è la faggeta comunale di Cugno-Condrò, nel
Comune di Serrastretta, estesa per circa 400 ettari; la faggeta pura si distribuisce nei
versanti freddi di nord-ovest mentre in quelli più caldi di sud-ovest si consocia
all’ontano, al castagno ed al cerro.
In Sila le faggete ricoprono i versanti umidi e freddi di nord-est, mentre il pino
laricio rimane la specie dominante di quelli più soleggiati e caldi di sud-ovest; sulla
cima più elevata di Monte Gariglione, alto1765 m, in cui le condizioni climatiche sono
piuttosto difficili, alla faggeta pura si sostituiscono formazioni miste ad abete bianco, il
quale, in questi luoghi, grazie alle ideali condizioni di umidità e temperatura, ha
raggiunto dimensioni ragguardevoli.
Nella Provincia di Catanzaro la distribuzione dei principali nuclei di abete di
origine naturale é proprio quella sul Monte Garilione mentre le abetine di origine
artificiale si trovano sulla catena costiera precisamente sulle pendici nord-occidentali
del Monte Mancuso; l’abete del Gariglione è localizzato nella parte sud-orientale
dell’altipiano silano e rappresenta il più cospicuo centro di vegetazione sulla Sila.
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Boschi alti
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
TABELLE DI DETTAGLIOSUPERFICIE FORESTALE
(dati INFC aggiornate al 10-12-2008)
Pinete di pino nero, laricio e laricato 11.567 Ha
Pinete di pini mediterrane 2.239 Ha
Conifere pure o miste 1.492 Ha
Faggete 11.940 Ha
Boschi a rovere,roverelle e farnia 10.70 Ha
Cerrete,boschi di farnetto,fragno,vallonea 3.731 Ha
Castagneti 16.791 Ha
Ostrieti,carpineti 373 Ha
Boschi igrofili 4.477 Ha
Altri boschi caducifogli 2.985 Ha
Leccete 3.731 Ha
Sugherete 3.731 Ha
Altri boschi di latifoglie sempreverdi 2.612 ha
Impianti di arboricoltura da legno 1.119 ha
Aree temporaneamente prive di soprassuolo 1.27 ha
Altre terre boscate
Boschi bassi 2.985 ha
Boschi radi 1.866 ha
Boscaglie 2.612 ha
Arbusteti 4.477 ha
Zone inaccessibili o non classificate 4.173 ha
TOTALE SUPERFICIE BOSCATA 94.003 ha
Superficie agricola. Per quanto riguarda I territori agricoli, essi vengono suddivisi
nelle seguenti classi:
- Zone agricole eterogenee
Sono incluse in questa categoria le colture temporanee in associazione con
colture permanenti (cioè quelle colture agricole che occupano le aree interessate per
un periodo relativamente lungo prima di essere rinnovate)
- Vigneti e Frutteti
Comprende quelle zone coltivate a vite e gli impianti di alberi o arbusti da frutto
anche sparsi. Non vi appartengono i castagneti ed i noccioleti. Sono compresi melo,
pero e pesco.
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- Uliveti
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Si tratta di quelle aree piantate ad olivo, comprese particelle a coltura mista di
olivo e vite.
- Seminativi
Riguarda quelle superfici agricole coltivate, regolarmente arate o a riposo
stagionale, generalmente sottoposte ad un sistema di rotazione
- Prati stabili
Si tratta di superfici a copertura erbacea densa a composizione floristica
rappresentata principalmente da graminacee non soggette a rotazione. Sono prive di
vegetazione ed utilizzate normalmente a scopo agricolo. Questa classe comprende
anche le aree comprese tra frutteti e/o vigneti in via di rinnovazione, provvisoriamente
destinate a prato.
Nel dettaglio, la superficie agricola totale della Provincia di Catanzaro, pari a
83.266 ettari (ISTAT 2009), è così ripartita:
Vite 1.258 Ha
Olivo 47.266 ha
Agrumi 4.202 ha
Fruttiferi 2.088 ha
Cereali 16.645 ha
Ortaggi in piena area 2.756 ha
Leguminose e piante da tubero 807 ha
Ortaggi in serra 1.904 ha
Foraggere temporanee 3.863 ha
Foraggere permanenti 4.599 ha
TOTALE SUPERFICIE COLTIVATA 83.266 ha
Sulla base dell’ultimo censimento, circa il 46% delle aziende agricole del
catanzarese ha una S.A.U. inferiore ad un ettaro mentre le aziende con più di 30 ettari
sono appena il 2% del totale; questa situazione strutturale influisce negativamente
sull’efficienza economica dell’attività produttiva, determinando un impegno delle
risorse inadeguato.
Infine nella classificazione dei corpi idrici abbiamo:
- Lagune
Costituite da quelle aree coperte da acque salate o salmastre, separate dal mare
da barre di terra o altri elementi topografici simili.
- Bacini lacustri
Superfici naturali o artificiali coperte da acque.
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2.1.2 Aree protette istituite ai sensi della legge n. 394/91
Nella Provincia di Catanzaro sono presenti due aree protette di notevole
importanza:
- il Parco Nazionale della Sila con estensione di 16.367,45 ettari, che
interessa solo l’Ambito territoriale di caccia CZ1;
- il Parco Regionale delle Serre che si estende per circa 2.063 ettari
nell’Ambito Territoriale di caccia CZ2.
Parco Nazionale della Sila
Il Parco Nazionale della Sila è stato istituito con D.P.R. 14/11/2002 e tutela aree di
rilevante interesse ambientale, nel territorio della Sila piccola, Sila grande e Sila
greca. Si estende complessivamente per 73.695 ettari nei quali ricadono 21 Comuni,
6 Comunità Montane e 3 province della Regione Calabria.
I rilievi più alti sono il monte Botte Donato (mt. 1928), in Sila Grande, ed il monte
Gariglione (mt. 1764) in Sila Piccola; vari sono i fiumi, a regime torrentizio, ed i laghi
artificiali.
Il Parco è stato istituito per la prima volta con legge n° 503 del 2 aprile 1968 ed
era costituito prevalentemente dai terreni dell'ex "Azienda di Stato per le Foreste
Demaniali"; esso si estendeva per circa 12 mila ettari.
La superficie del parco aumentò a circa 16 mila ettari, nel 1985 di cui circa 6 mila
in Provincia di Catanzaro ("Sila Piccola").
La conformazione attuale del parco è stata definita con DPR del 14 novembre
2002, entrato in vigore il il 17 marzo 2003.
Il Parco Nazionale della Sila coinvolge i seguenti territori comunali ricadenti nella
Provincia di Catanzaro:
- Albi, Magisano, Petronà, Sersale, Taverna e Zagarise.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Cartografia del Parco Nazionale della Sila (Provincia di CZ) (Fonte: Parco Nazionale della Sila)
I rilievi più alti sono il monte Botte Donato (mt. 1928), in Sila Grande, ed il monte
Gariglione (mt. 1764) in Sila Piccola; vari sono i fiumi, a regime torrentizio, con acque
limpide e fresche, ed i laghi artificiali (Fig. 4.18).
Le foreste hanno subito profonde trasformazioni dovute alle attività tipiche della
montagna quali il pascolo, l’agricoltura e la silvicoltura.
Nel sottobosco cresce rigogliosa la felce maschio utilizzata dai fiorai ma anche dai
pastori che la usano per avvolgere i formaggi freschi.
Importante è anche la presenza della “ciciarella” (Genista angelica), una specie
botanica tipica delle brughiere atlantiche europee che curiosamente in Italia si trova
solo in Calabria, nel cuore del Mediterraneo.
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Parco Regionale delle Serre
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il Parco delle Serre è l’unico parco regionale che interessa la Provincia di
Catanzaro, in particolare sono otto i comuni di questa Provincia che ricadono nella
perimetrazione del parco: Badolato, Cardinale, Davoli, Fabrizia, Guardavalle, San
Sostene, Santa Caterina sullo Ionio, Satriano.
La superficie complessiva del parco è di 17687 ha, dei quali 3.709 ha ricadono nei
confini amministrativi della Provincia di Catanzaro e la superficie restante ricade nei
confini amministrativi della Provincia di Vibo Valentia. E’ stato istituito con legge
regionale del 5 maggio 1990 n° 48 e con Decreto del Presidente della Regione n. 138
del 16 dicembre 2003 è stata approvata la “Delimitazione del Parco Naturale
Regionale delle Serre”.
Successivamente con Decreto del Presidente della Regione n. 16 del 10 febbraio
2004 è stato istituito il Comitato di gestione per la gestione provvisoria del Parco fino
alla costituzione ed all’insediamento di tutti gli organi dell’Ente Parco nei modi stabiliti
dalla legge regionale n° 10 del 14 luglio 2003 “Nor me in materia di aree protette”.
Le Serre costituiscono un gruppo montuoso piuttosto complesso di elevata
valenza paesaggistico-naturale, che si salda a Sud con il massiccio montuoso
dell’Aspromonte; si tratta sul piano geomorfologico di due lunghe e opposte catene
montuose (Monte Covello, Cucco e Monte Pecoraro) che corrono quasi parallele
lungo la catena degli Appennini.
Il limite settentrionale è rappresentato dalla congiungente Maida-Stalettì
(Provincia di Catanzaro) e quello meridionale dal piano della Limina (Provincia di
Reggio Calabria).
L’area del Parco è caratterizzata dalla presenza diffusa di boschi e foreste,
macchie mediterranee, pascoli, coltura agrarie. Notevole importanza nelle Serre
rivestono i luoghi di culto (come la secolare Abbazia dei Monaci Certosini di Serra S.
Bruno, una delle poche rimaste ancora in attività, e la tomba di San Bruno di Colonia,
fondatore dell’Ordine dei Certosini), gli itinerari ecologici-naturalistici, nonché le
testimonianze dell’archeologia industriale dell’epoca borbonica; infine numerose sono
le sorgenti, i torrenti e le fiumare.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Data la varietà degli ambienti naturali all’interno del Parco, nonché la sua antica
antropizzazione, non sarebbe logico applicare indiscriminatamente all'intero territorio
protetto le stesse misure di tutela, salvaguardia e valorizzazione; si ricorre perciò alla
cosiddetta zonizzazione (articolazione in zone del territorio del Parco) che consiste
nel suddividere l'area in diverse zone, soggette a regimi di tutela graduati e
differenziati in relazione alle caratteristiche delle formazione vegetazionali e
geormofologiche ivi presenti e alle vocazioni ambientali
Si possono così distinguere, procedendo dalle aree di eccellenza e naturalità più
intatta e integrale alla periferia relativamente antropizzata, quattro zone (A-B-C-D) che
vanno dalla riserva integrale alle aree più spiccatamente produttive e/o intensamente
frequentate (pascoli, colture agrarie e arboricolture da legno quali noce, ciliegio,
acero, frassino), cercando di applicare una logica di convivenza e integrazione.
Zona A
(riserva
integrale)
Zona B
(riserva
generale
orientata)
Zona C
(area di
protezione)
Zona D
(area di
sviluppo)
Oasi (Lago)
Angitola
Le specie vegetali predominanti sono: castagno (Castanea sativa), governato ad
alto fusto nelle zone migliori ed a ceduo nelle altre, pino laricio (Pinus laricio), ontano
comune (Alnus glutinosa), ontano napoletano (Alnus cordata) in fustaie spontanee
che ricoprono tutte le parti vallive, le zone più fresche e gli alvei fluviali, selvatica
faggio (Fagus sylvatica) a abete bianco (Abies alba) specie di grande valenza
naturalistica
Di eccezionale valore naturalistico in cui l'ambiente è conservato nella sua integrità. La
zona occupa una superficie di ettari 236, pari al 1,33% della superficie del Parco. Essa è
costituita da parte del SIC bosco Archiforo, bosco Santa Maria e Monte Pecoraro.
In detta zona sono generalmente vietate le costruzioni edilizie eccezion fatta per le strutture
e infrastrutture intimamente connesse con le attività agro-silvo-pastorali tradizionale ivi
presenti. La zona occupa una superficie del Parco e si compone dalle foreste regionali e
dalle fasce perimetrali contigue alla zona A.
Nella zona possono continuare secondo gli usi tradizionali o secondo metodi di agricoltura
biologica le attività agro-silvo-pastorali e artigianali e la raccolta di prodotti naturali. La
zona occupa una superficie di ettari 12.145, pari al 68,67% della superficie del Parco e si
compone delle proprietà demaniali comunali e/o altri demani e delle proprietà private agro-
silvo-pastorali in genere.
Sono in essa ricompresi i centri urbani, le aree perurbane, le aree di espansione e le zone
limitrofe, nonché le aree destinate ad insediamenti turistici e produttivi. In essa sono
consentite le attività compatibili con le finalità istitutive del Parco nonché quelle tese al
miglioramento socio-culturale delle collettività locali. Sono fatte salve le previsioni
contenute negli strumenti urbanistici vigenti. La zona occupa una superficie di ettari 50,
pari allo 0,28% della superficie del Parco. L'organismo di gestione inoltre stabilirà per ogni
zona le relative norme d'uso.
E' ricompresa l'omonimo lago e le fasce con termini di rispetto. La zona occupa una
superficie di ha 875, pari al 4,95% della superficie del Parco.
presente a gruppi e a boschi puri e misti più o meno estesi nelle zone più alte e
fredde, leccio (Quercus ilex), pioppo bianco (Populus alba), acero comune (Populus
tremula) e robinia (Robinia pseudoacacia) a livello sporadico nelle zone più basse.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La vegetazione arbustiva è ricca delle più tipiche essenze della macchia
mediterranea: ginestra, erica, corbezzolo, mirto, fillirea, cisto, lentisco, agrifoglio, ecc..
Il soprassuolo naturale del territorio del Parco è anche interessante per le
caratteristiche ecologiche e selvicolturali dell’abete bianco.
La zonizzazione del parco regionale delle Serre, (Fonte www.Parks.it)
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.1.2.1 La Rete Ecologica Europea “Natura 2000”, SIC, ZSC e ZPS ricadenti
nel territorio della Provincia di Catanzaro.
“Natura 2000” è il nome che il Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha
assegnato ad un sistema coordinato e coerente (una «rete») di aree destinate alla
conservazione della diversità biologica presente nel territorio dell’Unione stessa ed in
particolare alla tutela di una serie di habitat e specie animali e vegetali indicati negli
allegati I e II della Direttiva «Habitat».
L’obiettivo della Direttiva è però più vasto della sola creazione della rete, avendo
come scopo dichiarato di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante attività
di conservazione non solo all’interno delle aree che costituiscono la Rete Natura 2000
ma anche con misure di tutela diretta delle specie la cui conservazione è considerata
un interesse comune di tutta l’UE.
La Direttiva Habitat ha creato per la prima volta un quadro di riferimento per la
conservazione della natura in tutti gli Stati dell’Unione. In realtà però non è la prima
direttiva comunitaria che si occupa di questa materia. Un’altra importante direttiva,
che ben si integra con la Direttiva Habitat è la cosiddetta Direttiva «Uccelli»
(299/147/CE che sostituisce la prima stesura n. 409/79/CEE). Anche questa Direttiva
prevede, da una parte una serie di azioni per la conservazione di numerose specie di
uccelli indicate negli allegati della direttiva stessa e, dall’altra, l’individuazione da parte
degli Stati membri dell’Unione di aree da destinarsi alla loro conservazione, le Zone di
Protezione Speciale (ZPS). Fin dal 1979 dunque la Direttiva Uccelli ha posto le basi
per la creazione di una prima rete europea coerente di aree per la tutela delle specie
minacciate di uccelli e dei loro habitat.
In considerazione dell’esistenza di questa rete e della relativa normativa la
Direttiva Habitat non comprende nei suoi allegati gli uccelli, ma rimanda alla direttiva
omonima, stabilendo chiaramente però che le Zone di Protezione Speciale fanno
anche loro parte della rete Natura 2000.
Questa “rete” è perciò composta di due tipi di aree che possono avere diverse
relazioni spaziali tra loro, dalla totale sovrapposizione alla completa separazione a
seconda dei casi: le Zone di Protezione Speciale previste dalla Direttiva Uccelli e le
Zone Speciali di Conservazione (ZSC) previste dalla Direttiva Habitat. Queste ultime
assumono tale denominazione solo al termine del processo di selezione e di
designazione. Fino ad allora vengono indicate come Siti di Importanza Comunitaria
(SIC).
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
I SIC (siti “proposti”), le future ZSC, e le ZPS, ricadenti all’interno della Provincia di
Catanzaro, come evidenziato nella cartografia che segue sono in buon numero.
Alcuni ricadono a cavallo dei comuni di Crotone, Cosenza e Vibo Valentia. Di
seguito elenchiamo tutte le caratteristiche dei siti con le loro vulnerabilità floristiche e
faunistiche.
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Elenco SIC – SIN – SIR - ZPS
Elenco Siti interesse Comunitario (SIC), Siti di Interesse Nazionale (SIN), Siti di Interesse Regionale (SIR) – individuati in
Calabria nella Provincia di Catanzaro
Codice nome Caratteristiche principali
SIC
IT9330087
SIC
IT9330088
SIC
IT9330089
SIC
IT9330098
Lago La
Vota
Palude di
Imbutillo
Dune
dell'Angitola
Oasi di
Scolacium
Tipo Habitat:
1150 Lagune costiere (20%) 3
7230 Torbiere basse alcaline (7%)
1210 Vegetazione annua delle linee di
deposito marine (5%)
2230 Dune con prati di Malcolmietalia (5%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (5%)
1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia
maritimi) (3%)
2120 Dune bianche (3%)
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (2%)
Specie importante:
Ixobrychus minutus, Ardeola ralloides,Egretta
garzetta, Ardea purpurea, Circus aeruginosus,
Pandion haliaetus, Himantopus, himantopus,
Philomachus pugnax, Larus melanocephalus,
Chlidonias niger, Artemisia variabilis, Bufo
virdis.
Tipo Habitat:
1410 Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia
maritimi) (30%)
7230 Torbiere basse alcaline (30%)
Specie importanti:
Ixobrychus minutus, Nycticorax nycticorax,
Ardeola ralloides, Egretta garzetta, Ardea
purpurea, Plegadis falcinellus, Platalea
leucordia, Circus aeruginosus, Himantopus,
himantopus, Tringa glareola, Larus
melanocephalus, Sterna hirundo, Caprimulgus
europaeus, Emys orbicularis, Bufo virdis,
Elaphe longissima, Hyla italica, Lacerta
bilineata.
Tipo Habitat:
2250 Dune costiere con Juniperus spp. (20%)
2120 Dune bianche (10%)
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (5%)
2230 Dune con prati di Malcolmietalia (5%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (5%)
2260 Dune con vegetazione di sclerofille dei
Cisto-Lavenduletalia (5%)
Tipo Habitat:
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (10%)
2120 Dune bianche (10%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (10%)
Specie importanti: Caretta caretta
Sup
ha
località
%
proprietà
pubblica
235 Gizzeria 50 50
49 Curinga 80 20
414
82
S.Eufemia
Lamezia
Terme,
Curinga
Borgia,
Squillace
80 20
100 0
%
proprietà
privata
- 40 -

SIC
IT9330105
SIC
IT9320106
SIC
IT9330107
SIC
IT9330108
SIC
IT9330109
SIC
IT9330113
SIC
IT9330114
Steccato di
Cutro e
Costa del
Turchese
Foce del
Crocchio
Cropani
Dune di Isca
Dune di
Guardavalle
Madama
Lucrezia
Boschi di
Decollatura
Monte
Gariglione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tipo Habitat:
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (20%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (15%)
Specie importanti:
Ephedra distachya, Artemisia variabilis
Tipo Habitat:
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba (35%)
92D0 Gallerie e forteti ripari meridionali
(Nerio-Tamaricetea e Securinegion tinctoriae)
(10%)
7230 Torbiere basse alcaline (5%)
9320 Foreste di Olea e Ceratonia (5%)
Specie importanti: Birds
Tipo Habitat:
2120 Dune bianche (10%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (20%)
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (10%)
2230 Dune con prati di Malcolmietalia (5%)
7230 Torbiere basse alcaline (5%)
Specie importanti:
Ephedra distachya, Caretta caretta
Tipo Habitat:
2210 Dune fisse del litorale del Crucianellion
maritimae (10%)
2120 Dune bianche (10%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (20%)
2230 Dune con prati di Malcolmietalia (5%)
9320 Foreste di Olea e Ceratonia (5%)
Specie importanti:
Ephedra distachya
Tipo Habitat:
6220 Percorsi substeppici di graminacee e
piante annue dei Thero-Brachypodietea (80%)
5330 Arbusteti termo-mediterranei e predesertici
(5%)
8210 Pareti calcaree rocciose con
vegetazione cosmofitica (5%)
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus
rotundifolia (5%)
Specie importanti:
Falco biarmicus, Neophron percnopterus,
Milvus milvus, muscardinus avellanarius
Tipo Habitat:
9260 Foreste di Castanea sativa (95%)
Specie importanti: Osmoderma eremita
Tipo Habitat:
9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba e
faggeti con Abies nebrodensis
(90%)
9530 Pinete (sub-)mediterranee di pini neri
endemici (5%)
Specie importanti:
Canis lupus, Dryocopus martius, Bombina
variegate, Salamandrina terdigitata Anguis
fragilis, Coronella austriaca, Dryomys nitedula,
Elaphe longissima, Felis silvestris, Lacerta
bilineata, Martes martes, Rana italica.
36
301
24
Belcastro,
Botricello
Cropani,
Botricello
Isca sullo
Ionio
100 0
100 0
100 0
19 Guardavalle 100 0
442 Belcastro 0 100
88 Decollatura 0 100
604 Taverna 100 0
- 41 -

SIC
IT9320115
SIC
IT9330116
SIC
IT9330117
SIC
IT9340120
SIC
IT9330124
SIC
IT9330125
SIC
IT9330128
Monte
Femminamo
rta
Colle
Poverella
Pinete del
Roncino
Lacina
Monte
Contrò
Torrente
Soleo
Colle del
Telegrafo
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tipo Habitat:
9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba e
faggeti con Abies nebrodensis (90%)
Specie importanti:
Canis lupus
Tipo Habitat:
9530 Pinete (sub-)mediterranee di pini neri
endemici (85%)
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba (5%)
Specie importanti:
Pinus laricio, Canis lupus, Bombina variegata
Tipo Habitat:
9530 Pinete (sub-)mediterranee di pini neri
endemici (85%)
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba (5%)
Specie importanti:
Pinus laricio, Canis lupus, , Bombina
variegata, Elaphe quatuorlineata,
Cordulegaster trinacriae, Hyla italica, Rana
italica, Salamandra salamandra.
Tipo Habitat:
7140 Torbiere di transizione e instabili (30%)
6420 Praterie umide mediterranee con piante
erbacee alte del Molinio-Holoschoenion (40%)
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di
specie, su substrato siliceo
delle zone montane (10%)
Specie importanti:
Hyla italica Menyanthes trifogliata l., Rana
dalmatica, Rana italica
Tipo Habitat:
9210 Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex
(90%)
9260 Foreste di Castanea sativa (5%)
Specie importanti:
Salamandra salamandra.
Tipo Habitat:
9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba
e faggeti con Abies nebrodensis (65%)
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba (20%)
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di
specie, su substrato siliceo delle zone
montane (10%)
5330 Arbusteti termo-mediterranei e predesertici
(5%)
Specie importanti:
Canis lupus
Tipo Habitat:
9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba e
faggeti con Abies nebrodensis (95%)
Specie importanti:
Bombina variegata, Hyla italica, Rana italica,
Salamandra salamandra.
658 Petronà 80 20
179 Taverna 100 0
1.508 Albi 100 0
326 Cardinale 50 50
100 Serrastretta 80 20
380
Petronà,
Taverna,
Zagarise
80 20
203 Taverna 100 0
- 42 -

SIC
IT9320129
SIC
IT9330184
SIC
IT9320185
SIN10
IT9300195
SIR 4
IT9300196
Fiume
Tacina
Scogliera di
Stalettì
Fondali di
Stalettì
Torrente
Pesipe
Sughereta di
Squillace
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tipo Habitat:
9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba e
faggeti con Abies nebrodensis (15%)
9340 Foreste di Quercus ilex e Quercus
rotundifolia (30%)
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba (20%)
9530 Pinete (sub-)mediterranee di pini neri
endemici (10%)
6230 Formazioni erbose a Nardus, ricche di
specie, su substrato siliceo delle zone
montane (5%)
Tipo Habitat:
8210 Pareti calcaree rocciose con
vegetazione cosmofitica (80%)
2240 Dune con prati di Brachypodietalia e
vegetazione annua (5%)
1210 Vegetazione annua delle linee di
deposito marine (5%)
1240 Scogliere con vegetazione delle coste
mediterranee con Limonium spp. Endemici
(5%)
Specie importanti:
Falco peregrinus, Apus pallidus, Monticala
solitarius, Cerambyx cerdo, Dianthus rupicola,
Limonium minutiflorum.
Tipo Habitat:
1120 Praterie di Posidonie (Posidonion
oceanicae) (20 %)
Superficie totale (ha) 6.790
1.075 Taverna 90 10
21 Stalettì 100 0
46 Stalettì 100 0
_ _ _
_ Squillace _ _
- 43 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Elenco Zone Protezione Speciale (ZPS) individuati in Calabria nella Provincia di Catanzaro
Codice nome Caratteristiche principali
ZPS
IT9310069
ZPS
IT9320302
Parco
Nazionale
della
Calabria
Marchesat
o e Fiume
Neto
Pinete mediterranee a Pino laricio a aree prative
xeriche ed umide nell'altopiano
silano. Area designata quale ZPS, composta di tre
zone (Sila Grande, Sila Piccola,
Aspromonte), di rilevante valore faunistico
La foce del fiume Neto, è uno degli ultimi ambienti
umidi della costa jonica della Calabria.
Caratterizzata da foreste riparie, aree palustri.
Comprende un tratto di fascia costiera, ed è
circondato da aree agricole di recente bonifica,
e da insediamenti di case sparse colline boscate
che emergono dalle zone agricole del Marchesato.
Boschi montani misti a faggio ed abete ripide pareti
usate dai rapaci per la nidificazione. E' un luogo di
transito, sosta temporanea o di nidificazione di un
gran numero di specie di uccelli acquatici e marini,
sito di riproduzione della caretta -caretta. ,emys
orbicularis, testudo hermanni: le tre tartarughe
calabresi. Aree forestali estese e contigue con i
boschi della Sila Grande. La ZPS include una vasta
area montuosa del crotonese che rappresenta
buona parte del bacino imbrifero dei fiumi Neto e
Tacina. A nord l'area è delimitata dal Cozzo del
ferro, Serra Luisa, Timpa di Luna,Cozzo Nero,
Serra Vecchi, Monte la Pizzuta. A est la ZPS, è
delimitata da Strangoli e Rocca di Neto, comprende
tutto il fiume Neto Fino alla foce, a sud la ZPS
include il fiume Tacina fino alla foce. E' inclusa una
fascia di mare larga 2 km in corrispondenza delle
foci dei fiumi Neto e Tacina.
Sup.
ha
%
proprietà
pubblica
16.027 100 -
70.205 - -
- 44 -
%
proprietà
privata

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.1.3 Istituti faunistici istituiti ai sensi della legge n. 157/92: distribuzione,
caratteristiche e problematiche.
La Legge Regionale n. 9/96 ha ripreso dalla legge quadro nazionale n. 157/92 la
percentuale da destinare a protezione della fauna (minimo 20% massimo 30%), che è
stata fissata al 26% del territorio agro-silvo-pastprale.
Tale percentuale include tutte le aree ove sia vietata l’attività venatoria anche per
effetto di leggi o disposizioni diverse da quelle che regolamentano l’esercizio
venatorio (L. 157/92 e L.R. n. 9/96).
D’altra parte sul territorio della Provincia sono totalmente assenti le oasi di
protezione e le zone di ripopolamento e cattura (Z.R.C.), istituti d’elezione ai fini della
conservazione e gestione della fauna selvatica, ma anche le zone di protezione lungo
le rotte di migrazione ed i “valichi montani”.
Di contro, esistono sul territorio della Provincia di Catanzaro una serie di aree,
controllate dall’A.FO:R., che potrebbero essere gestite, sulla base di accordi specifici,
a guisa delle zone di ripopolamento e cattura; questa possibilità potrà concretizzarsi
attraverso una concreta collaborazione tra la Provincia e la Regione (A.FO.R.),
Le aree censite sotto il controllo dell’A.FO.R. sono concentrate nella maggior
estensione nella fascia presilana e silana dei Comuni di Zagarise, Sersale, Cerva,
Petronà, Magisano, Taverna, per un totale di circa 6.021,00 ha ed in piccola parte
nella fascia delle Serre Catanzaresi.
Nelle tabelle seguenti, suddivise per ambiti territoriali di caccia (Tab. 1 – ATC
CZ2, Tab. 2 – ATC CZ1), sono riportate le aree A.FO.R. distinte per Comuni e
Località; nella suddivisione si è tenuto altresì conto delle porzioni che ricadono già nei
Parchi, delle porzioni ad essi limitrofe e di quelle che sono ubicate all’esterno di essi,
al fine di ottenere un conteggio corretto delle aree protette, evitando sovrapposizioni
di superfici:
- 45 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tab. 1 - TERRENI DEMANIO REGIONALE IN AMMINISTRAZIONE AFOR IN CZ2
Comuni Località ettari parziali ettari totali entro i limiti limitrofe ai
fuori
dai
dei parchi parchi parchi
Cardinale Cuscunà 17,00
Cugnale, Pietra della Salera 68,00
Luciano, Cerzito 40,00
Braccio, Cerasara 46,00
Aziolo, Maruzzo, Area della 81,00
Giumenta, Femmina Morta, 40,00
Aziola, Sciarra, Sotto della
Casa, Burilli, Carcara e Celiti 30,00
Aziolo, Maruzzo e Femmina Morta 63,00
Soddano 11,00 396,00 396,00
Guardavalle Piraino 77,00
Traversa, Carolari 50,00
Rubano 18,00
Petresa 312,00 457,00 457,00
San Sostene Sciarra, Cancello 168,00 168,00 168,00
Satriano Femmina morta 183,00 183,00 183,00
TOTALE CZ2 Ha 1.204,00 747,00 0,00 457,00
- 46 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tab. 2 - TERRENI DEMANIO REGIONALE IN AMMINISTRAZIONE AFOR IN CZ1
Comuni Località ettari parziali ettari totali entro i limiti limitrofe ai fuori dai
dei parchi parchi parchi
Cerva Melitani 329,00 329,00 329,00
Magisano Ntopa 20,00
Serra Ariano 72,00
Libertà 46,00
Conciarino-Mitta 95,00
Felicetto 14,00
Forca-Pantanelle 339,00
Quartieri 213,00
Destra Chiesa 6,00 805,00
Nocera Terinese Foresta Mancuso 407,00 407,00 407,00
Petronà Corvi 225,00 225,00 225,00
Sersale Felicetto 232,00
Mucia-Campanò e
San Giuseppe-Fornace 309,00 309,00
Fornacia 153,00 153,00
San Giuseppe 46,00 46,00
Vecchiarello 74,00 74,00
Greco Forgia 16,00 16,00
Greco 10,00 10,00
Greco e Salice 12,00 12,00
Carallopoli 142,00 142,00
Colle Torno 34,00 34,00
Cipino 175,00 175,00
Raga 300,00 1.503,00 300,00
Sorbo San Basile Mainardo Saietta 155,00 155,00
Visciglietto 52,00 207,00 52,00
Taverna Difesa 165,00 165,00
Carbonello 100,00 100,00
Catananni,Rapani,
Ruggiolino,
Cutura, Cortiglie, Acri,
Codara
e Spadola 259,00 259,00
Falconi, Chiusa canali 14,00 14,00
Carpinato 75,00 75,00
Posino, Manganello,
Posinello 315,00 315,00
Armento 29,00 957,00 29,00
Zagarise Carrozzino 103,00 103,00
Callistro 170,00 273,00 170,00
Carlopoli Acqua del Signore 9,77 9,77 9,77
Decollatura Carolea 45,00 45,00 45,00
Gimigliano Acqua del Signore 56,00 56,00 56,00
Soveria Mannelli Carolea 0,23 0,23 0,23
TOTALE CZ1 Ha 4.817,00 1.710,00 1.750,00 1.125,00
- 47 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.1.4 Miglioramenti ambientali realizzati
Dall’entrata in vigore della legge 157/92, successivamente recepita dalla L.R. n.
9/96, a tutt’oggi, nonostante i Comitati di gestione siano operativi da circa quattro
anni, non sono mai stati proposti, finanziati ed attuati progetti di miglioramento
ambientale, nonostante il Piano faunistico-venatorio della Provincia di Catanzaro,
approvato nel 1998, ne avesse dato indicazioni e modalità attuative.
Si auspica una piena attuazione del nuovo piano faunistico con l’applicazione
integrale dei principi in esso contenuti.
2.1.5 Centri di recupero per la Fauna Selvatica
Sul territorio della Provincia di Catanzaro esiste un solo centro di recupero della
fauna selvatica gestito dall’Amministrazione Provinciale.
Il C.R.A.S. (Centro Recupero Animali Selvatici) di Catanzaro è una struttura
“giovane” essendo stato istituito nel 2005 dall’Amministrazione Provinciale di
Catanzaro, a seguito di progetto finanziato con i fondi POR Calabria 2000 – 2006
P.I.S. rete ecologica regionale – misura1.10.
Il Centro è ubicato all’interno del Parco della Biodiversità Mediterranea di
Catanzaro.
Il C.R.A.S. è una struttura medico-veterinaria dove, attraverso cure specifiche,
vengono recuperati, riabilitati e restituiti al proprio ambiente naturale animali selvatici
in difficoltà (feriti, malati, immaturi) rinvenuti sul territorio.
Gli animali che dopo le cure non presentano le condizioni per la messa in libertà
vengono utilizzati, ove possibile, per la riproduzione in cattività e a scopo didattico con
visite guidate con esperti del settore.
- 48 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il lavoro del CRAS, consente un
monitoraggio completo delle
popolazioni animali presenti nel
territorio; i soggetti menomati
vengono sottoposti ad una minuziosa
visita clinica e nei casi ritenuti
opportuni ad analisi ematologiche e
parassitologiche al fine di stabilire se
essi sono portatori di malattie
infettive e di zoonosi.
Gli animali curati e
completamente riabilitati vengono
rimessi in libertà previo
inanellamento da parte di
un’inanellattore dell’ISPRA (ex
Istituto Nazionale di Fauna
Selvatica), secondo tempi, modalità
e scelte dei luoghi di rilascio valutate
a seconda della specie.
Dal momento dell’inizio attività il Centro ha curato molti soggetti appartenenti a
specie diverse, dei quali però non è stato possibile conoscerne il numero esatto.
Tra le specie di prevalente interesse naturalistico, e conservazionistico curate nel
CRAS figurano: poiane, bianconi, falchi (pellegrino, gheppio, lodolaio, cuculo), rapaci
notturni (allocco, barbagianni, civetta, assiolo) , cicogne e aironi.
- 49 -

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.1.6 Centri di allevamento autorizzati.
Sono cinque i centri di allevamento privati presenti sul territorio provinciale; due di
essi ricadono in ambito CZ1:
- nel Comune di Serrastretta, C.da Ferrarico, Az. Agricola Tomaino Rosa; il centro
ha un’estensione di circa 17,00 ha ed é indirizzato all’allevamento delle lepri, con una
produzione annua compresa tra 500 e 600 capi
- nel Comune di Amato, Loc. Marino, Az. Agricola “Moron” di Nicola Scerbo; il
centro ha un’estensione di circa 3,00 ha ed é indirizzato all’allevamento delle lepri, con
una produzione annua di 800/900 capi;
e tre in CZ2:
- nel Comune di Guardavalle, C.da Agretta, “Casa del Fagiano” di Anna Marziano; il
centro ha un’estensione di circa 4,00 ha ed é indirizzato all’allevamento dei fagiani, con
una produzione annua di 3.000 capi;
- nel Comune di San Sostene Loc. Torre, Ditta Rocco Ing. Corasaniti; il centro ha
un’estensione di circa 2,00 ha ed é indirizzato all’allevamento delle lepri; non è
disponibile il dato relativo alla produzione annua;
- nel Comune di Davoli, Via Votarelle, Impresa Agricola Votarelli s.r.l.; il centro ha
un’estensione di circa 3,00 ha ed é indirizzato all’allevamento delle lepri; non è
disponibile il dato relativo alla produzione annua;
- nel Comune di Cenadi, Ditta Federico Gallo, il centro ha un’estensione di circa
160 ha ed é indirizzato all’allevamento dei cinghiali; non è disponibile il dato relativo
alla produzione annua. Su una superficie interna di circa 3 ha è in corso un importante
(unico in Calabria) progetto sperimentale di allevamento della Lepre italica (Lepus
corsicanus), sulla base di una collaborazione avviata nel 2006 con la Provincia e con
l’ISPRA (nel 2009 è stata accertata per la prima volta la riproduzione della specie).
L’iniziativa è finalizzata al recupero ed alla reintroduzione di questa specie di lepre
endemica (in particolare dell’aplotipo dell’Italia meridionale), minacciata di estinzione,
perfettamente adattata agli ambienti a clima mediterraneo. L’intero progetto, che
prevede anche analoghe iniziative in Basilicata, in Sicilia (aplotipo dell’Isola) e nel Lazio
(aplotipo dell’Italia centrale), si colloca nell’ambito delle misure previste dal “Piano
d’azione nazionale” promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e
del Mare e realizzato dall’ex-INFS, oggi ISPRA.
L’estensione totale dei centri di allevamento privato è di circa 189,00 ha.
50

2.2 - Assetto faunistico
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.1.1- Situazione generale: peculiarità e problematiche
L’esigenza di ottenere, attraverso il piano faunistico, risposte risolutive alle
problematiche venatorie porta alla definizione di metodologie innovative rispetto alle
“abitudini” che in questi ultimi quaranta anni si sono consolidate nei cacciatori della
Provincia.
La perdita delle tradizioni venatorie locali, legate essenzialmente alle specie
stanziali “classiche”, ha orientato l’attenzione delle nuove generazioni di cacciatori
quasi esclusivamente verso la selvaggina migratoria ed il cinghiale.
Sino a quando gli habitat hanno resistito ad una sempre più pressante presenza
antropica, il passaggio é stato quasi indolore; nel momento in cui gli ambiti tipici della
fauna migratoria hanno subito drastiche riduzioni, il problema é esploso in tutta la sua
gravità.
Il tentativo di invertire la tendenza, anche e soprattutto su pressione del mondo
venatorio, é stato compiuto esclusivamente con l’ausilio dei ripopolamenti faunistici
che, nonostante l’impegno economico profuso, non hanno dato gli esiti sperati, anzi per
certi versi la situazione si é aggravata soprattutto per l’uso di animali allevati non in
purezza che hanno “inquinato” quei pochi capi autoctoni presenti in natura.
Alcune specie stanziali “nobili” (coturnice e starna) oggi sono completamente
assenti dal territorio, altre (lepre comune e lepre italica, oggi protetta) sono in grave
pericolo; le presenze occasionali (fagiano) e quelle più consistenti (cinghiale) non
possono da sole determinare un cambiamento nei gusti venatori delle nuove
generazioni e contemporaneamente diminuire la pressione venatoria orientata,
pressochè stabilmente, sulla selvaggina migratoria ed in aree sempre più ristrette nelle
quali la densità venatoria, in determinati periodi, non é certo quella ottimale.
Alcuni dei concetti che saranno introdotti in seguito sono orientati soprattutto al
miglioramento degli habitat, alla ricostituzione delle popolazioni di specie selvatiche e
alla loro gestione ai fini venatori; propedeutico alla riuscita di questa operazione é la
ridistribuzione, in modo più equilibrato, dei cacciatori sull’intero territorio degli ATC
provinciali.
In parallelo si pone la necessità di una rivisitazione dell’attività venatoria e della
gestione combinata dei ripopolamenti e dei miglioramenti ambientali.
51

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Un prelievo correttamente programmato, così come previsto dalla legge quadro
nazionale n. 157/92 e dalla L.R. n. 9/96, consente di conservare popolazioni vitali delle
specie stanziali d’interesse venatorio e a programmare i ripopolamenti solo come
attività di supporto, con conseguente minore impegno di risorse finanziarie, che
potranno così essere utilizzate per la soluzione di problematiche altrettanto importanti
come, ad esempio, i miglioramenti ambientali.
Le cause che hanno determinato una riduzione drastica dei cacciatori in questi
ultimi vent’anni (-57% circa) sono state individuate nel costo eccessivo delle tasse di
concessione governativa e di esercizio venatorio, nonché nella diminuzione dei tempi di
svolgimento dell’attività venatoria con l’entrata in vigore della legge 157/92.
Ma un’altra causa importante, che ha contribuito ad accentuare il fenomeno nel
territorio della Provincia, è la grave carenza di selvaggina stanziale.
L’azione combinata dei risanamenti ambientali e delle reintroduzioni e della
salvaguardia delle popolazioni residue avrà come obbiettivo primario il recupero del
patrimonio faunistico depauperatosi nell’ultimo mezzo secolo. La ricostituzione di tale
patrimonio, oltre a richiedere tempi comunque lunghi, sarà certamente molto
impegnativa e richiederà una continuità di impegno pianificatorio da parte della
provincia (che dovrà andare oltre il periodo di vigenza del presente Piano), a cui si
dovrà affiancare necessariamente la collaborazione degli ATC, degli Organismi di
gestione delle aree protette e delle Organizzazioni di categoria interessate.
2.2.1.2 - Abbondanza e distribuzione dell'avifauna migratoria in ambito
provinciale
L’importanza dell’individuazione delle direttrici di migrazione dell'avifauna è
evidenziata dall'art.1 comma 5 della L. 157/92, recepito dalla L.R. 9/96, in rapporto
all'istituzione di zone di protezione, al mantenimento e alla sistemazione degli habitat
naturali e al ripristino o alla creazione di biotopi con particolare riferimento alle specie
protette e a quelle incluse nell'elenco allegato alla direttiva 79/409/CEE.
Sulla base di tale indicazioni e per le finalità sopra elencate tutti i dati ad oggi
disponibili, sebbene di diversa ed eterogenea provenienza, sono stati considerati per
indagare la distribuzione, l'abbondanza e il transito dell'avifauna migratoria in ambito
provinciale.
52

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tali dati derivano, in particolare dalle seguenti indagini e attività:
• censimenti degli acquatici svernanti.
• altri censimenti e dati relativi all'avifauna migratoria effettuati nell'ambito di
precedenti studi e osservazioni.
I censimenti degli acquatici svernanti (International Waterfowl Census, IWC) sono
coordinati, a livello nazionale, dall’ISPRA e si inseriscono nell'ambito di un più esteso
programma di censimento dell'IWRB (International Waterfowl & Wetlands Research
Bureau) che riguarda l'Europa e, più in generale, la Regione Paleartica Occidentale.
I conteggi invernali vengono solitamente effettuati, nel corso del mese di gennaio,
in corrispondenza delle seguenti zone umide:
1. Palude dell’Imbutillo
2. Foce del fiume Amato
3. Lago la Vota
4. Piana di Lamezia
5. Foce del Crocchio
6. Foce del Tacina
In ambito provinciale i censimenti degli acquatici svernanti sono stati effettuati in
maniera sistematica a partire da dicembre 2009 a gennaio 2010.
In totale, nel periodo dicembre gennaio sono state osservate 27 specie, di queste
possono essere considerate specie-target per la programmazione di idonee misure di
salvaguardia e la pianificazione di appositi istituti di tutela e , in particolare, di zone di
protezione lungo le rotte di migrazione. Gli esemplari censiti appartengono ai gruppi
sistematici: Svassi, Cormorani, Ardeidi, Anatidi, Rallidi, Limicoli, Laridi e Rapaci.
L'andamento della consistenza complessiva degli svernanti censiti evidenzia un
incremento notevole delle presenze a partire dal dicembre – gennaio 2009/2010, in
particolare le presenze registrate negli ultimi due anni sono circa il doppio di quelle
osservate negli anni passati. Le popolazioni svernanti di Ardeidi e Limicoli, sebbene
interessate da lievi variazioni annuali, hanno evidenziato negli anni recenti, una certa
costanza nei livelli di presenza.
Di prioritaria importanza è il Lago La Vota interessato, a seconda delle annate, da
una quantità di svernanti abbastanza consistente.
53

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Moriglioni Lago la Vota Germano reale, Lago la Vota
(foto M Bevacqua, E Muscianese) (Foto Bevacqua)
In questa zona umida sono state osservate fino a circa 20 specie di migratori
acquatici svernanti per stagione; i gruppi più consistenti e regolari di svernanti sono
rappresentati da Anatidi, sono inoltre regolarmente presenti dormitori di Cormorani.
Tra gli Ardeidi, gli Anatidi e i Rapaci figurano tutte le specie svernanti di prioritario
interesse conservazionistico riscontrate sul territorio provinciale.
Per quanto riguarda l’Imbutillo si rileva un notevole incremento di presenze
svernanti di Cormorani, Svassi, Limicoli e Anatidi.
Per il tratto fluviale del fiume Amato i dati delle osservazioni evidenziano la
presenza di Cormorani, Gabbiano reale, Gabbiano comune, Airone cenerino e Airone
bianco maggiore; per questo tratto alcune indagini faunistiche e ambientali hanno
segnalato la presenza di rare specie acquatiche svernanti e di passo, come la Moretta
tabaccata.
Moretta tabaccata e gallinella d’acqua lungo ilcorso del fiume
Amato (Piana di Lamezia) (Foto Mimmo Bevacqua)
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Lungo la costa ionica l’area a maggior concentrazione di svernanti si localizza nella
foce del Crocchio e del Tacina, con presenze più consistenti di Rallidi e Limicoli con
alcune specie di prioritario interesse conservazionistico.
Alzavole presso la Foce del Crocchio
(Mimmo Bevacqua) (E. Muscianese)
Sono da segnalare, tra le specie acquatiche di passo alcune specie particolarmente
protette o minacciate di estinzione a livello nazionale e/o europeo; tra di esse si
possono citare:, Avocetta, Cavaliere d’Italia, Cicogna nera, Cicogna bianca Gru,
Canapiglia, Marzaiola, Volpoca, Moretta tabaccata, Pittima reale, Pettegola, Pernice di
mare.
Cicogna bianca al pascolo Piana di Lamezia
Le maggiori concentrazioni di svernanti si hanno comunque nel Lago La Vota, Foce
del Crocchio, Foce del Tacina, presumibilmente perché in tali ambiti si conserva un
sufficiente grado di eterogeneità ambientale e naturalità, con conseguenti maggiori
disponibilità di risorse trofiche e habitat favorevoli alla sosta.
55

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.1.3 - Direttrici di migrazione dell'avifauna
Per le specie migratorie presenti nel territorio provinciale; sono state individuate tre
direttrici principali lungo le quali avvengono i flussi di migrazione:
- la direttrice n. 1 interessa la fascia costiera tirrenica e costituisce principalmente
rotta di migrazione per l’avifauna acquatica e per i Turdidi in genere.
- la direttrice n. 2 lambisce la costa dell’alto Ionio e penetra nella dorsale
appenninica calabrese, attraversando da nord a sud l’intera provincia; essa é
particolarmente interessata, oltre che da avifauna acquatica, dai flussi migratori della
beccaccia e del beccaccino.
- la direttrice n. 3 proviene dal Golfo di Taranto e percorre la dorsale ionica
dell’Appennino calabrese; su di essa confluiscono principalmente Alaudidi, quaglia e
tortora.
Le indicazione sulle rotte di migrazione sono tratte da osservazioni dirette degli
Autori, e sono compatibili con gli studi dell’ISPRA effettuati attraverso le ricatture di
uccelli inanellati all’estero e risalenti al 1992.
56

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Carta Faunistica delle specie migratorie cacciabili
57

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.1.4 - Valichi montani interessati dalle rotte di migrazione
In ambito provinciale le aree montane maggiormente interessate dall’avifauna
migratrice sono sostanzialmente tre:
- Area Presilana e Silvana;
- Area Monte Mancuso e Reventino;
- Area delle Serre.
Nel contesto Silano i monti più rappresentativi sono Monte Gariglione, con
un’altezza di 1.775 m, e Monte Femminamorta di 1.723 m; entrambi i monti godono di
ampia protezione ricadendo nel cuore del Parco Nazionale della Sila.
Il massiccio del Reventino comprende varie cime che dominano l’area del
Lamentino; procedendo da est a ovest, troviamo il monte Serralta di 1246 m, le cime
gemelle dei monti Reventino (propriamente detto di 1417 m) e Monticello del Pubblico
(1410 m s.l.m.), il monte Faggio (1329 m), il monte Capo di Bove (1297 m) e il monte
Mancuso (1327 m). Il complesso è delimitato a nord dalla Valle del Savuto, a sud
dalla Piana di Sant'Eufemia, a ovest dal Mar Tirreno, mentre a est il confine virtuale
con la Sila Piccola può essere identificato nel corso del Corace.
Parte del territorio, ricadente in aree demaniali, è inserito nella lista dei siti
d’interesse comunitario (SIC) ai sensi della Direttiva Habitat 92/43/CEE:
- Monte Condrò con una superficie di circa 100 ettari;
- Boschi di Decollatura con una superficie di circa 88 ettari;
che costituiscono delle vere oasi di protezione per la selvaggina migratoria.
Procedendo da nord verso il sud della Provincia, i primi monti di un certo rilievo (ma
di modesta elevazione) che si incontrano sono il Monte Contessa (m. 881) ed il Monte
Covello (m. 848), posti l’uno ad ovest e l’altro ad est dell’alta valle del Pesipe, Fiume
che sfocia nel Fiume Amato. In questi luoghi i boschi si accompagnano a larghe zone a
pascolo come accade tra il Monte Contessa ed il Passo di Fossa del Lupo.
Da qui verso sud, la linea del rilievo si unifica in un breve dorsale che da Monte
Serralta (m. 1023) prosegue sino al Monte Cucco (m. 959).
Parte di questi valichi montani rientrano nel comprensorio del Parco Regionale
delle Serre.
58

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.1.5 - Principali problematiche relative alla gestione dell'avifauna
migratoria
Le principali problematiche inerenti la gestione dell'avifauna migratoria derivano,
soprattutto, dalla mancanza di reali conoscenze sullo status, le fluttuazioni e le
tendenze numeriche delle popolazioni benché tali conoscenze debbano,
necessariamente, essere alla base di qualsiasi forma di gestione e fruizione.
Tale mancanza di conoscenze è dovuta, principalmente, a difficoltà di ordine
pratico e organizzativo.
Benché infatti, da un punto di vista teorico, tutte le specie di Uccelli possono essere
oggetto di censimenti, in realtà solo per alcune di esse i metodi richiesti di valutazione
quantitativa risultano affidabili e concretamente ed economicamente applicabili .
L'avifauna migratoria si presenta, di fatto, in modo fortemente disomogeneo in
rapporto alla censibilità.
Gli Anatidi e la folaga frequentano nel periodo di svernamento zone delimitate e
hanno caratteristiche ecologiche che consentono conteggi relativamente agevoli; a
differenza di questo gruppo, la maggior parte delle specie di avifauna migratoria
terrestre di fatto non possono essere censite soprattutto fuori dal periodo di
nidificazione.
Anche molti Rallidi e alcuni Limicoli presentano una distribuzione ampia, possono
frequentare zone umide di piccole dimensioni, hanno contattabilità ridotta ed elevata
mobilità anche nel periodo invernale: per tali motivi è difficile, per queste specie,
pervenire a stime attendibili.
La beccaccia in fase di svernamento può essere oggetto di monitoraggio,
segnatamente nelle aree protette con ambiente idoneo dove non sussiste l’interferenza
dell’esercizio venatorio, avvalendosi di cani da ferma sulla base di un Protocollo
nazionale definito dall’ISPRA.
Nel caso dei Passeriformi le difficoltà che si incontrano nel realizzare valutazioni
quantitative sono ancora maggiori poiché le popolazioni si distribuiscono,
generalmente, su aree assai vaste oppure sono legate ad ambienti particolari dispersi
su territori di grande estensione.
Nel periodo di nidificazione la maggior parte delle specie di piccoli uccelli manifesta
il canto territoriale, che è alla base della effettiva sensibilità, sia all’ascolto (es.
programma MITO) sia con tecnica indotta (playback ).
59

2.2.1.6 Check-list degli Uccelli
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
M : Migratrice W : Wintering ( Svernante)
S : Stazionaria B : Breeding (Nidificante)
SPECIE – NOME ITALIANO NOME SCIENTIFICO M W S B
Tuffetto Tachybaptus ruficollis X X
Svasso maggiore Poduceps cristatus X X
Cormorano Phalacrocorax carbo X X
Tarabusino Ixobrycus minutus X
Nitticora Nycticorax nycticorax X
Sgarza ciuffetto Ardeola ralloides X
Garzetta Egretta garzetta X
Airone cenerino Ardea cinerea X X
Airone rosso Ardea purpurea X
Airone bianco maggiore Egretta alba X
Cicogna bianca Ciconia ciconia X
Cicogna nera Ciconia nigra X
Fischione Anas penelope X X
Canapiglia Anas strepera X X
Alzavola Anas crecca X X
Germano reale Anas platyrhyncos X X
Codone Anas acuta X X
Marzaiola Anas querquedula X
Mestolone Anas clypeata X X
Moriglione Aythya ferina X X
Moretta tabaccata Aythya nyroca X X
Moretta Aythya fuligula X X
Falco pecchiaiolo Pernis apivorus X X
Nibbio bruno Milvus migrans X
Nibbio reale Milvus milvus X
Capovaccaio Neophron percnopterus X
Biancone Ciecaetus gallicus X X
Falco di palude Circus aeruginosus X X
Albanella reale Circus cycaenus X
Albanella minore Circus pygargus X
Astore Accipiter gentilis X
Sparviere Accipiter nisus X X
Poiana Buteo buteo X X
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SPECIE – NOME ITALIANO- NOME SCIENTIFICO M W S B
Aquila del Bonelli Hieraetus fasciatus X
Aquila minore Hieraetus pennatus X
Falco pescatore Pandion haliaetus X
Falco cuculo Falco naummanni X
Grillaio Falco naummanni X
Gheppio Falco tinnunculus X X X
Lodolaio Falco subbuteo X
Smeriglio Falco columbarius X
Lanario Falco biarmicus X X
Pellegrino Falco peregrinus X X
Quaglia Coturnix coturnix X
Porciglione Rallus aquaticus X X
Gallinella d’acqua Gallinula hclorupos X X
Folaga Fulica atra X X
Cavaliere d’Italia Himantopus himantopus X
Avocetta Recurvirostra avosetta X
Corriere piccolo Charadrius dubius X X
Corriere grosso Charadrius hiaticula X X
Pavoncella Vanellus vanellus X X
Beccaccino Gallinago gallinago X
Occhione Burhinus oedicnemus X X
Beccaccia Scolopax rusticola X
Pettegola Tringa totanus X X
Piro piro piccolo Actitis Hypoleucos X X
Gabbiano comune Larus rudibundus X
Gabbiano reale mediterraneo Larus Cachinnas X X
Colombella Columba oenas X
Colombaccio Columba palumbus X X
Tortora selvatica Streptopelia turtur X X
Tortora dal collare orientale Streptopelia decoacto X X
Cuculo Cuculo canorus X
Barbagianni Tyto alba X X
Civetta Athene noctua X X
Gufo reale Bubo bubo X X
Succiacapre Caprimulgus europaeus X X
Rondone Apus apus X X
Rondone alpino Apus melba X X
Gruccione Merops apiaster X X
Ghiandaia marina Coracias garrulus X X
Upupa Upupa epops X X
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SPECIE – NOME ITALIANO- NOME SCIENTIFICO M W S B
Torcicollo Jynx torquilla X X
Picchio verde Picus viridis X X
Picchio nero Dryocopus maior X X
Picchio rosso maggiore Picoides major X X
Picchio rosso minore Picoides minor X X
Cappellaccia Galerida cristata X X
Tottavilla Lullula arborea X
Allodola Alauda arvensis X
Rondine Hirundo rustica X X
Balestruccio Delichon urbica X X
Prispolone Anthus trivialis X
Pispola Antus pratensis X
Cutrettola Motacilla flava X
Ballerina Gialla Motacilla cinerea X X
Ballerina Bianca Motacilla alba X X
Pettirosso Erithacus rubecula X
Usignolo Luscinia megarhyncos X X
Codirosso spazzacamino Phoenicurus ocruros X X
Stiaccino Saxicola rubetra X
Saltimpalo Saxicola torquata X X
Culbianco Oenanthe oenanthe X
Codirossone Saxicola saxatilis X
Passero solitario Monticola solitaria X X
Merlo Turdus merula X X
Tordo bottaccio Turdus philomelos X
Usignolo di fiume Cettia cettii X X
Beccamoschino Cisticola juncidis X X
Canapino pallido Hippolais pallida X
Sterpazzolina Sylvia cantillans X X
Occhiocotto Sylvia melenocephala X X
Sterpazzola Silvia communis X
Capinera Sylvia atricapilla X X
Luì piccolo Phylloscopus collybita X
Pigliamosche Muscicapa striata X
Balia dal collare Ficedula albicollis X
Balia nera Ficedula hipoleuca X
Codibugnolo Aegithalos caudatus X X
Cinciarella Parus caeruleus X X
Cinciallegra Parus major X X
Rigogolo Orioluas oriolus X
62

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SPECIE – NOME ITALIANO- NOME SCIENTIFICO M W S B
Averla piccola Lanius collurio X
Averla Capirossa Lanius senator X X
Ghiandaia Garrulus glandarius X X
Taccola Corvus monedula X X
Cornacchia Grigia Corvus corone cornix X X
Corvo Imperiale Corvus corax X X
Storno Sturnus vulgaris X
Passera d’Italia Passer italiae X X
Fringuello Fringilla coelebs X X
Verzellino Serinus serinus X X
Verdone Carduelis chloris X X
Cardellino Carduelis carduelis X X
Fanello Carduelis cannabina X X
Zigolo nero Emberiza cirlus X X
Zigolo capinero Emberiza melanocephala X
Strillozzo Emberiza calandra X X
63

2.2.1.7 Check-list dei Mammiferi
NOME COMUNE
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tasso
Volpe
Donnola
Martora
Faina
Puzzola
NOME SCIENTIFICO
Vulpes vulpes
Meles meles
Mustela nivalis
Mustela putorius
Martes foina
Mustela putorius
64

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Cinghiale
Capriolo
Istrice
Lupo
Gatto selvatico
Hystrix cristata
Sus scrofa
Capreolus capreolus
Canis Lupus
Felis silvestris
65

La check-list comprende anche:
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
MAMMIFERI Dir. CEE
92/43/ All. 2
INSETTIVORI
Erinaceidi
1 Riccio europeo (Erinaceus europaeus, Linnaeus, 1758)
Soricidi
2 Toporagno nano (Sorex minutus, Linnaeus, 1766)
3 Toporagno comune (Sorex araneus, Linnaeus, 1758)
4 Toporagno italico od appenninico (Sorex samniticus, Altobello, 1926)
5 Toporagno acquatico di Miller (Neomys anomalus, Cabrera, 1907)
6 Mustiolo (Suncus etruscus, Savi, 1822)
7 Crocidura a ventre bianco (Crocidura leucodon, Hermann, 1780)
8 Crocidura minore o Crocidura odorosa (Crocidura suaveolens, Pallas,
1811)
Talpidi
9 Talpa romana (Talpa romana, Thomas, 1902)
CHIROTTERI
Rinofolidi
10 Rinolofo eurìale (Rhinolophus euryale, Blasius, 1853) *
11 Rinolofo maggiore (Rhinolophus ferrumequinum, Schreber, 1774) *
12 Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros, Bechstein, 1800) *
13 Rinolofo di méhely (Rhinolophus mehelyi, Matschie, 1901) *
Vespertilionidi
14 Barbastello comune (Barbastella barbastellus, Schreber, 1774) *
15 Seròtino comune (Eptesicus serotinus, Schreber, 1774)
16 Pipistrello di Savi (Hypsugo savii, Bonaparte, 1837)
17 Vespertilio di Blyth (Myotis blythii, Tomes, 1857) *
18 Vespertilio di Capaccini (Myotis capaccinii, Bonaparte, 1837) *
19 Vespertilio di Daubenton (Myotis daubentonii, Kuhl, 1817)
20 Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus, E. Geoffroy, 1806) *
21 Vespertilio maggiore, (Myotis myotis, Borkhausen, 1797) *
22 Vespertilio mustacchino (Myotis mystacinus, Kuhl, 1817)
23 Vespertilio di Natterer (Myotis nattereri, Kuhl, 1817)
24 Nottola gigante (Nyctalus lasiopterus, Schreber, 1780)
25 Nottola comune (Nyctalus noctula, Schreber, 1774)
26 Pipistrello albolimbato (Pipistrellus kuhlii, Kuhl, 1817)
27 Pipistrello di Nathusius (Pipistrellus nathusii, Keyserling et Blasius, 1839)
28 Pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus, Schreber, 1774)
29 Orecchione meridionale o grigio (Plecotus austriacus, Fischer, 1829)
Miniopteridi
30 Miniottero di Schreiber (Miniopterus schreibersii, Kuhl, 1817) *
Molossidi
31 Molosso di cestoni (Tadarida kenioti, Rafinesque, 1814)
LAGOMORFI
Leporidi
32 Lepre comune o europea (Lepus europaeus, Pallas, 1778)
33 Lepre italica (Lepus corsicanus, De Winton, 1898)
RODITORI
Sciuridi
34 Scoiattolo comune (Sciurus vulgaris, Linnaeus, 1758)
Gliridi
35 Quercino (Eliomys quercinus, Linnaeus, 1766)
36 Driomio (Dryomys nitedula, Pallas, 1779)
37 Ghiro (Glis glis, Linnaeus, 1766)
38 Moscardino (Muscardinus avellanarius, Linnaeus, 1758)
66

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Muridi
39 Arvicola rossastra o dei boschi (Clethrionomys glareolus, Schreber, 1780)
40 Arvicola di savi (Microtus savii, de Sélys-Longchamps, 1838)
41 Topo selvatico a collo giallo (Apodemus flavicollis, Melchior, 1834)
42 Topo selvatico (Apodemus sylvaticus, Linnaeus, 1758)
43 Topo domestico (Mus domesticus, Schwarz et Schwarz, 1943)
44 Ratto nero o dei tetti (Rattus rattus, Linnaeus, 1758)
45 Ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus, Berkenhout, 1769)
ARTIODATTILI
Suidi
46 Cinghiale (Sus scrofa scrofa, Linnaeus, 1758)
2.2.1.8 Abbondanza e distribuzione dei Mammiferi in ambito provinciale.
Tranne che in pochi casi, in limitate porzioni di territorio della Provincia (capriolo,
lupo e cinghiale nella porzione catanzarese del Parco Nazionale della Sila), non sono
stati effettuati studi specifici sull’abbondanza e distribuzione dei mammiferi.
L’analisi della situazione provinciale si basa quindi sulla raccolta dei pochi dati
presenti in bibliografia, integrati con osservazioni personali e dati inediti forniti da
diversi osservatori attendibili, appartenenti a diverse associazioni ambientaliste e alle
banche dati del ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
La volpe è presente in maniera uniforme in tutta la provincia, anche alle altitudini
maggiori.
Anche i mustelidi sono presenti in maniera uniforme, anche se le segnalazioni,
soprattutto per il tasso, sono maggiori negli ambienti collinari e di pianura.
Le segnalazioni relative all’istrice, sono limitate a poche aree nella porzione nord e
centro della provincia, in aree collinari.
Riguardo agli ungulati, il cinghiale è diffuso ampliamente in tutta la provincia.
Sui cervidi, gli studi effettuati si sono concentrati nel Parco Nazionale della Sila.
Nella porzione del Parco ricadente nella Provincia di Catanzaro, il capriolo è
presente in diverse aree.
Anche per il lupo ed il gatto selvatico la presenza è segnalata nella porzione
Catanzarese del Parco, ma non vi sono notizie certe per le altre aree.
67

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.2 Quadro conoscitivo delle specie di prevalente interesse naturalistico,
conservazionistico e venatorio presenti in ambito provinciale
a) Specie protette e particolarmente protette:
Sul territorio della Provincia di Catanzaro, a causa della varietà degli habitat, sono
presenti numerose specie selvatiche di interesse naturalistico.
Molte di esse appartengono alle specie “particolarmente protette” elencate all’art. 2
della legge 157/92; altre a specie che godono di semplice protezione.
CICOGNA BIANCA
Ciconia cicoria
CICOGNA NERA
Ciconia nigra
Tra esse compaiono le seguenti specie di uccelli:
TUFFETTO (Tachybaptus
ruficollis)
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Migratrice trans ariana. Durante le
migrazioni, ed anche in periodo
estivo, sono abbastanza frequenti
osservazioni di soggetti in sosta nelle
aree trofiche che possono ingenerare
le indicazioni di possibili
nidificazioni, come avviene in alcune
aree della provincie di Crotone.
Migratrice regolare. Durante le
migrazioni frequenta tutte le zone
umide della provincia. Significative
sono le osservazioni effettuate presso
il Lago La Vota, la piana di Lamezia
e alcune zone montane dell’interno.
Estivo e localmente sedentario,
migratore e svernante. La presenza
della specie è legata principalmente
alle zone umide come la Foce del
Crocchio, la Palude dell’Imbutillo, il
Lago La Vota, la Foce del Tacina e la
Piana di Lamezia dove sono presenti
piccoli bacini con acque dolci poco
profonde, che presentano abbondante
vegetazione emergente sulle sponde.
68

Svasso Maggiore Podiceps
ruficollis
Cormorano (Fhalacrorax carbo)
Garzetta (Egretta garzetta)
Airone Bianco Maggiore (Egretta
alba)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Parzialmente sedentario, migratore
e svernante. La specie in tempi
recenti ha aumentato la sua
consistenza. Durante il periodo
invernale la specie è più numerosa
concentrandosi preferibilmente nel
Lago La vota e la Palude
Dell’Imutillo.
Specie regolare ed in aumento come
migratrice e svernante, molto
localizzata come nidificante. Nella
provincia di Catanzaro la specie ha
mostrato un forte incremento negli
ultimi anni con una presenza regolare
come svernante lungo il corso del
Fiume Amato e Corace e in
prossimità del Lago La Vota, la
Palude dell’ Imbutillo, la foce de
Crocchio e del Tacina.
Specie presente come migratrice
regolare e parzialmente svernante.
Durante la migrazione frequenta le
zone umide de Lago la Vota, La
palude dell’ imbutillo, Il corso del
fiume Amato e del fiume Corace, la
Foce del Crocchio e del fiume
Tacina.
Specie presente come svernante e di
passo regolare. Il numero di individui
svernanti è fortemente cresciuto negli
ultimi anni, predilige le zone umide
della Piana di Lamezia, il lago La
vota, la palude dell’Imbutilo, la foce
del Crocchio, La foce del Tacina e
del fiume Amato.
69

Airone cenerino (Ardea cinerea)
Airone rosso (Ardea purpurea)
MORETTA TABACCATA
Aythya fuligula
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Nella “Lista Rossa” italiana è
una specie minacciate “in
pericolo in modo
critico”.Rientra, inoltre,
nell’allegato I della direttiva
“Uccelli” (CEE/79/409)
Specie presente come
svernante e di passo regolare.
Decisamente in aumento come
svernante, la distribuzione
invernale appare omogenea sul
territorio della provincia di
Catanzaro, frequenta il corso del
fiume Amato e del fiume Corace,
la foce del Crocchio, la foce
Tacina, il lago La vota e la palude
dell’Imbutillo.
Specie migratrice regolare,
frequenta regolarmente il lago La
Vota, la palude dell’Imbutillo, la
foce del Crocchio e del Tacina.
Specie a comparsa irregolare in
periodo migratorio e durante l’
inverno. La specie sta
evidenziando un forte declino nel
numero dei nidificanti de è
considerata globalmente
minacciata e vulnerabile. Secondo
i parametri della Convenzione di
Ramsar tutti i siti che ospitano
popolazioni significative devono
essere protetti. Negli ultimi anni
isolati individui svernano nella
palude dell’Imbutillo, nel Lago
La Vota, e in piccole pozze
presenti nella piana di Lamezia.
70

Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus)
Nibbio reale (Milvus milvus)
Nibbio bruno (Milvus migrans)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Specie migratrice regolare e
localmente nidificante. Durante la
migrazione primaverile la specie
attraversa tutta la provincia di
Catanzaro con contingenti formati
da centinaia di individui. Negli
ultimi anni la specie è in
espansione come nidificante in
tutte le zone collinari e montane
della provincia. La specie risulta
nidificante su tutta la fascia pre
Silana e nelle foreste del
Gariglione. Localizzato come
nidificante nelle sugherete del
versante est di Catanzaro e della
piana di Lamezia.
Migratore regolare svernante e
localmente nidificante.
Localizzato come nidificante in
alcune aree della fascia jonica
della provincia di Catanzaro.
Frequentando ambienti in cui si
alternano zone prative e zone
alberate gli ambienti come il SIC
Madama Lucrezia le valli del
fiume Uria sono le uniche zone
rimaste ancora intatte per garantire
la presenza della specie nella
provincia di Catanzaro.
Migratore localmente nidificante.
Localizzato come nidificante nelle
zone collinari e di media
montagna della fascia jonica con
ricca copertura boschiva e zone
aperte destinate all’agricoltura e al
pascolo e mostra un particolare
legame con le zone umide, sia
bacini lacustri che corsi d’acqua.
Rinvenuto come nidificante nel
SIC Madama Lucrezia che
rappresenta una delle poche aree
adatte alla unificazione della
specie.
71

Capovaccaio
Neophron percnopterus
Biancone (Circaetus gallicus)
Falco pescatore (Pandion haliaetus)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Migratore, nidificante ed estivante,
localizzato, raro. Presente da
marzo a settembre. Frequenta le
zone destinate a pascolo di
bestiame prive di fitta copertura
boschiva, e zone assai aride e
degradate della macchia
mediterranea. Per la provincia di
Catanzaro gli unici siti ancora
adatti alla nidificazione della
specie sono Il SIC Madama
Lucrezia e la valle del torrente
Uria, dove nel 2003 la specie si è
riprodotta. Nel 1994 il
Capovaccaio è stato classificato da
BirdLife International come SPEC
3(una specie le cui popolazioni
non sono concentrate in Europa,
ma che presentano uno stato di
conservazione sfavorevole in
Europa) e come specie in pericolo
Nel 2007 è stato inserito nella lista
rossa tra le specie inacciate di
estinzione Pertanto, deve essere
considerato di prioritario interesse
conservazionistico a livello
europeo.
Migratore regolare, nidificante.
presente in Calabria da marzo a
settembre. Attualmente la specie
appare in una fase di leggera
ripresa numerica; da alcuni anni
si osservano annualmente nuove
coppie di bianconi che colonizzano
e si insediano in aree ancora libere
e idonee alla presenza della specie.
La specie è localizzata nelle zone
collinari della fascia jonica della
provincia di Catanzaro, occupando
territori in zone boscose alternate a
spazi aperti.
Migratore regolare, si osserva
nella migrazione primaverile e
autunnale, le zone umide della
provincia sono frequentate durante
la migrazione come zone di caccia.
72

Falco di palude (Circus
aeruginosus)
Albanella minore (Circus
phygargus)
Albanella reale (Circus cyaneus)
Astore (Accipiter gentilis)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Migratore, localmente svernante.
Raro come nidificante. Gli
individui svernanti frequentano
tutte le zone umide della provincia
di Catanzaro, le valli fluviali e le
zone aperte della fascia jonica.
Migratore regolare, in parte
svernante. Durante il passo
primaverile la specie frequenta
tutte le zone umide comprese le
aree SIC della provincia di
Catanzaro. Centinaia di individui
sostano nel lago La Vota , la
palude dell’Imbutillo, la piana di
Lamezia per la fascia tirrenica e
tutte le aree aperte della fascia
jonica.
Specie poco comune: scarsa nella
migrazione primaverile, poco
frequente nel periodo invernale.
Stanziale, in parte erratico. Questa
specie,per le sue abitudini elusive,
risulta la più difficilmente
contattabile. Localizzato come
nidificante in Sila e le Serre.
Frequenta vasti complessi boschivi
in cui predominano essenze d’alto
fusto 8 tra cui favorite sono Picea,
Pinus, Quercus e Fagus.
73

Sparviere (Accipiter nisus)
Poiana Buteo buteo
Lodolaio Falco subbuteo
Smeriglio Falco Culumbarius
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Stazionario, nidificante . Pur
essendo una specie difficilmente
contattabile, è una delle più
comuni .
E’ presente in tutte le fasce
ecotonali di confine del bosco di
latifoglie e conifere, aree coltivate
dal livello del mare fino all’alta
montagna. In periodo riproduttivo
occupa disparati ambienti forestali
a diversa composizione
vegetazionale, purchè con piante
ad alto fusto di media grandezza,
intercalate da radure.
Sedentaria, nidificante, migratore
regolare, svernante. La Poiana è la
specie più comune e
uniformemente distribuita sul tutto
il territorio della provincia di
Catanzaro.
Migratore regolare,
eccezionalmente svernante.
Localizzato come nidificante in
zone boscose più o meno estese
della provincia inframezzate da
vaste zone aperte.
Migratore irregolare,raro come
svernante.
74

Lanario Falco Biarmicus
Pellegrino (Falco peregrinus)
Grillaio Falco naumanni
Gheppio Falco tinnunculus
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Specie principalmente sedentaria,
la presenza risulta piuttosto
localizzata. Presente nella fascia
ionica catanzarese dove nidifica in
pareti di arenaria esposte a zone
aperte come pascoli e seminativi.
Localizzato come nificante nel SIC
Madama Lucrezia.
Sedentario allo stadio adulto,
dispersivo o erratico allo stadio
giovanile e al di fuori del periodo
riproduttivo. La consistenza attuale
di coppie nidificanti per la
provincia di Catanzaro sono otto
distribuite principalmente nella
fascia ionica sia sulla costa che
nell’interno.
Principalmente migratore raro
come estivante. la maggior parte
della popolazione giunge in marzo
aprile, non sono noti casi di
nidificazione per la provincia di
Catanzaro.
Stazionario, nidificante. E’ specie
molto comune per la provincia di
Catanzaro distribuita anche negli
ambienti antropizzati. Nidifica
dalla pianura all’alta montagna
75

Barbagianni Tyto alba
Assiolo Otus scops
Gufo reale Bubo Bubo
Civetta Athene noctua
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Sedentario, compie movimenti
dispersivi giovanili e periodiche
migrazioni a medio raggio. E
abbastanza comune nelle quercete
ed in tutti gli ambienti aperti della
provincia.
Migratore regolare, nidificante.
Nella provincia di Catanzaro è
presente i zone boschive non
troppo dense, naturali e colturali,
ma anche in ambienti aperti
alberati collinari e di pianura,
compresi i centri abitati.
Distribuito un tempo molto più
largamente nelle zone montuose di
tutta la regione, è oggi soggetto ad
un forte declino, dovuto
probabilmente all’alterazione
dell’ambiente e alla diminuzione
delle risorse alimentari (soprattutto
calo della lepre) e perche soggetto
a collisioni mortali con linee
elettriche. Abita complessi
rocciosi ricchi di cenge e a
contatto con spazi aperti o
semiboscati, gole, scarpate
contigue a zone coltivate o su
pendii rocciosi di ampie vallate.
Nella provincia di Catanzaro le
aree adatte alla presenza della
specie sono le valli del torrente
Uria, le valli Cupe, la timpa delle
Carvane nel SIC Madama
Lucrezia.
Prevalentemente sedentaria.
Localmente compie limitati
erratismi, soprattutto in autunno
inverno. Nella la provincia di
Catanzaro e diffusa in ambienti
aperti alberati o con bassa
vegetazione, spesso in vicinanza di
edifici rurali e centri abitati.
76

Allocco Strix aluco
Gufo comune Asio otus
Cuculo Cuculus canorus
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEEE' protetto dalla Legge
157/92,
Berna
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Allegato I della Direttiva “Uccelli”
79/409/CEE
Sedentario, è il rapace notturno
meglio distribuito nella provincia
di Catanzaro. Presente in montagna
e collina, nei centri urbani e zone
coltivate alternate a vaste radure.
Specie migratrice regolare,
svernante. Localizzato come
svernante nelle pinete litoranee
della fascia ionica.
Migratore regolare, presente da
fine marzo- aprile ad agosto
settembre. Ubliquista e dotato di
ampia valenza ecologica, occupa le
zone umide, cespugliate, coltivate,
boscate di tutto il territorio
provinciale
77

Picchio verde Picus viridis
Picchio rosso maggiore Picoides
major
Picchio nero Dryocopus martius
Picchio rosso minore Picoides
minor
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Allegato I della Direttiva
“Uccelli” 79/409/CEE
Essenzialmente sedentario,
parzialmente erratico. Diffuso in
formazioni boschive aperte di
pianura, collina e montagna, con
preferenza per boschi di
caducifoglie e misti. Presente anche
in zone coltivate e pioppeti.
Specie stanziale sull’intero
territorio provinciale. Presente in
boschi di ogni tipo, ambienti
alberati aperti, parchi e giardini, in
zone collinari e montane.
Sedentario, nidifica nei boschi misti
e maturi di conifere e latifolglie
della Sila Catanzarese. Talvolta
compie erratismi raggiungendo le
zone collinari alla base della Sila.
Specie sedentaria, limitata alle zone
boscose di caducifoglie, frequenta
boschi ripariali, pioppo bianco,
pioppo nero e frassino, i querceti e i
castagneti.
78

) Specie cacciabili
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le principali specie di uccelli acquatici di interesse naturalistico e venatorio, la cui
presenza viene segnalata sul territorio della Provincia di Catanzaro, sono le seguenti:
SPECIE DIRETTIVA SITUAZIONE NELLA
FISCHIONE Anas Penelope
CANAPIGLIA Anas strepera
ALZAVOLA Anas crecca
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
Direttiva Uccelli Allegato II/1 Status:
stato di conservazione sfavorevole
(depauperata)
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
PROVINCIA DI CATANZARO
La specie sverna regolarmente
anche se con piccoli contingenti.
Le abitudini largamente marittime
della specie hanno permesso di
superare la perdita degli habitat
legati alle zone umide d’acqua
dolce. Trattandosi di una specie
soggetta a forte pressione venatoria
è molto diffidente rispetto la
presenza umana, appare urgente
preservare le aree umide della
fascia costiera dove sia possibile
un’adeguata fonte di
alimentazione. La specie frequenta
il Lago La Vota, la palude
dell’Imbutillo, ma si trattiene
temporaneamente anche lungo il
corso del fiume Amato e Tacina.
Migratrice regolare e parzialmente
svernante. Le aree più frequentate
sono la palude dell’Imbutillo, il
Lago La Vota, la foce del fiume
Amato e del Tacina.
Sverna regolarmente nella
Provincia di Catanzaro, frequenta
le zone umide della fascia tirrenica
come il lago La Vota, la palude
dell’ Imbutillo e i canali ad acqua
bassa e corrente della piana di
Lamezia.
79

GERMANO REALE Anas
platyrhynchos
CODONE Anas acuta
MARZAIOLA Anas
querquedula
MESTOLONE Anas clipeata
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/1
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegato II/1
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Questa specie manifesta una buona
capacità di adattamento a diverse
situazioni ambientali, rinvenendosi
con facilità anche in aree umide
artificiali. Particolare importanza
assumono il Lago La Vota, la foce
del Crocchio e del Tacina, la
palude dell’Imbutillo, e le zone
umide interne della piana di
Lamezia.
Questa specie è considerata a
status vulnerabile, poiché sta
manifestando un generalizzato
declino delle coppie nidificanti in
tutto l’areale. Per la provincia di
Catanzaro è presente come
svernante con una maggiore
predilezione per i tratti fluviali del
fiume Amato, la Palude dell’
Imbutillo e il lago La Vota.
Migratrice regolare. La
migrazione primaverile è la più
marcata, iniziando in febbraio e
concentrandosi nella secanda metà
di marzo. Durante le migrazioni
frequenta le zone allagate della
piana di Lamezia, la palude
dell’Imbutillo, il lago La Vota, la
foce del Tacina e del Crocchio.
Predilige acque basse, in bacini di
piccole dimensioni. Si adatta anche
in bacini artificiali quali scavi
soprattutto quelli presenti nella
piana di L amezia.
Specie migratrice regolare,
localmente svernante. La specie
predilige le zone umide con
ambienti aperti come il lago La
Vota e la foce del Tacina.
80

CODONE Anas acuta
MARZAIOLA Anas
querquedula
MESTOLONE Anas clipeata
MORIGLIONE Aythya ferina
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegato II/1
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegato II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Questa specie è considerata a
status vulnerabile, poiché sta
manifestando un generalizzato
declino delle coppie nidificanti in
tutto l’areale. Per la provincia di
Catanzaro è presente come
svernante con una maggiore
predilezione per i tratti fluviali del
fiume Amato, la Palude dell’
Imbutillo e il lago La Vota.
Migratrice regolare. La
migrazione primaverile è la più
marcata, iniziando in febbraio e
concentrandosi nella secanda metà
di marzo. Durante le migrazioni
frequenta le zone allagate della
piana di Lamezia, la palude
dell’Imbutillo, il lago La Vota, la
foce del Tacina e del Crocchio.
Predilige acque basse, in bacini di
piccole dimensioni. Si adatta anche
in bacini artificiali quali scavi
soprattutto quelli presenti nella
piana di L amezia.
Specie migratrice regolare,
localmente svernante. La specie
predilige le zone umide con
ambienti aperti come il lago La
Vota e la foce del Tacina.
Migratore e svernante per la
Provincia di Catanzaro, localmente
estivante. La specie è più
abbondante durante i passi
migratori (Febbraio aprile e ottobre
dicembre), ma concentrazioni di
decine di individui si possono
incontrare anche durante i mesi
invernali, in particolare nel Lago
La Vota, la palude dell’Imbutillo ,
la foce del Fiume Amato e del
Tacina.
81

MORETTA Aythya fuligula
PORCIGLIONE Rallus
aquaticus
GALLINELLA D’ACQUA
Gallinula chlorupos
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Direttiva Uccelli Allegato II/2
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
Direttiva Uccelli Allegato II/2
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
Migratrice regolare,svernante e
localmente nidificante. La specie
è presente come nidificante con
piccoli nuclei nel lago La Vota e
la foce del Tacina. Predilige
stagni d’acqua dolce di piccole o
medie dimensioni con ricca
vegetazione di sponda e palustre
come la palude dell’Imbutillo e
alcuni stagni della piana di
Lamezia.
Specie Migratrice e sedentaria
per la Provincia di Catanzaro.
Presente in tutte le zone umide
della Provincia, l’elusività della
specie e lo stato attuale delle
conoscenze non permettono di
delineare meglio la sua
distribuzione, ne di tentare una
stima della popolazione. Il
Porciglione è presente tutto l’anno
nel canneto del Lago La Vota, nella
palude dell’Imbutillo, stagni e
canali lungo il corso del Tacina, la
foce del Crocchi, e in stagni
temporanei della piana di Lamezia.
Presente tutto l’anno nella
provincia di Catanzaro, comune,
nidifica in diversi ambienti umidi
della provincia anche di ridotta
dimensione purché le sponde
siano ricche di vegetazione.
Essendo una specie adattabile
frequenta una gran varietà di
zone umide, è presente anche in
zone agricole allagate
temporaneamente, della piana di
Lamezia, il corso del fiume
Corace, la foce del Crocchio e la
foce del Tacina.
82

FOLAGA Fulica atra
PAVONCELLA Vanellus vanellus
COMBATTENTE Philomachus
pugnax
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Direttiva Uccelli Allegato II/1, III/2
Status: stato di conservazione
favorevole (sicura)
Direttiva Uccelli Allegato II/2
Status: Stato di conservazione
sfavorevole (vulnerabile)
Direttiva Uccelli Allegati I, II/2
Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Specie essenzialmente migratrice,
localmente sedentaria e svernante. La
specie è più numerosa in inverno e si
osserva in aggregazioni anche di
centinaia di individui specialmente
nel lago La Vota e la foce del
Tacina. Frequenta anche stagni della
piana di Lamezia e del fiume Corace.
Migratrice regolare e svernante in
buon numero. In inverno gli ambienti
più utilizzati sono i campi e i coltivi
della piana di Lamezia e di
Germaneto.
Specie di comparsa regolare durante
l’inverno, in genere si presenta
solitaria o in piccoli gruppi.
La presenza di queste specie è stata segnalata presso le ultime zone umide di una
certa rilevanza della Provincia: i laghetti La Vota, la foce del Fiume Amato, la palude
dell’Imbutillo, sul versante tirrenico, e la foce del Fiume Crocchio sulla Costa Ionica.
Molte di queste zone sono state individuate da tempo come ZPS e SIC al fine di
favorire la sosta e, in taluni casi, la nidificazione delle numerose specie di uccelli,
qualche volta anche rare, che vi soggiornano.
Tra il 2008 ed il 2009 sono stati effettuati dei conteggi degli anatidi svernanti in
alcune delle località su segnalate i cui risultati sono riportati nelle tabelle di seguito
allegate.
83

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le tabelle, fornite dal redattore del piano faunistico, sono state concesse da Mimmo
Bevacqua, ornitologo.
CENSIMENTO ANATIDI SVERNANTI - CONTEGGI EFFETTUATI NEL 2008 e 2009
Specie Località Inverno 2008 Inverno 2009
Volpoca
Fischione
Canapiglia
Alzavola
Germano reale
Codone
Mestolone
Moriglione
Moretta
Moretta tabaccata
Lago La Vota 5 8
Foce del Crocchio 1
Foce del Tacina 2 3
Lago La Vota 40 60
Foce del Crocchio 12
Foce del Tacina 30 15
Lago La Vota 5 14
Foce del Crocchio 8 5
Foce del Tacina 12 30
Lago La Vota 25 30
Foce del Crocchio 6 12
Foce del Tacina 15 8
Lago La Vota 52 37
Foce del Crocchio 10 6
Foce del Tacina 11 9
Palude Imbutillo 15
Lago La Vota 4 6
Foce del Crocchio
Foce del Tacina 7 5
Lago La Vota 4 2
Foce del Crocchio
Foce del Tacina 2 7
Lago La Vota 36 50
Foce del Crocchio 1
Foce del Tacina 23 35
Palude Imbutillo 5 12
Lago La Vota 10 8
Foce del Crocchio 5
Foce del Tacina 11 9
Lago La Vota 2 4
Foce del Crocchio 2
Foce del Tacina 5
Piana di Lamezia 2
84

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.2.2.1 – Specie di prevalente interesse gestionale: distribuzione, status
e problematiche
Lepre comune (Lepus europaeus)
La Lepre comune o Lepre europea è una specie stanziale presente in ambito
provinciale con densità molto basse, nonostante le attività di ripopolamento, anche
all’interno delle aree protette, dove in genere non si superano i 2 - 6 esemplari per
100 ettari.
L’habitat originario della lepre europea è la steppa, ma in seguito alla progressiva
messa a coltura di vasti territori ha trovato una condizione ideale nelle zone coltivate
per la presenza di disponibilità alimentari in ogni periodo dell’anno.
In Italia, già dopo l’ultimo conflitto bellico, la situazione complessiva delle
popolazioni di lepre comune è stata caratterizzata da una graduale riduzione di densità
soprattutto nelle regioni centro-meridionali.
Un’analisi della distribuzione locale e della densità di questo mammifero risulta
drasticamente condizionata dalle operazioni di ripopolamento da un lato e dal prelievo
venatorio dall’altro; così, mentre la si può ritenere una specie comune in molte regioni,
al sud ed in provincia di Catanzaro in particolare, appare in grave declino; la sua
effettiva presenza numerica subisce profonde variazioni stagionali anche riconducibili
all’attività venatoria.
Altre ragioni del declino vengono in genere attribuite all’incremento di taluni
predatori quali volpi, corvidi e cani e gatti randagi, ed a trasformazioni di carattere
ambientale quali:
- l’introduzione della monocoltura estensiva
- la lavorazione meccanica
- l’aratura precoce delle stoppie,
- l’impiego di pesticidi e di concimi chimici
che hanno determinato la scomparsa degli ambienti più propizi come le siepi, gli argini
erbosi, le spalliere alberate, i boschetti, i prati, le piccole vigne, ecc. .
85

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Anche l’aumentato grado di antropizzazione ha favorito tale situazione; ad esempio,
il notevole incremento della rete stradale asfaltata, che consente elevate velocità di
percorrenza, causa danni diretti (investimenti) ed indiretti (frazionamento dell’habitat)
ed inoltre favorisce il bracconaggio, praticato alla luce dei fari.
A ciò si aggiunge il ripopolamento con lepri provenienti dall’estero ed appartenenti a
sottospecie diverse che, dagli anni ’50 in poi, hanno causato l’inquinamento genetico
delle popolazioni autoctone, diffondendo, altresì, epidemie dovute a nuovi e vecchi
agenti patogeni.
Per lungo tempo si era ritenuto che queste introduzioni potessero aver generato
inevitabili incroci con la forma autoctona di lepre, in quanto considerata una
sottospecie della lepre europea (Lepus europaeus corsicanus). Tuttavia, dopo il 1996
studi di tipo morfologico e genetico hanno permesso di accertare che ciò non è affatto
avvenuto e che la forma autoctona di Lepus, la Lepre italica (Lepus corsicanus De
Winton, 1898), è una specie ben distinta rispetto alla Lepre europea (Lepus europaeus
Pallas, 1778), filogeneticamente molto distante e che non s’incrocia con essa.
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1959 (n. 87)
Distribuzione della Lepre europea: ricostruzione in base ai reperti museali raccolti prima e
dopo il 1959 (a seguito dei “ripopolamenti”). La linea verde rappresenta il limite meridionale
della distribuzione (dati ISPRA).
Morfologia
La lepre europea possiede un mantello piuttosto variabile che, nel corso dell’anno,
passa dal grigio rossiccio al fulvo, conservando sempre il bianco sul ventre. Il peso
della specie europea oscilla tra i 3 e 5kg.
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88

Habitat ed alimentazione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La lepre europea è una specie erbivora. Il suo habitat originario è rappresentato dalla
steppa e dalle praterie delle zone temperate (a clima continentale), mentre in Italia si è
perfettamente adattata agli agro-ecosistemi, principalmente nelle regioni settentrionali
e centrali (areale naturale della specie). Le basse densità registrate nelle regioni
meridionali sono a testimonianza della scarsa adattabilità di questa lepre ai climi di
tipo mediterraneo. Ad esempio, formidabili tentativi di introduzione della lepre europea
sono stati effettuati in Sicilia, con l’impiego di almeno 10.000 esemplari nell'arco di un
ventennio (Lo Valvo et al., 1997), ebbene (fortunatamente) essi sono falliti ed oggi
nell’Isola non v’è alcuna popolazione di lepre europea. L'accertamento della presenza
sul monte Pollino di esemplari con aplotipi (mtDNA) analoghi a quelli accertati anche
nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, nonché nell'alto Appennino reggiano,
ma più antichi rispetto a quelli accertati nel resto della Penisola e nei Paesi
tradizionalmente esportatori di lepri da ripopolamento, lascia comunque ipotizzare che
la Lepre europea potesse occupare anche aree più meridionali, rispetto a quelle
accertate, lungo la catena appenninica. Anche Lucifero (1906), pur non avvalorando la
tesi, riferisce di due forme di lepre in Calabria: una di montagna ed una di pianura, con
“colorito” e mole differenti; tale osservazione non può escludere la possibilità di un
diretto riferimento alla lepre europea ed alla lepre italica.
In generale la lepre europea è comunque una specie meglio adattabile rispetto alla
lepre italica, che mostra di essere più legata agli habitat naturali (pascoli collinari e
montani, radure ai limiti dei boschi di latifoglie ed ancora macchia mediterranea), pur
frequentando eventualmente anche prati, colture cerealicole e frutteti.
Riproduzione
L’inizio della stagione riproduttiva è da mettere in relazione con l’aumento delle ore di
luce, indicativamente in corrispondenza del solstizio d’inverno (23 dicembre): maschio
e femmina entrano in calore. Le nascite si collocano tra la fine di gennaio e la metà di
ottobre e si contano in media 4 parti in un anno. Ogni femmina può partorire in media
10 leprotti all’anno, con cucciolate più numerose in primavera. Al contrario dei piccoli
di coniglio, i giovani leprotti appena nati sono coperti da una folta pelliccia e
presentano gli occhi già aperti; lo svezzamento avviene entro il primo mese di vita
anche a causa della scarsa socialità che caratterizza la specie.
89

Dinamica di popolazione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le popolazioni di lepre sono caratterizzate da forti fluttuazioni spazio-temporali in
quanto la loro dinamica si basa su un elevato tasso di rinnovamento. Le densità
possono variare da meno di 1 esemplare a oltre 250 esemplari / 100 ettari, con forti
fluttuazioni da un anno all'altro. In Italia differenze marcate di densità si registrano tra
le regioni centro-settentrionali, quelle centrali e quelle meridionali, potendosi
constatare come la densità e la consistenza delle popolazioni di lepre si riduca da
Nord verso Sud, anche all'interno delle aree protette. Non vi sono dati per la Calabria,
benché la presenza della specie sia stata più volte accertata anche all’interno di aree
protette (es. PN dell’Aspromonte e Parco Regionale delle Serre Calabresi – dati
ISPRA).
- Lepre italica (Lepus corsicanus)
Lepre italica (foto Trocchi - ISPRA)
Come già detto a proposito della lepre europea, la validità tassonomica della lepre
italica come buona specie è stata confermata con più studi a partire dal 1996, studi
che fin dagli inizi hanno riguardato proprio esemplari della Calabria (Mongiana – VV;
Cenadi – CZ). Attualmente però il suo status è seriamente compromesso a causa
delle trasformazioni dell’habitat, dell’attività venatoria e, come se ciò non bastasse,
anche a causa dell’immissione sul territorio di migliaia di capi di lepri europee, con
possibili fenomeni di competizione e diffusione di patologie comuni (ad es. l’E.B.H.S.).
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La conseguenza di tutto ciò è che la lepre italica è presente solo in alcune “isole”
residuali, anche se manca, purtroppo, ancora una precisa conoscenza della
distribuzione e della consistenza degli effettivi. Ricerche realizzate direttamente dall’ex
INFS circa 10 anni or sono, hanno consentito di identificare la specie anche all’esterno
del Parco Nazionale dell’Aspromonte (Bianco), in un’area dove erano stati realizzati
ripopolamenti consistenti con la lepre europea. Va ricordato che la lepre italica, a
differenza della lepre europea, è una specie protetta, ma la difficoltà di riconoscimento
da parte dei cacciatori determina abbattimenti illegali, che minacciano la
sopravvivenza della specie all’esterno delle aree protette. Per il recupero della specie
il Ministero dell’Ambiente, del Territorio e del Mare ha predisposto un Piano d’azione
(Trocchi e Riga, 2001).
Distribuzione della lepre italica secondo dati ISPRA
(segnalazioni accertate nel corso degli ultimi 15 anni).
Nel complesso, la Lepre italica è classificata come specie “minacciata”, nella
categoria “Vulnerabile”, sia a livello europeo IUCN Red List (Europa), 2007
(Appendice 1), sia a livello globale, IUCN Red List, 2008 (criteri 2001).
Morfologia
La lepre italica è simile nell'aspetto generale alla lepre europea, ma ha forme
relativamente più slanciate. La lunghezza della testa e del corpo, della coda, del piede
posteriore e, soprattutto, le orecchie sono proporzionalmente più lunghe, mentre il
peso medio degli adulti è di circa 800 gr. inferiore. Questi caratteri probabilmente
costituiscono un adattamento della lepre italica al clima caldo degli ambienti
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mediterranei, a differenza della lepre europea, che è meglio adattata agli ambienti con
clima continentale.
Lepre italica Lepre europea
Colorazione della coscia e del groppone bruno-ocra- Colorazione della coscia e del groppone brunorossicciagrigiastra
Colorazione grigia della porzione basale del pelo Colorazione biancastra della porzione basale del
centrodorsale (tra le scapole) negli adulti
pelo centrodorsale (tra le scapole) negli adulti
Colorazione grigio-nerastra della nuca e della parte Colorazione bruno-rossiccia della nuca e della
dorsale del collo
parte dorsale del collo (ad eccezione dei giovani)
Separazione netta tra la colorazione bianca del Presenza di una fascia di transizione sfumata tra
ventre e la colorazione dei fianchi
la colorazione bianca del ventre e la colorazione
dei fianchi
Caratteristiche salienti della colorazione del mantello nella lepre italica e nella lepre europea.
Esemplari adulti di lepre europea (sinistra) e di lepre italica (destra) a confronto
(si noti in particolare la colorazione del fianco) (foto ISPRA).
lepre europea lepre italica lepre europea lepre italica
Colorazione della nuca e della coscia a confronto nella Lepre europea e nella Lepre italica (foto ISPRA).
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Habitat ed alimentazione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La distribuzione ecologica della lepre italica conferma l’adattamento prevalente
della specie agli ambienti a clima mediterraneo, benché essa sia presente dal livello
del mare fino a 2.000 m s.l.m. in Appennino e a 2.400 m s.l.m. sull’Etna. Gli ambienti
preferiti sono quelli rappresentati da un’alternanza di radure, anche coltivate, ambienti
cespugliati e boschi di latifoglie; inoltre, può occupare aree di macchia mediterranea
con densa copertura vegetazionale, compresi gli ambienti dunali.
Lo studio sul comportamento alimentare della lepre italica è stato effettuato per ora
solo sull’Etna, ne risulta una dieta molto diversificata, con una netta preferenza nei
confronti delle Graminacee, così come osservato in altri Lagomorfi, sia in estate che in
inverno, mentre il consumo di tali piante in primavera addirittura si accresce,
nonostante la maggiore disponibilità di alimenti alternativi. La specie dimostra, inoltre,
capacità di adattamento alimentare rispetto a condizioni climatiche estreme (forte
aridità nel periodo estivo e innevamento consistente nel periodo invernale).
Riproduzione
Le conoscenze sulla biologia riproduttiva di questa specie sono scarse, comunque
è stata accertata la possibilità di riproduzione in tutti i mesi dell’anno, con una
concentrazione dei parti in primavera. A differenza della lepre europea, manca di una
diapausa riproduttiva stagionale (analogamente a quanto verificato nella lepre sarda).
La dimensione massima delle figliate osservate su femmine gravide è risultata di 4 feti,
con una media di 1,6 per parto ed una media di circa 3 parti all’anno.
Dinamica di popolazione
Ancora poche indagini sono state compiute per valutare la densità della specie sul
territorio. I primi risultati di studi in corso, realizzati con la tecnica dello spot light
census, interessano quasi 1.000 km di percorsi campione nell’Italia centro-meridionale
(Calabria compresa) ed in Sicilia (dati ISPRA).
Aree protette Territori di caccia
Penisola (Lepus sp.) 11,44 ± 32,77 0,53 ± 1,28
Sicilia lepre italica 10,44 ± 11,98 2,09 ± 0,33
Indice di densità (n./km 2 ± D.S.) delle lepri in aree protette e
di caccia dell'Italia centrale e meridionale e in Sicilia.
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La tabella evidenzia come in Sicilia e nella Penisola vi siano analoghe densità delle
lepri sul territorio, tuttavia, nella seconda area il dato si riferisce alla presenza
cumulativa della lepre europea e della lepre italica. Tale condizione potrebbe riflettere
un’interferenza sfavorevole della specie introdotta rispetto a quella autoctona, così
come una sostanziale vicarianza tra esse. Rimarchevole è la differenza di densità tra
le aree protette e quelle ove è ammesso l'esercizio venatorio. La tendenza
complessiva della popolazione peninsulare è di decremento. In Sicilia la condizione
della specie può ritenersi relativamente soddisfacente, per tale ragione nell’Isola, dopo
5 anni di sospensione della caccia, la specie è stata di nuovo reinserita tra le specie
cacciabili.
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- Cinghiale (Sus schropha)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Questo suide della famiglia degli
artiodattili è diventato uno degli
animali più presenti nel nostro
paese; motivi di questa espansione
sono la sua notevole capacità di
adattamento, la sua resistenza, la
sua forza, la sua onnivoracità.
Gli ambienti che il cinghiale, in
questi anni, è riuscito a colonizzare
con maggiore facilità sono: la
macchia mediterranea, la montagna
e la mezza collina; ultimamente,
comunque, la sua presenza è stata
segnalata anche nelle macchie a
livello del mare.
In letteratura vengono forniti valori di densità biotica che oscillano dai 2-3 capi/100
ha. Fino a 10-15 capi/100 ha, più consoni ad un ambiente appenninico dove la
presenza dell’uomo e delle sue attività non è particolarmente significativa.
Pur esistendo porzioni di territorio che accetterebbero bene densità di 3-5 capi/100
ha., è bene porre il limite di una densità agro-forestale pari ad 1 capo/100 ha.
Nelle zone pedecollinari, si ripropone una densità agro-forestale pari a 0,5 capi/100
ha. Valore che ben si sposa con le esigenze delle colture agricole di pregio.
Sembra che questo ungulato non abbia dei territori propri ben delimitati; l’area
territoriale si aggira sui 2.000 ha nei maschi e tra i 200 ed i 2.000 ha nelle femmine con
cuccioli.
A partire dagli anni ’50, questo ungulato, ha in pratica invaso tutta la penisola
italiana dove prima viveva in zone più circoscritte; in particolare nella Provincia di
Catanzaro è diffuso praticamente ovunque, essendo un vero dominatore delle fitte
macchie collinari e delle foreste montane.
La dinamica delle popolazioni in Provincia di Catanzaro è influenzata dalle attività di
ripopolamento realizzate fino ad anni recenti. Per tale ragione dando vita a quelle
situazioni nelle quali l’animale la specie viene gestitao quasi fosse una “risorsa
illimitata” da sfruttare per i soli scopi venatori.
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Viceversa, la dinamica delle popolazioni di cinghiale dovrà essere assoggettata ad
un’attenta pianificazione, soprattutto al fine di controllarne l’impatto sull’economia
rurale.
La ricolonizzazione di vaste aree del territorio nazionale, riveste una significativa
importanza non solo dal punto di vista venatorio ma anche sotto il profilo ecologico,
faunistico, economico e sanitario, come conseguenza della dimostrata capacità di
adattamento ad ambienti differenti, anche relativamente antropizzati ed ai danni che
sovente arreca all’economia agricola, sia con il danneggiamento diretto delle colture (la
quantità di risorse che riesce a divorare, sono la minima parte di quelle che riesce a
distruggere) sia per il suo potenziale ruolo nella diffusione di malattie epidemiche che
possono contagiare i suini domestici.
L’areale potenziale del cinghiale appare quasi illimitato (si possono escludere di
fatto solo le pianure più intensamente coltivate e largamente prive di “zone di rifugio”),
e necessita, pertanto, di un controllo che definisca ambiti gestionali più ristretti rispetto
alle possibilità di espansione della specie; questi ultimi andranno definiti in funzione di
un’attenta valutazione dei rapporti con i diversi interessi economici locali (Ravajoli et
al., 1990).
Nella definizione della vocazionalità della specie è necessario dunque tenere conto
del suo impatto sull’economia agricola e, pertanto, devono essere attribuiti punteggi
vocazionali bassi o, in alcuni casi, nulli per aree prevalentemente coltivate.
Nella Provincia di Catanzaro la specie ha avuto una forte esplosione negli 8/10
anni, tanto da indurre la Provincia ad approvare un regolamento che ha introdotto due
importanti innovazioni rispetto ai precedenti periodi:
- individuazione (numerica e nominativa) delle squadre che operano sul territorio e
risiedono negli ATC provinciali;
- assegnazione a ciascuna di esse di aree ben individuate e limitate nell’estensione
in non più di 600 ha circa.
L’applicazione del regolamento ha consentito un maggiore controllo del territorio e
dell’attività venatoria legata alla specie cinghiale.
Attualmente le squadre che operano nel territorio provinciale sono 164 così ripartite:
- 120 in ambito territoriale di caccia CZ1;
- 44 in ambito territoriale di caccia CZ2.
Nel Piano Faunistico viene allegato il regolamento per la caccia al cinghiale rivisto e
concertato con tutte le componenti sociali interessate.
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- Capriolo (Capreolus capreolus)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il Capriolo è uno dei tre cervidi (gli altri due
sono Daino e Cervo) più diffusi in Italia e si
trova attualmente in una fase di grande
espansione, almeno nell’Italia centro-
settentrionale.
Questo ungulato è legato ad una zona di
attività o territorio abbastanza stabile nello
spazio, di superficie variabile (30-60
ettari); negli ultimi anni è stato di grande
interesse lo studio della “densità ottimale”
di questo erbivoro in una determinata area
al fine di una corretta gestione del territorio
e delle risorse agro-faunistiche.
Le popolazioni italiane di capriolo sono il frutto di una sinergia di processi che, a
partire dalla seconda metà del ventesimo secolo, hanno generato l’incremento delle
popolazioni e l’ampliamento dell’areale occupato. La ricolonizzazione spontanea da
nuclei residui della penisola unitamente a fenomeni di immigrazione naturale
dall’Europa centrale hanno contribuito fortemente alla diffusione della specie sull’arco
alpino e nell’Appennino centro-settentrionale. Inoltre, in quasi tutta la penisola, a partire
dagli anni ‘60 e fino ad oggi, la specie è stata oggetto di numerose reintroduzioni che
hanno inizialmente utilizzato capi provenienti dai paesi d’oltralpe, e più recentemente
soggetti provenienti da province italiane in cui la specie è caratterizzata da buone
densità. I caprioli presenti sull’arco alpino e sull’Appennino settentrionale possono
dunque essere attribuiti alla forma nominale Capreouls capreouls capreouls. I piccoli
nuclei presenti nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Lazio), nella Foresta
Umbra (Gargano, Puglia), nei Monti dell’Orsomarso (Cosenza) ed in alcune aree della
Toscana sud-occidentale rappresentano le uniche popolazioni relitte del Capriolo un
tempo presente nell’Italia centro-meridionale, riconducibile alla sottospecie Capreouls
capreouls italicus.I caprioli rappresentano un genere assai noto in Europa e sono
spesso confusi dai profani con i piccoli di cervo. Attualmente nel nostro continente,
vengono suddivisi in 3 sottospecie, di cui 2 sono segnatamente italiane: Capreolus
capreolus capreolus diffuso in tutto l’arco alpino, nel Appennino settentrionale, in
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Abruzzo e in Sila; Capreolus capreolus italicus presente nel Gargano, nella tenuta
presidenziale di Castel Porziano e sui monti di Orsomarso. Il capriolo italico si identifica
come un pool genico differenziato, caratterizzato da un proprio set di aplotipi
mitocondriali (Randi et al., 2004; Lorenzini e Lovari, 2006) e da varianti alleliche ai loci
nucleari uniche (Lorenzini e Lovari, 2006). Secondo Randi et al. (2004) questo
endemismo genetico si sarebbe evoluto all’interno della linea genetica diffusa in tutto il
continente europeo. Le condizioni di isolamento geografico, verificatesi probabilmente
già alla fine del Pleistocene, hanno reso il capriolo italico una entità distinta,
perfettamente riconoscibile a livello genetico, anche in un contesto di grande variabilità
come quello del capriolo europeo. I dati sul sequenziamento di una parte del DNA
mitocondriale, e in particolare quelli relativi al DNA nucleare, dimostrano che le
popolazioni del Gargano, di Castelporziano e dell’Orsomarso presentano un livello di
variabilità genetica nettamente inferiore rispetto ad altre popolazioni di capriolo italiane,
sia quelle italiche dell’Italia centrale sia quelle europee delle Alpi (Lorenzini et al., 2002;
Randi et al., 2004). Differenze genetiche, rilevate principalmente a livello nucleare,
sono state osservate anche tra le popolazioni di capriolo italico, in particolare tra quelle
del Gargano e dell’Orsomarso.
Si ricorda che Iil capriolo europeo è uno degli ungulati più diffusi e apparentemente
più conosciuti, ma i primi studi esaurienti sul suo comportamento sono stati condotti nel
1968. Oltre 2 grandi sub areali (alpino e appenninico) piccoli areali disgiunti sono
presenti nel centro dell’Italia Meridionale: uno nel Parco Nazionale dell’Abruzzo e uno è
stato introdotto artificialmente nel massiccio silano e oggi rappresenta una minaccia per
la sopravvivenza (in condizioni di purezza) della sottospecie autoctona nell’Orsomarso,
oltre che per la reintroduzione di quest’ultima nella regione.
Berna.
La specie, come gli altri Cervidi, è inserita nell’Allegato III della Convenzione di
La densità può variare da un minimo di 2-5 capi per 100 ettari in un ambiente
particolarmente povero di risorse alimentari, fino a un massimo di 45 capi in condizioni
ambientali particolarmente favorevoli.
E’ un animale che si adatta egualmente bene alle foreste con sottobosco rigoglioso
e alle zone in cui alle macchie di alberi si alternano radure erbose, campi coltivati e
pascoli.
In Calabria il suo habitat è per lo più montano ma vive altrettanto bene nelle aree
boscate (soprattutto faggete) ma anche nelle macchie a scarsa altitudine sul livello del
mare.
Attualmente in Italia il Capriolo sta vivendo un periodo di netta ripresa dopo una
fase di declino caratterizzata da una graduale riduzione di densità della specie.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
In Calabria, in particolare negli anni ottanta, il fenomeno si è accentuato a tal punto
che si è temuta l’estinzione della specie, determinata da fattori limitativi fra i quali: la
pressione venatoria, l’apertura di nuove strade, i cani randaggi, la competizione con
altre specie animali reintrodotte ed in particolare con il cinghiale.
Un confronto tra l’attuale distribuzione del Capriolo ed il suo areale potenziale
induce a considerare con attenzione una politica gestionale che, favorendo la diffusione
spontanea della specie (peraltro già in atto) e realizzando nel contempo anche
operazioni di reintroduzioni, consenta nel prossimo futuro una più omogenea presenza
di questo Cervide nel territorio provinciale.
Volpe (Vulpes vulpes)
E’ un canide diffusissimo a tutte le
latitudini; questa caratteristica deriva
da una forte capacità di adattamento
che si può attribuire essenzialmente
alle attitudini alimentari ed alla struttura
sociale della popolazione.
La volpe è uno dei migliori esempi di onnivoro; nonostante appartenga alla famiglia
dei canidi e venga classificata come carnivoro, sa adattarsi a qualsiasi genere di dieta
ed essendo un animale territoriale, le dimensioni del territorio sono in funzione della
disponibilità alimentare.
La territorialità della volpe è anche causa del gran numero di soggetti presenti nel
nostro paese, una presenza scarsamente intaccata dalla caccia che ormai viene
praticata in modo occasionale (le attenzioni venatorie dei praticanti si sono spostate
tutte verso il cinghiale) al fine di contenere la predazione ai danni della selvaggina da
ripopolamento.
Unico fattore di controllo potrebbe essere la scarsa disponibilità di cibo ma, data
l’estrema capacità della volpe di adattarsi a mangiare anche i rifiuti, i programmi di
contenimento risultano di difficile attuazione.
Per i biologi si è trattato spesso di un problema non indifferente anche perché la
volpe è uno dei maggiori responsabili in Europa della diffusione della rabbia silvestre.
L’habitat tipico, per lo meno nel nostro paese, è quello di superfici boscose dove
può trovare rifugio anche se non disdegna zone poste a ridosso di coltivi e centri
abitati.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Fagiano (Phasianus colchicus) (Direttiva Uccelli Allegati II/1, III/1 Status: stato di
conservazione favorevole (sicura)
Il Fagiano è uno dei galliformi più
conosciuti e diffusi in tutto il mondo,
soprattutto a causa della sua
notevole capacità di adattamento.
Originario dell’Asia paleartica
meridionale e dell’estremo sud-
oriente europeo, si trova attualmente
in quasi tutta l’Europa.
La sua diffusione è dovuta alla versatilità ambientale ed alimentare, essendo
riuscito nel corso degli anni ad adattarsi a climi, altezze e “diete”.
L’espansione in larga scala di questo selvatico specialmente nel dopoguerra è
avvenuta soprattutto per la possibilità di essere riprodotto con successo e fatto oggetto
di campagne di ripopolamento che lo hanno portato nel nostro paese a essere uno
degli obiettivi venatori più frequenti.
La forte tempra ha permesso poi al fagiano di adattarsi ai cambiamenti ambientali
intervenuti negli ultimi decenni, soprattutto riguardo ai metodi di coltura e all’uso di
concimi chimici.
Gli ambienti preferiti dal fagiano vanno dalla pianura fino alla media montagna, nei
territori in cui si alternano bosco e campi coltivati dove, in piccoli gruppi o addirittura
isolati, stanno quasi tutto il giorno sul terreno alla ricerca del nutrimento, consistente in
frutta, grani, getti vegetali, ed anche animaletti vari, come insetti e vermi.
Il fagiano è divenuto ormai una delle specie stanziali di maggiore interesse
venatorio ed è oggetto di intensi ripopolamenti; la sua grande adattabilità ha consentito
un facile e stabile insediamento di popolazioni allo stato naturale, tanto che attualmente
può essere ritenuto abbondante in gran parte d’Italia, soprattutto negli ambiti territoriali
interdetti all’esercizio venatorio, dove non di rado si lamentano casi di danni
all’agricoltura.
L’allevamento del fagiano è in assoluto quello che ha ottenuto maggior successo tra
tutti quelli sperimentati dall’uomo, sia per la facilità di riproduzione, sia per i risultati
conseguiti che permettono di ottenere soggetti forti e affidabili.
Superati indenne i primi delicatissimi giorni dopo l’immissione in territorio libero, il
fagiano di allevamento acquista ben presto caratteristiche simili a quello riprodotto in
natura.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Starna (Perdix perdix) (Direttiva Uccelli Allegati I*, II/1 e III/1 - Status: vulnerabile)
La starna è un galliforme della
famiglia dei fasianidi che in origine
era solito vivere nelle paludi; solo in
epoche più recenti si è spostata in
zone aperte, siano esse collinari,
bassomontane o semplicemente di
pianura dove la zona erbacea ed
arbustiva è abbondante e scarsa
invece quella arborea.
La Starna si adatta a terreni
coltivati ma alternati a piccoli boschi;
é assai sensibile all’eccessiva o
scarsa umidità per cui diserta sia le
aree troppo bagnate sia quelle
secche.
In Italia la starna era storicamente diffusa dall’arco alpino fino allo stretto di
Messina, mancando solo in Sicilia, Sardegna ed isole minori; in senso altitudinale la
distribuzione seguiva in pratica quella delle coltivazioni cerealicole, che un tempo
raggiungevano quote assai più elevate di quelle attuali; negli ultimi 30 o 40 anni si è
assistito invece ad un declino della specie che soprattutto nel centro-sud ha assunto
caratteri veramente drammatici.
Tale situazione è stata causata da un generale degrado della qualità dell’ambiente
(ad es. in campo agricolo) e da non adeguati interventi di gestione venatoria.
Secondo un’indagine svolta nel decennio scorso, in tutta l’Italia centrale e
meridionale la Starna è di fatto scomparsa e le poche eventuali presenze sono ormai
solo il risultato dell’insediamento artificiale ottenuto col ripopolamento più o meno
regolare di soggetti di allevamento o di importazione che, però, trovano difficoltà ad
ambientarsi in forma stabile, mentre la riproduzione naturale è praticamente nulla;
anche nel nord della penisola la situazione non è migliore, essendo presenti solo
poche popolazioni autosufficienti, in genere di piccole dimensioni.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Negli ultimi anni, in diverse zone, si stanno tentando con successo interessanti
ripopolamenti di questo fasianide mentre iniziative di ricerca sono state sviluppate in
questa direzione; in particolare gli studi, nell’ambito del “Progetto Starna”, coordinato
dall’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, suggeriscono i possibili interventi di
ricostituzione di popolazioni di starne mediante allevamenti in condizioni seminaturali in
modo da produrre soggetti in grado di sopravvivere e riprodursi allo stato libero.
Il declino della Starna ha comunque avuto, negli ultimi decenni, dimensioni europee
ma sembra che in Italia il fenomeno abbia assunto le proporzioni più drammatiche,
tanto che l’unica via percorribile per un recupero almeno parziale della specie è quella
di un buon programma di reintroduzione a livello nazionale, affiancato da interventi di
miglioramento ambientale e di razionalizzazione del prelievo venatorio. I rilasci di
soggetti allevati artificialmente possono condurre alla formazione di piccole popolazioni
in aree protette che spesso tuttavia hanno vita effimera.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro – Disposizioni Generali
Coturnice (Alectoris _graeca) (Direttiva Uccelli Allegato I e II/1 stato di conservazione sfavorevole
(in declino)
La Coturnice è una specie che appartiene
alla famiglia dei Fasianidi, ordine dei Galliformi.
Specie rara e localizzata per la Provincia di
Catanzaro, popola ripidi pendii a vegetazione
erbacea dominante interrotta da frequenti
affioramenti rocciosi e utilizza localmente coltivi
terrazzati; l’abbandono delle pratiche colturali
nei vari settori montani della Sila e delle Serre
ha ridotto l’astensione degli ambienti
potenzialmente occupabili dalla specie.
Attualmente, a seguito di progetti di immissione portati avanti dal Settore Caccia della
Provincia di Catanzaro con esemplari provenienti dall’Allevamento Urogallo di Asiago,
specializzato nell’allevamento della specie, alcuni soggetti si sono stabilizzati in aree
calancose interne e nella fascia delle pre-serre catanzaresi a ridosso della fascia costiera
del basso ionio, areali comunque sino a pochi anni fa occupate da capi selvatici.
La specie frequenta anche pascoli in fase di utilizzazione, appezzamenti a cereali ed in
alcune aree della Sicilia anche i vigneti. Nei boschi la ritroviamo solo nelle radure o dove la
vegetazione arborea è molto rada. I pascoli abbandonati risultano poco ospitali per questa
specie a causa dell’infittimento dello strato erboso.
La Coturnice è una specie sedentaria che compie nel corso dell’anno spostamenti
altitudinali portandosi in inverno a quote più basse per poi ritornare ad altitudini più elevate
durante l’ estate.
In Italia questa specie è quasi ovunque in fase di diminuzione più o meno sensibile
soprattutto a causa di un generale disturbo causato dall’uomo con un eccessivo sfruttamento
dei pascoli o dal completo abbandono di molte aree, oltre che da una sempre più elevata
presenza di turisti e gitanti in zone di alta quota durante il periodo riproduttivo.
In Calabria, le popolazioni selvatiche di questo galliforme sono estremamente ridotte, i
pochi esemplari esistenti sono relegati in alcune pendici rocciose racchiuse tra i boschi del
Pollino e dell’Aspromonte.
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Quaglia (Coturnix coturnix)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro – Disposizioni Generali
Direttiva Uccelli Allegato II/2 Status: stato di
conservazione sfavorevole (depauperata)
Le quaglie hanno forma molto simile a quella delle Starne e delle Pernici ma dimensioni
nettamente minori e diverso colore del piumaggio; di abitudini terricole, sono presenti in tutti i
terreni pianeggianti di pianura e di montagna.
Unico galliforme migratore, è parzialmente svernante nella provincia; durante la
migrazione frequenta tutti gli ambienti aperti a prateria o cespugliati radi, adattandosi a
territori intensamente coltivati soprattutto cereali e grano.
La loro diminuzione in Italia e la scarsa nidificazione dipendono non tanto da un declino
della specie, quanto dalla mancanza di habitat favorevoli Il fenomeno della riduzione degli
habitat è legato a quattro principali motivi:
- riduzione di zone agricole ed incolte per il generale e ben noto fenomeno della
antropizzazione del territorio (costruzione di strade, lottizzazioni, industrie, urbanizzazioni in
genere);
- uso eccessivo di fitofarmaci nei medicai e nelle coltivazioni a pomodoro, mais, patata,
ecc.;
- meccanizzazione esasperate nelle zone a sfruttamento agricolo intensivo;
- abbandono nelle aree collinari e pre-montane delle pratiche agricole favorevoli alla
permanenza della specie.
- alterazione degli habitat di nidificazione dovuto al taglio delle siepi, alla eliminazione dei
cespugliati
- taglio troppo basso del grano ed alla bruciatura prematura delle stoppie.
Il fenomeno della riduzione degli habitat si ripercuote soprattutto sulla nidificazione e sul
successo riproduttivo, anche se non si hanno dati sufficienti per suffragare tale
constatazione; in questa ottica va posta l’esigenza di redigere e di aggiornare periodicamente
esaurienti cartografie generali della distribuzione delle coppie nidificanti.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro – Disposizioni Generali
In Calabria, oltre che in Sila, le quaglie sono presenti nella Piana di Sibari, nelle Serre, a
Carmelia, a Zervò, in Aspromonte, a Campo Lungo, nei Piani di Novacco, nel Marchesato, a
Isola Capo Rizzuto, nella Piana di Lamezia ed in generale lungo tutti i corsi d’acqua che
presentano rive abbastanza ampie e coltivate; addirittura sino a qualche anno fa venivano
segnalati alcuni esemplari svernanti nella nostra regione.
Con l’apertura della caccia alla terza domenica di settembre, l’impatto venatorio è da
ritenersi minimo in quanto, in quel periodo, il grosso contingente di quaglie (90 – 95%) é già
migrato verso sud.
Uno degli interventi per favorire la permanenza e la riproduzione della specie nel territorio
della catanzarese potrebbe essere quello di riconoscere incentivi a favore degli agricoltori per
mantenere i campi di stoppie e i prati incolti dal momento del raccolto sino al tardo autunno e
soprattutto, al momento della raccolta, far mantenere le stoppie alte.
Allodola (Alauda arvensis) Direttiva Uccelli Allegato II/2 Status: stato di conservazione sfavorevole
(depauperata)
L'allodola è specie diffusa in Italia in forma migratrice; le popolazioni dal nord e dall'est
migrano in autunno verso l'Europa Meridionale e il nord Africa per poi ritornarvi alla fine
dell'inverno. Le rotte di migrazione quindi, interessano in particolare tutta la Calabria, durante
il passo di ottobre-novembre e marzo-aprile.L’allodola è un uccello gregario e forma piccoli
branchi, soprattutto durante le migrazioni; terragnola, frequenta gli habitat costituiti da
campagne più o meno coltivate, steppe, prati, pascoli e dune sabbiose, sia in pianura che in
quota, purché aperte, erbose e cespugliose. Si nutre prevalentemente di semi e germogli
arricchendo la dieta con insetti durante il periodo riproduttivo.
L’allodola è accomunata ai destini della quaglia per quanto concerne le problematiche
degli habitat.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro – Disposizioni Generali
Nella provincia di Catanzaro la specie è legata alle praterie, ma soprattutto alle zone
coltivate aperte collinari della fascia ionica.
L'Allodola ha sofferto, in generale, un decremento sensibile a causa degli habitat di
nidificazione. La principale causa sembrerebbe la progressiva industrializzazione delle
colture cerealicole che limita il successo riproduttivo della specie soprattutto per l'effetto dei
prodotti chimici sulle popolazioni di insetti e per l’impatto delle tecniche meccanizzate di
coltivazione.
Tortora (Streptopelia turtur turtur) Direttiva Uccelli Allegato II/2 Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Specie migratrice transariana, la
Tortora manifesta una preferenza per le campagne coltivate disseminate di siepi e
macchie arboree, ama la vicinanza di corsi d’acqua frequentati regolarmente per
l’abbeverata. La tortora è il primo uccello migratore che abbandona la penisola e fa
ritorno nei quartieri più caldi dell’Africa settentrionale, dove sverna e da cui riparte
nella primavera successiva per nidificare in Italia (e quindi anche in Calabria) ed in
altre zone d’Europa.
Circa 30 anni fa gli stormi di rientro erano numerosissimi, mentre nell’ultimo
decennio si è notata una progressiva riduzione del loro numero.
I motivi di tale diminuzione sono identici a quelli che hanno determinato il calo
delle presenze della quaglia; inoltre, data la sua estrema sensibilità ai cambiamenti
di stagione, i periodi di passo sono leggermente anticipati rispetto ai tempi di inizio
dell’attività venatoria, sia che essa avvenga all’inizio di settembre che alla fine,
tanto da renderla pressoché impraticabile per lo scarso numero di presenze sul
territorio.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Colombaccio (Columba palumbus) Direttiva Uccelli Allegato II/1, III/1 Status: stato di
conservazione favorevole (sicura
Specie sedentaria e nidificante, Migratrice regolare. Nidifica in boschi di latifoglie e
conifere i prossimità di zone coltivate, comune sia in pianura, collina e zone montane. Utilizza
regolarmente le piantagioni di pioppi e pini, e più localmente i parchi cittadini
Di dimensioni medie o poco superiori a quelle di un colombo terragnolo, il colombaccio è
diffuso in Europa fino al 65° di latitudine nord, A sia occidentale e meridionale, Africa nord
occidentale
Alcune popolazioni sono stanziali ed altre migratrici che, per svernare, si spostano più a
sud del loro areale di nidificazione.
Nel nostro Paese sverna nelle pinete litoranee, nelle macchie costiere ed in altri luoghi
adatti nelle regioni centrali e meridionali e nelle isole maggiori.
La dieta del colombaccio è per il 95% di vegetali ( graminacee, veccia, fagioli, grano,
segala, ecc…) anche se nel periodo della riproduzione il menù si arricchisce di piccoli
animaletti come vermi di terra, larve di insetti, chioccioline; una percentuale del cibo
giornaliero assunto viene immagazzinato nel gozzo e utilizzato durante il riposo notturno.
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Beccaccino (Gallinago gallinago) Direttiva Uccelli Allegato II/1, III/2 Status: stato di
conservazione sfavorevole (in declino)
Il beccaccino dell’ordine dei Trampolieri, fa parte della famiglia dei Scolopacidi; è simile
alla beccaccia, ma più piccolo di questa; pesa 120/160g contro i 250/300g della sua cugina
maggiore.
Prima delle bonifiche era specie molto diffusa nell’Agro Pontino ed in Maremma, mentre
oggi è più frequente nelle zone acquitrinose dell’Italia settentrionale dove, qualche volta, si
ferma pure a nidificare.; svernante regolare, frequenta tutte le zone umide della provincia.
Abitualmente è presente nella nostra provincia durante i periodi di passo primaverile e
autunnale, quando ai primi rigori invernali, riprende la via per le terre più ospitali del nord-
Africa. E’ un uccello che predilige i terreni umidi: paludi, risaie, marcite, prati allagati ( anche
a quote elevate) con bassa vegetazione, magari calpestata e concimata da bovini ed equini
tra i cui resti trova di che cibarsi (piccoli vermi, insetti, molluschi e crostacei).
Solo in parte si ciba anche di vegetali, come erbe e semi di piante acquatiche.
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Beccaccia (Scolopax rusticola) Direttiva Uccelli Allegato II/1, III/2 Status: stato di conservazione
sfavorevole (in declino)
Questo uccello, dal caratteristico lungo becco, è presente nella nostra penisola
prevalentemente come uccello migratore o svernante nelle regioni centro-meridionali; si
segnalano coppie nidificanti nelle regioni settentrionali.
La beccaccia ha un metabolismo veloce che la costringe a nutrirsi frequentemente,
cercando il cibo nei boschi e nei campi che però devono avere caratteristiche ben precise e
particolari; il suo ambiente ideale, infatti, è il bosco di latifoglie, composto da piante non molto
alte, con sottobosco di radi cespugli e suolo sgombro da alte erbe e ramaglia, ricoperto da
foglie cadute, sotto le quali essa possa trovare lombrichi, insetti ed altri invertebrati; un bosco
dove sia facile spostarsi, sia in volo che di pedina, grazie alla presenza di radure, piste,
sentieri, viottoli.
Sebbene questo uccello riposi in luogo sempre asciutto e ben riparato, gradisce che nelle
vicinanze ci siano sorgive, ristagni, ruscelli, sulle cui rive sia possibile trovare cibo, durante i
frequenti spuntini.
Migratrice e svernante, frequenta boschi misti di caducifoglie con o senza aghifoglie, con
sottobosco di rovi, erica e mirtillo a seconda dell’altitudine (tra 400 e 1000 metri sul livello del
mare).
La Beccaccia è considerata “specie” con tendenza (“trend”) al declino , ma lo status della
popolazione Europea è al momento stabile.
110

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La Beccaccia, costituisce una delle principali specie venatorie a livello locale, ma
pochissimo è noto riguardo lo status ecologico- distributivo e dinamico delle sue popolazioni
presenti nel periodo autunno-invernale.
La consistenza complessiva è ridotta e, pertanto, la specie è attualmente considerata in
declino.
In questi ultimi anni la Beccaccia ha svernato nella Provincia di Catanzaro in maniera
scarsa e localizzata, con presenze più frequenti nell’area della Sila catanzarese, delle Serre
e nelle aree collinari in prossimità di pascoli e coltivi.
La Beccaccia è quasi l’unico uccello veramente selvatico cacciabile in Italia e subisce una
pressione venatoria che è aumentata molto in questi ultimi anni, pressione che viene
esercitata troppo spesso in termini di illegalità e con metodologie di caccia non sportive e
fuori dell’etica venatoria.
Ad esempio l’abbattimento all’aspetto serale (peraltro vietato per legge), concorre
determinare una potenziale minaccia per la conservazione della specie.
Inoltre, in inverno il manifestarsi di ondate di gelo può indurre massicce perdite tra i
giovani e il tasso di sopravvivenza dei contingenti è influenzato dalla temperatura e dai livelli
delle precipitazioni invernali.
Nella Provincia di Catanzaro è principalmente presente con contingenti svernanti.
Per quanto concerne gli aspetti gestionali la necessità di intervenire con miglioramenti
dell’habitat riguarda principalmente la pulitura dei boschi e lo sfalcio delle radure,
l’incremento del pascolo brado, la realizzazione di aree di sosta protette in habitat idonei.
111

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2.2.2.2 Misure di tutela in atto per la fauna selvatica
Le aree protette della Provincia sono delle interessanti “oasi” per numerose specie di
fauna stanziale e migratoria.
Numerose sono le specie presenti in esse; molte sono rare ed a rischio di estinzione
come il lupo appenninico, l’aquila del Bonelli ed il capovaccaio.
Vi si incontrano anche lo sparviero (Accipiter nisus), il nibbio reale (Milvus milvus) ed il
falco pellegrino (Falco peregrino).
Molto numerosa è la rappresentanza dei piccoli carnivori; partendo dalla importante
presenza del gatto selvatico, troviamo anche il tasso, la volpe, la faina, la puzzola, la
donnola e la martora.
E’ presente anche lo scoiattolo che, in generale nell'Italia meridionale, è diversa da quella
conosciuta nel resto d'Italia e d'Europa. Presenta un caratteristico manto nero con il ventre
ed il petto bianco e le dimensioni del corpo e della coda maggiori rispetto agli altri scoiattoli.
La popolazione ornitica è costituita da specie tipiche degli ambienti boschivi sud-
appenninici: si constata la presenza del Picchio nero (Dryocopus martius), del Picchio
verde (Picus viridis), del Picchio rosso maggiore (Dendrocopus major), del Picchio rosso
mezzano (Picoides medium), e del Picchio rosso minore (Picoides minor).
Anche i rapaci sono ben rappresentati, con numerose specie sia diurne che notturne quali
poiane, gheppi, gufi, allocchi e civette.
La tutela delle specie presenti sul territorio provinciale è principalmente garantita dalle
leggi vigenti in materia di salvaguardia della fauna selvatica a livello europeo, nazionale e
regionale e dalle strutture di protezione attualmente esistenti sul territorio quali parchi
nazionali e regionali.
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2.2.2.3 Specie animali e vegetali ricadenti in liste di attenzione
Le specie animali e vegetali presenti in un territorio rappresentano certamente un
elemento di valutazione importante per stabilire il grado di biodiversità degli ecosistemi
facenti parte dell’ambiente in questione. Purtroppo sempre più numerose sono le specie
animali e vegetali minacciate da vari fattori antropici che le fanno spesso includere all’interno
della categoria “in pericolo in modo critico”.
I più importanti fattori di minaccia riguardano: la pesca illegale, l’attività venatoria illegale,
il taglio dei boschi e gli incendi, l’uso di pesticidi, l’inquinamento delle acque, il prelievo di
uova e stadi larvali a scopo commerciale e la raccolta di esemplari rari per collezionismo.
Delle specie a rischio di estinzione in Calabria, alcune sono presenti anche nella
Provincia di Catanzaro:
lupo (Canis lupus) nell’altopiano Silano.
capovaccaio (Neophron percopterus), nell’altopiano Silano e nel SIC “Madama
Lucrezia” IT 9330109.
La direttiva 79/409/CEE, concernente la conservazione degli uccelli selvatici, menziona le
seguenti specie che ricadono nella Provincia di Catanzaro.
Specie della Provincia di Catanzaro di cui all’Allegato I della
direttiva Uccelli 2009/147/CE ex 79/409/CEE concernente la
conservazione degli uccelli selvatici
Denominazione Specie Nome comune
Ardea purpurea Ciconeformes Airone rosso
Ardeola ralloides Ciconeformes Sgarza ciuffetto
Caprimulgus europaeus Caprimulgiformes Succiacapre europeo
Chlidonias niger Charadriformes Mignattino
Circus aeruginosus Falconiformes Falco di palude
Dryocopus martius Piciformes Picchio nero
Egretta garzetta Ciconeformes Garzetta (Airone bianco)
Falco biarmicus Falconiformes Falco lanario
Falco peregrinus Falconiformes Falco pellegrino
Ixobrychus minutus Ciconiformes Tarabusino
Nycticorax nycticorax Ciconiformes Nitticora
Pandion haliaetus Falconiformes Falco pescatore
Philomachus pugnax Charadriformes Il combattente
Himantopus, himantopus Charadriformes Cavaliere d’Italia
Larus melanocephalus Charadriformes Gabbiano corallino
Milvus milvus Falconiformes Nibbio reale
Neophron percnopterus Falconiformes Capovaccaio
Plegadis falcinellus Procellariformes Mignattaio
Sterna hirundo Charadriformes Sterna
Platalea leucordia Ciconiformes Spatola
Tringa glareola Charadriformes Piro piro Boschereccio
Di seguito si elencano tutte le specie animali e vegetali della Provincia di Catanzaro
elencate nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, la cui conservazione richiede la
designazione di zone speciali di conservazione (ZSC), nell’Allegato IV della stessa direttiva,
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le cui specie richiedono una protezione rigorosa, e quelle elencate nell’Allegato V il cui
prelievo nella natura e il cui sfruttamento potrebbero formare oggetto di misure di gestione.
Specie Animali e Vegetali della Provincia di Catanzaro segnalate nell’Allegato II della
Direttiva Habitat 92/43/CEE
Denominazione Specie Classe Nome comune Tipologia prioritaria
Artemisia variabilis vegetale Angiosperme Artemisia
Dianthus rupicola vegetale Angiosperme Garofano rupicolo
Limonium minutiflorum vegetale Angiosperme Limonio
Bombina variegata animale Anfibi Ululone a ventre piatto
Bufo virdis animale Anfibi Rospo smeraldino
Canis lupus animale Mammiferi Lupo si
Caretta caretta animale Rettili Tartaruga marina si
Cerambyx cerdo animale Artropodi Coleottero Capricorno
Elaphe longissima animale Rettili Colubro di Esculapio
Elaphe quatuorlineata animale Rettili Cervone
Emys orbicularis animale Rettili Tartaruga palustre
Osmoderma eremita animale Artropodi Coleottero si
Salamandrina terdigitata animale Anfibi Salamndrina dagli occhiali
Specie animali e vegetali, della Provincia di Catanzaro segnalate nell’Allegato IV della
Direttiva 92/43/CEE
Denominazione Specie Classe Nome comune Tipologia prioritaria
Bombina variegate animale Anfibi Ululone a ventre piatto
Bufo virdis animale Anfibi Rospo smeraldino
Caretta caretta animale Rettili Tartaruga marina si
Cordulegaster trinacriae animale Artropodi Libellula
Elaphe longissima animale Rettili Colubro di Esculapio
Elaphe quatuorlineata animale Rettili Cervone
Emys orbicularis animale Rettili Tartaruga palustre
Felis silvestris animale Mammiferi Gatto selvatico
Osmoderma eremita animale Artropodi Coleottero si
Rana dalmatina animale Anfibi Rana dalmatina
Rana italica animale Anfibi Rana italica
Salamandra salamandra animale Anfibi Salamandra pezzata
Specie animali e vegetali, della Provincia di Catanzaro, segnalate nell’Allegato V della
Direttiva 92/43/CEE
Denominazione Specie Classe Nome comune Tipologia prioritaria
Canis lupus animale Mammiferi Lupo si
Martes martes animale Mammiferi Martora
LISTA ROSSA DEGLI UCCELLI NIDIFICANTI IN ITALIA
(ENRICO CALVARIO, MARCO GUSTIN, STEFANO SARROCCO, UMBERTO GALLO-ORSI,
FABRIZIO BULGARINI, FULVIO FRATICELLI)
Scopo delle Liste Rosse, nate circa 30 anni fa, è stato quello di indirizzare gli sforzi per la
pianificazione di una strategia di conservazione verso le specie maggiormente a rischio. La
precedente Lista Rossa nazionale (FRUGIS & SCHENK 1981) e il suo aggiornamento
(BRICHETTI & CAMBI 1982), meritevoli anche per lo stimolo alla stesura di analoghi
contributi a livello regionale, necessitavano di un'ampia revisione per le migliorate
conoscenze e per gli effettivi cambiamenti di status delle popolazioni italiane di uccelli
avvenuti nel corso degli ultimi 15 anni.
114

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Sono state considerate le specie nidificanti regolarmente ed irregolarmente e per meglio
chiarire alcune problematiche ancora poco note, sono stati presi in considerazione i livelli
tassonomici sottospecifici e le popolazioni relitte o isolate non migratrici.
I dati sul numero di coppie o le stime quantitative, si riferiscono a BRICHETTI &
GARIBOLDI (1997), a lavori in stampa o dati inediti.
Rispetto alla Lista Rossa precedente (FRUGIS & SCHENK, 1981), non si sono verificate
estinzioni di specie allora in pericolo; inoltre, il trend di pericolo per molte specie appare
meno negativo rispetto al passato.
Solo Capovaccaio ed Aquila del Bonelli hanno popolazioni ancora più ridotte rispetto
all'ultima Lista Rossa ed attualmente risultano molto vicine all'estinzione, mentre 10 specie
ritenute in passato in pericolo di estinzione, attualmente hanno una categoria a rischio più
bassa ed una tendenza della popolazione positiva o molto positiva rispetto aIla precedente
Lista Rossa.
Questa Lista Rossa sugli uccelli nidificanti in Italia si basa sui criteri stabiliti dall'IUCN
(1994).
Inoltre, sono considerate all'interno della Lista Rossa, i livelli tassonomici sottospecifici
(sottospecie endemiche e sub-endemiche) e le popolazioni relitte o isolate, non migratrici,
che presentano pronunciate caratteristiche di unicità (eco-etologiche e/o tassonomiche) ed
uno status precario o poco conosciuto. Le conoscenze sulle dimensioni e le tendenze di
molte specie di uccelli in Italia sono spesso scarse (GALLO-ORSI, 1995) e solo per pochi
gruppi, per lo più specie coloniali, si hanno censimenti accurati e ripetuti nel tempo. Per
alcune specie poi, i dati sono talmente scarsi che la determinazione della dimensione della
popolazione (vedi BRICHETTI, 1997) e soprattutto delle tendenze è stata problematica.
I dati sul numero delle coppie ovvero le stime quantitative si riferiscono al periodo 1988 -
1997, ed aggiornate a quanto riportato nel volume di BRICHETTI & GARIBOLDI (1997).
In alcuni casi (ad es. Ardeidae, Re di Quaglie o Gufo reale), si è fatto riferimento a lavori
in stampa o a dati inediti, citati nella colonna "bibliografia" nelle tabelle.
Per il trend si è fatto riferimento alle indicazioni per l'Italia di TUCKER & HEATH (1994)
aggiornando il dato in accordo ai nuovi dati di popolazione per il periodo 1988-1997.
Per la definizione di specie SPEC si fa riferimento a TUCKER & HEATH (1994), mentre,
secondo le indicazioni della metodologia IUCN (1994), non è inclusa alcuna specie nella
categoria "A status indeterminato".
Sono oggetto di valutazione per l'inserimento nella lista le specie nidificanti
regolarmente o irregolarmente, le sottospecie endemiche o sub-endemiche, le
popolazioni isolate con distribuzione relitta.
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Le categorie di minaccia proposte dall'IUCN sono:
• Specie estinte (Ex, Extinct), un taxon è estinto quando non vi è alcun dubbio che
l'ultimo individuo sia morto;
• Specie minacciate di estinzione (CR, Critically endangered); un taxon risulta "in
pericolo in modo critico" quando è di fronte ad un altissimo rischio di estinzione nel futuro
immediato;
• Specie in pericolo o minacciate (EN, Endangered); un taxon è in pericolo,
quando non è "in pericolo in modo critico", ma è di fronte ad un altissimo rischio di estinzione
in natura nel prossimo futuro;
• Specie Vulnerabili (VU Vulnerable); un taxon è "vulnerabile", quando non è "in
pericolo in modo critico" o "in pericolo", ma è di fronte ad alto rischio di estinzione in natura
nel prossimo futuro;
• Specie a più basso rischio (LR, Lower Risk); un taxon è "a più basso rischio",
quando non si qualifica per alcune delle categorie di minaccia sopra elencate. Sono noti
comunque elementi che inducono a considerare il taxon in esame in uno stato di
conservazione non privo di rischi; i taxa inclusi nella categoria a più basso rischio possono
essere divisi in tre sottocategorie:
a) Specie Dipendenti da azioni di Conservazione (cd, Conservation Dependent), I
taxa che sono al centro di un continuo programma di conservazione specifico e la cui
cessazione porterebbe all'inserimento in una delle categorie di minaccia di cui sopra entro un
periodo di 5 anni;
b) Specie prossima alla minaccia (nt, Near Threatened); I taxa che non si qualificano
come dipendenti da azioni di conservazione, ma che sono vicini alla qualifica di vulnerabile;
c) Specie con minima preoccupazione (lc, Least Concern); I taxa che non si
qualificano come dipendenti da azioni di conservazione o come prossimi alla minaccia.
Tutte le specie comprese in questa terza sottocategoria non sono state considerate
all'interno della Lista Rossa.
• Specie a status indeterminato o con carenza di informazioni (DD, Data
deficient); un taxon risulta "a carenza di informazioni" quando sono inadeguate le
informazioni per effettuare direttamente o indirettamente una valutazione sul suo rischio di
estinzione, basato sulla distribuzione e/o sullo status della popolazione.
• Specie non valutata (NE, Not evaluated); un taxon è non valutato, quando non è
stato possibile effettuare valutazioni rispetto alla sua possibile categoria nella Lista Rossa.
Sono quelle specie che si trovano in uno stato particolarmente dinamico in quanto spesso di
recente colonizzazione per l'Italia, per le quali non si è ritenuto opportuno, allo stato attuale,
fornire una valutazione. Sono state inserite in questa categoria le specie che nidificano
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irregolarmente (cfr. BRICHETTI & MASSA, 1997) e quelle che, considerate regolari dagli
stessi autori, hanno iniziato a nidificare in Italia dopo il 1988 e quindi proprio in quanto "in
fase di colonizzazione", presentano modelli distributivi e dinamica di popolazione non ancora
stabili e valutabili.
Le classi riportate sono le seguenti:
A - 100% della popolazione o dell'areale in Italia,
B - 75-99% della popolazione o dell'areale in Italia
C - 50-74% della popolazione o dell'areale in Italia
D - 25-49% della popolazione o dell'areale in Italia
E - 5-24% della popolazione o dell'areale in Italia
F - < 5% della popolazione o dell'areale in Italia.
Le Convenzioni utilizzate per l'inserimento delle specie sono:
- Convenzione di Bonn, Appendice 2
- Convenzione di Berna, Allegato II e Allegato III
- Direttiva Uccelli (79/409), concernente la conservazione degli uccelli selvatici.
Le categorie di minaccia sono codificate in:
• Influenze antropiche indirette:
A1 - Bonifica delle zone umide;
A2 - Modificazioni e trasformazioni dell'habitat (costruzione edifici, strade, porti,
cementificazione degli argini fluviali, variazioni climatiche dovute ad influenze antropiche,
sbarramenti sui corsi d'acqua, captazioni idriche, modifiche delle portate);
A3 - Uso di pesticidi ed inquinamento delle acque;
A4 - Incendio e taglio dei boschi;
A5 - Cambiamento delle attività agricole e pastorizia, attività di pesca;
A6 - Attività del tempo libero (turismo, balneazione, escursionismo, sport nautici, pesca
sportiva, caccia fotografica, arrampicata sportiva o free climbing.
• Influenze antropiche dirette:
B1 - Caccia
B2 - Lotta ai nocivi,
B3 - Prelievo di uova, pulli, a scopo commerciale o per collezione,
B4 - Vandalismo,
B5 - Inquinamento genetico,
B6 - Pesca eccessiva,
B7 - Bracconaggio e pesca illegale,
B8 - Competizione o predazione da parte di specie e/o popolazioni alloctone,
C1 - Cause naturali,
D1 - Cause sconosciute.
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Trend
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L'andamento delle popolazioni è stato come di seguito codificato:
+2 - forte aumento (almeno il 50% della popolazione complessiva),
+1 - aumento del 20-49%,
0 - stabile o leggero aumento (inferiore al 20%),
- 1 - diminuzione della specie tra il 20 ed il 49%,
- 2 - forte diminuzione (almeno del 50% della popolazione complessiva),
? - trend non conosciuto.
Criteri
Alle diverse categorie proposte dall'IUCN si arriva, attraverso l'utilizzo di alcuni criteri di
valutazione, in particolare per le specie "in pericolo in modo critico", "in pericolo", e
"vulnerabili", che possono sinteticamente essere descritti:
A - criterio dell'entità in diminuzione in percentuale e nel tempo della consistenza della
popolazione,
B - criterio dell'estensione dell'areale e della sua frammentazione,
C - criterio della stima della popolazione e del grado di declino numerico,
D - criterio della stima della popolazione,
E - criterio della stima della probabilità di estinzione.
In particolare l'attribuzione delle specie alle diverse categorie di minaccia è avvenuta
facendo riferimento ai criteri di seguito indicati.
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Delle 250 specie nidificanti in Italia (BRICHETTI 1997), 121 (48,4%), sono state inserite
nella Lista Rossa. Le specie che costituiscono la Lista Rossa sono complessivamente 157,
di cui 10 estinte, 16 in pericolo in modo critico, 28 in pericolo, 36 vulnerabili, 41 a più basso
rischio, 26 non valutate.
Tra le 121 specie a rischio, 77 (63,1%) sono SPEC; 5 (4,1% del totale) sono SPEC 1, 17
(13,9%) sono SPEC 2, 36 (29,5%) sono SPEC 3 e 19 (15,6%) quelle SPEC 4.
Le specie no SPEC sono risultate invece 45 (36,9%).
Le specie SPEC 1, sono rappresentate maggiormente fra quelle "in pericolo", le specie
SPEC 2 in quelle a più basso rischio, le specie SPEC 3, in quelle "in pericolo" e "vulnerabili",
le specie SPEC 4, in quelle "vulnerabili" ed infine le specie no SPEC in quelle "a più basso
rischio" (Tabella X).
Tabella X. - Il numero di specie a rischio rispetto al numero di specie SPEC.
SPEC 1 SPEC 2 SPEC 3 SPEC 4 non SPEC Totale
CR 1 1 5 3 6 16
EN 3 4 11 2 8 28
VU 0 5 11 8 11 35
LR 1 7 8 6 20 42
Totale 5 17 35 19 45 121
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Le 96 specie a rischio sono “Non Passeriformi” (79%), mentre 25 sono “Passeriformi”
(21%).
Delle 135 specie di “Non Passeriformi” nidificanti regolarmente in Italia (BRICHETTI,
1997) 71,1% sono presenti nella Lista Rossa, al contrario, tra le 115 specie di “Passeriformi”
la percentuale delle specie a rischio in Italia è del 21,7%
Fra i “Non Passeriformi” le specie maggiormente a rischio sono quelle "vulnerabili", fra i
“Passeriformi” quelle "a più basso rischio", che rappresentano il 60% delle specie
complessive in quest'ultima categoria (Tabella XI).
Tabella XI. - Specie di Non Passeriformi e Passeriformi rispetto alle categorie di rischio.
CR EN VU LR Totale Totale specie % specie
minacciate in Italia minacciate
Non Passeriformi 14 26 29 27 96 135 71,10%
Passeriformi 2 2 6 15 25 115 21,70%
Il 30,6% delle specie a rischio in Italia, ha una tendenza negativa in termini di popolazioni
nidificanti di una certa entità (-1, 25,6), o considerevole (-2, 4,9%); 66 specie (54,5%) hanno
popolazioni stabili, mentre solo il 9,9% delle specie a rischio ha una tendenza positiva e/o
tendente all''aumento.
Del 5% delle specie non si conosce la tendenza (Tabella XII).
Tabella XII. Trend complessivo delle varie categorie a rischio.
-1 -2 0 +1 +2 ? Totale
CR 4 4 5 1 0 2 16
EN 9 1 15 2 0 1 28
VU 8 1 21 5 1 1 37
LR 10 0 25 3 0 2 40
Totale 31 6 66 11 1 6 121
Nonostante la diversa impostazione del metodo e delle diverse categorie utilizzate, fra la
"vecchia" e la "nuova" Lista Rossa, è possibile con tutti i limiti di un confronto, paragonare
almeno le specie ritenute allora in pericolo di estinzione con quelle attuali.
Rispetto alla Lista Rossa precedente (FRUGIS & SCHENK, 1981), non si è verificato un
ulteriore aumento di specie estinte; infatti al momento della compilazione della precedente
Lista Rossa, Gobbo rugginoso, Gipeto e Avvoltoio monaco, nonostante fossero state inserite
nelle categorie in pericolo di estinzione erano in realtà già estinte in Italia rispettivamente nel
1977, 1968-69 e 1961.
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Inoltre, la Sterna maggiore non si può considerare estinta, ma, come successivamente è
avvenuto per il Pettazzurro, è una specie non valutata, in quanto la nidificazione è risultata
saltuaria e non più confermata.
Al contrario, dal 1981 ad oggi sono comparse 12 nuove specie nidificanti delle quali 7
sono considerate ormai regolari (FASOLA & BRICHETTI, 1993 e BRICHETTI & MASSA,
1997.
L'Aquila del Bonelli risulta l'unica specie con forte trend negativo rispetto al passato (-2),
mentre le altre 10 specie hanno uno stato di Conservazione migliore ed una tendenza di
popolazione positiva (+1) o molto positiva (+2, riscontrabile in almeno 8 specie) rispetto al
passato.
Al contrario, alcune specie ritenute vulnerabili nel passato (FRUGIS & SCHENK 1981),
sono attualmente specie in pericolo in modo critico (Moretta tabaccata, e soprattutto
Capovaccaio).
Nel confrontare lo stato di Conservazione (o il grado di minaccia) di ciascuna specie nelle
due liste è importante tenere a mente che ogni spostamento di categoria può essere
imputato a reali cambiamenti delle dimensioni delle popolazioni o a migliorate conoscenze.
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Tabella XIII - Confronto tra la Lista Rossa del 1981 (FRUGIS & SCHENK) e la nuova.
Lista Frugis & Schenk
(1981)
Nuova lista (1998)
n. Specie Categoria Cat. abb. Categoria N. coppie
Tendenza di
Conservazione
1981-1998
Tendenza della
Popolazione
1981/1998
1 Uccello delle tempeste CR 11-100 VU 1500-2000 positivo +2
2 Cormorano CR 11-100 EN 30-524 positivo +2
3 Tarabuso CR 11-100? EN +50 positivo +2
4 Mignattaio CR 1-10 CR 1-12 nullo 0
5 Volpoca CR 11-100 EN 43-92 positivo +1
6 Fistione turco CR 11-100 EN 30-35 positivo +1
7 Grifone CR 11-100 EN 40 positivo +1
8 Aquila del Bonelli CR 11-1000? CR 10-20 NEGATIVO -2
9 Piviere Tortolino CR 1-100? CR 1-5 nullo 0
10 Gabbiano corallino CR 11-100 VU 223-3238 positivo +2
11 Gabbiano roseo CR 101-1000 EN 500-2550 positivo +2
12 Mignattino CR 1-100? CR 100-160 nullo +2
13 Mignattino piombato CR 11-100 EN 180-450 positivo +2
14 Sterna zampenere CR 11-1000 EN 200-400 positivo +2
15 Marangone dal Ciuffo EN 101-1000 LR 1600-2000 positivo +2
16 Airone cenerino EN 101-1000 LR 7700 positivo +2
17 Sgarza ciufetto EN 101-1000 VU 250 positivo 0
18 Moretta tabaccata EN 11-100 CR 25-50 NEGATIVO 0
19 Capovaccaio EN 11-100 CR 10-30 NEGATIVO -1
20 Falco di palude EN 11-100 EN 50-100 nullo 0
21 Pellegrino EN 101-1000 VU 450-530 positivo 0
22 Lanario EN 11-100 EN 150-200 nullo +1
23 Gallina prataiola EN 101-1000 EN 350-500 nullo 0
24 Avocetta EN 101-1000 LR 1200-1800 positivo +2
25 Pernice di mare EN 11-100 EN 80-100 nullo 0
26 Gabbiano corso EN 101-1000 EN 550-650 nullo 0
27 Sterna comune EN 101-1000 LR 4000-5000 positivo +2
28 Fraticello EN 1000-10000 VU 3000-6000 positivo -1
29 Gufo reale EN 11-100 VU 200-250 positivo +1
30 Averla cenerina EN 11-100 EN 1000-2000 nullo ?
133

2.3 Assetto sociale
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.3.1 Caratterizzazione della popolazione venatoria
I dati di seguito riportati, aggiornati a gennaio 2008, sono stati forniti dalla banca dati
dell’ISTAT.
Lo studio demografico si é svolto sulla base dalle seguenti ipotesi:
1 - il periodo di osservazione é compreso tra il 1988 ed il 2008;
2 - gli attuali confini geografici della Provincia di Catanzaro sono stati ipotizzati già
esistenti alla data del 1° gennaio 1988.
I dati sulla popolazione provengono dalle pubblicazioni annuali a cura dell’ISTAT; essi
sono stati raggruppati in due tabelle, Tab. A1 e Tab. A2, rispettivamente riferite ai Comuni
ricadenti nell’A.T.C. CZ1 e CZ2.
La popolazione residente nella Provincia di Catanzaro é di 370.655 unità, suddivise in
281.272 nell’A.T.C. CZ1 e 89.383 nell’A.T.C. CZ2, rispettivamente con densità media di 1,64
e 1,31 per ettaro; ciò corrisponde ad una densità media provinciale di 1,47 abitanti per ettaro.
Proprio alla data del censimento del 1991 si registra la massima flessione demografica:
in CZ1 il 3,19% rispetto al 1988:
300.000
295.000
290.000
285.000
280.000
275.000
AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA CZ1
ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE
270.000
1988 1991 1996 2008
Grafico 1a
134

- in CZ2 il 5,75% rispetto al 1988:
100.000
98.000
96.000
94.000
92.000
90.000
88.000
86.000
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA CZ2
ANDAMENTO DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE
84.000
1988 1991 1996 2008
Grafico 2a
La popolazione provinciale è ripartita in 80 centri abitati; dai dati riportati, aggiornati a
gennaio 2008, si nota che la maggior parte dei Comuni ha una popolazione al di sotto dei
10.000 abitanti, con le seguenti eccezioni:
- Catanzaro, Capoluogo di Provincia: con 94.004 abitanti assorbe il 25,34% circa della
popolazione provinciale;
- Lamezia Terme: con 70.555 abitanti assorbe il 19,03% dell’intera popolazione residente
in Provincia;
I Comuni di Lamezia e Catanzaro assorbono il 58,50% circa della popolazione residente
nell’A.T.C. CZ1, con la conseguenza di un territorio altamente antropizzato, come si vedrà
nel seguito; il rimanente 41,50% é distribuito in 47 piccoli comuni (vedi Tab. A1).
Più uniforme la distribuzione della popolazione nell’A.T.C. CZ2 che, dopo Chiaravalle
Centrale con 9.836 abitanti, di poco inferiore ai 10.000, vede il solo Comune di Soverato con
9.725 abitanti (vedi Tab. A2).
La variazione della popolazione, sia in diminuzione che in aumento, é un fenomeno
generalizzato in tutta la Provincia e non si notano spopolamenti di aree a vantaggio di altre,
tranne che per i Comuni immediatamente ubicati alle porte dei centri abitati più grossi; ad
esempio nell’A.T.C. CZ1 i Comuni alla porte di Catanzaro (Settingiano, Marcellinara) hanno
subito un costante aumento di popolazione per l’esodo dal capoluogo verso la periferia.
All’interno della popolazione residente esiste una “popolazione di cacciatori” che é stata
esaminata e differenziata per ambiti, con periodo di osservazione concentrato negli ultimi 20
anni (1988-2008), utilizzando i dati ufficiali depositati presso l’Ufficio Caccia della Provincia di
135

Catanzaro.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Attraverso il conteggio del numero di tesserini venatori rilasciati annualmente sono stati
elaborati i grafici 3a e 4a rispettivamente per gli ambiti CZ1 e CZ2.
Il problema della distribuzione dei tesserini sarà affrontato con cura particolare in
un’apposita sezione del piano faunistico, in quanto attraverso essi dovranno annualmente
essere raccolti dati certi per la determinazione delle scelte per una corretta gestione
faunistica venatoria.
I grafici sull’andamento del numero dei cacciatori di seguito riportati danno una chiara
idea di quanto é successo in questi ultimi 20 anni e soprattutto in ben determinati periodi:
2.500
2.000
1.500
1.000
7.000
6.000
500
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
1988
0
1988
ANDAMENTO DEL NUMERO DI CACCIATORI
A.T.C. CZ1 DAL 1988 AL 2008
1991
Grafico 3a
1996
ANDAMENTO DEL NUMERO DI CACCIATORI
A.T.C. CZ2 DAL 1988 AL 2008
1991
Grafico 4°
1996
2008
2008
136

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La prima considerazione che emerge dall’analisi dei grafici é che l’andamento qualitativo
dei diagrammi nei due ambiti é differente, infatti, mentre nell’ambito dell’A.T.C. CZ1 il numero
dei cacciatori rispetto agli anni precedenti ha un andamento decrescente, nell’A.T.C. CZ2
l’andamento del numero dei cacciatori è crescente.
Dai grafici si nota anche che nell’arco di tempo tra il 1991 ed il 1996: si ha una forte
diminuzione dei praticanti l’attività venatoria: nel 1991 é del -16.00% circa in entrambi gli
ambiti, nel 1992 si assiste ad un ulteriore decremento variabile dal -27.20% nell’A.T.C. CZ1
al -33.80% nell’A.T.C. CZ2; la media generale nella Provincia é stata del -44.22%.
La tendenza é confermata dall’osservazione della seconda parte dei grafici precedenti:
nonostante la popolazione residente nello stesso periodo rimarca un certo recupero, la
popolazione dei cacciatori continua a regredire, dimostrando che la variazione nel numero di
praticanti l’attività venatoria non è solo collegata alla variazione della popolazione residente
ma anche ad altri fenomeni.
Una ulteriore conferma di questo fatto si ha nel 1996 quando avviene un’inversione di
tendenza con un aumento nel numero di cacciatori (2.30% in CZ1 e 0.90% in CZ2) da
attribuire ad una precisa scelta della Regione Calabria: con deliberazione del Consiglio
Regionale del 30.07.1996 n. 133 viene approvato il “piano faunistico venatorio regionale” che
fornisce alle Province gli indirizzi generali per la redazione dei piani provinciali; al tempo
stesso la Regione adempie ad una precisa indicazione contenuta nella legge 157/92 che
consente alla stessa di proporre nel calendario venatorio l’apertura anticipata al 1°
settembre.
Questo fatto, evidentemente, ha influenzato in positivo il mondo venatorio determinando
un certo recupero del numero di praticanti; l’inversione di tendenza é stata, comunque,
cancellata nell’ultima stagione venatoria durante la quale é stato riconfermato l’orientamento
alla diminuzione.
Dal 1996 in poi si è registrato un andamento decrescente della popolazione residente ed
un diverso comportamento dell’andamento del numero di cacciatori a seconda dell’ambito di
caccia: nell’A.T.C. CZ1 si è registrata una diminuzione del numero di cacciatori (1,05%),
nell’A.T.C. CZ2 invece si è rilevato un aumento del numero di praticanti l’attività venatoria
(1,25%).
Nell’arco di tempo esaminato (1988-2008) la variazione totale del numero di cacciatori
residenti nella Provincia di Catanzaro é risultata del -53% (da 6.284 unità a 2.956) nelle aree
di competenza dell’A.T.C. CZ1 e del -49,70% (da 2.209 unità a 1.112) in quelle dell’A.T.C.
CZ2:
137

0,0%
-10,0%
-20,0%
-30,0%
-40,0%
-50,0%
-60,0%
0,0%
-10,0%
-20,0%
-30,0%
-40,0%
-50,0%
-60,0%
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
ANDAMENTO DEL NUMERO DEI CACCIATORI RISPETTO AL 1988
NELL’AMBITO DI CACCIA CZ1
1991 1996 2008
Grafico 5a
ANDAMENTO DEL NUMERO DI CACCIATORI RISPETTO AL 1988
NELL’AMBITO DI CACCIA CZ2
1991 1996 2008
Grafico 6a
138

Riepilogando:
0,00%
-20,00%
-40,00%
-60,00%
-80,00%
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
1991 1996 2008
Grafico 7a
A.T.C. CZ 1
A.T.C. CZ 2
Le cause che hanno determinato la drastica riduzione dei cacciatori in questi ultimi
vent’anni (circa il 57%) sono state individuate nel costo eccessivo delle tasse di concessione
governativa e di esercizio venatorio, nonché nella diminuzione dei tempi di svolgimento
dell’attività venatoria con l’entrata in vigore della legge 157/92; non ultima ed altrettanto
importante causa é la carenza e/o mancanza totale di selvaggina stanziale.
I risultati che si possono ricavare dall’analisi riguardano l’incidenza percentuale dei
cacciatori sulla popolazione residente nei rispettivi ambiti ed il numero di essi al quale far
riferimento per la determinazione della densità venatoria:
- nell’A.T.C. CZ1 la popolazione di cacciatori é di 2.956 unità corrispondente all’1,05% della
popolazione residente:
- nell’A.T.C. CZ2 la popolazione di cacciatori é di 1.112 unità corrispondente all’1,25% della
popolazione residente:
139

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
RAPPORTO CACCIATORI-POPOLAZIONE A.T.C. CZ1 – ANNO 2008
CACCIATORI (2.956)
Grafico 8a
POPOLAZIONE
(281.272)
RAPPORTO CACCIATORI-POPOLAZIONE A.T.C. CZ2 – ANNO 2008
CACCIATORI (1.112)
Grafico 9a
POPOLAZIONE
(89.393)
140

2.3.2 Vigilanza venatoria
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La L.R. n. 9/96 ha attribuito alla Provincia, tra le tante attività, anche l’organizzazione e la
gestione dei censimenti, del controllo dei predatori, delle catture per inanellamenti e dei
ripopolamenti per le quali l’impiego costante delle Guardie Venatorie Provinciali diventa
fondamentale.
A queste incombenze si aggiunge quella molto più onerosa dell’attività di vigilanza su
tutto il territorio provinciale.
L’organico delle Guardie Provinciali attualmente disponibile é composto da sole cinque
unità sulle quali grava il controllo di un territorio esteso circa 216.000 Ha (con un rapporto,
decisamente insufficiente, di una guardia ogni 43.000 Ha) e di un numero di circa 4.110
cacciatori.
Di qualche aiuto potrebbero rivelarsi le circa 150 Guardie Venatorie Volontarie, operanti
nella Provincia, ed appartenenti alle seguenti Associazioni Venatorie:
- Arcicaccia: 32 unità
- Enalcaccia: 25 unità
- Federcaccia: 18 unità
- Italcaccia: 17 unità
- Liberacaccia: 45 unità
- Anuu: 13 unità
A tal proposito é stato predisposto un apposito regolamento (vedi regolamento n° 3) che
consente alla Provincia, quale ente delegato dalla Regione, di instaurare un rapporto di
collaborazione con le associazioni agricole, ambientaliste e venatorie per il coordinamento
dell'attività di vigilanza attraverso l’impiego delle rispettive guardie volontarie, fatta salva,
comunque, l'indipendenza operativa delle suddette associazioni.
La piena funzionalità delle Guardie Venatorie Volontarie resta, comunque, condizionata
da una serie di fattori che ne limitano la capacità operativa:
• non tutti i Volontari hanno qualifica di “agente di polizia giudiziaria e di pubblica
sicurezza” per cui i poteri durante i controlli sono di molto limitati;
• esiste una normativa molto restrittiva che obbliga al rinnovo annuale del decreto di
GG.VV. con conseguenti lungaggini burocratiche e costi aggiunti che scoraggiano molto
spesso questo tipo di volontariato;
• la vigilanza volontaria si riduce durante il periodo settembre-gennaio, quando
occorrerebbe maggiore sorveglianza, in quanto molte di queste Guardie Volontarie sono
titolari di porto di fucile per uso caccia e preferiscono, quindi, esercitare l’attività venatoria.
141

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• ogni associazione venatoria svolge il servizio in modo autonomo, senza un
coordinamento che stabilisca tempi e aree da controllare.
Attualmente, l’Ente delegato al rilascio dei decreti per lo svolgimento di tale attività di
volontariato è la Provincia che, attraverso i propri uffici caccia, istruisce le pratiche di richiesta
e rilascia le autorizzazioni.
Le Guardie Volontarie con qualifica di “agente di polizia giudiziaria e di pubblica
sicurezza” sono, altresì, soggette a rinnovo di porto di pistola, di competenza della Questura.
Di qualche ausilio all’attività di vigilanza é il servizio svolto dalle Guardie del Corpo
Forestale dello Stato, la cui attenzione é, però, maggiormente concentrata al controllo delle
aree protette, e quello delle Stazioni locali dei Carabinieri in un contesto più ampio di
controllo del territorio.
Questa situazione di precarietà ha agevolato il proliferare di una serie di reati venatori, i
più comuni dei quali sono:
• mancata annotazione della giornata di caccia;
• mancata annotazione dei capi abbattuti;
• utilizzo di richiami elettronici ed acustici;
• svolgimento di pratiche venatorie non consentite come la posta alla beccaccia ed gli
appostamenti notturni a volpi, lepri e cinghiali;
• svolgimento dell’attività venatoria senza il rinnovo del porto d’armi attraverso il
versamento della tassa di concessione governativa e di quella regionale;
• abbattimento di fauna selvatica in periodo non consentito;
• abbattimento di fauna selvatica appartenente a specie protette o particolarmente
protette.
• utilizzo di tutte le cinque giornate disponibili per l’attività venatoria attraverso la
falsificazione o l’uso contraffatto del tesserino venatorio.
E’ evidente che la mole di lavoro necessaria a contenere il fenomeno di inosservanza
delle disposizioni in materia venatoria non può certo essere sopportata dall’attuale organico a
disposizione della Provincia; non é nemmeno pensabile che essa possa trovare soluzione
attraverso il ricorso esclusivo all’istituto del volontariato.
Pertanto, l’Amministrazione Provinciale dovrà provvedere in tempi brevi al potenziamento
del Corpo di Polizia da destinare alla vigilanza ittico-venatoria attraverso l’assunzione di
personale qualificato, a prescindere dal rapporto di collaborazione con le Guardie Volontarie
delle associazioni agricole, ambientaliste e venatorie.
142

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.3.3 Danni registrati, interventi di prevenzione dei danni, attività di controllo della
fauna selvatica
I danni derivanti da fauna selvatica nella provincia di Catanzaro sono prodotti unicamente
dalla specie cinghiale.
Questo è quello che si evince dalle richieste pervenute al Servizio Caccia della Provincia
e dai risarcimenti che lo stesso settore ha riconosciuto ai richiedenti.
La richiesta di risarcimento danni ha iniziato ad avere una certa valenza dal 2005 in poi;
prima di questa data le richieste erano occasionali e di poca rilevanza economica, tanto che il
Settore Caccia della Provincia non ha ritenuto attivare una banca dati specifica.
Dal 2005 in poi, le richieste pervenute sono state istruite, verificate, quantizzate e raccolte
in un’apposita banca dati, con i risultati di seguito riportati.
Da sottolineare che le domande di risarcimento non sono corredate da una
quantizzazione economica del danno che invece è stato sempre valutato dai tecnici
dipendenti della Provincia esperti nel settore.
BANCA DATI UNGULATI
ANNO DI RIFERIMENTO 2005
SPECIE CINGHIALE
PROVINCIA : CATANZARO REGIONE : CALABRIA
COLTURA O MANUFATTI QUANTITA' ( Ql. ) N° EVENTI CIFRA CIFRA ( € ) TIPOLOGIA PERIODO
DANNEGGIATI DANNEGGIATA DI DANNO RICHIESTA RISARCITA DI DANNO
VIGNETO 101,50 10 4,760,00 1-2-3 Sett./Ott.
MAIS 604,80 15 11,070,00 1-2-3 Ago/Sett.
Note : 1= consumo diretto; 2= scavo; 3= calpestio Totale € 15.830,00
ANNO DI RIFERIMENTO 2006
SPECIE CINGHIALE
PROVINCIA : CATANZARO REGIONE : CALABRIA
COLTURA O MANUFATTI QUANTITA' ( Ql. ) N° EVENTI CIFRA CI FRA ( € ) TIPOLOGIA PERIODO
DANNEGGIATI DANNEGGIATA DI DANNO RICHIESTA RISARCITA DI DANNO
VIGNETO 253,00 36 9.456,50 1-2-3 Sett./Ott.
MAIS 586,00 41 11.952,00 1-2-3 Ago/Sett.
ORTAGGI 87,95 28 6,335,00 1-2-3 Mar/Nov
CASTAGNO/NOCE 33,00 4 870,00 1-2-3 Sett/Ott
GRANO 47,00 4 637,00 1-2-3 Giu/Lug
AVENA 22,00 2 246,00 1-2-3 Giu/Lug
OLIVETO 29,00 4 1.450,00 1-2-3 Ott/Gen
ALTRO 2 280,00
143

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Note : 1= consumo diretto; 2= scavo; 3= calpestio Totale € 31.226,50
ANNO DI RIFERIMENTO 2007
SPECIE CINGHIALE
PROVINCIA : CATANZARO REGIONE : CALABRIA
COLTURA O MANUFATTI QUANTITA' ( Ql. ) N° EVENTI CIFRA CI FRA ( € ) TIPOLOGIA PERIODO
DANNEGGIATI DANNEGGIATA DI DANNO RICHIESTA RISARCITA DI DANNO
VIGNETO 179,50 28 7.478,50 1-2-3 Sett/Ott
MAIS 701,00 50 12.654,00 1-2-3 Ago/Sett
ORTAGGI 123,00 25 7.164,50 1-2-3 Mar/Nov
CASTAGNO/NOCE/NOCCIOLO 70,00 2 11.000,00 1-2-3 Sett/Ott
GRANO 129,00 6 770,00 1-2-3 Giu/Lug
AVENA 43,00 4 514,00 1-2-3 Giu/Lug
OLIVETO 39,00 3 2.150,00 1-2-3 Ott/Gen
ALTRO 8 2.780,00
Note : 1= consumo diretto; 2= scavo; 3= calpestio Totale € 44.511,00
ANNO DI RIFERIMENTO 2008 * * Dati provvisori
SPECIE CINGHIALE
PROVINCIA : CATANZARO REGIONE : CALABRIA
COLTURA O MANUFATTI QUANTITA' ( Ql. ) N° EVENTI CIFRA CI FRA ( € ) TIPOLOGIA PERIODO
DANNEGGIATI DANNEGGIATA DI DANNO RICHIESTA RISARCITA DI DANNO
VIGNETO 39,50 8 1.825,00 1-2-3 Sett/Ott
MAIS 451,00 24 8.214,00 1-2-3 Ago/Sett
ORTAGGI 37,50 27 3622,5 1-2-3 Mar/Nov
GRANO 117,00 11 1.619,00 1-2-3 Giu/Lug
AVENA 135,00 7 1.685,00 1-2-3 Giu/Lug
OLIVETO 2,00 2 425,00 1-2-3 Ott/Gen
ALTRO 32 8.937,00
Note : 1= consumo diretto; 2= scavo;
3= calpestio Totale € 26.327,50
Nel periodo 2005-2008 sono stati riconosciuti danni per un importo totale di € 117.895,00,
che comunque è un dato ancora provvisorio, in quanto non è stata completata l’istruttoria di
tutte le richieste pervenute; mentre per il 2009 e 2010 non è stata ancora elaborata nessuna
richiesta.
Per quanto riguarda gli interventi di prevenzione ed attività di controllo si rimanda al
successivo paragrafo 3.9 .
144

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2.4 Risultati e considerazioni sulle strategie gestionali previste dal precedente
Piano Faunistico.
Il precedente piano faunistico venatorio ha avuto pochi momenti attuativi che si sono
concretizzati principalmente nell’attuazione del Regolamento e dello Statuto degli A.T.C. con
il conseguente insediamento dei Comitati di Gestione avvenuti nel 2006.
Fino a quel momento le funzioni di gestione dei due ambiti territoriali di caccia (CZ1 e
CZ2) sono state assunte dal Servizio Caccia della Provincia di Catanzaro.
L’insediamento dei Comitati di Gestione ha comportato una sorta di passaggio di
consegne tra Provincia ed A.T.C. per cui le funzioni relative alla gestione dell’attività
venatoria, alle immissioni di selvaggina, alla scelta degli habitat ed al rilascio delle
autorizzazioni per la caccia dei non residenti, sono state esercitate dagli stessi Comitati.
In un primo momento il Settore Caccia della Provincia aveva mantenuto la gestione
dell’attività venatoria sul cinghiale per una serie di motivi principalmente collegati alla
necessità di struttura organizzativa che inizialmente i Comitati di Gestione non potevano
avere.
Inoltre, a seguito della grande espansione dell’attività venatoria sul cinghiale, si è reso
necessario, da parte del Settore Caccia della Provincia, elaborare un apposito regolamento
in concertazione con Associazione Venatorie, Comitati di Gestione e Commissione
Faunistica Provinciale.
La prima fase di applicazione in via sperimentale è durata tre anni ed ha dato esiti positivi
con l’introduzione del principio delle aree preassegnate alla squadre regolarmente istituite ed
operanti nell’ambito interessato.
Dopo la fase sperimentale, il regolamento è stato ridiscusso tra le componenti sociali
interessate con il coordinamento della Provincia e viene riproposto con modifiche nel
presente piano, insieme agli altri regolamenti di competenza provinciale.
Attualmente, in merito alla caccia al cinghiale, vi è una stretta collaborazione tra Comitati
di Gestione e Settore Caccia della Provincia.
Altre attività concretizzatesi con l’attuazione del precedente Piano Faunistico Venatorio
sono relative alla costituzione di zone di addestramento cani (ZAC).
Alcune di queste strutture, assolutamente nuove per le nostra Provincia, hanno avuto vita
breve e dopo un periodo di attività agli inizi degli anni 2000, hanno cessato l’attività.
Attualmente esistono autorizzate e funzionanti quattro piccole attività locali; due ricadono
in CZ1 rispettivamente nel Comune di Serrastretta; di circa 20 ettari e nel Comune di Soveria
Mannelli di circa 22 ettari; altre due zone ricadono in CZ2 nel Comune di San Sostene, di
circa 20 ettari e nel Comune di Badolato; di circa 8 ettari.
145

1.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tutte le zone vengono prevalentemente utilizzate per l’addestramento su quaglie, fagiani
e starne.
Altra struttura nata a seguito di attuazione del Piano faunistico è un’Azienda Faunistico-
Venatoria (AFV) nel Comune di Feroleto Antico in CZ1.
L’azienda, di proprietà della Soc. Isabella Cosentini & C. S.r.l., si estende per circa 500
ha ed è l’unica struttura di questo tipo presente nella provincia di Catanzaro.
Altre strutture venatorie attuate con il precedente piano sono alcuni appostamenti fissi
concentrati alla Foce del fiume Amato.
In realtà, più che di nuove autorizzazioni, si tratta di rinnovi di concessioni provenienti
dalla precedente normativa in materia venatoria.
Gli impianti sono di modesto impatto; infatti due di essi sono costituiti da una sola
postazione fissa; mentre l’altro presenta due postazioni.
146

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3. PIANIFICAZIONE FAUNISTICO-VENATORIA
3.1 - Obiettivi generali di pianificazione
Malgrado le alterazioni e trasformazioni ambientali registrate negli ultimi decenni e la
sussistenza di vari fattori limitanti la conservazione della fauna selvatica, il territorio
provinciale è caratterizzato ancora oggi da valori di ricchezza in specie di notevole
importanza a livello sia regionale che nazionale. Tale biodiversità della fauna interessa
principalmente le aree che hanno mantenuto sufficienti o buoni livelli di qualità ambientale o
grazie alla loro posizione geografica, nel caso degli uccelli, rappresentano aree di sosta e di
alimentazione lungo le normali rotte importanti migrazione che interessano la Calabria.
L’esigenza di ottenere, attraverso il piano faunistico, risposte risolutive alle problematiche
venatorie ed ambientali porta alla definizione di metodologie innovative rispetto alle
“abitudini” che in questi ultimi quaranta anni si sono consolidate nei cacciatori della
Provincia.
La perdita delle tradizioni venatorie locali, legate essenzialmente alle specie stanziali
“classiche”, ha orientato l’attenzione delle nuove generazioni di cacciatori quasi
esclusivamente verso la selvaggina migratoria e la specie “cinghiale”.
Sino a quando gli habitat hanno resistito ad una sempre più pressante presenza
antropica, il passaggio é stato quasi indolore; nel momento in cui gli ambiti tipici della fauna
migratoria hanno subito drastiche riduzioni, il problema si manifesta in tutta la sua gravità.
Il tentativo di invertire la tendenza, anche e soprattutto su pressione del mondo venatorio,
é stato compiuto esclusivamente con il ricorso ai ripopolamenti faunistici che, nonostante
l’impegno economico profuso, non hanno dato gli esiti sperati, anzi per certi versi la
situazione si é aggravata soprattutto per l’uso di animali allevati che sono fonte di rischi per
quei pochi capi autoctoni presenti in natura.
Alcune specie stanziali (starne) oggi sono completamente assenti dal territorio, altre
(lepre europea, lepre italica e coturnice) sono in grave pericolo; le presenze occasionali
(fagiano) e quelle più consistenti (cinghiali) non possono da sole determinare un
cambiamento nei gusti venatori delle nuove generazioni e contemporaneamente diminuire la
pressione venatoria orientata, pressochè stabilmente, sulla selvaggina migratoria ed in aree
sempre più ristrette nelle quali la densità venatoria, in determinati periodi, non é certo quella
ottimale.
147

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Alcuni dei concetti che saranno introdotti in seguito sono orientati soprattutto al
miglioramento degli habitat, alla ricostituzione di specie selvatiche e alla loro gestione ai fini
venatori; conseguenza della riuscita di questa operazione é la ridistribuzione, in modo molto
più omogeneo, dei cacciatori sull’intero territorio provinciale.
Un prelievo corretto aiuta a regolamentare naturalmente il numero dei capi e
programmare i ripopolamenti solo come attività di supporto, con conseguente minore
impegno di risorse finanziarie che potranno così essere utilizzate per la soluzione di
problematiche altrettanto importanti come, ad esempio, i miglioramenti ambientali.
L’azione combinata dei risanamenti ambientali e delle reintroduzioni avrà come
obbiettivo primario il recupero del patrimonio faunistico depauperatosi nell’ultimo mezzo
secolo; la ricostituzione, se non altrettanto lunga, sarà certamente molto più impegnativa.
Per il raggiungimento dell’obiettivo è necessario determinare la superficie agro-silvo-
pastorale; ad essa, infatti, sono collegate, attraverso limiti percentuali ben precisi stabiliti
dalla legge 157/92 e ripresi dalla L.R. n. 9/96, le strutture da destinare alla protezione della
fauna, alla gestione privata della caccia ed all’attività venatoria.
Per ogni ambito territoriale di caccia é stata stabilita la densità venatoria attuale al fine di
adottare in futuro soluzioni più adeguate in merito alla mobilità dei cacciatori ed
all’accoglienza di quelli non residenti nella Provincia.
148

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.2 - Definizione della Superficie Agro-Silvo-Pastorale
La legge sulla caccia, 11 febbraio 1992 n° 157, ha introdotto il concetto di superficie agro-
silvo-pastorale stabilendo come con essa sia da intendersi il territorio su cui praticare l'attività
venatoria con conseguente pianificazione ad opera delle Regioni e delle Provincie.
Ne risulta da ciò l'importanza di questo dato ai fini della pianificazione faunistico venatoria
anche in considerazione del fatto che, in base all'articolo 10 della stessa legge n°157 si
sancisce che all'interno della SASP regionale, sia individuata una porzione tra il 20 ed il 30%
(fissata al 26% della L.R. n° 9/96), destinata a pr otezione della fauna in cui la caccia viene
vietata.
Per la definizione della S.A.S.P. sono stati presi a riferimento alcune interpretazioni
possibili.
Una è quella dell'ISPRA (ex INFS) (Spagnesi M. e coll., Documento Tecnico n° 15/1994),
che rileva come il principio ispiratore della L. 157/92 sia teso ad individuare il territorio
"potenzialmente utile" alla fauna selvatica, ovvero assoggettabile in virtù di ciò alla
Pianificazione Faunistico-Venatoria da parte di Regioni e Province.
Questa interpretazione sembrerebbe escludere dalla stessa SASP ampie porzioni di
territorio di rilevante interesse faunistico quali le zone umide, ai corsi d'acqua, i laghi, che non
corrispondono propriamente a territori di utilizzo agricolo o pastorale ma non per questo
debbono essere esclusi da forme di gestione o protezione della fauna.
Un’altra interpretazione, basata su considerazioni più squisitamente giuridiche espresse
dall'avvocato Innocenzo Gorlani (Gorlani I., La Caccia Programmata.1992), fonda invece la
propria ragione sul significato tecnicistico e letterale delle varie forme di utilizzo del suolo.
Secondo tale concezione la SASP sarebbe dunque esclusivamente quella costituita dai
territori suscettibili di sfruttamento agricolo, forestale o zootecnico.
Tale interpretazione farebbe corrispondere la S.A.S.P. a quelle parti del territorio sulle
quali è in atto una utilizzazione agricola riconducibile alla tipologia dell'art. 2135 c.c. secondo
la quale, appunto, sarebbe agricola la attività organizzata in impresa che abbia ad oggetto la
coltivazione dei fondi, la silvicoltura, l'allevamento del bestiame e le attività connesse.
Trattandosi di interpretazioni, si è proceduto secondo una più ampia visione che, pur
privilegiando sicuramente il senso dato alla SASP dall'ISPRA, individua e calcola la SASP
estendendo il concetto del “potenzialmente utile” a tutto il territorio provinciale riconosciuto
idoneo alla fauna selvatica, anche sulla base delle peculiarità che esso presenta, ad
esclusione ovviamente degli ambiti urbani o quelli fortemente antropizzati.
149

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Pertanto, nell’ambito del piano faunistico, per superficie agro-silvo-pastorale (S.A.S.P.) si
intende la porzione di territorio, al netto degli insediamenti urbanistici abitativi e produttivi, da
ripartire in aree per la protezione della fauna, per la gestione privata della caccia, e per la
gestione programmata della caccia, con il fine di conseguire la pianificazione faunistico-
venatoria alla quale si ispirano la legge quadro 157/92 e la L.R. n. 9/96.
Ma non basta. La superficie agro-silvo-pastorale è dato essenziale per il calcolo
dell’indice di densità venatoria, introdotto dall’art. 14 della legge quadro 157/92 e recepita
dalla L.R. n. 9/96, per cui si è inteso censire e prendere in esame tutte le strutture esistenti
sul territorio, soprattutto quelle citate nell’art. 21 della legge 157/92 relativo ai divieti ed alle
limitazioni dell’attività venatoria, in correlazione al comma 3 dell’art. 10 delle citata legge che
recita:
“3. Il territorio agro-silvo-pastorale di ogni regione è destinato per una quota dal 20 al 30
per cento a protezione della fauna selvatica, fatta eccezione per il territorio delle Alpi di
ciascuna regione, che costituisce una zona faunistica a sè stante ed è destinato a protezione
nella percentuale dal 10 al 20 per cento. In dette percentuali sono compresi i territori ove
sia comunque vietata l'attività venatoria anche per effetto di altri leggi o disposizioni.”
Per cui il lavoro iniziale è stato orientato alla determinazione dei vari elementi territoriali,
con l’individuazione delle seguenti tipologie:
- aree a maggior tasso di urbanizzazione (centri abitati, aree industriali e commerciali);
ivi comprese le frazioni e le località sparse sul territorio che spesso sono risultate più
antropizzate dei centri abitati principali; sono state invece trascurate una serie di
piccoli insediamenti e case sparse che, oltre anon essere facilmente quantificabili,
nella maggior parte dei casi sono distribuiti lungo le principali vie di comunicazione e,
perciò, ricadenti nella fascia di rispetto stradale.
- Strutture di protezione (parchi nazionali, regionali, oasi);
- Vivai e serre;
- Impianti sportivi;
- Strade;
- Parchi archeologici e di pregio ambientale;
- Fondi chiusi;
- Aree militari;
- Strutture turistiche.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La quantizzazione di dette strutture, con relativi criteri di valutazione, viene esplicitata nel
successivo paragrafo 3.5; gli esiti emersi sono risultati compatibili con lo studio svolto dalla
Soc. GEODATASERVICE – Sviluppo software cartografico, del Dott. Urb. Giovanni
Sammarco con sede in Reggio Calabria
Da queste considerazioni è emersa la necessità di valutare una “SASP teorica”
(superficie territoriale detratte le aree urbanizzate) e “SASP effettiva” (superficie territoriale
detratte le aree urbanizzate e tutte le aree che presentano divieti e limitazioni come da art.
21, legge 157/92).
La differenziazione è rilevante per il calcolo dell’indice di densità venatoria (IDV): il
rapporto tra numero di cacciatori e SASP riferita a quella cosiddetta “teorica” da margini più
elevati rispetto a quello riferimento alla SASP “effettiva”.
Ora, tenuto conto che la Provincia di Catanzaro ha stabilito il limite territoriale di 30 ettari
per ogni cacciatore (aumentando di fatto il limite ministeriale di 19 ettari), riferire IDV alla
SASP teorica piuttosto che a quella effettiva significherebbe aumentare il numero di
cacciatori ospitabili nei due ATC della Provincia.
Pertanto, a fini cautelativi, si assume come riferimento l’indice definito come “indice di
densità venatoria effettiva” (I.D.V.E.) che risulta dal rapporto tra numero di cacciatori residenti
e SASP effettiva, per differenziarlo da quello “territoriale” (I.D.V.T.) riferito invece alla SASP
teorica.
Nel paragrafo in cui si discute della densità venatoria sono riportati i valori numerici che
chiariscono meglio in concetto appena illustrato.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.3 - Individuazione dei Comprensori Omogenei
La Provincia di Catanzaro si trova al centro della Regione Calabria, confina a nord con le
Province di Cosenza e Crotone ed a sud con Reggio Calabria e Vibo Valentia
I suoi limiti naturali sono costituiti a nord dai rilievi della Sila Piccola settore meridionale
dell’altopiano silano che è situato nella parte centrale della Calabria e ad oriente e occidente
rispettivamente dal Mare Ionio e dal Mare Tirreno che nell’Istmo di Catanzaro, a causa di un
forte restringimento dell’Appennino, si avvicinano per solo 30 km.
Una volta superata tale stretta la dorsale montagnosa della penisola incontra il rilievo
delle Serre, dove la Provincia di Catanzaro trova confine con Vibo Valentia seguendo la
catena occidentale delle Serre fino al Monte Cucco; da esso il confine attraversa la catena
orientale delle Serre per raggiungere il Mare Ionico nella Valle di Guardavalle.
In questo contesto il territorio della provincia di Catanzaro, in fase di perimetrazione degli
ambiti territoriali di caccia, è stato suddiviso in due A.T.C.: CZ1 e CZ2.
I due ambiti sono da considerarsi tra essi omogenei, in quanto presentano situazioni
territoriali simili (zone marine, collinari e montane), ad eccezione della pianura che nella
provincia di Catanzaro si configurano solo con la Piana di Lamezia, contenuta in CZ1, ma
tanto antropizzata da non creare situazioni di scompenso tra gli ambiti.
• Ambiti collegati all’A.T.C. CZ1
Zona Reventino – Mancuso – Presila (Montagna)
La Zona Reventino – Mancuso interessa i Comuni di Carlopoli, Cicala, Conflenti,
Decollatura, Martirano, Martirano Lombardo, Miglierina, Motta S.Lucia, Platania, Serrastretta,
Soveria Mannelli e S. Pietro Apostolo, con una superficie complessiva è di 44.572 ettari.
Parte del territorio è inserito nella lista dei siti d’interesse comunitario (SIC) ai sensi della
Direttiva Habitat 92/43/CEE:
- Monte Condrò con una superficie di circa 100 ettari;
- Boschi di Decollatura con una superficie di circa 88 ettari;
Questo territorio comprende una dorsale frapposta tra le conche di Decollatura,
S.Mazzeo e la piana di Lamezia Terme; confina a Nord con il massiccio della Sila, a sud con
la piana di Lamezia, a ovest con la valle del fiume Savuto ed a est con quella del fiume
Amato.
Nell’analizzare l’ambiente costituito dalle rive dei corsi d’acqua, si nota che in questo
genere di habitat i fiumi montani del nostro gruppo scorrono quasi sempre tra due ali, più o
meno folte, di vegetazione arborea composta da Ontano nero (alnus glutinosa), Salicone
152

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
(salix caprea), Pioppo nero (Populus nigra); non di rado si rinvengono anche piante di Alloro
(Lauro nobilis).
Attorno ad alcuni corsi d’acqua, soprattutto all’interno delle loro strette gole si è formato
un particolare microclima che ha consentito la sopravvivenza di una felce sino a qualche
anno fa ritenuta rara ma oggi ritrovata in diverse valli calabresi, la Felce Regale (Osmunda
regalis).
La fascia vegetazionale più bassa delle montagne in questione è quella delle querce
sempre verdi che giunge in genere sino ai 600/700 metri di quota.
La specie arbore più diffusa in quest’ambito è il Leccio (Quercus ilex) seguito Sughera
(Quercus suber) e la Roverella (Quercus pubescens), llembi di lecceta pura si rinvengono
nelle gole dei torrenti Tridattoli, Falerna, e nelle basse gole dei fiumi Corace e Amato.
Tra gli arbusti tipici della macchia abbiamo innanzitutto l’ Erica (Erica arborea), il
Corbezzolo (Arbutus unedo) e dalla Ginestra comune (Spartium jiunceum).
Nella fascia vegetazionale intermedia compresa tra il limite superiore della macchia
mediterranea ed il cosiddetto piano montano è diffuso il Castagno (Castanea sativa)
bellissimi castagneti si riscontrano nei territori di Serrastretta, Decollatura,Platania e
Gimigliano.
Altra specie arborea diffusa in questa fascia altitudinale è il Pioppo tremulo (Populus
tremula).
Tra gli arbusti più tipici di questa fascia vegetazionale troviamo: Sambuco nero
(Sambucus nigra), Pero selvatico (Pyrur paraste), Prugnolo (Prunus spinosa), Rovo (Rubus
fruticosus) Ligustro (Ligustrum vulgare), Vischio (Viscum album) e il Viburno (Viburnum
lantana).
Al di sopra dei mille metri di quota si estende il cosiddetto piano montano, oltre il quale
domina il Faggio (fagus silvatica). I minuscoli frutti di questa specie, le fagiole, sono
particolarmente appetiti dai piccoli abitatori della foresta.
Le più belle faggete del gruppo si rinvengono su Monte Condrò, sul versante nord e nord-
ovest del Monte Reventino e sul Monte Mancuso.
Altre specie arboree diffuse in questa fascia altimetrica sono l’ Acero di monte (Acer
pseudoplatanus), che a volte riscontriamo anche in zone più basse, e l’estremamente diffuso
Pino laricio (Pinus nigra laricio ssp Calabrica), presente su tutta l’area sommitale dei
sottogruppi de Monte Mancuso e del Monte Reventino per effetto dei rimboschimenti del
secondo dopoguerra.
Altra conifera molto diffusa che si trova allo stato naturale sul Pollino, in Sila, sulle Serre
e in Aspromonte è l’ Abete bianco (Albies alba).
153

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tra gli arbusti che costituiscono il sottobosco delle foreste montane abbiamo: Agrifoglio
(Ilex aquifolium), Tasso (Taxus baccata), Mirtillo (Vaccinum mirtilli), Melo selvatico (Malus
sylvestris), Rosa canina (Rosa canina)
La zona Presilana comprende i Comuni: Albi, Cerva (parte), Magisano, Petronà (parte),
Sersale (parte), Sorbo San Basile, Taverna, Zagarise (parte), Belcastro (parte).
La foresta rappresenta la forma di utilizzazione del suolo di gran lunga più estesa sul
territorio e il patrimonio boschivo è abbastanza vario; nella parte occidentale, al di sopra degli
800 metri dove prevalgono pino laricio e faggio, con qualche isola di abete bianco che con un
estensione di oltre 5000 ettari e un diverso grado di mescolamento, conferiscono una
copertura di rilevante valore naturalistico e paesaggistico. Nella parte più orientale è diffuso il
ceduo, inframmezzato dal pino laricio.
Situato ad Est di Catanzaro e comprendente i territori appenninici della Sila Piccola e le
pendici montuose che da queste degradano verso il golfo di Squillace; il territorio della
Comunità Montana della Presila Catanzarese si trova al margine meridionale della parte più
continentale della penisola calabrese.
Questa ha una morfologia che rende i suoi confini chiaramente individuabili: i comuni del
litorale catanzarese a Sud, la dorsale che divide la valle dell’Alli da quella del Corace, il cui
andamento è assecondato dalla strada statale 109 bis, ad Est, i monti Gariglione (1.775 m) e
Femminamorta ( 1.723 m) a Nord e la valle del fiume Nàsari ad Est.
A partire dai massicci montuosi della zona settentrionale, si susseguono vari ordini
collinari che si allungano da nord-ovest verso il Golfo di Squillace con quote in genere non
molto elevate.
Allo stesso modo dall’altopiano i numerosi corsi d’acqua scendono verso il mare con
incisioni profonde occupate spesso da letti di torrenti solo temporanei. Tra quelli con regimi
più significativi spiccano il Crocchio, il Nàsari, il Simeri e l’Alli.
L’ambito presenta condizioni climatiche assai mutevoli, dovute alla sua posizione
intermedia rispetto al massiccio silano e al mare Ionio.
Infatti prendendo in considerazione le temperature medie, nella parte più interna
l’isolamento geografico crea le condizioni per un clima continentale, che d’inverno regala
abbondanti nevicate che si conservano sino all’inizio di maggio nelle valli meno esposte al
sole.
La parte più meridionale invece risente dell’effetto mitigatore del mare, permettendo la
coltivazione di essenze arboree propriamente mediterranee come l’ulivo fino ai 600 metri di
altitudine.
154

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Volendo invece dare una caratterizzazione climatica dell’area in base alla distribuzione
delle precipitazioni, il clima della Sila Piccola è da considerarsi di tipo mediterraneo, con
lunghe estati secche e piogge concentrate nel tardo autunno e in primavera.
In ogni caso la pronunciata orografia dell’area dona in genere un clima più umido rispetto
al resto della provincia catanzarese.
La foresta rappresenta la forma di utilizzazione del suolo di gran lunga più estesa sul
territorio della comunità montana.
Con una copertura di circa 42.000 ettari fornisce un indice di boscosità fra i più alti di
tutta la regione.
Di tale area circa un quarto risulta demanio statale o comunale, mentre la restante parte
è di proprietà privata; nel primo caso le risorse boschive sono prevalentemente d’alto fusto,
mentre negli appezzamenti privati sono più diffusi i cedui e coltivazioni da frutto come ad
esempio il castagno; per questa ultima essenza c’è da evidenziare un evidente
ridimensionamento di estensione a causa di un grave fenomeno d’infestazione da cancro che
l’ha interessata negli ultimi anni.
Il patrimonio boschivo della comunità è abbastanza vario e si differenzia sulla base della
variazione altimetrica; nella parte occidentale, al di sopra degli 800 metri troviamo in
prevalenza pino laricio e faggio, con qualche isola di abete bianco che con un estensione di
oltre 5.000 ettari e un diverso grado di mescolamento, conferiscono una copertura di
rilevante valore naturalistico e paesaggistico.
Nella parte di territorio più orientale è invece diffuso il ceduo, sempre inframmezzato dal
pino laricio.
Il questo settore, scendendo di quota, prende consistenza il castagneto da ceduazione
che ha ormai completamente soppiantato il castagneto da frutto, più sensibile al cancro della
corteccia e scarsamente remunerativo dal punto di vista economico.
La zona boscata è infine caratterizzata dallo sfruttamento più o meno organizzato dei
frutti spontanei come i funghi, le castagne, le fragole e altre erbe per uso alimentare.
La variazione pressoché costante del clima in funzione all’altitudine, e le uniformi
condizioni geopedologiche, fanno assumere una fisionomia poco variabile alla vegetazione
ed alle associazioni vegetali del comprensorio.
Le querce decidue (Q. pubescens wild, Q. cerris, ecc.) e qualche leccio(Q. ilex) occupano
la parte terminale del Lauretum e del castanetum fino a 900-1000 m.
Il castagno (castanea sativa) è poco diffuso nella propria zona fitoclimatica, limitandosi ad
occupare qualche lembo all’estremità occidentale in formazioni pure, residuo di castagneto
da frutto, o misto al pino, mentre altrove si riscontrano pochi esemplari sporadici.
155

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Invece, la rimanente zona del castanetum e parte di quella del fagetum sono occupate
dalla pineta di Pino Calabro, che in formazione pura occupa più della metà della superficie
della foresta, e misto col faggio si spinge fino ad oltre 1500 m. di altitudine.
Secondo i più recenti studi, il Pinus nigra var. calabrica ( Pinus laricio poir) sembra essere
l’unica forma del ciclo Pinus nigra presente in Calabria.
Il Pino nero risulta composto da due entità distinte: il gruppo orientale a foglie con
ipoderma ispessito, calcicolo, al quale appartengono il pino nero (Pinus nigra ssp. Nigra)
distribuito in Austria, Italia, Balcani e Creta ed il Pino Pallasiana (Pinus Pallasiana ) di Cipro,
Asia Minore e Crimea; ed il gruppo occidentale a ipoderma poco o non ispessito, silicicolo al
quale appartengono le forme di Francia, Spagna, Marocco e Corsica.
A questa ultima viene avvicinato il Pino di Calabria, per quanto ne differisca per il
portamento ed i caratteri dell’ipoderma; nella foresta del Gariglione sono stati osservati
moltissimi esemplari a due, tre ed anche a quattro cimali.
Nella fascia estrema vegeta allo stato puro il faggio (Fagus selvatica), mescolandosi
localmente all’abete bianco (Abies Alba); l’ontano napoletano (Alnus cordata) è presente in
formazioni miste nella parte sud –orientale intorno a Buturo; il pioppo tremulo (Populus
tremulus), che presenta maggiore importanza nel bosco del Gariglione, è sporadico.
L’ontano napoletano manifesta un rinnovo piuttosto scarso ed è presente solo su terreno
minerale, mentre l’abbondante strato di humus che si forma sotto la sua copertura sembra far
propendere ad un carattere transitorio della specie.
Al di sotto dei 1300-1400 metri, il faggio trova condizioni climatiche non ottime:
precipitazioni annue intorno ai 1000 mm, con un minimo estivo assai basso (quasi sempre
inferiore ai 100 mm); questa deficienza di umidità non viene compensata, come ad altitudine
maggiore, da sensibile nebulosità, anzi viene spesso aggravata dallo spirare di venti
sciroccali, che vi giungono dallo Ionio ancora secchi, e che in primavera rappresentano un
ostacolo per l’inizio della vegetazione.
In queste condizioni, il pino, assai meno igrofilo e meno sensibile agli inconvenienti
suddetti, sempreverde e quindi atto a sfruttare al massimo il periodo di vegetazione in ciò
favorito dagli inverni non troppo rigidi, si trova fortemente avvantaggiato.
Tutti questi elementi hanno fatto sì che il pino potesse contrastare il faggio, e imporsi in
una fascia, che occupa la parte superiore della sottozona fredda del castanetum e la
inferiore, o tutta,la sottozona calda del fagetum; la presenza del faggio ostacola, spesso in
modo determinante, il rinnovo del pino che viene impedita dall’abbondante strato di copertura
morta e di humus, che caratterizza il terreno della faggeta.
Sempre all’interno di questa foresta la specie che merita una particolare menzione è il
pioppo tremolo (Popolus tremula).
156

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Data la frugalità ed il facile insediamento, è specie pioniera frequente, specialmente nelle
zone percorse dal taglio e dall’incendio, compromettendo con la densa rinnovazione la
possibilità di insediamento delle altre specie.
Altre specie di un certo interesse forestale presenti all’interno della Sila Piccola sono:
l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) e l’olmo (Ulmus minor).
Tra le fitocenosi preforestali sono da citare quella a Epilobium angustifolium e a Rubus
ideaus, che più si sviluppano nelle radure della faggeta a seguito di tagli o schianti naturali.
Nelle radure, per la disponibilità di azoto a causa della presenza del bestiame, si insedia
l’associazione Urtico-Sambucetum ebuli caratterizzata da Urtica dioica, Sambucum ebulus,
Scrophularia scopolii ecc.
Per quanto riguarda la vegetazione dei pascoli bisogna dire che questi ultimi ottenuti per
distruzione della foresta, occupano una superficie rilevante del passaggio degli altipiani
silani.
Vari sono gli autori che hanno contribuito alla conoscenza flogistica di tali pascoli
SARFATTI (1954-1955), GIACOMINI e GENTILE(1961), e più recentemente ABATE et alii
(1984), anche se ancora non si è giunti ad una tipicazione fitosociologica sufficiente.
Essi sono caratterizzati, oltre che da un elevato numero di specie, anche da una notevole
diversità ambientale e influsso antropico che permettono, allo stato delle conoscenze attuali,
di proporre soltanto degli aggruppamenti guida.
I pascoli sono principalmente caratterizzati, dal punto di vista fisionomico, da Potentilla
calabra, Hypericum barbatum, Anthemis montana ssp calabrica e Festuca.
Negli aspetti più degradati a causa dell’eccessivo pascolo, si rinviene una facies
caratterizzata fisionomicamente da Asphodelus albus e Cirsium vallis-demonii.
Altrettanto interessanti, per il particolare valore sia botanico che biogeografico, sono i
Pascoli a Cynosurus cristatus e a Nardus stricta che si sviluppano rispettivamente nelle zone
più fresche e in quelle più acidificate.
Questa zona è caratterizzata da una serie di sorgenti e di vallicole dalle quali si originano
vari ruscelletti che ospitano associazioni vegetali tipiche degli ambienti umidi, palustri e
torbosi.
Nelle risorgive presenti all’interno della faggeta si riscontra un’interessante vegetazione
caratterizzata da due specie endemiche quali Lereschia thomasii e Soldanella calabrella,
inoltre si rinvengono interessanti associazioni del Calthion che in questa regione, per le
caratteristiche climatiche e del substrato, trovano il limite meridionale dell’areale di
distribuzione come associazione Chaerophyllo calabricicalthetum (VENANZONI 1988).
157

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Nelle zone umide esterne al bosco si rinvengono associazioni dei magnocariceti quali
Caricetum rostratae e caricetum vesicariae e dei prati umidi e torbosi come il Caricetum
fuscae caratterizzato da specie tipicamente alpine quali Carex fusca e Carex stellulata che in
Calabria trovano condizioni ottimali di sviluppo.
Nel complesso si possono distinguere le seguenti fasce vegetazionali:
a) Da 800 a 1100 m.s.l.m. Querceti caducifogli soprattutto
b) Da 1100 a 1300 m.s.l.m. Pinete di Pino laricio
c) Da 1400 a 1650 m.s.l.m. Faggeta mista ad Abete bianco
d) Al di sopra dei 1650 m.s.l.m Faggete pure.
Zona Lamezia Terme
L’ area di Lamezia Terme si estende per circa 48.980 ettari ed è situato nella parte
centro-occidentale della Calabria, nella provincia di Catanzaro e comprende 11 comuni:
Cortale, Curinga, Falerna, Feroleto Antico, Gizzeria, Jacurso, Lamezia Terme, Maida,
Nocera Terinese, Pianopoli e San Pietro a Maida.
Presenta una morfologia territoriale eterogenea, costituita da zone collinari o
submontane che degradano prima bruscamente poi dolcemente verso la pianura lametina
per arrivare al Mar Tirreno. Il territorio della piana si sviluppa quindi dal livello del mare, fino
ad arrivare a quota 1200 m., in corrispondenza del Monte Mancuso; quasi metà della
superficie è moderatamente acclive, con pendenza tra 0 e 20%
Il clima è tipicamente mediterraneo.
Nella piana Lametina la superficie agricola utilizzata è di 24.578 Ha, di cui 16.793 sono
investiti a colture arboree, 6.357 a seminativi e 1.628 a prati e pascoli.
È possibile distinguere nell’area due porzioni di territorio tra loro differenti e secondo gli
indirizzi colturale prevalenti: la pianura irrigua, localizzata in prossimità della costa
Tirrenica, ha un orientamento colturale prevalentemente ortivo - agrumicolo e vivaistico, il
restante territorio, in posizione medio collinare, presenta ampi altipiani utilizzati
principalmente per la coltivazione dell’ olivo.
La fascia litoranea è caratterizzata da una continua affermazione delle colture irrigue e
recentemente del frutteto specializzato e delle primizie coltivate in serra.
L’agricoltura del territorio della piana se da una parte soffre di una estrema
frantumazione delle proprietà, dall’altro ben noto è il pregio delle numerose colture
specializzate in serra, ad alto reddito.
E’ facile individuare in questo territorio una generalizzata prevalenza dei cereali sugli
altri seminativi e un elevata presenza delle ortive (pomodori in serra, fragole) soprattutto nei
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
comuni di Lamezia Terme, Curinga e Nocera Terinese, i cui territori sono situati nella fascia
irrigua della piana.
L’olivo, con 11.645 ettari, risulta essere la coltura più diffusa all’interno di questo
territorio non solo nell’ambito delle colture permanenti, ma anche come superficie agricola
utilizzabile totale.
La localizzazione della coltura dell’olivo si ha soprattutto nella fascia medio – collinare.
La cultivar più diffusa è la Carolea, c’e’ da dire in oltre che nell’ultimo decennio l’olivo ha
avuto un espansione in aree precedentemente investite a seminativi, vigneti, pascoli e
boschi ed è stato interessato da una maggiore razionalizzazione delle tecniche colturali.
Per quanto riguarda, invece, l’ agrumicoltura questa è interessata da una crisi che negli
ultimi anni si è risolta in una forte diminuzione delle superfici e del numero delle aziende. La
localizzazione delle colture agrumicole si ha principalmente nei comuni di Curinga, Lamezia
Terme, Maida, Pianopoli e Feroleto Antico. I portinnesti più diffusi sono l’Arancio amaro ed
il Citrange troyer.
La coltivazione della vite è particolarmente diffusa nella zona centro orientale della
piana lametina con un estensione che interessa 1.478 ettari.
La situazione delle produzioni frutticole manifesta segnali di vitalità dipendenti dalle
favorevoli condizioni pedoclimatiche e dagli elevati standard qualitativi di alcune produzioni,
sono diffusi impianti di pesco percoche e merendelle e su superfici minori albicoccheti,
ceraseti, pereti e meleti.
Nella piana è inoltre presente una realtà vivaistica di valenza internazionale,
rappresentata da una decina di aziende per una superficie complessiva di circa 200 ettari
specializzate nella produzione, allevamento e vendita di piante, agrumi, olivo fruttiferi e
ornamentali.
La superficie boschiva dell’area è pari quasi al 19% della superficie territoriale
dell’intera piana.
Per quel che riguarda l’allevamento due sono le tipologie principali: una, specializzata,
diffusa in poche aziende che allevano un alto numero di capi (bovini, ovini) e l’altra, non
specializzata, tipica della maggioranza delle aziende, ad ordinamento misto.
Le aziende del primo tipo sono localizzate prevalentemente nella piana Lamettina.
Per quanto riguarda i corsi d’acqua e’ necessario, dal punto di vista faunistico
venatorio, una descrizione degli alvei dei principali fiumi della piana, prendendo in esame il
Fiume Amato e il Fiume Bagni c’è da dire che letto di questi fiumi è stato regimato
nell’epoche delle bonifiche con la realizzazione di argini e briglie che ne hanno contenuto
gli straripamenti e regolato le portate. Una caratteristica del corso del fiume Amato è la
presenza di aree lungo le sponde che periodicamente vengono utilizzate come seminatii.
159

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il letto di questi fiumi presenta vegetazione fluviale e riparia quale il Salice Bianco (Salix
Alba), il Pioppo (Populus spp), la Robina (Robinaia Pseudoacacia), la Canna da Palude
(Phragmitis Communins).
Zona Alto Jonio
Comprende i Comuni di: Soveria Simeri, Sellia Marina, Andali, Cropani, Cerva (parte),
Belcastro (parte), Sersale (parte), Zagarise (parte), Botricello, Marcedusa, e quelli più
nell’entroterra di: Catanzaro Borgia, San Floro, Caraffa, Settingiano, Marcellinara, Tiriolo,
Gimigliano, Pentone, Sellia, Simeri Crichi, Gimigliano, Tiriolo, Fossato Serralta.
Le caratteristiche generali in relazione alle aree della Provincia di Cz e della Regione
coincidono con quelle della Presila catanzarese, con la quale l’ambito in oggetto è
fisicamente connesso, nonostante la diversità fondamentale di essere un territorio confinante
con il mare.
Il territorio, degradando verso le marine ioniche, è costituto da colline dolci le cui
ondulazioni ospitano rade architetture di campagna e consentono colture più tipicamente
mediterranee, come la vite e l‟ulivo.
• Ambiti collegati all’A.T.C. CZ2:
Zona Basso Jonio
I Comuni che fanno parte del Basso Jonio sono quelli della Comunità Montana Versante
Jonico,: Guardavalle, Santa Caterina dello Jonio, Badolato, Isca sullo Jonio, Sant’Andrea
Apostolo dello Jonio, San Sostene, Davoli e Satriano, oltre i comuni di Gagliato, Soverato,
Petrizzi, Montepaone, Gasperina, Montauro, Stalettì e Squillace.
I rilievi costituiscono una serie di spartiacque e corrono pressoché paralleli in direzione
Est-Ovest fino ad attestarsi alla dorsale appenninica.
Nei compluvi scorrono i corsi d‟acqua che hanno modellato la tipica morfologia del
territorio.
Specie forestali prevalenti: bassa macchia mediterranea, sugherete e leccete, querceti a
foglia caduca, castagneti, pinete di pino laricio, faggete, abete bianco.
Il territorio è soggetto a dissesti idrogeologici ed il bosco e la foresta costituiscono un
baluardo per contenere i fenomeni di dissesto.
Questo territorio comprende sia aree altimetricamente poco elevate sia aree ad aspetto
prevalentemente collinare e montano che si ergono sino a quote di oltre 1000 m nelle zone
più interne.
160

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Climaticamente, come la maggior parte della Calabria ionica meridionale, è un territorio
fortemente piovoso, con precipitazioni che superano largamente i 1000 mm, crescenti
verso l’entroterra.
La caratteristica ambientale e territoriale peculiare è la notevole vicinanza tra il mare e
la montagna.
Soprattutto nel corso degli ultimi trent’anni se da un lato la natura ha riconquistato le
aree montane, dall’altro l’urbanizzazione e la cementificazione hanno intaccato in maniera
consistente il territorio costiero, i fondovalle e le pianure.
La fascia collinare è caratterizzata da rilievi complessi di varia forma e natura a causa
della varietà litologica di tali formazioni sottoposte all’azione modellante di fattori esogeni
ed endogeni.
Tale complesso collinare, che degrada lentamente verso la costa con pendenze
complessivamente modeste, è sezionato trasversalmente da larghi alvei di fiumare che
caratterizzano valli a “V” pressoché parallele e molto ravvicinate tra loro.
La distribuzione attuale della vegetazione risulta condizionata non solo dall’ambiente
pedoclimatico ma anche dalle modifiche apportate dall’uomo con l’introduzione di specie
economicamente valide.
Il territorio può essere schematicamente diviso in due ambiti morfologici principali: il
medio e l’alto versante e le zone pianeggianti degli ambiti fluviali.
Il settore della piana fluviale è essenzialmente legato al modellamento operato dai
torrenti in occasione dei fenomeni di piena straordinaria che si realizzano con periodicità
all'incirca decennale.
Lungo la fascia collinare, subito a ridosso della pianura costiera, la coltivazione più
diffusa è sicuramente l’olivo che ritroviamo fino ai 500 m s.l.m.
L’olivicoltura della zona è caratterizzata da impianti per lo più secolari e anche i più
giovani hanno un’età media di almeno 40 anni.
Laddove i terreni sono meno vocati per l’olivicoltura, prevalgono i seminativi.
L’orticoltura rappresenta un comparto produttivo importante, non solo per la
consistenza attuale ma soprattutto per le potenzialità di ulteriore espansione e
specializzazione esistenti.
L’orticoltura familiare è diffusa soprattutto nelle aree collinari interne, dove è tradizione
delle famiglie contadine destinare ogni anno piccoli appezzamenti per la coltivazione di
patate, fagioli, pomodori, peperoni ed insalate.
In alcuni casi, come per patata e fagiolo, la coltura entra in rotazione con i cereali
(grano) o con le foraggere (favino, lupino).
Da non dimenticare infine la coltivazione di agrumi.
161

Zona Fossa del Lupo
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’ambito Fossa del Lupo comprende tutti i Comuni della Comunità Montana Fossa del
Lupo: Chiaravalle C.le, San Vito sullo Ionio, Cenadi, Olivadi, Centrache, Palermiti,
Vallefiorita, Amaroni, Girifalco, Cortale, Iacurso, Torre Ruggero, ed i Comuni di Cardinale ed
Argusto.
L’ambito fossa del lupo si trova nella zona montuosa più comunemente conosciuta con il
toponimo Serre che si riferisce a tutto il rilievo calabrese compreso tra l’Istmo di Marcellinara,
che lo separa dalla Sila a nord, e la sella della Limina, che lo divide dall’Aspromonte a sud.
A completare le due linee di confine sono le opposte valli del Corace e dell’Amato, a
settentrione, e quelle del Torbido e dello Sciarpotano, a mezzogiorno. Il massiccio si
presenta, tuttavia, più spostato a oriente, ove le sue pendici digradano direttamente sulla
costa ionica.
Mentre a occidente è l’alta valle del Mesima a circoscriverlo, separandolo dal contiguo
altopiano del Poro, che si frappone tra le Serre e la costa tirrenica.
L’odierna regione delle Serre, quindi, comprende sia l’area montuosa sommitale vera e
propria, che le pendici collinari circostanti.
Una caratteristica dell’ambito sono i terrazzi marini, che circondano le Serre in diverse
zone e a differenti altezze; hanno l’aspetto di più o meno ampi altipiani orlati da scarpate.
Significativi esempi di questo genere si rinvengono in particolare sulle pendici
settentrionali tra Maida e Curinga e rappresentano il risultato dell’azione erosiva e spianatrice
del moto ondoso del mare prodottasi in ere immemorabili durante il graduale sollevamento
del suolo.
L’elemento di maggiore spicco delle basse pendici ioniche delle Serre sono le fiumare.
Larghi alvei ghiaiosi che aprendosi poi a ventaglio all’altezza dei loro coni di deiezione che
invadono i litorali.
Dal punto di vista climatico le Serre sono positivamente influenzate da precipitazioni che
risultano ben più abbondanti della media regionale con quantità che raggiungono i 2000
millimetri annui nella zona centrale del massiccio per diminuire gradatamente sulle pendici
occidentali ed orientali. Anche le temperature medie differiscono notevolmente tra zone
sommitali e versanti collinari.
Dal punto di vista oro-idrografico le Serre costituiscono un comprensorio montuoso-
collinare piuttosto articolato. Partendo da nord, e cioè da quel labirinto di groppe collinari che
risale dall’Istmo di Marcellinara verso la sommità del Monte Serralta troviamo il Fiume
Pesipe, che nasce nei pressi del Passo di Fossa del Lupo, scende verso la Piana di
Sant’Eufemia e, dopo aver raccolto le acque del torrente Pilla, diviene a sua volta affluente
del Fiume Amato. I primi monti di un certo rilievo, anche se di modesta elevazione sono il
162

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Monte Contessa (m. 881) ed il Monte Covello (m. 848), posti l’uno ad ovest e l’altro ad est
dell’alta valle del Pesipe, che li separa. L’aspetto di questi rilievi è scandito, sui fianchi, da
uliveti che si alternano alla macchia di querce, ed in alto dalle foreste di faggio con frequenti
rimboschimenti di conifere. Non mancano ampie conche e vallate, ove ai boschi si
accompagnano larghe zone a pascolo come accade tra il Monte Contessa ed il Passo di
Fossa del Lupo.
Da qui verso sud, la linea del rilievo si unifica in un breve dorsale che da Monte Serralta
(m. 1023) prosegue sino al Monte Cucco (m. 959). Una magnifica faggeta, frammista a
qualche cerreta, a qualche castagneto ed ai soliti rimboschimenti di conifere, si estende
lungo tutta la catena che comprende anche altre cime, quali il Monte Acido o Acero (m.956),
Monte Perrone (m.921), Monte Pizzin (m. 918) e Monte San’Agnese (m.903). dal versante
occidentale della catena scendono una serie di corsi d’acqua tra cui ricordiamo per
importanza il Torrente Fallà, la Fiumara Reschia ed il Fiume Angitola, questi ultimi due
entrambi tributari del Lago dell’Angitola, creato per scopi irrigui nel 1966 con uno
sbarramento artificiale nell’omonima valle e divenuto subito rifugio per migliaia di uccelli
acquatici. Sul versante opposto si formano vari torrentelli quali Fosso le Neviere, il Vallone
L’acqui, il Fosso Schioppo, il Torrente Bruca. È proprio qui che si apre la vasta Conca di
Chiaravalle disseminata di piccoli centri abitati e case sparse, di campi coltivati e boschetti.
Quella di Chiaravalle è la meno elevata tra le grandi conche delle Serre ed è solcata dal
Fiume Ancinale e dal Torrente Beltrame. A sud di quella che potremmo chiamare Soglia di
Monte Cucco avviene una biforcazione orografica dalla quale si dipartono due distinte,
lunghe dorsali separate dalla valle dell’ Ancinale.
La prima, quella occidentale, più lineare e morfologicamente composta, si snoda in
direzone sud-sud est: Monte Mazzuolo (m.942), Colle Morrone (m.963), Colla del Monaco
(m.1046), Colle d’Arena (m.1143), Monte Famà (m.1143). quella appena delineata è una
regione di foreste – soprattutto faggete, abetine e pinete di rimboschimento- che fa da
spartiacque tra l’occidentale Conca di Serra San Bruno e l’orientale sequela di contrafforti
che scendono verso i pianalti di Soriano, Gerocarne, Arena,Dasà, Acquaro e Dinami, che
preludono, come un’immensa gradinata, alla valle del Mesina ed all’arco settentrionale della
Piana di Gioia Tauro.
Gran parte del territorio del massiccio è ricoperto di foreste, anche se non mancano zone
che hanno perso il loro antico manto silvano per causa dell’uomo.
La specie arboree di gran lunga più diffusa in quest’ambito è il Leccio (Quercus ilex).
Sulle colline non sopravvivono che pochi lembi di lecceta pura con esemplari maturi sfuggiti
ai tagli sistematici per fare legna da ardere. Per il resto, laddove esiste, la lecceta è spesso
degradata o comunque molto giovane. Nelle zone più impervie di talune gole fluviali orientali,
163

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
invece, rimangono ancora straordinarie formazioni di macchia più matura con prevalenza di
lecci; alcuni esempi sono le leccete delle valli del Torrente Ruggiero e del Fiume Alaco .
Meno diffusa è la Sughera (Quercus suber), belle sugherete si rinvengono nelle
campagne di San Sostene e nei pressi del Lago dell’Angitola.
Altra specie comprimaria della macchia mediterranea è la Roverella (Quercus
pubescens). Nonostante la distruzione sistematica delle grandi roverelle sopravvissute ai
secoli, alcune zone delle Serre offrono magnifici esemplari di questo splendido albero,
soprattutto nella bassa valle dell’ Allaro.
Sono queste le tre specie dominanti della macchia mediterranea delle Serre, anche se
nella loro fascia fitoclimatica non mancano altre specie arboree come il Farnetto (quercus
frainetto), l’Orniello (Fraxinus ornus), il Carpino bianco ( Carpinus betullus).
Tra gli arbusti tipici della macchia va considerata innanzitutto l’Erica (Erica arborea),
segue poi il Corbezzolo (Arbutus unedo) alcuni con dimensioni quasi di piccoli alberi che si
trovano nella valle della Fiumara Stilaro. Infine tra gli arbusti della macchia e non solo, merita
una particolare mensione la Ginestra comune (Spartium junceum. Un vero e proprio paradiso
delle ginestre è la conca della Lacina.
Ma la macchia arbustiva è composta anche di Mirto (myrtus communis), Lentisco
(pistacia lentiscus), Fillirea (Phillirea sp), Ginestra spinosa (calycotome spinosa).
Caratteristico è poi l’ambiente ripariale delle fiumare. Gli alvi scorrono spesso tra due ali
di vegetazione composta per lo più da Ontano nero (Alnus glutinosa), Salicone (Salix
caprea), Pioppo nero (Populus nigra).
Tra le pietre e nella sabbia spuntano poi robusti cespugli di Oleandro (Nerium oleander) e
di Tamerice (Tamarix africana). Ma l’ambiente dei corsi d’acqua delle serre contiene talvolta
eccezionali relitti vegetazionali d’altre epoche come nel caso di quattro felci piuttosto rare che
ancora allignano in alcuni recessi umidi e ombrosi: la Felce bulbifera ( Woodwardia radicans)
un’enorme felce preistorica che può raggiungere anche i due metri di altezza; la Felce regale
(Osmunda regalis); la Pteris cretica e la Pteris vittata.
La fascia intermedia, quella della bassa montagna sino agli 800/1000 metri di quota, è
dominata dal Castagno (Castanea sativa) introdotta su larga scala per usi alimentari. La sua
diffusione comincia dal limite altitudinale della lecceta ma risale poi notevolmente sino a
diventare in alcuni luoghi la presenza arborea prevalente. Ed è qui che, talvolta, l’antico
castagneto da frutto diviene davvero monumentale.
La zona del castagneto è anche quella dell’’ Ontano napoletano (Alnus cordata), del
Cerro ( Quercus cerris), del Rovere (Quercus petrae), del Rovere meridionale (Quercus
dalechampii), del Pioppo tremolo (Populus tremula), dell’ acero di monte (Acer
pseudoplatanus). Una menzione particolare merita la farnia delle Serre (Quercus
peduncolata var. brutia).
164

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’ambiente montano sommitale delle Serre è dominato invece dal Faggio ( Fagus
silvatica), ma il re dei boschi delle Serre è tuttavia L’ Abete bianco (abies alba); splendidi
popolamenti di questi alberi sono sparsi in tutta l’area centrale e sommitale del massiccio,
anche se sono rari i casi di abetine bure, mentre è più diffusa l’associazione con il faggio.
Un aspetto peculiare della diffusione dell’abete bianco sulle Serre è che la sua
rinnovazione spontanea è presente anche in zone estranee al suo sub-areale noto.
L’ungo i corsi d’acqua della zona alta delle Serre, vivono altre felci come la Scolopendra
comune (phyllitis scolopendium), la Felve maschio (Dryopteris filix-mas), il Capelvenere
(Adiantum capillusveneris)
Notevole è poi la presenza di funghi, di muschi e di licheni.
165

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Problematiche comuni a tutti gli ambiti.
Da quanto fin qui detto si comprende come nella pianura lametina si concentri la maggior
parte delle attività umane e l’ambiente è normalmente caratterizzato dall’intenso sfruttamento
agricolo del suolo.
Diventano necessari pertanto, in questa zona più che in altre, l’attuazione di
miglioramenti ambientali ai fini faunistici con lo scopo di incrementare o ripristinare condizioni
dell’ habitat favorevoli alla fauna e di ridurre o eliminare gli impatti più significativi causati
dalle attività antropiche presenti sul territorio.
Per quanto riguarda invece le zone di collina e di montagna parzialmente coltivate queste
sono normalmente caratterizzate da una minore intensità di coltura rispetto alle zone di
pianura o di bassa collina e quindi anche l’impatto delle attività agricole sull’ambiente e sulle
risorse faunistiche è generalmente inferiore rispetto alle aree intensamente coltivate.
Inoltre, questi ecosistemi si presentano maggiormente diversificati per la presenza di
incolti, di siepi e boschetti, tutte situazioni favorevoli per la riproduzione e il rifugio della fauna
selvatica.
Il fattore critico di questi territori è rappresentato dalla disponibilità di acqua e risorse
trofiche che in certi periodi dell’anno possono risultare particolarmente scarsi.
In questi habitat restano valide le tipologie di miglioramento ambientale tipiche delle zone
pianeggianti e in particolare tutti quegli interventi che possono incrementare le disponibilità
trofiche per la fauna locale.
In riferimento alle zone di collina e montagna non coltivate queste rappresentano
solitamente le fasce altitudinali più alte e caratterizzate prevalentemente da pascolo
estensivo, dall’incolto e dalla forestazione.
Si tratta di habitat particolarmente vocati alla presenza degli ungulati ma anche di altre
specie di fauna selvatica.
Gli interventi di miglioramento per queste zone devono mirare ad aumentare sia le
disponibilità idriche che quelle alimentari per esempio tramite la creazione di punti di
abbeverata e di foraggiamento, oppure con la semina di colture a perdere.
In questo caso sono da favorire soprattutto le latifoglie (compatibilmente con i vari
orizzonti fitoclimatici) e il mantenimento dell’eterogeneità sia delle specie presenti, sia della
struttura forestale.
Importante il mantenimento di una frazione significativa del territorio in prateria o
comunque aree paesaggisticamente aperte, per favorire l’attività di caccia degli uccelli
rapaci, specialmente nelle aree ove essi siano segnalati (vedi schede dei SIC - IT9330109
“Madama Lucrezia, SIC - IT9330184 “Scogliera di Stalettì e l’area di Monte Tiriolo). In tali
aree sarebbe auspicabile la messa in opera di stazioni di alimentazione artificiale finalizzati al
166

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
manteinimento di specie necrofaghe o seminecrofaghe (Avvoltoio Capovaccaio e Nibbi) ed a
favorire un’ipotesi di ricolonizzazione dei siti storici da parte di queste specie.
Un altro obiettivo importante consiste nel cercare, prima di tutto di evitare lo
sconfinamento degli ungulati nelle aree coltivate e poi, di ridurre i danni che questi animali
possono arrecare alle compagini forestali.
Infine nel nostro territorio è necessario anche intervenire per il miglioramento delle zone
umide attraverso, ad esempio, il mantenimento e/o il ripristino della vegetazione sommersa,
natante e dei terreni circostante l’area umida, ma anche con una corretta gestione della
vegetazione e del livello delle acque.
Altri miglioramenti possono consistere nel mantenimento e/o ripristino del profilo
irregolare delle rive e degli argini dei bacini siano essi fiumi, laghi, stagni, lagune ecc che
permettono l’insediamento di un numero maggiore di coppie nidificanti, mentre sono da
evitare tute le opere di cementificazione o comunque di banalizzazione delle rive e degli
argini di tutti gli invasi di acqua.
Si potrebbe anche procedere al mantenimento e/o alla predisposizione di spiagge, isole
di ghiaia o terra e/o zattere galleggianti ancorate al fondo per la sosta e la nidificazione dell’
avifauna.
Distribuzione di paglia sulla superficie dell’acqua allo scopo di favorire lo sviluppo di
crostacei, molluschi, insetti e loro larve che costituiscono un alimento particolarmente
importante per diverse specie di uccelli acquatici.
167

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.4 - Ripartizione e localizzazione degli istituti per la gestione faunistico-venatoria
Il territorio della Provincia di Catanzaro misura 239.135 ettari; esso è stato suddiviso, ai
fini della gestione programmata della caccia, in due ambiti territoriali: CZ1 di estensione
171.110 ettari e CZ2 di 68.025 ettari, corrispondenti rispettivamente al 71,55% e 28,44%
circa dell’intero territorio.
68.025 ettari
Grafico 1b
171.110 ettari
PROVINCIA
239.135 ettari
A.T.C. CZ1
A.T.C. CZ2
La superficie disponibile é frazionata in 80 realtà comunali, così distribuite sul territorio,
per fasce altimetriche e per ambiti:
Ambito Pianura Collina Montagna Totale
CZ1 1 26 22 49
CZ2 0 30 1 31
La classificazione per “zona altimetrica” è stata ottenuta dalle statistiche dell’Istat che
vengono organizzate con le seguenti ipotesi:
- montagna: masse territoriali al dì sopra dei 700 m s.l.m.;
- collina: masse territoriali comprese tra i 300 ed i 700 m. s.l.m.;
- pianura: masse territoriali al dì sotto dei 300 m s.l.m..
Ne deriva che la natura altimetrica dell’intera Provincia è prevalentemente collinare (56
Comuni contro 23 di montagna ed uno solo di pianura).
168

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Nella suddivisione del territorio in ambiti, effettuata dalla Regione Calabria in fase di
redazione del piano faunistico-venatorio di indirizzi generali, non é stato possibile garantire
una ripartizione equa di zone altimetriche in considerazione del fatto che tutte le aree
montane sono concentrate nella Sila Piccola (CZ1), difficilmente accorpabili con CZ2.
Ambito Territoriale di Caccia CZ1
I Comuni ricadenti nell’A.T.C. CZ1 sono in totale 49; la loro consistenza territoriale,
suddivisa per zona altimetrica, é riportata nella Tab. B1; in essa si osserva che la quasi
totalità delle superfici comunali é al di sotto dei 6000 ettari.
Superficie in ettari
18.000
16.000
14.000
12.000
10.000
8.000
6.000
4.000
2.000
0
AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA CZ1
DISTRIBUZIONE DEL TERRITORIO
AL ATANBEBT CA CPCZ CR CI COCRCUDEFA FE FO GI GZ JA LT MGMDMCMA MTML MI MTNT PE PT PI PL SDSPSA SL SMSR SESGSHSBSNSSTA TI ZA
Comuni ricadenti nell'ambito: N° 49
Grafico 2b
I Comuni che dispongono di un territorio molto più esteso rispetto alla media generale
sono solo tre:
- Lamezia Terme, (con 16.024 ettari risulta il Comune con maggiore territorio
disponibile);
- Taverna (13.246 ettari);
- Catanzaro (11.134 ettari).
Essi assorbono il 22,80% circa del territorio di CZ1 ed il 16,88% circa dell’intero territorio
provinciale.
169

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’ambito CZ1 dispone di un territorio ripartito quasi in modo uniforme tra montagna e
collina, rispettivamente il 47,29% contro il 43,34%; la sola realtà comunale classificata di
“pianura” é quella di Lamezia Terme, unico Comune, tra l’altro, in tutta la Provincia con
questa caratteristica.
La consistenza territoriale dell’ambito, suddivisa per zone altimetriche, é la seguente:
RIPARTIZIONE ZONE ALTIMETRICHE AMBITO DI CACCIA A.T.C. CZ1
PIANURA (9,36%)
COLLINA (47,29%)
Grafico 3b
MONTAGNA
(43,34%)
170

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
N. COD. COMUNI MONTAGNA COLLINA PIANURA
in ettari in ettari in ettari
1 AL ALBI 2.886
2 AT AMATO 2.090
3 AN ANDALI 1.792
4 BE BELCASTRO 5.278
5 BT BOTRICELLO 1.524
6 CA CARAFFA DI CATANZARO 2.470
7 CP CARLOPOLI 1.632
8 CZ CATANZARO 11.134
9 CR CERVA 2.101
10 CI CICALA 908
11 CO CONFLENTI 3.100
12 CR CROPANI 4.383
13 CU CURINGA 5.147
14 DE DECOLLATURA 5.035
15 FA FALERNA 2.385
16 FE FEROLETO ANTICO 2.201
17 FO FOSSATO SERRALTA 1.231
18 GI GIMIGLIANO 3.244
19 GZ GIZZERIA 3.593
20 JA JACURSO 2.164
21 LT LAMEZIA TERME 16.024
22 MG MAGISANO 3.170
23 MD MAIDA 5.824
24 MC MARCEDUSA 1.527
25 MA MARCELLINARA 2.063
26 MT MARTIRANO 1.457
27 ML MARTIRANO LOMBARDO 1.983
28 MI MIGLIERINA 1.390
29 MT MOTTA SANTA LUCIA 2.569
30 NT NOCERA TIRINESE 4.623
31 PE PENTONE 1.229
32 PT PETRONA' 4.550
33 PI PIANOPOLI 2.435
34 PL PLATANIA 2.464
35 SD SAN MANGO D'AQUINO 699
36 SP SAN PIETRO A MAIDA 1.635
37 SA SAN PIETRO APOSTOLO 1.151
38 SL SELLIA 1.270
39 SM SELLIA MARINA 4.086
40 SR SERRASTRETTA 4.120
41 SE SERSALE 5.301
42 SG SETTINGIANO 1.429
43 SH SIMERI CRICHI 4.675
44 SB SORBO SAN BASILE 5.869
45 SN SOVERIA MANNELLI 2.037
46 SS SOVERIA SIMERI 2.209
47 TA TAVERNA 13.246
48 TI TIRIOLO 2.898
49 ZA ZAGARISE 4.879
Totali 74.162 80.924 16.024
Tab. B1: Superficie totale dell’ambito CZ1 171.110 ha
171

Ambito Territoriale di Caccia CZ2
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
I Comuni ricadenti nell’A.T.C. CZ2 sono in totale 31; la loro consistenza territoriale,
suddivisa per zona altimetrica, é riportata nella Tab. B2; in CZ2 si osserva che la totalità
delle superfici comunali é al di sotto dei 6000 ettari.
Superficie in ettari
7.000
6.000
5.000
4.000
3.000
2.000
1.000
0
AM AR BA BO CR CE CN CC CT DA GA GS GR GU IS MO MN OL PA PZ SF SS SC SI SV ST SO SQ SZ TR VA
Comuni ricadenti nell'ambito: N° 31
Grafico 4b
Il solo Comune di Guardavalle presenta una superficie di poco superiore ai 6000 ettari:
esattamente 6040.
Gli altri Comuni che hanno una certa rilevanza territoriale sono Girifalco con 4.308 ettari
e Santa Caterina dello Ionio con 4.124 ettari.
L’ambito CZ2 dispone di un territorio quasi esclusivamente collinare (95%); assente
totalmente la pianura, l’unica realtà comunale classificata di “montagna” é quella di Cardinale
con appena 3.119 ettari (5%).
La consistenza territoriale dell’ambito, suddivisa per zone altimetriche, é la seguente:
RIPARTIZIONE ZONE ALTIMETRICHE AMBITO DI CACCIA A.T.C. CZ2
COLLINA (95,4%)
MONTAGNA (4,6%)
Grafico 5b
172

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
N. COD. COMUNI MONTAGNA COLLINA PIANURA
in ettari in ettari in ettari
1 AM AMARONI 970
2 AR ARGUSTO 712
3 BA BADOLATO 3.410
4 CR CARDINALE 3.119
5 BO BORGIA 4.200
6 CE CENADI 1.116
7 CN CENTRACHE 787
8 CC CHIARAVALLE CENTRALE 2.333
9 CT CORTALE 2.929
10 DA DAVOLI 2.573
11 GA GAGLIATO 699
12 GS GASPERINA 686
13 GR GIRIFALCO 4.308
14 GU GUARDAVALLE 6.040
15 IS ISCA SULLO IONIO 2.297
16 MO MONTAURO 1.154
17 MN MONTEPAONE 1.695
18 OL OLIVADI 707
19 PA PALERMITI 1.827
20 PZ PETRIZZI 2.148
21 SF SAN FLORO 1.816
22 SS SAN SOSTENE 3.192
23 SC SANTA CATERINA DELLO IONIO 4.124
24 SI SANT'ANDREA A. DELLO IONIO 2.044
25 SV SAN VITO SULLO IONIO 1.737
26 ST SATRIANO 2.202
27 SO SOVERATO 765
28 SQ SQUILLACE 3.377
29 SZ STALETTI 1.194
30 TR TORRE DI RUGGIERO 2.481
31 VA VALLEFIORITA 1.383
Totali 3.119 64.906 0
Tab. B2: Superficie totale dell’ambito CZ2 68.025 ettari
173

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.5 - Individuazione della Superficie Agro-Silvo-Pastorale per la determinazione
degli indici di densità venatoria
Le aree a maggior tasso di urbanizzazione sono state individuate sulle cartografie ufficiali della
Regione Calabria e sono state perimetrate tenendo conto di una fascia media di rispetto di ml 100.
Le aree urbanizzate sono state suddivise per ambiti (Tab. D1 per CZ1 e Tab. D2 per CZ2);
oltre alle aree urbane comunali sono state calcolate le superfici di frazioni e località sparse sul
territorio che spesso sono risultate più antropizzate dei centri abitati principali; le aree soggette a
forte urbanizzazione, a parte i centri abitati più grossi come Lamezia e Catanzaro, sono risultate le
fasce costiere, sia tirrenica che ionica.
Nella determinazione delle superfici urbanizzate si sono trascurate una serie di piccoli
insediamenti e case sparse che, nella maggior parte dei casi, sono distribuiti lungo le principali vie
di comunicazione e, perciò, ricadenti nella fascia di rispetto stradale.
La situazione generale, suddivisa per ambiti é la seguente:
100,00%
90,00%
80,00%
70,00%
60,00%
50,00%
40,00%
30,00%
20,00%
10,00%
0,00%
AMBITI SUP. TOTALE SUP. URBANIZZATA SUP. A.S.P.
CZ1 171.110 15.887 150.172
CZ2 68.025 5.811 62.214
12,24%
CONFRONTO PERCENTUALE
87,76%
8,54%
CZ1 CZ2
grafico 1d
91,46%
Sup. urbanizzata
Sup. A.S.P.
174

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
A.T.C. CZ1
N. COD. COMUNI SUP. TOTALE SUP. URB. SUP. A.S.P.
in ettari in ettari in ettari
1 AL ALBI 2.886 43 2.843
2 AT AMATO 2.090 40 2.050
3 AN ANDALI 1.792 44 1.748
4 BE BELCASTRO 5.278 67 5.211
5 BT BOTRICELLO 1.524 492 1.032
6 CA CARAFFA DI CATANZARO 2.470 75 2.395
7 CP CARLOPOLI 1.632 67 1.565
8 CZ CATANZARO 11.134 5.610 5.524
9 CR CERVA 2.101 64 2.037
10 CI CICALA 908 43 865
11 CO CONFLENTI 3.100 45 3.055
12 CR CROPANI 4.383 69 4.314
13 CU CURINGA 5.147 366 4.781
14 DE DECOLLATURA 5.035 1.039 3.996
15 FA FALERNA 2.385 58 2.327
16 FE FEROLETO ANTICO 2.201 25 2.176
17 FO FOSSATO SERRALTA 1.231 22 1.209
18 GI GIMIGLIANO 3.244 138 3.106
19 GZ GIZZERIA 3.593 59 3.534
20 JA JACURSO 2.164 48 2.116
21 LT LAMEZIA TERME 16.024 3.014 13.010
22 MG MAGISANO 3.170 29 3.141
23 MD MAIDA 5.824 458 5.366
24 MC MARCEDUSA 1.527 38 1.489
25 MA MARCELLINARA 2.063 95 1.968
26 MT MARTIRANO 1.457 48 1.409
27 ML MARTIRANO LOMBARDO 1.983 54 1.929
28 MI MIGLIERINA 1.390 51 1.339
29 MT MOTTA SANTA LUCIA 2.569 49 2.520
30 NT NOCERA TIRINESE 4.623 117 4.506
31 PE PENTONE 1.229 19 1.210
32 PT PETRONA' 4.550 153 4.397
33 PI PIANOPOLI 2.435 111 2.324
34 PL PLATANIA 2.464 58 2.406
35 SD SAN MANGO D'AQUINO 699 210 489
36 SP SAN PIETRO A MAIDA 1.635 96 1.539
37 SA SAN PIETRO APOSTOLO 1.151 62 1.089
38 SL SELLIA 1.270 76 1.194
39 SM SELLIA MARINA 4.086 345 3.741
40 SR SERRASTRETTA 4.120 278 3.842
41 SE SERSALE 5.301 252 5.049
42 SG SETTINGIANO 1.429 72 1.357
43 SH SIMERI CRICHI 4.675 221 4.454
44 SB SORBO SAN BASILE 5.869 23 5.846
45 SN SOVERIA MANNELLI 2.037 385 1.652
46 SS SOVERIA SIMERI 2.209 69 2.140
47 TA TAVERNA 13.246 141 13.105
48 TI TIRIOLO 2.898 116 2.782
49 ZA ZAGARISE 4.879 41 4.838
FRAZIONI E LOCALITA' Gia' comprese 5.843 -5.843
Totali 171.110 20.938 150.172
Tab. D2
175

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
N. FRAZIONI E LOCALITA' SUP. URB.
in ettari
1 SAN MAZZEO COSCARO 21
2 SAN MAZZEO SCIOSCI 19
3 SAN MAZZEO STRANGES 11
4 MARINA DI NOCERA FALERNA 115
5 S. PIETRO MAGISANO 25
6 S. GIOVANNI 15
7 ADAMI 54
8 COLLA 19
9 CASTAGNA 33
10 LAGOMAR 25
11 ACCONIA DI CURINGA 358
12 C.DA DE VINCI 18
13 S. PIETRO LAMETINO 100
14 AREA SIR 757
15 AREA AEROPORTO 778
16 MORTILLA 55
17 ACQUAFREDDA 39
18 GABELLA 116
19 GUORI 83
20 CASTIGLIONE 135
21 VENA DI MAIDA 42
22 ZECCA-CENTONE 35
23 MARTELLETTO 212
24 ZONA IND. MARCELLINARA 50
25 GALLI 16
26 ACCARIA ROSARIA 46
27 VAIOLA 9
28 CARDOLO 8
29 ZANGARONA 19
30 GULLIERI 19
31 PIETREBIANCHE 56
32 MERCURI-TEDESCO 39
33 VALLELICCIARDO-CANTARELLE 333
34 SAN MAZZEO 15
35 FRONTI 60
36 ANGOLI 21
37 MIGLIUSO 27
38 CUTURELLA 72
39 URIA 26
40 CALABRICATA 71
41 SIMERI MARE 346
42 SELLIA MARE 441
43 LA PETRIZIA 128
44 CROPANI MARE 206
45 STAZIONE DI SELLIA 22
46 GERMANETO UNIVERSITA' 100
47 GERMANETO AGROALIM. 558
48 GERMANETO 30
49 ARIETTA 11
50 CIRICILLA 12
51 VILLAGGIO RACISE 37
TOTALE 5.843
Allegato alla Tab. D1
176

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
A.T.C. CZ2
N. COD. COMUNI SUP. TOTALE SUP. URB. SUP. A.S.P.
in ettari in ettari in ettari
1 AM AMARONI 970 73 897
2 AR ARGUSTO 712 33 679
3 BA BADOLATO 3.410 50 3.360
4 BO BORGIA 4.200 101 4.099
5 CR CARDINALE 3.119 170 2.949
6 CE CENADI 1.116 98 1.018
7 CN CENTRACHE 787 35 752
8 CC CHIARAVALLE CENTRALE 2.333 354 1.979
9 CT CORTALE 2.929 122 2.807
10 DA DAVOLI 2.573 79 2.494
11 GA GAGLIATO 699 52 647
12 GS GASPERINA 686 73 613
13 GR GIRIFALCO 4.308 216 4.092
14 GU GUARDAVALLE 6.040 67 5.973
15 IS ISCA SULLO IONIO 2.297 41 2.256
16 MO MONTAURO 1.154 62 1.092
17 MN MONTEPAONE 1.695 118 1.577
18 OL OLIVADI 707 83 624
19 PA PALERMITI 1.827 71 1.756
20 PZ PETRIZZI 2.148 51 2.097
21 SF SAN FLORO 1.816 28 1.788
22 SS SAN SOSTENE 3.192 66 3.126
23 SC SANTA CATERINA I. 4.124 33 4.091
24 SI SANT'ANDREA I. 2.044 78 1.966
25 SV SAN VITO SULLO IONIO 1.737 127 1.610
26 ST SATRIANO 2.202 89 2.113
27 SO SOVERATO 765 517 248
28 SQ SQUILLACE 3.377 80 3.297
29 SZ STALETTI 1.194 67 1.127
30 TR TORRE DI RUGGIERO 2.481 100 2.381
31 VA VALLEFIORITA 1.383 106 1.277
FRAZIONI E LOCALITA' Già computata 2.571 -2.571
Totali 68.025 5.811 62.214
Tab. D2
177

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
N. FRAZIONI E LOCALITA' SUP. URB.
in ettari
1 ELCE DELLA VECCHIA 11
2 BADOLATO MARINA 237
3 GUARDAVALLE MARINA 143
4 S. CATERINA MARINA 56
5 S. ANDREA MARINA 219
6 ISCA MARINA 246
7 DAVOLI MARINA 551
8 MONTEPAONE-SQUILLACE 674
9 LE ROCCELLE 62
10 MARINA DI BORGIA 372
TOTALE 2.571
Allegato alla Tab. D2
La Legge Regionale n. 9/96 ha ripreso dalla legge quadro 157/92 (ed in parte
modificato) le percentuali per la ripartizione del territorio in tre grosse categorie:
a) 26 % a protezione della fauna;
b) 15% a gestione privata della caccia;
c) 59% a gestione programmata della caccia.
In ciascuna di queste categorie sono comprese strutture ben definite che concorrono
alla formazione delle singole superfici.
a) Zone di protezione
Le zone di protezione sono aree dove generalmente é vietata l’attività venatoria anche
per effetto di leggi o disposizioni diverse da quelle che ne regolamentano l’esercizio (L.
157/92 e L.R. n. 9/96).
Nella Provincia di Catanzaro, a parte il Parco Nazionale della Sila (16.367,45 ha) ed il
Parco Regionale delle Serre (3.709 ha), sono comprese aree A.FO.R. concentrate quasi
completamente nella fascia presilana e silana dei Comuni di Zagarise, Sersale, Cerva,
Petronà, Magisano, Taverna, per un totale di circa 6.021,00 ha (vedi Tab. 1 e Tab. 2 del
paragrafo 2.1.3):
Ambito CZ1 ettari entro i limiti limitrofe ai Fuori dai
totali dei parchi parchi parchi
TOTALE CZ1 4.817,00 1.710,00 1.750,00 1.125,00
Ambito CZ2 ettari entro i limiti limitrofe ai Fuori dai
totali dei parchi parchi parchi
TOTALE CZ2 1.204,00 747,00 0,00 457,00
178

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Sul territorio della Provincia non esistono altre classiche aree di tutela: sono assenti le
oasi di protezione e le zone di ripopolamento e cattura.
Le altre aree censite sono le seguenti:
Vivai e serre
Esistono sul territorio una serie di strutture destinate a coltivazioni intensive (serre e
vivai) che di fatto impediscono lo svolgimento dell’attività venatoria; esse hanno la seguente
consistenza:
Impianti sportivi
A.T.C. CZ1 A.T.C. CZ2
N. COMUNI ettari ettari
1 Catanzaro 1
2 Curinga 2
3 Davoli 2
4 Lamezia Terme 140
5 Satriano 1
6 Sorbo San Basile 4
7 Nocera 130
TOTALE 277 3
Poco significative le strutture sportive presenti sul territorio; la maggior parte è
concentrata nei centri abitati e, quindi, già contabilizzata nella superficie urbanizzata; alcune
di esse, per il particolare tipo di attività, sono ubicate al di fuori dei centri abitati.
In tutta la Provincia esistono quattro impianti per il tiro a volo ed un’area utilizzata per
esercitazioni e gare per il tiro con l’arco.
A.T.C. A.T.C.
CZ1 CZ2
N. STRUTTURA ettari ettari
1 Campo tiro a volo di Pianopoli 5
2 Campo tiro a volo di Settingiano 4
3 Campo tiro a volo di Stalettì 4
4 Campo tiro a volo di S. Andrea I. 6
5 Campo Arcieri S. Pietro Apostolo
Campo tiro a volo di Lamezia
12
6 Terme 6
TOTALE 27 10
179

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Strade e ferrovie
Di particolare consistenza le strade che a norma di legge, ed in base ad una recente
sentenza n. 448 del 30.12.1997 della Corte Costituzionale, sono da considerare, con le
relative fasce di competenza, strutture con divieto di caccia (in effetti il divieto di attività
venatoria sino a 50 ml da strade statali, provinciali, comunali e da ferrovie é stabilito dal
comma 1, lett. e), dell’art. 21 legge 157/92).
A.T.C. CZ1 A.T.C. CZ2
Fascia di Lunghezza Superficie Lunghezza Superficie
N. STRUTTURA rispetto (ml) km in ettari km in ettari
1 Strade provinciali + strade statali 120 1.227 14.724 550 6.600
2 Autostrade e raccordi autostradali 120 75 900
3 Ferrovie 105 70 567 53
TOTALE 16.191 6.653
Nel calcolo della superfici stradali non compaiono le strade comunali; nella generalità dei
casi non esistono nella Provincia di Catanzaro strade comunali di importanza rilevante;
quando lo sono esse fanno parte delle aree urbane e quindi già comprese nel calcolo delle
superfici urbanizzate.
Dal computo sono state inoltre escluse le porzioni di strade e ferrovie ricadenti in aree
già diversamente contabilizzate (centri urbani e fasce di competenza).
Parchi archeologici e di pregio ambientale
Sono state censite alcune aree di particolare pregio ambientale, riconosciute dagli
organi competenti:
- Monte di Tiriolo (oltre al pregio ambientale esiste in quest’area una zona di particolare
interesse archeologico) di circa 200 ettari;
- Parco Mitoio (Loc. Caronte - Lamezia Terme) di circa 194 ettari;
- Parco archeologico Scolacium nel Comune di Borgia di circa 35 ettari;
- Parco archeologico di Terina (Lamezia Terme) di circa 2 ettari;
- Orto botanico di Lamezia Terme di circa 50 ettari.
Fondi chiusi
Non é stato possibile stabilire la consistenza dei “fondi chiusi”; il dato ufficiale (Regione
Calabria) riferisce di assenza totale sul territorio di questo tipo di strutture.
180

Aree militari
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Sul territorio della Provincia di Catanzaro esistono tre insediamenti militari:
- nel Comune di Sellia Marina é ubicata una base NATO che occupa un territorio di circa
97 ettari;
- nel Comune di Falerna, a circa 1374 m s.l.m., é situata una base militare dell’Esercito;
- i Comuni di San Vito, Cortale, Cenadi e Iacurso, sono interessati da una base
dell’Aeronautica Militare.
Di queste ultime due zone non é stato possibile risalire con certezza né all’ubicazione né
all’estensione; é stata, pertanto, ipotizzata un’occupazione di territorio di circa 100 ha per
ciascuna base militare.
Strutture turistiche
Le strutture turistiche più consistenti distribuite sul territorio (a parte quelle concentrate
sulle coste e l’impianto sciistico di Ciricilla inserito nelle “aree urbanizzate”) sono le aziende
agro-turistiche, costituite negli ultimi anni a seguito di leggi speciali e finanziamenti pubblici;
nessuna di queste aziende ad oggi ha un indirizzo venatorio e non può quindi essere
compresa nel 15% di territorio a gestione privata.
Durante la fase di gestione del piano sarà possibile tramutare la destinazione delle
aziende che ne dovessero fare richiesta e rendere disponibile la relativa superficie per la
protezione della fauna.
A .T.C . C Z1 A .T.C . C Z2
N . C O M U N E ettari ettari
1 C onfenti 16
2 S ellia M a rina 42
3 D ec ollatu ra 16
4 M iglierina 5
5 G iz z eria 31
6 C atanz aro 65
7 S anta C a terina dello Ionio 51
8 C ic ala 23
9 P ianopoli 42
10 G im iglian o 10
11 C ropan i 2
12 C ortale 100
13 Taverna 20
14 B orgia 45
15 F a le rna 6
16 Is c a s ullo Ionio 5
17 M on tauro 3
18 Torre di R ugg ie ro 60
19 P etriz z i 2
20 S ove ria S im eri 8
21 Lam ez ia Te rm e 4 27
22 M otta S . Luc ia 9
23 C uringa 40
TO TA LE 7 62 266
181

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il totale delle superfici di con divieto di svolgimento dell’attività venatoria censite nella
Provincia di Catanzaro ai sensi dell’art 21 delle legge 157/92, sono le seguenti:
A.T.C. CZ1 A.T.C. CZ2
N. STRUTTURE CON DIVIETO DI CACCIA Sup. in ettari Sup. in ettari
1
Parchi nazionali, regionali e riserve
biogenetiche 16.367 3.709
2 Oasi di protezione 0 0
3 Zone di ripopolamento e cattura 0 0
4 Centri pubblici di allevamento 0 0
5 Parchi archeologici-ambientali 446 35
6 Aziende forestali 2.875 457
7 Aree militari 197 100
8 Vivai e serre 277 3
9 Strade e ferrovie 16.191 6.653
10 Strutture turistiche 762 266
11 Aree ad attività sportive 27 10
12 Fondi chiusi 0 0
b) Strutture a gestione privata della caccia
TOTALE 37.142 11.233
Le zone per la gestione privata della caccia (aziende faunistiche venatorie ed agro-
turistiche venatorie) sono quasi assenti nella Provincia; esistono solo alcune piccole zone
per l’addestramento dei cani, autorizzate in dalla Provincia in attuazione del precedente
piano faunistico-venatorio, e due centri per l’allevamento di selvaggina.
Zone di addestramento cani
Ricadono in CZ1 le seguenti zone:
- Località Migliuso, nel Comune di Serrastretta; ha un’estensione di circa 20 ettari;
- Località Pirillo, nel Comune di Soneria Mannelli; ha un’estensione di circa 22 ettari.
Ricadono in CZ2 le seguenti zone:
- Località “Acciarello” nel Comune di San Sostene; ha un’estensione di circa 20 ettari;
- Località “Cucco”, nel Comune di Badolato; ha un’estensione di circa 8 ettari.
Tutte le zone vengono prevalentemente utilizzate per l’addestramento su quaglie, fagiani
e starne.
182

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Centri di allevamento della selvaggina
I centri di allevamento privati presenti sul territorio provinciale sono cinque; due di essi
ricadono in ambito CZ1:
- nel Comune di Serrastretta, Az. Agricola Tomaino Rosa, estensione circa 17,00;
- nel Comune di Amato, Az. Agricola “Moron” di Nicola Scerbo; estensione circa 3,00 ha;
e tre in CZ2:
- nel Comune di Guardavalle, “Casa del Fagiano” di Anna Marziano; estensione circa
4,00 ha;
- nel Comune di San Sostene Loc. Torre, Ditta Rocco Ing. Corasaniti; estensione circa
2,00 ha;
- nel Comune di Davoli, Via Votarelle, Impresa Agricola Votarelli s.r.l., estensione circa
3,00 ha.
- nel Comune di Cenadi, Ditta Federico Gallo, estensione di circa 160 ha.
L’estensione totale dei centri di allevamento privato è di circa 189,00 ha, 20 ha in CZ1 e
169 in CZ2.
Aziende Faunistico Venatorie
E’ una sola l’azienda autorizzata operante sul territorio della provincia; essa di recente
costituzione (anno 2008) ed è ubicata nella pina di Lamezia in ambito territoriale di caccia
CZ1; l’azienda si estende per circa 448 ha ed investe territori ricadenti in tre diversi comuni:
Feroleto Antico, Pianopoli e Lamezia Terme.
A.T.C. CZ1 A.T.C. CZ2
N. STRUTTURE DI GESTIONE Sup. in ettari Sup. in ettari
1 Aziende faunistico-venatorie 448 0
2 Aziende agri-turistico-venatorie 0 0
3 Centri privati di produzione di fauna selvatica 20 169
4 Zone di addestramento cani 42 28
c) Strutture per la gestione programmata della caccia (A.T.C.)
TOTALE 500 188
Le aree disponibili per l’attività venatoria sono ottenute per differenza tra la S.A.S.P. ed il
totale delle attuali superfici a protezione e a gestione privata:
183

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
A.T.C. CZ1 A.T.C. CZ2
SUPERFICI Sup. in ettari Sup. in ettari
Superficie A.S.P. totale 150.172 62.214
Superficie totale aree protette 37.142 11.223
Superficie totale aree a gestione privata 500 188
Superficie residua per A.T.C. 112.530 50.803
La verifica delle superfici in base alle percentuali della L.R. n. 9/96 evidenzia la
disponibilità di territorio per la costituzione di strutture di protezione e, soprattutto, per la
gestione privata della caccia; in particolare, in CZ1, su una disponibilità’ di S.A.S.P. pari a
150.172 ettari, la situazione é:
Sup. Teorica Sup. Effettiva Sup. disponibile
SUPERFICI % Ettari % Ettari % Ettari
Aree Protette 26,00% 39.045 24,73% 37.142 1,27% 1.903
Aree a gestione privata 15,00% 22.526 0,33% 500 14,67% 22.026
Aree per attività venatoria 59,00% 88.601 74,93% 112.530 15,93% 23.929
riepilogata nel grafico seguente:
120.000
100.000
80.000
60.000
40.000
20.000
0
26%
24,73%
1,27%
15%
0,33%
14,67%
AREE PROTETTE AREE A GESTIONE
PRIVATA
grafico 2d
59%
A.T.C.
74,93%
15,93%
TEORICO
EFFETTIVO
DISPONIBILE
184

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
In CZ2, su una disponibilità di S.A.S.P. pari a 62.214 ettari, si ottengono i seguenti
risultati:
Sup. Teorica Sup. Effettiva Sup. disponibile
SUPERFICI % Ettari % Ettari % Ettari
Aree Protette 26,00% 16.176 18,04% 11.223 7,96% 4.953
Aree a gestione privata 15,00% 9.332 0,30% 188 14,70% 9.144
Aree per attività venatoria 59,00% 36.706 81,66% 50.803 22,65% 14.097
con la seguente distribuzione grafica:
60.000
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
0
26%
18,04%
7,96%
15%
0,30%
grafico 3d
14,70%
AREE PROTETTE AREE A GESTIONE
PRIVATA
Le porzioni di territorio da sottoporre a tutela e da destinare alla gestione privata della
caccia, sino a raggiungimento delle rispettive percentuali, deve trovare, comunque,
giustificazione anche attraverso la verifica della densità venatoria.
L’utilizzo delle porzioni di territorio disponibili deve essere distribuito nel tempo in
funzione della variazione degli altri parametri che intervengono nella determinazione
59%
massima della superficie “protetta” e a “gestione privata”.
81,66%
A.T.C.
22,65%
TEORICO
EFFETTIVO
DISPONIBILE
185

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le indicazioni che intanto emergono sono le seguenti:
1 - l’incidenza delle strade provinciali e statali sul territorio é eccessiva; esiste una rete
viaria principale sul territorio provinciale molto consistente che condiziona in negativo sia le
aree destinate alla gestione programmata della caccia sia quelle da sottoporre a vincolo di
protezione; non si dimentichi che oltre alla rete viaria principale esiste una serie di strade e
stradine non facilmente censibile, che frazionano il territorio e non consentono di gestire in
modo uniforme le aree potenzialmente disponibili.
E’ opportuno prevedere a livello provinciale un blocco nella costruzione di nuove strade
ed orientare la politica viaria all’ammodernamento di quelle già esistenti, senz’altro sufficienti
a garantire rapidi collegamenti nella Provincia.
2 - Occorre dotare il territorio di zone di ripopolamento e cattura, strutture ad oggi
totalmente assenti, per le quali si propone una collocazione geografica individuata
nell’entroterra e preferibilmente nell’intera fascia collinare.
Questa diversa collocazione scaturisce dalla necessità di reperire la superficie minima,
indispensabile alla creazione delle zone di ripopolamento e cattura, lungo le fasce collinari
interne, non altrimenti recuperabile sulle fasce costiere altamente antropizzate dove, invece,
é possibile collocare le oasi di protezione che necessitano di un minore impegno territoriale.
3 - La disponibilità di aree per la gestione privata della caccia é massima; la rapidità di
impegno della superficie disponibile dipende dall’iniziativa dei privati, singoli o associati, a
realizzare strutture a servizio dell’attività venatoria; la formazione di strutture private non può,
comunque, avvenire in unica soluzione ma deve essere distribuita nel tempo.
allegata.
Alcune delle aree più significative su descritte sono state indicate nella cartografia
186

Densita’ venatoria
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Si definisce “indice di densità venatoria” (I.D.V.) il rapporto tra il numero di cacciatori e la
superficie agro-silvo-pastorale disponibile in ogni ambito territoriale di caccia:
I.D.V. = Num. Cacc./S.A.S.P.
Per “numero di cacciatori” si intende il totale tra i cacciatori residenti in attività e tra quelli
annualmente assegnati dalla Regione Calabria ai sensi della L.R. n. 9/96, comma 6, art. 24.
Nei due ambiti della Provincia la situazione é la seguente:
AMBITO NUM. CACCIATORI CACC. ASSEGNATI TOTALE S.A.S.P. I.D.V.
CZ1 2.956 185 3.141 150.172 0,0209
CZ2 1.112 100 1.212 62.214 0,0195
Il reciproco dell’I.D.V. determina la disponibiltà di territorio A.S.P. per ogni cacciatore
residente nei rispettivi ambiti:
D.V. = 1/I.D.V.
La distribuzione dei cacciatori residenti per ogni ambito é pari a:
- CZ1: un cacciatore ogni 48 ettari
- CZ2: un cacciatore ogni 51 ettari
I dati ottenuti sembrano dimostrare che nella Provincia di Catanzaro esiste una
condizione ottimale per lo svolgimento dell’attività venatoria.
In realtà l’assenza quasi totale di selvaggina stanziale “costringe” i praticanti l’attività
venatoria a concentrarsi in quelle poche aree disponibili per la caccia alla selvaggina
migratoria determinando in esse un affollamento non tollerabile.
Il dato di verifica, con il quale effettuare il confronto dei dati provinciali, é fornito, a livello
nazionale, dal Ministero delle risorse agricole.
La densità venatoria non deve essere inferiore a un cacciatore ogni 19 ettari, che é
ampiamente soddisfatto.
Nella Provincia di Catanzaro é necessario stabilire una densità venatoria limite più
restrittiva in quanto le condizioni ambientali e la consistenza della fauna selvatica non
consentono di spingere il predetto limite sino al massimo consentito a livello nazionale; si
fissa quindi la densità venatoria massima da rispettare su tutto il territorio provinciale in:
un cacciatore ogni 30 ettari
187

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Ai fini di una corretta gestione programmata della caccia, in entrambi gli ambiti della
Provincia, si stabilisce, inoltre, che l’I.D.V. va riferito all’effettivo territorio A.S.P. disponibile
per l’attività venatoria, con esclusione cioè delle porzioni destinate a protezione ed a
gestione privata della caccia.
Questo parametro é definito come “indice di densità venatoria effettiva” (I.D.V.E.) per
differenziarlo dal precedente che può definirsi “territoriale” (I.D.V.T.).
Il nuovo parametro introdotto deve verificare il limite minino provinciale precedentemente
stabilito; l’I.D.V.E., per ogni ambito, é il seguente:
AMBITO CACC. RESIDENTI CACC. ASSEGNATI TOTALE TERR. A.T.C. I.D.V.E.
CZ1 2.956 185 3.141 112.530 0,0279
CZ2 1.112 100 1.212 50.803 0,0238
corrispondente a una distribuzione di cacciatori pari a:
- CZ1: un cacciatore ogni 36 ettari
- CZ2: un cacciatore ogni 42 ettari
La disponibilità effettiva é inferiore in entrambi gli ambiti a quella ottenuta in precedenza
e ed ancora sufficientemente cautelativa rispetto all’indice minimo di “un cacciatore ogni 30
ettari” introdotto a livello provinciale:
0,0600
0,0500
0,0400
0,0300
0,0200
0,0100
0,0000
1C/48Ha
1C/30Ha
1C/36Ha
1C/19Ha
Grafico 1e
1C/42Ha
1C/51Ha
CZ1 CZ2
1C/30Ha
I.D.V.T. I.D.V.E. I.D.V. PROVINCIALE I.D.V. MINISTERIALE
1C/19Ha
188

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Con l’adozione dell’I.D.V.E., piuttosto che dell’I.D.V.T., e dell’indice minimo ammissibile
(I.D.V.M.) di “un cacciatore ogni 30 ettari”, si adotta un margine più restrittivo ai fini della
mobilità dei cacciatori tra ambiti; questa limitazione consente di operare con dei livelli di
sicurezza che tengono conto delle approssimazioni e delle variabili aleatorie non facilmente
individuabili adottate per il calcolo della superficie A.S.P.
L’I.D.V.E. deve essere aggiornato annualmente dagli Uffici Provinciali competenti durante
le fasi di gestione del piano faunistico e prima dell’inizio di ogni stagione venatoria, per
consentire ai Comitati di gestione degli A.T.C. di definire il numero di cacciatori non residenti
da ospitare.
All’interno delle strutture per la gestione privata della caccia può assumersi un I.D.V. pari
a 1 cacciatore ogni 20 ettari.
Numero di cacciatori ammessi alla “mobilità”
Il calcolo del numero dei cacciatori deve essere effettuato attraverso l’applicazione della
seguente formula:
dove:
NC m
S atc
NC m =S atc x I.D.V.P. - NC r - NC a
= numero di cacciatori ammessi alla mobilità;
= superficie netta disponibile per l’attività venatoria;
I.D.V.P. = limite minimo di densità venatoria provinciale;
NC r
NC a
= numero cacciatori residenti;
= numero cacciatori ammessi non residenti in Calabria.
Per l’annata venatoria 2009-2010 si ottengono i seguenti risultati:
AMBITO S(atc) I.D.V.P. NCr NCa NCm
CZ1 112.530 0,033 2.956 185 572
CZ2 50.803 0,033 1.112 100 464
Il numero dei cacciatori potenzialmente ammissibile negli ambiti, oltre ai residenti e non
residenti ammessi, deve considerarsi come limite massimo nell’arco dell’intera stagione
venatoria di riferimento.
I Comitati di Gestione degli A.T.C non possono ammettere un numero superiore a quello
stabilito annualmente fatto salvo quanto previsto dalla L.R. n. 9/96, art. 13, comma 6, lett. e);
possono, invece, ammetterne un numero inferiore a quello stabilito.
189

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.6 - La fauna selvatica: definizione degli obiettivi e pianificazione delle attività
gestionali.
La raccolta dati a livello provinciale attraverso l’esame dei tesserini venatori ha
permesso di stabilire quali sono le preferenze dei cacciatori residenti nella Provincia e quali
le vocazioni venatorie, anche potenziali, del territorio.
Il campione esaminato rappresenta circa il 25% del totale dei cacciatori, sufficiente a
stabilire le tendenze venatorie generali; i risultati ottenuti sono i seguenti:
a - caccia alla selvaggina migratoria
1a) con cane da ferma: 30% circa pari a 1.220 unità
2a) da appostamento: 15% circa pari a 610 unità
b - caccia alla lepre: 7% circa pari a 285 unità
c - caccia al cinghiale: 47% circa pari a 1.913 unità
d - caccia alla volpe: 1% circa pari a 40 unità
La specializzazione venatoria da “appostamento”, esercitata dal 15% circa dei
cacciatori, é riferita a “caccia da appostamento temporaneo” (con l’utilizzo di piccoli capanni
provvisori e senza l’uso di richiami vivi) ed a semplice “caccia di attesa”, (effettuata senza
l’ausilio di capanni); i praticanti l’attività venatoria con cane da ferma, in funzione della
riuscita delle immissioni, svolgono in forma occasionale la caccia sulla selvaggina stanziale
presente (fagiano).
Mentre non esiste nessuna segnalazione per quanto riguarda la forma di caccia con
l’arco, nella Provincia sono state, negli anni, rinnovate alcune autorizzazioni per
appostamenti fissi rilasciate prima dell’entrata in vigore della legge 157/92.
Gli impianti di “appostamento fisso”, dedicati alla migratoria acquatica, sono così
dislocati:
- appostamento “Serianni”, ubicato in Località Torrazzo di Lamezia Terme, tra la foce del
fiume Amato ed il Collettore San Nicola; l’impianto prevede un’unica postazione fissa.
- appostamento “Molinaro”, ad un’unica postazione fissa, posto nei pressi della foce del
Fiume Amato in CZ1, sponda sinistra, in Località Torrazzo di Lamezia Terme;
- appostamento “Strangis” posto nei pressi della foce del Fiume Amato in CZ1, sponda
destra; l’impianto è costituito da due postazioni in linea parallela con l’asse del fiume, a
distanza di circa 300 l’uno dall’altro.
190

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Ubicazione impianti di appostamento fisso
I pochi appassionati “falconieri”, censiti nel precedente piano faunistico, non praticano
più questo tipo di attività.
Le percentuali su riportate sono significative dei gusti venatori degli appassionati; essi
necessitano di una verifica annuale attraverso i dati diretti forniti da ogni singolo cacciatore al
momento del rilascio del tesserino venatorio.
Bisogna anche tenere conto di un importante e significativo fenomeno: nella Provincia di
Catanzaro la caccia viene esercitata quasi completamente “nell'insieme delle altre forme di
attività venatoria consentite dalla presente legge e praticate nel rimanente territorio destinato
all'attività venatoria programmata” in quanto l’opzione in Zona Alpi non riguarda ovviamente
la nostra provincia e quella relativa agli appostamenti fissi è praticata da pochissime unità
(Legge 157/92, art. 12 comma 5, recepito interamente dalla legge regionale n. 9/96).
Le percentuali indicate sono pertanto riferite ai cacciatori che costantemente praticano le
varie forme di caccia, senza tenere contro delle fluttuazioni occasionali tra una o l’altra
191

Obiettivi
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il concetto di “caccia specialistica” introdotto dalla legge 157/92, in base ai dati su
riportati è praticamente concentrato esclusivamente “nell’insieme delle altre forme di caccia”
riportate al punto c) dell’art. 12 delle legge citata .
Pertanto, per una migliore comprensione delle tendenze venatorie dei cacciatori
residenti nella Provincia al fine quindi di orientare meglio gli interenti gestionali affidati agli
ambiti territoriali di caccia, si consiglia di confermare la suddivisione dell’insieme delle altre
forme di caccia nelle seguenti categorie, introdotte nel precedente piano faunistico:
1.c - attività venatoria con cane da ferma: 1.1.c - alla migratoria
2.1.c - alla stanziale
2.c - attività venatoria con cane da cerca e seguita: 1.2.c - al cinghiale
2.2.c - alla lepre
3.2.c - alla volpe
3.c - attività venatoria da appostamento: 1.3.c - temporaneo
2.3.c - di attesa
4.c - modalità di abbattimento: 1.4.c - fucile
5.c - caccia di selezione alle specie consentite.
Obblighi
2.4.c - arco
3.4.c - falco
• La ripartizione proposta non é limitativa delle libertà di scelta dei singoli cacciatori;
ma le preferenze in materia venatoria devono essere indicate per consentire una corretta
programmazione venatoria.
• Gli enti delegati al rilascio del tesserino venatorio sono obbligati ad indicare sullo
stesso le notizie relative all’opzione di caccia prescelta (art. 12, legge 157/92) , alle tecniche
venatorie (solo nel caso di opzione “nelle altre forme di caccia”) e alle modalità di
abbattimento.
• I fruitori del tesserino venatorio sono obbligati alla verifica della completezza dei dati.
192

Limitazioni
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Nella categoria 3.c é consentita l’attività venatoria su tutte le specie cacciabili con
l’esclusione tassativa, ribadita anche nel regolamento della caccia da appostamento, della
beccaccia e del beccaccino il cui abbattimento é consentito esclusivamente con l’ausilio
del cane.
• Durante lo svolgimento dell’attività venatoria con cani da cerca e da seguita (punto
2.c) é vietato abbattere beccaccia e beccaccino; in particolare, durante la caccia di
selezione é vietato l’abbattimento di specie diverse da quelle oggetto di prelievo, ad
eccezione della sola volpe.
• Sono fatti salvi tutti i divieti e le limitazioni contenuti nei regolamenti allegati al piano
faunistico.
Sanzioni
• La mancata annotazione di uno o più dati richiesti al momento del rilascio del
tesserino é parificato al reato previsto dall’art. 31 della legge 157/92, lett. i).
• Per le violazioni delle prescrizioni e dei divieti previsti nel presente articolo si
applicano le sanzioni amministrative e penali previste agli artt. 30 e 31 della legge 1l
febbraio 1992. n. 157 ed all'art. 20 della L.R. n. 9/96.
• Nel caso di reiterata trasgressione, la Provincia, attraverso l’Ufficio Caccia, può
disporre la sospensione del tesserino venatorio per un periodo variabile da un mese sino a
tre anni.
193

Vocazioni faunistiche e venatorie.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il territorio della Provincia di Catanzaro nell’ultimo mezzo secolo é notevolmente mutato
a seguito dei numerosi interventi di rimboschimento che hanno interessato le fasce montane
ed in parte quelle di collina (ad esempio si sono ridotti gli areali della Coturnice, in Sila sono
addirittura scomparse, e della Starna, in favore di quelli del Cinghiale e del Capriolo); sono
altresì aumentate le aree di produzione agricola destinate ad uliveti (fasce collinare al dì
sotto dei 600 m.s.l.m.) ed alla coltivazione della patata (altopiano silano).
Comunque il territorio continua a mantenere una varietà tale da garantire la presenza di
specie di particolare interesse venatorio e sulle quali sarà incentrato lo sviluppo di questa
sezione del P.F.V.P; delle altre specie presenti sul territorio provinciale, anche di particolare
pregio faunistico, ne sarà dato cenno in un apposito paragrafo.
Non esistono ad oggi censimenti ufficiali che diano indicazioni sulla consistenza effettiva
delle specie di maggior interesse venatorio; si é fatto, pertanto, riferimento alle indicazioni
fornite direttamente dalle associazioni venatorie attraverso le loro organizzazioni periferiche.
Le potenzialità faunistiche del territorio, riferite alle specie di maggior interesse
venatorio, sono indicate nell’elenco di seguito riportato nel quale, ai soli fini della mobilità
venatoria tra ambiti, il colombaccio é indicato tra le specie stanziali; la scelta é stata
determinata dai seguenti motivi:
1 - la specie é stabilmente presente sul territorio della Provincia durante l’interno arco
dell’anno;
2 - sottrarre la specie all’attività venatoria dei non residenti attraverso la “mobilità
gratuita”;
3 - dare la possibilità ai Comitati di Gestione degli Ambiti, attraverso la programmazione
della mobilità, di ottenere maggiori vantaggi economici.
a) Selvaggina stanziale
- Lepre: condizioni ambientali ottimali per garantirne la presenza generalizzata
sull’intero territorio provinciale; al contrario le presenze sono occasionali.
- Volpe: non avendo preferenze di habitat, é presente su tutto il territorio della
Provincia; la consistenza può senz’altro essere definita eccessiva.
- Cinghiale: diffuso in tutta la Provincia, ha conquistato tutte le aree montane
boschive e la media collina con presenza di boschi di macchia mediterranea, soprattutto se
limitrofi a zone, anche piccole, destinate all’attività agricola; negli ultimi tre anni ne è stata
segnalata la presenza nelle zone boscose a livello del mare.
194

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Non é stato mai accertato il numero effettivo delle presenze, ma dalle notizie ricavate sul
numero dei capi annualmente abbattuti e dalle richieste di risarcimento danni da parte di
operatori agricoli c’é da ritenere che la presenza del selvatico é buona su tutto il territorio ed
addirittura eccessiva in alcune aree limitrofe ad aree protette.
Muta di segugi in azione su lepre
Capriolo: habitat favorevole concentrato nei boschi della Sila e delle Serre; non si é a
conoscenza di censimenti in grado di stabilire l’effettiva consistenza della specie; di certo, il
divieto di attività venatoria, ormai in vigore in tutta la Calabria da oltre trenta anni, non deve
aver giovato molto alla specie se le segnalazioni di avvistamenti sono molto rare. Qualche
capo é segnalato nel parco del Gariglione; generalmente le presenze sono, comunque, da
ritenere scarse rispetto alle potenzialità del territorio.
- Coturnice: ambiente limitato a pochi areali distribuiti tra la fascia della media collina
del basso Ionio, dell’alto Ionio pre-silano, alto Tirreno ed alcune aree interne molto limitate; a
seguito dell’attuazione dei progetti di immissione, si segnala la presenza di qualche capo. La
consistenza generale, comune, è da ritenere scarsa.
- Starna: con esclusione delle aree boschive e quelle destinate a frutteti ed uliveti, il
resto del territorio, sia nelle fasce costiere che all’interno, con presenza, anche minima, di
attività agricola cerealicola é idonea alla permanenza della starna; in particolare le zone
silane di Piani di Moio, Mandragrande, Pantane, Ciricilla e Spineto catanzarese, la bassa
collina dell’alto Ionio, gli altipiani delle aree limitrofe a Decollattura e Soveria Mannelli e gli
altipiani delle pre-Serre, rispondono ai requisiti necessari alla permanenza della Starna,
anche se ad oggi essa é completamente assente.
195

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Azione di caccia con cani da ferma
Fagiano: nonostante l’habitat del fagiano non sia quello “classico” segnalato nei
testi scientifici, esso ha trovato in molte aree della Provincia, dalla fascia costiera sino alla
montagna, facile adattabilità; si tratta, comunque, non di selvatico autoctono ma proveniente
dalle numerose immissioni ripetutesi in questi anni. Le aree preferenziali sono concentrate,
intorno i corsi d’acqua più o meno importanti che attraversano la Provincia e tutte le altre
aree che non sono interessate da immissioni di starne, per la nota “incompatibilità” tra le due
specie; le presenze sono occasionali e solo in alcuni casi limitati appena sufficienti.
- Colombaccio: l’habitat variegato, contenuto tra la fascia della media collina e la
fascia montana, consente la permanenza del Colombaccio per tutto arco dell’anno; la
presenza attuale della specie si può definire buona.
- Altra selvaggina: presenti diffusamente su tutto il territorio provinciale esistono altre
specie sul territorio, benché inserite nell’elenco delle specie cacciabili, non suscitano
interesse nei cacciatori; queste specie sono: gazza, ghiandaia, cornacchia grigia, corvo;
la presenza di ciascuna di queste specie può considerarsi eccessiva.
b) Selvaggina migratoria
- Quaglia: ambienti idonei ormai ridotti a poche zone; quasi inutilizzabili le fasce
costiere e quelle lungo i fiumi più importanti della Provincia (Corace, Amato e Pesipe) per la
forte pressione antropica, restano gli altipiani montani e le fasce collinari interne dove sono
presenti attività agricole. La presenza, oltre che dalle condizioni ambientali dipende anche da
fattori meteorologici e climatici; la consistenza della specie può definirsi generalmente
buona nel periodo maggio-agosto e, in certi anni, anche fino a metà settembre;
successivamente, e sino a fine ottobre può definirsi discreta ma solo alle basse quote; dopo
il mese di ottobre gli incontri sono sporadici.
196

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
- Tortora: stessi habitat come per la quaglia, con l’aggiunta di qualche zona boschiva
a ridosso di aree vallive; la consistenza sino ad agosto é buona, ma già a settembre é poco
più che sufficiente, con incontri concentrati sulle fasce costiere e nelle zone poco più interne,
sino a scomparire in ottobre.
- Allodola: ambiente concentrato nelle aree prive di folta vegetazione e, al contrario
della quaglia, anche in aree marginali; il passo é abbondante a partire dagli inizi di ottobre
nelle zone di montagna e successivamente nelle aree lungo le fasce costiere ancora utili.
- Turdidi: l’habitat é caratterizzato dagli uliveti, che ormai costituiscono un patrimonio
consistente nella Provincia di Catanzaro, soprattutto se contornati da boschetti di macchia
mediterranea e aree con vegetazione arbustiva anche non di grosse dimensioni. Il passo, a
partire dalla seconda metà di ottobre é buono; la permanenza sino all’inizio della primavera
é condizionata dalla produzione olivicola che, essendo abbondante ad anni alterni, limita allo
stesso modo la presenza della specie sul territorio; essa, nelle annate favorevoli, si può
definire buona, mentre é scarsa in altre stagioni.
- Beccaccia: ambiente generalmente idoneo nelle zone boscose di montagna (oltre i
500 m.s.l.m.), di meno nella fascia di media collina dove le presenze sono concentrate nei
boschi di macchia mediterranea e solo dai primi di dicembre in poi. Più di ogni altra specie la
consistenza delle presenze é condizionata da fattori meteorologici e climatici; a partire dalla
fine di ottobre, si registra un passo generalmente costante e discreto, sotto il profilo della
consistenza, al quale però non corrisponde sempre una permanenza costante sul territorio;
essa varia da annate in cui può essere definita sufficiente, e solo eccezionalmente buona,
ad altre nelle quali le presenze sono molto scarse.
- Beccaccino e Frullino: ambiente quasi totalmente scomparso tanto che le uniche
aree ancora potenzialmente valide sono concentrate alle foci dei fiumi Crocchio, Amato e
Savuto e nelle zone umide dei “Laghi di Vota” e della palude dell’“Imbutillo” della fascia
costiera tirrenica; queste aree sono, comunque, molto ristrette per garantire presenze
massicce e costanti. Una zona interna di un certo rilievo é individuabile lungo il vallo di
Ciricilla in Sila. La presenza del beccaccino e del frullino sul territorio provinciale é scarsa
nelle zone che conservano certe caratteristiche, addirittura sporadica lungo i corsi d’acqua
interni.
- Migratori acquatici: sono comprese in questa categoria tutte le specie cacciabili di
anatre tuffatrici e di superficie, di rallidi e di piccoli trampolieri. Le problematiche sono
identiche a quelle espresse per beccaccino e frullino; la consistenza da ottobre a gennaio é
generalmente sufficiente, migliora, ma per periodi brevissimi, tra fine inverno ed inizio
primavera.
197

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’analisi delle vocazioni venatorie e la consistenza delle specie di maggior interesse
venatorio sono state riepilogate e messe a confronto nella tabella che segue; in essa non
sono state inserite specie quali la starna e la coturnice (quest’ultima, nell’ultimo decennio é
stata sottoposta a regime di protezione che non ha dato i frutti sperati), in quanto non
essendo presenti sul territorio non condizionano le scelte dei cacciatori, ed il capriolo perchè
ad oggi é specie protetta (in futuro, se le condizioni lo consentiranno) potrà essere oggetto di
caccia esclusivamente di selezione con le modalità indicate nell’apposito regolamento.
SPECIE CONSISTENZA PRATICANTI TECNICA VENATORIA
Lepre occasionale 7% cane da cerca e seguita
Volpe eccessiva 1% cane da cerca e seguita
Cinghiale buona 47% cane da cerca e seguita in
battuta
Fagiano occasionale
Quaglia discreta 30% cane da ferma
Beccaccia sufficiente
Beccaccino scarsa
Colombaccio discreta
Tortora sufficiente appostamento fisso
Allodola abbondante 15% temporaneo e di attesa
Turdidi buona
Migratori acquatici sufficiente
198

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Come evidenziato in tabella non sempre le tendenze venatorie coincidono con la
presenza della selvaggina: ad eccezione del cinghiale che ha una buona consistenza e
richiama ormai circa il 47% dei praticanti, per le altre specie si evidenzia quanto segue:
- la caccia con il cane da ferma é praticata quasi esclusivamente alla quaglia ed alla
beccaccia; il fagiano é occasionale e dipende dalla buona riuscita dei ripopolamenti, mentre
la presenza del beccaccino è talmente scarsa che non attira più molti praticanti.
- al contrario la caccia da appostamento dovrebbe richiamare molti più praticanti in
quanto, tranne qualche eccezione, le specie interessate godono buona salute;
- la caccia alla volpe, a fronte di un numero di presenze eccessivo, é praticata da
appena l’1% circa dei cacciatori;
- la caccia alla lepre riesce a resistere con circa l’7% dei praticanti, nonostante la specie
sia poco consistente.
- la caccia alle altre specie é inesistente; in verità non esiste nella Provincia alcuna
tradizione venatoria ad essa collegabile.
Sono, appunto, le tradizioni oltre che le abitudini venatorie consolidatesi in questi ultimi
anni, che determinano le scelte dei cacciatori; scelte che vanno oltre le presenze più o meno
consistenti della singola specie, anche se é pur vero che in particolari periodi, la presenza
consistente di una specie rispetto ad altre provoca il fenomeno della “migrazione”
temporanea di un certo numero di cacciatori da una tecnica venatoria all’altra in misura non
facilmente definibile che, comunque non dovrebbe alterare in modo consistente le
percentuali su citate.
Obiettivi
Il riequilibrio tra attività venatoria e consistenza delle specie selvatiche, con particolare
riferimento a quelle stanziali di maggiore interesse venatorio, é uno degli obiettivi che il
P.F.V.P. si propone di raggiungere attraverso l’individuazione di interventi migliorativi che la
Provincia, la Commissione Faunistica Provinciale ed i Comitati di Gestione hanno il dovere,
successivamente, di attuare al fine di ottenere le condizioni ottimali che giustifichino lo
svolgimento dell’attività venatoria.
Le attività principali individuate sono le seguenti:
• realizzazione di piani di miglioramento ambientale tesi a favorire la permanenza delle
specie migratorie ed il recupero di quelle stanziali;
• incentivazione delle colture a perdere;
• recupero di terreni marginali all’attività venatoria;
• interventi per evitare la bruciatura delle stoppie prima del periodo consentito;
• effettuazione dei ripopolamenti attraverso nuove tecniche di immissione;
• controllo dei prelievi;
199

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• effettuazione di censimenti anche attraverso l’attività venatoria;
• costituzione di zone di ripopolamento e cattura ed oasi di protezione;
• coinvolgimento degli operatori agricoli nella gestione della fauna.
Le modalità attuative dei provvedimenti suggeriti sono contenute nei rispettivi capitoli.
Obblighi
• La Provincia deve promuovere studi e ricerche al fine di verificare l’efficacia dei
provvedimenti adottati.
• I Comitati di Gestione e la Commissione Faunistica Provinciale devono svolgere
costante attività divulgativa allo scopo di informare tutti gli interessati su progetti finanziabili
che abbiano come obiettivo il mantenimento sul territorio della fauna selvatica; in generale
devono divulgare le iniziative ed i programmi annualmente adottati in materia di politica
venatoria ed ambientale.
• La Provincia deve organizzare specifici corsi di aggiornamento per cacciatori ed
operatori agricoli al fine di informare tutti sui benefici derivanti da una corretta gestione del
territorio anche a scopo venatorio.
• La Provincia, i Comitati di Gestione e la Commissione Faunistica Provinciale,
ognuno per le proprie competenze, devono provvedere alla programmazione annuale degli
interventi da attuare sul territorio ed alla pianificazione dell’attività venatoria attraverso
l’adozione del calendario venatorio provinciale da sottoporre alla Regione.
Altre tecniche venatorie.
Le pratiche venatorie più diffuse nella Provincia sono quelle che prevedono l’utilizzo del
cane (da ferma o da seguita) alle quali si abbina come mezzo di abbattimento il fucile a
canna liscia, il più comune tra i praticanti l’attività venatoria con qualche eccezione per il
fucile a canna rigata per la sola caccia al cinghiale.
Meritano, però, un cenno altri particolari tipi di attività venatoria poco (o per niente)
presenti nel panorama venatorio della Provincia, comunque richiamate sia dalla legge
157/92 che dalla L.R. n. 9/96; esse sono:
a - caccia di selezione;
b - caccia con l’uso dell’arco;
c - caccia con l’uso del falco.
200

a) caccia di selezione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La caccia di selezione é una tecnica venatoria praticata soprattutto per il contenimento
degli ungulati in aree dove il numero eccessivo crea problemi all’ambiente e mette in pericolo
la sopravvivenza stessa delle specie; essa non rientra nelle tradizioni venatorie dei cacciatori
residenti soprattutto per la mancanza di specie, quali il Capriolo, alle quali questo tipo di
attività si adatta benissimo.
La ricostituzione del patrimonio faunistico di ungulati (Capriolo) potrà giustificare in
futuro la possibilità di prelievo attraverso questo particolare tipo di attività venatoria, peraltro
già previsto nell’apposito regolamento per la caccia agli ungulati allegato al piano faunistico.
b) caccia con l’uso dell’arco
Anche l’arco non rientra nelle tradizioni venatorie dei cacciatori della Provincia, dediti
generalmente a cacce dove l’uso dell’arco sarebbe poco proficuo; esso, infatti, viene
generalmente impiegato per la caccia agli ungulati, in particolare sul cinghiale
pratica venatoria ancora relativamente “giovane” perché possano affermarsi forme
alternative di abbattimento.
Esiste, comunque, nella Provincia qualche società che promuove l’attività sportiva del
tiro con l’arco.
c) caccia con l’uso del falco
Nella Provincia di Catanzaro operava sino a qualche anno fa una piccola comunità di
falconieri che praticava costantemente, nei periodi consentiti, l’attività venatoria con l’uso del
falco; oggi la comunità non è più operativa.
L’uso dei falchi come mezzo di caccia é consentito dal comma 4 dell’art. 11 della L.R.
n. 9/96; essi devono provenire da allevamenti autorizzati e devono osservare le disposizioni
contenute nella legge 19.12.1975 n. 874.
201

I falchi possono essere destinati a:
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
1 - detenzione a scopo venatorio, subordinato alle norme che regolano l’attività
venatoria in genere; l’addestramento dei rapaci a scopo venatorio deve avvenire in strutture
per la gestione privata della caccia, nel rispetto dei singoli regolamenti; in mancanza di
queste strutture sul territorio provinciale, la Provincia può autorizzare l’addestramento su
area ben definita e con l’uso di animali di allevamento;
2 - detenzione per la sola attività di volo; in questo caso non ci sono particolari norme da
rispettare se non il solo divieto di abbattimento di qualsiasi animale e il divieto di uso di cani
durante l’addestramento al volo;
3 - detenzione a scopo amatoriale: é soggetto alle norme di detenzione stabilite da altre
leggi e regolamenti.
Obblighi
• I cacciatori che intendono praticare la caccia di selezione ed i falconieri che
utilizzano i falchi per l’attività venatoria devono possedere la qualifica di “cacciatore
selettore”.
• I detentori di specie del genere Falco e loro ibridi sono soggetti agli obblighi stabiliti
dall’art. 11, comma 5, della L.R. n. 9/96.
• E’ obbligatorio che i falchi detenuti in cattività siano contrassegnati con anelli
inamovibili apposti dagli uffici competenti per il controllo e siano muniti di regolare
certificazione di provenienza.
• Chi svolge l’attività venatoria con l’uso del falco é soggetto al rispetto della legge
157/92 e della L.R. n. 9/96.
• E’ fatto obbligo a chiunque rinviene, vivi o morti, falchi contrassegnati con anelli ed
202

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
eventuali bardature da falconiere di darne immediata comunicazione alla Regione ed alla
Provincia; gli animali ritrovati devono essere trattenuti in centri di allevamento specializzati o
in strutture idonee a garantirne la sopravvivenza in condizioni ottimali sino a ritrovamento del
legittimo proprietario. Il mancato rispetto di questa norma comporta l’applicazione delle
sanzioni previste per la detenzione ed il commercio di animali, o parti di essi, appartenenti
• a specie protette e particolarmente protette.
Limitazioni
• Nella caccia di selezione é vietato l’uso di qualsiasi razza di cane; é ammesso a fine
battuta l’utilizzo di cani da traccia per il recupero dei capi eventualmente feriti e non
individuato durante il normale svolgimento dell’attività.
• L’uso del falco per l’attività venatoria é parificato agli altri mezzi di abbattimento di cui
all’art. 11 della L.R. n. 9/96 ed è, quindi, consentito nei limiti stabiliti dalla stessa legge.
• E’ ammessa la detenzione e l’uso come mezzi di caccia di falchi ibridi derivati dalle
specie consentite.
• Eventuali competizioni di tipo “sky-trial”, organizzate sul territorio provinciale, sono
consentite con l’uso esclusivo di piccioni viaggiatori allevati allo scopo.
• La detenzione dei falchi e loro ibridi non é condizionata all’utilizzo degli stessi per
scopi venatori;
• Chi detiene i falchi a solo scopo amatoriale e non é in possesso dei requisiti di cui
all’art. 10, comma 3, della L.R. n. 9/96, non può utilizzare gli stessi per esercitare l’attività
venatoria.
• L’attività venatoria in una delle forme descritte nel presente articolo (di selezione,
con l’arco e con l’uso del falco) rientra nelle norme sulla mobilità e residenza venatoria di
seguito riportate.
Sanzioni
• Per le violazioni alle disposizioni contenute nel presente articolo si applicano le
sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n.
9/96, art. 20.
203

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.7 - Gli Istituti di protezione e gestione: vocazione faunistica e pianificazione delle
attività gestionali.
3.7.1 Aree Naturali Protette
(Tratto da Rapporto sullo Stato dell’Ambiente – 2005 Amm.ne Prov.le di Catanzaro)
La Provincia di Catanzaro, proprio per le sue caratteristiche geomorfologiche di cui si è
già detto nel par. 2 “Quadro conoscitivo”, ospita diversi tipi di habitat che vanno da quelli
costieri a quelli più propriamente montani oltre che lagunari.
Essa comprende anche aree naturali protette ai sensi della Legge Quadro n° 394/91: il
Parco Nazionale della Sila, il Parco Naturale Regionale delle Serre e tre Riserve Naturali;
queste ultime ricadono all’interno della perimetrazione del Parco Nazionale della Sila.
Aree naturali protette nella Provincia di Catanzaro ai sensi della legge 394/91
Class. Nome Caratteristiche principali Sup.(ha) località
Parco
Nazionale
(PN)
Parco
Naturale
Regionale
(PNR)
Riserva
Naturale
Statale
(RNS)
Riserva
Naturale
Statale
(RNS)
Riserva
Naturale
Statale
(RNS)
Parco
Nazionale
della Sila
Parco
Naturale
regionale
delle Serre
Poverella –
Villaggio
Mancuso
Coturelle
– Piccione
Gariglione
Pisarello
Istituito con D.P.R. 14/11/2002. Tutela aree di
rilevante interesse ambientale, in Sila piccola,
Sila grande e Sila greca, comprende 21
Comuni, 6 Comunità Montane e 3 province
della Regione Calabria.
Istituito con legge regionale n° 48 del 5
maggio 1990
Istituita con Decreto Ministeriale nel 1977,
l’area ricade tra i 1.000 e i 1.300 m di
altitudine, la morfologia è ondulata con
pendenze sempre blande. Il clima è
tipicamente mediterraneo. La specie più
diffusa e importante è pino laricio calabrese.
Altre specie sono castagno, leccio, roverella.
Fra gli arbusti la ginestra dei carbonai e il
biancospino. Fra i mammiferi la specie più
importante è certamente il lupo. Degli uccelli
si ricordano numerose specie, tra le quali
sparviero, astore e cornacchia grigia
Istituita con Decreto Ministeriale nel 1977,
l’area è una zona di castagno e di querce
caducifoglie. Nel sottobosco si trovano erica,
felce aquilina e ginestra dei carbonari. Fra i
1.100 e i 1.600 m di altitudine è compresa la
fascia di pino laricio. La specie più
significativa è il pino laricio calabrese. Tra i
mammiferi il lupo, capriolo, il cinghiale. Tra
gli uccelli sono presenti numerose specie,
poiana, sparviero, cornacchia grigia, picchio
nero, picchio rosso maggiore.
Istituita con Decreto Ministeriale nel 1977
l’area è completamente racchiusa nel territorio
della Sila Piccola con altitudini che variano da
1500 a 1750 m s.l.m
73.695 di cui
16.367,45 ha
ricadono nella
Provincia di
CZ
3.709 ha
ricadono nel
territorio della
Provincia di
CZ sul totale
di 17.687
I comuni della Provincia
di Catanzaro che ricadono
nel parco sono:
Albi, Magisano, Petronà,
Sersale, Taverna,
Zagarise.
I comuni della Provincia
di Catanzaro che ricadono
nel parco sono:
Badolato, Cardinale,
Davoli, Guardavalle, San
Sostene, Santa Caterina
dello Ionio,
Satriano
1.086 Taverna
550 Albi
450 Taverna
204

Parco Nazionale della Sila
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per quanto riguarda la presenza di mammiferi, un posto di primaria importanza è
occupato dal lupo (Canis lupus).;dal 1991 è in atto uno studio volto ad accertare la
consistenza numerica delle popolazioni di lupi nelle tre zone parco ed a valutare le
potenzialità dell'ecosistema.
La presenza del lupo è stata valutata in alcune decine di esemplari e, accertate le cause
del decremento di popolazione avutosi negli anni 70-80, si stanno impostando i piani di
riqualificazione ambientale per ricostituire i vari anelli della catena alimentare e stabilizzare
così le presenze faunistiche.
Il lupo è stato sempre oggetto di caccia da parte dei pastori a causa dei danni che
provoca al bestiame domestico; gli assalti alle mandrie ed ai greggi sono motivati, nel corso
di questo secolo, dalla progressiva scomparsa delle principali prede selvatiche del carnivoro:
il cervo ed il capriolo.
Per ristabilire l'equilibrio naturale e diminuire il rischio di contatto tra il lupo ed il bestiame
domestico, quindi, indirettamente
con l'uomo, la direzione del Parco
avviò negli anni '70, anche un
progetto di ripopolamento del
capriolo e nel 1989 di
reintroduzione del cervo nelle aree
silane. Per i due grandi ungulati
l'attuale situazione è senz'altro
positiva.
Dall'azienda faunistica "Golia S. Michele", in Sila Grande, è stato riammesso in libertà il
capriolo che attualmente è presente su tutto l'altipiano silano.
Esemplari di cervo (Cervus elaphus) nel Parco Nazionale della Sila
La situazione si inverte quando si parla del cinghiale. Quest'altro grande mammifero è
estremamente numeroso nella zona meridionale del parco dove trova l'optimum nelle vallate
scoscese e ricche di castagni ed essenze quercine, abbondante anche in Sila Piccola,
presente con sporadici esemplari in Sila Grande, dove la natura del bosco a dominanza
assoluta di pino laricio ad alto fusto non offre buon rifugio ed adeguata alimentazione.
Molto numerosa è la rappresentanza dei piccoli carnivori; partendo dalla importante
presenza del gatto selvatico, troviamo anche il tasso, la volpe, la faina, la puzzola, la donnola
e la martora che rappresenta il maggior nemico di un altro ospite del parco: lo scoiattolo.
La specie presente nel parco, ed in generale nell'Italia meridionale è diversa da quella
conosciuta nel resto d'Italia e d'Europa. Presenta un caratteristico manto nero con il ventre
ed il petto bianco e le dimensioni del corpo e della coda maggiori rispetto agli altri scoiattoli.
205

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La popolazione ornitica nidificante del parco è rappresentata da un consorzio di specie
tipiche degli ambienti boschivi sud-
appenninici.
Nell'area, per esempio, si constata
la presenza di buona parte delle
specie piciformi: Picchio nero
(Dryocopus martius) che è una delle
specie di maggior interesse faunistico
ed il cui areale trova in Sila la punta
più meridionale d'Europa, picchio verde
(Picus viridis), picchio rosso maggiore (Dendrocopus major), picchio rosso mezzano
(Picoides medium), anch'esso estremamente importante e picchio rosso minore (Picoides
minor).
Anche i rapaci sono ben rappresentati, con numerose specie sia diurne che notturne; poiane
e gheppi trovano ampi territori di caccia.
Di notte il parco si popola di gufi, allocchi (Strix aluco) e civette (Athene noctua) che
trovano facili prede nella ricca fauna del sottobosco.
Data la presenza di grosse estensioni boscate, alternate a prati, pascoli e zone
cespugliate, zone umide e corsi d'acqua, possiamo facilmente incontrare numerose altre
varietà di uccelli.
L'upupa (Upupa epops) è presente stagionalmente, dalla tarda primavera all'autunno,
mentre è molto raro nel parco il corvo imperiale (Corvus corax), presente con alcune coppie.
Fra i rettili è rilevante la presenza della vipera (Vipera aspis) comune con tre fenotipi, a
dorso grigiastro, a dorso scuro e ventre chiaro e quello completamente nero; è l'unico rettile il
cui morso può essere pericoloso per l'uomo.
Il gufo reale (www.Calabrianatura.it)
206

Parco Regionale delle Serre
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Anche il Parco delle Serre, come la Sila, si caratterizza per la presenza di mammiferi ed
uccelli, anche di valore naturalistico, che popolano il parco; alcune di esse rientrano in liste di
attenzione.
Mammiferi
Sus scrofa (Cinghiale) Martes foina (Faina) Mustela putorius (Puzzola) Mustela nivalis
(Donnola)
Meles meles (Tasso)
(Gatto selvatico)
Lepus capensis (Lepre) Martes martes (Martora) Vulpes vulpes
(Volpe)
Uccelli
Turdus philomelos (Tordo Falco vespertinus (Falco Ardea cinerea (Airone Asio otus (Gufo
bottaccio)
cuculo)
cenerino)
comune)
Corvs corax (Corvo Scolopax rusticola Parus major (Cinciallegra) Oriolus oriolus
imperiale)
(Beccaccia)
(Rigogolo)
Turtus pilaris (Cesena) Coturnix coturnix Phasianus colkicus (Fagiano Upupa epops
(Quaglia)
Pica pica (Gazza) Carduelis carduelis
(Cardellino)
comune)
Erithacus rubecula
(Pettirosso)
(Upupa)
Picchio verde,
Picchio Rosso, ecc.
Vipera aspis
(Vipera comune)
Lucertola
Rettili
Salamandra Biacco Rospo
Mammiferi, Uccelli e Rettili di interesse naturalistico presenti all’interno del parco regionale delle serre. (Fonte: www.Parks.it)
Per ciò che riguarda le aree naturali protette ai sensi della L 394/91 gli strumenti di
pianificazione sono pressoché inesistenti.
Le iniziative di conservazione della natura promosse in questi ultimi anni sono
sostanzialmente legate agli interventi di promozione dello sviluppo sociale ed economico
delle comunità locali, frutto di progetti di natura sovraregionale
207

3.7.2 Siti Rete Natura 2000 (SIC)
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Complessivamente sono ventiuno i tipi di habitat classificati e codificati secondo le
indicazioni di cui all’allegato I della direttiva “Habitat”, censiti in Provincia di Catanzaro
nell’ambito del progetto Bioitaly, coordinato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del
Territorio, per la realizzazione della “Rete Natura 2000”.
Le aree, di cui al sopra richiamato progetto Bioitaly, (proposte di Siti di Interesse
Comunitario (pSIC) ai sensi della Direttiva 92/43/CEE “Habitat sono le seguenti:.
1. SIC - IT9330087 “Lago la Vota”
CARATTERISTICHE SITO: Laghetto costiero con acque salmastre (235.00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 0 MIN, 5 MAX, 3 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Si tratta dell'ultimo esempio di lago costiero sull'intera costa
tirrenica calabrese. Le caratteristiche ambientali del sito (per quanto degradato) e la sua
posizione geografica, lo rendono potenzialmente molto attrattivo per tutte le specie di Uccelli
acquatiche e migratrici, come luogo di sosta temporanea o di svernamento.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per progetti di sviluppo turistico (porto- canale)
fenomeni estesi e crescenti di degrado (discariche e costruzioni abusive) e bracconaggio.
UCCELLI MIGRATORI ABITUALI NON ELENCATI DELL'ALLEGATO 1 DELLA DIRETTIVA 79/409/CEE:
Ixobrychus minutus, Ardeola ralloides, Egretta garzetta, Ardea purpurea, Circus aeruginosus,
Pandion haliaetus, Himantopus himantopus, Philomachus pugnax, Larus melanocephalus,
Chlidonias niger.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Artemisia variabilis, Bufo viridis.
2- SIC - IT9330088 “Palude di Imbutillo”
CARATTERISTICHE SITO: La palude sorge all'interno di una vasta pineta litoranea di pino
domestico (Pinus pinea), ed è caratterizzata dalla presenza di un folto canneto di cannuccia
di palude (Phragmites communis). La piaggia antistante ospita piante psammofile mentre lo
stagno litoraneo è circondato da essenze tipiche della macchia mediterranea. (49.00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 0 MIN, 6 MAX, 3 MEDIA
208

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
QUALITÁ E IMPORTANZA: Paludi di notevoli interesse ornitologico, quali sito di sosta
migratoria e anche di nidificazione di numerose specie (> 70) ed erpetologica per la presenza
di Triturus italicus ed Emys orbicularis.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità legato agli incendi dolosi ed ai progetti di
bonifica.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Emys orbicularis.
UCCELLI MIGRATORI ABITUALI NON ELENCATI DELL'ALLEGATO 1 DELLA DIRETTIVA 79/409/CEE:
Ixobrychus minutus, Nycticorax nycticorax, Ardeola ralloides, Egretta garzetta, Ardea
purpurea, Plegadis falcinellus, Platalea leucorodia, Circus aeruginosus, Himantopus
himantopus, Tringa glareola, Larus melanocephalus, Sterna hirundo, Caprimulgus europaeus
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Bufo viridis, Elaphe longissima, Hyla italica,
Lacerta bilineata.
3 - SIC - IT9330089 “Dune dell'Angitola”
CARATTERISTICHE SITO: Dune costiere con vegetazione psammofila (414 ,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 0 MIN, 5 MAX, 3 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Lungo tratto di costa a vegetazione psammofila molto ben
conservato. Presenza di ginepri arborei costieri.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità: pressione antropica a scopi turistici.
4 - SIC - IT9330098 “Oasi di Scolacium”
CARATTERISTICHE SITO: Dune costiere a vegetazione psammofila (82,00 ha)
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 0 MIN, 7 MAX, 4 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Presenza di Hypecoum imbexbe, specie molto rara. Segnalazione
di nidificazione recente di Caretta caretta.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità legato alla presenza della ferrovia che
costeggi il mare e limita gli insediamenti antropici, vicinanza di un grande centro (Catanzaro
Marina).
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Caretta caretta.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Centaurea deusta, Ephedra distachya,
hypecoum imberbe.
209

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
5 - SIC - IT9330105 “Steccato di Cutro e Costa del Turchese”
CARATTERISTICHE SITO: Tratto di dune costiere a vegetazione psammofila conservata
(36,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 0 MIN, 8 MAX, 3 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Dune costiere ben conservate con ricca vegetazione psammofila.
VULNERABILITÁ: Turismo balneare, speculazione edilizia.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Artemisia variabilis, Ephedra distachya.
6 - SIC - IT9320106 “Foce del Crocchio Cropani”
CARATTERISTICHE SITO: Foce di fiume con vegetazione riparia (301,00ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 0 MIN, 5 MAX, 2 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: boschi ripari mediterranei.
VULNERABILITÁ: Taglio, speculazione edilizia.
7 - SIC - IT9330107 “Dune di Isca”
CARATTERISTICHE SITO: Dune costiere a vegetazione psammofila (24,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 0 MIN, 2 MAX, 1 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Si tratta di uno dei pochissimi siti nidificazione di Caretta caretta in
Calabria.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per pericolo di disturbo nel periodo di
deposizione e schiusa delle uova di Caretta caretta, per coincidenze con turismo balneare.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Caretta caretta.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Ephedra distachya.
8 - SIC - IT9330108 “Dune di Guardavalle”
CARATTERISTICHE SITO: Dune costiere in buono stato di conservazione con notevole
vegetazione psammofila (19,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 0 MIN, 5 MAX, 3 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Dune costiere con vegetazione psammofila ben conservata.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per turismo balneare, speculazione edilizia.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Ephedra distachya.
210

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
9. - SIC - IT9330109 “Madama Lucrezia”
CARATTERISTICHE SITO: Presenza di pareti verticali particolarmente idonee alla
nidificazione di rapaci (442,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 50 MIN, 253 MAX, 150 MEDIA.
UCCELLI MIGRATORI ABITUALI NON ELENCATI DELL'ALLEGATO 1 DELLA DIRETTIVA 79/409/CE:
Neophron, Percnopterus, Falco biarmicus, Milvus milvus.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Sito di riproduzione di specie di Falconiformes rare e minacciate a
livello europeo. Sito di nidificazione di Capovaccaio fino a pochi anni fa abbandonato,
presumibilmente, per l'eccessiva modificazione ambientale.
VULNERABILITÁ: Mediamente elevata per rischio di bracconaggio.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Muscardinus avellanarius.
10 . SIC - IT9330113 “Boschi di Decollatura”
CARATTERISTICHE SITO: Castagneti collinari (88,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 850 MIN, 1068 MAX, 900 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Boschi di castagno con presenze di esemplari monumentali
determinanti per la presenza di Osmoderma eremita
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per ceduazione del bosco.
INVERTEBRATI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DIRETTIVA 92/43/CEE: Osmoderma eremita
11 . SIC - IT9330114 “Monte Gariglione”
CARATTERISTICHE SITO: Boschi misti di faggio e abeti cacuminali (604,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): MIN, MAX, MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Area forestale climaxad Abete bianco e Faggio, a tratti in ottimo
stato, estesa e avente continuità con i boschi della Sila Grande.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità, dovuto al pascolo e a eccessi di
diradamento, bracconaggio e raccolta di prodotti del sottobosco (non regolamentato).
UCCELLI MIGRATORI ABITUALI NON ELENCATI DELL'ALLEGATO 1 DELLA DIRETTIVA 79/409/CE:
Dryocopus martius.
MAMMIFERI ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE:
Bombina variegata, Salamandrina terdigitata, Canis lupus.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Anguis fragilis, Coronella austriaca, Dryomys
nitedula, Elaphe longissima, Felis silvestris, Lacerta bilineata, Martes martes, Rana italica.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria
211

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
12. SIC - IT9320115 “Monte Femminamorta”
CARATTERISTICHE SITO: Boschi misti montani a faggio e abete (658,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA: mediterranea.
ALTEZZA (M): 1350 MIN, 1723 MAX, 1500 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Area forestale climax estesa e continua con boschi della Sila
Grande, ben conservata e lontana da centri abitati.
VULNERABILITÁ: grado di vulnerabilità legato al pascolo di bovini al diradamento del bosco.
Bracconaggio e raccolta di prodotti del sottobosco non regolamentato.
MAMMIFERI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Canis lupus.
Relazione con altri siti: SIC Torrente Soleo IT9320125
13. SIC - IT9330116 “Colle Poverella”
CARATTERISTICHE SITO: Pinete mediterranee montane (179,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA: mediterranea.
ALTEZZA (M): 1159 MIN, 1297MAX, 1200 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Pinete ben conservate.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità per la vicinanza di strutture turistiche in
espansione, pascolo, bracconaggio, rifiuti.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Bombina
variegata.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Pinus laricio.
MAMMIFERI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Canis lupus.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria.
14. SIC - IT9330117 “Pinete del Roncino”
CARATTERISTICHE SITO: Vallone montano con boschi e pini neri mediterranei (1508,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 890 MIN, 1503 MAX, 1250 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Pineta a Pini neri mediterranei ben conservata.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per utilizzazione forestale e incendi.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Elaphe
quatuorlineata , Bombina variegata.
INVERTEBRATI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DIRETTIVA 92/43/CEE: Cordulegaster trinacriae.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Hyla italica, Pinus laricio, Rana italica,
Salamandra salamandra.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria.
212

15. SIC - IT9340120 “Lacina”
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
CARATTERISTICHE SITO: Depressione alluvionale su substrato acido (326,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 970 MIN, 1028 MAX, 1000 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Pascoli umidi montani mediterranei con sfagneti. Stazione di
Menyantes trifoliata specie per la Calabria al limite di areale.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità per pascolo e captazione acque.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Bombina
variegata.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Hyla italica, Menyanthes trifoliata, Rana
dalmatica, Rana italica.
16. SIC – IT9330124 “Monte Contrò”
CARATTERISTICHE SITO: Boschi cacuminali montani (100,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 1000 MIN, 1145 MAX, 950 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Faggete e castagneti con piante monumentali.
VULNERABILITÁ: Taglio.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Salamandra salamandra.
17. SIC - IT9330125 “Torrente Soleo”
CARATTERISTICHE sito: Vallone montano incassato (380,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 1150 MIN, 1645MAX, 1450 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Ambiente fluviale integro.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità per canalizzazione delle acque.
MAMMIFERI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Canis lupus.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria, SIC Colle del Telegrafo
IT9330128.
213

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
18. SIC - IT9330128 “Colle del Telegrafo”
Boschi montani misti a faggio e abeti (203,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 1500 MIN, 1654 MAX, 1560 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Notevoli faggete ad abete.
VULNERABILITÁ: Medio grado di vulnerabilità per taglio.
ANFIBI E RETTILI ELENCATI NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Bombina
variegata.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Hyla italica, Rana italica, Salamandra
salamandra.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria, SIC Torrente Soleo -
IT9330125.
19. SIC - IT9320129 “Fiume Tacina”
CARATTERISTICHE SITO: (1075,00 ha)Vallone montano incassato.
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): 800 MIN, 1500 MAX, 1250 MEDIA.
QUALITÁ E IMPORTANZA: Ambiente fluviale ben conservato.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità per taglio, incendi e utilizzazione acque.
RELAZIONE CON ALTRI SITI: Parco Nazionale della Calabria.
20. SIC - IT9330184 “Scogliera di Stalettì”
CARATTERISTICHE SITO: Scogliera costiera di particolare valore paesistico. Un lembo del
territorio è adibito a Giardino Ortobotanico di essenze autoctone (21,00 ha).
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea
ALTEZZA (M): 0 MIN, 70 MAX, 35 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Tracce storiche recenti di nidificazione di Caretta caretta,
presenza di specie vegetali rare delle rupi marittime.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità poiché si tratta di una piccola area che
conserva caratteristiche di naturalità, con a monte un tratto di costa estremamente
antropizzata con costruzioni, anche abusive, alcune abitate, altre non finite. L'area quindi può
essere soggetta ad eccessivo carico antropico.
UCCELLI MIGRATORI ABITUALI ELENCATI NELL'ALLEGATO 1 DELLA DIRETTIVA 79/409/CE: Falco
peregrinus, Apus pallidus, Monticala solitarius.
PIANTE ELENCATE NELL'ALLEGATO II DELLA DIRETTIVA 92/43/CEE: Dianthus rupicola.
ALTRE SPECIE IMPORTANTI DI FLORA E FAUNA: Limonium minutiflorum.
214

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
21. SIC - IT9320185 “Fondali di Stalettì”
CARATTERISTICHE SITO: (46,00 ha) Fondale costiero in cui era presente una estesa
prateria di Posidonia ora molto ridotta.
REGIONE BIOGEOGRAFIA : mediterranea.
ALTEZZA (M): -5 MIN, -30 MAX, -17 MEDIA
QUALITÁ E IMPORTANZA: Sito degradato di Posidonia oceanica di cui è auspicabile il
ripristino per l'importanza che riveste quale nursery di specie e di diffusione di specie animali.
VULNERABILITÁ: Alto grado di vulnerabilità, legato alla ridotta estensione. La prateria
attualmente è molto ridotta poiché è stata soffocata dallo scarico di grandi quantità di
materiale inerte proveniente dalla costruzione delle abitazioni, della strada e delle gallerie
costiere sul promontorio. I rischi sono inoltre legati alla pesca abusiva e nei mesi estivi
all'eccessivo attracco di natanti.
Problematiche gestionali.
Le problematiche comuni alle zone di protezione descritte, sono relative alla eccessiva
presenza della specie Cinghiale, che si concretizza con una sempre più crescente domanda
di risarcimento danni alle produzioni agricole nelle aree esterne ma limitrofe ad esse.
E’ evidente che i danni alle colture sono più “visibili” in quanto ad essi corrisponde una
sempre più crescente domanda di risarcimento economico.
Non sono però da sottovalutare i danni all’ambiente, meno visibili ma altrettanto
importanti. Un esempio di tale effetto si osserva nelle depressioni nel terreno che d’inverno
diventano dei piccoli stagni e che sono area di sosta per l’avifauna acquatica: l’eccessiva
densità di cinghiali, che li utilizzano frequentemente, mette a repentaglio l’esistenza stessa di
queste peculiari formazioni.
Altro esempio sono le praterie montane; esse sono fortemente danneggiate dalla attività
di grufolamento della specie che provoca la distruzione dell’esiguo cotico erboso, favorendo
l’erosione dei terreni.
Ne deriva un notevole il disturbo alle altre specie di interesse naturalistico (Svasso
maggiore etc.) e faunistico-venatorio (Lepre, Fagiano, Starna), la cui salvaguardia deve
essere uno degli obiettivi del piano faunistico-venatorio.
Si auspica maggiore collaborazione tra gli Enti di gestione delle aree protette e la
Provincia di Catanzaro per una corretta gestione del suide; ad oggi nelle strutture protette è
vietata qualsiasi forma di attività venatoria.
215

3.7.3 Oasi di protezione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le oasi di protezione (O.d.P.) sono aree destinate alla conservazione degli habitat
naturali, al rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica, stanziale e migratoria;
esse hanno come finalità la protezione di popolazioni di fauna selvatica, sia migratoria che
stanziale nonché quella dell’aumento delle popolazioni di specie selvatiche nei territori
circostanti l’oasi.
Le aree idonee alla costituzione delle oasi di protezione sono quelle che conservano una
certa valenza ambientale; in pratica esse coincidono con le aree individuate come S.I.C.:
Lago la Vota, Palude di Imbutillo, Dune dell'Angitola, Oasi di Scolacium, Costa del Turchese,
Foce del Crocchio, Dune di Isca, Dune di Guardavalle, Foce Fiume Tacina.
La costituzione delle oasi è condizionata dal rispetto del limite del 26% a livello regionale
previsto dalla L.R. n. 9/96 e richiamato dal P.F.V.P..
Ove ne esistano i presupposti, l’istituzione di oasi di protezione è prioritaria in ambienti
umidi posti lungo le rotte di migrazione e, comunque, esclusivamente tra quelle indicate nel
P.F.V.P..
La gestione delle oasi é affidata al Settore caccia della Provincia attraverso l’utilizzo delle
Agenti di Polizia Provinciali e delle Guardie Volontarie appartenenti alle associazioni
venatorie, agricole ed ambientaliste, secondo le indicazioni contenute nell’apposito
regolamento allegato al piano faunistico.
dette.
Attualmente non esistono sul territorio della Provincia “Oasi di protezione” propriamente
3.7.4 Zone di protezione lungo le rotte di migrazione
La particolare geografia del territorio provinciale si sviluppa intorno al cosiddetto “Istmo di
Catanzaro” che rappresenta la parte più stratta dell’Italia.
Esso è largo circa 30 chilometri e si trova in corrispondenza della depressione tra le
estreme appendici meridionali dell'Appennino Calabrese e la parte settentrionale delle Serre,
entrambi già ampiamente descritti.
La valle tra le due catene montuose è larga circa 2 chilometri nel punto più stretto e si
allarga in corrispondenza della Piana di Sant'Eufemia ad ovest e della valle del Corace ad
est per poi terminare sulle rispettive coste.
Questa premessa per evidenziare il fatto che questa particolare conformazione, abbinata
alle distribuzione delle aree protette che interessano il territorio provinciale (Parco Nazionale
della Sila posta a nord rispetto all’istmo, ed il Parco Reginale delle Serre poste a sud),
216

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
garantisce una adeguata protezione per la selvaggina migratoria lungo le rotte di migrazione
che investono l’intera provincia.
Sono compresi in queste aree anche i valichi montani (riferiti alle cime montuose oltre i
1200 m slm) che ricadono tutti all’interno dei parchi.
Ad essi si aggiungono le aree SIC che, se pur non godono di protezione integrale,
consentono l’attività venatoria per periodi più ristretti e per specie limitate.
3.7.5 Zone di ripopolamento e cattura.
A diversi anni dall’entrata in vigore della Legge 157/92 e dalla L.R. di recepimento n. 9/96,
non è stata costituita sul territorio provinciale nessuna zona di ripopolamento e cattura,
nonostante dette aree siano finalizzate a favorire la riproduzione della fauna selvatica allo
stato naturale, il suo irradiamento nelle zone circostanti, la cattura della medesima per
l'immissione sul territorio agro-silvo-pastorale.
Per favorire gli obiettivi che una buona Z.R.C. si prefigge è necessario prevedere
interventi di miglioramento ambientale di terreni marginali, semine con opportune miscele,
allestimento di zone umide alimentate con acqua sorgiva o piovana, creazioni di siepi con
valenza faunistica.
Senza intaccare il patrimonio territoriale agro-silvo-pastorale, già ampiamente
compromesso dall’intervento dell’uomo, le aree che possono essere utilizzare allo scopo
sono quelle limitrofe a strade e ferrovie o aree urbane in genere, le cui superfici sono già
stralciate dal computo della S.A.S.P e, pertanto, non influenzano il calcolo delle percentuali
stabilite dalle norme.
Le Z.R.C., ai sensi della legge 157/92 rientrano nella percentuale del territorio destinato a
protezione della fauna e, quindi, nel rispetto della percentuale massima del 26% attribuita ad
esse della L.R. n. 9/96.
Partendo dal presupposto che tutto il territorio A.S.P. della provincia è idoneo alla
costituzione delle zone di ripopolamento e cattura e la scelta ubicazionale dello stesso è
funzione della fauna selvatica che si indente proteggere e potenziare, è opportuno scegliere
prioritariamente aree agricole a basso reddito non destinate a coltivazioni specializzate, dove
i danni provocati dalla selvaggina alle colture siano contenuti.
scopo.
Anche le aree demaniali, peraltro già sottratte all’attività venatoria, sono idonee allo
E’ opportuno comunque che le Z.R.C. siano dislocate in modo frammentato, in maniera
da consentire un buon irradiamento nei terreni circostanti della fauna prodotta ed offrire
anche una buona disponibilità di sosta alla selvaggina migratoria.
217

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Nelle Z.R.C. è altresì opportuno prevedere delle norme per il controllo selettivo dei
predatori.
La gestione delle Z.R.C. é affidata al Settore Caccia della Provincia attraverso l’utilizzo
degli Agenti di Polizia Provinciale e delle Guardie Volontarie, secondo le indicazioni
contenute nell’apposito regolamento allegato al piano faunistico.
Nelle zone di ripopolamento e cattura la Provincia può autorizzare gare cinofile con
divieto di abbattimento della fauna selvatica, anche a fini di censimento della fauna in esse
presente.
3.7.6 Centri pubblici di produzione della fauna selvatica
I centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica di cui all'art. 9 della L.R. n. 9/96 sono
istituti di protezione destinati alla ricostituzione di popolazioni autoctone nonché allo studio e
alla sperimentazione di metodi e tecniche di gestione con particolare riguardo alla
riproduzione allo stato naturale di uccelli e mammiferi appartenenti alla fauna stanziale da
prelevare per il ripopolamento ed immessi sul territorio in tempi e condizioni utili al loro
ambientamento.
I centri pubblici di riproduzione della fauna selvatica allo stato naturale, oltre che per le
finalità dette, sono istituiti per la salvaguardia, la sosta durante la migrazione e la
riproduzione allo stato naturale di soggetti appartenenti a fauna migratoria; l’interno di essi è
altresì, ammesso il recupero, la detenzione e la cura di fauna selvatica in difficoltà per la sua
reintroduzione in natura.
L'istituzione di centri pubblici è a cura della Provincia; anche per questi vige il rispetto
della percentuale massima del 26% attribuita alle strutture di protezione della L.R. n. 9/96 .
Le aree idonee alle costituzione dei centri pubblici di allevamento sono preferibilmente
quelle demaniali, ma anche i terreni, purché idonei, possono essere utilizzati allo scopo.
L'attività del centro pubblico deve prevedere interventi diretti a costituire una sufficiente
base alimentare e condizioni di sviluppo agevolato della fauna selvatica, come semine a
perdere di aree marginali, allestimento di pozze alimentate con acque piovane e sorgive,
formazione ed adattamenti di luoghi per la rimessa di selvatici; utilizzo di attrezzature quali
gabbie e palchetti per i riproduttori, voliere di ambientamento di animali selvatici.
Attualmente non esistono centri pubblici di allevamento sul territorio provinciale.
218

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.7.7 Centri privati di produzione della fauna selvatica
I centri privati di riproduzione di fauna selvatica hanno le stesse finalità dei centri pubblici;
anch’essi pertanto sono destinati alla ricostituzione di popolazioni autoctone a fini venatori
attraverso la riproduzione allo stato naturale di uccelli e mammiferi appartenenti alla fauna
stanziale.
Però, al contrario dei centri pubblici, essi sono istituti di gestione privata della caccia e
quindi rientrano nella percentuale del 15% stabilita dalla legge 157/92.
Gli allevamenti di selvaggina sono anche caratterizzati dall’utilizzazione di specifiche
strutture ed impianti quali incubatrici, palchetti e voliere .
La costituzione dei centri privati di allevamento è autorizzata dalla Provincia di Catanzaro
nel rispetto del regolamento allegato al piano faunistico.
Nella Provincia di Catanzaro sono presenti alcune strutture di allevamento di selvaggina,
ma solo uno di essi ha le caratteristiche dei centri di allevamento con riproduzione naturale: è
il centro ricadente nel Comune di Cenadi, di proprietà della Ditta Federico Gallo; il centro di
allevamento ha un’estensione di circa 160 ha e vi si allevano cinghiali allo stato naturale.
Le rimanenti strutture presenti sul territorio operano con forme classiche di allevamento:
nel Comune di Serrastretta, C.da Ferrarico, Az. Agricola Tomaino Rosa; per l’allevamento
delle lepri; nel Comune di Amato, Loc. Marino, Az. Agricola “Moron” di Nicola Scerbo per
l’allevamento delle lepri; nel Comune di Guardavalle, C.da Agretta, “Casa del Fagiano” di
Anna Marziano; per l’allevamento dei fagiani; nel Comune di San Sostene Loc. Torre, Ditta
Rocco Ing. Corasaniti per l’allevamento delle lepri; nel Comune di Davoli, Via Votarelle,
Impresa Agricola Votarelli s.r.l.; per l’allevamento delle lepri.
219

3.7.8 Aziende faunistico-venatorie
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Fanno parte delle strutture per la gestione privata della caccia, previste dalla legge entro i
limiti del 15 per cento de territorio agro-silvo-pastorale; svolgono la loro attività senza fini di
lucro e sono soggette a tassa di concessione regionale.
Le aziende faunistico-venatorie hanno prevalenti finalità naturalistiche e faunistiche e,
pertanto, sono costituite in territori di rilevante interesse ambientale e di elevata potenzialità
faunistica; esse, inoltre, hanno il compito di mantenere e migliorare le caratteristiche
ambientali, di incrementare le specie selvatiche per le quali è rilasciata l’autorizzazione e
favorire la loro diffusione nei territori circostanti.
In tali aziende la caccia e' consentita nelle giornate indicate nel calendario venatorio
secondo i piani di assestamento e di abbattimento.
Nonostante il territorio della Provincia di Catanzaro è potenzialmente idoneo ad ospitare
questo tipo di strutture private, dall’entrata in vigore della legge regionale n. 9/96 che ha
recepito la legge 157/92, è stata richiesta ed autorizzata una sola azienda faunistico
venatoria, in ambito CZ1.
La motivazione è da ricercare nell’eccessivo frazionamento delle proprietà terriere che
non consente un congruo accorpamento di superfici da destinare a questa attività specifica.
Lo dimostra il fatto che l’azienda autorizzata, estesa circa 448 ha, appartiene ad un unico
proprietario (Azienda Agricola Isabella Casentini C. s.n.c.)
220

3.7.9 Aziende agro-turistico venatorie
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le aziende agro-turistico-venatorie devono essere preferibilmente situate nei territori di
scarso rilievo faunistico e coincidere preferibilmente con il territorio di una o più aziende
agricole ricadenti in aree di agricoltura svantaggiata, ovvero dismesse da interventi agricoli ai
sensi del regolamento n. 1094/88/CEE e successive modificazioni.
Nelle aziende agro-turistico-venatorie sono consentiti l'immissione e l'abbattimento per
tutta la stagione venatoria di fauna selvatica di allevamento.
Le aziende agro-turistico-venatorie nelle zone umide valliche devono comprendere bacini
artificiali non inferiori a dieci ettari ed utilizzare per l'attività venatoria fauna acquatica di
allevamento.
Ad oggi, non esiste nessuna struttura del tipo descritto sul territorio provinciale.
3.7.10 Zone addestramento cani
Le ZAC sono istituite allo scopo di promuovere l’educazione cinofila e venatoria dei
cacciatori, per il recupero dei territori marginali e per l’alleggerimento della pressione
venatoria sui territori aperti alla caccia,
Tra le aree idonee alla costituzione delle zone di addestramento cani figurano i terreni
marginali, privi di coltivazioni rilevanti o con attività agricola a basso reddito ed i terreni adibiti
a pascolo.
E’ difficile evidenziare in cartografia la collocazione delle ZAC in quanto le peculiarità
indicate sono presenti in molti territori dell’intera provincia, per cui si considera valida
qualsiasi ubicazione, fatte salve le distanze di sicurezza da strade e centri abitati, nel caso di
addestramento con abbattimento, e nel caso di vicinanza ad aree destinate alla protezione
della fauna.
Si è comunque ipotizzata qualche area idonea nella “Carta delle aree vincolate” che però
non è vincolante per la costituzione delle Z.A.C. in altri siti, in quanto ldipende sempre dalla
volontà dei proprietari a concedere in uso il suolo; per cui è possibile che sulle aree
individuate venga a mancare questo presupposto, mentre in altre aree idonee, ma non
indicate in cartografia, la disponibilità del proprietario si possa invece concretizzare.
Possono chiedere l’autorizzazione per la costituzione delle zone di addestramento cani le
associazioni venatorie ed agricole riconosciute a livello nazionale ed operanti sul territorio
provinciale, gli operatori agricoli singoli o associati, i gruppi e le associazioni cinofile
dell’ENCI ; l’autorizzazione per la costituzione di zone per l’addestramento cani e per
l’effettuazione di gare e prove cinofile.è rilasciata dalla Provincia in conformità al regolamento
allegato al piano faunistico.
221

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Attualmente esistono autorizzate e funzionanti quattro piccole zone di addestramento
cani; due in CZ1 rispettivamente nel Comune di Serrastretta e nel Comune di Soveria
Mannelli; e due in CZ2 nel Comune di San Sostene nel Comune di Badolato.
3.7.11 Ambiti Territoriali di Caccia
L’analisi svolta nel paragrafo 3.4 ha messo in evidenza che i due A.T.C. sembrano
essere in sintonia con la realtà territoriale della Provincia: CZ1 occupa una vasta area estesa
dal Tirreno all’Alto Jonio Catanzarese che comprende la fascia montuosa da Monte Mancuso
alla Sila Piccola nonché le aree collinari in destra e sinistra dei Fiumi Amato e Corace; in
CZ2 é concentrata l’area che comprende la fascia territoriale tra il Basso Ionio e le Serre
Catanzaresi, realtà ormai a se stante difficilmente accorpabile con altre aree.
La disparità di superficie, a favore di CZ1 rispetto a CZ2 (171.110 Ha contro 68.025
Ha), é solo apparente; nell’A.T.C. CZ1 sono individuabili una serie di problemi che riducono
notevolmente questa differenza:
- realtà territoriale altamente antropizzata;
- comuni con la più alta concentrazione di cacciatori;
- maggiore territorio protetto (Parco nazionale della Sila);
Non sembra, inoltre, necessario proporre l’aumento degli A.T.C.; il numero di cacciatori
da gestire sul territorio non é eccessivo (attualmente in totale circa 4068 unità) e gli introiti
derivanti dal versamento della tassa di partecipazione agli A.T.C. rendono già oggi difficile la
programmazione venatoria in ogni ambito.
La ripartizione territoriale in più di due ambiti ridurrebbe ancor più le risorse di ogni
singolo A.T.C., mentre aumenterebbero le necessità organizzative, con relative spese
conseguenti, attraverso l’utilizzo di maggiori risorse umane per renderne operativi i Comitati
di gestione.
La Provincia di Catanzaro presenta una peculiarità importante ai fini della gestione della
mobilità tra gli ambiti della Regione: essa confina contemporaneamente con tutte le altre
Province, ed ogni ambito a sua volta confina almeno con due di esse.
Questa particolare posizione geografica pone la Provincia di Catanzaro nella condizione
di poter promuovere una politica di regolamentazione della mobilità tra gli ambiti che, nel
rispetto degli indici di densità venatoria e della consistenza delle specie cacciabili, possa
tradursi in adeguati benefici economici in favore di una maggiore autonomia gestionale dei
Comitati destinati al governo degli A.T.C..
222

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Gli A.T.C. sono destinati alla gestione programmata della caccia sul 59% di territorio
agro-silvo-pastorale, secondo le direttive impartite dall'art. 13 della legge regionale n° 9/96.
Gli A.T.C. sono strutture associative senza fini di lucro gestite da appositi Comitati
nominati dal Presidente della Provincia su designazione degli enti locali, delle organizzazioni
agricole e delle associazioni venatorie e di protezione ambientale legalmente riconosciute.
Il Comitato di Gestione promuove e organizza le attività di ricognizione delle risorse
ambientali e della consistenza faunistica, programma gli interventi per il miglioramento degli
habitat, provvede all'attribuzione degli incentivi economici ai proprietari e ai conduttori dei
fondi rustici per le attività connesse al ripristino delle popolazioni di fauna selvatica.
223

3.7.11.1 Residenza venatoria
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Si definisce “residenza venatoria” l’assegnazione ad ogni cacciatore residente nella
Provincia di Catanzaro di un ambito territoriale di caccia per lo svolgimento dell’attività
venatoria.
Il concetto di “residenza venatoria” viene introdotto per meglio definire la partecipazione
dei cacciatori alla gestione amministrativa degli ambiti territoriali di caccia, attraverso i
rispettivi Comitati di Gestione.
La residenza venatoria accentua, altresì, il principio del legame “cacciatore- territorio”
imposto, non solo dalle norme, ma anche e soprattutto dalle mutate esigenze venatorie
legate a realtà ambientali notevolmente differenti rispetto a qualche anno fa.
La legge garantisce la partecipazione di diritto ad un unico A.T.C. e, di conseguenza,
l’attribuzione di un’unica residenza venatoria che, in fase di prima applicazione, coincide con
la residenza anagrafica nei Comuni ricadenti nell'A.T.C..
La residenza venatoria non coincide necessariamente con quella anagrafica e quindi
l'A.T.C. di diritto può anche essere diverso da quello nel quale ricade il Comune di residenza
di ciascun cacciatore.
Bisogna tenere conto, infatti, di esigenze particolari che possono determinare scelte
diverse; ad esempio:
- i cacciatori proprietari o conduttori di fondi inclusi in un ambito diverso da quello di
residenza possono essere equiparati ai cacciatori residenti, purché ne facciano richiesta alla
Provincia;
- i cacciatori che svolgono attività di lavoro in Comune diverso da quello di residenza
possono assumere la residenza venatoria nell’ A.T.C. interessato, previo parere favorevole
della Provincia.
- i cacciatori che svolgono costantemente l’attività venatoria in un ambito diverso da
quello di residenza anagrafica possono far richiesta alla Provincia per l’assegnazione di una
diversa residenza venatoria.
Sono le Province dunque a stabilire le priorità di ammissione agli A.T.C. attraverso
l’applicazione dell’apposito regolamento allegato al piano faunistico e nel rispetto dei limiti di
densità venatoria stabiliti nel presente piano faunistico.
In riferimento a ciò, nella 2^ parte del piano si é determinata la densità venatoria limite di
un cacciatore ogni 30 ettari alla quale fare riferimento per eventuali cambi di residenza
venatoria; il limite suddetto non é vincolante per i cacciatori residenti in uno specifico ambito
per i quali é in ogni caso garantita la partecipazione all’attività venatoria nell’ambito, anche
nel caso in cui il predetto limite venga superato.
224

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Attualmente la disponibilità in ciascuno degli ambiti della Provincia é la seguente:
L’indicazione delle percentuali da destinare alla residenza venatoria ed alla mobilità non
sono inderogabili; nel caso di mancata utilizzazione di dette percentuali nell’anno venatorio in
corso, si potrà utilizzare la differenza per far fronte alle eventuali maggiori richieste di
mobilità; in ogni caso le richieste di “residenza venatoria” sono prioritarie rispetto alla
mobilità.
ATC CZ1 ATC CZ2
Numero massimo di cacciatori ammissibile 3.713 1.712
così ripartiti:
Numero di cacciatori residenti nelle Provincia 2.956 1.112
Numero di cacciatori assegnati non residenti nella Regione 185 100
Posti disponibili 572 464
dei quali:
l' 85% riservato alla mobilità tra ambiti della Regione 486 394
il 15% riservato per richieste di residenza venatoria 86 70
Obiettivi
L’introduzione del concetto di “residenza venatoria” é mirata principalmente al
raggiungimento delle seguenti finalità:
• conoscenza costante del numero di cacciatori in ogni ambito territoriale di caccia;
• verifica immediata dell’indice di densità venatoria;
• valorizzazione del concetto “legame cacciatore-territorio”;
• programmazione da parte dei Comitati di Gestione degli ambiti dell’attività venatoria
su un numero certo di presenze;
• effettuazione dei ripopolamenti al numero di presenze effettive in ogni ambito.
I cacciatori che non hanno la residenza anagrafica in Calabria possono usufruire della
residenza venatoria negli A.T.C. ricadenti nella Provincia, con l’attribuzione di un punteggio
determinato dalle seguenti priorità:
a) nascita in uno dei Comuni della Provincia: punti 10;
b) nascita in uno dei Comuni della Regione Calabria: punti 8;
c) proprietà di fabbricati e terreni nella Provincia: punti 6;
d) attività lavorativa nella Regione Calabria: punti 4.
Nel caso di parità di punteggio prevale l’ordine di arrivo delle domande.
225

Obblighi
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• L’assegnazione di una residenza venatoria diversa da quella di diritto comporta
l’obbligo dell’interessato della comunicazione al Comitato di Gestione dell’ambito di
provenienza ed a quello di destinazione dell’avvenuta modifica.
• La Provincia deve comunicare annualmente ai Comitati di Gestione interessati gli
elenchi dei nominativi ammessi al cambio di residenza venatoria.
• La Provincia, prima dell’accettazione della domanda per cambio di residenza
venatoria, accerta il rispetto della densità venatoria e del numero massimo ammissibile in
ogni ambito.
• La residenza venatoria é vincolata al versamento, in favore dei Comitati di Gestione
degli ambiti, di una quota di partecipazione secondo il Regolamento n° 8 allegato nella 4^
Parte del Piano Faunistico.
Limitazioni
• Il singolo cacciatore non può richiedere ed ottenere più di una residenza venatoria.
• La residenza venatoria, per gli anni successivi a quella di prima assegnazione, si
intende tacitamente riassegnata di anno in anno salvo esplicita rinuncia e/o presentazione di
domanda di ammissione in altro ATC da parte dell'interessato.
Sanzioni
• Per le violazioni alle disposizioni contenute nel presente articolo si applicano le
sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n.
9/96, art. 20.
• In particolare il rilascio di false dichiarazioni per l’ottenimento di più di una
residenza venatoria o nel caso in cui ne venga accertata l’esistenza, la Provincia, tramite
l’Ufficio Caccia, provvede alla revoca di tutte le residenze venatorie ottenute e la residenza
venatoria di diritto negli ambiti della Provincia viene sospesa per almeno un anno.
• Nel caso di reiterazione della violazione, oltre alla revoca della residenza venatoria di
diritto, l’Ufficio Caccia provinciale può sospendere il rilascio del tesserino venatorio da un
minimo di un anno sino a tre anni.
• L’esercizio venatorio nel territorio provinciale senza la residenza venatoria, di diritto o
acquista, ricade nel reato sanzionato dall’art. 31, comma 1, lett. d), della legge 157/92.
226

3.7.11.2 Mobilità tra ambiti.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La limitazione imposta dalla legge circa lo svolgimento dell’attività venatoria in un unico
ambito territoriale di caccia viene ad essere parzialmente superata dalla possibilità di poter
esercitare l’attività venatoria, oltre che nell’ambito di diritto, anche in un altro ambito a
condizione che siano verificate le seguenti condizioni:
a) rispetto della densità venatoria;
b) parere favorevole espresso dai Comitati di Gestione;
c) maggior impegno economico da parte dei cacciatori interessati.
Si passa così da un regime di mobilità “libera e gratuita” a quello di mobilità “controllata
ed onerosa”.
C’é da osservare che la mobilità tra gli ambiti é collegata anche al tipo di attività
venatoria da svolgere:
- la caccia alla selvaggina stanziale, in un ambito diverso da quello in cui viene stabilita
la propria residenza venatoria, può avvenire solo se accettati alla mobilità da parte della
Provincia;
- la caccia alla selvaggina migratoria, in un ambito diverso da quello in cui viene stabilita
la propria residenza venatoria, é “libera e gratuita” sino al raggiungimento del numero di
giornate concesso dalla Regione Calabria ai sensi dell’art. 13, comma 8, della L.R. n. 9/96 e
riportate sul calendario venatorio annuale; il superamento di questo limite comporta
l’attivazione delle procedure per l’utilizzo della mobilità “controllata ed onerosa”.
In rapporto al territorio disponibile, al rispetto dell’indice di densità venatoria e al numero
dei cacciatori residenti, é stato determinato, in una sezione precedente del piano, il numero
di cacciatori ammessi alla mobilità, suddiviso per ambiti territoriali di caccia, precisamente:
Ammessi alla mobilità ATC CZ1 ATC CZ2
Cacciatori non residenti nella Regione Calabria 185 100
Cacciatori residenti e non nella Regione Calabria 486 394
Richieste di residenza venatoria 86 70
Anche in questo caso, l’indicazione delle percentuali da destinare alla residenza
venatoria ed alla mobilità non sono inderogabili; nel caso di mancata utilizzazione di dette
percentuali nell’anno venatorio in corso, si potrà utilizzare le relative differenze per far fronte
alle eventuali maggiori richieste di mobilità e/o di residenza venatoria; in ogni caso le
richieste di “residenza venatoria” sono prioritarie rispetto alla mobilità.
227

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Con l’entrata in vigore della legge 157/92 e l’attuazione della caccia programmata
attraverso la ripartizione del territorio in ambiti territoriali di caccia é emerso che la “domanda”
per lo svolgimento dell’attività venatoria nella Provincia di Catanzaro, da parte di praticanti
non residenti, é già a buoni livelli e che potrebbe essere ancora più consistente se “l’offerta”
si rivelasse altrettanto valida.
Il territorio della Provincia di Catanzaro, infatti, pur disponendo di potenzialità ambientali
ancora accettabili, presenta carenze strutturali determinanti ai fini della mobilità;
precisamente:
- mancanza di fauna selvatica stanziale;
- diminuzione delle aree utili per la selvaggina migratoria;
- mancanza di strutture per la gestione privata della caccia;
- mancanza di organizzazione nella gestione della mobilità.
Negli anni scorsi, ancor prima della legge 157/92, esisteva un flusso, non facilmente
quantificabile, di cacciatori provenienti da altre Regioni; ma anche la mobilità interna era
notevole; le aree più ricercate erano quelle idonee per la caccia alla selvaggina migratoria.
Questo fenomeno, generalmente diffuso in tutta la Regione, non é stato tenuto in giusta
considerazione dagli addetti ai lavori.
Il motivo di tale disattenzione é da ricercare nelle seguenti argomentazioni:
- cattiva immagine dell’attività venatoria generalmente diffusa nell’opinione pubblica;
- mancanza di collegamento tra Provincia e Regione, e all’interno di esse, tra assessorati
con uguali interessi (caccia e turismo);
- errata valutazione delle potenzialità economiche collegabili alla mobilità venatoria.
Per trarre il maggior vantaggio attraverso l’istituto dalla mobilità, si propone di adottare il
principio di contemporaneità riferendo il raggiungimento del limite massimo dei cacciatori
ammessi non all’intero periodo della stagione venatoria, o a parte di esso, bensì alle
presenze giornaliere.
Nel seguito saranno stabiliti i parametri di riferimento in funzione del tipo di attività
venatoria da svolgere e della contemporaneità di accettazione.
Obiettivi
La mobilità tra ambiti a scopo venatorio, oltre che dal rispetto della densità venatoria, va
affrontata anche sotto il profilo della tutela della fauna selvatica presente sul territorio della
Provincia di Catanzaro e nel rispetto delle tradizioni venatorie locali.
Per cui, anche in presenza della massima disponibilità numerica, la mobilità va attuata
solo se la maggiore pressione venatoria non provoca un depauperamento eccessivo della
fauna selvatica oggetto di attività venatoria.
228

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Cosicché ai parametri tecnici già citati (rispetto della densità venatoria, parere favorevole
del Comitato di Gestione, regolarità dei versamenti in favore degli ambiti) si vanno ad
aggiungere altri parametri di valutazione quali:
- presenza faunistica tale da giustificare maggiori prelievi;
- stima dei parametri di contemporaneità delle presenze;
- rispetto delle tradizioni venatorie locali.
Affinché l’Ufficio Caccia Provinciale possa soddisfare le richieste di accettazione negli
ambiti di propria competenza, nel rispetto dei parametri su indicati, si stabiliscono di seguito i
limiti inderogabili, ai fini dell’applicazione “dell’istituto della mobilità”, in funzione della
specializzazione venatoria e del rispetto del principio di contemporaneità:
Il numero massimo di cacciatori contemporaneamente ammissibili per ogni giorno di
caccia utile é il seguente:
Ammessi alla mobilità giornaliera ATC CZ1 ATC CZ2
Cacciatori residenti nella Provincia di Catanzaro 2.956 1.112
Cacciatori non residenti nella Regione Calabria 185 100
Cacciatori con residenza venatoria acquisita 86 70
Cacciatori residenti e non nella Regione Calabria 486 394
TOTALE 3.713 1.676
I limiti stabiliti per la mobilità sono inderogabili; durante le fasi di gestione del piano ne
sarà verificata l’efficacia ed, eventualmente, proposta la modifica con una delle seguenti
modalità:
1 - alla Giunta Provinciale in caso di estrema urgenza;
2 - dopo i cinque anni dall’entrata in vigore del P.F.V.P., quando sarà necessario
procedere alla sua revisione obbligatoria.
Il superamento dei limiti giornalieri stabiliti é ammesso solamente nel caso di aumento
del numero di cacciatori residenti che, nel rispetto delle densità venatoria di 1 cacc./30 Ha,
non deve superare le 3.713 unità in CZ1 e 1.712 in CZ2; il raggiungimento di quest’ultimo
limite significa la sospensione dell’istituto della mobilità sino al verificarsi di condizioni più
favorevoli.
In sostituzione della mobilità é possibile fare ricorso alle quote di “intercambio”, cioè alla
mobilità reciproca dello stesso numero di cacciatori tra un ambito e l’altro in accordo con le
Province interessate e con i rispettivi Comitati di Gestione.
In generale la mobilità si attua attraverso la concessione di “pacchetti di giornate” da
destinare all’attività venatoria all’interno degli A.T.C. della Provincia, nel regolamento
allegato nella 4^ parte del Piano Faunistici.
229

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il numero di giornate da contenere in un "pacchetto" può essere composto da:
- una giornata di caccia;
- due giornate di caccia nell'arco della stessa settimana;
- tre giornate di caccia nell'arco della stessa settimana;
- sei giornate di caccia nell'arco di due settimane consecutive (non più di tre per
settimana).
- dodici giornate nell’arco di un mese intero (non più di tre per settimana).
Il costo di ogni pacchetto di giornate, in relazione anche al tipo di attività venatoria, é
stabilito, insieme alle modalità di versamento, dai Comitati di Gestione degli ambiti.
I Comitati di Gestione regolano la mobilità negli ATC attraverso la concessione di
pacchetti di giornate di caccia con le modalità stabilite all’art. 10 del regolamento di gestione
degli ambiti e con l’attribuzione di un punteggio determinato dalle seguenti priorità:
a) nascita in uno dei Comuni della Provincia: punti 10;
b) nascita in uno dei Comuni della Regione Calabria: punti 8;
c) proprietà di fabbricati e terreni nella Provincia: punti 6;
d) attività lavorativa nella Regione Calabria: punti 4.
Nel caso di parità di punteggio prevale l’ordine di arrivo delle domande.
Le modalità si applicato ai cacciatori non residenti negli ATC della Provincia, sia che essi
provengano dalla Regione Calabria che da fuori Regione.
Obblighi
• Chi richiede un pacchetto di giornate da destinare all’attività venatoria in uno degli
ambiti della Provincia é obbligato a trasmettere, oltre che i documenti indicati all’art. 10 del
regolamento di gestione degli ambiti, una dichiarazione sostitutiva di atto notorio contenente
le seguenti notizie: Comune di nascita, eventuali proprietà possedute nella Provincia
interessata ed attività lavorative in corso di svolgimento nella Regione.
• Il richiedente é altresì obbligato ad indicare il tipo di attività venatoria che intende
svolgere.
La mobilità venatoria é vincolata al versamento, in favore dei Comitati di Gestione, di
una quota di partecipazione il cui importo viene stabilito prima dell’inizio della stagione
venatoria.
Le suddette percentuali, moltiplicate per il numero di giornate di caccia facenti parte del
pacchetto prescelto e per l’importo della tassa venatoria regionale per fucile a due colpi,
determinano la quota definitiva di partecipazione all’A.T.C. autorizzato.
230

Limitazioni
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Cacciatori non residenti nella Regione Calabria:
- per la caccia al cinghiale in battuta é ammessa una sola squadra per ciascun ambito e
per ogni giorno di caccia utile, composta da un numero minimo e massimo di cacciatori
previsto dal regolamento; ciascuno di essi deve essere ammesso alla mobilità ai sensi
dell’apposito regolamento e deve essere obbligatoriamente presente alla battuta; in caso di
più richieste la Provincia adotta il sistema della rotazione con le priorità precedentemente
stabilite.
- la caccia al cinghiale richiesta da singoli può essere autorizzata a condizione che vi sia
una squadra operante nell’ambito disponibile ad ospitarli, con un massimo di 5 per ogni
squadra, fatto salvo quanto previsto nell’apposito regolamento.
• Cacciatori residenti nella Regione Calabria:
- per la caccia al cinghiale in battuta sono ammesse due sole squadre per ciascun
ambito e per ogni giorno di caccia utile, composta da un numero minimo e massimo di
cacciatori previsto dal regolamento; ciascuno di essi, ammesso alla mobilità ai sensi
dell’apposito regolamento, deve essere obbligatoriamente presente alla battuta; in caso di
più richieste la Provincia adotta il sistema della rotazione con le priorità precedentemente
stabilite.
- la caccia al cinghiale richiesta da singoli può essere autorizzata a condizione che vi sia
una squadra operante nell’ambito disponibile ad ospitarli; con un massimo di 5 per ogni
squadra secondo, fatto salvo quanto previsto nell’apposito regolamento.
• L’accettazione della mobilità é vincolata al rispetto del numero massimo ammissibile
ed al principio di contemporaneità.
• Ai soli fini della mobilità si stabilisce che il Colombaccio é da assimilare a
selvaggina stanziale, in quanto stabilmente presente sul territorio provinciale, e quindi non
rientra nelle specie cacciabili attraverso l’uso delle giornate di mobilità gratuita stabilite dalla
Regione Calabria; per lo svolgimento di questa attività occorre richiedere la mobilità
“controllata e onerosa” di cui ai paragrafi precedenti.
• Per consentire la possibilità di partecipazione a più richiedenti, il periodo di attività
venatoria autorizzato non potrà superare le due settimane consecutive.
Sanzioni
• Per le violazioni alle disposizioni contenute nel presente articolo si applicano le
sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n.
9/96, art. 20.
• In particolare il rilascio di false dichiarazioni per l’ottenimento agevolato della
mobilità, obbliga la Provincia, tramite l’Ufficio Caccia, alla revoca delle eventuali
231

autorizzazioni concesse.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Nel caso di reiterazione della violazione, l’Ufficio Caccia provinciale sospende dalla
mobilità il contravventore da un minimo di un anno sino a tre anni.
• I residenti nella Provincia di Catanzaro che incorrono nel suddetto reato possono
altresì incorrere nella revoca della residenza venatoria di diritto da un minimo di un anno sino
a tre anni.
• Per i casi più gravi l’Ufficio Caccia provinciale può, altresì, sospendere il rilascio del
tesserino venatorio da un minimo di un anno sino a tre anni.
• L’esercizio venatorio nel territorio provinciale senza la residenza venatoria, di diritto o
acquista, e/o l’ammissione alla mobilità, ricade nel reato sanzionato dall’art. 31, comma 1,
lett. d), della legge 157/92.
Obiettivi
Il raggiungimento delle condizioni minime necessarie per la regolamentazione razionale
del numero di presenze di cacciatori non residenti all’interno di ogni ambito territoriale di
caccia, comunque da contenere nei limiti indicati nel P.F.V.P., passa attraverso l’attuazione
di alcuni interventi necessari a giustificare una maggiore pressione venatoria sulle specie di
fauna selvatica oggetto di prelievo:
• favorire la costituzione di aziende faunistico-venatorie ed agro-turistico venatorie;
• favorire la costituzione di zone di addestramento cani;
• predisporre ed attuare progetti di miglioramento ambientale;
• incentivare le presenze di specie selvatiche attraverso opportuni ripopolamenti;
• agevolare l’inserimento dell’attività venatoria nel circuito turistico.
L’azione di promozione delle attività deve essere svolta dalla Provincia attraverso
l’organizzazione di convegni e dibattiti e/o la semplice divulgazione a mezzo stampa e
attraverso le organizzazioni periferiche delle associazioni agricole, ambientali e venatorie.
In particolare, per favorire il flusso turistico nelle aziende faunistico-venatorie ed agro-
turistico-venatorie, si stabiliscono alcune deroghe rispetto alle limitazioni introdotte per lo
svolgimento dell’attività venatoria all’interno degli A.T.C.:
• non é necessario il rispetto dei limiti imposti per la mobilità;
• non é necessario ottenere la residenza venatoria nell’A.T.C. interessato;
• non é obbligatorio specificare l’opzione di caccia ai sensi dell’art. 12 della legge
157/92;
• il numero dei capi da abbattere é in deroga a quello stabilito nel calendario venatorio;
• non é necessario richiedere il rilascio del tesserino venatorio;
• non é necessario il rispetto del limite di tre giorni di caccia a settimana.
Nelle strutture a gestione privata della caccia debbono comunque essere rispettati i giorni
di silenzio venatorio del martedì e venerdì e le norme contenute nell’apposito regolamento.
232

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.7.11.3 Ripartizione percentuale delle aree
Le aree destinate all’utilizzo venatorio ed alla protezione ambientale possono suddividersi
in tre grandi categorie in ognuna delle quali si possono individuare particolari strutture dove é
possibile svolgere determinate attività specifiche piuttosto che altre.
Le strutture di riferimento sul territorio provinciale sono le seguenti:
A) Strutture di protezione:
- P.N.R.: Parchi Nazionali, Parchi Regionali, Riserve Biogenetiche, Aziende Forestali;
- O.d.P.: Oasi di protezione;
- Z.R.C.: Zone di ripopolamento e cattura;
- C.A.Pu.: Centri pubblici di allevamento della fauna selvatica;
B) Strutture a gestione privata:
- A.F.V.: Aziende faunistico-venatorie;
- A.A.T.V.: Aziende agro-turistico-venatorie;
- Z.A.C.: Zone addestramento cani;
- C.A.Pr.: Centri privati di allevamento della fauna selvatica;
C) Strutture per la gestione programmata della caccia:
- A.T.C.: Ambiti territoriali di caccia CZ1 E CZ2
Le attività ammesse sul territorio A.S.P. sono:
1 - Prelievo venatorio su selvaggina naturale;
2 - Prelievo di selvaggina allevata allo scopo;
3 - Addestramento cani;
4 - Gare cinofile di rilevanza nazionale;
5 - Gare cinofile di rilevanza regionale;
6 - Catture a scopo di ripopolamento;
7 - Controllo dei predatori;
8 - Attività di ripopolamento;
9 - Catture e inanellamenti;
10 - Censimenti.
233

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Fatti salvi i contenuti dei regolamenti di ogni singola zona, della legge 157/92, della
legge 394/94, della L.R. n. 9/96 e di ogni altro dispositivo legislativo inerente la materia,
le attività che si ritengono compatibili in ogni singola zona sono riportate nella seguente
tabella:
ZONE DI PROTEZIONE AREE PRIVATE
N. ATTIVITA' P.N.R. O.d.P. Z.R.C. C.A.Pu. A.F.V. A.A.T.V. Z.A.C. C.A.Pr. A.T.C.
1 Prelievo venatorio NO NO NO NO SI SI NO NO SI
2 Prelievo di specie allevate NO NO NO NO SI SI SI SI SI
3 Addestramento cani NO NO NO NO SI* SI* SI SI* SI**
4 Gare cinofile nazionali SI NO SI SI SI* SI* SI SI* SI***
5 Gare cinofile reg. e prov. SI NO SI SI SI* SI* SI SI* SI***
6 Catture per ripopolamento SI SI SI SI SI SI SI SI SI
7 Controllo dei predatori SI SI SI SI SI SI SI SI SI
8 Attività di ripopolamento SI NO SI SI SI SI SI SI SI
9 Catture e inanellamenti SI SI SI SI NO NO NO NO SI
10 Censimenti SI SI SI SI SI SI SI SI SI
Note: (*) - solo se consentito dal gestore della struttura
(**) - solo nei periodi consentiti dalla Regione
(***) - solo se autorizzate dalla Provincia con parere favorevole
dei Comitati di Gestione degli A.T.C.
Tutte le attività sono, comunque, disciplinate da appositi regolamenti.
L’analisi svolta per il calcolo della S.A.S.P. ha messo in evidenza disponibilità di territorio
per la costituzione sia di strutture di protezione che di strutture per la gestione privata della
caccia; la disponibilità é confermata per entrambi gli ambiti e nella seguente misura:
CATEGORIE DISPONIBILITA’ IN CZ1 (Ha) DISPONIBILITA’ IN CZ2 (Ha)
Strutture di protezione 1.903 4.953
Strutture a gestione privata 22.026 9.144
234

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le singole strutture hanno esigenze territoriali diverse in funzione della loro destinazione
d’uso; si rende necessario, pertanto, stabilire la ripartizione della superficie disponibile al fine
di garantire a ciascuna di esse un corretto margine di operatività.
Per le strutture di protezione si fissano i seguenti limiti:
- P.N.R.: non superiore al 25%
- O.d.P.: non superiore al 25%
- Z.R.C.: non superiore al 45%
- C.A.Pu.: non superiore al 5%
La percentuale di aree protette, il cui limite massimo, riferirito alla S.A.S.P. regionale, è
stato fissato della L.R. n° 9/96 al 26%, in attuazi one di quanto previsto dalla legge n° 9/96
che stabilisce il limite delle aree protette dal 20 al 30%.
Ad oggi la percentuale regionale è fissata al 31% circa, di poco superiore al limite
massimo del 30%.
Pertanto, sino alla riperimetrazione delle aree a protezione esistenti a livello regionale
resta bloccata la costituzione di nuove aree a livello provinciale.
Per le strutture a gestione privata i limiti sono i seguenti:
- A.F.V.: non superiore al 40%
- A.A.T.V.: non superiore al 40%
- Z.A.C.: non superiore al 15%
- C.A.Pr.: non superiore al 5%
Per ogni tipologia di struttura le percentuali suggerite, tramutate in ettari e suddivise per
ambiti, forniscono l’indicazione quantitativa della disponibilità territoriale:
STRUTTURE CZ1 max CZ2 max
Aree a protezione:
P.R.N. 476 1.238
O.d.P. 476 1.238
Z.R.C. 856 2.229
C.A.Pu. 95 248
Aree private:
A.F.V. 8.810 3.658
A.A.T.V. 8.810 3.658
Z.A.C. 3.305 1.371
C.A.Pr. 1.101 457
In tutte le zone al fine di effettuare i censimenti su specie selvatiche e’ consentito l’uso
dei cani.
235

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.8 - Identificazione delle zone in cui sono collocabili gli appostamenti fissi
Per l’analisi e l’identificazione delle aree idonee per l’installazione di appostamenti fissi,
bisogna fare riferimento al tipo di selvaggina cacciabile con questa particolare forma di
caccia, prevista dall’art. 12, c. 5, lett. b), della legge 157/92, presente sul territorio della
provincia:
a) avifauna acquatica;
b) turdidi;
c) tortore;
d) colombaccio;
e) allodole.
Avifauna acquatica
Le zone idonee per l’installazione di appostamenti fissi per la caccia agli acquatici sono
concentrate alle foci dei fiumi e lungo le fasce costiere limitrofe.
In particolare: il Lago la Vota, la Palude di Imbutillo, le Dune dell'Angitola, l’Oasi di
Scolacium, la Costa del Turchese, la Foce del Crocchio, le Dune di Isca, le Dune di
Guardavalle, la Foce Fiume Tacina.
Tutte le zone citate ricadono in zone S.I.C., perciò va verificata la compatibilità degli
appostamenti fissi con le norme che regolamento la gestione di queste zone.
Turdidi
Gli appostamenti fissi per la caccia alle specie tordo bottaccio e tordo sassello sono
collocabili sull’intera fascia compresa tra 0.00 e 600 ml s.l.m; è, infatti, su questa fascia che
sono collocati le aree ulivetate frammiste a fasce boschive di macchia mediterranea.
Un’osservazione a parte merita la specie “cesena”; infatti, al contrario del tordo bottaccio
e del tordo sassello che svernano nelle aree idonee della provincia, le cesene sono
transitorie con un periodo di passo compreso tra i 15 ed i 30 gg, tra fine ottobre e fine
novembre; in aree al di sopra dei 700 ml s.l.m.
Le strutture fisse sono collocabili, pertanto, sulle fasce montane; considerato, però, il
breve periodo di attività, gli appostamenti temporanei sarebbero più consigliabili.
Tortore
Le aree idonee per gli appostamenti fissi per la caccia alle tortore sarebbero identificabili
sulle fasce costiere e nell’immediato entroterra.
236

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Considerato, però, l’inizio dell’attività venatoria, ormai collocato ai primi del mese di
settembre, vi è da supporre che nessuna richiesta sarà formulata in tal senso in quanto, per
quel periodo, il grosso dei contingenti è già migrato ed i pochi nuclei presenti, costituiti, tra
l’altro, da un numero limitato di capi (3 – 4) non giustifica la dotazione di una struttura fissa.
Colombaccio
La specie “colombaccio” è ormai stabilmente presente su tutto il territorio provinciale, per
tutti i periodi dell’anno, con contingenti rilevanti che frequentano le aree coltivate marginali ai
boschi.
La specie è presente a qualsiasi altitudine e, quindi, tutte le aree, siano esse di pianura,
collinari o montane, sono potenzialmente idonee per accogliere gli appostamenti fissi.
Allodole
La riduzione del passo delle allodole per diminuzione di habitat non giustifica la presenza
sul territorio di tali strutture fisse.
Inoltre, i contingenti svernanti sono soprattutto concentrati nell’immediato entroterra delle
fasce costiere dove la presenza antropica è talmente preponderante da sollevare anche
problemi dal punto di vista della sicurezza personale.
3.8.1 - Considerazioni sugli appostamenti fissi
Per completare l’analisi sugli appostamenti fissi, vi è ancora da sottolineare due
importanti problematiche:
- l’appostamento fisso non fa parte delle tradizioni venatorie dei cacciatori residenti nella
provincia; essi sono più orientati sugli appostamenti temporanei, con un minimo di
struttura rimovibile giornalmente, o più semplicemente sulla “caccia di attesa” che non
comporta nessuna modifica al territorio, neanche in via temporanea.
- L’ottenimento delle autorizzazioni da parte dei proprietari terrieri è molto difficile sia per
la diffidenza verso il mondo venatorio, sia perchè, per realizzare un impianto di
appostamenti fissi, vengono spesso ad essere interessate parecchie proprietà che non
è sempre facile mettere d’accordo.
Non si ritiene di individuare su cartografia le aree idonee in quanto queste, per altitudine,
per specie interessate e con i limiti sopra individuati, interessano tutta la S.A.S.P. provinciale.
237

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Comunque, ai fini del rilascio delle autorizzazioni, si possono qui sabilire il numero
massimo di impianti di appostamento fisso sia con richiami vivi (in funzione dell’opzione di
caccia di cui all’art. 5 e 12 della legge 157/92 e Legge Regionale n. 9/96 art. 10, c. 6) che
senza richiami vivi.
Per gli appostamenti fissi con richiami vivi che rientano nella scelta dell’opzione di caccia,
si stabilisce un numero massimo di cinque impianti con un massimo di tre appostamenti per
ogni impianto e un numero massimo di tre cacciatori per ogni appostamento.
Per gli appostamenti fissi senza richiami vivi che non incidono nella scelta dell’opzione di
caccia, si stabilisce un numero massimo di cinque impianti con un massimo di cinque
appostamenti per ogni impianto e non più di tre cacciatori per ogni appostamento.
Pertanto, il numero totale di impianti di appostamenti, con o senza richiami vivi, restano
fissati in un numero massimo di 10 (dieci) impianti.
Resta nella prerogative della Provincia, sentita la Commissione Faunistica Provinciale, in
caso di mancata richiesta per l’uni o per l’altri impianti, rilasciare le autorizzazioni ove
esistono le maggiori richieste, senza comunque superare il numero massimo di 10.
Per le richieste e il rilascio delle autorizzazioni si fa riferimento al Regolamento n. 6 -
NORME PER LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI APPOSTAMENTI A SCOPO VENATORIO
allegato al P.F.V.P.
238

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.9 - Danni da fauna selvatica, prevenzione, attività di controllo e criteri per
l’erogazione dei risarcimenti.
I danni provocati alle produzioni agricole ed alle attività zootecniche dalla fauna selvatica
sono stati da sempre uno dei problemi più rilevanti che ha reso particolarmente difficili i
rapporti tra mondo venatorio, agricolo ed ambientalista.
Mentre le predazioni a scapito di allevamenti di caprini, ovini e bovini sono negli anni
scemati a seguito della drastica diminuzione del lupo, rimanendo circoscritte in zone ben
definite, i problemi alle produzioni agricole si sono accentuati a seguito dei popolamenti
faunistici di alcune specie, come il cinghiale che si é stabilmente insediato, in modo diffuso e
consistente, sul territorio provinciale.
La determinazione dell’origine del danno alle produzioni agricole non é, comunque,
sempre agevole; la semplice presenza di una determinata specie in certe zone non indica
necessariamente che i danni siano tutti attribuibili ad essa.
Ai fini di una corretta valutazione e pianificazione degli interventi di prevenzione é
opportuno disporre di un archivio dati dove, suddivise per specie e per coltura, possano
essere catalogate:
- le superfici interessate;
- l’entità del danno
- le particelle agrarie colpite.
Con questo sistema sarà possibile intervenire più prontamente nelle aree e sulle colture
più danneggiate, nonché seguire negli anni gli effetti dei provvedimenti ed eventualmente
correggerli nel caso i risultati non siano stati soddisfacenti.
Nel frattempo é possibile tentare una catalogazione del “danno” in funzione delle “specie”
che lo determinano:
a - danni provocati dai cinghiali;
b - danni provocati da altri ungulati;
c - danni provocati da altri mammiferi;
d - danni provocati da uccelli;
Per ciascuna categoria saranno date in seguito indicazioni sui sistemi di “dissuasione” o di
“allontanamento” in rapporto all’economicità degli stessi e del bene da proteggere.
239

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
a) Danni da cinghiale: il cinghiale allo stato attuale è la specie selvatica che provoca i
maggiori danni alle colture agricole.
La Provincia, dal 2006 al 2008 ha riconosciuto danni per oltre 100.000,00 euro, così
ripartiti:
anno di riferimento
2008
2007
2006
2005
15.830,00
26.327,50
24.891,50
0,00 10.000,00 20.000,00 30.000,00 40.000,00
Valori
44.511,00
Le principali strategie di contenimento dei danni realizzabili, a livello di A.T.C., sono le
seguenti:
1. recinzione elettrica degli appezzamenti;
2. alimentazione dissuasiva;
3. gestione venatoria e contenimenti selettivi.
Le operazioni di controllo di ciascuna delle suddette attività sono affidate alla Provincia ed
ai Comitati di gestione degli A.T.C., ciascuno per le proprie competenze.
La recinzione elettrica: pur non essendo sempre risolutiva, rappresenta il metodo con il
miglior rapporto costi/benefici. Essa si compone di due fili elettrificati, posti rispettivamente a
25 e a 50 cm dal suolo e fissati a paletti di supporto in plastica, fibra di vetro o legno;
generalmente é disposta intorno alle singole particelle coltivate, ma può anche essere
installata a protezione globale delle colture intorno all’area boscata confinante con i campi
stessi; l’altezza dei fili deve essere costante in rapporto al terreno e lo spazio su cui insiste la
recinzione deve essere tenuto pulito dalla vegetazione per evitare l’effetto massa
240

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Recinto elettrico a protezione di colture
E’ necessario impiegare gli apparecchi funzionanti a impulsi molto brevi ed alto voltaggio
(5-6000 volt).
Questa misura di prevenzione per essere efficace deve essere applicata e coordinata
sull’insieme di una data area omogenea.
Recinzione in acciaio ai margini del bosco a protezione di un campo di patate
Eventuali danni devono, comunque, essere segnalati tempestivamente sin dal loro primo
apparire al fine di poter intervenire efficacemente ed in tempo utile.
• L’alimentazione dissuasiva: consiste nello spargimento, presso siti di alimentazione,
di granaglie (orzo, mais, etc.) allo scopo di sopperire alle carenze alimentari che si verificano
periodicamente nelle aree boscate. Esiste un rapporto inversamente proporzionale tra
frequentazione delle colture e disponibilità di alimenti (ghiande, castagne) nel bosco.
Nelle stagioni con scarsa disponibilità di questi alimenti aumentano le incursioni dei
cinghiali nelle coltivazioni.
L’alimentazione con granaglie deve essere distribuito su strisce continue in quantità
adeguata alla popolazione presente e va effettuato su tutta l’unità di gestione.
241

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• La gestione venatoria ed i contenimenti selettivi: si attuano mediante piani di
prelievo per l’assestamento delle popolazioni entro i limiti della densità agro-forestale (D.A.F.)
tipica della specie.
Questo tipo di gestione può essere realizzata solo se si hanno delle conoscenze
quantitative sulle popolazioni presenti; sono, pertanto, necessari censimenti o stime di
densità da realizzarsi con le tecniche che di volta in volta si ritengono più appropriate, anche
in relazione degli ambienti in cui si opera.
I presupposti per realizzare una razionale gestione del cinghiale in funzione della
prevenzione dei danni sono:
- predisposizione di piani di gestione per aree omogenee comprensivi di piano di
assestamento faunistico, piano di abbattimento, piano prevenzione danni;
- elevato livello organizzativo da parte dei cacciatori e loro coordinamento;
- assistenza tecnica con personale qualificato.
Nei casi più difficili si consiglia l’estensione del periodo di caccia con anticipo del prelievo
venatorio al 1° agosto.
Si auspicano, altresì, interventi di contenimento del numero di capi anche nelle aree
protette ed in periodi di sospensione dell’attività venatoria attraverso l’utilizzo delle tecniche
di appostamento, della cerca individuale e della “girata”.
Sele-controllori.
La raccolta dati attraverso i censimenti é generalmente affidata alle Guardie Venatorie
Provinciali che possono avvalersi della collaborazione delle Guardie Venatorie Volontarie,
dei cacciatori con qualifica di “capibattuta” delle squadre organizzate per la caccia al
cinghiale ed iscritte nell’apposito registro provinciale, e di tecnici faunistico-venatori con
specializzazione attestata da sedi universitarie o dall'I.S.P.R.A. (ex INFS).
C’é da osservare, però, che i censimenti effettuati con i metodi tradizionali (osservazione
diretta, appostamenti notturni, ricerca delle “fatte” ed altro) non sono sufficienti a garantire
notizie complete sulla reale consistenza e buona salute delle specie oggetto di osservazione.
Pertanto, é necessario abbinare alla metodologia classica quella dei censimenti
attraverso il prelievo venatorio al fine di completare il quadro dei dati necessari per una
corretta gestione programmata della caccia.
Le figure destinate alla partecipazione dei censimenti attraverso il prelievo venatorio
sono i “sele-controllori” , abilitati a tale qualifica per mezzo di appositi corsi di formazione
organizzati dalla Provincia l’ottenimento della qualifica avviene dopo esame, tenuto dagli
stessi docenti, alla fine del corso.
242

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Nell’anno 2010, periodo febbraio-marzo, la Provincia di Catanzaro ha organizzato i primi
corsi di formazione per selecontrollori della specie “cinghiale”, specializzando in tale settore
circa 100 unità che interverranno in caso di necessità e soprattutto per il contenimento dei
danni in agricoltura.
Obiettivi
I “cacciatori selettori” partecipano annualmente alla raccolta dati con schede predisposte
e distribuite dalla Provincia secondo gli schemi indicati al precedente articolo.
Oltre alla raccolta di dati e notizie relative alla fauna selvatica stanziale presente sul
territorio provinciale, la figura del cacciatore selettore é finalizzata alla formazione di
personale qualificato per le seguenti attività organizzate della Provincia:
- censimenti in genere con o senza abbattimento;
- controllo dei predatori ai sensi dell’apposito regolamento;
- cattura ed inanellamenti;
- ripopolamenti;
- collaborazione nei controlli sanitari.
Il “cacciatore selettore” é, altresì, abilitato a sostituire il capobattuta delle squadre
organizzate per la caccia al cinghiale in caso di sua assenza.
Obblighi
• Per l’ottenimento della qualifica di “cacciatore selettore” é obbligatoria la
partecipazione ai corsi di formazione che la Provincia organizzerà nel rispetto e
nell’attuazione del presente piano faunistico.
• La partecipazione al corso potrà essere, per ogni cacciatore, anche onerosa; la
quota di partecipazione, insieme alle modalità di espletamento del corso e delle ore minime
di presenza richieste rispetto al numero massimo di ore necessarie al suo svolgimento, é
stabilita dalla Provincia durante la fase organizzativa (é opportuno fare una riflessione su
questo punto per precisare che l’attività del “cacciatore selettore” va oltre il normale
svolgimento della caccia per il quale vengono già versate la tassa venatoria regionale e la
tassa di iscrizione all’A.T.C.).
• Sono obbligati alla partecipazione al corso di formazione di “cacciatori selettori” i
falconieri che intendono esercitare l’attività venatoria con l’uso dei falchi ed i cacciatori che
svolgono in prevalenza la caccia di selezione.
• Le squadre che esercitano la caccia al cinghiale, iscritte nell’apposito registro
provinciale, devono essere composte ciascuna con almeno un cacciatore con qualifica di
selettore, che può anche essere persona diversa dal caposquadra.
243

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• I “selettori” sono obbligati, più di ogni altro, al rispetto delle norme in materia
venatoria; in caso di comportamenti non corretti e di inosservanza delle leggi in materia
venatoria, la Provincia provvede alla revoca della qualifica.
Limitazioni
• La qualifica di “sele-controllore” é ottenibile per le seguenti specie:
- Ungulati
- Lepre
- Galliformi
- Predatori (Volpe, Corvidi, Gazze)
• Non devono essere ammessi alla frequenza di corsi per l’ottenimento della qualifica
di “selettore” i cacciatori che siano incorsi nei reati penali e/o amministrativi in materia
venatoria.
• I corsi sono organizzati mediamente ogni cinque anni in base alle esigenze della
Provincia ed alle richieste dei cacciatori.
• Il numero massimo orientativo di “selettori” ipotizzabile per la Provincia di Catanzaro
é di uno ogni dieci cacciatori residenti nella Provincia, per ciascuna delle specialità richieste.
• Sino alla svolgimento dei corsi di formazione, per le attività di censimento la
Provincia richiederà la collaborazione di un numero congruo di cacciatori di provata
esperienza.
Altri tipi di danno: in questi ultimi anni vi è stato un incremento di incidenti stradali
provocati da cinghiali durante scorrerie notturne. Questa situazione, oltre ai danni materiali
mette in pericolo l’incolumità delle persone.
Scontro tra un’auto ed un cinghiale Auto danneggiata dallo scontro con un cinghiale
E’ necessario pertanto intervenire, sia da parte della Provincia che dei Comitati di gestione
degli ATC, con l’apposizione di cartelli di pericolo lungo le strade che attraversano aree dove
la presenza dei cinghiali è più assidua.
244

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’obiettivo è quello di ridurre senz’altro i danni, ma soprattutto di salvaguardare la
pubblica incolumità.
Danni da altri ungulati: le indicazioni sulla gestione dei danni provocati da grossi
ungulati, con particolare riferimento al Capriolo (specie più adattabile alle condizioni
territoriali della Provincia), sono, al momento, solo ipotetiche, in quanto la consistenza delle
popolazioni é ad un livello tale da non destare nessuna preoccupazione.
Il piano faunistico-venatorio prevede, tra le altre cose, il recupero delle popolazioni di
Capriolo in un tempo medio-lungo; la comparsa dei danni tipici provocati da questa specie,
diventerà quindi un indice di presenza, più o meno consistente, del selvatico.
Tutte le ipotesi di seguito formulate saranno, pertanto, riferite a popolazioni la cui densità
ottimale si spera di poter raggiungere con adeguati piani di immissione.
I possibili danni che i grossi ungulati possono arrecare all’ambiente sono essenzialmente
di cinque tipologie:
1. asportazione sistematica, tramite pascolo, della produzione fogliare degli alberi;
2. brucatura degli apici vegetativi;
3. scortecciamenti nel periodo di spazzolatura del velluto;
4. scortecciamenti invernali;
5. “battitura” di giovani alberi e cespugli al momento degli amori.
Una corretta gestione delle popolazioni selvatiche mediante piani d’assestamento, redatti
tenendo conto delle dinamiche eco-etologiche della specie e del carico sostenibile
dell’ambiente, dovrebbe ridurre i danni ad un livello fisiologico.
Le specie arboree interessate ai danni sono quelle comprese nella fascia di transizione
tipica tra il Castanetum e il Fagetum: noce, ciliegio, aceri, frassini, abeti etc.
245

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tra le misure di prevenzione dei danni si indicato:
- l’uso di shelter a diverse altezze o reti metalliche da sistemare intorno alle singole
piantine;
- l’uso di repellenti (odoroso e al morso);
- recinzioni basse (m 1,40).
All’interno di aree demaniali si possono predisporre adeguate associazioni vegetali e
miscugli, che con tipologie tecniche diverse, ricostituiscano prati, pascolo ed erbai di quota.
Tale attività contempla l’obiettivo di offrire alla grossa selvaggina possibilità alimentari
qualitativamente elevate nei periodi in cui maggiori sono gli spostamenti verso quote
altitudinali inferiori che provocano l’aumento dei danni all’agricoltura (in particolare vivaismo e
viticoltura).
Esistono, altresì, compatibili forme di protezione vegetale per i singoli alberi (spinosi
disappetenti) ed allestimento di percorsi alimentari che sviino gli animali dalle produzioni
agricole.
Danni provocati da altri mammiferi: uno dei mammiferi responsabile di danni diretti alle
colture agricole, in particolare a quelle specializzate, nelle zone in cui le densità tipiche della
specie dovessero risultare elevate o in coincidenza di abbondanti nevicate che limitano la
disponibilità cibo, é la Lepre.
La lepre danneggia le colture orticole, come il cavolo in inverno e nel periodo estivo il
cocomero ed il melone; le leguminose, compresi il fagiolo ed il pisello, sono appetite
soprattutto nelle prime fasi vegetative.
Danni di Lepre su barbabietola – Foto Andrea Asirelli
246

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Nel periodo invernale il prelievo sulle foglie dei cereali autunno-vernini (grano, orzo,
avena) non rappresenta un danno effettivo, mentre nella fase della levata il danno può
risultare sensibile.
Sui frutteti e vigneti di impianto recente, con la rosatura corticale, si possono determinare
lesioni letali alle piante, ma anche menomazioni e ritardi di crescita molto gravi.
Per la protezione delle colture dai danni provocati dalla lepre si può ricorrere a sistemi
simili a quelli previsti per gli ungulati come la recinzione completa del terreno coltivato.
Questo provvedimento è piuttosto oneroso e conviene attuarlo solo per colture
specializzate su piccole estensioni.
Al posto delle recinzione metallica ne può essere impiegata una elettrificata composta da
due fili, sostenuti da picchetti isolati, posti ad un’altezza di 7 e 24 cm dal suolo ed alimentati
con una tensione di 12 volt, fornita da una semplice batteria o da un piccolo trasfomatore
collegato
alla rete elettrica pubblica.
Il suolo deve essere accuratamente diserbato per evitare che la vegetazione metta in
massa il sistema a scapito della sua autonomia e funzionalità.
In ambiente boscoso questo tipo di provvedimento non è praticabile per via dell’altezza
del filo inferiore.
247

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Danni da uccelli: tra i passeriformi, lo Storno, insettivoro durante la nidificazione, in
seguito diventa granivoro e frugivoro, frequentando assiduamente i frutteti all’approssimarsi
della maturazione dei frutti.
I ciliegeti, gli oliveti e soprattutto i vigneti esercitano su di esso un’attrazione particolare; gli
attacchi ai vigneti possono comportare la distruzione quasi completa del raccolto.
Lo storno costituisce dei gruppi, spesso di dimensioni notevoli, che si riuniscono nei
dormitori da cui si muovono con un raggio di azione che può superare i 40 km.
I passeri attaccano maggiormente le colture di frumento e di graminacee in genere; in
alcuni periodi dell’anno si nutrono anche di notevoli quantità di insetti fitofagi, potenziali
devastatori di piante coltivate, per cui l’utilità di questa predazione potrebbe ridimensionare la
reale portata dei danni.
Il danno alle coltivazioni avviene soprattutto nella fase di maturazione e, in parte, anche
durante la semina quando si nutrono specialmente dei semi del frumento che rimangono
scoperti o poco interrati.
Alla maturazione il danno consiste nell’asportazione, mediante l’uso del becco dei semi
lattiginosi, semimaturi ed anche maturi.
Bisogna altresì considerare che ai branchi di passeri e di storni possono aggiungersi
gruppi occasionali di altri piccoli passeriformi della famiglia dei fringillidi, come fringuelli,
verdoni, cardellini, che contribuiscono ad aggravare i danni alle colture.
Benché la consistenza delle popolazioni di passeri e storni é abbastanza numerosa sia sul
territorio nazionale che su quello provinciale, da qualche anno se ne sta vietando il prelievo
venatorio, in contraddizione con il principio del controllo dei capi in sovrannumero attraverso
piani di abbattimento.
I corvidi provocano danni alle colture cerealicole in ragione delle dimensioni dei gruppi
invernali; essi attaccano il mais e gli altri cereali nel periodo della semina e delle prime fasi
vegetative, dissotterrando e divorando, lungo le file, un gran numero di cariossidi germinate;
con la stessa tecnica possono anche danneggiare le coltivazioni di patate.
E’ soggetta all’attacco dei corvidi anche la coltura del pisello sia al momento della semina
che alla maturazione.
Le cornacchie possono provocare danni alle colture mature di pomodoro, di anguria e
melone forando con il becco i frutti maturi per alimentarsi dei semi e della polpa, mentre le
taccole prediligono mele, pere, ciliegie, ed altra frutta (recentemente la taccola é stata
sottratta al prelievo venatorio).
248

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Attacco di corvidi su frutto – Foto Andrea Asirelli
Il colombaccio, dove è presente in gran numero, apporta danni alle colture di frumento,
pisello, spinacio, etc.
Per quanto riguarda i campi seminati da poco il danno è minimo, se non assente, perché
vengono asportati solo i semi rimasti in superficie durante le operazioni di semina.
Il danno su grano, orzo e mais, nella fase di maturazione, è prevalentemente a carico di
piante allettate; pertanto non si tratta di un vero e proprio danno in quanto i semi non
sarebbero comunque recuperabili.
Tra i galliformi, il fagiano, durante la semina dei cereali, può essere responsabile di
prelievi importanti di semi; in inverno i galliformi si nutrono di piante di cereali in misura
trascurabile e quindi senza importanza economica.
Le misure di prevenzione per contenere i danni dell’avifauna sono:
1. pallone “predator”
2. razzo acustico “farfallone”
3. nastri riflettenti posizionati su canne che provocano fastidio alla vista
4. antenna con falco che emette suono
5. cornacchia imbalsamata
6. antenna con bottiglia in plastica
7. repellenti chimici
8. reti antiuccelli.
249

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Palloni “predator”
Si può ridurre l’impatto degli uccelli stanziali e migratori con misure di prevenzione
indiretta quali l’aumento della disponibilità trofica dell’ambiente, impiantando arbusti ed alberi
autoctoni che producano bacche appetite dalla fauna, come segnalato nel capitolo relativo
alle tipologie di aree rifugio.
250

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Criteri di valutazione dei danni: il criterio più comunemente adoperato per la
quantizzazione del danno è quello della mancata e/o minore produzione unitaria con
l’applicazione dei prezzi di riferimento concordati con le Organizzazioni Professionali agricole
e relativi ai costi di produzione sostenuti per portare la coltura fino allo stadio in cui ha subito
il danno.
Il prezzo del prodotto viene predisposto attraverso una media aritmetica o ponderata dei
prezzi riferiti ad un periodo di tempo che supera il mese successivo all’inizio della campagna
di commercializzazione del prodotto appena raccolto.
Il sistema di valutazione del danno é funzione del tipo di coltura danneggiata; in
particolare:
- nel caso di colture erbacee si adotta la “stima a vista” suffragata da misurazioni sul
campo delle superfici totali e di quelle danneggiate, qualora l’entità degli appezzamenti lo
consenta;
- per le colture arboree, si provvede a calcolare il costo del reimpianto e l’eventuale
mancata o minore produzione legnosa;
- nei casi più complessi viene applicato il metodo dei costi o dei redditi futuri.
Il risarcimento dei danni provocati alle colture agricole dalla fauna selvatica é di
competenza dei Comitati di Gestione con i fondi previsti al comma 2, lett. b), dell’art. 22 della
L.R. n. 9/96, che la Provincia provvederà a trasferire agli A.T.C. a seguito di rendicontazione.
I danni vanno segnalati secondo quanto stabilito nell’apposito regolamento allegato al
piano faunistico e vanno accertati da tecnici abilitati iscritti negli albi professionali.
251

3.10 Banche dati faunistiche
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Non esiste nella Provincia una vera e propria “banca dati” di riferimento per le specie
faunistiche.
Gli unici riferimenti delle presenze faunistiche di specie migratorie sul territorio provinciale
derivano dai censimenti che periodicamente svolgono istituti universitari e soprattutto l’ISPRA
durante gli studi delle rotte di migrazione in ambito europeo;
Mentre per la selvaggina stanziale (ma anche per la migratoria) l’unico strumento
attualmente possibile il “tesserino venatorio” che annualmente viene riconsegnato agli uffici
provinciali caccia.
L’istituto del tesserino venatorio nasce con la trasformazione dell’esercizio venatorio da
attività a “regime libero” a quella a “regime controllato”.
Attraverso l’uso del tesserino venatorio viene programmato il controllo dei seguenti dati:
- specie e numero dei capi abbattuti;
- numero di giornate destinate alla caccia
Il primo controllo era finalizzato alla pianificazione annuale dell’attività venatoria
attraverso i ripopolamenti; il secondo, alla facilitazione delle verifiche da parte degli agenti
addetti alla vigilanza venatoria, in funzione della limitazione imposta dalla legge sul numero
di giornate destinate all’attività venatoria.
Il raggiungimento dell’obiettivo finale é stato vanificato dai seguenti motivi:
- impossibilità da parte degli uffici competenti ad analizzare manualmente i tesserini;
- incompletezza dei dati in essi contenuti.
Durante il controllo del numero di tesserini rilasciati negli ultimi dieci anni e depositi
presso l’Ufficio Caccia Provinciale é emerso, infatti, che solo il 10% circa dei tesserini risulta
compilato in ogni parte; la rimanente percentuale comprende, in pari misura, tesserini con
annotata solo la giornata di caccia e tesserini senza alcuna annotazione.
E’ evidente che l’utilizzo del tesserino venatorio ha avuto delle valutazioni limitative da
parte dei cacciatori; in particolare:
- il suo possesso é stato considerato un semplice ed ulteriore adempimento legislativo
per lo svolgimento dell’attività venatoria;
- é stato, inoltre, considerato come un fattore limitativo nello svolgimento dell’esercizio
della caccia, essendo con esso facilmente controllabili le tre giornate disponibili per
settimana, concesse dalla legge.
C’é da rilevare, comunque, che il tesserino é stato uno strumento calato in una realtà
venatoria molto compromessa dal punto di vista delle presenze faunistiche stanziali, oggetto
di prelievo venatorio, per le quali poteva avere senso il controllo ed il successivo intervento di
ricostituzione delle popolazioni di fauna selvatica attraverso i ripopolamenti.
252

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Un altro fattore negativo, non di seconda importanza, che ha accentuato la limitazione
dell’uso corretto del tesserino venatorio é stata la difficoltà di compilazione fatta rilevare da
più parti ed alla quale la Regione Calabria ha cercato di porre rimedio modificando più volte
il “modello tipo” di tesserino, senza ottenere, però, i risultati sperati.
Con l’entrata in vigore della legge 157/92 sono state introdotte alcune innovazioni che
richiedono le annotazioni aggiuntive in merito all’ambito territoriale, alla residenza venatoria
ed alla forma di caccia prescelta in via esclusiva.
Ciascuna di queste indicazioni é finalizzata alla raccolta dei dati da utilizzare ai fini della
gestione programmata della caccia, con particolare riferimento alla ricostituzione delle
popolazioni di fauna selvatica stanziale.
Andrebbero, altresì, previste azioni mirate a migliorare lo stato delle conoscenze sulla
consistenza e distribuzione delle specie minacciate, prevedendo l’ attivazione di campagne di
sensibilizzazione e informazione, progetti di miglioramento ambientale ed elaborare
adeguate strategie d’intervento in caso di eventuale impatto sulle attività umane.
La gestione faunistica è particolarmente delicata e richiede sempre scelte ponderate in
base alla specie da gestire, per evitare errori gestionali come sovrasfruttamento e
destrutturazioni. Per una corretta gestione della fauna nella Provincia, va effettuata una
programmazione degli interventi partendo dalle basi e cioè dalla conoscenza delle
dimensioni del patrimonio faunistico.
Il censimento deve diventare quindi uno strumento gestionale indispensabile da mettere
in campo regolarmente e non in forma episodica, da effettuarsi non solo nelle aree cacciabili,
finalizzato a regolare i piani di prelievo, ma devono rappresentare un momento fondamentale
della gestione ordinaria, sia delle aree cacciabili sia delle aree protette.
Affinché l’attività venatoria sia sostenibile deve essere gestita in modo tale che il prelievo
risulti compatibile con la conservazione della fauna oggetto del prelievo stesso.
Per la determinazione dei prelievi è necessario quindi la conoscenza della dimensione
della popolazione sottoposta a prelievo, l’entità dei prelievi attuati in precedenza; la
regolamentazione del prelievo in funzione della consistenza delle popolazioni.
Particolare attenzione gestionale e misure di incremento e salvaguardia nell'ambito
provinciale richiedono alcune specie che possono, più di altre, ritenersi esposte in quanto
tradizionalmente oggetto di prelievo nel territorio catanzarese (Beccaccia, Tortora e Quaglia,
Marzaiola e Allodola) o, dato il loro status di generale regresso, per il loro interesse
conservazionistico (oltre alle specie già citate si possono menzionare).
Tra i possibili interventi ambientali favorevoli a questa specie il mantenimento di fasce a
vegetazione erbacea spontanea al bordo degli appezzamenti coltivati potrebbe avere effetti
positivi sulla nidificazione a costi relativamente contenuti.
253

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per favorire la permanenza e la riproduzione della specie nel territorio della catanzarese
è anche auspicabile un programma di riconoscimento di incentivi a favore degli agricoltori per
il mantenimento i campi di stoppie e i prati incolti dal momento del raccolto sino al tardo
autunno e soprattutto, al momento della raccolta, far mantenere le stoppie alte.
notizie:
Obiettivi
Il tesserino venatorio deve rispondere principalmente alle seguenti esigenze:
• deve essere di facile compilazione;
• deve consentire un controllo rapido da parte degli agenti addetti alla vigilanza;
• deve essere strutturato per la lettura automatica dei dati.
Queste esigenze vanno conciliate con la necessità di acquisire anche le seguenti
- residenza venatoria
- forma di caccia prescelta in via esclusiva
- tecnica venatoria praticata in forma preminente
- numero dell’ A.T.C. nel quale si svolge la giornata di caccia
- numero di capi abbattuti
- specie di appartenenza.
Lo schema di tesserino, proposto per consentire una corretta e razionale gestione dei
dati, é stato strutturato in tre distinte sezioni:
• nella prima sezione sono stati raccolti i dati personali del cacciatore, la residenza
venatoria e l’opzione della forma di caccia; questi dati andranno annotati al momento del
rilascio del tesserino e solo per il primo anno. Importante segnalare che il numero del
tesserino assegnato costituirà il parametro identificativo nell’archivio dati dell’Ufficio Caccia
Provinciale; esso si compone di una parte alfanumerica che rappresenta la sigla di
identificazione del Comune di residenza e di un’altra parte numerica che rappresenta il
numero progressivo dei tesserini rilasciati in quel Comune. I dati personali sono quelli già
oggi richiesti per il rilascio del tesserino, ma é stata prevista, quale elemento innovativo,
l’applicazione della foto formato tessera dell’interessato. La foto dovrà essere applicata, solo
per il primo anno e al momento del rilascio del tesserino, nell’apposito spazio; essa sarà
acquisita in modo automatico nell’archivio provinciale, insieme agli altri dati. La residenza
venatoria deve essere confermata in apposito spazio e salvo richieste diverse
dell’interessato, sarà confermata automaticamente di anno in anno.
254

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’opzione della forma di caccia praticata in via esclusiva, come la residenza venatoria,
sarà indicata solo per il primo anno e confermata per gli anni successivi, a meno di richieste
diverse da parte dell’interessato; dovrà essere invece lasciata all’interessato la segnalazione
annuale del particolare tipo di attività venatoria praticata nell’ambito dell’opzione “insieme
delle altre forme di caccia”, in quanto questa non é soggetta a vincoli particolari, ma é stata
introdotta nell’ambito del piano faunistico provinciale per facilitare la gestione programmata
della caccia.
• la seconda sezione, nella quale sono raccolte tutte le giornate di caccia disponibili
nell’intera stagione venatoria, deve essere compilata giornalmente a cura dell’interessato; in
questa sezione, per ogni giornata di aaccia, é stata prevista la possibilità di spostamento in
quattro diversi ambiti nell’arco della stessa giornata (due per la mattina e due per il
pomeriggio); per ciascun periodo é stata prevista, inoltre, la possibilità di indicare le specie
abbattute (in base a codici di riferimento di seguito illustrati) e relativo numero di capi
abbattuti, sino ad un massimo di quattro per ogni periodo; questa possibilità favorisce il
rispetto della norma che obbliga l’annotazione dei capi appartenenti alle specie stanziali
subito dopo l’abbattimento;
• nella terza sezione sono contenuti i codici di riferimento della selvaggina oggetto di
prelievo venatorio suddivisa in quattro grandi gruppi: nel primo gruppo sono raccolte le
specie stanziali ammesse al prelievo; per ciascuna di esse viene assegnato un unico codice
di riferimento in quanto il controllo, attraverso l’uso del tesserino, riguarda in modo
particolare la selvaggina appartenente alle specie stanziali per le quali vengono annualmente
formulati i programmi di reintroduzione; in questo gruppo sono compresi: Fagiano (A), Starna
(B), Coturnice (C), Lepre (D), Cinghiale (E), Volpe, (F) e Capriolo (G); nel secondo gruppo
sono compresi i migratori più comuni sul territorio provinciale riuniti in due sottogruppi: quelli
cacciabili con l’uso del cane: Quaglia, Beccaccia e Beccaccino (L), e quelli cacciabili da
appostamento: Colombaccio Tortora, Allodola, Turdidi in genere (M); nel terzo gruppo é
compresa tutta la selvaggina migratoria acquatica (N); nel quarto ed ultimo gruppo é
raggruppata altra selvaggina cacciabile con particolare riferimento alle specie Gazza,
Ghiandaia, Cornacchia grigia, Corvo (P).
Il tesserino venatorio così strutturato rappresenta una sorta di documento di “identità
venatoria” di ogni cacciatore residente nella Provincia.
255

Limitazioni
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• I Comuni sono gli unici Enti delegati alla consegna ed al ritiro del tesserino venatorio
secondo modalità contenute nel regolamento di gestione degli A.T.C..
• I Comuni non possono delegare altre strutture, pubbliche o private, a tale scopo.
• Il rilascio del nuovo tesserino venatorio é condizionato dall’avvenuta consegna del
vecchio tesserino.
• La mancata restituzione del vecchio tesserino o il mancato ritiro del nuovo si
configura come esplicita rinuncia alla pratica dell’attività venatoria; la Provincia, pertanto, non
predisporrà il tesserino venatorio “nominativo” per la successiva annata venatoria.
• La Provincia, inoltre, provvede al rilascio del tesserino ai cacciatori che svolgono
l'attività venatoria per il primo anno.
Obblighi
• I cacciatori devono restituire il proprio tesserino venatorio entro la fine di febbraio di
ogni anno al Comune che li ha rilasciati.
• I Comuni sono obbligati a fornire agli interessati ricevuta comprovante l’avvenuta
restituzione.
• Entro i successivi 15 giorni, i Comuni sono, altresì, obbligati a trasmettere alla
Provincia, i tesserini venatori allo scopo di consentire la raccolta dei dati relativi all'annata
venatoria di riferimento e la predisposizione dei tesserini “nominativi” per la successiva
annata venatoria.
• La restituzione del tesserino oltre il termine fissato obbliga l’interessato a
consegnarlo direttamente all’Ufficio Caccia Provinciale.
• La mancata restituzione del tesserino a causa del suo smarrimento va giustificata
con apposita denuncia presso la Caserma dei Carabinieri competente per territorio; in questo
caso, e solo in questo caso, la Provincia provvederà a predisporre un duplicato del tesserino.
• La Provincia ed i Comuni esercitano forme di controllo per accertare che non vi
siano duplicazioni nel rilascio dei tesserini.
256

Divieti
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• E’ vietata la cessione del tesserino venatorio a terzi.
• E’ vietato il possesso di più di un tesserino; nel caso si verifichi tale evenienza per
errore nell’emissione del documento, l’interessato é obbligato a darne immediata
comunicazione alla Provincia che provvedere ad annullare uno dei tesserini erroneamente
rilasciato.
• E’ vietata, altresì, la duplicazione non autorizzata del tesserino venatorio; eventuali
duplicazioni, causa smarrimento o distruzione accidentale, sono di esclusiva competenza
della Provincia che vi provvede solo in presenza di dettagliata denuncia depositata presso la
Caserma dei Carabinieri competente per territorio.
Sanzioni
• La mancata annotazione di uno o più dati richiesti é sanzionata dall’art. 31 della
legge 157/92, lett. i).
• Per le violazioni delle prescrizioni e dei divieti previsti nel presente articolo si
applicano le sanzioni amministrative e penali previste agli artt. 30 e 31 della legge 1l
febbraio 1992. n. 157 ed all'art. 20 della L.R. n. 9/96.
• Nel caso di reiterata trasgressione, la Provincia, attraverso l’Ufficio Caccia, può
disporre la sospensione del tesserino venatorio per un periodo variabile da un mese sino a
tre anni.
257

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
258

3.10.1 Censimenti
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le indicazioni contenute nel tesserino, benché predisposte per fornire notizie utili
sull’andamento della stagione venatoria in merito ai prelievi delle specie stanziali ed ai passi
della selvaggina migratoria, non sono sufficienti da sole a fornire informazioni sui singoli capi
abbattuti; inoltre, la lettura e l’analisi dei dati avviene solo alla fine della stagione venatoria
quando (e se) il documento viene riconsegnato all’Ufficio Caccia della Provincia.
Per completare la raccolta dei dati occorre, pertanto, predisporre apposite schede che, a
prescindere dagli abbattimenti, possano essere utilizzate anche per i censimenti classici
durante tutto l’arco dell’anno.
Questo tipo di controllo coinvolge esclusivamente le specie stanziali oggetto di prelievo
venatorio per le quali annualmente vengono predisposti i piani di immissione; le specie
interessate sono state raggruppate in tre grosse categorie:
• Cat. A: Ungulati (cinghiale, capriolo)
• Cat. B: Lepre
• Cat. C: Galliformi (fagiano, starna, coturnice)
Per ciascuna categoria é stato predisposto un particolare tipo di scheda che racchiude i
dati più significativi di ogni capo abbattuto: capacità di ambientamento, età, sesso, massa,
condizioni generali di salute ed altre notizie ritenute utili.
E’ oltremodo importante segnalare l’eventuale presenza di “marchiature” in relazione al
luogo di abbattimento per stabilirne gli spostamenti rispetto al luogo del rilascio.
Le schede possono anche essere utilizzate per semplici censimenti periodici effettuati
con i metodi tradizionali.
La scheda per il controllo della “Lepre” é stata arricchita per consentire la raccolta di una
serie di dati necessari a stabilire la consistenza e la distribuzione della specie “Italica”,
secondo precise direttive impartite dall’I.S.P.R.A..
259

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1) Zona di controllo A.T.C.:
SCHEDA RILEVAMENTO DATI
UNGULATI
Area:
Località:
2) Specie censite: Cinghiale:
Capriolo:
Muflone:
3) Sistema di controllo: a mezzo avvistamento:
a mezzo abbattimento:
4) Capi censiti: Età Num. capi Sesso Peso
nati dell'anno
fino ad un anno
fino a tre anni
oltre i tre anni
5) Eventuale numero di marchiatura:
6) Stato apparente di salute:
7) Altre notizie utili:
Data del rilievo: Compilatore:
260

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
1) Zona di controllo: A.T.C.:
SCHEDA RILEVAMENTO DATI
LEPRE
Area:
Località:
2) Sistema di controllo: a mezzo avvistamento:
a mezzo abbattimento:
3) Capi censiti: Età Num. capi Sesso Peso
nati dell'anno
oltre un anno
4) Specie di appartenenza: Europea
Italica
Europea Italica
nuca bruno-rossiccia grigio-nerastra
coscia grigiastra rossiccia
fianco-ventrale sfumata netta
5) Eventuale numero di marchiatura:
6) Stato apparente di salute:
7) Altre notizie utili:
Data del rilievo: Compilatore:
261

1) Zona di abbattimento: A.T.C.:
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SCHEDA RILEVAMENTO DATI
GALLIFORMI
Area:
Località:
2) Specie censite: Fagiano:
Starna:
Coturnice:
3) Sistema di controllo: a mezzo avvistamento:
a mezzo abbattimento:
4) Capi censiti: Età Num. capi Sesso Peso
nati dell'anno
oltre un anno
5) Eventuale numero di marchiatura:
6) Stato apparente di salute:
7) Altre notizie utili:
Data del rilievo: Compilatore:
262

1) Zona di abbattimento: A.T.C.:
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SCHEDA RILEVAMENTO DATI
CORVIDI
Area:
Località:
2) Specie censite: Corvidi:
Gazza:
Altro:
3) Sistema di controllo: a mezzo avvistamento:
a mezzo abbattimento:
4) Capi censiti: Età Num. capi Sesso Peso
nati dell'anno
oltre un anno
5) Eventuale numero di marchiatura:
6) Stato apparente di salute:
7) Altre notizie utili:
Data del rilievo: Compilatore:
263

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.10.2 Modalità di censimento degli uccelli.
Lo studio dell’avifauna può essere affrontato con diverse tecniche di rilevamento
ornitologico, secondo gli obiettivi prefissati, della tipologia dell’area di studio, della sua
conformazione geografica, della sua estensione, ma anche della sua caratterizzazione
ambientale e faunistica (Bibby et al. 1992).
Le metodologie di conteggio ornitologico utilizzate sono:
- Rilevamenti da Stazioni di ascolto
- Rilevamenti a vista da postazioni fisse;
- Rilevamenti acustici e visivi non standardizzati;
- Rilevamenti notturni;
- Rilevamenti attraverso la cattura e l’inanellamento.
Rilevamenti da Stazioni di ascolto
All’interno e nell’intorno di un’area scelta per il monitoraggio, bisogna individuare dei
percorsi prestabiliti,un numero di punti in misura variabile a seconda dell’estensione della
zona scelta, posizionati a distanza tale da ridurre al massimo la possibilità di contattare un
medesimo individuo tra un punto e l’altro, ma garantendo nel contempo la copertura delle
principali tipologie ambientali presenti. I campionamenti vanno effettuati per lo più nella prima
parte della mattinata (da mezz’ora prima dell’alba sino alle 10) e in misura minore nel tardo
pomeriggio (dalle 17-18) sino al tramonto.
Per ciascun punto di ascolto vanno effettuati 2 rilevamenti nel periodo riproduttivo, a
distanza di almeno 20 giorni l’uno dall’altro, ciascuno ricadente in 2 distinti intervalli temporali
(10 aprile-15 maggio e 16 maggio-20 giugno).
Questa tecnica è la più utilizzata in quanto risulta la più idonea per campionare ampie
superfici in cui i Passeriformi, facilmente contattabili per le loro vocalizzazioni e solo in parte
rilevabili a vista, rappresentano la componente dominante del popolamento ornitico.
Oltre ai Passeriformi, il metodo permette di rilevare diverse altre specie canore
appartenenti ad altri Ordini, tra cui i Galliformi, i Piciformi, Columbiformi, i Cuculiformi e alcuni
Coraciformi.
Rilevamenti a vista da postazioni fisse
Questa tipologia di rilievo e basato esclusivamente sull’osservazione della fauna da
postazioni fisse, con idonei strumenti (binocoli 10 x, telescopi con zoom 25-50x), al fine di
rilevarne la presenza, il transito o la nidificazione. Questo tecnica, adatta al conteggio
dell’avifauna di habitat aperti quali zone umide, pareti rocciose, praterie e coltivi,
264

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
caratterizzati da zone umide, al fine di poter disporre di dati che consentono di studiare
l’evoluzione della fauna, soprattutto dell’avifauna acquatica, nell’intero ciclo annuale.
Rilevamenti acustici e visivi non standardizzati
Si tratta della segnalazione della presenza di emergenze faunistiche in forma per lo piu
estemporanea, riconosciute sia attraverso le vocalizzazioni canore, sia a vista con l’ausilio di
binocoli 10 x 42 telescopi con zoom 30-60x, effettuate durante gli intervalli temporali tra un
punto di ascolto ed il successivo e durante le perlustrazioni pomeridiane e gli spostamenti, a
piedi o in auto, all’interno delle aree di studio. Pur non essendo sottoposti a
standardizzazione, i rilievi cosi condotti permettono di acquisire una cospicua percentuale
dell’intera banca dati, e permettono l’accertamento della presenza e la localizzazione di
diverse entità faunistiche. Tra queste si segnalano soprattutto segnalazioni di rapaci in volo.
Rilevamenti notturni
E’ una tipologia di campionamento necessaria per ottenere un quadro quanto piu
completo dell’avifauna, in quanto permette di rilevare la presenza degli uccelli non attivi
durante il giorno. Si tratta del rilevamento da punti fissi, effettuato a sera inoltrata, delle
specie riconosciute tramite ascolto delle vocalizzazioni o delle risposte a stimolazioni
elettroacustiche di tracce canore lanciate da riproduttore di suoni amplificati. Durante le ore
notturne la specie, particolarmente elusiva durante il giorno, risponde prontamente al
richiamo e puo essere udita anche a grande distanza.
Rilevamenti attraverso la cattura e l’inanellamento
La cattura di uccelli tramite reti mist-nets e la successiva marcatura degli individui con
apposizione di anelli immatricolati e largamente impiegata per lo studio delle comunita di
Passeriformi.
Nelle zone umide l’attivita di inanellamento può essere svolta in stazioni fisse ed
applicando uno sforzo di cattura costante. Inoltre, durante la primavera, l’inanellamento è
adatto ad integrare le altre tecniche di rilevamento utilizzate in questo periodo, permettendo
di attestare la frequentazione di specie elusive altrimenti non facilmente contattabili,
soprattutto durante il transito migratorio.
Nonostante i metodi citati si rivelano precisi, per quanto riguarda i Passeriformi, essendo
estremamente diffusi; risulta, difficile realizzare censimenti e stime attendibili di queste
popolazioni, anche per la presenza contemporanea di contingenti stanziali e migratori sui
medesimi territori in alcuni periodi dell’anno.
265

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’unico tentativo che può essere fatto è una stima presso i luoghi di dormitoio, dove i
capi tendono ad addensarsi in gruppi molto numerosi.
Il metodo di controllo indiretto consiste nel ricorrere all’impiego di dissuasori acustici che
allontanano l’avifauna da un determinato territorio, questo mezzo ha un impiego limitato nel
tempo poiché i passeriformi si assuefanno facilmente a questo tipo di rumore; il metodo di
controllo diretto consiste nel prelievo venatorio, da attuarsi secondo piani di contenimento
nelle aree in cui tendono a concentrarsi gli animali.
Per quanto riguarda i Corvidi il metodo di stima più indicato è quello del censimento
primaverile dei nidi attivi, da condurre su percorsi campione.
Durante lo svolgimento dei conteggi da stazioni di ascolto, si possono rilevare anche
informazioni sull’ambiente naturale all’interno dell’area.
Tali informazioni sono indirizzate a fornire una descrizione esclusivamente qualitativa
dell’ambiente, ed in particolare delle classi di uso del suolo e della vegetazione presente.
Attraverso un’integrazione di questa tipologia di dati, è possibile giungere ad una più
dettagliata descrizione delle caratteristiche ambientali di ciascuna località campionata.
3.10.3 Modalità di censimento dei mammiferi.
Ungulati
Una stima quantitativa accurata delle diverse popolazioni di ungulati, al fine di
determinarne la consistenza e la composizione in classi di età, é basata sul metodo del
conteggio delle orme sul terreno innevato o bagnato; il rilievo dovrebbe essere condotto
possibilmente il giorno immediatamente successivo a quello dell’evento meteorico.
L’area in cui condurre le operazioni può essere suddivisa in più zone ciascuna delle
quali viene perlustrata nella stessa giornata da gruppi di osservatori (Guardie Venatorie
Provinciali, Guardie Volontarie, Capi-squadra per la caccia al cinghiale, sele-controllori,
gruppi di volontari) che riportano su schede il numero delle piste individuate indicandone su
apposita cartografia.
Un altro metodo di censimento è quello delle battute in aree campione attuate nel
periodo tardo-invernale (mese di febbraio) per la stima delle consistenze pre-produttive e nel
mese di settembre, prima dell’apertura della stagione venatoria, per la stima delle
consistenze post-riproduttive; bisogna, in questo caso, disporre di un numero adeguato di
partecipanti affinché le operazioni di battuta si svolgano in maniera produttiva.
I dati ottenuti nelle aree campione possono poi essere estesi al restante territorio
interessato dalla presenza di popolazioni di ungulati.
266

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
E’ possibile inoltre procedere al conteggio degli animali da punti fissi di osservazione,
dislocati ai margini dei boschi o nei pressi di punti di foraggiamento (censimenti a vista), da
effettuarsi nel periodo estivo, per la valutazione della struttura della popolazione in classi di
sesso e di età.
Per l’impostazione dei piani annuali di prelievo occorre tenere in considerazione e
valutare attentamente i risultati conseguiti attraverso i censimenti e le stime della
popolazione.
Volpe
La Volpe è una specie in forte espansione grazie all’alta adattabilità a qualsiasi
situazione territoriale; inoltre, l’errata tecnica dei ripopolamenti, con soggetti del tutto inadatti
alla vita selvatica, ha fatto si che la Volpe avesse selvaggina in abbondanza spesso proprio
nel momento dell’allattamento e dello svezzamento dei piccoli.
Va ricordato, tuttavia, che qualsiasi intervento sulla volpe necessita di un’attenta
valutazione basata sull’individuazione e la misurazione dei seguenti indici di abbondanza:
- numeri di capi abbattuti;
- numero di tane censite.
In particolare la raccolta e l’esame dei capi abbattuti può fornire altre indicazioni sulla
biologia della specie, utili ad orientate le scelte gestionali di una determinata zona.
L’efficacia degli interventi di controllo dipende dal successo ottenuto nel mantenere la
densità della popolazione di Volpe su valori costantemente più bassi rispetto a quelli
consentiti dalla capacità portante del territorio, possibilmente per periodi di tempo prolungati.
Il controllo deve necessariamente essere affiancato da un’altra serie di interventi di
gestione faunistica quali ad esempio i miglioramenti ambientali, il controllo del randagismo, il
miglioramento delle tecniche di immissione di animali allevati, ecc.
3.10.4 Controllo delle specie “opportuniste”
La predazione è un fattore essenziale di equilibrio delle popolazioni animali selvatiche,
che agisce sulla regolazione della loro dimensione numerica.
Nel tempo, l’interazione preda-predatore porta a delle oscillazioni cicliche sia della
densità della preda che del predatore; ad un incremento delle prede corrisponde un aumento
dei predatori e ciò causerà una diminuzione della preda stessa, che a sua volta determinerà
una flessione dei predatori con un conseguente aumento delle prede e così via.
Se l’ecosistema è in equilibrio, le oscillazioni saranno di entità modeste e poste attorno
al valore della capacità portante prevista per le singole popolazioni.
267

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La condizione di equilibrio, sopra esposta, viene però a modificarsi profondamente
quando nell’ecosistema esaminato si introducono fonti alimentari alternative alla preda come
animali domestici, spazzature, rifiuti vari, oppure selvatici destinati al ripopolamento.
In quest’ultima ipotesi, si hanno soggetti non abituati a difendersi dall’azione dei
carnivori presenti nella zona e che, pertanto, costituiscono prede notevolmente facili; ad una
immissione costante di cibo, il predatore non rimane più limitato dalla densità delle prede
svincolandosi dal rapporto ecologico.
Esso si accrescerà fino a raggiungere un nuovo equilibrio in cui non é più la preda il
fattore limitante; tale situazione si presenta di estremo pericolo per la sopravvivenza delle
popolazioni predate in quanto il numero dei predatori tende ad aumentare in modo abnorme
non essendo più vincolato dall’offerta alimentare delle prede stesse.
Non a caso, la disponibilità di spazzature, pollame ratti, rifiuti alimentari, consente a tutte
le cucciolate di raggiungere l’emancipazione e quindi di riprodursi a loro volta, incidendo in
modo drastico sulla consistenza delle prede ogni qualvolta le suddette fonti alimentari
alternative diminuiscono o si annullano.
Conseguenza pratica di ciò è che, mentre i grossi carnivori sono stati quasi tutti
sterminati dall’uomo, i predatori sopravvissuti risultano quasi svincolati dai meccanismi
ecologici della predazione.
Si assiste così ad una notevole diffusione delle specie più adattabili come la volpe, la
faina, la donnola, i corvidi, mentre le forme specializzate regrediscono progressivamente a
mano a mano che vengono distrutti o alterati gli habitat a loro congeniali.
Negli istituti in cui la principale finalità è quella di ottimizzare il prelievo venatorio (A.T.C.,
aziende faunistico-venatorie, etc.) può risultare opportuno il controllo di specie a vasta
distribuzione, con densità e trend di popolazione positive (volpe, cornacchia, gazza etc.),
qualora queste risultino in grado di deprimere la produttività di specie di interesse venatorio,
purché gli interventi siano condotti con le dovute cautele e nel rispetto di adeguati programmi
di intervento.
Una diversa valutazione deve invece essere fatta quando si opera nell’ambito di istituti
di protezione (oasi, zone di rispetto) o di produzione (zone di ripopolamento e cattura) nei
quali, per esigenze di conservazione di realtà faunistiche importanti o minacciate, possono
risultare necessari interventi mirati di controllo di specie competitrici o predatrici.
Di seguito, riprendendo le indicazioni formulate dall’I.N.F.S., si individuano le procedure
da attuare per il controllo delle popolazioni selvatiche.
Tutte le tipologie di intervento prevedono in prima istanza il ricorso a tecniche ecologiche
di controllo e, successivamente, qualora se ne riscontri l’inefficacia, è possibile procedere
alla realizzazione di piani di cattura o di abbattimento.
Queste ultime operazioni impongono che il controllo numerico venga effettuato in
maniera selettiva, con azioni efficaci che garantiscano il minor disturbo possibile nei confronti
268

delle altre specie.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il controllo delle popolazioni animali appartenenti a specie cacciabili può essere
ammesso in base alla normativa attuale qualora queste arrechino danni gravi alle colture
agricole, alle attività zootecniche ed anche al patrimonio faunistico nel rispetto delle
procedure che di seguito verranno indicate.
I metodi da adottarsi per il controllo dei danni arrecati alle produzioni agricole, alle
attività zootecniche ed alla fauna selvatica, che variano ovviamente a seconda delle specie
responsabile del danno risultano, i seguenti:
a - limitazione delle risorse trofiche, in particolare recinzione delle discariche, riduzione
od eliminazione delle immissione di selvaggina pronta caccia;
b – interventi di prevenzione del danno basati sul ricorso a barriere fisiche (recinzioni,
reti, repellenti, detonatori acustici, fili elettrici, etc.);
c – risarcimento monetario del danno sulla base dei fondi previsti dalla normativa;
d – programmazione ed adeguamento del prelievo venatorio incentivando durante la
stagione di caccia gli interventi di prelievo a carico di specie potenzialmente dannose
attraverso la stesura di appositi piani; in quest’ultimo caso si tratta di adeguare annualmente
il quantitativo di capi abbattibile puntando a mantenere una densità di selvatici compatibile
con l’esercizio delle attività produttive;
e – eventuale cattura e traslocazione di alcuni soggetti in aree non soggette a rischi di
danneggiamento.
Per quanto riguarda la fase di controllo mediante il ricorso a metodi ecologici di
popolazioni che arrecano danni al patrimonio faunistico di interesse venatorio, considerato
che queste sono rappresentate soprattutto dalla Volpe e dai Corvidi, si ritiene che una
riduzione numerica delle popolazioni può essere conseguita con:
1 – la graduale eliminazione delle discariche abusive di rifiuti a cielo aperto o una loro
recinzione a prova di animale per quanto riguarda quelle autorizzate;
2 – ricorso all’utilizzo di contenitori per la raccolta di rifiuti a prova di animale;
3 – l’eliminazione delle operazioni di ripopolamento intese come massiccio rilascio di
selvaggina allevata senza l’adozione di opportune tecniche di rilascio.
Qualora i risultati conseguiti con le tecniche di cui sopra non abbiano consentito il
raggiungimento degli scopi preposti è possibile intervenire con piani di abbattimento in base
all’apposito regolamento allegato al piano faunistico.
I piani di prelievo, quali strumenti di applicazione del piano di assestamento, dovranno
contenere l’indicazione del numero dei capi da prelevare distinti per classe di età e per
sesso.
Il piano di abbattimento deve dunque essere formulato ogni anno sulla base del
confronto tra la popolazione reale, descritta dal censimento e quella prevista dal piano di
assestamento.
269

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il piano di prelievo e quello di assestamento non devono essere rigidi, ma presentare
una certa flessibilità così da adeguarsi allo sviluppo della popolazione ed ai diversi
andamenti stagionali.
Il piano di abbattimento è dunque solo una previsione che sarà confermata, o meno, dai
censimenti e dalle stime eseguite nella successiva stagione riproduttiva.
L’elaborazione dei dati così raccolti consentirà di redigere dei conseguenti piani di
prelievo; in una prima fase l’attività di controllo dovrà essere incentrata:
- sul contenimento delle fonti trofiche di origine artificiale;
- l’impiego di barriere fisiche;
- costruzione di trappole selettive di cattura; il periodo di utilizzazione delle trappole
deve essere comunque limitato alla primavera ed alla prima parte dell’estate, consentendo
consentendo così la cattura di soggetti territoriali, destinati alla riproduzione. Per questo
metodo è necessario apportare un progetto di contenimento in cui stabilire numero e
localizzazione delle trappole, ed addestrare personale al loro impiego;
- abbattimento con la tecnica dello sparo ai nidi, praticabile solamente qualora si ha
l’assoluta sicurezza della specie che occupa il nido; questa tecnica richiede l’impiego di
personale altamente specializzato.
• tiro d’appostamento con l’utilizzo di richiami;
• tiro al volo esercitato di prima mattina ai margini dei boschi dove i Corvidi si
concentrano per trascorrere la notte.
3.10.5 Gestione dei dati
I dati che l’Ufficio Caccia Provinciale deve elaborare prima di ogni stagione venatoria
sono indirizzati alla gestione computerizzata, attraverso l’adozione di idonei software, delle
seguenti attività:
• a) controllo della ripartizione del territorio: se le percentuali, stabilite dalla legge
regionale n. 9/96, possono considerarsi, salvo modifiche, fisse ed inderogabili, altrettanto
non si può affermare del territorio agro-silvo-pastorare disponibile, soggetto ad una continua
involuzione a causa del progressivo intervento dell’uomo; la realizzazione di centri
residenziali e strade, infatti, continua ad essere l’attività preferita dall’uomo che incide,
sempre e comunque, in modo negativo nei confronti dell’ambiente. Il lento regredire della
superficie agro-silvo-pastorale condiziona inevitabilmente l’estensione delle aree da
destinare alla protezione della fauna ed alla gestione privata della caccia; pertanto, la
“variabile S.A.S.P.” va aggiornamento periodicamente al fine di:
- ottenere le superfici teoriche disponibili per strutture di protezione, strutture a gestione
privata ed ambiti territoriali di caccia;
- confrontare tali superfici con quelle effettive autorizzate;
270

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
- segnalare disponibilità o sconfinamenti rispetto alle percentuali di legge;
• b) controllo della popolazione di cacciatori residenti; viene ad essere
principalmente collegato alla verifica della “variabile I.D.V.E.” (indice di densità venatoria
effettiva), funzione anche della “variabile S.A.S.P.”, stabilita nel piano faunistico nel rapporto
di un cacciatore ogni 30 ettari; la variazione del rapporto entro il suddetto limite condiziona il
numero massimo di cacciatori residenti da ammettere alla mobilità tra gli ambiti; questo
numero deve risultare dall’elaborazione automatica dei dati in input. L’aggiornamento
annuale della “variabile cacciatori” é altresì necessario per la gestione dei tesserini
venatori;
• c) gestione dei tesserini venatori: l’input dei dati contenuti nei tesserini deve
avvenire attraverso l’uso di uno scanner e deve essere finalizzato all’aggiornamento
automatico, per ogni ambito, dei seguenti archivi:
A) Dati personali:
- dati identificativi del cacciatore;
- residenza venatoria;
- forma di caccia esercitata in via esclusiva;
- tecnica venatoria praticata;
B) Dati statistici:
- giornate dedicate all’attività venatoria;
- ambito frequentato;
- specie e numero dei capi abbattuti.
La lettura automatica dei tesserini costituisce motivo sufficiente alla predisposizione dei
nuovi tesserini personalizzati.
• d) gestione della mobilità dei cacciatori non residenti; é condizionata dal rispetto
del numero contemporaneo di cacciatori non residenti nella Provincia da ammettere negli
• ambiti CZ1 e CZ2 e stabilito dalla Regione rispettivamente in 185 e 100; la
concessione di pacchetti di giornate di caccia consente certamente un maggiore afflusso di
non residenti, senza tra l’altro alterare la densità venatoria, con notevole beneficio
economico per i Comitati di gestione degli A.T.C.; ma il numero massimo consentito va
tenuto costantemente e giornalmente sotto controllo;
• e) gestione faunistica; é collegata al controllo della fauna selvatica presente sul
territorio provinciale, attraverso i censimenti e gli abbattimenti rilevabili dai tesserini venatori,
271

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
con particolare riferimento alle specie stanziali di interesse venatorio; la lettura automatica
delle schede di censimento, effettuato anche attraverso prelievo venatorio, consente la
restituzione in tempo reale dei risultati da utilizzare per i piani di immissione annuali;
• f) organizzazione banche dati ai fini della vigilanza venatoria; questa attività é
connessa al servizio di vigilanza delle Guardie Venatorie Provinciali, eventualmente
coadiuvate da quelle Volontarie appartenenti alle associazioni agricole, ambientali e
venatorie; la disponibilità di banche dati relativi alla posizione venatoria dei cacciatori
agevola il controllo in tempi reali della regolarità dei singoli cacciatori in merito alla residenza
venatoria, la mobilità, il tesserino venatorio ed altro.
Le attività su indicate presentano evidenti connessioni che ne aumentano le difficoltà
gestionali, soprattutto se l’elaborazione dei dati dovesse avvenire in modo manuale; la
necessità, inoltre, di ottenere la restituzione dei risultati in tempo reale, impone
assolutamente l’utilizzo di un sistema computerizzato a supporto di tutte le attività connesse
alla gestione programmata della caccia.
272

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.11 - Piano degli interventi di miglioramento ambientale e criteri per la
corresponsione degli incentivi
La fauna selvatica si trova periodicamente a dover fronteggiare improvvisi cambiamenti
di habitat legati alle diverse operazioni colturali (arature, raccolta dei prodotti, etc.).
Nelle aree più svantaggiate di collina e di montagna, invece, la scomparsa quasi totale
delle attività agricole ha condotto alla rarefazione o all’estinzione di alcune specie quali
starna e lepre.
In generale la qualità di un territorio è il risultato di diversi elementi e il popolamento
animale risulterà tanto più ricco e diversificato quanto più il comprensorio sarà caratterizzato
da una elevata diversità ambientale; quest’ultima è determinata dalla ripartizione spaziale
delle diverse colture e degli elementi fissi del paesaggio.
Gli interventi di miglioramento ambientale effettuati nel contesto della gestione degli ATC
si pongono quindi come obiettivo lo scopo di favorire la diversificazione colturale.
Nell’analizzare l’importanza rivestita per la fauna selvatica dalle più comuni colture
cerealicole, occorre subito evidenziare come, in genere, la forma e la dimensione degli
appezzamenti rappresentano elementi estremamente importanti; infatti le zone di
transizione fra comunità biologiche diverse sono le aree più utilizzate dalle specie animali.
Ad esempio i giardini alberati e le zone di confine tra aree antropizzate e naturali risultano
essere gli ambienti a massima diversità.
Per quanto riguarda invece le essenze vegetali di più comune impiego, si evidenzia
come il frumento, ma in genere anche orzo e avena, rappresentino colture di notevole
interesse per tutta la piccola selvaggina.
Per le aree paesaggisticamente più importanti, tanto dal punto di vista floristico che
faunistico, indispensabile la creazione di corridoi ecologici finalizzati ad assicurare un
continuum vitale alle specie in rarefazione o estinsione.
La pianta allo stadio erbaceo è infatti utilizzata come alimento verde da fagiani, starne,
lepri, oltre che da Cervidi e Bovidi; all’inizio della primavera, quando le piante raggiungono
un’altezza di 15-20 cm, la capacità di offrire rifugio e zone utili alla nidificazione diviene
notevole.
Dallo stadio di maturazione cerosa, il frumento e tutte le altre colture cerealicole (avena,
orzo, etc.) rappresentano in genere una fonte alimentare di elevato valore per quasi tutte le
specie selvatiche; in coltivazioni appositamente eseguite per la selvaggina (non sottoposte
quindi a diserbi e trattamenti antiparassitari) i vantaggi non sono solo forniti dall’apporto di
granella, ma anche dalla presenza di numerosi insetti che rappresentano la base
dell’alimentazione per tutti i piccoli di Galliformi e di molte altre specie.
273

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’importanza di questo tipo di coltura non si esaurisce con le operazioni di trebbiatura; le
stoppie, soprattutto se il taglio viene effettuato abbastanza alto, rappresentano ottimi luoghi
di rifugio e di pastura. Talune specie (i colombacci in particolare) utilizzano la coltura
soprattutto in questa fase.
E’ evidente che lavorazioni precoci e soprattutto il debbio delle stoppie si configurano
come pratiche che di fatto riducono fortemente l’offerta alimentare operando una drastica
trasformazione dell’habitat.
Il mais o granoturco è la coltura cerealicola più diffusa dopo il frumento; essa si
configura come una pianta da rinnovo per i lavori preparatori e per quelli che essa esige nel
corso della coltivazione.
Per quanto riguarda la fauna selvatica, la notevole rapidità di crescita e la notevole
altezza raggiunta dalle piante la rendono importante soprattutto come area di rifugio; da
sottolineare come di fatto questa coltura, a causa degli intensi trattamenti di diserbo, si
configuri quasi del tutto priva di erbe infestanti in grado di essere utilizzate dalla selvaggina.
A causa dell’epoca di semina e delle considerazioni su esposte, il valore di questa
coltura, come ambiente di nidificazione, è da ritenersi quasi nullo.
Per quanto riguarda invece l’alimentazione fornita dalla granella, essa viene utilizzata ad
iniziare dallo stadio di maturazione lattea; da questo momento del ciclo colturale, il mais
viene a configurarsi come una delle colture più favorevoli alla selvaggina in tutti quei casi in
cui la raccolta viene posticipata e non si procede ad una immediata lavorazione degli
appezzamenti.
In aree in cui la presenza del cinghiale non risulta massiccia il mais è un’ottima
cerealicola da impiegarsi per le “colture a perdere” destinate all’alimentazione delle specie
selvatiche.
Da un punto di vista tecnico i programmi di miglioramento ambientale possono dividersi
in due categorie:
- limitazione di pratiche agricole dannose alla fauna selvatica;
interventi per favorire la disponibilità di alimenti, zone di rifugio e di riproduzione.
Volendosi soffermare in particolare su questo secondo punto, con riferimento alle aree di
collina e di pianura, è evidente che ogni singola realtà territoriale rappresenta un caso a se
stante e necessita quindi di precise scelte d’intervento.
In generale questo tipo di operazione prevede la semina di colture a perdere o la
rinuncia al raccolto di una parte della coltura al fine di sopperire a periodi di carenza
alimentare che si verificano nell’ecosistema durante tutto l’anno.
274

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Esempio di colture a perdere ai margini di un’area rifugio
Le colture “a perdere” possono svolgere inoltre un valido ruolo per la prevenzione dei
danni, soprattutto da cinghiale, in particolar modo se vengono posizionate all’interno di aree
boscate; é evidente che la scelta delle essenze da seminare dipende dall’area geografica in
questione.
Nel seguito vengono riportate alcune delle specie da destinare a “colture a perdere” con
i relativi periodi di semina, tipo di terreno e quantitativi di semina da utilizzare.
Per quanto riguarda la disposizione sul territorio degli interventi di miglioramento è da
preferire una elevata frammentazione nonché, possibilmente, una loro omogenea
distribuzione sul territorio.
Assai valida risulta, inoltre, la possibilità di affiancare alle colture a perdere l’impianto di
siepi e filari frangivento costituiti con vegetazione arborea ed arbustiva; la loro presenza
infatti, oltre a fornire degli ottimi siti di nidificazione, favorisce l’incremento della diversità
ambientale.
In un simile contesto anche il mantenimento delle cosiddette tare aziendali,
rappresentate da piccole zone incolte, da ciglioni, terrapieni erbosi, fasce di vegetazione
naturale, etc. costituisce un valido intervento.
Lo sfalcio, il debbio o il diserbo rappresentano un grave pericolo per la selvaggina che
rinviene all’interno di queste aree ottime zone di nidificazione di alimentazione della prole.
275

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per le zone di collina e montagna l’estensivazione o l’abbandono delle coltivazioni
agricole tradizionali ha determinato condizioni ambientali e di potenzialità produttive nuove
che non trovano un immediato adattamento da parte dei produttori agricoli, ma che offrono
ugualmente possibilità di sviluppo ed utilizzazione economica del territorio; tra queste in
particolare l’utilizzazione e la conservazione delle risorse faunistiche.
Per tale ragione l’abbandono ed il ritiro dalla produzione agricola non può essere
lasciato a se stesso o affidato ai soli processi di riequilibrio naturale, ma dovrebbe essere
orientato ed aiutato da una più capillare e corretta gestione faunistica ed ambientale del
territorio.
Le possibilità di intervento concreto per salvaguardare le condizioni accennate o per
promuovere quelle di interesse faunistico appaiono legate soprattutto alla diffusione dei
miglioramenti ambientali.
Esempio di prato incolto ai margini di area coltivata
L'importanza e l’attenzione riservata in questi ultimi anni alle misure di ripristino
ambientale a fini faunistici sono attribuibili principalmente a tre ragioni:
- al crescente impatto delle attività umane sull’ambiente,
- al raggiungimento dei surplus alimentari e allo sviluppo di forme di agricoltura più eco-
compatibili o con finalità turistico-ricreative;
- alla necessità di ovviare agli insuccessi delle pratiche di ripopolamento con animali
selvatici di importazione, di allevamento e cattura ed agli effetti negativi derivati da queste
ultime.
276

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Si possono individuare tre aree rappresentative di situazioni collinari tipiche della
Provincia di Catanzaro: quella in cui prevalgono le aree coltivate, quella in cui prevalgono gli
incolti e l’abbandono e quella in cui domina il bosco (di macchia mediterranea) alternato da
zone coltivate o incolte.
In particolare l’estensione delle aree coltivate é la seguente:
Tipo di coltura
Superficie
in ha
Cereali circa 16.645,00
Leguminose e piante da tubero circa 807,00
Ortive circa 2.756,00
Foraggere circa 8.462,00
Vite circa 1.258,00
Olivo circa 47.266,00
Agrumi circa 4.202,00
Fruttiferi circa 2.088,00
Seminativi abbandonati circa 6.000,00
TOTALE 89.484,00
Mietitura campo di grano
Le formazioni erbacee possono essere distinte in formazioni erbacee degradate
(incolto) e formazioni erbacee recenti (foraggere).
Le prime sono rappresentate da coperture erbacee abbandonate o incolte da più anni e
quindi caratterizzate da un pabulum erbaceo generalmente degradato e di scarsa qualità
alimentare per specie tendenzialmente pascolive quali il Capriolo e la Lepre.
Le seconde sono rappresentate da coperture erbacee gestite o coltivate recentemente e
quindi caratterizzate da un pabulum erbaceo generalmente di maggiore qualità.
Le principali tipologie ambientali sono:
• i boschi e gli arbusteti;
• le foraggere, rappresentate dai prati polifiti e monofiti tra cui anche l’erba medica,
incolti recenti, pascoli, cioè formazioni erbacee qualitative che hanno avuto degli interventi
antropici di coltivazione abbastanza recenti (semina, fertilizzazione, sfalcio, ecc.);
• i seminativi, rappresentati dalle zone arate e dai cereali autunno-vernini;
• gli incolti o le formazioni erbacee degradate; questi comprendono gli incolti vecchi, i
pascoli e i prati polifiti o monofiti fortemente degradati, i calanchi erbosi, le associazioni
erbacee con arbusti e alberi ecc.;
• gli improduttivi, cioè le zone rocciose, gli affioramenti litoidi, i calanchi nudi, ecc.
Per quanto riguarda Capriolo e Lepre è possibile evidenziare una generale preferenza
durante le fasi di attività e movimento degli animali delle aree a foraggere rispetto a quelle
incolte o a seminativo.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
I miglioramenti di tipo macchia e radura per le popolazioni di Capriolo e soprattutto di
Lepre sono finalizzati al ruolo pabulare di foraggere ed alle funzioni di rifugio e di sito di
riproduzione che questi prati svolgono soprattutto nel periodo estivo.
L’aumento dell’incolto, dell’abbandono e lo sviluppo eccessivo del bosco negli ex coltivi
o nelle radure determina la formazione di un ambiente eccessivamente omogeneo e alla
fine, paradossalmente, di minor valore faunistico: quasi nullo per la maggior parte delle
piccola selvaggina, di limitato valore per i piccoli uccelli e con una ridotta capacità portante
anche per la maggior parte delle popolazioni di Ungulati.
La coltivazione dei territori implica una serie di effetti indotti tra cui una aumentata
presenza di strade di vario ordine, che costituiscono cospicue soluzioni di continuità del
tessuto del paesaggio e, con l’incremento sempre maggiore del traffico, causa di elevata
mortalità.
Diverse operazioni agricole quali i lavori di preparazione del terreno, la distribuzione di
antiparassitari e la raccolta dei prodotti possono contribuire a provocare perdite consistenti
nelle popolazioni di avifauna.
La disponibilità di zone rifugio, consistenti in siepi, filari alberati, aree improduttive a
vegetazione naturale, è indispensabile al mantenimento dell’avifauna e rappresentano un
valido strumento di riequilibrio delle teriocenosi (insieme delle specie di mammiferi che si
trovano preclusi i necessari spazi vitali) in quanto elementi di transizioni tra ecosistemi aperti
e di bosco, potendo ospitare specie tipiche di queste diverse fisionomie vegetazionali.
Le specie frequentanti i corsi d’acqua sono condizionati sia dalla qualità delle acque di
superficie che dalla gestione delle rive ed allo stato attuale vedono contrarsi sempre più gli
ambienti utilizzabili.
Durante le indagini sul territorio, ai fini della stesura del Piano Faunistico Venatorio, é
emersa una situazione di degrado ambientale delle foci di alcuni fiumi della Provincia, quale
ad esempio la foce del fiume Amato; anche la qualità delle acque é apparsa notevolmente a
rischio per la presenza di numerosi scarichi abusivi di qualsiasi natura.
essere:
Gli interventi consigliati da effettuarsi per un adeguato recupero ambientale, possono
• schermatura “verde” alla foce dei fiumi a ridosso dei centri abitati;
• ricomposizione paesaggistica dell’intera area della foce;
• conservazione delle specie arboree ed arbustive, altrimenti in declino o comunque
molto rare a livello locale;
• aumento della biodiversità, sia floricola che faunistica;
• approfondimento di studi faunistici e botanici nell’area in esame.
278

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Dal confronto tra una agricoltura tradizionale ed una moderna si ha una brusca caduta
della diversità avifaunistica tra il 50 e il 70% le cui cause sono: ampiezza dei campi,
riduzione dei margini, rimozione dei filari e delle siepi, riduzione del numero di colture
praticate, l’abbandono della zootecnia e la rimozione precoce dei residui delle coltivazioni.
La provincia di Catanzaro è caratterizzata dalla presenza di specie di Uccelli da preda
con notevoli problemi di conservazione a livello internazionale, come il capovaccaio, Il Nibbio
reale, il falco Lanario ed il falco Grillaio. Per tutte queste specie emerge l’importanza dei
mosaici ambientali creati dalla presenza delle aree agricole, specialmente cerealicole, e dalle
aree vegetazione arbustiva, tipiche della macchia mediterranea, caratterizzate dalla
presenza di ampie aree aperte, indispensabili all’ecologia di queste specie
Le azioni indispensabili alla loro conservazione devono essere impostate secondo
queste linee guida generali:.
-Mantenimento ed incremento delle aree aperte, anche attraverso finanziamenti volti allo
sviluppo delle tradizionali pratiche silvo pastorali di tipo estensivo.
-Gestione delle aree forestali finalizzate alla creazione di spazi ecotonali che permettano
l’attività di caccia per i grossi rapaci.
-Limitazione della presenza umana e nelle prossimità delle aree di nidificazione durante
il periodo riproduttivo e limitare o impedire la costruzione di nuove strade o piste di
penetrazione.
-Mappatura delle aree a buona vocazionalità per la dispersione di queste specie e
censimenti delle pareti che mostrino delle caratteristiche idonee alla loro nidificazione.
-Attenta pianificazione degli interventi sul territorio che tenga conto della presenza di
questa comunità.
-Realizzazione di stazioni di alimentazione artificiale.(CARNAI).
Obiettivi
La gestione agro-faunistica si propone di rispondere a tre finalità:
- aumento della biodiversità nelle aree agricole;
- un impulso alla cooperazione tra i mondi dell’agricoltura, della caccia e della protezione
dell’ambiente;
- un aumento delle occasioni pratiche di studio delle dinamiche delle popolazioni di
uccelli, contemporaneamente alle possibilità di meglio gestire i prelievi venatori (piani di
gestione).
279

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per intervenire concretamente sul nostro paesaggio agrario, ponendo come obiettivo
principale le azioni finalizzate al riequilibrio, al ripristino della complessità e della diversità
biologica del campo coltivato, molti sono gli ambiti in cui tentare un’azione di
rinaturalizzazione, senza peraltro compromettere né togliere nulla alle attuali pratiche
agronomiche.
Piccoli boschetti, zone alberate non produttive, zone di vecchi confini poderali, piccoli
lembi di terreno non coltivati per salti di quota od altro possono rappresentare l’inizio di un
riequilibrio ambientale, soprattutto se accompagnati da interventi più consistenti su interi
coltivi abbandonati o, addirittura, impianti ex-novo di aree rifugio.
Risultano quindi necessarie alcune avvertenze di massima per evitare insuccessi nelle
esecuzioni:
• i migliori requisiti per operare in modo corretto sono una buona conoscenza
dell’ecologia del paesaggio unita ad una certa esperienza tecnico-agronomica;
eventualmente prestare attenzione ad aree ad ambienti limitrofi ecologicamente
salvaguardati;
• gli impianti ex-novo (nuove siepi, aree rifugio in coltivi non abbandonati) non si
dovrebbero mai realizzare come un impianto finale o un prototipo di ecosistema perfetto: il
raggiungimento di un equilibrio è il risultato di adattamenti e di flussi di energia che solo nei
tempi medi o lunghi riescono a stabilizzarsi; gli interventi dovranno mirare più a cercare
condizioni favorevoli all’evoluzione di un sistema, piuttosto che tentare di realizzarlo
direttamente;
• in boschetti o coltivi abbandonati da tempo, potrebbe risultare deleterio sbarazzarsi
di tutto quello che non è autoctono o che impedisce l’instaurarsi immediato di rinnovazione;
• l’eliminazione indiscriminata di elementi di disturbo (come a volte possono apparire
le grandi proliferazioni di edera, di vitalba o un forte ricaccio pollonifero) potrebbe portare ad
un impoverimento dell’avifauna presente o a squilibri ancor più gravi di quelli che vorremmo
eliminare.
• non è pensabile che interventi in piccole aree possano contenere ecosistemi
complessi; si dovrebbe, pertanto, evitare la messa a dimora di troppe specie in aree ristrette;
Nella ricostituzione degli ambienti naturali, particolare importanza riveste il recupero di
boschetti, che pur non essendo coltivati, si presentano spesso fortemente degradati; il piano
arboreo è costituito di frequente da specie non autoctone e risulta fortemente compromesso
ed impoverito dalla crescita o dalla proliferazione macroscopica di uno solo degli elementi
che lo costituiscono: il risultato é un piccolo ambiente completamente isolato e spesso
sfruttato irrazionalmente.
280

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
In questi ambienti si riscontrano spesso le seguenti anomalie:
- crescita abnorme di edera che entra a far parte del piano dominante delle chiome,
costringendole ad uno sviluppo stentato; essa può contemporaneamente tappezzare in
modo uniforme anche il suolo riducendone molto la possibilità di rinnovazione;
- soffocamento delle chiome per la proliferazione della vitalba;
- formazione di un denso strato arbustivo, spesso monospecifico (sambuco, prugnolo
etc.) che impedisce al sistema di evolversi, stabilizzandolo ad un livello infimo di complessità;
- proliferazione eccessiva dell’attività pollonifera.
Gli interventi di rinaturalizzazione in boschetti degradati di piccole dimensioni possono
risultare molto problematici, soprattutto se si tenta di trovare soluzioni che hanno la pretesa
di essere risolutive con l’applicazione di un solo intervento.
I tipi di lavoro più utili da eseguire sono i seguenti:
• diradamenti: tali operazioni devono essere eseguite principalmente per ridurre
l’eccessiva densità di nuclei di vegetazione, permettendo, in generale, di selezionare le
specie o gli individui ritenuti più idonei; i criteri dei diradamenti possono anche essere
finalizzati a favorire la disseminazione di alcune piante e il rinnovamento naturale, riducendo
la competizione fra le chiome e aumentando la quantità di luce al suolo. La variabile “luce” è
uno dei fattori da tenere maggiormente in considerazione, se non si vogliono ottenere
risultati diversi da quelli progettati; infatti, spesso conviene lasciare una certa copertura del
suolo in quanto l’improvviso aumento di luce, a volte può favorire il rinnovamento. A
diradamenti leggeri è buona norma far seguire rinfoltimenti radi con piante eventualmente
prelevate all’interno del boschetto.
• Rinfoltimenti: risultano particolarmente adatti in zone molto degradate o dove
l’eccessiva presenza di una specie impedisce lo stabilirsi di un equilibrio più complesso
(diffusione massiccia di rovo). Spesso, per i rinfoltimenti, è opportuno utilizzare piante
abbastanza alte (1-1,5 m) affinché possano affermarsi facilmente. Si potranno usare piante
provenienti da vivai forestali o, ancor meglio, piantine prelevate nello stesso boschetto da
nuclei densi di rinnovazione affermata; queste saranno prelevate con zolla e messe a
dimora in buche precedentemente lavorate. Tali rinfoltimenti non dovranno quasi mai avere
sesti di impianto regolari.
281

a) Margini dei coltivi
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Schema tratto ad esempio dalla rivista “Il Campo e la Siepe”, 1995
Sono spesso presenti nel paesaggio agrario piccoli lembi di superficie non coltivata,
derivanti da confini di proprietà, da scomodità agronomiche o dall’interfaccia dei coltivi con
diverse infrastrutture (viabilità, manufatti, altri coltivi a quote diverse, etc.); frequentemente
queste piccole porzioni di terreno non presentano nessun interesse naturalistico, se non
potenziale. Infatti sono quasi sempre soggette a maniacali ripuliture (decespugliamenti,
debbio); queste pratiche di pulizia vanno abbandonate.
La superficie molto varia di questi terreni marginali può influenzare sensibilmente il tipo
di intervento; a volte potrebbe essere appena sufficiente ad ospitare una semplice siepe o
un gruppo di arbusti, in altri casi gruppetti di alberi o siepi alberate a tre ordini di file.
In genere il suolo di queste aree non è carente di sostanza organica e la messa a
dimora a buche, con un’eventuale pacciamatura biodegradabile, può essere sufficiente ad
ottenere un buon risultato.
b) I coltivi abbandonati
Sono sicuramente fra le zone più adatte a interventi di naturalizzazione. Ad uno sguardo
superficiale queste aree potrebbero apparire fra loro piuttosto omogenee, per l’aspetto di
abbandono e di disordine.
In realtà possono essere zone fra loro molto eterogenee in relazione alle variabili che le
caratterizzano:
282

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
- il periodo di abbandono e i diversi stadi di colonizzazione;
- i caratteri della stazione (suolo, altitudine, esposizione etc.);
- le ultime colture agrarie.
I criteri guida di tali operazioni colturali dovrebbero riguardare da un lato la salvaguardia
e la ripetizione dei nuclei di vegetazione autoctona insediatasi naturalmente, dall’altro
l’inibizione e la lotta a molte specie agrarie esotiche, che spesso continuano a vegetare e
colonizzare questi terreni.
Se per i nuclei di vegetazione interessanti valgono, in parte, quelle operazioni già
descritte, per le zone più degradate potrebbero essere molto indicate lavorazioni a pieno
campo (decespugliamenti, rippature, arature, fresature etc.) e messa a dimora di gruppi di
arbusti (es. la ginestra di maggio (spartium junceum)) con sesti di impianto più o meno
regolari, in relazione soprattutto ai costi di manutenzione previsti.
c) Interventi su coltivi non abbandonati
Ancora più che in altre tipologie già viste, nei terreni recentemente coltivati si dovrà
tendere a costituire aree predisposte alla naturalizzazione.
I suoli agrari spesso si presentano carenti di sostanza organica e la presenza della
“suola” di aratura può rappresentare un serio problema riguardo ad eventuali stress idrici
delle future piante.
Lavorazioni profonde (rippature) e apporti di sostanza organica (letame, pollina etc.)
dovranno rappresentare la norma, insieme a fresature o frangizollature.
A lavorazioni a tutto campo si possono sostituire quelle localizzate (con buche), anche
se in questo caso la correzione di alcune caratteristiche chimico-fisiche del suolo, esterno
alla buca, richiederà tempi molto più lunghi; sarebbe bene che le aree di intervento non
avessero forme geometriche troppo accentuate e innaturali e che a zone piantate si
succedessero zone incolte, aumentando, quando possibile, lo sviluppo lineare dei margini.
La regolarità dei sesti di impianto, spesso indispensabile per una funzionale
manutenzione nei primi anni, potrebbe essere efficacemente mascherata procedendo con
linee non rette o sviluppi a spirale.
Pacciamature con materiali biodegradabili o con film plastici possono dare dei risultati
più che soddisfacenti, in relazione allo sviluppo delle piante ed al carico manutentivo.
283

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
TAB. n. 1
Erica arborea
Sugherete: Quercus suber (A), Erica arborea (a), Rubia peregrina (e), Crategus
monogyna (a), Asparagus acutifolius (a), Rubus ulmifolius (a), Myrtus communis (a),
Helleborus bocconei (e), Teucrium siculum (e), Carex distachia (e), Brachypodium
sylvaticum (e), Smilax aspera (e), Carex flacca (e), Rosa sempervirens (a), Pulicaria odora
(e), Clinopodium vulgare (e), Gallim lucidum (e), Cytisus villosus (a), Quercus pubescens
(A), Quercus ilex (A), Pteridium aquilinum (e), Calamitha nepeta (e), Dactylis glomerata (e),
Stipa bromoides (e), Viola alba (e), Daphne gnidium (e), Festuca drymeja (e), Ostrya
carpinifolia (A), Quercus cerris (A), Fraxinus ornus (A), Cistus incanus (a), Asplenium
adiantum-nigrum (e), Ranunculus neapolitanus (e), Oenanthe pimpinelloides (e), Cyclamen
hederifolim (e), Coronilla emerus (a), Asplenium onopteris (e), Ruscus aculeatus (a),
Hypericum perfoliatum (e), Trifolium pratense (e), Achillea ligustica (e), Fragaria Vesca (e),
Limodorum abortivum (e), Sorbus domestica (A), Origanum heracleoticum (e), Crepis
leontodontoides (e), Acanthus mollis (e), Pistacia lentiscus (a), Lonicera implexa (a), Cistus
creticus (a), Phyllirea latifolia (a), Acer campestre (A), Poa memoralis (e), Pimpinella
anisoides (e), Thalictrum calabricum (e), Lathyrus jordanii (e), Aristolochia rotunda (e),
Calycotome infesta (a), Hedera helix (a), Cistus salvifolius (a), Luzula forsteri (e),
Anthoxanthum ovatum (e);
Leccete: Quercus ilex (A), Fraxinus ornus (A), Rubia peregrina(e), Asparagus acutifolius
(a), Festuca drymeja (e), Ruscus aculeatus (a), Erica arborea (a), Arbutus unedo (a), Smilax
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
aspera (e), Hedera helix (a), Rosa sempervirens (a), Pistacia lentiscus (a), Crataegus
monogyna (a), Brachypodium sylvaticum (e), Asplenium onopteris (e), Viburnum tinus (a),
Carex distachya (e), Myrtus communis (a), Asplenium adiantum nigrum (e), Phyllirea latifolia
(a), Tamus communis (e), Asplenium trichomanes (e), Quercus dalechampii (A), Quercus
suber (A), Quercus virgiliana (A), Quercus pubescens (A), Oenanthe pimpinelloides (e),
Clematis vitalba (e), Teucrium siculum (e), Viola alba (e), Cytisus villosus (a), Ligustrum
vulgare (a), Arisarum vulgare (e), Vinca minor (e), Luzula forsteri (e), Acanthus mollis (e),
Prunus spinosa (a), Selaginella denticulata (e), Pulicaria odora (e), Mycelis muralis (e),
Cyclamen hederifolium (e), Arum italicum (e), Ostrya carpinifolia (A), Calystegia sylvatica
(e), Origanum heracleoticum (e), Carex flacca (e), Prunus avium (A), Clinopodium vulgare
(e), Cistus incanus (a), Epipactis helleborine (e), Helleborus bocconei (e), Polystichum
setiferum (e), Echinops siculum (e), Coronilla emerus (a);
Mirto in fiore
Atropeto: Atropa belladonna (e), Rubus hirtus (a), Urtica dioica (e), Mycelis muralis (e),
Galium aparine (e), Geranium robertianum (e), Fragaria vesca (e), Epilobium montanum (e),
Geum urbanum (e), Chaerophyllum temulum (e), Stachys sylvatica (e), Clematis vitalba (e),
Sambucus ebulus (a), Salix caprea (A), Rubus idaeus (a), Galium odoratum (e), Cardamine
bulbifera (e), Poa trivialis (e), Viola alba (e), Lathyrus pratensis (e), Pteridium aquilinum (e),
Antriscus nemorosa (e), Cerastium sylvaticum (e), Rumex sanguineus (e), Carex remota
(e), Holoschoenus australis (e), Sambucus nigra (a), Aquilegia viscosa (e), Eupatorium
cannabinum (e), Scrophularia lucida (e), Epilobium angustifolium (e), Poa nemoralis (e),
Galium album (e), Rubus canescens (a), Petasites albus (e), Cirsium arvense (e),
Brachypodium sylvaticum (e);
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Sambuco in fiore
Ligustro
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Ontanete ad Alnus Glutinosa: Alnus glutinosa (A), Sambucus nigra (a), Geranium
versicolor (e), Stachys sylvatica (e), Urtica dioica (e), Hedera helix (a), Lamium flexuosum
(e), Clematis vitalba (e), Polystichum setiferum (e), Mycelis muralis (e), Viola alba (e),
Arisarum proboscideum (e), Alnus cordata (A), Rubus hirtus (a), Pteridium aquilinum (e),
Melica uniflora (e), Rubus ulmifolius (a), Chaerophyllum temulum (e), Athyrium filix-foemina
(e), Angelica sylvestris (e), Asperula taurina (e), Brachypodium sylvaticum (e), Parietaria
diffusa (e), Ficus carica (A), Carex pendula (e), Solanum dulcamara (e), Ligustrum vulgare
(a), Oxalis corniculata (e), Vinca major (e), Bryonia dioica (e), Hypericum hircinum (e),
Epipactis helleborine (e), Poa sylvicola (e), Galium aparine (e), Geum urbanum (e),
Lysimachia nemorum (e), Ranunculus reptans (e), Petasites hybridus (e), Castanea sativa
(A), Geranium robertianum (e), Stellaria media (e)
Cherofilleto: Chaerophyllum temulum (e), Poa sylvicola (e), Geum urbanum (e), Urtica
dioica (e), Crepis leontodontoides (e), Cruciata laevipes (e), Stachys sylvatica (e), Geranium
versicolor (e), Rubus ulmifolius (a), Ranunculus repens (e), Rumex sanguineus (e),
Geranium lucidum (e), Lamium flexuosum (e), Oenanthe pimpinelloides (e), Galium aparine
(e), Vicia villosa (e), Trifolium pratense (e), Daucus carota (e), Rubus canescens (a),
Clinopodium vulgare (e), Pteridium aquilinum (e), Arctium nemorosum (e), Trifolium repens
(e), Calystegia sylvatica (e), Crepis biennis (e), Potentilla reptans (e), Astragalus
glycyphyllos (e), Achillea ligustica (e), Mentha suaveolens (e), Sambucus ebulus
Achillea
Epilobieti: Epilobium angustifolium (e), Epilobium montanum (e), Arctium nemorosum
(e), Hypericum perforatum (e), Poa nemoralis (e), Clematis vitalba (e), Pteridium aquilinum
(e), Geum urbanum (e), Galium album (e), Rubus canescens (a), Rubus hirtus (a), Fragaria
vesca (a), Petasites albus (e), Mycelis muralis (e), Galium aparine (e), Chaerophyllum
temulum (e), Sanicula europaea (e), Geranium robertianum (e);
287

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Clematis vitalba
Castagneti: Castanea sativa (A), Alnus cordata (A), Digitalis micrantha (e), Festuca
heterophylla (e), Brachypodium sylvaticum (e), Clinopodium vulgare (e), Fragaria vesca (e),
Geum urbanum (e), Pteridium aquilinum (e), Moerhingia trinervia (e), Hieracium crinitum
(e), Poa sylvicola (e), Silene vulgaris (e), Viola reichenbachiana (e), Galium scabrum (e),
Mycelis muralis (e), llex aquifolium (a), Rubus hirtus (a), Luzula forsteri (a), Castanea sativa
arbusto (a), Acer pseudoplatanus arbusto (a), Geranium robertianum (a), Cerastium
sylvaticum (e), Sorbus domestica (A), Epipactis helleborine (e), Aremonia agrimonioides (e),
Euphorbia pubescens (e), Galium lucidum (e), Trifolium pratense semipurpureum (e),
Cytisus scoparius (a), Hedera helix (a), Polysticum setiferum (e), Melica uniflora (e), Tamus
communis (e), Teucrium siculum (e), Arum italicum (e), Cardamine hirsuta (e), Dactylis
glomerata (e), Crepis leontodontoides (e)
Castagno europeo
Ontanete ad alnus cordata: Alnus cordata (A), Brachypodium sylvaticum (e), Pteridium
aquilinum (e), Galium aparine (e), Fragaria vesca (e), Clinopodium vulgare (e), Geranium
robertianum (e), Hedera helix (a), Quercus cerris (A), Prunus avium (A), Rubus ulmifolius
288

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(a), Clematis vitalba (e), Mycelis muralis (e), Poa sylvicola (e), Chaerophyllum temulum (e),
Geranium versicolor (e), Tamus communis (e), Digitalis micrantha (e), Daphne laureola (a),
Polysticum setiferum (e), Cynosurus elegans (e), Crataegus monogyna (a), Lathyrus
venetus (e), Galium lucidum (e), Festuca heterophylla (e), Dactylorrhiza sambucina (e),
Cytisus villosus (a), Arisarum proboscideum (e), Geranium columbinum (e), Geum urbanum
(e), Rubus hirtus (a), Urtica dioica (e), Stachys sylvatica (e), Cruciata laevipes (e), Lamium
flexuosum (e), Trifolium pratense (e), Aristolochia rotunda (e), Helleborus bocconei (e),
Thalictrum calabricum (e), Aquilegia viscosa (e), Acer neapolitanum (A), Castanea sativa
(A), Sambusus nigra (a), Cerastium sylvaticum (e), Ranunculus monspeliacus (e), Bromus
sterilis (e), Viola alba (e), Aetheorrhiza bulbosa (e), Leopoldia comosa (e), Doronicum
orientale (e), Silene alba (e), Aremonia agrimonioides (e), llex aquifolium (a), Rumex
sanguineus (e), Euphorbia pubescens (e), Petasites albus (e
Geranium robertianum
Cerreta: Quercus cerris (A), Castanea sativa (A), Clinopodium vulgare (e), Luzula
forsteri (e), Crepis leontodontoides (e), Poa sylvicola (e), Anthoxanthum ovatum (e),
Brachypodium sylvaticum (e), Pteridium aquilinum (e), Teucrium siculum (e), Fragaria vesca
(e), Dactylis glomerata (e), Galium lucidum (e), Quercus cerris arbusto (a), Oenanthe
pimpinelloides (e), Festuca drymeja (e), Alnus cordata (A), Festuca heterophylla (e), Cistus
salvifolius (a), Prunus avium (A), Carex distachya (e), Hedera helix (a), Pimpinella anisoides
(e), Holcus mollis (e), Sorbus domestica arbusto (a), Quercus pubescens (A), Castanea
sativa arbusto (a), Sedum tenuifolium (e), Ruscus aculeatus (a), Leopoldia comosa (e),
Achillea ligustica (e), Aremonia agrimonioides (e), Crataegus monogyna (a), Daphne
laureola (a), Agrostis stolonifera (e), Potentilla micrantha (e), Pulicaria odora (e), Trifolium
campestre (e), Vicia sativa (e), Rosa canina (a), Genista tinctoria (a), Luzula multifiora (e),
Rubus canescens (a), Silene italica (e), Trifolium pratense (e), Galium aparine (e), Vicia
villosa (e), Sanguisorba minor (e),
289

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Cerro
Lonicera etrusca (a), Tamus communis (e), Rubus hirtus (a), Cyclamen hederifolium (e),
Silene vulgaris (e), Hieracium piloselloides (e), Alnus cordata arbusto, Primula vulgaris (e),
Trifolium ochroleucum (e), Prunella vulgaris (e), Rubus ulmifolius (a), Hypericum perforatum
(e), Spartium junceum (a), Brachypodium pinnatum (e), Cynosurus echinatus (e), Lathyrus
clymenum (e), Pyrus sp. (A), Orobanche sp. (e), Aira caryophyllea (e), Daucus carota (e),
Hypochoeris radicata (e), Allium vineale (e), Mycelis muralis (e), Egonimus europaeus (a),
Cruciata laevipes (e), Asperula laevigata (e), Erica arborea (a), Epipactis helleborine (e),
Sarothamnus scoparius (a), Torylis arvensis (e), Prunus spinosa (a), Jasione echinata (e),
Tolpis virgata (e), Festuca circummediterranea (e), Holcus lanatus (e), Hieracium crinitum
(e), Cerastium sylvaticum (e), Galium scabrum (e), Veronica officinalis (e). Hypochoeris
laevigata (e), Geum urbanum (e), Cytisus villosus (a);
Faggete: Fagus sylvatica (A), Rubus hirtus (a), Mycelis muralis (e), Geranium
robertianum (e), Daphne laureola (a), Galium odoratum (e), Vinca minor (e), Moerhingia
trinervia (e), Geranium versicolor (e), Luzula sieberi (e), Festuca drymeja (e), Cardamine
chelidonia (e), Solidago virgaurea (e), Polygonatum multiflorum (e), Galium rotundifolium
(e), Lamium flexuosum (e), Viola reichenbachiana (e), Cardamine bulbifera (e), Digitalis
micrantha (e), Fagus sylvatica arbusto, Galium album (e), Festuca heterophylla (e),
Saxifraga rotundifolia (e), Melica uniflora (e), Polysticum setiferum (e), Geum urbanum (e),
Hieracium crinitum (e), Sanicula europaea (e), Doronicum orientalis (e), Luzula forsteri (e),
Veronica officinalis (e), Fragaria vesca (e), Allium ursinum (e), Ilex aquifolium (a), Hedera
290

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helix (a), Sambucus nigra (a), Arum maculatum (e), Calamintha grandiflora (e), Mercurialis
perennis (e), Potentilla micrantha (e), Aremonia agrimonioides (e), Epipactis helleborine (e),
Pteridium aquilinum (e), Abies alba (A), Epilobium montanum (e), Galium scabrum (e),
Calamintha sylvatica (e), Ruscus aculeatus (a), Alnus cordata (A), Athyrium filix-foemina (e),
Euphorbia amigdaloides (e).
Legenda dei simboli utilizzati:
A: albero
a: arbusto cespuglioso
e: pianta erbacea.
Fagus selvatica
- N.B.: molte delle piante erbacee che compongono le varie fitocenosi appartengono alle
famiglie delle graminacee e delle leguminose e sono ottime foraggere per la fauna selvatica.
Per quanto riguarda l’altopiano silano, a parte le fitocenosi a faggeta e i boschi di abeti,
sono riscontrabili due forme particolari di comunità biologiche floristiche:
a) macchia a ginestre; costituita prevalentemente da Spartium junceum o da
Calyctoma villosa a consorzi quasi puri;
291

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Ginestra
b) gariga; formazione vegetale caratterizzata da piccoli arbusti, di altezza
generalmente inferiore a 50 cm e piuttosto radi che si insediano su suoli rocciosi,
detritici o sabbiosi , dove per larghi tratti affiora la roccia madre.
Gariga
Generalizzando, possiamo dire che in queste comunità biologiche dominano arbusti,
talora spinosi, forniti di piccole foglie coriacee, spesso tomentose, vischiose e rivestite di una
lanugine grigia.
Molto comuni nella gariga sono le piante aromatiche quali il timo, la ruta e numerose
altre piante quali l’elicriso, la ginestra spinosa, le euforbie e i cisti, inoltre vi trovano spazio
numerose bulbose con cicli biologici estremamente brevi.
292

Obiettivi
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L’impianto di siepi, filari alberati e boschetti va eseguito osservando alcune elementari
ma precise regole agronomiche.
Il rispetto delle principali esigenze delle piante, fin dai primi momenti, costituisce la
migliore garanzia per un rapido e sano sviluppo di alberi e arbusti.
Una scelta importante riguarda il luogo ove realizzare un nuovo impianto; esso deve
rispettare alcuni principi fondamentali:
- non si devono creare interferenze con le proprietà vicine;
- devono essere rispettate le giuste distanze da impianti, fabbricati,
strade, linee elettriche e ferroviarie;
- non si devono intralciare le lavorazioni dei campi adiacenti.
In dettaglio, per le distanze debbono essere rispettate le seguenti regole:
a) dal confine di proprietà: l’art. 892 del C.C. stabilisce che gli alberi d’alto fusto
(ramificanti a più di 3 m da terra) non possono essere collocati a meno di 3 m dal confine; gli
alberi a basso fusto (ramificanti a meno di 3 m da terra ) devono rispettare una distanza di
almeno 1,5 m; gli arbusti non più alti di 2,5 m devono essere piantati ad almeno 0,5 dal
confine.
b) dalle strade: le regole sono dettate dall’art. 26 del D.P.R. n. 495 del 16/12/92; per gli
alberi la distanza non può essere interiore all’altezza massima raggiungibile dalla specie a
completamento del ciclo vegetativo e, comunque, non inferiore ai 6 m; per le siepi, tenute ad
altezza non superiore a 1 m, la distanza non può essere inferiore a m 1; per le siepi, di
altezza superiore a m 1, la distanza non può essere inferiore a m 3.
c) lungo i tracciati delle ferrovie: è vietato fare crescere piante o siepi a una distanza
inferiore a 6 m dalla più vicina rotaia (art. 52 del D.P.R. n. 753 del 17/7/1980). All’occorrenza
si dovrà aumentare questa misura in modo che le piante non si trovino mai a distanza
inferiore ai 2 m dal ciglio degli sterri o dal piede dei rilevati ferroviari. Si possono diminuire di
1 m tali distanze di rispetto nel caso di siepi di altezza non superiore a 1,5 m. Per alberi di
altezza superiore ai 4 m, la distanza di rispetto dalla più vicina rotaia deve essere pari
almeno all’altezza raggiungibile aumentata di 2 metri.
d) lungo i canali dei Consorzi di Bonifica: la distanza di rispetto è di almeno 5 m dal
ciglio superiore, per gli scoli, e dal piede dell’argine per i canali arginati.
La scelta delle specie da utilizzare per la realizzazione di un’area di rifugio deve tener
conto dei seguenti aspetti:
1. adattamento al clima e al terreno del sito d’impianto:
2. utilità per flora e la fauna selvatica;
3. possibilità di reperimento.
293

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Le condizioni pedo-climatiche influiscono in maniera determinante sulla possibilità di vita
e sullo sviluppo delle piante; quando si piantano specie inadatte al clima e al terreno si
incorre spesso nella morte o, quantomeno, nello sviluppo stentato delle piante a fronte di
stress climatici, squilibri nutrizionali, maggiore propensione agli attacchi parassitari. E’,
pertanto, indispensabile ricorrere a specie adatte alle condizioni pedo-climatiche del luogo in
cui è collocato l’impianto, potendo così ottenere migliori garanzie di attecchimento, uno
sviluppo più rigoglioso e una migliore capacità delle piante nell’assolvere le funzioni utili al
riparo, alimentazione e riproduzione della fauna selvatica.
Una prima individuazione di quelle che sono le specie più adatte ad uno specifico luogo,
la si può ottenere osservando la flora spontanea.
La scelta delle specie dovrà considerare anche la rispondenza delle stesse agli obiettivi
dell’impianto; diventano, pertanto, importanti elementi quali:
- l’altezza delle diverse piante che andranno a costituire una siepe frangivento;
- la loro capacità di produrre semi e bacche utili per l’alimentazione della fauna selvatica;
- la costruzione di nicchie ecologiche per la flora selvatica.
Nella tabelle di seguito riportata, in relazione al tipo di area rifugio, viene proposto
l’elenco delle principali specie di alberi e arbusti considerate tra le più adatte per la loro
costituzione.
TIPOLOGIE REALIZZABILI
Area di Rifugio Igrofila (corso d’acqua – depressione etc.):
Nome comune Nome scientifico dimensione (cm)
Ontano nero Alnus glutinosa 130-150
Biancospino Crataegus monogyna 80-100
Sambuco Sambucus nigra 80-10
Ligustro Liguatrum vulgare 80-100
Castagno Castanea sativa 180-20
Ontano napoletano Alnus cordata 130-150
Cerro Quercus cerris 180-200
Ciliegio selvatico Prunus avium 130-150
Rovo selvatico Rubus hirtus 80-100
Rovo Rubus ulmifolius 80-100
Fico Ficus carica 130-150
Erba laurina Daphne laureola 80-100
Acero Acer neapolitanum 130-150
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Area di Rifugio Mesofila (pieno campo sufficientemente drenato)
Nome comune Nome scientifico dimensione (cm)
Leccio Quercus ilex 180-200
Biancospino Crataegus monogyna 80-100
Sambuco Sambucus nigra 80-100
Ligustro Liguatrum vulgare 80-100
Frassino Fraxinus ornus 130-150
Erica Erica arborea 80-100
Gelso Morus alba 130-150
Ginestra Spartium junceum 80-100
Ciliegio selvatico Prunus avium 130-150
Rovo selvatico Rubus hirtus 80-100
Rovo Rubus ulmifolius 80-100
Fico Ficus carica 130-150
Erba laurina Daphne laureola 80-100
Pero selvatico Pyrus sp. 80-100
Acero Acer pseudoplatanus 180-200
Rosa silvestre Rosa sempervirens 80-100
Sorbo Sorbus domestica 130-150
Ginestra dei carbonai Cytisus scoparius 80-100
Corbezzolo Arbustus unedo 80-100
Acero Acer campestre 180-200
Cerro Quercus cerris 180-200
Noce Juglans regia 180-200
Citiso Cytisus villosus 80-100
Agrifoglio Ilex aquifolium 80-100
Rosa selvatica Rosa canina 80-100
Castagno Castanea sativa 180-200
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Area di Rifugio Xerofila (scarpate, terreni sabbiosi o sassosi)
Nome comune Nome scientifico dimensione (cm)
Sughero Quercus suber 180-200
Leccio Quercus ilex 130-150
Biancospino Crataegus monogyna 80-100
Prugnolo Prunus spinosa 80-100
Mirto Myrtus communis 80-100
Corbezzolo Arbustus unedo 80-100
Erica Erica arborea 80-100
Lentisco Pistacia lentiscus 80-100
Ginestra Spartium junceum 80-100
Rovo selvatico Rubus hirtus 80-100
Rovo Rubus canescens 80-100
Perastro Pyrus piraster 80-100
Vecciarini Coronilla emerus 80-100
Roverella Quercus pubescens 130-150
Fillirea Phyllirea latifolia 80-100
Nella progettazione di un’area di rifugio occorre rispettare due principi di base:
• impiego di specie autoctone o naturalizzate da tempo, o comunque adatte alla
funzione di area di rifugio;
• consociazioni formate da un elevato numero di specie.
L’utilizzo di specie ben adattate alle condizioni pedo-climatiche, utilizzate in associazioni
di più specie, permette di ottenere degli impianti ecologicamente più stabili e in grado di
fornire una moltitudine di prodotti e servizi in tutte le stagioni a disposizione della fauna
selvatica.
Le possibili consociazioni tra le diverse specie di alberi e di arbusti sono numerose e
diversificate (vedi tabella n. 1 relativa alle fitocenosi più rappresentative della provincia di
Catanzaro.)
Per la realizzazione di aree di rifugio è preferibile l’utilizzo di piante giovani; questa
scelta comporta numerosi vantaggi:
- le piante giovani costano molto meno di qualsiasi pianta sviluppata, soprattutto per
acquisti in partite;
296

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- il trasporto di piante giovani dal vivaio permette di ridurre notevolmente i possibili
danneggiamenti all’apparato radicale, senza dover tagliare grosse radici; questo è possibile
in particolare per le piante in pane di terra, zolla, contenitore o fitocella.
Le piante di grandi dimensioni invece, al momento dell’espianto e del trasporto, vengono
necessariamente private di gran parte del loro apparato radicale e di conseguenza si trovano
a dover fronteggiare nei primi anni dall'impianto lo "stress da trapianto"; in questa fase la
pianta deve ricostruirsi le sue radici con conseguenti arresti di sviluppo o accrescimenti
rallentati.
Le piante di piccole dimensioni in genere, superano con facilità lo stress da trapianto e
danno luogo a vistosi accrescimenti fin dal primo anno, recuperando velocemente in altezza
rispetto agli esemplari posti a dimora già sviluppati.
Le piante da mettere a dimora per la costituzione di aree di rifugio, siepi o filari alberati
devono avere queste caratteristiche:
a. piante giovani e vigorose;
b. apparato radicale ben sviluppato ed efficiente;
c. chioma equilibrata, fusto diritto con gemma apicale in buono stato (in particolare per
gli alberi ad alto fusto);
d. assenza da malattie e ferite;
e. riproduzione da piante di provenienza locale.
Siepi.
E’ importante decidere a priori quale dovrà essere la futura struttura e composizione
della siepe che si sta per impiantare e la sua principale funzione .
La struttura è determinata dal sovrapporsi e dal compenetrarsi di più piani di
vegetazione; nelle siepi più complesse (grandi frangiventi) sono presenti sino a sei piani di
vegetazione:
- strato muscinale;
- strato erbaceo;
- piccoli arbusti;
- grandi arbusti;
- alberi a ceppaia;
- alberi d’alto fusto e a capitozza.
Gli strati erbaceo e muscinale sono spontanei e quindi da non prendere in
considerazione all’atto dell’impianto; gli altri piani sono invece strettamente determinati dalle
scelte operate al momento dell’impianto e nei primi anni di vita della siepe.
La struttura, infatti, deriva dalla composizione, dalla distribuzione delle diverse specie
nella siepe e dal trattamento a cui vengono assoggettati alberi ed arbusti dopo l’impianto.
Possono esservi 4 tipi di struttura:
297

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1. siepi potate (di soli arbusti); subiscono annuali tagli di contenimento sia laterale che
sommitale; esse sono costituite da soli arbusti;
2. siepi a sviluppo libero (di soli arbusti); le parti sommitali e laterali si sviluppano
liberamente; svolgono funzioni di delimitazione dei confini, e offrono rifugio alla fauna;
Esempio di siepe a sviluppo libero tra due coltivi
3. piccoli frangivento; oltre agli arbusti sono presenti anche alberi tenuti a ceppaia;
tagliati periodicamente, ogni 5-10 anni, vista la loro altezza ridotta sono ottimali lungo gli assi
est-ovest, in quanto producono un limitato ombreggiamento delle colture;
4. grandi frangivento; sono il tipo più complesso di siepe, e comprendendo anche
alberi di prima grandezza. Sono utilizzate nelle grandi opere di difesa dal vento, soprattutto
lungo gli assi nord-sud.
Schema di siepi frangivento
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Schema di composizione siepi tratto ad esempio dalla rivista “Il Campo e la Siepe”, 1995
La composizione delle siepi utili per la fauna selvatica, attraverso la sequenza
differenziata di specie, deve garantire:
- produzione di frutti dilazionati nel tempo;
- essenze sempreverdi per il rifugio invernale;
-stratificazione della vegetazione e alberi a capitozza per la creazione di opportuni siti di
nidificazione.
Nelle tabelle che seguono sono state riepilogate le composizioni delle siepi finalizzate al
raggiungimento degli obiettivi citati.
Grandi alberi Ciliegio
Noce
PERIODI DI PRESENZA DEI FRUTTI
Piccoli alberi Gelso
Sambuco
Pero
Sorbo Domestico
Arbusti Biancospino
Prungolo
Corbezzolo
Giu. Lug. Ago. Set. Ott. Nov. Dic.
299

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Schema tratto ad esempio dalla rivista “Il Campo e la Siepe”, 1995
STRUTTURA E FUNZIONI DELLE SIEPI
T i p o C o m p o si z i o n e T r a tta m e n to F u n z i o n i
S ie p e s o li a rb u s t i s vilu p p o lib e ro o
p o t a t u re s p o ra d ic h e
S ie p e a lb e ra t a
c e d u a t a
a rb u s t i e p ic c o li a lb e ri t a g li p e rio d ic i o g n i 5 -1 0
a n n i
S ie p e a lb e ra t a a lb e ri d i a lt o fu s t o , a lb e ri
m e d i e a rb u s t i
t a g lio d e g li a lb e ri a
m a t u rit a
m ig lio ra m e n t o d e l p a e s a g g io ,
a u s ilio p e r o rg a n is m i,
p ro d u z io n e p ic c o li fru t t i e
fu n g h i, c o n fin i d i p ro p rie t à ,
rifu g io e a lim e n t a z io n e p e r la
fa u n a s e lva t iva
c o m e s o p ra
+
a z io n e fra n g ive n t o
c o m e s o p ra
300

Zone umide.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La creazione di un’area umida finalizzata al ripristino o alla nuova formazione di sistemi
naturali è impresa complessa che richiede l’integrazione di più azioni contemporanee.
Un invaso artificiale di acqua non può rappresentare un intervento fine a se stesso ma
deve necessariamente essere accompagnato da altre misure quali creazione di aree rifugio,
superfici boscate, siepi e filari alberati
E’ quindi necessario individuare i siti adatti dove queste aree possono essere realizzate
in modo da ridurre gli interventi in modo che l’azione sia economicamente sostenibile.
Gli interventi possono essere di due tipi:
• creazione di piccoli invasi artificiali di una superficie minima di 1 ha, con profondità
compresa tra 0-2 m, destinati alla ricreazione di ambienti palustri, con ampi canneti; nei
pressi di questa area si dovrà pensare ad introdurre un’adeguata vegetazione igrofila;
• creazione di invasi artificiali medi di superficie superiore ai 3 ha con una profondità
minima di 5 m per la ricreazione di ambienti lacustri.
Esempio di invaso artificiale
La vasca per la raccolta d’acqua deve essere costruita in modo da creare un’elevata
diversificazione di ambienti: con profondità variabili da pochi centimetri, per l’insediamento di
specie vegetali e animali che vivono in acque superficiali, fino a qualche metro di profondità,
per quelle che vivono in acque più profonde; si può prevedere, altresì, la formazione di
isolotti, quando la superficie coperta di acqua è maggiore di 1 ha, che creano le condizioni
ottimali per la nidificazione dell’avifauna.
Al fine di conferire maggiore naturalità, attorno all’invaso occorre realizzare una zona di
separazione acqua-terra, legata alle variazioni del livello idrico della vasca, mediante la
realizzazione di “fossi” e “cunette” che ne diversificano la morfologia; durante il tragitto dal
punto di presa alla zona umida, l’acqua entra in contatto con diversi substrati e con la
vegetazione di sponda.
301

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Questo percorso, rallentato dalla diversa sezione di flusso, e la sosta nella zona umida
dovrebbe garantire nel tempo un progressivo miglioramento delle caratteristiche
organolettiche, chimiche e biologiche dell’acqua stessa.
Per valutare questo processo di sedimentazione e fitodepurazione deve essere
effettuato un monitoraggio delle acque indirizzato all’idrobiologia e allo studio della
vegetazione di ripa e dei nutrimenti disciolti; tale compito potrebbe essere svolto dall’ASL e
da un esperto del settore.
Gli interventi di miglioramento e conservazione degli habitat, a fini prevalentemente
faunistici, da prevedere per le zone umide, vengono di seguito riportati:
Mantenimento e/o ripristino della vegetazione sommersa, natante, demersa e dei terreni
circostanti l’area umida (attraverso semine, trapianti e taleaggi delle essenze più tipiche del
luogo). Per le zone umide , la vegetazione svolge un ruolo determinante come risorsa
alimentare diretta, come microambiente ricco di prede, come rifugio e come sito di
nidificazione per la fauna selvatica.
E’ importante favorire l’eterogeneità delle essenze vegetali presenti cercando di evitare
la prevalenza e l’eccessivo sviluppo di alcune specie rispetto ad altre. Oltre alla vegetazione
erbacea , l’impianto di essenze arboree attorno ai bacini d’acqua, consente di creare un
ambiente protetto ed isolato per la nidificazione di molte specie palustri ( ad es. il Germano
reale nidificante nel sottobosco).
Gestione della vegetazione e del livello delle acque ai fini faunistici.
Esempio di campo “umido”
Il modo di gestire la vegetazione ed il livello dell’acqua delle aree umide ha una estrema
importanza nel determinare il tipo di ambiente prevalente nelle diverse aree umide e quindi le
specie faunistiche che si intende favorire. L’aumento del livello dell’acqua tende a favorire le
302

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
anatre, per la creazione di importanti zone di pastura nei prati e nella vegetazione circostante
momentaneamente allagata. Un livello basso invece favorisce la presenza di limicoli e dei
beccaccini, mentre un livello medio e costante nel periodo primaverile favorisce le condizioni
di nidificazione.
Mantenimento e/o ripristino del profilo irregolare ( con insenature ed anfratti) delle
rive o degli argini dei bacini (fiumi , canali, laghi, stagni, lagune, ecc...). Le insenature
permettono un insediamento più numeroso di coppie nidificanti, probabilmente perchè
diminuiscono la possibilità di disturbo reciproco e la frequenza delle dispute territoriali fra le
varie coppie.
Mantenimento e/o predisposizione di zone d’acqua bassa, in prossimità della riva
dei bacini. Lo scopo è quello di consentire lo sviluppo della vegetazione di ripa, emersa e
sommersa, favorendo in tal modo le numerose specie ornitiche che frequentano le acque
laminari.
A tale riguardo assumono particolare interesse anche le cave ed ex cave di estrazione.
Una sistemazione razionale delle sponde potrebbe aumentare notevolmente il valore
biologico di questi bacini. In tal senso è auspicabile il recupero ambientale di queste cave, in
modo che sia durante, sia soprattutto al termine dei lavori di estrazione, il sito estrattivo sia
restituito in modo consono all’ambiente in cui è inserito. E’ possibile infatti prevedere
convenzioni con i proprietari del terreno, seguiti da poco costosi provvedimenti di
manutenzione e gestione che potrebbero accrescere notevolmente il valore di questi
ambienti per la fauna selvatica.
Mantenimento e/o predisposizione di spiagge, isole di ghiaia o terra e/o zattere
galleggianti ancorate al fondo. Tali aree permettono di migliorare le condizioni di
nidificazione e di sosta per le diverse specie di avifauna riducendo la possibilità di
predazione da parte della fauna terrestre.
Prevenzione dell’interramento delle lanche fluviali, delle paludi, degli acquitrini, e
mantenimento o e/o ripristino dei prati umidi e delle marcite. I fenomeni di interramento
delle zone umide possono essere dovuti a processi naturali, favoriti dai fenomeni di
eutrofizzazione delle acque dovuti al dilavamento ed all’accumulo dei concimi chimici
distribuiti nei terreni agrari circostanti, oppure per la diffusione di discariche abusive dei più
svariati materiali, talora utilizzate proprio con lo scopo di procedere all’interramento di queste
aree. Il mantenimento di questi ambienti umidi assume un grande valore biologico in quanto
costituiscono habitat attraenti per diverse specie di avifauna.
La predisposizione di fasce permanenti (20-30 m) di vegetazione (spontanea o
seminata, soprattutto erbacea) come separazione tra i terreni coltivati intensivamente
ed i bacini idrici (fiumi, ruscelli, laghi, acquitrini, stagni, lagune, ecc..).
303

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Attraverso questa misura, oltre a costituire fasce di separazioni fra aree coltivate e le
zone umide di interesse per la funa selvatica, è possibile ottenere una riduzione
dell’inquinamento di origine agricola e dei conseguenti fenomeni di eutrofizzazione delle
acque, grazie all’effetto “filtro-tampone” ottenuto dalla vegetazione erbacea sviluppatasi su
queste fasce di terreno.
Distribuzione di paglia sulla superficie dell’acqua (la quantità consigliata si aggira
intorno alle10tonn/ha) . Tale pratica ha lo scopo di favorire lo sviluppo di crostacei, molluschi,
insetti e loro larve che costituiscono un alimento di particolare importanza per diverse specie
di avifauna acquatica.
Nel tempo, la Provincia dovrà assumersi il compito, avvalendosi anche della
collaborazione di professionisti esterni, del monitoraggio delle comunità biologiche per la
conoscenza delle specie animali e vegetali che vanno a colonizzare questi ambienti di
origine artificiale.
Per gli invasi artificiali di superficie superiore ai 3 ha, vista l’estensione e la necessità di
avere attorno adeguati spazi rimboschiti e/o rinaturalizzati, si consiglia di scegliere siti
demaniali con adeguati interventi finanziari utilizzando progettazioni specifiche, come ad
esempio i programmi UE LIFE-NATURA, strumenti finanziari per l’ambiente.
In funzione del sito nel quale verrà realizzato l’invaso artificiale, gli interventi di
integrazione possono essere:
umida.
1. fasce boscate di almeno un ettaro con essenze arboree ed arbustive autoctone;
2. siepi a prevalenza arbustiva con essenze autoctone;
3. infittimento di preesistenti aree alberate con essenze autoctone;
4. siepi perimetrali con essenze autoctone;
5. boschi planiziali (fitocenosi di pianura) con essenze autoctone;
6. manutenzione fino all’affrancamento e successiva naturalizzazione dell’intera area
304

Colture a perdere
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le colture a perdere andrebbero impiantante e localizzate soprattutto in aree limitrofe a
quelle boschive; anche alcune aree boschive dovrebbero essere sottoposte ad una gestione
faunistica con sfoltimento del sottobosco a “macchia di leopardo”, cioè liberando alcune zone
dalla presenza di rovo, vitalba, edera ecc., rimozione di legna secca caduta al suolo, e di tutti
gli eventuali rifiuti presenti in loco.
Campo di mais e medicaio a perdere
Starna su campo di grano a perdere
Le colture a perdere di mais, grano, sorgo potrebbero rappresentare fonte di
alimentazione per piccoli passeriformi e rifugio durante il periodo invernale per la fauna
stanziale (fagiano, starna e lepre).
Per ottenere i migliori risultati dal punto di vista faunistico, occorre seminare i cereali in
bande alternate nella quantità di 15-20 kg/ha.
305

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le colture non devono essere assolutamente diserbate, così come non vanno trattate le
fasce di terreno immediatamente circostanti, da lasciare possibilmente a maggese,
falciandone periodicamente alcuni tratti per creare un pabulum d’insetti, molto ricercati dai
pulcini dei Galliformi (fagiano, starna, quaglia).
Fascia inerbita tra due coltivi
Le colture erbacee devono restare a dimora almeno fino alla fine dell’inverno, e l’aratura
successiva deve essere effettuata gradualmente ovvero su porzioni e non su tutto
l’appezzamento destinato a coltura a perdere.
Le principali graminacee e leguminose da utilizzare per le colture a perdere sono:
• Avena: dose minima di semina 80 kg/ha – epoca di semina: fine settembre – tipo di
suolo: indifferente ma fresco – miscugli: avena+veccia o pisello da foraggio – osservazioni:
utile per l’alimentazione verde invernale.
• Frumento: dose minima di semina 90 kg/ha – epoca di semina: ottobre/novembre –
tipo di suolo: non troppo acido – miscugli: grano+veccia o pisello da foraggio – osservazioni:
utile per l’alimentazione verde invernale, consigliata per le zone intesamente coltivate a
cereali.
• Colza invernale: dose minima di semina 4-6 kg – epoca di semina:
agosto/settembre – tipo di suolo: indifferente – miscugli: colza+romolaccio e rapa –
osservazioni: utile per l’alimentazione verde invernale.
• Erba mazzolina: dose minima di semina 10-15 kg – epoca di semina: primavera –
miscugli erba mazzolina+erba medica o trifoglio violetto – osservazioni: buona anche per le
nidificazioni.
• Favino: dose minima di semina 100 kg/ha – epoca di semina: ottobre – tipo di suolo:
fertile – miscugli: favino+avena – osservazioni: ottima per favorire la presenza di insetti per
l’alimentazione dei galliformi.
306

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Erba medica: dose minima di semina: 20-25 kg/ha – epoca di semina:
febbraio/marzo – tipo di suolo: argilloso/calcareo – miscugli: erba medica+erba mazzolina o
panico o miglio – osservazioni: ottimo sito di nidificazione, ricco d’insetti; si raccomanda
precauzione nello sfalcio.
• Mais: dose minima di semina: 20-25 kg/ha – epoca di semina: aprile/maggio – tipo di
suolo: fertile – miscugli: mais+miglio o panico – osservazioni: da preferire le varietà a Rapido
sviluppo ed i miscugli;
• Miscuglio: (miglio, panico, grano saraceno, carota, anice etc.) dose minima di
semina 30 kg - epoca di semina maggio/giugno – tipo di suolo: indifferenTe - osservazioni:
risorsa alimentare varia e scaglionata nel tempo.
• Miglio: dose minima di semina 6-8 kg – epoca di semina maggio – tipo di suolo:
indifferente – miscugli: miglio+mais e panico – osservazioni: ottima fonte di alimento.
• Panico: dose minima di semina 18-20 kg – epoca di semina: aprile/luglio – tipo di
suolo: profondo – miscugli: panico+miglio o mais o grano saraceno - osservazioni: ottima
fonte di alimento.
• Senape: dose minima di semina 4-5 kg – epoca di semina: luglio/agosto – tipo di
suolo: argilloso/sabbioso – miscugli: senape+avena – osservazioni: buona fonte di alimento
verde.
• Pisello da foraggio: dose minima di semina: 150 kg/ha – epoca di semina:
settembre – tipo di suolo: argilloso/siliceo – miscugli: pisello+avena o segale – osservazioni:
buona fonte di alimento.
• Lupinella: dose minima di semina 130 kg/ha – epoca di semina: aprile – tipo di
suolo: calcareo – miscugli: lupinella+erba mazzolina o loglio perenne – osservazioni: buon
sito di nidificazione, non risulta idonea la coltivazione oltre i 700-800 m.
• Grano saraceno: dose minima di semina 30-50 kg/ha – epoca di semina:
maggio/luglio – tipo di suolo: acido – miscugli: grano saraceno+miglio e panico –
osservazioni: utile per l’alimentazione verde invernale.
• Segale: dose minima di semina 80 kg/ha – epoca di semina: settembre/ottobre – tipo
di suolo: indifferente – miscugli: segale+veccia o pisello da foraggio e panico – osservazioni:
molto tollerante ai suoli acidi, suscettibile di maturazione dopo il primo sfalcio.
• Sorgo da granella: dose minima di semina 15-20 kg/ha – epoca di semina: maggio
– tipo di suolo: fertile – miscugli: sorgo+miglio e panico – osservazioni: ottimo alimento e
rifugio.
• Trifoglio incarnato: dose minima di semina 18-20 kg – epoca di semina fine
agosto/settembre – tipo di suolo: acido – miscugli: trifoglio incarnato+veccia - osservazioni:
ottimo foraggio e sito di nidificazione.
307

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Veccia villosa: dose minima di semina 60-80 kg/ha – epoca di semina
agosto/settembre – tipo di suolo: non acido – miscugli: veccia+avena o segale e favino o
pisello -- osservazioni: buon sito di nidificazione; consigliato miscuglio con un cereale
“tutore”.
Verifica degli interventi.
La verifica da parte della Provincia degli interventi programmati nel Piano Faunistico
Venatorio, attraverso gli incentivi concessi, (si rimanda all’apposito regolamento per le
modalità applicative) consentirà di capire se gli obiettivi sono stati o meno raggiunti.
Man mano che si realizzeranno aree rifugio e zone umide occorrerà verificare la valenza
ecologica di questi interventi: attraverso lo studio di alcuni organismi vegetali (fitocenosi
esistenti prima di procedere alla realizzazione dell’intervento) e animali (alcune famiglie di
insetti e l’ornitofauna) al fine di conoscere la situazione paesaggistico-ambientale.
Gli strumenti per un adeguato monitoraggio sono soprattutto cartografici accompagnati
da un’azione di verifica dettagliata sul campo, con l’analisi “a terra”, per un aggiornato
inventario della situazione naturalistica di tutti i comuni della Provincia; questo lavoro é
finalizzato alla creazione di una cartografia dell’ambiente che si spera diventi la base per
un’efficace gestione e pianificazione del territorio (es. Piano provinciale della vegetazione).
La verifica periodica della qualità ambientale può essere condotta attraverso l’avifauna
presente; ciò ha il vantaggio di dare un quadro aggiornato e immediato delle condizioni
ambientali.
Infatti l’evoluzione nel tempo della composizione e della struttura delle comunità di
uccelli fornisce un “tracciato” che rende interpretabili le modificazioni ecologiche.
Da prediligere l’analisi dell’avifauna nidificante poiché nel caso di soste alimentari nel
corso di un volo migratorio, gli uccelli sono poco “esigenti” e si limitano a sfruttare le risorse
disponibili in un ambiente per un periodo spesso breve.
Solo nella fase della riproduzione gli uccelli sono molto selettivi nella scelta
dell’ambiente, che deve soddisfare un’insieme complesso di condizioni (protezione dai
predatori, opportunità di nidificazione, presenza di risorse sufficienti alla sopravvivenza degli
adulti e dei piccoli etc.) che definiscono l’ecologia della specie; la fese di riproiduzione
determina, altresì, la selezione dell’habitat riproduttivo.
Per alcune aree la Provincia dovrà attivare una serie di altre iniziative coordinate quali la
continua informazione per ridurre il disturbo antropico.
Le componenti floro-faunistiche devono essere oggetto di indagine periodica per
ricavare quei dati qualitativi e quantitativi che informino sulla loro evoluzione nel tempo.
308

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Agricoltura a basso impatto ambientale
Le indicazioni tecniche per il miglioramento ambientale e per la reintroduzione della
biodiversità negli agroecosistemi, descritte negli appositi paragrafi, fanno riferimento a
misure, soggette a finanziamenti a fondo perduto e previste dal regolamento Cee 2078/92,
quali:
- agricoltura integrata e controllata;
- agricoltura biologica;
- cura degli spazi naturali e del paesaggio;
- cura dei terreni agricoli abbandonati.
Inoltre con apposito regolamento sugli incentivi, allegato al piano faunistico, sono state
previste altre misure per i miglioramenti ambientali finalizzati alla ricostituzione degli habitat
per la fauna selvatica.
L’Italia è la quarta nazione del mondo (dopo Australia, Cina ed Argentina) per le
produzioni biologiche che interessano un milione di ettari.
In questo quadro generale la Calabria offre il suo prezioso contributo con le sue migliaia
di ettari riservati all’agricoltura biologica(16000 ettari di uliveti; 2200 ettari di agrumeti; 1900
ettari destinati ai frutteti e 5700 alla produzione cerealicola).
Gli ettari ad agricoltura biologica nella Provincia di Catanzaro, su un totale regionale di
25.800 ettari circa, sono assestati intorno a 6160 ettari circa di cui:
- 3.500 ad olio;
- 480 ad agrumi;
- 1.145 a seminativi;
- 735 a fruttiferi e vite,
- 300 ad ortive.
Nel 1997 gli ettari interessati dalla Misura D (che comprende le siepi) del 2078/92, cura
dello spazio naturale e del paesaggio, erano in tutta la Regione circa 2.263; di questi solo
24,53 ha ricadevano nella Provincia di Catanzaro; mentre per la Misura E, cura dei terreni
agricoli abbandonati, erano totalmente assenti sul territorio provinciale e di appena 53,57 ha
su tutta la Regione, a riprova di una scarsa campagna di senzibilizzazione sui problemi
ambientali.
Una seria pratica di agricoltura a basso impatto ambientale ricorre a “cultivar” autoctone
che hanno caratteristiche genetiche di rusticità e sono resistenti ai parassiti; per un lavoro
serio di difesa ambientale, la Provincia dovrà farsi promotrice presso le aziende agricole
vivaistiche della produzione di piante autoctone ortive, foraggere, arbustive, ed arboree per
garantire il reperimento del materiale vegetativo da utilizzare nella cura degli spazi naturali e
del paesaggio e in agricoltura biologica.
309

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Tuttavia, il lavoro più impegnativo consiste nella sensibilizzazione degli agricoltori e dei
proprietari dei fondi; le organizzazioni professionali agricole ed i Comitati di gestione gli
ambiti territoriali di caccia, insieme ad altre strutture territoriali quale la “Divulgazione
Agricola dell’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e i Servizi in agricoltura”, possono svolgere
questo lavoro capillare di informazione e sensibilizzazione all’uso di pratiche non dannose
per la fauna e gli habitat.
Inoltre, la Divulgazione Agricola può garantire, grazie alla sua distribuzione territoriale
adeguata assistenza tecnica per le pratiche di agricoltura a basso impatto ambientale;
occorrerà, comunque, che le OO.PP., gli ATC e la Divulgazione Agricola siano
opportunamente coordinate dalla Provincia attraverso apposite figure professionali.
Obiettivi
La conservazione della biodiversità negli agroecosistemi può essere raggiunta
attraverso l’applicazione di alcuni principi base indicati nel seguito:
• utilizzare solo fitofarmaci selettivi, nel giusto dosaggio e al momento opportuno;
• quando possibile, utilizzare la lotta integrata e biologica per il controllo dei fitofagi;
• limitare l’estensione degli appezzamenti;
• preservare e/o favorire la presenza degli alberi ad alto fusto, siepi, filari alberati e
capezzagne;
• conservare i vecchi alberi senza rimuovere parti secche e con cavità;
• utilizzare per la costituzione di siepi specie vegetali autoctone e particolarmente
dotate di frutti carnosi;
• conservare i lembi di vegetazione naturale rimasti e promuovere opere di
riqualificazione ambientale;
frutteti;
• preservare la vegetazione ripariale dei corsi e degli specchi d’acqua;
• predisporre colture nettarifere al bordo delle capezzagne o dei filari;
• promuovere l’inerbimento e mantenere quanto più possibile interfilari inerbiti nei
• sfalciare scoline e bordi solo a fine estate, finito il periodo riproduttivo degli uccelli
che nidificano al suolo;
• eventualmente predisporre zone con colture a perdere o semplicemente lasciare
aree con resti colturali e piante spontanee anche nell’inverno;
• utilizzare solo lo sfalcio per il controllo delle erbe non desiderate in azienda;
• sfalciare alternativamente gli interfilari inerbiti nei frutteri, per mantenere
costantemente delle fasce con rigogliosa vegetazione spontanea in grado di ospitare una
ricca fauna di artropodi utili;
• durante le lavorazioni a rischio per la fauna vertebrata (sfalcio, mietiture, erpicature,
310

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
etc.), cercare di evitare la distruzione di nidi, tane e soggetti;
alberi;
• potare quando siano finite le riproduzioni degli uccelli nidificanti nelle chiome degli
• promuovere le possibilità di rifugio per i vertebrati anche con il posizionamento di nidi
artificiali;
• bruciare i resti della potatura, oppure destinarli al compostaggio, solo a fine inverno,
potendo questi fungere da rifugio temporaneo per molti animali utili;
• effettuare arature non troppo profonde;
• accedere ai campi solo in condizioni idonee, evitando di calpestare eccessivamente
il terreno;
• aumentare le rotazioni rispetto alla monocoltura e ridurre le lavorazioni del suolo.
A supporto dell’attività di conservazione della biodiversità negli agro-ecosistemi esistono
i “disciplinari di produzione” relativi alle varie colture per la pratica di agricoltura integrata e
controllata, il Regolamento 2092/91 nonché i relativi aggiornamenti annuali.
Dall’anno di adozione e sino al 2005, il regolamento ha subito 38 modifiche e 2 rettifiche,
di cui solo cinque nell’ultimo anno (2005).
Regolamento (CE) n. 1294/2005 della Commissione del 05/08/2005
(GUUE L 205 del 06/08/2005)
Regolamento (CE) n. 1318/2005 della Commissione dell’11/08/2005
(GUUE L 210 del 12/08/2005)
Regolamento (CE) n. 1336/2005 della Commissione del 12/08/2005
(GUUE L 211 del 13/08/2005)
Regolamento (CE) n. 1567/2005 del Consiglio del 20/09/2005
(GUUE n. 252 del 28/09/2005)
Regolamento (CE) n. 1916/2005 della Commissione del 24/11/2005
(GUUE n. 307 del 25/11/2005)
311

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.12 – Interventi all’interno della perimetrazione della aree a richio PAI.
Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) previsto dal DL 180/98
(Decreto Sarno) è stato approvato con Delibera di Consiglio Regionale n. 115 del
28.12.2001, "DL 180/98 e successive modificazioni. Piano stralcio per l’assetto
idrogeologico" ed è finalizzato alla valutazione del rischio di frana, alluvione ed erosione
costiera ai quali la Regione Calabria è soggetta.
Il Piano, come sancito dalla legge 11/12/00 n. 365, art. 1bis comma 5, ha valore
sovraordinatorio sulla strumentazione urbanistica locale; ciò significa che, nel caso di
interventi previsti nel presente piano che possano mutare le condizioni del territori (come ad
esempio l’installazione di appostamenti fissi o gli stessi miglioramenti ambientali o
realizzazione di recinzioni in genere) occorre procedere alle verifiche, oltre che delle
previsioni urbanistiche, anche di quelle previste delle Norme di Attuazione e Misure di
Salvaguardia allegati al PAI.
Al fine di stabilire la corretta collocazione delle strutture venatorie, è necessario verificare
se le aree di intervento ricadono nella perimetrazione del P.A.I., nel quale si propongono
diversi livelli di vincolo accompagnati da precise prescrizioni da tenere in debita
considerazione per l’ubicazione delle strutture in dette aree.
Tutte le informazioni e gli atti del Piano, oltre che essere depositati presso la sede
dell’Autorità di Bacino Regionale, sono pubblicati sul sito Internet oltre che in formato digitale
su supporto CD-ROM.
Il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico (PAI) si compone di diversa
documentazione a cui fare riferimento per l’ottenimento delle autorizzazioni; essa costituisce
parte integrante del Piano Faunistico Venatorio Provinciale:
Relazione Tecnica
Specifiche Tecniche
Norme di Attuazione
Dati di Sintesi
Cartografia Tematica
Reticolo Idrografico
Aggiornamenti Norme di Attuazione e Linee Guida, comprendenti:
Aggiornamento Norme di Attuazione e Norme di Salvaguardia
Linee Guida Rischio Idraulico
Linee Guida Rischio Frane.
312

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.13 – Piani di immissione di fauna selvatica
Le specie ammesse ad attività di ripopolamento sul territorio della Provincia destinato
alla gestione programmata della caccia, sono le seguenti:
Uccelli: Coturnice, Starna, Fagiano
Mammiferi: Lepre, Cinghiale, Capriolo.
In particolare:
• per la Coturnice é ammesso l’utilizzo di animali allevati o di cattura appartenenti
esclusivamente alla specie Alectoris graeca, presente in Italia in tre sottospecie, in
altrettante aree geografiche, le cui differenze in natura sono irrilevanti; si consiglia
comunque il ripopolamento con soggetti appartenenti alla specie Alectoris graeca graeca;
• per la Starna é ammesso l’utilizzo di animali allevati o di cattura appartenenti alla
specie Perdix Perdix;
• per il Fagiano é ammesso l’utilizzo di animali allevati o di cattura appartenenti
solamente alla specie Phanianus colchicus, più comunemente detto “Mongolia”; restano
esclusi dall’immissione sul territorio provinciale destinato alla gestione programmata della
caccia gli animali che presentano variazioni della colorazione, come ad esempio la varietà
“Tenebroso” il cui uso é consentito solo nelle zone per la gestione privata della caccia, con
esclusione delle aziende faunistco-venatorie;
• relativamente alla Lepre recenti studi hanno rivelato la presenza nell’Italia centro-
meridionale di una varietà della specie, detta “italica”; sarebbe auspicabile, pertanto,
favorire, attraverso opportuni progetti, la diffusione di questa varietà, attualmente confinata
solo in aree protette molto ristrette; nel frattempo, é ammesso l’utilizzo per immissioni a
scopo venatorio di animali appartenenti alla specie Lepus europaeus;
• Un discorso a parte meritano le operazioni di ripopolamento su Cinghiale per i quali
é ammesso l’utilizzo di animali esclusivamente di cattura appartenenti alla varietà Sus
scrofa, presente in Italia in tre sottospecie. In questo momento la specie gode dal punto di
vista numerico di ottima salute. L’attività venatoria non riesce da sola a contenerne il numero
in modo tale da conseguire una densità biotica ottimale. La richiesta di danni aumenta
annualmente ed in modo esponenziale; le risorse destinate a ciò hanno superato le
percentuali previste per legge ed è necessario stornare i fondi da altre attività connesse per
far fronte alle richieste degli agricoltori. Per equilibrare tale situazione si suggeriscono: il
blocco delle immissioni da allevamernto; le catture nelle aree ove la densità procura i danni
accennati e la reimmissione in luoghi dove esiste la necessita di riequilibrare il numero; gli
abbattimenti selettivi con l’utilizzo delle tecniche di appostamento, della cerca a singolo e
della “girata”.
313

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per far ciò è necessario introdurre la figura del sele-controllore a supporto delle Province e
degli ATC per le attività di censimento, catture e reintroduzione, selezione.
Nel caso in cui bisogna optare per l’utilizzo di animali allevati occorre verificare anche
per questi l’appartenenza degli stessi alla varietà Sus scrofa.
• Per le particolarità insite nella specie Capriolo, particolarità che rendono rischiose
le catture per l’alta mortalità riscontrata durante le varie fasi, si consiglia un progetto specifico
che, in via prioritaria, accertata la consistenza della specie, preveda abbattimenti selettivi con
l’utilizzo dei sele-controllori. Comunque, eventuali immissioni dovranno riguardare capi
esclusivamente appartenenti alla varietà italica Capreolus capreolus.
Le specie indicate sono quelle che, in relazione agli habitat naturali esistenti nel territorio
provinciale ed a quelli creati nelle zone a gestione privata, hanno la maggior probabilità di
ambientamento e sopravvivenza.
Le indicazioni per una corretta gestione dei ripopolamenti sono principalmente riferite
alle attività di immissione sul territorio destinato alla gestione programmata della caccia,
mentre l’attività di ripopolamento all’interno delle strutture per la gestione privata della caccia
é legata ai piani di immissione e prelievo a cura dei concessionari delle strutture stesse, i
quali possono, comunque, far riferimento ai principi generali di seguito riportati.
Ripopolamenti.
I ripopolamenti faunistici più consistenti hanno avuto inizio con l’istituzione della “tassa
venatoria regionale” a carico dei cacciatori, attraverso la quale si sarebbero dovute
ricostituire le popolazioni di specie selvatiche stanziali oggetto di prelievo venatorio.
Per una serie di circostanze i risultati, a distanza di anni, non sono stati confortanti,
nonostante l’impegno economico di un certo rilievo.
Le cause di tale parziale fallimento sono da ricercare nelle seguenti motivazioni:
• i criteri di aggiudicazione delle forniture hanno quasi sempre privilegiato l’aspetto
economico e mai quello qualitativo;
• la tecnica di immissione diretta, senza un adeguato periodo di pre-ambientamento, é
risultata controproducente a causa dell’elevata mortalità degli animali;
• i periodi di immissione molte volte non sono stati compatibili con il ciclo riproduttivo;
• sono state effettuate immissioni in condizioni ambientali difficili che hanno reso
difficile il già precario ambientamento degli animali;
• spesse volte gli animali sono stati immessi in aree tradizionalmente non vocate;
• é stata immessa selvaggina in aree con elevata densità di nocivi, senza il preventivo
controllo degli stessi;
314

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• una buona percentuale di animali rimane vittima di sostanze tossiche usate in
agricoltura;
• i controlli veterinari sono stati attuati solo immediatamente prima dell’immissione e
non nelle fasi di preparazione degli animali;
• i fornitori di selvaggina, più che allevatori in grado di dare consigli sulle tecniche di
immissione, si sono rivelati dei semplici commercianti;
• spesse volte l’apparato burocratico degli enti pubblici ha provocato ritardi che hanno
vanificato i tentativi di immissione.
Le specie che in particolar modo hanno risentito di questi inconvenienti sono state
Coturnice, Starna e Lepre; il Fagiano ha dato risultati solo parzialmente soddisfacenti e solo
in aree molto ristrette della provincia.
L’unico selvatico che negli anni ha dimostrato una grande adattabilità in molte aree della
Provincia, é il Cinghiale; l’assenza sia di predatori naturali (lupo) che di antagonisti, collegata
ad un’attività venatoria resa difficile da un territorio abbastanza accidentato, ha facilitato
l’espansione della specie non solo nelle tradizionali zone boschive di montagna ma anche
nella media e bassa collina, con casi di insediamento nella macchia mediterranea posta a
ridosso delle fasce costiere, tanto da rendere pressoché inutili altre immissioni, almeno
sino al perdurare di tale situazione.
Obiettivi
Lo scopo delle immissioni di selvaggina deve essere orientato all’attecchimento,
all’irraggiamento degli animali in tutto il territorio e, nei limiti del possibile, alla riproduzione
allo stato naturale.
Il conseguimento di questi obbiettivi é collegato al superamento delle problematiche,
messe in evidenza nel precedente paragrafo, ed individuabili nei seguenti settori definiti
“centri di intervento”:
1 - gestione amministrativa;
2 - attività di immissione;
3 - miglioramenti ambientali;
4 - controllo sanitario.
Di questi, saranno subito esaminati i primi due:
- “gestione amministrativa” che definisce la fase preparatoria del ripopolamento;
- “attività di immissione” che definisce la fase operativa vera e propria.
Gli altri centri di intervento saranno analizzati in altri capitoli.
315

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• La gestione amministrativa deve basarsi essenzialmente su:
a) rispetto dei tempi di programmazione
- le procedure per l’assegnazione delle forniture devono necessariamente essere
concluse entro il mese di maggio di ogni anno per poter garantire una prima immissione nei
mesi giugno-luglio dello stesso anno, con le modalità di cui al successivo punto 3.3, e una
seconda e più consistente immissione tra febbraio e marzo dell’anno successivo. Nelle aree
con attività venatoria limitata o con divieto di caccia si può intervenire con immissioni anche
nel periodo ottobre-novembre.
b) garanzie da richiedere agli allevatori
- l’allevatore dovrà garantire nell’offerta assistenza tecnica per tutto il periodo interessato
alle immissioni attraverso personale specializzato esperto in studi sulla biologia degli animali
oggetto di fornitura; dovrà, altresì, avere portato a termine analoghi progetti per altri enti
pubblici, avere effettuato analisi di esiti di immissioni, avere effettuato indagini sulla
distribuzione della specie, avere tenuto comunicazioni o interventi in convegni specialistici.
privati.
Le garanzie richieste dovranno essere documentate ed attestate da Enti pubblici o
c) indicazione di tecniche di immissione;
- in alternativa ai sistemi di reintroduzione sinora utilizzati, l’ente attuatore delle
immissioni (Provincia e/o Comitati di Gestione degli A.T.C.) dovrà indicare nella richiesta di
offerta e nel capitolato di fornitura, in dipendenza del periodo e del tipo di selvaggina, le
metodologie di immissione (specificate nel successivo punto 3.3), alle quali gli allevatori
dovranno attenersi e per le quali dovranno fornire tutta l’assistenza tecnica possibile.
d) indicazione delle caratteristiche qualitative della selvaggina;
- nella richiesta di offerta e nel capitolato di fornitura deve essere espressamente
richiesta dall’ente attuatore la certificazione di l’appartenenza dei soggetti da immettere alle
specie indicate al precedente punto 1.3 e la loro età in relazione al periodo ed alle
metodologie di immissione di cui al successivo punto 3.3.
Tutti questi parametri di valutazione, oltre che nella richiesta di offerta e/o nel contratto di
fornitura, devono essere contenuti nel capitolato di appalto delle forniture per consentire a
tutti gli interessati una chiara e corretta valutazione delle richieste e la formulazione di
un’offerta adeguata alle esigenze dell’ente attuatore.
316

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• L’attività di immissione deve aver luogo nel rispetto delle seguenti indicazioni:
e) consegna nel periodo richiesto;
-nessun tipo di deroga é ammessa ai tempi stabiliti per l’immissione della selvaggina;
atteso che l’ente attuatore esplichi le procedure di aggiudicazione nei tempi su indicati
(maggio di ogni anno) l’allevatore aggiudicatario ha la possibilità di programmare con largo
anticipo i periodi di consegna. Pertanto, l’allevatore inadempiente incorrerà nelle sanzioni
previste per legge e riportate nel capitolato di fornitura e non potrà concorrere, per il tempo
che l’ente attuatore stabilirà, ad altre forniture nella provincia.
Fasi di ripopolamento di fagiani.
f) gestione dell’attività di immissione da parte dell’allevatore
L’allevatore partecipa a tutte le attività di immissione, che sono gestite dalla Provincia,
attraverso il proprio Ufficio Caccia, e/o dai Comitati di Gestione dell’A.T.C.; la responsabilità
dell’allevatore non cessa con la consegna della selvaggina nel luogo indicato ma deve
protrarsi sino ad avvenuta immissione; la partecipazione all’attività di immissione, anche
attraverso propri specialisti esperti in materia, deve essere uno dei parametri determinanti in
fase di aggiudicazione; l’allevatore é anche responsabile di tutti i capi di selvaggina rinvenuti
morti durante le fasi di immissione che deve provvedere a sostituire.
317

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
g) garanzie dell’allevatore su assenze di patologie
L’allevatore deve fornire le più ampie garanzie sull’assenza di patotogie nei soggetti da
immettere e deve fornire schede tecniche riassuntive sulle profilassi alle quali essi sono stati
sottoposti; l’allevatore continua ad essere responsabile di eventuali patologie che dovessero
emergere dagli esami clinici che l’ente attuatore si riserva di effettuare durante le fasi di
immissione con il prelievo di un numero di capi a campione, in rapporto alla fornitura; i
controlli sanitari, a spese dell’allevatore, saranno effettuati con le modalità previste al punto
7.1;
Controlli sanitari durante la fase di immissioni coturnici
318

Limitazioni
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
• Non possono partecipare all’aggiudicazione, per il tempo stabilito dall’ente attuatore,
fornitori, allevatori, commercianti e ditte in genere che siano risultati in passato aggiudicatari
e che non abbiano provveduto a fornire la selvaggina oggetto di appalto, risultando, quindi,
inadempienti.
• Non é possibile immettere sul territorio provinciale animali appartenenti a specie
diverse ed apparentemente simili a quelle descritte all’art. 1.3; in particolare é bandito l’uso,
sotto qualsiasi forma, della Coturnice orientale (Chukar).
• L’immissione delle specie coniglio selvatico (oryctolagus cuniculus), minilepre
(sylvilagus floridanus) e pernice rossa (alectoris rufa), all’interno delle zone a gestione
privata della caccia (con esclusione delle aziende faunistico-venatorie) è ammesso solo se
viene dimostrata da parte del gestore l’impossibilità che le suddette specie possano
“inquinare geneticamente” le specie autoctone presenti sul territorio provinciale destinato alla
gestione programmata della caccia.
Non é consentito l’uso, a scopo di ripopolamento nel territorio destinato alla gestione
programmata della caccia, di lepri provenienti dal Sud-America; il divieto è stato imposto con
Legge Regionale n. 19 del 12.06.2009, art. 46 c. 1.
E’ preferibile per questa specie rivolgersi ad allevatori locali al fine di ridurre lo stress,
provocato da lunghi spostamenti, nei soggetti da immettere; deve comunque essere
garantita la qualità dei soggetti.
Obblighi
• L’allevatore aggiudicatario é obbligato, per tutto il periodo della fornitura, ad offrire
assistenza tecnica per quanto concerne le modalità e la scelta dei momenti più opportuni per
la messa in libertà dei volatili.
• L’allevatore é obbligato a dimostrare, prima ancora dell’aggiudicazione,
l’appartenenza degli animali oggetto dell’offerta alle specie indicate all’art. 1.3, attraverso
apposita certificazione rilasciata in originale da enti ed istituti autorizzati allo scopo; la
certificazione deve essere riferita in generale all’attività dell’allevatore ed in particolare degli
animali oggetto della specifica fornitura.
319

Metodologie di ripopolamento.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La tecnica di ripopolamento sino ad ora utilizzata, per la ricostituzione del patrimonio
faunistico oggetto di prelievo venatorio, ha previsto la semplice messa in libertà di animali
provenienti da allevamento ed appartenenti alle specie lepre, fagiano e cinghiale; mentre le
immissioni di starne e coturnici, sono state orientate verso ripopolamenti sperimentali gestiti
dall’ Ufficio Caccia della Provincia; la distribuzione della selvaggina sul territorio é avvenuta
in base al seguente schema:
Aggiudicazione della fornitura
|
---------------- Consegna alla Provincia ----------------
| |
|
Distribuzione diffusa in tutti i
Comuni della Provincia di Lepri
e Fagiani
|
|
Immissione della selvaggina
nei territori comunali con il
controllo della Provincia
|
Immissione diretta dei
Cinghiali in aree ben definite
I risultati ottenuti con questa metodologia sono stati solo occasionalmente sufficienti per
lepre e fagiano, mentre per il cinghiale possono definirsi di grande successo, essendosi la
specie insediata stabilmente in molte aree della Provincia; la mancanza di nemici naturali e
di antagonisti nella ricerca del cibo hanno facilitato l’attecchimento.
Al contrario, per le altre specie si sono riscontrati una serie di problemi di non semplice
soluzione:
- l’allevamento avviene spessissimo in spazi ristretti dove l’unico contatto é con l’uomo
che provvede a fornire il necessario alla sopravvivenza;
- appena messo in libertà l’animale deve provvedere da solo alla ricerca di cibo, pratica
per lui completamente sconosciuta;
- il vagare nei primi giorni di libertà lo rende più facilmente predabile, non solo a causa
dei predatori classici come la volpe, ma anche a causa del fenomeno del randagismo;
- gli animali in allevamento non conoscono i potenziali predatori e quindi si lasciano
abbordare più facilmente.
- il repentino cambio di alimentazione, in quei casi in cui gli animali riescono a
sopravvivere, comporta la comparsa di patologie intestinali, in molti casi con conseguenze
letali.
320

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’esperienza di questi anni ha dimostrato che le immissioni di piccoli quantitativi di
selvaggina in tutti i Comuni della Provincia non é sufficiente a garantire una elevata
sopravvivenza degli animali provenienti da allevamento; pertanto é necessario individuare
altre metodologie che, attraverso un insieme sistematico di interventi, possano facilitare
l’attecchimento degli animali sul terreno.
I risultati delle immissioni sperimentali delle specie Starna (perdix perdix), attuate
successivamente all’adozione della prima stesura del Piano faunistico venatorio, stavano
proponendo dei risultati confortanti, soprattutto negli areali della Sila, ma la forte pressione
venatoria, anche in periodi non consentiti, ha vanificato la riuscita della sperimentazione,
tanto da costringere la Provincia ad interrompere la sperimentazione.
Un discorso diverso merita la specie Coturnice (alectoris graeca graeca), per la quale le
sperimentazioni portate avanti e documentate dall’Ufficio Caccia della Provincia hanno
dimostrato la facile adattabilità nelle aree vocate e la predisposizione alla riproduzione.
Le sperimentazioni, anche se in modo saltuario, sono continuate nel tempo e si
segnalano presenze, non rilevanti ma comunque significative, nelle aree interessate dalle
immissioni.
Nido di cotorno in voliera di ambientamento Coturnice in cova
La Provincia, a prescindere dagli interventi dei Comitati di Gestione degli A.T.C., si
riserva la possibilità di intervenire direttamente con l’attuazione di progetti che prevedano la
reintroduzione di specie di interesse venatorio, nonché con la prosecuzione della
sperimentazione di reintroduzione della Coturnice e della Starna, secondo le modalità nel
seguito descritte.
321

Obiettivi
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le proposte di nuove metodologie di immissione sono riferite alle specie Coturnice,
Starna, Fagiano e Lepre.
Per il Cinghiale, considerati i buoni risultati ottenuti ed il numero di soggetti attualmente
presenti sul territorio, si può pensare di gestire la specie attraverso gli abbattimenti selettivi,
rinunciando a nuove reintroduzioni, fatto salvo il caso in cui la provenienza sia accertata di
cattura e le aree in cui introdurre abbiano effettiva necessità.
Le finalità collegate al recupero della popolazioni stanziali oggetto di prelievo venatorio
ed alla loro diffusione sul territorio della Provincia, attraverso la corretta gestione dei
ripopolamenti, sono condizionate dai problemi di sopravvivenza, attecchimento e
riproduzione in natura.
Le soluzioni proposte per “sopravvivenza” e “attecchimento” saranno oggetto specifico
dei paragrafi seguenti; la “riproduzione in natura” é, invece, un problema più complesso che
va affrontato attraverso specifici studi e ricerche e va, pertanto, rimandato all’attuazione di
adeguati progetti finalizzati allo scopo.
I principi di base inderogabili da applicare per la reintroduzione delle specie Coturnice,
Starna, Fagiano e Lepre sono:
1 - abbandono della metodologia sinora utilizzata che prevede l’immissione di pochi
capi in tutti i territori comunali;
2 - introduzione del principio di “irradiamento” di consistenti quantità di animali in
rapporto agli areali disponibili preventivamente scelti.
3 - utilizzo di giovani dell’anno di età compresa tra 60/90 gg per le immissioni
controllate nel periodo di giugno-luglio e di età compresa tra 240/300 gg nel periodo
febbraio-marzo.
mobili:
La metodologia di immissione consigliata prevede l’utilizzo delle seguenti strutture
- voliere metalliche, sufficientemente sicure a prevenire i tentativi di predazione,
destinate ad ospitare un congruo numero di animali (50/100);
- attrezzature destinate all’alimentazione dei capi rilasciati.
Sono due le “situazioni di rilascio” finalizzate alla reintroduzione delle specie selvatiche:
322

1^ Situazione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
a) identificazione di habitat idonei alla vita libera dei selvatici; si potranno utilizzare
due differenti condizioni gestionali: la prima in territorio protetto, la seconda su aree libere
per lo svolgimento dell’attività venatoria.
b) localizzazione di idonei punti di rilascio; all’interno di ciascun habitat vanno
preferite zone che non siano frequentemente disturbate;
fagiani;
c) installazione e utilizzo delle seguenti strutture mobili:
- voliere di circa 20 mq per il soggiorno di 30/50 capi di coturnici e starne e di 20/30
- recinti variabili da 500/1000 mq per il soggiorno di 30/60 capi di lepre;
Esempio di voliera di pre-ambientamento
d) marchiatura degli individui prima della sistemazione nelle strutture mobili;
e) soggiorno per un periodo sufficiente all’acclimatamento e comunque variabile a
seconda del comportamento sociale degli individui; orientativamente il periodo dovrebbe
essere compreso tra 7 e 20 gg;
f) rilascio dei soggetti ambientati;
g) mantenimento delle attrezzature destinate all’alimentazione dei capi rilasciati fino a
loro necessità;
h) recupero delle strutture di ambientamento dopo completo abbandono delle stesse
da parte dei soggetti rilasciati.
2^ Situazione:
323

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
a) identificazione di habitat idonei alla vita libera dei selvatici alle stesse condizioni
stabilite per la 1^ situazione;
b) localizzazione di idonei punti di rilascio;
c) installazione di sole attrezzature destinate all’alimentazione artificiale dei capi che
si rilasceranno;
d) rilascio diretto dei soggetti dopo marchiatura degli stessi;
e) recupero delle attrezzature dopo completo abbandono delle stesse da parte dei
soggetti rilasciati.
La prima situazione, che prevede l’uso di strutture mobili per l’ambientamento e
l’alimentazione, e la seconda, con l’uso delle sole strutture per alimentazione, possono
essere utilizzate nella stessa zona in maniera “combinata”.
L’utilizzo della “1^ situazione” (periodo di ambientamento) si ritiene indispensabile
almeno per Starna e Coturnice ma é utile anche per Lepre e Fagiano.
Le metodologie proposte sono mirate a ridurre le cause di mortalità determinate dal
brusco passaggio “allevamento-terreno libero”, ma da sole non sono sufficienti a garantire
un’adeguata sopravvivenza.
E’ necessario, parallelamente all’attività di reintroduzione pilotata e nelle aree oggetto di
intervento, procedere al controllo del numero di predatori con le modalità previste
nell’apposito regolamento.
L’attecchimento, invece, degli animali intorno alle zone di immissione é collegato
all’idoneità degli habitat, per i quali, se necessario, occorre intervenire con progetti di
miglioramento ambientale.
Occorre, inoltre, tenere bene in considerazione “l’incompatibilità” del Fagiano con le altre
specie di Galliformi: esso, una volta conquistato il proprio territorio, non tollera la presenza di
altri individui e diventa aggressivo a tal punto da arrivare alla soppressione fisica dei rilavi.
Considerata la facile adattabilità del Fagiano nei più svariati habitat, si stabilisce che gli
areali destinati alla reintroduzione della Starna, principalmente, ma anche della Coturnice,
non siano interessate da immissioni del Fagiano.
Il numero di capi da insediare nei territori prescelti per le immissioni é funzione
dell’estensione degli habitat e della densità media caratteristica delle singole specie; in
sintesi:
dove:
N = A x d
- N é il numero di capi da immettere;
- A é la superficie disponibile in ettari;
- d é la densità caratteristica della specie.
Il numero di capi così determinato dipende da altri fattori che, in assenza di dati ufficiali ,
324

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
non sono facilmente quantificabili; questi “fattori correttivi” sono:
a) percentuale di mortalità per cause naturali;
b) percentuale di mortalità per predazione;
c) percentuale di incremento per riproduzione naturale.
In mancanza di censimenti ufficiali non é possibile stabilire la consistenza delle specie
alla fine della stagione venatoria e, comunque, prima delle nuove immissioni; per questo
motivo e per quanto detto in precedenza relativamente alla problematiche connesse a
“sopravvivenza” e “attecchimento”, si trascura la percentuale di incremento naturale che, se
pur auspicabile, é da valutare in modo approfondito durante la fase di raccolta e di controllo
dei risultati delle immissioni e dei prelievi.
Non potendosi disporre di notizie certe sui risultati dall’attività pregressa di
ripopolamento, attraverso le nuove metodologie di immissione proposte per alcune specie
(Lepre, Fagiano, Starna e Coturnice) e l’utilizzo di quelle già sperimentate positivamente per
altre specie (Cinghiale) si ipotizzano i parametri di valutazione riportati nella tabella
seguente; in particolare i valori relativi alla densità caratteristica di ogni specie sono stati tratti
da testi specializzati e sono da considerare come valori medi dipendenti dalla validità degli
habitat e dalla quantità di cibo disponibile:
Specie densità mortalità per Mortalità Coefficiente
1 capo/Ha cause naturali per predazione correttivo
Lepre 0,40 20% 30% 1,5
Fagiano 1,50 20% 40% 1,6
Starna 2,00 30% 40% 1,7
Coturnice 1,00 30% 40% 1,7
La formula per il calcolo del numero di capi da immettere, in funzione dei coefficienti
correttivi ed in relazione alle diverse specie diventa:
• Lepre: N = A x d x 1,50
• Fagiano: N = A x d x 1,60
• Starna: N = A x d x 1,70
• Coturnice: N = A x d x 1,70
Il mantenimento della densità media in queste condizioni é senz’altro più oneroso; per
migliorare il rapporto costi-benefici occorre operare per la riduzione dei fattori negativi
attraverso l’attuazione dei progetti di ambientamento e il contemporaneo contenimento del
numero predatori per mezzo del prelievo venatorio.
La riduzione dell’impegno economico per l’acquisto di selvaggina potrà essere utilizzato
in favore di altre attività altrettanto importanti e, comunque, connesse alla prima
325

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
(miglioramenti ambientali, finanziamenti di studi e ricerche sulla riproduzione, ecc.)
Nel periodo 2001-2010 nel territorio della Provincia sono stati immessi un certo numero
di capi appartenenti alle specie indicate nel seguente prospetto:
Anno Ente Lepri Fagiani Cinghiali Coturnici
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Provincia 1.500 = 72 =
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia = = = =
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia 618 2.000 186 300
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia 720 5.000 144 300
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia = = 106 =
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia 1.500 3.000 14 200
ATC CZ1
ATC CZ2
Non operativi
Provincia = 1.000 20 300
ATC CZ1 = = = =
ATC CZ2 = = = =
Provincia 700 700 = =
ATC CZ1 705 2.000 = =
ATC CZ2 300 = = =
Provincia = = = 300
ATC CZ1 440 1.600 = =
ATC CZ2 250 1.000 = =
Provincia = = = 300
ATC CZ1 175 = = =
ATC CZ2 150 800 = =
Totali 7.058 17.100 436 1.700
326

Attività di controllo
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il controllo di tutta l’operazione é affidato agli Agenti di Polizia Provinciale coadiuvate
dalle Guardie Venatorie Volontarie appartenenti alle associazioni agricole, ambientali e
venatorie che abbiano instaurato rapporti di collaborazione con la Provincia in base
all’apposito regolamento allegato al piano faunistico.
L’allevatore partecipa all’attività di immissione anche attraverso propri specialisti esperti
in materia ed é obbligato ad offrire assistenza tecnica per quanto concerne le modalità e la
scelta dei momenti più opportuni per la messa in libertà dei volatili.
La sorveglianza giornaliera delle strutture mobili, sino al rilascio degli animali, potrà
anche essere effettuata con l’aiuto dei proprietari e/o conduttori dei fondi rustici interessati
all’immissione e da rappresentanti locali delle associazioni agricole, ambientali e venatorie.
In particolare l’attività di controllo dovrà prevedere:
• compilazione di apposite schede identificative delle specie da immettere e relative
modalità (secondo lo schema di seguito allegato);
• tenuta di un diario giornaliero con annotate tutte le situazioni utili al fine di valutare
l’esito della nuova metodologia;
• dopo 15 gg dal rilascio, utilizzo di cani appositamente addestrati per verificare il
numero di presenze e lo stato dei soggetti nelle diverse situazioni su indicate (questo tipo di
controllo deve avvenire alla presenza degli Agenti di Polizia Provinciale Guardie Venatorie
Volontarie e
• deve essere esercitato da cacciatori e/o cinofili con qualifica di “selettori” o, in
mancanza di questi, da personale appositamente autorizzato dall’Ufficio Caccia della
Provincia);
• a distanza di due mesi dall’immissione, comparazione statistica dei risultati
dell’operazione e redazione di apposita relazione indicante eventuali correzioni alle
metodologie da utilizzare per futuri piani di immissione.
327

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SCHEDA INFORMATIVA
Immissione con utilizzo di strutture mobili per l’ambientamento
Anno ________ Periodo _________
STRUTTURA MOBILE N° ___________
SPECIE DA IMMETTERE AMBITO TERRITORIALE AREALE INTERESSATO
____________________ ____________________ _____________________
Giorni di ambientamento preventivati: ____________
Data inizio ambientamento _________________ Data di rilascio ______________
PROBLEMI CONNESSI AL PERIODO DI AMBIENTAMENTO
Mortalità di n. _______ capi; Cause possibili __________________________________
(da verificare presso strutture specializzate operanti sul territorio)
Predazione di n. _______ capi; Indicare il probabile predatore ______________________
ALTRE NOTIZIE UTILI:
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
328

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
SCHEDA INFORMATIVA
Immissione senza ambientamento
Anno ________ Periodo _________
SPECIE IMMESSA AMBITO TERRITORIALE AREALE INTERESSATO
___________________ ____________________ _____________________
Data di rilascio ______________
PROBLEMI RISCONTRATI IN FASE DI IMMISSIONE E SUCCESSIVO CONTROLLO
Mortalità di n. _______ capi; Cause possibili __________________________________
(da verificare presso strutture specializzate operanti sul territorio)
Predazione di n. _______ capi; Indicare il probabile predatore ______________________
ALTRE NOTIZIE UTILI:
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
__________________________________________________________________________
329

Strutture di supporto
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’attività di immissione si basa principalmente sull’utilizzo di animali allevati in apposite
strutture in quanto l’attività di cattura, finalizzata ai ripopolamenti, é ormai vanificata dalla
diminuzione in tutta Europa delle specie di maggior interesse venatorio.
Allo scopo, la L.R. n. 9/96, di recepimento della legge 157/92, prevede l’istituzione delle
seguenti strutture specialistiche:
- zone di ripopolamento e cattura destinate a favorire la riproduzione della fauna
selvatica allo stato naturale, il suo irradiamento nelle zone circostanti, la cattura della
medesima per l'immissione sul territorio cacciabile o in altri ambiti protetti, la sosta e la
riproduzione della fauna migratoria;
- centri pubblici di allevamento della fauna selvatica destinati alla ricostituzione di
popolazioni autoctone nonché allo studio e alla sperimentazione di metodi e tecniche di
gestione con particolare riguardo alla riproduzione allo stato naturale di uccelli e mammiferi
appartenenti alla fauna stanziale, nonché alla salvaguardia, la sosta durante la migrazione,
lo sviluppo e la riproduzione allo stato naturale di soggetti appartenenti a fauna migratoria.
- centri privati di allevamento della fauna selvatica destinati alla ricostituzione di
popolazioni autoctone a fini venatori attraverso la riproduzione allo stato naturale di uccelli e
mammiferi appartenenti alla fauna stanziale.
Agevolare la costituzione sul territorio provinciale di strutture specializzate alla
produzione di fauna selvatica significa ottenere indubbi vantaggi per gli animali da immettere:
- abitudine al clima;
- riduzione dello stress da viaggio;
- minore difficoltà di ambientamento;
con conseguente riduzione del “fattore negativo” legato alla mortalità naturale.
Inoltre, la presenza di queste strutture sul territorio provinciale facilita l’attività di controllo
da parte della Provincia.
Un ulteriore aiuto all’attività di immissione può venire dalle aziende agricole presenti sul
territorio; questa attività, controllata dalla Provincia e dai Comitati di Gestione degli A.T.C.,
potrebbe costituire una fonte di reddito aggiuntivo per i proprietari e/o conduttori delle
aziende agricole, senza contare i benefici derivanti dall’immissione di selvaggina
direttamente dalle zone in cui essa é stata allevata.
In questo senso i Comitati di Gestione degli ambiti territoriali di caccia possono avviare
rapporti di collaborazione con gli operatori agricoli che comprendano progetti di
miglioramento ambientali e corresponsione di incentivi in base all’apposito regolamento.
Non sono ammessi ripopolamenti al dì fuori di quelli attuati dai Comitati di Gestione degli
ATC e dalla Provincia.
330

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Su proposta del Comitato di Gestione, comunque, ed a solo titolo sperimentale, la
Provincia può autorizzare associazioni private (agricole, ambientali e venatorie) alla
reintroduzione di fauna selvatica con le seguenti modalità:
• relazione descrittiva dell’intervento;
• planimetria con ubicazione delle aree soggette ad immissione;
• dettagliato piano di immissione contenente metodologie compatibili con il piano
faunistico e non in contrasto con esso;
• garanzie sulla purezza delle specie da immettere;
• adeguate certificazioni sui controlli sanitari dei capi immessi.
Alla fine dell’esperimento dovrà essere rendicontato, attraverso i Comitati di Gestione, il
risultato delle immissioni su apposite schede fornite dalla Provincia; la mancata
rendicontazione é motivo di diniego delle successive autorizzazioni eventualmente richieste.
Controllo sanitario.
Di fondamentale importanza, nell’ambito dei piani di ripopolamento faunistico risulta
essere il controllo sanitario.
E’ necessario, pertanto, che esso venga seguito nelle varie fasi della sua evoluzione;
precisamente:
- prima della fase di immissione;
- al momento dell’immissione;
- durante l’eventuale periodo di ambientamento;
- a scadenza periodica.
L’immissione di nuovi animali, siano essi lepri, galliformi o ungulati, implica la possibilità
che questi risultino portatori e diffusori di malattie (parassitarie o infettive) o che le possano
contrarre dalle popolazioni preesistenti.
Il controllo sanitario deve necessariamente avere inizio nelle strutture di origine degli
stessi; prima ancora che gli animali vengano acquistati, bisogna valutare:
• se la specie allevata è in promiscuità con altre specie o se l’allevamento consta di
un’unica specie;
• se il territorio o lo spazio aereo a disposizione dei soggetti rispetto al loro numero é
adeguato;
• se gli stessi siano sottoposti a controlli sanitari periodici e se questi siano annotati su
apposite schede;
• se i metodi di cattura siano tali da preservare i soggetti da violenti stress o da
ferimento;
• se il tipo di alimentazione loro fornita e l’approvvigionamento idrico favoriscono la
successiva alimentazione allo stato libero.
331

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Dopo aver preso visione di quanto sopra, è necessario passare ad un esame più diretto
degli animali scelti per il ripopolamento.
Si dovrà provvedere ad effettuare dei prelievi di sangue, di feci (sia di massa che di
singoli soggetti), raschiati cutanei e tamponi vaginali per escludere, attraverso gli opportuni
esami, malattie parassitarie o infettive.
La liberazione sul territorio di animali sani, aumenta le possibilità di sopravvivenza degli
stessi favorendo il loro adattamento al nuovo ambiente, inoltre inciderà positivamente sulla
convivenza con i soggetti preesistenti nel territorio.
Al momento dell’arrivo degli animali e durante le fasi di immissione dovranno essere
sottoposti agli stessi controlli effettuati nella struttura di allevamento (prelievi di sangue, di
feci, raschiati cutanei e tamponi vaginali) e dovrà essere trattenuto, in appositi recinti o
voliere, un numero di animali che sia rappresentativo dell’intera partita acquistata; questa
soluzione consentirà di poter effettuare controlli sanitari sia giornalieri (esame visivo) che
quindicinali con raccolta di feci per l’esame parassitologico o anche prelievi di sangue per gli
esami sierologici.
La custodia nei recinti o voliere, verrà affidata a personale istruito e/o qualificato che si
occuperà di stilare delle vere e proprie cartelle cliniche dei singoli soggetti ed inoltre si
occuperà di far pervenire, nel più breve tempo possibile ed in idonee condizioni, gli eventuali
soggetti rinvenuti morti nonché il materiale da analizzare, presso l’Istituto Zooprofilattico di
Catanzaro, con il quale dovranno instaurassi rapporti di stretta collaborazione.
Le stesse precauzioni dovranno essere adottate per gli animali da rilasciare sul terreno
dopo apposito periodo di ambientamento in strutture mobili realizzate nei luoghi di
immissione o nelle immediate vicinanze.
L’andamento sanitario sul ristretto numero di soggetti, fornirà, in linea di massima, quelle
che saranno le condizioni sanitarie dell’intera partita liberata sul territorio; si potrà, quindi,
decidere, in base ai risultati analitici ricavati, se e come intervenire sull’intera popolazione già
in libertà con le seguenti modalità, in funzione del tipo di trattamento:
- spargimento di mangime o bocconi medicati;
- cattura per somministrazione di farmaci e successivo rilascio;
- diluizione presso i punti di abbeveraggio di sostante farmacologiche.
Le modalità di controllo appena indicate implicano una mole di lavoro impegnativo da
svolgere con professionalità e costanza.
Si dovranno, pertanto, prevedere stipule di convenzioni con Medici Veterinari liberi
professionisti ai quali verrà affidato l’incarico di portare a buon fine tale lavoro; è auspicabile,
inoltre, la collaborazione diretta dei cacciatori (la figura del “cacciatore selettore” é in questo
senso significativa); durante lo svolgimento dell’attività venatoria, infatti, sarà per loro più
facile poter rinvenire eventuali soggetti morti che dovranno essere recuperati direttamente (in
caso di animali di dimensione contenuta) o dandone avviso alle ASL di competenza.
332

Principali patologie.
a) Ungulati
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’Istituto Zooprofilattico di Catanzaro ha svolto un’indagine sulle principali parassitosi
riguardanti la fauna selvatica giungendo alle conclusioni riepilogate nella tabella di seguito
allegata; in essa sono riportati i risultati delle indagini diagnostiche effettuate sul materiale
(sangue, feci e raschiati cutanei) prelevato dai cinghiali, daini, caprioli, mufloni e cervi
oggetto dell’indagine.
I risultati ottenuti evidenziano una discreta diffusione delle infestazioni parassitarie
all'interno delle popolazioni di ungulati selvatici presenti sul territorio calabrese; in particolare
risultano abbastanza diffuse le infezioni elmintiche, riscontrate nella quasi totalità degli
allevamenti controllati.
Interessanti appaiono inoltre i riscontri positivi per Trichinella spp di 10 emosieri di
cinghiale al test ELISA specifico, anche se la valutazione di questi risultati deve tenere conto
delle massive infestazioni elmintiche contemporaneamente riscontrate (Magi et al 1989,
Papini et al 1991).
Trichinella spiralis
Il contrassegno applicato ai soggetti controllati potrà in futuro consentire la verifica della
reale presenza dell'infestazione.
Nessuna positività è stata invece riscontrata per Echinococcus granulosus, Cistycercus
cellulosae, Toxoplasma gondii, Fasciola spp, Dicrocoelium spp.
Tra le forme elmintiche, risultano ben rappresentate le strongilosi, ascaridiosi e
tricocefalosi,
333

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Ascaridi
mentre non si è osservato nessun riscontro per Moniezia spp. nelle specie di ruminanti
sottoposte a controllo.
Abbastanza diffusa appare la presenza di Sarcoptes spp. nei daini.
Alla luce dei risultati ottenuti, si può comunque affermare come la presenza e diffusione
delle principali malattie parassitarie all'interno delle popolazioni di ungulati selvatici
considerate, a parte le strongilosi, sia quantitativamente contenuta.
La continua espansione cui la pratica di allevamento di queste specie selvatiche sembra
orientata, comporterà certamente un incremento dei rischi di diffusione delle patologie
infettive all'interno di queste popolazioni (nuove immissioni, contatti indiretti con altre specie
domestiche e/o selvatiche, ecc.).
Una più attenta tutela e gestione degli ambienti naturali ed un adeguato controllo
sanitario, in particolare al momento dell'introduzione in nuovi ambienti, rappresentano alcuni
momenti fondamentali nella salvaguardia dello stato sanitario di queste popolazioni
selvatiche.
334

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Tabella risultati delle indagini diagnostiche effettuate sugli ungulati selvatici
CINGHIALI DAINI MUFLONI CERVI CAPRIOLI
Campioni Allev. Campioni Allev. Campioni Allev. Campioni Allev. Campioni Allev.
Patologie Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr Pos/Contr
Echinicoccosi 0/151 0/7 0/135 0/6 0/17 0/5 0/5 0/3
Toxoplasmosi 0/151 0/7 0/135 0/6 0/12 0/5
Cistecercosi 0/151 0/7
Trichinellosi 10/51 04/07
Fascioliasi 0/143 0/6 0/20 0/5 0/11 0/3 0/6 0/3
Dicrocellosi 0/143 0/6 0/20 0/5 0/11 0/3 0/6 0/3
Strongilosi 83/192 07/07 49/143 0/6 12/20 03/05 0/11 0/3 03/06 02/06
Ascaridiosi 12/192 03/07
Coccidiosi 10/92 03/07 0/142 0/6 0/20 0/5 0/11 0/3 0/6 0/3
Tricocefalosi 05/92 02/07 0/143 0/6 02/20 01/05 0/11 0/3 0/6 0/3
Rogna
sarcoptica
b) Lepre
3/188 01/07 37/135 01/06 0/12 0/5 0/11 0/3
Numerosi agenti patogeni possono interferire sulla condizione sanitaria della
popolazione di lepre, determinando una mortalità diretta, ma anche indiretta attraverso
l’azione dei predatori (che attaccano facilmente i soggetti debilitati), peraltro molto importante
nel contenere l’impatto e la diffusione delle malattie infettive e parassitarie.
La sorveglianza sanitaria delle popolazioni di lepre è necessaria allo scopo di:
- assecondare una migliore conservazione e gestione delle diverse popolazioni;
- salvaguardare la salute dell’uomo rispetto alle zoonosi di cui la specie può essere
elemento di diffusione e/o di mantenimento nell’ambiente naturale;
- eseguire un’azione di monitoraggio rispetto ad alcune zoonosi ed inquinanti ambientali.
Per la prevenzione delle più importanti malattie infettive e parassitarie della lepre sono
consigliabili le seguenti regole di carattere generale:
- mantenere una densità appropriata rispetto alla capacità recettiva del territorio,
evitando soprattutto i fenomeni di sovraffollamento per lungi periodi (zone di produzione,
aree recintate);
- evitare lo spostamento delle lepri da un territorio all’altro senza il controllo sanitario
dei soggetti trasferiti (con gli esemplari si trasferiscono anche vari agenti patogeni, la cui
azione e’ spesso particolarmente dannosa per le popolazioni autoctone);
- mantenere un giusto rapporto tra prede e predatori;
- monitorare (attraverso i capi deceduti spontaneamente, abbattuti o catturati) le
patologie più importanti (tularemia, yersiniosi, sindrome della lepre bruna europea,
pasteurellosi ed altre importanti a livello locale) allo scopo di delimitare le aree di diffusione.
Nel caso si manifestino patologie importanti e’ necessario agire in modo differenziato, in
funzione della patologia stessa:
335

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- in caso di tularemia occorre provvedere all’abbattimento dei capi palesemente
debilitati allo scopo di ridurre drasticamente la densità dei soggetti positivi e
contemporaneamente sottoporre a profilassi gli animali rimanenti;
- in caso di yersiniosi e strongilosi broncopolmonare occorre ricorrere al
trattamento degli animali con opportuni mangimi medicati;
- per il controllo delle strongilosi occorre concimare e disinfestare a rotazione i
pascoli con calciocianamide polverulenta (2q/ha) nel periodo invernale ( gennaio-febbraio)
ed effettuare arature profonde.
Strongili gastrointestinali
In ragione dello stretto legame con gli ecosistemi agricoli, la lepre si trova naturalmente
esposta agli effetti di numerosissime sostanze tossiche impiegate in agricoltura.
Una prevenzione in tal senso deve innanzitutto orientarsi verso il divieto d’uso dei
fitofarmaci di provata pericolosità per la specie; tra i più dannosi si ricordano in particolare:
- il D.N.O.C. (dinitrocresolo);
- il paraquat (ne è proibito l’uso sui foraggi);
- gli insetticidi fosforganici;
- il methiocarb;
- il chlorophacinone.
Molto importante è anche il rispetto delle modalità d’impiego e dei dosaggi consigliati dal
produttore, nonché l’esecuzione pratica dei trattamenti; in particolare occorre:
- evitare di svolgere una manovra convergente verso il centro degli appezzamenti ;
- evitare di trattare in presenza di vento;
- evitare di contaminare colture non bersaglio del trattamento (come le foraggiere);
- evitare di trattare le aree a vegetazione naturale (cavedagne, argini, scarpate dei fossi,
siepi, ecc.).
336

c) Galliformi.
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Secondo l’esperienza di numerosi allevatori, specializzati nell’allevamento di galliformi,
le patologie più comuni, riscontrate sugli animali deceduti nelle strutture e sottoposti ad
esame presso strutture specialistiche, sono le seguenti:
- Coccidiosi;
- Histomoniasi (Enteroepatite infettiva);
- Verminosi da tenia, ascaridi, capillarie e syngamus.
E’ sicuro che le concause della scomparsa di intere popolazioni naturali possano
derivare da questo tipo di patologie, oltre che dalla trasformazione dell’ambiente e dalle
modalità di coltivazione.
a) Coccidiosi
E’ una malattia ad andamento acuto e cronico determinata da protozoi dell’ordine
coccidia, caratterizzati da un complesso ciclo biologico comprendente una fase
schizogonica, cioè di moltiplicazione del parassita all’interno dell’ospite, seguita da una fase
gametogonica in cui oltre alla separazione dei sessi si ha anche la formazione di oocisti.
Le oocisti pervengono nel terreno, eliminate dall’organismo ospite attraverso le feci,
dove si riproducono per sporogonia; nel caso in cui esse siano assunte da nuovi ospiti
riprendono il ciclo biologico.
Nei galliformi la coccidiosi colpisce principalmente il tratto gastroenterico ciecale ed i
tuboli renali; essa é una forma patologica a rapida diffusioni favorita da elevata umidità, alte
temperature ed ossigenazione, con esiti quasi sempre letali.
Si interviene principalmente con:
- trattamenti profilattici e terapeutici;
Oocisti di coccidi
- eliminazione del sovraffollamento, nelle strutture di produzione e nelle voliere mobili di
337

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ambientamento, soprattutto per lunghi periodi;
- eliminazione delle concause ambientali, quali umidità eccessiva, temperatura ed
ossigenazione elevate.
b) Histomoniasi (Enteroepatite infettiva)
E’ una patologia propria di numerose specie di uccelli, comprese le specie domestiche;
essa é sostenuta dal protozoo Histomonas meleagris e colpisce l’intestino cieco
occludendolo ed interessando con focolai di necrosi il fegato.
Il decorso della malattia può essere rapido nei soggetti giovani e lento negli adulti.
Molto spesso l’histomoniasi é presente allo stato latente in numerose specie; un
qualsiasi disquilibrio organico provocato da fattori esterni (la semplice cattura per immissione
su terreno libero può provocare uno stato di stress) determina l’insorgere della patologia.
L’infezione é anche trasmissibile da un nematode celozoico (verme rotondo intestinale):
l’Heterakis gallinae, che oltre ad esse portatore può anche essere causa del disequilibrio
sopra accennato.
Nei galliformi l’histomoniasi colpisce principalmente l’intestino cieco ed il fegato dove
produce aree necrotiche e ulcerate; ad un esame necroscopico, l’intestino appare tumefatto;
i ciechi presentano un volume triplo rispetto al normale e risultano ripieni di un materiale
biancastro cremoso.
Il fegato, sul quale sono visibili chiazze rotondeggianti verdastre, si presenta tumefatto e
rammollito.
La profilassi si basa sulla lotta contro le verminosi intestinali e su accurate disinfestazioni
dell’allevamento o dei luoghi di ricovero al fine di eliminare dall’ambiente eventuali uova e
larve dei suddetti parassiti intestinali.
338

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
c) Verminosi da tenia, ascaridi, capillarie e syngamus
La verminosi é provocata da parassiti intestinali e tracheali (Syngamus trachealis)
provocando disturbi quali: diarrea, turbe del sistema nervoso, dimagramento e deperimento
generale, inappetenza, anemia, sete intensa, sbadiglio e tosse.
Tenia
I parassiti vengono espulsi in abbondanza attraverso le feci sia allo stato di adulti che di
uova; le uova possono infettare direttamente gli ospiti definitivi, (nel caso dell’ascaridiosi e
della capillariosi) oppure indirettamente, attraverso un ospite intermedio, (nel caso di teniasi
e singamosi) come lombrichi, lumache di terra, mosche ed insetti vari
La profilassi, oltre che sulle usuali norme, si fonda su pratiche che tendono ad eliminare
le proglottidi e le uova dal terreno su cui vivono gli uccelli e sulla lotta contro gli ospiti
intermedi, con l’uso di zolfo, creolina, ecc. ecc..
Bisogna, altresì, provvedere:
- al drenaggio dei parchetti e delle voliere;
- alla rotazione dei parchetti stessi mettendo, se possibile, a coltura quelli vuoti;
- a mantenere la lettiera ben asciutta ed aerata;
- a distruggere accuratamente le feci raccolte con la pulizia.
- a utilizzare mangiatoie e abbeveratoi tali che gli uccelli non possano inquinare con le
deiezioni.
Qualsiasi tipo di intervento concernente l’aspetto sanitario delle specie selvatiche, con
particolare riferimento a quelle oggetto di prelievo venatorio, deve essere programmato e
gestito esclusivamente attraverso strutture pubbliche e studi veterinari privati con cui la
Provincia stipulerà apposite convenzioni.
339

3.14 Analisi del prelievo venatorio
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
L’analisi del prelievo venatorio attualmente sarebbe possibile attraverso l’esame del
tesserino venatorio che rappresenta l’unico strumento di verifica possibile.
Annualmente, attraverso l’uso del tesserino venatorio viene programmato il controllo dei
dati relativi alle specie ed al numero dei capi abbattuti.
L’obiettivo dell’analisi del prelievo venatorio, negli anni, é stato vanificato dai seguenti
motivi dall’incompletezza dei dati in essi contenuti.
Durante il controllo del numero di tesserini rilasciati negli ultimi dieci anni e depositi
presso l’Ufficio Caccia Provinciale é emerso, infatti, che solo il 10% circa dei tesserini risulta
compilato in ogni parte; la rimanente percentuale comprende, in pari misura, tesserini con
annotata solo la giornata di caccia e tesserini senza alcuna annotazione.
Questo ha reso pressoché impossibile l’istituzione di una banca dati degli abbattimenti
annuali, sia nel numero che nelle specie.
Infatti la percentuali citata del 10% non è riferita ad una specifica attività venatoria (ad
esempio caccia alla lepre o ai volatili stanziali o al cinghiale o da appostamento); in quel
caso il campione dei tesserini sarebbe stato sufficiente ad esaminare gli abbattimenti almeno
per una determinata specie cacciabile.
Nel caso specifico la percentuale è riferita a tutta la popolazione venatoria ed alle
diverse attitudini venatorie, per cui il campione è troppo esiguo e quindi l’analisi risulterebbe
poco significativa.
Un altro fattore negativo, non di seconda importanza, che ha accentuato la limitazione
dell’uso corretto del tesserino venatorio é stata la difficoltà di compilazione fatta rilevare da
più parti ed alla quale la Regione Calabria ha cercato di porre rimedio modificando più volte
il “modello tipo” di tesserino, senza ottenere, però, i risultati sperati.
Nell‘apposita sezione della parte terza del presente piano, dedicata al tesserino
venatorio, si è cercato di dare risposte anche in questo senso, proponendo modelli di che
potrebbero facilitare la raccolta dei dati da utilizzare ai fini della gestione programmata della
caccia, con particolare riferimento alla ricostituzione delle popolazioni di fauna selvatica
stanziale.
340

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3.15 Obiettivi della Vigilanza Venatoria
La vigilanza venatoria deve essere basata sull’organizzazione di due distinte operazioni:
- azione di prevenzione
- azione di repressione
entrambe orientate al conseguimento dell’obiettivo fondamentale, se non della totale
scomparsa, almeno della progressiva riduzione dei reati più comuni in materia venatoria che,
tra l’altro, ostacolerebbero l’attuazione del piano faunistico-venatorio intorno al quale ruota la
programmazione dell’attività venatoria.
Azione di prevenzione:
Per la prevenzione dei reati in materia di caccia, si propongono tre soluzioni che la
Provincia può adottare, nell’ambito delle funzioni ad essa delegate dalla Regione e dalla
stessa finanziate ai sensi comma 2, lett. b, dell’art. 22 della L.R. n. 9/96:
• organizzazione di corsi di formazione per futuri cacciatori; oltre che sulla conoscenza
delle normative che regolano la materia venatoria, delle specie animali ed dell’uso delle armi,
i corsi devono basarsi sulla educazione venatoria dei candidati attraverso l’insegnamento del
rispetto dell’ambiente in generale e della fauna selvatica in particolare;
• organizzazione di corsi di aggiornamento per cacciatori già abilitati all’esercizio
venatorio; la regolamentazione dell’attività venatoria é materia abbastanza complessa e non
sempre i praticanti ne seguono l’evoluzione; essi rimangono spesso ancorati a vecchie
abitudini che vengono superate dall’applicazione di nuove norme; i corsi di aggiornamento
potrebbero anche essere di ausilio per sensibilizzare i cacciatori al corretto uso del tesserino
venatorio, quale strumento indiretto di censimento delle specie selvatiche, e renderli, quindi,
partecipi ai progetti di reintroduzione della fauna selvatica quali persone presenti sul territorio
in grado di fornire notizie utili per una corretta gestione faunistica e venatoria;
• divulgazione annuale dei dati derivanti dall’attività di vigilanza; la Provincia potrebbe
predisporre un opuscolo illustrativo dell’attività di sorveglianza svolta sul territorio contenente
notizie circa il servizio svolto, le località interessate, il numero di cacciatori controllati, nonché
i rilievi mossi con l’indicazione del nome del contravventore, del reato commesso e della
sanzione erogata; questa iniziativa potrebbe rivelarsi utile al fine di scoraggiare la pratica
venatoria con metodi e mezzi non consentiti.
341

Azione di repressione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Essa si attua attraverso le seguenti fasi operative:
• individuazione e classificazione dei reati più comuni; questi possono essere
raggruppati in quattro categorie:
- nella prima sono compresi i reati connessi all’uso del tesserino venatorio: mancata
annotazione della giornata di caccia e mancata annotazione dei capi abbattuti;
- nella seconda trovano collocazione i reati collegati in generale a pratiche venatorie non
consentite quali: utilizzo di richiami acustici a funzionamento meccanico, elettromeccanico o
elettromagnetico, caccia da appostamento alla beccaccia, appostamenti notturni in
particolare a lepri e cinghiali;
- nella terza si includono i reati derivanti dall’abbattimento di fauna selvatica in periodo
non consentito e/o appartenente a specie protette o particolarmente protette;
- nella quarta sono compresi i reati derivanti dal mancato versamento della tassa di
concessione governativa, della tassa venatoria regionale e dalla contraffazione o
falsificazione del tesserino venatorio;
• organizzazione del servizio di vigilanza in collaborazione tra:
- Guardie Venatorie Provinciali;
- Guardie Venatorie Volontarie che hanno instaurato un rapporto di collaborazione con la
Provincia attraverso l’apposito regolamento allegato al piano faunistico;
- Guardie del Corpo Forestale dello Stato;
- Agenti di pubblica sicurezza appartenenti a Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia;
• effettuazione del servizio di vigilanza in funzione dei reati che si intendono perseguire;
la corretta applicazione di questo principio consentirà l’effettuazione del servizio con
maggiore efficacia e con notevole risparmio di uomini e mezzi. In particolare le zone ed i
tempi per l’espletamento dei controlli, in funzione dei reati raggruppati nel precedente
paragrafo in quattro categorie, possono indicativamente così sintetizzarsi:
- prima categoria (mancata annotazione della giornata di caccia e mancata annotazione
dei capi abbattuti): le aree interessate possono essere quelle a maggiore pressione venatoria
nelle quali, con l’utilizzo di pochi agenti, é possibile il controllo di un maggior numero di
praticanti; gli orari migliori sono concentrati durante tutta la mattinata e nel tardo pomeriggio,
preferibilmente in tutti i giorni in cui é possibile lo svolgimento dell’attività venatoria. Al
controllo sul territorio, che preferibilmente può essere affidato alle Guardie Venatorie
342

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Provinciali ed a quelle appartenenti al Corpo Forestale dello Stato, entrambe coadiuvate
dalle Guardie Volontarie, può abbinarsi, in orari diversi, il controllo degli Agenti di Pubblica
Sicurezza (Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza) lungo le principali vie di comunicazione.
- seconda categoria (utilizzo di richiami elettronici ed acustici, caccia da appostamento
alla beccaccia, appostamenti notturni in particolare a lepri e cinghiali): le aree da sottoporre a
controllo sono quelle frequentate da selvaggina appartenente alle specie Quaglia, Allodola e
Turdidi, animali molto sensibili ai richiami acustici a funzionamento meccanico,
elettromeccanico o elettromagnetico; in particolare per la Quaglia, il richiamo automatico,
perché abbia efficacia, deve essere attivo per parecchio tempo durante le ore notturne; esso
é, pertanto, facilmente individuabile in quanto avvertibile a distanza; i richiami per i Tordi e le
Allodole, sono invece utilizzati contemporaneamente all’esercizio venatorio e quindi
controllabili nei tempi e nei modi indicati per i reati rientranti nella prima categoria. Al controllo
dei richiami é collegato anche il controllo del numero di capi abbattuti; le norme, infatti,
impongono un limite di carniere ben preciso, per ogni cacciatore e per ogni giornata di
caccia, limite che, attraverso l’uso di richiami, può venire facilmente superato.
L’appostamento alla beccaccia é più agevolmente controllabile in quanto concentrato in
un arco di pochi minuti (tra 15 e 30) poco prima dell’alba e subito dopo il tramonto, in aree
ben localizzate della Provincia; il controllo di questa attività irregolare può avvenire già nelle
ultime ore della notte con posti di controllo lungo le vie di collegamento alle zone interessate
e successivamente con la presenza di Agenti in dette zone; la sola presenza degli Agenti può
costituire un deterrente al fenomeno.
Gli appostamenti notturni sono più difficilmente controllabili in quanto possono avvenire
nell’intero territorio della Provincia; é più probabile, comunque, che essi avvengano in aree
dove maggiore é la concentrazione di animali; pertanto, a supporto di questa attività di
vigilanza é bene, attraverso, opportuni censimenti disegnare annualmente le mappe dove la
probabilità di intervento dei bracconieri é maggiore.
- terza categoria (abbattimento di fauna selvatica in periodo non consentito e/o
appartenente a specie protette o particolarmente protette): oltre a quanto già affermato per la
forma di caccia da appostamento notturno e per la posta alla beccaccia, che vengono
appunto svolte in orari non consentiti, occorre segnalare altri momenti che interessano
l’esercizio abusivo della caccia:
- durante il corso della stagione, nei giorni di silenzio venatorio del martedì e del venerdì;
- dopo la chiusura generale della caccia, nel periodo aprile-maggio, lungo le rotte di
migrazione, soprattutto alle specie Quaglia e Tortora.
343

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Le modalità di controllo in questi periodi particolari sono quelle già segnalate per le altre
categorie di reati.
Ben diverso é il problema della cattura di specie protette e particolarmente protette che
avviene in qualsiasi periodo dell’anno e va aldilà della semplice pratica venatoria, durante la
quale l’abbattimento di fauna appartenente alle suddette specie è occasionale o addirittura
accidentale. Intorno a questa attività é ipotizzabile, invece, un commercio illegale di animali,
vivi o imbalsamati, che trova supporto nell’esercizio abusivo della tassidermia e negli
allevamenti clandestini di particolari specie di falchi. In questo caso le possibilità di successo
nella lotta a questo particolare tipo di reato sono legate a segnalazioni e denunce specifiche,
che possano mettere nelle condizioni le Forze dell’Ordine di intervenire nel modo più
opportuno.
La riconquista del territorio da parte degli Enti delegati al controllo resta, comunque, la
migliore soluzione del problema.
- quarta categoria (mancato versamento della tassa di concessione governativa, della
tassa venatoria regionale e della contraffazione o falsificazione del tesserino venatorio): per
limitare il fenomeno di esercizio dell’attività venatoria senza i prescritti versamenti occorre
che alla vigilanza sul territorio venga abbinata una verifica incrociata tra la Questura,
delegata al rilascio e rinnovo del porto d’armi, e la Provincia, delegata al rilascio dei tesserini
venatori, per determinare il numero dei porto d’armi per uso caccia rilasciati a fronte del
numero di tesserini venatori richiesti; conseguentemente, il controllo amministrativo
potrebbe essere ristretto solo su quelle unità che hanno usufruito solo del rinnovo periodico
del porto d’armi senza poi richiedere il rilascio del tesserino venatorio. Per tentare di
diminuire l’esercizio abusivo della caccia, nonché di altri reati collegabili (porto abusivo di
arma, frode fiscale, ecc.) si potrebbe proporre che il rinnovo del porto di fucile per uso caccia
avvenga su esibizione delle ricevute della tassa di concessione governativa e di quella
venatoria regionale relative a tutti gli anni successivi a quella dell’ultimo rinnovo; questa
soluzione, che solo la Questura può adottare quale ente delegato, potrebbe costituire una
limitazione al fenomeno.
Un altro reato riguarda la possibile contraffazione del tesserino venatorio; la limitazione
delle tre giornate sulle cinque disponibili, imposta dalla legge per lo svolgimento dell’attività
venatoria, sembra spingere alcuni cacciatori, nel tentativo di sfuggire ai pur rari controlli,
verso soluzioni alternative non conformi alla normativa:
- non annotare tutte le giornate dedicate all’attività venatoria;
- utilizzare dei falsi duplicati da utilizzare in caso di superamento del numero massimo di
giornate.
344

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Della prima evenienza si é discusso nella trattazione della prima categoria di reati; la
seconda é superabile con l’attuazione delle seguenti proposte:
a) gestione dei tesserini venatori personalizzati su carta non facilmente riproducibile;
b) rimodulazione del tesserino venatorio in un formato tale che possa essere
semplicemente fotocopiato dagli agenti durante le fasi di controllo e successivamente
confrontato con altre copie derivanti da eventuali altri controlli.
Entrambe le soluzioni sono state previste nel capitolo dedicato al controllo dei prelievi, nel
quale è stato proposto un nuovo modello di tesserino che risponde alle esigenze su
richiamate.
• dotazione delle Guardie Venatorie Provinciali di idonee autovetture attrezzate con:
- telefoni cellulari per scambio di comunicazioni con l’Ufficio Provinciale e con gli altri
Agenti addetti al controllo;
- scanner per l’acquisizione automatica dei dati;
- computer portatile per la registrazione dei dati relativi all’attività di vigilanza e
contenente l’archivio dati generale;
- ricetrasmittenti per i collegamenti a corto raggio.
Tutte le notizie inerenti i reati più comuni in materia venatoria sono state segnalate ai
redattori del piano direttamente dagli iscritti alle sezioni periferiche delle associazioni
venatorie durante le fasi di indagine per la raccolta di una serie di notizie utili alla redazione
del piano faunistico.
Alcune di queste situazioni sono state portate alla luce da indagini svolte dalle forze
dell’ordine e denunziate all’autorità giudiziaria.
I maggiori oneri derivanti dall’organizzazione ed attuazione dei corsi di aggiornamento e
dalla pubblicazione di materiale divulgativo potrebbero essere compensati dalla riduzione di
investimenti destinati alla sorveglianza venatoria a seguito del conseguimento degli obiettivi
di riduzione dei reati in materia venatoria.
345

4. - Regolamenti
4.1 - Introduzione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Per la prima revisione del Piano Faunistico Venatorio sono stati rielaborati ed adeguati i
regolamenti, al fine di consentire la sua piena operatività.
I regolamenti sono in parte destinati alla gestione di strutture a supporto dell’attività venatoria,
quali:
• Appostamenti a scopo venatorio;
• Attività venatoria sugli ungulati;
• Zone di addestramento cani;
in parte destinati a regolamentare attività di competenza della Provincia:
• Catture e inanellamenti;
• Attribuzione di incentivi e risarcimento danni;
• Controllo dei predatori;
• Utilizzo guardie venatorie volontarie;
altri ancora per la costituzione e gestione di strutture di protezione.
• Oasi di Protezione;
• Zone di ripopolamento e cattura.
Fa parte anche del capitolo dei regolamenti quello specifico dell’attività venatoria sulla specie
“cinghiale” approvato dalla Provincia e concordato con i Comitati di Gestione.
I Regolamenti sono stati redatti nel rispetto della Legge Regionale n° 9/96 e prevedono l’impegno
congiunto di tutte le componenti del mondo agricolo, ambientale, venatorio e degli Enti ed
Organismi delegati alla gestione faunistica e venatoria.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 1
NORME PER LA REGOLAMENTAZIONE DELLE CATTURE E DEGLI INANELLAMENTI
A SCOPO SCIENTIFICO
Art. 1 - Finalità
1. Sul territorio della Provincia di Catanzaro é consentita l’attività di cattura e utilizzazione, a scopo di
studio e ricerca, di mammiferi ed uccelli, nonché il prelievo di uova, nidi e piccoli nati.
2. Le specie ammesse all’attività prevista nel comma 1 sono tutte quelle presenti, stabilmente o
periodicamente, sul territorio della Provincia.
3. L’elenco delle specie ammesse può essere modificato annualmente a seguito di leggi o dispositivi a
livello regionale, nazionale ed europeo; in questo caso la Giunta Provinciale provvede all’aggiornamento del
suddetto elenco.
Art. 2 - Attività di cattura e di inanellamento
1. Sono abilitati alle catture a scopi scientifici, con personale specializzato, gli istituti scientifici delle
università, gli istituti scientifici del C.N.R., l’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale
(I.S.P.R.A.).
2. La Provincia di Catanzaro può avvalersi delle Guardie Venatorie Provinciali, delle Guardie Venatorie
Volontarie appartenenti ad associazioni venatorie, agricole ed ambientali che hanno instaurato un rapporto
di collaborazione con la Provincia in base all’apposito regolamento, i cacciatori con qualifica di “selettore”,
abilitati dalla Provincia mediante appositi corsi di formazione e prove d'esame finali.
3. Tutti gli animali catturati devono essere marcati o inanellati e rimessi in libertà.
4. I marchi e gli anelli devono riportare una sigla e/o codice di riconoscimento dell’ente o istituto che ha
provveduto alla cattura.
5. Gli impianti di cattura devono essere del tipo provvisionale e devono poter essere rimossi alla
conclusione dell’attività di cattura.
6. I costi di gestione degli impianti di cattura e di inanellamento sono a carico del titolare
dell’autorizzazione.
7. Gli animali che durante la cattura possono aver subito traumi devono essere inviati presso centri
specializzati per il recupero e da questi, dopo la riabilitazione, restituiti all’ente interessato che curerà la
messa in libertà nella stessa zona di cattura.
8. Gli animali catturati che presentato particolari anomalie morfologiche e fisiche devono essere trattenuti
ed inviati presso centri specializzati per studi approfonditi.
9. Gli obblighi di cui ai commi 7 e 8 e le spese derivanti sono a carico dei titolari dell’autorizzazione.
347

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 3 - Autorizzazione
1. L’autorizzazione agli istituiti ed enti, indicati nell’art. 2, é rilasciata dalla Giunta Regionale, su parere
dell’I.S.P.R.A. che, con motivato parere, può altresì revocare la predetta autorizzazione.
2. Gli impianti di cattura di competenza diretta della Provincia sono autorizzati dalla Giunta Regionale su
richiesta degli Uffici Provinciali della Caccia.
Art. 4 - Aree interessate
1. L’attività di cattura e inanellamento per scopi scientifici può avvenire nelle seguenti zone:
- nel territorio disponibile per la gestione programmata della caccia (A.T.C.);
- nelle zone di ripopolamento e cattura;
- nei centri pubblici di allevamento selvaggina;
- nelle oasi di protezione e nelle aree protette in genere.
Art. 5 - Periodi e modalità per l’attuazione delle catture
1. L’attività di cattura e inanellamento per scopi scientifici può avvenire in qualsiasi periodo dell’anno.
2. Durante l’attività di cattura, nel raggio di 300 ml dall’ubicazione dell’impianto deve essere vietata,
cautelativamente ed in via provvisoria, l’attività venatoria, con l’affissione di apposite tabelle che devono
essere rimosse a conclusione dell’attività.
3. Le tabelle devono contenere la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Attenzione: Impianto Provvisorio di cattura e
inanellamento
L.R. N. 9/96
Aut. n. ____ del _________
Divieto provvisorio di caccia
4. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro a distanza di 300 ml dall’impianto di
cattura, su pali o alberi, ad un’altezza non inferiore a ml 2.00 dal terreno ed a una distanza non superiore a
100 metri una dall’altra e, comunque, in modo che le stesse siano visibili.
5. Le tabelle sono apposte a cure e spese del titolare della concessione e devono essere
rimosse dallo stesso a conclusione delle operazioni di cattura.
6. Nel periodo compreso tra il 1° settembre di ogni anno ed il 31 gennaio successivo e solo su terreno
libero, la durata dell’attività di cattura e inanellamento per scopi scientifici non deve superare dieci giorni
dall’inizio delle catture. Trascorso tale termine l’impianto deve essere rimosso e tutti i divieti temporanei
decadono.
348

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 6 - Sanzioni
1. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute da soggetti non
autorizzati si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 30 e 31 e nella
L.R. n. 9/96, art. 20.
2. Per i reati commessi dal personale abilitato, di cui all’art. 2, oltre alle sanzioni previste al comma 1, la
Provincia disporrà la sospensione dei contravventori dall’attività di controllo; in particolare per i cacciatori
“selettori” può disporre la revoca di detta qualifica.
3. I proprietari e conduttori che incorrono nelle violazioni di cui al comma 1, saranno esclusi da eventuali
incentivi economici disposti dalla Provincia o dai Comitati di Gestione in loro favore per le attività previste
dalla L.R. n. 9/96.
Art. 7 - Disposizioni transitorie e finali
1. Il personale addetto alle catture e inanellamenti, dovrà mantenere presso l’impianto copia
dell’autorizzazione rilasciata dalla Giunta Regionale.
2. Per lo svolgimento dell’attività di cattura non é necessario il consenso preventivo del proprietario e/o
conduttore del fondo che deve essere, comunque, informato dello svolgersi delle operazioni.
3. L’opposizione del proprietario o del conduttore del fondo comporta l’esclusione degli stessi dagli
incentivi previsti dalla L.R. n. 9/96.
4. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n. 9/96.
5. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n. 157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
6. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali .
349

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 2
REGOLAMENTO PER LA CORRESPONSIONE DEGLI INCENTIVI PER MIGLIORAMENTI AMBIENTALI
E DEL RISARCIMENTO DEI DANNI PROVOCATI DALLA FAUNA SELVATICA OGGETTO DI PRELIEVO
VENATORIO
PARTE 1^ - INCENTIVI
Art. 1 - Finalità
1. La Provincia, allo scopo di tutelare e ripristinare gli habitat naturali ed incrementare le presenze di
fauna selvatica, prevede la corresponsione di incentivi a favore di proprietari o conduttori di fondi, singoli o
associati, ai sensi dell’art. 10, comma 8, lett. g) della legge 157/92 e dell’art. 6, comma 2, lett. g), della L.R.
n. 9/96.
2. I Comitati di Gestione degli A.T.C. provvedono altresì all’attribuzione degli incentivi economici ai
proprietari e/o conduttori dei fondi per le attività previste all’art. 14, comma 11, lett. a), b) e c) della legge
157/92.
3. Sono esclusi dall’attribuzione degli incentivi i fondi sottratti allo svolgimento dell’attività venatoria (fondi
chiusi), le strutture per la gestione privata della caccia (Z.A.C., A.F.V., A.A.T.V., C.A.Pr.), le strutture di
protezione, fatta eccezione per le oasi di protezione e per le zone di ripopolamento e cattura, quali istituti
principali per il rifugio, la sosta, la riproduzione della selvaggina allo stato naturale, ed i cui proprietari o
conduttori costituiranno habitat favorevoli alla fauna selvatica.
4. Sono altresì esclusi dall’attribuzione degli incentivi gli stabbi o stazzi e gli altri recinti destinati a
ricovero e/o somministrazione di alimenti per il bestiame, nei recinti fissi o mobili, predisposti per la
turnazione di pascoli ove sia stato dichiarato il divieto di caccia.
5. Gli incentivi erogati dalla Provincia e dai Comitati di Gestione degli A.T.C. seguono i recepimenti
regionali delle direttive comunitarie in materia di set-aside (Reg. CEE 1094/88), forestazione (Reg. CEE n.
2080/92, Reg. CEE 1257/99), metodi di produzione agricola compatibile con le esigenze dell’ambiente e con
la cura dello spazio naturale (Reg. CEE 2078/92) ed in materia ambientale.
1. Il regime di aiuti comprende:
Art. 2 - Regime di aiuti
a) contributi alle spese per l’impianto di essenze arbustive ed erbacee nella misura del 50% della spesa
totale sostenuta;
b) un premio annuale per ettaro volto a compensare le perdite di reddito provocate l’impianto di essenze
arbustive ed erbacee in superfici agricole pari a € 500/ha;
c) la creazione di punti di acqua nella misura del 75% della spesa totale sostenuta;
d) la creazione di zone umide € 600/ha;
350

e) la creazione di aree di rifugio € 500/ha;
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
f) la formazione di siepi € 300 per ogni 100 ml di essenze naturali arbustive con un minimo di 350 piante
semenzali o trapianti di 3 anni;
g) la formazione di filari alberati per un ammontare di € 300 per ogni 100 ml di filari alberati e con
minimo 120 piante-semenzali o trapianti di 3-4 anni;
h) il recupero di pascoli o seminativi attraverso adeguati piani colturali quinquennali per l’ammontare nel
periodo di € 400/ha ;
i) la cura dei terreni agricoli abbandonati € 300/ha; nel caso in cui sui terreni agricoli abbandonati si
volessero praticare le colture a perdere l’aiuto diventa di € 400/ha;
l) la semina di colture a perdere € 400/ha.
g) salvaguardia e mantenimento del sottobosco nella misura di € 200/ha.
h) il mantenimento delle stoppie, dopo il taglio dei seminativi, ad un’altezza non inferiore a cm 40 nella
misura di € 150/ha
2. Per gli interventi previsti al comma 1, lett.) f) ed g) realizzati in sostituzione di altre delimitazioni (filo
spinato, reti in genere, ecc.) gli incentivi sono aumentati del 50%.
3. I beneficiari possono essere agricoltori singoli o associati, cooperative di giovani previo assenso dei
proprietari, gli stessi proprietari, l’affittuario del fondo, i conduttori in genere.
Art. 3 - Modalità applicative
1. Gli interessati devono presentare domanda presso la Provincia di Catanzaro, con le individuazioni
delle operazioni che si intendono effettuare nelle aziende per il raggiungimento della salvaguardia
dell’ambiente e delle risorse naturali finalizzate al ripristino degli habitat per la fauna selvatica; nel caso in cui
gli interventi previsti sono di competenza dei Comitati di Gestione, ai sensi della L.R. n. 9/96, art. 13, comma
6, lett. c), la Provincia provvedere a trasmettere la domanda agli stessi Comitati per l’istruttoria.
2. La domanda in carta legale va inoltrata alla Provincia corredata dalla seguente documentazione, in
triplice copia, salvo altra richiesta da parte degli uffici competenti:
- estratto catastale e estratto di mappa di tutta l’azienda;
- atto di proprietà o documento giuridicamente equipollente; se affittuario contratto di fitto registrato;
- piano di adeguamento agro-ambientale redatto da un tecnico professionista regolarmente iscritto
all’albo professionale dei dottori agronomi e forestali; il piano così redatto, dovrà essere sottoscritto con la
firma del proprietario che ne assume la responsabilità sulle notizie riportate.
3. L’elenco delle domande ammissibili agli aiuti previsti sarà predisposto dall’Ufficio provinciale
competente e dagli organi direttivi dei Comitati di Gestione tenuto conto delle disponibilità delle risorse e
seguendo l’ordine prioritario di protocollo della pratica e della completezza della documentazione.
4. La Giunta Provinciale ed il Comitato di Gestione, ciascuno per le pratiche di competenza,
delibereranno in merito entro sessanta giorni dall’istruttoria della pratica.
5. L’esito negativo di una domanda sarà comunicato al beneficiario entro sessanta giorni dalla data di
presentazione della domanda.
351

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. Nei programmi d’intervento presentati è necessario evidenziare le tipologie di intervento di cui al
precedente art. 2, comma 1; in particolare:
- per il mantenimento di siepi occorre prevedere per uno sviluppo lineare di almeno 100 ml per ogni
ettaro di terreno, di un’ampiezza media di 2,5 m, lungo fossi, strade, torrenti, confini di appezzamenti,
costituite da specie autoctone ed integrate nel paesaggio della zona di intervento;
- per il mantenimento delle sistemazioni idrauliche prevedere argini per la facilitazione degli sgrondi e la
pulizia dei fossi di scolo con mantenimento delle piantate lungo gli argini;
7. Per terreni agricoli abbandonati si intendono quelli censiti al catasto terreni e non utilizzati da almeno
tre anni, sui quali non si sia avviato un processo di forestazione;
8. Le colture a perdere sono destinate alle aree aziendali non considerate ai fini produttivi o nei terreni
agricoli abbandonati e devono essere mantenute per consentire l’alimentazione della fauna selvatica, con
superfici minime di 0.33 ha.
9. Per quanto riguarda la progettazione e le misure di aiuto di cui all’art. 2, si adottano i criteri e le
essenze arbustive ed erbacee indicate nel capitolo miglioramenti ambientali del piano faunistico venatorio
della Provincia.
10. Per ogni richiesta formulata é dovuto un unico contributo.
Art. 4 - Obblighi del beneficiario
1. Con la domanda di aiuto per una o più delle misure previste dall’art. 2 il beneficiario si impegna per la
durata di 5 anni:
a) ad applicare le indicazioni citate nelle modalità di intervento e nel piano faunistico venatorio della
Provincia;
b) ad eliminare i trattamenti e limitare le concimazioni (max 70 unità di azoto) ai filari e alle siepi
realizzate;
c) ad effettuare lo sfalcio delle erbe lungo le siepi e i filari per tutta la loro lunghezza e lungo il perimetro
delle aree rifugio; il materiale sfalciato può essere lasciato in loco oppure utilizzato per pacciamatura;
d) mantenere puliti i fossi di scolo e di sgrondo dai rifiuti e dati residui.
2. Per la cura dei terreni agricoli abbandonati il beneficiario dovrà provvedere:
- deve eliminare l’uso di prodotti fitosanitari sulle superfici oggetto di aiuto;
- mantenere le superfici pulite e libere da eventuali residui e rifiuti.
3. Sono esclusi dai benefici del presente regolamento i terreni sottoposti ad incendi, compresa la
bruciatura delle stoppie tra il 1° marzo ed il 31 o ttobre di ogni anno; sono altresì esclusi i campi di stoppie
sottoposti ad aratura prima del 31 ottobre senza l’utilizzo degli stessi per nuove coltivazioni.
352

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 5 - Controlli
1. La Provincia ed i Comitati di Gestione, ciascuno per le proprie competenze, definiscono gli accordi con
i soggetti interessati.
2. La Provincia ed i Comitati di Gestione effettueranno azioni di monitoraggio per la valutazione dei
risultati ottenuti relativamente alla ricostruzione di habitat atti allo sviluppo e al reintroduzione di fauna
selvatica anche ai fini venatori.
3. La Provincia ed i Comitati di Gestione, prenderanno accordi diretti con gli agricoltori specialmente ove
il territorio è idoneo alla riproduzione e alla sosta della selvaggina migratori al fine di ripristinare o costituire
ove non esistenti, ambienti di essenze arbustive e di colture erbacee a perdere utili all’alimentazione della
fauna selvatica; tali accordi potranno avere valenza pluriennale.
4. Gli incentivi corrisposti nel caso previsto al comma 3 saranno tali da compensare il mancato guadagno
degli agricoltori e l’operato quale elemento di merito per l’azione di ripristino e conservazione ambientale.
5. Prima della liquidazione del contributo a favore del beneficiario la Provincia ed i Comitati di Gestione
verificheranno, attraverso propri tecnici di fiducia, la regolarità dell’intervento ed il rispetto del progetto e di
eventuali prescrizioni contenute dell’atto di accettazione, nonché delle norme del presente regolamento.
6. L’atto di liquidazione finale sarà emesso dopo il 31 ottobre di ogni anno per consentire il controllo di
cui al comma 3 dell’art. 4.
7. Sono motivo di esclusione dalla liquidazione degli incentivi, anche dopo l’approvazione da parte della
Giunta Provinciale e dei Comitati di Gestione:
- dichiarazioni infedeli contenute nella domanda di concessione dell’incentivo;
- mancato rispetto dei contenuti del progetto;
- mancato rispetto di eventuali prescrizioni dettate dagli organi competenti;
- mancata osservanza degli obblighi di cui all’art. 4, con particolare riferimento al comma 3;
- ogni altra attività in contrasto con la legge 157/92, con la L.R. n. 9/92 e con il presente regolamento.
8. Per le attività previste negli articoli precedenti la Provincia ed i Comitati di gestione possono avvalersi
di strutture pubbliche e private di provata esperienza.
PARTE 2^ - DANNI
Art. 7 - Finalità
1. I Comitati di Gestione degli A.T.C. provvedono alla corresponsione di contributi a favore di proprietari
o conduttori di fondi, singoli o associati, allo scopo di compensare le perdite di reddito derivanti dai danni
provocati alle produzioni agricole dalla fauna selvatica oggetto di prelievo venatorio.
2. I Comitati di Gestione provvedono, altresì, ad erogare contributi per danni provocati dalla fauna
selvatica oggetto di prelievo venatorio alle opere approntate sui terreni coltivati ed a pascolo vincolati ad oasi
di protezione, zone di ripopolamento e cattura e centri pubblici di allevamento di competenza provinciale.
353

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3. Sono esclusi dall’attribuzione del risarcimento dei danni i fondi sottratti allo svolgimento dell’attività
venatoria (fondi chiusi), le strutture per la gestione privata della caccia (Z.A.C., A.F.V., A.A.T.V., C.A.Pr.), le
strutture di protezione, fatta eccezione per le oasi di protezione e per le zone di
ripopolamento e cattura e per i centri pubblici di allevamento.
4. Sono altresì esclusi dall’attribuzione degli incentivi le aree adibiti a stabbi o stazzi ed agli altri recinti
destinati a ricovero e/o somministrazione di alimenti per il bestiame, a recinti fissi o mobili, predisposti per la
turnazione di pascoli ove sia stato dichiarato il divieto di caccia.
5. Non sono risarcibili con i proventi derivanti dalla tassa di concessione regionale, attribuiti dalla
Regione alla Provincia ai sensi del comma 2, lett. a), b) c), dell’art. 22 della L.R. n. 9/96, i danni provocati
dalla fauna selvatica protetta e/o particolarmente protetta, sottratta quindi all’esercizio venatorio.
Art. 8 - Tipologie di danni
1. I danni arrecati dai grossi ungulati sono essenzialmente:
a) asportazione sistematica, tramite pascolamento, della produzione fogliare (tutti gli ungulati);
b) brucatura dagli apici vegetativi (tutti i cervidi in particolare il capriolo);
c) scortecciamenti nel periodo di spazzolatura del velluto (in particolare il capriolo) come marcaggio
territoriale;
d) scalzamenti delle piantine (in particolare il cinghiale);
e) scortecciamenti invernali;
f) “battitura” di giovani alberi e cespugli al momento degli amori.
g) attacco alle colture di frumento e cerealicole, alle colture orticole come cavolo, melone, cocomero, alle
leguminose, ai vigneti (in particolare il cinghiale);
2. La lepre è responsabile di danni diretti alle colture agricole, in particolare a quelle specializzate:
a) rosatura corticale di frutteti e vigneti, con lesioni letali alle piante, menomazioni e ritardi di crescita;
b) danni alle colture orticole come cavolo, melone, cocomero, le leguminose, compreso fagiolo e pisello
nelle prime fasi vegetative;
c) danni alle colture di cereali autunno-vernini (grano, orzo, avena) come prelievo sulle foglie dei cereali.
3. I danni provocati dagli uccelli sono essenzialmente:
a) attacchi a frutteti con possibilità della distruzione quasi totale;
b) attacco alle colture di frumento, soprattutto nella fase di maturazione e alla semina;
c) attacco alle colture cerealicole nel periodo della semina e delle prime fasi vegetative, dissotterrando e
divorando, lungo le file, un gran numero di cariossidi germinate.
d) danneggiamenti alle colture delle patate, alle colture mature di pomodoro, di anguria e melone.
354

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 9 - Metodi per il controllo dei danni
1. I metodi da adottarsi per il controllo dei danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole
variano a seconda della specie responsabile del danno; gli interventi di prevenzione possono essere i
seguenti:
a) limitazione delle risorse trofiche, in particolare recinzione delle discariche;
b) ricorso a barriere fisiche quali recinzioni, reti, repellenti, detonatori acustici, recinzioni elettroniche etc.;
c) risarcimento monetario del danno sulla base dei fondi previsti dalla normativa;
d) programmazione ed adeguamento del prelievo venatorio incentivando durante la stagione di caccia gli
interventi di prelievo a carico di specie potenzialmente dannose;
e) attuazione dei piani di abbattimento nel periodo marzo-aprile di ogni anno sulla base di quanto
previsto nell’apposito regolamento;
danni;
f) eventuale cattura e traslocazione di alcuni soggetti in aree non soggette a rischi di danneggiamento.
g) eliminazione delle operazioni di ripopolamento delle specie segnalate in quelle aree più soggette a
h) controllo mediante il ricorso a metodi ecologici;
i) foraggiamento dissuasivo.
2. Gli interventi di cui ai punti d), e), f) sono attuati nel rispetto della densità di selvatici compatibile con
l’esercizio delle attività produttive e delle norme contenute nel calendario venatorio.
Art. 10 - Risarcimento dei danni
1. Il risarcimento dei danni provocati alle colture agricole dalla fauna selvatica é di competenza dei
Comitati di Gestione con i fondi previsti al comma 2, lett. b), dell’art. 22 della L.R. n. 9/96, che la Provincia
provvederà a trasferire agli A.T.C. a seguito di rendicontazione dei danni richiesti e risarcibili da parte dei
Comitati di Gestione.
2. I danni vanno segnalati tempestivamente agli Uffici Provinciali competenti ed ai Comitati di Gestione
con telegramma entro e non oltre le 24 ore successive al loro primo apparire.
3. I Comitati di Gestione provvedono ad inviare un tecnico di fiducia sul posto entro le 24 ore successive
al ricevimento del telegramma da parte degli imprenditori agricoli.
4. I Comitati di Gestione possono avvalersi per i sopralluoghi relativi all’accertamento dei danni di tecnici
professionisti iscritti ai rispettivi albi professionali, quali agronomi e forestali.
5. Successivamente al sopralluogo, l’interessato può inoltrare la domanda di risarcimento danni, in bollo,
nella quale deve specificate le proprie generalità, la residenza, la località e il tipo di danno subito con
l’indicazione delle colture danneggiate, l’estensione del danno o eventualmente il numero di piante
danneggiate qualora si tratti di coltivazioni arboree.
355

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. La domanda deve essere corredata dalla seguente documentazione:
- estratto di mappa catastale scala 1:2000 con indicati foglio e particelle con l’ubicazione delle colture
che hanno subito il danno;
- relazione tecnico-estimativa;
- documentazione fotografica.
7. La domanda viene istruita dai Comitati di gestione degli ATC interessati, corredata della relazione del
tecnico incaricato e, in caso di parere favorevole, inviata alla Provincia per la liquidazione degli importi.
8. Sono motivo di esclusione dalla liquidazione dei danni, anche dopo l’approvazione da parte del
Comitato di Gestione:
- dichiarazioni infedeli contenute nella domanda di richiesta del risarcimento;
- mancato rispetto delle norme contenute nella legge 157/92, nella L.R. n. 9/92 e nel presente
regolamento.
20.
- violazioni alle norme in materia venatoria di cui alla legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n. 9/96, art.
Art. 11 - Criteri di valutazione dei danni
1. Nel caso di colture erbacee si adotta la stima a vista suffragata da misurazioni sul campo delle
superfici totali e di quelle danneggiate, qualora l’entità degli appezzamenti lo consenta; il criterio è quello
della mancata e/o minore produzione unitaria con l’applicazione dei prezzi di riferimento concordati con le
Organizzazioni Professionali Agricole e relativi ai costi di produzione sostenuti per portare la coltura fino allo
stadio in cui ha subito il danno.
2. Il prezzo del prodotto viene predisposto attraverso una media aritmetica o ponderata dei prezzi riferiti
ad un periodo di tempo che supera il mese successivo all’inizio della campagna di commercializzazione del
prodotto appena raccolto.
3. Per le colture arboree, si provvede a calcolare il costo del reimpianto e l’eventuale mancata o minore
produzione legnosa; nei casi più complessi viene applicato il metodo dei costi o dei redditi futuri.
Art. 12 - Disposizioni transitorie e finali
1. Per l’effettuazione dei controlli e valutazione dei danni previsti nel presente regolamento, la Provincia
istituisce presso gli uffici competenti un registro dei tecnici agronomi e forestali di fiducia iscritti nei rispettivi
albi professionali, ai quali i Comitati di Gestione possono attingere per le valutazione dei danni.
2. La richiesta di iscrizione da parte degli interessati deve pervenire alla Provincia, in carta semplice,
corredata da ogni titolo e/o dichiarazione che comprovi esperienza in materia.
3. L’accettazione dell’iscrizione nell’apposito registro é di competenza della Giunta Provinciale su parere
dell’Ufficio Provinciale della Caccia.
356

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
4. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute da qualsiasi soggetto
si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n.
9/96, art. 20.
5. I fondi appartenenti ai proprietari e/o conduttori che incorrono nelle violazioni alle normative di cui al
comma 4, saranno esclusi dagli incentivi ed eventuali risarcimenti di danni.
6. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n.9/96.
7. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
8. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 3
REGOLAMENTO PER IL COORDINAMENTO DELLE GG.VV. VOLONTARIE APPARTENENTI ALLE
ASSOCIAZIONI VENATORIE,AGRICOLE E DI PROTEZIONE AMBIENTALE
Art. 1 - Generalità
1. La vigilanza sull'applicazione della Legge 11 febbraio 1992, n. 157 e della Legge Regionale 17
maggio 1996 n. 9, è principalmente affidata agli agenti dipendenti dell' Amministrazione Provinciale, quale
ente delegato dalla Regione, ed alle guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione
ambientale nazionali riconosciute, alle quali sia conferita la qualifica di guardia giurata ai sensi delle leggi di
pubblica sicurezza.
2. L'Amministrazione Provinciale, a termine dell'art. 27, comma 7, della Legge 11 febbraio 1992 n. 157, e
dell'art. 19 della Legge Regionale 17 maggio 1996, n. 9, coordina l'attività delle guardie volontarie delle
associazioni venatorie, agricole ed ambientaliste, secondo le modalità di cui all'articolo che segue, fatta
salva l'indipendenza operativa delle suddette associazioni.
Art. 2 - Modalità di utilizzo delle guardie volontarie
1. L'Amministrazione Provinciale, ai fini del coordinamento delle guardie volontarie di cui all'art. 27,
comma 7 della L.157/42, procede in via preliminare all'accertamento ed acquisizione dei seguenti dati:
a) Statuto di ciascuna associazione, con l'indicazione degli estremi del decreto ministeriale di
riconoscimento;
b) Organigramma delle guardie appartenenti a ciascuna associazione;
c) Organizzazione delle proprie strutture;
d) Copia dei decreti, in corso di validità, di "guardia particolare giurata" di ogni agente;
e) Atto di omologazione della divisa delle guardie di ciascuna associazione
2. In caso di eventuali irregolarità, l'Amministrazione Provinciale inviterà l'associazione interessata a
rimuoverle entro un determinato tempo, trascorso infruttuosamente il quale, ne darà avviso alle autorità
competenti.
3. L'attività delle guardie volontarie delle richiamate associazioni, coordinata dall'Amministrazione
Provinciale, viene svolta a titolo gratuito, fatto salvo quanto previsto al punto f), comma 2, art. 22 della L.R.
n° 9/96.
4. Il Comando della Polizia Provinciale coordina l'attività delle guardie volontarie, in relazione alla loro
disponibilità, per consentire una più razionale e capillare presenza di agenti sul territorio provinciale.
5. A tale scopo è dato mandato alla Polizia Provinciale, sentiti i responsabili delle guardie volontarie, di
formare gruppi di controllo (di seguito indicati gruppi di vigilanza), anche misti, con l'eventuale presenza di
Agenti di Polizia Provinciale.
358

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. Ad ogni gruppo di vigilanza sarà assegnato l'ordine di servizio, concordato tra la Polizia Provinciale e i
responsabili delle guardie volontarie di ciascuna associazione, con data e luogo dei controlli.
7. Gli ordini di servizio saranno predisposti con cadenza preferibilmente settimanale e potranno essere
modificati, in base ad esigenze oggettive, previa comunicazione agli interessati entro il giorno precedente al
controllo.
8. Oltre che per la collaborazione nella vigilanza, i gruppi di vigilanza potranno essere utilizzati per le
operazioni di ripopolamento, di prevenzione incendi e di educazione venatoria-ambientale.
Art. 3 - Ambiti d'intervento delle guardie volontarie
1. Le guardie volontarie delle associazioni venatorie, agricole e di protezione ambientale, ferme restando
le competenze stabilite dalle vigenti norme legislative e che operano al dì fuori del coordinamento
provinciale, espletano di norma il servizio di vigilanza nell’ambito della Provincia di appartenenza.
2. Le guardie delle associazioni di cui innanzi non possono assumere iniziative dirette ma, nel rispetto
delle norme legislative vigenti, si limiteranno ad accertare le generalità del cacciatore controllato ed i dati di
tutti i documenti che compongono la licenza di caccia e, in caso di violazioni, descrivere i fatti rilevati in modo
circostanziato.
3. Di ogni intervento deve essere redatto un verbale di riferimento sugli appositi modelli in possesso di
ciascuna associazione, prestampati e numerati, sottoscritto dai verbalizzanti e dal cacciatore.
4. Il verbale, con l'osservanza delle vigenti norme regionali in materia di contenzioso venatorio, deve
essere tempestivamente trasmesso, alla Polizia Provinciale per l'eventuale prosecuzione della procedura
d'inoltro alle competenti autorità.
Art. 4 - Gruppi di vigilanza
1. I gruppi di vigilanza, coordinati dalla Polizia Provinciale, possono svolgere il servizio sull'intero
territorio provinciale.
2. All'interno del gruppo, le guardie volontarie non possono assumere iniziative dirette ma, nel rispetto
delle norme legislative vigenti, si limiteranno ad accertare le generalità del cacciatore controllato, tutti i
documenti che compongono la licenza di caccia ed a redigere i relativi verbali di controllo.
3. Di ogni intervento deve essere redatto un verbale di riferimento sugli appositi modelli forniti dall’Ufficio
Caccia della Regione Calabria, prestampati e numerati, sottoscritto dai verbalizzanti e dal cacciatore.
4. Il verbale giornaliero di controllo dovrà essere depositato presso la Polizia Provinciale che, in caso di
violazioni, provvederà alla prosecuzione della procedura d'inoltro alle competenti autorità.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 5 - Prescrizioni
1. Durante lo svolgimento della vigilanza i gruppi di servizio, composti da un numero di guardie non
inferiore a due, devono essere muniti di regolare foglio di servizio debitamente sottoscritto e vidimato dal
responsabile della vigilanza di una delle associazioni, che dovrà rispecchiare il programma concordato con il
competente ufficio dell'Amministrazione Provinciale.
2. Una copia del suddetto ordine di servizio dovrà essere preventivamente depositato presso il Comando
di Polizia Provinciale.
Art. 6 - Certificazione sull'attività di vigilanza
1. Per il rilascio della certificazione ai fini dell'applicazione dell'art. 22. comma 2, lett. f), della L.R. n.9/96,
saranno ritenuti validi dalla Polizia Provinciale le operazioni svolte nell'ambito del coordinamento dei gruppi
di vigilanza.
2. Pertanto, pur riconoscendo la libertà di azione delle singole associazioni, sempre e comunque nel
rispetto delle norme vigenti, la Provincia non potrà riconoscere l'attività svolta al dì fuori del coordinamento,
ai fini dell'applicazione dell'art. 22. comma 2, lett. f), della L.R. n. 9/96.
Art. 7 - Norme transitorie e finali
1. Per quanto non espressamente previsto dal presente regolamento si applicano le norme legislative
vigenti in materia.
2. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del Piano Faunistico
Venatorio Provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 4
REGOLAMENTO PER IL CONTROLLO ATTRAVERSO IL PRELIEVO VENATORIO
DELLE SPECIE OPPORTUNISTE APPARTENENTI ALLE SPECIE CACCIABILI
Art. 1 - Finalità
1. La Provincia, per gli scopi previsti dell’art. 14 comma 7 della L.R. n.9/96, provvede al controllo delle
specie di fauna selvatica.
2. Il controllo selettivo viene praticato di norma con metodi ecologici su parere dell’ISPRA.
3. La dimostrata inefficacia dei metodi selettivi ecologici, consente alla Provincia di promuovere ed
attuare piani di abbattimento selettivi.
4. I piani di abbattimento selettivi devono essere discussi ed approvati in seno alla Commissione
Faunistica Provinciale; il parere della C.F.P. é vincolante ai fini dell’attuazione dei piani di abbattimento.
5. Rientrano nei piani di abbattimento selettivi le seguenti specie cacciabili, ai sensi della legge 157/92,
art. 18: la volpe, la gazza ed i corvidi cacciabili.
6. Il controllo del numero di cinghiali, attraverso piani di abbattimento selettivi, é regolamentato da
apposite norme relative all’attività venatoria sugli ungulati.
7. Prima della stesura dei piani di abbattimento la Provincia ed i Comitati di Gestione organizzano
operazioni di censimento per stabilire la consistenza delle specie soggette a controllo.
di:
Art. 2 - Attività di abbattimento
1. Sono abilitati alle catture o abbattimenti selettivi gli Agenti di Polizia Provinciale con la collaborazione
a) Guardie Forestali;
b) Guardie Comunali;
c) proprietari e/o conduttori dei fondi interessati;
d) Guardie Venatorie Volontarie appartenenti ad associazioni venatorie, agricole ed ambientali che
hanno instaurato un rapporto di collaborazione con la Provincia in base all’apposito regolamento;
e) i cacciatori con qualifica di “selettore”, in base a quanto stabilito nel P.F.V.P.
f) cacciatori nominativamente individuati e preventivamente autorizzati.
2. Le figure di cui alle lettere b), c), d) possono partecipare ai piani di abbattimento selettivi solo se muniti
di licenza per l’esercizio venatorio.
3. Le figure di cui alle lettere e), sono abilitate dalla Provincia mediante appositi corsi di formazione e
prove d'esame finali, nel rispetto di quanto stabilito nel P.F.V.P.
4. Le catture e gli abbattimenti selettivi devono avvenire in “battuta” collettiva ed alla presenza di almeno
tre guardie abilitate al controllo; e’ vietata qualsiasi azione venatoria individuale.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 3 - Aree interessate
1. Il contenimento numerico delle popolazioni di animali selvatici di cui al comma 5, dell’art. 1, può
avvenire nelle seguenti zone:
- nel territorio disponibile per la gestione programmata della caccia;
- nelle zone di ripopolamento e cattura;
- nei centri pubblici e privati di allevamento selvaggina;
2. Nelle aziende faunistico-venatorie ed agro-turistico-venatorie, nelle zone di addestramento cani e nei
centri privati di allevamento della fauna selvatica il controllo delle popolazioni dei predatori, viene esercitato
in tutti i casi in cui gli indici di presenza superino quelli medi nazionali ottimali indicati dalla letteratura
specialistica in materia.
3. I concessionari delle strutture venatorie private provvedono a propria cura e spese al controllo delle
popolazioni delle specie di fauna selvatica interessate con l’ausilio di personale nominativamente indicato,
solo dopo aver trasmesso all'Amministrazione Provinciale un programma specifico, elaborato allo scopo da
personale specializzato, con l’indicazioni delle giornate destinate al controllo, delle specie interessate ed del
numero di capi da abbattere.
4. Il controllo delle specie di cui al comma 5 dell’art. 1 é finalizzato alla prevenzione dei danni al
patrimonio zootecnico e faunistico della Provincia.
Art. 4 - Periodi per l’attuazione dei piani
1. I piani di abbattimento selettivi possono essere attuati generalmente nel periodo compreso tra l’1
febbraio ed il 31 maggio di ogni anno, nei giorni fissi di mercoledì, sabato e domenica.
2. Per ragioni sanitarie, per la tutela delle altre specie faunistiche o qualora sia necessario salvaguardare
le produzioni agricole, la Provincia può disporre la cattura con metodi ecologici o
l'abbattimento delle specie interessate in qualsiasi periodo dell'anno.
Art. 5 - Mezzi e metodi di controllo
1. L’organizzazione delle battute, nel territorio disponibile per la gestione programmata della caccia, nelle
zone di ripopolamento e cattura e nei centri pubblici di allevamento selvaggina, é di esclusiva competenza
della Polizia Provinciale.
2. Gli Agenti di Polizia Provinciale potranno essere coadiuvati nelle operazioni di abbattimento da
cacciatori nominativamente individuati e preventivamente autorizzati e da cacciatori con la qualifica di
“selettori”.
3. I proprietari o conduttori di fondi e le Guardie venatorie volontarie che intendono collaborare con gli
agenti provinciali per l'effettuazione delle operazioni devono far pervenire all’Ufficio Caccia e Pesca apposite
richieste.
4. L’Ufficio Caccia e Pesca rilascerà apposite autorizzazioni nominative ai richiedenti che dovranno
esibirla agli agenti prima delle battute.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
5. Al termine di ogni battuta dovrà essere compilato a cura degli agenti provinciali un apposito verbale
nel quale dovranno essere indicati l’ora di inizio e di fine delle battute, la località, il numero di capi abbattuti,
nonché i nominativi dei partecipanti con l'indicazione del numero di autorizzazione.
6. Le battute dovranno svolgersi in zone preventivamente individuate; nelle aree escluse vige il divieto
assoluto di caccia.
7. L’uso dei cani é consentito per la sola battuta di caccia alla volpe.
8. I mezzi consentiti sono quelli previsti all’art. 11 delle L.R. n. 9/96.
9. Il numero totale dei capi da abbattere deve essere indicato nei piani di abbattimento approvati.
Art. 6 - Sanzioni
1. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute dal concessionario
e/o da altri soggetti si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e
30 e nella L.R. n. 9/96, art. 20.
2. Per i reati commessi dal personale abilitato alle catture e abbattimenti selettivi, di cui all’art. 2, oltre
alle sanzioni previste al comma 1, la Provincia disporrà la sospensione dei contravventori dall’attività di
controllo; in particolare per il personale di cui alla lett. f) dello stesso articolo dispone la revoca della qualifica
di selettore.
3. I fondi appartenenti ai proprietari e conduttori che incorrono nelle violazioni di cui al comma 1,
saranno, inoltre, esclusi dalla possibilità di controllo delle specie di fauna selvatica attraverso piani di
abbattimento selettivi.
Art. 7 - Norme transitorie e finali
1. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
2. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 5
NORME PER LA REGOLAMENTAZIONE DELL’ATTIVITA’ VENATORIA SUGLI UNGULATI
Art. 1 - Finalità
1. L'Amministrazione Provinciale disciplina l'attività venatoria sugli ungulati nelle aree destinate a
gestione programmata della caccia, in collaborazione con i rispettivi organismi di gestione, al fine di ottenere
una presenza equilibrata delle specie, compatibile con le caratteristiche ecologiche e di assetto agro-
forestale del territorio.
2. Sono oggetto di disciplina attraverso il presente regolamento cinghiale, capriolo, e cervo.
3. Per la sola specie cinghiale il prelievo venatorio sarà attuato attraverso apposito regolamento,
allegato al P.F.V.P.
Art. 2 - Gestione faunistico-venatoria degli ungulati
1. La gestione faunistica-venatoria del territorio con vocazione per gli ungulati è affidata alla Provincia
ed ai Comitati di Gestione degli ATC i quali svolgono, in particolare, le seguenti attività, in collaborazione con
la Commissione Faunistica Provinciale:
- valuta la densità di ciascuna specie su territorio agro-forestale idoneo, attraverso il censimento,
l'osservazione, il controllo e l'abbattimento selettivo;
- programma le attività di tutela e incremento delle popolazioni anche attraverso opportuni miglioramenti
ambientali;
- organizza i censimenti annuali delle popolazioni;
- predispone i Piani di abbattimento annuali, con indicazione di modalità e tempi;
- cura le schede di rilevamento dati in dotazione ai singoli cacciatori "selettori";
- predispone la stesura della relazione consuntiva annuale sulle attività di gestione di cui ai punti
precedenti.
2. Per l'espletamento delle proprie funzioni, la Provincia ed ai Comitati di Gestione degli ATC possono
avvalersi della collaborazione di strutture esterne, pubbliche e private, di provata esperienza in materia
venatoria ed ambientale.
3. Nelle strutture a gestione privata della caccia le attività indicate nel comma 1 sono svolte dal
concessionario che sottopone i piani di abbattimento annuali alla Provincia che li approva sentita la
Commissione Faunistica Provinciale.
4. Per la gestione faunistico-venatoria degli ungulati la Provincia, la Commissione Faunistica
Provinciale, i Comitati di Gestione degli A.T.C. ed i concessionari delle strutture a gestione privata possono
avvalersi delle seguenti figure professionali:
a) tecnico faunistico-venatorio con specializzazione in ungulati attestata da una sede universitaria o
dall'I.S.P.R.A.;
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
b) esperto faunistico-venatorio nominato dalla Provincia;
c) cacciatori di ungulati con qualifica di "selettori":
5. Le figure di cui alle lettere c) sono abilitate dalla Provincia mediante appositi corsi di formazione e
prove d'esame finali, nel rispetto di quanto stabilito nel P.F.V.P.
6. La Provincia per l'organizzazione delle attività didattiche può avvalersi della collaborazione delle
associazioni venatorie, di protezione ambientale, delle organizzazioni professionali agricole, o di altri soggetti
pubblici o privati in possesso di specifica esperienza in materia.
Art. 3 - Controllo delle specie
1. La Provincia, al fine di garantire un rapporto ottimale di ungulati presenti sul territorio, adotta interventi
di controllo e di limitazione delle popolazioni sulla base dei dati di censimento ed ai sensi dell'art. 14, comma
7, della L.R. n. 9/96.
2. La valutazione quantitativa delle popolazioni di ungulati e l'analisi del loro stato di salute, attraverso
l'esame dei capi abbattuti, determina il regime di prelievo che deve tendere al mantenimento delle densità
agro-forestali definite nel P.F.V.P. e recepite nei programmi annuali d'intervento dei Comitati di Gestione
degli A.T.C..
3. La Provincia promuove i controlli anche nelle strutture a gestione privata della caccia e nelle strutture
di protezione.
4. La Provincia può intimare ai titolari di strutture per la gestione privata della caccia, ivi compresi i centri
privati di produzione di selvaggina, la riduzione programmata delle popolazioni di ungulati accertati in
esubero; in caso di rifiuto, previa diffida alle parti, l'Amministrazione Provinciale procederà a catture o
abbattimenti selettivi con l'attribuzione del ricavato delle vendite degli animali prelevati per una metà al
titolare della struttura interessata e per l'altra metà ai Comitati di gestione degli A.T.C. i quali li destineranno
al risarcimento di danni causati alle colture e agli interventi di miglioramento ambientale ai fini faunistici.
5. Per ragioni sanitarie o per la tutela delle altre specie faunistiche o qualora sia necessario
salvaguardare le produzioni agricole, la Provincia può disporre la cattura con metodi ecologici o
l'abbattimento degli ungulati in qualsiasi periodo dell'anno.
6. Sono abilitati alle catture o abbattimenti selettivi le Guardie Venatorie Provinciali, le Guardie Forestali
e, se muniti di licenza per l'esercizio venatorio, le Guardie Comunali, i proprietari o i conduttori dei fondi
interessati, le Guardie Venatorie Volontarie appartenenti ad associazioni venatorie, agricole ed ambientali
che hanno instaurato un rapporto di collaborazione con la Provincia in base all'apposito regolamento, i
cacciatori con qualifica di" selettore" ai sensi di quanto stabilito nel P.F.V.P..
7. Le iniziative di controllo sono ammissibili anche nelle aree pubbliche in regime di divieto di caccia e
sotto le diretta responsabilità e sorveglianza dell'organismo di gestione della zona interessata con l'utilizzo
del personale di cui al comma 5; la Provincia destina il 50% degli animali abbattuti ai partecipanti all'attività di
controllo e le somme derivanti dalla vendita del rimanente 50% agli organismi di gestione delle aree protette
per il risarcimento dei danni causati dalla fauna selvatica.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 4 - Prelievi
1. I piani di prelievo in battuta o di selezione, derivanti dai risultati dei censimenti, sono articolati per
specie, sesso e classi di età, sono subordinati alla disponibilità di capi e debbono essere presentati
annualmente, almeno sessanta giorni prima della data d'inizio dell'attività venatoria e per ogni singola
specie, dai Comitati di Gestione degli A.T.C., per tramite della Provincia, alla Commissione Faunistica
Provinciale per l'approvazione.
2. La C.F.P. esamina ed eventualmente approva i piani entro 30 giorni dalla richiesta; la Commissione
può modificare i piani di abbattimento, con parere motivato; trascorsi i 30 giorni senza nessuna decisione, il
piano si intende approvato.
3. I piani di prelievo degli ungulati si attuano secondo le indicazioni del calendario venatorio regionale.
4. Il prelievo degli ungulati, ad eccezione della specie cinghiale il cui prelievo venatorio è regolamentato
da apposito regolamento, é riservato ai cacciatori con qualifica di" selettori".
5. Il prelievo di selezione é riservato dalla Provincia in accordo con i Comitati di Gestione dell'A.T.C. e
con la Commissione Faunistica Provinciale, esclusivamente ai cacciatori con qualifica di "selettori" abilitati
dalla Provincia stessa mediante appositi corsi di formazione e prove
d'esame finali nel rispetto di quanto stabilito nel P.F.V.P.
Art. 5 - Limitazione per i cacciatori non residenti negli ambiti della Provincia
1. Nella Provincia di Catanzaro possono esercitare l'attività venatoria sugli ungulati cacciatori
provenienti da altri A.T.C.. sia regionali che nazionali, o da Stati esteri, purché siano autorizzati dalla
Provincia, siano in regola con i documenti necessari allo svolgimento dell'attività venatoria e con i versamenti
in favore dei Comitati di gestione degli ambiti interessati e siano accompagnati da personale in possesso dei
requisiti di cui alle lettere c) del comma 4 dell'art. 2.
2. L'accettazione dei non residenti negli ambiti della Provincia di Catanzaro avviene nel rispetto delle
norme sulla mobilità contenute nel regolamento ed è vincolata al rispetto del numero massimo di cacciatori
ammissibile previsto nell'apposita sezione del piano faunistico venatorio provinciale.
3. Per la sola caccia al cinghiale, si farà riferimento a quanto stabilito dall’apposito regolamento.
Art. 6 - Modalità di caccia di selezione
1. La caccia di selezione viene esercitata in forma individuale, esclusivamente da cacciatori con
qualifica di "selettori", alle seguenti specie: capriolo, cinghiale, e, cervo.
2. Presso gli uffici provinciali della caccia viene istituito il registro dei “cacciatori selettori”, con relativa
specializzazione, che possono esercitare questo tipo di prelievo venatorio; i cacciatori non iscritti nel
suddetto registro non possono praticare la caccia di selezione.
3. I sistemi ammessi sono "la cerca" e "l'aspetto"; è esclusa qualsiasi forma di battuta ed è vietato l'uso
dei cani, ad eccezione dei cani cosiddetti da “traccia”.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
4. Per la caccia di selezione sono utilizzabili esclusivamente armi a canna rigata a caricamento singolo
o a ripetizione semiautomatica di cui all'art. li della L.R. n. 9/96; l’arma utilizzata per il prelievo selettivo potrà
essere munita di cannocchiale di mira.
5. I periodi, le giornate, il numero di capi e gli orari della caccia di selezione sono definiti dal calendario
venatorio regionale.
6. Il cacciatore che svolge caccia di selezione è obbligato, per via della qualifica di" selettore", a
compilare, ad ogni uscita, la scheda giornaliera di caccia prevista nel P.F.V.P..
7. Il cacciatore é tenuto a mettere a disposizione della Provincia, della C.F.P. e dei Comitati di Gestione,
per le necessarie verifiche, il trofeo dei capi abbattuti completo della mandibola o nel caso di femmine, la
sola mandibola; i suddetti enti restituiscono tutto il materiale non appena esaurite le valutazioni.
8. E' vietata la distruzione dei trofei senza l'approvazione della Provincia, sentiti i Comitati di Gestione e
la C.F.P.
9. In caso di ferimento del capo assegnato, il cacciatore è tenuto alla sua ricerca anche avvalendosi
dell'uso di cani da traccia; in questo caso, per il cacciatore interessato deve considerarsi conclusa la giornata
di caccia.
10. Durante la caccia di selezione è vietato l'abbattimento di specie diverse da quelle indicate al comma
1, ad eccezione della sola volpe.
11. Per la caccia di selezione nelle strutture a gestione privata non vige l'obbligo dei requisiti di cui ai
commi 1 e 2 del presente articolo; i "selettori" sono autorizzati dal concessionario o da un suo delegato e
devono essere in possesso dei requisiti per lo svolgimento dell'attività venatoria.
Art. 7 - Aree di caccia
1. Le aree idonee per lo svolgimento dell'attività venatoria agli ungulati sono indicate nella carta
faunistica allegata al P.F.V.P.
2. I Comitati di Gestione di ciascun A.T.C., sentiti i responsabili dell'ufficio provinciale della caccia e la
C.F.P., ai fini di una corretta gestione, possono suddividere il territorio idoneo alla presenza di ungulati in
sub-aree o comprensori con estensione dipendente dal numero di capi presenti, dalle caratteristiche del
territorio, dal numero di squadre e dal numero di cacciatori con qualifica di "selettori" da assegnare alle
squadre che ne abbiano fatta esplicita richiesta, contestualmente alle procedure previste al c. 1 dell'art. 7.
3. Nella delimitazione dei comprensori devono essere fatti salvi i confini degli A.T.C., cosi come definiti
nel P.F.V.P..
4. Il Comitato di Gestione dell'A.T.C. può individuare per ciascun comprensorio uno o più referenti
locali al fine di assicurare i necessari adempimenti operativi e gestionali relativi a tutte le specie di ungulati
presenti; i referenti sono individuati tra i possessori di una delle qualifiche di cui al comma 4 dell'art. 2.
5. La delimitazione del territorio idoneo per la caccia agli ungulati non deve impedire lo svolgimento
delle altre pratiche venatorie nel rispetto degli indici di densità venatoria contenuti nel P.F.V.P..
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. I comprensori così individuati possono essere assegnati dal Comitato di Gestione ad una o
più squadre che ne abbiano fatto richiesta.
7. Eventuali aree idonee per la caccia al cinghiale ricadenti su territori di più Province, verranno
assegnate previo accordo tra le Province interessate sentiti i consigli direttivi degli A.T.C.
Art. 8 - Controlli sanitari
1. La Provincia e i Comitati di Gestione degli A.T.C. collaborano ai programmi di ricerca sulle specie
anche attraverso la fornitura di campioni di sangue o organi di capi abbattuti, alfine di accertare eventuali
patologie in corso.
2. Le analisi possono essere svolte sia presso strutture veterinarie pubbliche che private; in caso di
diagnosi positiva, la Provincia, in collaborazione con i Comitati di Gestione e con le figure professionali di cui
al comma 4 dell'art. 2, sentita la C.F.P., provvede, sotto il controllo della struttura veterinaria interpellata, ad
adottare tutte le iniziative necessarie per l'eliminazione dell'inconveniente con i metodi ritenuti più razionali.
3. I Comitati di Gestione degli A.T.C. e la Provincia possono richiedere ai cacciatori interessati forme di
comunicazione diretta ed immediata sui capi abbattuti al fine di tenere sotto controllo eventuali patologie
accertate.
Art. 9 - Divieti e sanzioni
1. E' vietato portare durante la caccia di selezione e in battuta al cinghiale munizioni diverse da quelle a
palla unica, con esclusione delle cartucce a salve.
2. È fatto divieto durante il periodo dell'esercizio venatorio, pena la cancellazione del registro delle
squadre, accendere fuochi, spargere sostanze repellenti (sangue, creolina, essenze odorose), usare
apparecchi acustici, elettrici od a ultrasuoni, ed attrezzi rumorosi allo scopo di impedire il normale movimento
dei selvatici, a meno che non siano autorizzati a scopo di tutela delle coltivazioni.
3. E' vietato ai cacciatori di collocarsi nelle poste in orari diversi da quelli indicati nel calendario
venatorio.
4. Durante la caccia agli ungulati è vietato l'uso di qualsiasi mezzo fuori strada per scovare o inseguire il
selvatico; è consentito invece il loro uso per il trasporto degli animali abbattuti.
5. Durante la caccia agli ungulati è consentito l'uso di strumenti di comunicazione radio o telefonica
esclusivamente in caso di provato pericolo e per i collegamenti organizzativi fra i conduttori dei cani e i capi
battuta.
6. E' vietato tenere i fucili carichi durante l'accesso alle poste.
7. Per le violazioni delle prescrizioni e dei divieti previsti nel presente Regolamento si applicano le
sanzioni amministrative e penali previste dalla Legge 11febbraio 1992. n. 157 e dall'art. 20 della L.R. n. 9/96.
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Art. 10 - Norme transitorie e finali
1. Eventuali figure professionali di cui all'art. 2 comma 4 lett. c) abilitate prima dell'entrata in vigore del
presente regolamento, ai sensi del comma 5 dello stesso articolo, continuano a mantenere la loro
"professionalità".
4. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati
dalla Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
5. Il presente regolamento entra in vigore con l'approvazione e pubblicazione del Piano Faunistico
Venatorio Provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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REGOLAMENTO N. 6
NORME PER LA REGOLAMENTAZIONE DEGLI APPOSTAMENTI A SCOPO VENATORIO
Art. 1 - Finalità
1. La Provincia di Catanzaro, nell’osservanza dei principi e delle norme stabilite dalla L.R. 17 maggio
1996 n. 9, disciplina l’uso degli appostamenti al fine di garantire lo svolgimento dell’esercizio venatorio in via
esclusiva in una delle forme di caccia previste dall’art. 10, comma 6, della stessa legge.
Art. 2 - Definizione di appostamento
1. Si definisce “appostamento” qualsiasi atteggiamento di attesa diretto all'abbattimento di selvaggina nei
tempi e con mezzi consentiti.
2. Gli appostamenti a scopo venatorio si distinguono in:
a) fissi: con l'uso di richiami vivi, nei limiti previsti dalla Legge 157/92 art. 5, costituiti con qualsiasi
materiale che comporti mutamento del suolo e delle piante e che abbiano durata per più di una stagione
venatoria; é fatto obbligo ai praticanti comunicare alla Provincia, con le modalità contenute nel P.F.V.P.,
l’opzione in via esclusiva della forma di caccia prevista dall’art. 10, comma 6, lett. b), L.R. n.9/96.
b) fissi: senza l'uso di richiami vivi, costituiti con qualsiasi materiale che comporti mutamento del suolo e
delle piante e che abbiano durata della sola stagione di caccia di riferimento;
c) temporanei: con o senza l'uso di richiami, nei limiti previsti dalla Legge 157/92 art. 5, comma 2,
costituiti con materiale che non comporti mutamento del suolo e delle piante e che abbiano durata di una
sola giornata di caccia;
d) di attesa: senza l'uso di richiami e senza mutamento dei luoghi.
3. La pratica venatoria da “appostamento fisso “ di cui alla lettera a) del comma 2 del presente articolo,
rientra nella forma di caccia in via esclusiva di cui alla lett. a), comma 6, art. 10 L.R. n.9/96, ad eccezione
degli appostamenti per la caccia agli ungulati ed ai colombacci che, ai sensi dell’art. 5, comma 5, della legge
157/92 non sono in ogni caso considerati fissi.
4. Gli appostamenti di cui alle lettere b), c) e d) del comma 2 del presente articolo, rientrano nella forma
di caccia in via esclusiva di cui alla lett. b), comma 6, art. 10 L.R. n.9/96.
5. E’ fatto obbligo a praticanti l’attività venatoria da appostamento temporaneo rimuovere, alla fine di ogni
giornata di caccia, il capanno provvisorio per la costruzione del quale potrà anche essere utilizzata
vegetazione arbustiva spontanea purché appartenente a specie non tutelate dalle normative vigenti.
6. Gli appostamenti fissi di cui alle lettere a) e b) del comma 2 del presente articolo, possono essere
singoli o facenti parte di un “impianto di appostamenti”; in quest’ultimo caso gli appostamenti non possono
superare, per ogni impianto, il numero di tre con l’uso di richiami vivi e cinque senza uso di richiami vivi.
7. La superficie totale occupata dagli impianti di appostamenti fissi, di cui alle lettere a) e b) del comma
2 del presente articolo, non può superare i 350 ettari all’interno della S.A.S.P.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 3 - Autorizzazioni
1. L’autorizzazione per la costituzione ed il mantenimento di appostamenti fissi di cui alle lettere a) e b) a
scopo venatorio é rilasciata dalla Provincia, sentita la Consulta Faunistica Provinciale su richiesta degli
interessati, fatte salve le tasse di concessione regionale di cui alla L.R. n. 107 del 11/12/93.
2. La richiesta di autorizzazione deve essere corredata dai seguenti documenti a firma di un tecnico
abilitato, in triplice copia salvo altra richiesta degli uffici competenti:
- planimetria catastale con l’indicazione dei dati necessari ad una facile identificazione del terreno;
- planimetria in scala non inferiore 1:10.000 con l’ubicazione degli appostamenti;
- relazione descrittiva con il calcolo della superficie occupata;
- versamento di € 50,00 in favore della Provincia di Catanzaro, Ufficio Caccia, per costo istruzione
pratica.
3. Nel caso la richiesta di autorizzazione sia formulata da persona o persone diverse dal proprietario o
conduttore del fondo, lago o stagno interessati dall’impianto, é necessario allegare alla stessa il loro
consenso scritto.
4. La Provincia esprime le proprie determinazioni dopo aver acquisito il parere non vincolante della
Commissione Faunistica Provinciale; l'accoglimento o meno della richiesta viene comunicata all'interessato
entro i successivi 30 giorni.
5. Su richiesta avanzata dal titolare all'Amministrazione Provinciale l'autorizzazione può essere trasferita
ad altra persona che abbia optato per la specifica forma di caccia.
6. Il numero massimo di autorizzazioni da rilasciare per ogni annata venatoria é indicata nel P.F.V.P. ed
eventualmente aggiornata annualmente dalla Provincia.
7. L'autorizzazione rilasciata dalla Provincia, ha validità a carattere continuativo, previo pagamento
annuale delle tasse eventualmente dovute.
8. Nel caso in cui la richiesta di autorizzazione sia stata formulata da persona o persone diverse dal
proprietario o conduttore, la validità dell’autorizzazione stessa deve coincidere con il periodo concesso dal
proprietario o conduttore nel consenso scritto.
9. L’autorizzazione per gli appostamenti fissi o impianti di appostamenti fissi, di cui alla lettera a) comma
2, dell’art. 2 del presente regolamento, sono richieste e rilasciate agli ultra sessantenni nel numero massimo
previsto nel P.F.V.P.;
10. In mancanza di richiesta da parte degli aventi diritto o sino al raggiungimento massimo del numero
stabilito nel P.F.V.P., le autorizzazioni possono essere rilasciate a chiunque, munito di porto fucile per uso
caccia, ne faccia richiesta.
11. L’autorizzazione per gli appostamenti fissi o impianti di appostamenti fissi, di cui alla lettera b) del
comma 2, dell’art. 2 del presente regolamento, sono rilasciate a chiunque ne faccia richiesta, nei limiti di
territorio di cui al comma 8 dell’art. 2 del presente regolamento.
371

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
12. Una copia dell'autorizzazione rilasciata dalla Provincia deve essere trasmessa agli organi addetti alla
vigilanza.
13. La Provincia si riserva il diritto di revoca, comunque motivata, da notificare al concessionario.
14. Gli appostamenti temporanei e di attesa non sono soggetti ad alcuna autorizzazione.
Art. 4 - Requisiti dell’appostamento fisso
1. L’impianto per la realizzazione di uno o più appostamenti fissi deve essere realizzato sui terreni che il
piano faunistico-venatorio provinciale ha previsto con questa destinazione; ogni altra richiesta di ubicazione
in aree diverse dalla previsione di piano deve essere esaminata in sede di Commissione Faunistica
Provinciale, il cui parere sarà vincolante.
2. Ogni singolo appostamento fisso deve distare il linea d’aria almeno 300 ml da:
- strutture per la gestione privata della caccia (zone di addestramento cani, da aziende faunistico-
venatorie e agro-turistico-venatorie, da centri privati di allevamento);
- strutture di protezione a qualsiasi titolo;
- altro appostamento fisso preesistente o in corso di realizzazione.
3. Il limite di cui al comma precedente non riguarda eventuali appostamenti fissi costituiti in aziende
faunistico-venatorie ed agro-turistico-venatorie.
4. L’appostamento fisso deve essere collocato in modo da non danneggiare, per effetto dello sparo,
piante e colture in atto.
5. L’insediamento di impianti di appostamenti fissi nelle aree contigue a parchi naturali e regionali é
regolamentato dall’art. 12, commi 8 e 9, della L.R. n. 9/96.
Art. 5 - Utilizzo degli appostamenti
1. L’accesso all’appostamento fisso con richiami vivi, di cui alla lettera a) dell’art. 2 del presente
regolamento, é consentito solo a coloro che hanno optato in via esclusiva per la forma di caccia prevista
dall’art. 10, comma 6, lett. a), L.R. n.9/96.
2. Oltre al titolare possono accedere contemporaneamente all’appostamento fisso non più di due
cacciatori autorizzati dal titolare medesimo e che abbiano optato per la specifica forma di caccia.
3. L’appostamento fisso senza richiami vivi, di cui alle lettera b) dell’art. 2 del presente regolamento, e
l’appostamento temporaneo, di cui alle lettera c) dell’art. 2, possono essere utilizzati contemporaneamente
da non più di tre cacciatori.
4. L’uso dei richiami vivi e dei mezzi di caccia é regolamentato dall’art. 11 della L.R. n. 9/96.20); i
richiami vivi appartenenti al titolare dell'appostamento ed alle persone da esso autorizzate debbono essere
identificabili mediante anello inamovibile fornito dalla Provincia.
5. L’esercizio della caccia di appostamento sotto qualsiasi forma è subordinata al pagamento della tassa
regionale annuale per lo svolgimento dell’attività venatoria nonché della somma dovuta ai Comitati di
Gestione per l’accesso agli A.T.C. .
372

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 6 - Divieti
1. Nel raggio di ml 100 da ogni appostamento fisso é vietata qualsiasi altra forma di attività venatoria.
2. Gli appostamenti fissi non possono essere posti ad una distanza inferiore a ml 100 dai confini dello
stesso impianto.
3. E’ vietato abbattere da appostamento sotto qualsiasi forma (fisso, temporaneo e di attesa) la
Beccaccia ed il Beccaccino.
4. E’ vietato installare appostamenti fissi a distanza inferiore a 200 ml da zone classificate di protezione.
5. Nelle aree destinate all’istallazione di impianti per appostamento fisso non è consentito a nessuno
raccogliere lumache, funghi e prodotti in genere del bosco e del sottobosco, fatta eccezione per il titolare
dell’autorizzazione.
Art. 7 - Vigilanza venatoria
1. La vigilanza può essere esercitata da tutti gli agenti con qualifica di agente di polizia giudiziaria e di
pubblica sicurezza e guardie giurate volontarie .
2. Il suddetto personale, in base alle disposizioni vigenti, esercita la vigilanza sul territorio, sulla fauna
presente nella struttura, sull'esercizio e sul prelievo venatorio nella struttura.
3. Le associazioni venatorie, le organizzazioni agricole maggiormente rappresentative e le associazioni
di protezione ambientale, previste dall'art.27 lettera b) della legge n. 157/92, realizzano il coordinamento
dell'attività di vigilanza al fine di poter disporre, in collaborazione con il concessionario, eventuali controlli sul
regolare svolgimento dell'esercizio venatorio nelle strutture.
4. Il concessionario, in caso di necessità, può chiedere all'Amministrazione provinciale l'intervento delle
guardie venatorie provinciali per le attività di controllo.
Art. 8 - Sanzioni
1. Per le violazioni alle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute da qualsiasi soggetto
si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e 30 e nella L.R. n.
9/96, art. 20.
Art. 9 - Revoca
1. L'autorizzazione di appostamento fisso è revocata dalla Provincia in caso di:
- abusiva modificazione della dislocazione del capanno rispetto alla posizione autorizzata;
- false dichiarazioni in fase di richiesta di autorizzazione;
- sanzioni penali per i reati previsti all’art. 30 della legge 157/92.
2. L'autorizzazione si intende decaduta qualora il titolare non é in regola con il pagamento di eventuali
tasse di concessione regionale.
373

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 10 - Disposizioni transitorie e finali
1. Tutti i fruitori degli appostamenti devono essere in regola con la documentazione richiesta dalla legge
per lo svolgimento l’attività venatoria, ivi compresa la polizza di assicurazione in corso di validità.
2. Per lo svolgimento dell’attività venatoria da appostamento fisso in strutture private (A.F.V. e A.A.T.V.)
non é obbligatoria la scelta in via esclusiva della specifica forma di caccia.
3. L’appostamento fisso deve essere segnalato con tabelle recanti la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Attenzione: Appostamento fisso
L.R. N. 9/96
Aut. n. ____ del _________
Divieto di altre forme di caccia
4. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro a distanza di 100 ml dall’appostamento, su
pali o alberi, ad un’altezza non inferiore a ml 2.00 dal terreno ed a una distanza non superiore a 50 metri
una dall’altra e, comunque, in modo che le stesse siano visibili.
5. Le tabelle sono apposte a cure e spese del titolare e saranno mantenute dallo stesso in buono stato
di conservazione.
6. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n.9/96.
7. Una copia dell'autorizzazione all’esercizio dell’attività di allevamento rilasciata dalla Provincia deve
essere trasmessa agli organi provinciali addetti alla vigilanza.
8. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
9. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 7
NORME PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DELLE ZONE DI ADDESTRAMENTO CANI
Art.1 - Finalità
1. La Provincia di Catanzaro allo scopo di promuovere l’educazione cinofila e venatoria dei cacciatori, il
recupero dei territori marginali e l’alleggerimento della pressione venatoria sul territorio di caccia, autorizza la
costituzione di zone per l’addestramento e l’allenamento dei cani e per l’effettuazione di gare e prove
cinofile.
2. Le zone di addestramento cani (Z.A.C.) oltre a sostenere l’attività cinofila, devono favorire incontri e
dibattiti in materia ambientale ed assicurare un punto di riferimento per tutti i cinofili della Provincia.
Art. 2 - Costituzione
1. Le aree idonee alla costituzione delle zone di addestramento cani sono indicate nel P.F.V.P. e sono
aggiornate periodicamente in funzione delle mutate realtà territoriali e delle esigenze faunistiche ed
ambientali.
2. La Giunta Provinciale autorizza prioritariamente l’istituzione di Z.A.C. in territori marginali, privi di
coltivazioni rilevanti e possibilmente adibiti a pascolo.
3. La scelta delle aree per l’istituzione deve avvenire esclusivamente tra quelle indicate nel P.F.V.P..
4. Possono chiedere l’autorizzazione per la costituzione delle zone di addestramento cani le associazioni
venatorie ed agricole riconosciute a livello nazionale ed operanti sul territorio provinciale, gli operatori agricoli
singoli o associati, i gruppi e le associazioni cinofile dell’ENCI operanti nella Provincia; queste ultime,
insieme ad eventuali Confederazioni o Consorzi di più associazioni agricole e/o venatorie avranno la priorità
assoluta, in caso di più richieste.
5. La richiesta da inoltrare alla Provincia, secondo le norme vigenti, deve contenere la seguente
documentazione a firma di un tecnico abilitato, in triplice copia, salvo altra richiesta degli uffici competenti:
- planimetria generale con individuazione dell’area almeno in scala 1:25.000;
- planimetria catastale con l’indicazione delle particelle interessate;
- planimetria di dettaglio in scala non inferiore a 1:5000;
- relazione tecnico-descrittiva;
- assenso dei proprietari;
- versamento di € 50,00 in favore della Provincia di Catanzaro, Ufficio Caccia, per costo istruzione
pratica.
6. Le Z.A.C., con attività di addestramento e gare cinofile che prevedono l’abbattimento di selvaggina,
devono essere ubicati in località distanti più di 150 ml da centri abitati e importanti vie di comunicazione e
500 metri da strutture destinate alla protezione della fauna selvatica, da centri privati di allevamento di
selvaggina se gestiti da concessionari diversi, e da appostamenti fissi.
375

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
7. L’istruzione della pratica di realizzazione di una zona di addestramento cani é affidata agli Uffici
Provinciali della Caccia che possono anche avvalersi della collaborazione di strutture esterne, pubbliche e
private, di provata esperienza in materia venatoria ed ambientale.
8. L’Ufficio Provinciale della Caccia verifica che la superficie impegnata, insieme alle altre strutture per la
gestione privata della caccia gia’ autorizzate, non comporti il superamento del limite del 15% previsto dalla
L.R. n. 9/96 e richiamato dal P.F.V.P..
9. L’estensione complessiva delle Z.A.C. distribuite su tutta la Provincia non deve essere superiore al
15% della superficie disponibile per strutture a gestione privata della caccia.
10. Le Z.A.C. sono costituite con delibera di Giunta Provinciale, sentita la Commissione Faunistica
Provinciale e gli Uffici Provinciali della Caccia; il provvedimento non ha scadenza ma può essere revocato in
qualsiasi momento per giustificati motivi di interesse generale.
11. Ad ogni associazione interessata non potrà essere data in gestione più di una Z.A.C.
Art. 3 - Utilizzazione delle Z.A.C.
1. L’utilizzazione delle Z.A.C. e’ consentita dal 1° settembre di ogni anno al 30 giugno successivo, p er
l'addestramento, l'allenamento e le gare cinofile, con e senza abbattimento di selvaggina di allevamento,
appartenente alle specie cacciabili indicate dalla Regione nel calendario venatorio.
2. Nel periodo compreso tra l'1 luglio ed il 31 agosto di ogni anno e' fatto divieto di svolgere attività
cinofila con l'abbattimento di selvatici di qualsiasi provenienza;
3. L'addestramento, l'allenamento e le gare cinofile senza abbattimento del selvatico sono consentiti tutti
i giorni della settimana.
4. L'addestramento, l'allenamento e le gare cinofile con abbattimento del selvatico sono consentiti nei
giorni di lunedì, mercoledì, giovedì, sabato e domenica.
5. Nell'arco di tempo concesso (1 settembre/30 giugno) e' vietata l'attività cinofila con
abbattimento di selvaggina proveniente da allevamento nei giorni di martedì e venerdì.
6. Nelle Z.A.C. è consentito immettere, per il prelievo venatorio, selvaggina appartenente alle specie
cacciabili indicate nel calendario venatorio regionale e quelle consentite dal Piano Faunistico Venatorio
Provinciale.
7. La selvaggina deve essere, prima dell'immissione, inanellata con il nome specifico della Z.A.C..
8. Il prelievo venatorio nelle Z.A.C. durante le fasi di addestramento non è soggetto all’opzione per la
forma di caccia in via esclusiva di cui all’articolo 10 della legge regionale n. 9/96.
Art. 4 - Modalità di accesso
1. Nei limiti di ricettibilità della zona, sarà consentito il libero accesso a tutti i cacciatori richiedenti, a
parità di diritti ed obblighi, in regola, nel caso di addestramento con abbattimento di selvaggina, con i
documenti necessari per lo svolgimento dell’attività venatoria previsti dall’art. 10 della L.R. n. 9/96, con la
sola esclusione del tesserino venatorio.
376

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
2. Ai praticanti l'attività cinofila con abbattimento del selvatico deve essere rilasciata regolare ricevuta
dalla quale risulteranno chiaramente, oltre all'importo pagato, le generalità del cinofilo, la zona di
addestramento con relativa autorizzazione, il numero di capi abbattuto e l'allevamento di provenienza.
4. La durata del turno di allenamento e’ stabilita dal concessionario in base alle esigenze del momento.
5. Durante il periodo di attività cinofila con abbattimento del selvatico di allevamento, sarà garantita la
presenza di almeno una Guardia Giurata Volontaria con decreto in corso di validità.
6. L’accesso alla Z.A.C. dovrà essere concordato con il gestore della struttura, anche telefonicamente,
almeno un giorno prima della data richiesta; i cinofili che si recano nella Z.A.C. senza preventiva
comunicazione avranno diritto ad utilizzare il campo solo nel caso in cui esso risulti libero.
7. Il numero di cacciatori contemporaneamente ammissibile nella Z.A.C. é determinato nella misura di 1
cinofilo ogni 4 ettari nel caso di addestramento senza abbattimento e di 1 cinofilo ogni 10 ettari nel caso di
addestramento con abbattimento.
8. E’ data facoltà al concessionario di riservare quote annuali sino al 50% delle presenze possibili,
mentre il rimanente 50% deve essere riservato ai frequentatori giornalieri.
Art. 5 - Quote di partecipazione
1. L’accesso nella Z.A.C. è condizionata al pagamento di una quota di partecipazione; il concessionario
stabilirà le modalità di versamento e l’importo dalla quota.
2. In caso di richiesta esplicita di immissione di selvaggina di allevamento, alla suddetta quota si vanno
ad aggiungere i costi della selvaggina immessa, il cui listino deve essere affisso all’interno delle strutture a
servizio della Z.A.C.
3. L’interessato alla fine del turno dovrà richiedere regolare ricevuta delle somme versate e della
selvaggina eventualmente abbattuta.
Art. 6 - Tipologia delle Z.A.C.
1. Le zone per l’addestramento, l’allenamento, gare e prove cinofile senza abbattimento di selvaggina
devono avere una superficie non inferiore a 80 ettari e non sono soggette al rispetto delle distanza di cui al
comma 6, dell’art. 2; dette zone sono definite Z.A.C. di tipo A.
2. Le zone per l’addestramento, l’allenamento, gare e prove cinofile con abbattimento di selvaggina
devono avere una superficie compresa tra i 3 ed i 20 ettari e sono soggette al rispetto delle distanza di cui al
comma 6, dell’art. 2; dette zone sono definite Z.A.C. di tipo B.
3. E’ possibile istituire Z.A.C. che comprendano sia aree di tipo A che di tipo B, purché esse siano ben
delimitate e la superficie totale non sia inferiore ai 100 ettari.
377

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 7 - Vigilanza venatoria
1. La vigilanza nelle Z.A.C. è affidata al concessionario che, d'intesa con le associazioni venatorie,
agricole e ambientali, può affidare il controllo alle Guardie Giurate Venatorie Volontarie.
2. Il concessionario, in caso di necessità, può chiedere all'Amministrazione provinciale l'intervento delle
guardie venatorie provinciali per le attività di controllo all’interno dell'azienda.
Art. 8 - Tabellazione e recinzioni
1. Le Z.A.C. sono segnalate con tabelle recanti il nome dell'azienda e la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Zona addestramento cani
L.R. N. 9/96
Aut. n. ______ del ______
Divieto di caccia
2. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro della zona, su pali o alberi, ad un'altezza
tra i 2 e i 4 metri da terra e ad una distanza di circa 100 metri l'una dall'altra e comunque in modo che le
tabelle siano visibili.
3. La responsabilità della conservazione e della manutenzione della tabellazione, è affidata al
concessionario.
4. Le Z.A.C. possono essere recintate in tutto o in parte.
5. Nelle Z.A.C. il concessionario può realizzare voliere e strutture recintate per la produzione e
l’ambientamento della selvaggina destinata a ripopolamento.
6. Possono, altresì, essere realizzati dal concessionario recinti di ampiezza non inferiore ai 10 ettari e
non superiore al 30 per cento della superficie dell'azienda, destinati all’addestramento sugli ungulati.
Art. 9 - Divieti e sanzioni
1. Nelle zone di addestramento cani é vietato lo svolgimento dell’attività venatoria, fatto salvo il prelievo a
scopo di addestramento di animali allevati appartenenti a specie cacciabili.
2. Nelle zone di addestramento cani non è consentito a nessuno raccogliere lumache, funghi e prodotti in
genere del bosco e del sottobosco, fatta eccezione per il concessionario.
3. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute dal concessionario
e/o da altri soggetti si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e
30 e nella L.R. n. 9/96, art. 20.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 10 - Disposizioni transitorie e finali
1. Tutti i fruitori della struttura che esercitano l’addestramento con abbattimento devono essere in regola
con la documentazione richiesta dalla legge per l’attività venatoria, ivi compresa la polizza di assicurazione
in corso di validità.
2. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n.9/96, con particolare riferimento ai divieti ed alle sanzioni.
3. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
4. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
379

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 8
NORME PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DELLE OASI DI PROTEZIONE
Art. 1 - Finalità
1. Si definiscono oasi di protezione (O.d.P.) le aree destinate alla conservazione degli habitat naturali, al
rifugio, alla riproduzione, alla sosta della fauna selvatica, stanziale e migratoria.
2. L’oasi di protezione ha come finalità dichiarata ed assoluta quella della protezione di popolazioni di
fauna selvatica, sia migratoria che stanziale.
3. Le oasi perseguono, inoltre, l’obiettivo dell’aumento delle popolazioni di specie selvatiche nei territori
circostanti.
4. Possono essere immessi a scopi scientifici esclusivamente animali catturati allo stato selvatico al fine
di mantenere e migliorare le specie in essa presenti.
Art. 2 - Costituzione
1. Le aree idonee alla costituzione delle oasi di protezione sono indicate nel P.F.V.P. e sono aggiornate
periodicamente in funzione delle mutate realtà territoriali e delle esigenze faunistiche ed ambientali.
2. La Provincia, attraverso gli Uffici Caccia, prima dell’istituzione di un’oasi di protezione verificata la
valenza ecologica degli habitat ed effettua censimenti per stabilire la consistenza delle specie selvatiche
presenti; l’Ufficio Provinciale della Caccia verifica, altresì, che la superficie impegnata, insieme alle altre
strutture di protezione già autorizzate, non comporti il superamento del limite del 26% previsto dalla L.R. n.
9/96 e richiamato dal P.F.V.P..
3. L’estensione complessiva delle oasi di protezione istituite su tutta la Provincia non deve essere
superiore al 25% della superficie disponibile per strutture di protezione.
4. E’ prioritaria l’istituzione di oasi in ambienti umidi posti lungo le rotte di migrazione e comunque
esclusivamente tra quelle indicate nel P.F.V.P..
5. L’istruzione della pratica di realizzazione di un’oasi di protezione é affidata agli Uffici Provinciali della
Caccia che possono anche avvalersi della collaborazione di strutture esterne, pubbliche e private, di provata
esperienza in materia venatoria ed ambientale; la documentazione deve contenere, in triplice copia, salvo
altre richieste degli uffici competenti, i seguenti elaborati a firma di un tecnico abilitato:
- planimetria generale con individuazione dell’area almeno in scala 1:25.000;
- planimetria catastale con l’indicazione delle particelle interessate;
- planimetria di dettaglio in scala non inferiore a 1:5000;
- relazione tecnico-descrittiva;
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. Le oasi di protezione sono di competenza esclusiva della Provincia e sono costituite con deliberazione
della Giunta Provinciale, sentita la Commissione Faunistica Provinciale e gli Uffici Provinciali della Caccia; il
provvedimento non ha scadenza ma può essere revocato, purché non nel corso della stagione venatoria,
per giustificati motivi di interesse generale provvedendo all’eventuale recupero della fauna selvatica
mediante cattura e sua reintroduzione in altre oasi.
7. L'estensione delle oasi non può basarsi su parametri standard, in quanto la stessa é subordinata alle
esigenze ecologiche proprie delle specie che si intendono proteggere; é comunque consigliabile non
scendere al dì sotto di 50 ha.
Art. 3 - Gestione
1. La gestione delle oasi é affidata all’Ufficio Provinciale della Caccia attraverso l’utilizzo delle Guardie
Venatorie provinciali e di quelle volontarie appartenenti alle associazioni venatorie, agricole ed ambientaliste
che collaborano con la Provincia ai sensi dell’apposito regolamento.
2. La Giunta Provinciale, sentiti gli Uffici Caccia e la C.F.P., può affidare, la gestione dell’oasi di
protezione alle associazioni ambientale agricole e venatorie operanti sul territorio, con provata esperienza
nella materia, che ne dovessero far richiesta.
3. Nell’ipotesi di gestione diretta la Provincia farà fronte alle necessarie spese con i proventi di cui al
comma 2, lettere a) e b), dell’art. 22 della L.R. n. 9/96.
4. In caso di affidamento della gestione a terzi, le spese sono a totale carico del gestore.
5. La Provincia, quando si determinino situazioni di squilibrio faunistico, sentiti l'I.S.P.R.A., la C.F.P. e
l’eventuale gestore, può autorizzare nelle oasi di protezione interventi di immissioni e catture, nel rispetto
delle indicazioni contenute nell’art. 1.
6. Dovranno, inoltre, essere controllati gli equilibri biologici in rapporto ai randagi ed alla eventuale
concentrazione di alcuni predatori quali le volpi, le cornacchie, le gazze, di gabbiani e quant’altro possa
essere dannoso alle nidiate, per la riduzione dei quali si adotteranno sistemi ecologici; sono pertanto esclusi
gli abbattimenti con armi da caccia.
Art. 4 - Strutture a servizio
1. All’interno delle oasi di protezione é possibile costruire voliere chiuse o a cielo aperto per il
mantenimento sino a guarigione di soggetti appartenenti a specie selvatiche recuperati feriti.
2. Attraverso interventi di miglioramento ambientale é indispensabile eliminare tutte le sorgenti
contaminanti che alterano l'ambiente, e, nel caso di abbandono delle colture da parte dei contadini, arare e
seminare alcuni campi e allestire piazzole di alimentazione con posa di beverini.
3. Nelle oasi di protezione, allo scopo di organizzare attività didattiche e divulgative, é possibile
realizzare strutture di accoglienza con relativi servizi; il sistema costruttivo da adottare é il legno.
4. Sono inoltre ammesse infrastrutture che possano risultare utili alla conservazione delle specie, quali i
nidi artificiali.
381

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 5 - Vigilanza venatoria
1. La vigilanza può essere esercitata da tutti di agenti con qualifica di agente di polizia giudiziaria e di
pubblica sicurezza e guardie giurate volontarie .
2. Il suddetto personale, in base alle disposizioni vigenti, esercita la vigilanza sul territorio, sulla fauna
presente nella struttura.
Art. 6 - Divieti e sanzioni
1. Nelle oasi di protezione é vietato a qualsiasi titolo lo svolgimento dell’attività venatoria.
2. E’ vietato, altresì, immettere a scopo di ripopolamento di selvaggina proveniente da allevamenti.
3. Nelle oasi di protezione non è consentito a nessuno la raccolta di lumache, funghi e prodotti in genere
del bosco e del sottobosco.
4. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute dal concessionario
e/o da altri soggetti si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e
30 e nella L.R. n. 9/96, art. 20.
Art. 7 - Disposizioni transitorie e finali
1. L’oasi di protezione deve essere segnalata con tabelle recanti la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Oasi di Protezione - L.R. N. 9/96
Aut. n. ____ del _________
Divieto di caccia
2. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro su pali o alberi, ad un’altezza non inferiore
a ml 2.00 dal terreno ed a una distanza non superiore a 50 metri una dall’altra e, comunque, in modo che le
stesse siano visibili.
3. Le tabelle sono apposte a cure e spese della Provincia e saranno mantenute dalla stessa in buono
stato di conservazione; in caso di affidamento della gestione a terzi, la manutenzione delle tabelle é a carico
di questi ultimi.
4. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n.9/96.
5. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
6. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 9
NORME PER LA COSTITUZIONE E LA GESTIONE DELLE ZONE DI RIPOPOLAMENTO E CATTURA
Art. 1 - Finalità
1. Si definiscono zone di ripopolamento e cattura (Z.R.C.) le aree destinate a favorire la riproduzione
della fauna selvatica allo stato naturale, il suo irradiamento nelle zone circostanti, la cattura della medesima
per l'immissione sul territorio cacciabile o in altri ambiti protetti, la sosta e la riproduzione della fauna
migratoria.
2. Le Z.R.C. perseguono l’obiettivo primario dell’aumento delle popolazioni di specie selvatiche,
migratorie e stanziali, nei territori circostanti.
3. Al fine di mantenere e migliorare le specie, nelle Z.R.C. possono essere immessi anche animali
allevati in purezza e provenienti da centri pubblici e privati specializzati nell’allevamento della fauna
selvatica; la purezza degli animali immessi deve essere certificata dal istituti specializzati e riconosciuti.
4. Per favorire buone concentrazioni della fauna selvatica ed il suo sviluppo agevolato, sono ammessi
interventi per il ripristino di terreni marginali, semine con opportune miscele, allestimento di zone umide
alimentate con acqua sorgiva o piovana, creazioni di siepi con valenza faunistica.
5. La fauna oggetto di caccia, catturata in dette zone, viene impiegata per il ripopolamento degli A.T.C.;
i proventi derivanti dalla vendita della selvaggina devono essere reinvestiti dal gestore per il mantenimento e
potenziamento della zona.
Art. 2 - Costituzione
1. Le zone di ripopolamento e cattura sono istituite dalle Province, nel rispetto della percentuale
massima del 26% attribuita alle strutture di protezione della L.R. n. 9/96 e del piano faunistico - venatorio
provinciale, in territori idonei alla sviluppo naturale e alla sosta della fauna selvatica, non destinati a
coltivazioni specializzate; é opportuno, pertanto, scegliere prioritariamente aree agricole a basso reddito
dove i danni provocati dalla selvaggina alle colture siano contenuti.
2. Le Z.R.C. possono essere istituite nelle aree eventualmente indicate nel P.F.V.P., nei terreni
demaniali, nei terreni marginali; esse devono essere dislocate in modo frammentato, in maniera da
consentire un buon irradiamento nei terreni circostanti della fauna prodotta ed offrire anche una buona
disponibilità di sosta alla selvaggina migratoria e dovranno avere confini lineari facilmente riconoscibili,
possibilmente lungo elementi geografici naturali.
3. L’estensione complessiva delle Z.R.C. distribuite su tutta la Provincia non deve essere superiore al
15% della superficie disponibile per strutture di protezione.
4. Nelle Z.R.C. e' vietata ogni forma di esercizio venatorio, fatte salve le norme per il controllo selettivo
dei predatori, contenute nell’apposito regolamento.
383

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
5. La Provincia prima dell’istituzione di una zona di ripopolamento e cattura verifica la valenza ecologica
degli habitat ed effettua censimenti per stabilire la consistenza delle specie selvatiche presenti; l’istituzione
deve essere finalizzata ad una o più specie prioritarie.
6. L’istruzione della pratica di realizzazione delle zone di ripopolamento e cattura é affidata agli Uffici
Provinciali della Caccia che possono anche avvalersi della collaborazione di strutture esterne, pubbliche e
private, di provata esperienza in materia venatoria ed ambientale; la documentazione deve contenere, in
triplice copia salvo, altra richiesta da parte degli uffici competenti, i seguenti elaborati a firma di un tecnico
abilitato:
- planimetria generale con individuazione dell’area almeno in scala 1:25.000;
- planimetria catastale con l’indicazione delle particelle interessate;
- planimetria di dettaglio in scala non inferiore a 1:10.000;
- relazione tecnico-descrittiva.
7. Le zone di ripopolamento e cattura sono istituite con deliberazione della Giunta Provinciale, sentita la
Commissione Faunistica Provinciale e gli Uffici Provinciali della Caccia; il provvedimento ha durata
quinquennale e sono rinnovabili per uguale periodo.
8. Il provvedimento può essere revocato per giustificati motivi di interesse generale, in caso di scadente
redditività e/o di accertati gravi danni provocati dalla fauna selvatica alle colture agricole purché non nel
corso della stagione venatoria, anche con recupero della fauna selvatica mediante cattura per la sua
introduzione in altre Z.R.C. .
8. L'estensione delle Z.R.C. non può basarsi su parametri standard, in quanto la stessa é subordinata
alle esigenze ecologiche proprie delle specie che si intendono proteggere.
Art. 3 - Gestione
1. La gestione delle Z.R.C. é affidata all’Ufficio Provinciale della Caccia attraverso l’utilizzo degli Agenti di
Polizia Provinciale e di quelle volontarie appartenenti alle associazioni venatorie, agricole ed ambientaliste
che collaborano con la Provincia ai sensi dell’apposito regolamento.
2. La Giunta Provinciale, sentiti gli Uffici Caccia e la C.F.P., può affidare, la gestione della Z.R.C. alle
associazioni venatorie, agricole ed ambientali riconosciute ed operanti sul territorio, che ne dovessero fare
richiesta, con l’eventuale partecipazione delle amministrazioni Comunali interessate.
3. Nell’ipotesi di gestione diretta la Provincia farà fronte alle necessarie spese con i proventi di cui al
comma 2, lettere a) e b), dell’art. 22 della L.R. n. 9/96.
4. In caso di affidamento della gestione a terzi, le spese sono a totale carico del gestore, fatti salvi
eventuali contributi regionali e provinciali nell’ambito della L.R. n. 9/96 ed altre leggi e disposizioni in materia.
5. La Provincia, quando si determinino situazioni di squilibrio faunistico, sentiti l'ISPRA, la C.F.P. e
l’eventuale gestore, può autorizzare nelle zone di ripopolamento e cattura interventi di immissioni e catture,
nel rispetto delle indicazioni contenute nell’art. 1.
384

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
6. Dovranno, inoltre, essere controllati gli equilibri biologici in rapporto ai randagi ed alla eventuale
concentrazione di alcuni predatori quali le volpi, le cornacchie, le gazze, ghiandaie e quant’altro possa
essere dannoso alle nidiate, per la riduzione dei quali si adotteranno sistemi ecologici e/o abbattimenti
selettivi con armi da caccia; il controllo delle specie che pregiudicano l'equilibrio biologico e la funzionalità
delle zone di ripopolamento e cattura avviene con le modalità previste nello specifico regolamento sul
controllo dei predatori.
7. Nelle zone di ripopolamento e cattura la Provincia puo' autorizzare gare cinofile con divieto di
abbattimento della fauna selvatica e purché tali gare non arrechino danno alle colture agricole ed alla fauna.
Art. 4 - Strutture a servizio
1. All’interno delle zone di ripopolamento e cattura é possibile costruire voliere chiuse o a cielo aperto
per il mantenimento sino a guarigione di soggetti appartenenti a specie selvatiche recuperati feriti.
2. Attraverso interventi di miglioramento ambientale é indispensabile eliminare tutte le sorgenti
contaminanti che alterano l'ambiente, e, nel caso di abbandono delle colture da parte dei contadini, arare e
seminare alcuni campi e allestire piazzole di alimentazione con posa di beverini.
3. Nelle zone di ripopolamento e cattura, é possibile utilizzare, con l’autorizzazione dei proprietari,
strutture esistenti di accolgienza con relativi servizi.
4. Sono inoltre ammesse infrastrutture che possano risultare utili alla conservazione delle
specie, quali i nidi artificiali.
Art. 5 - Vigilanza venatoria
1. La vigilanza può essere esercitata da tutti di agenti con qualifica di agente di polizia giudiziaria e di
pubblica sicurezza e guardie giurate volontarie .
2. Il suddetto personale, in base alle disposizioni vigenti, esercita la vigilanza sul territorio e sulla fauna
presente nella struttura.
Art. 6 - Divieti e sanzioni
1. Nelle zone di ripopolamento e cattura é vietato l’esercizio dell’attività venatoria, fatto salvo il prelievo
per il controllo dei predatori previsto nell’apposito regolamento.
2. Nelle zone di ripopolamento e cattura non è consentito a nessuno la raccolta di lumache, funghi e
prodotti in genere del bosco e del sottobosco.
3. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute dal concessionario
e/o da altri soggetti si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 29 e
30 e nella L.R. n. 9/96, art. 20.
385

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 7 - Disposizioni transitorie e finali
1. Le zone di ripopolamento e cattura devono essere segnalate con tabelle recanti la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Zona di ripopolamento e cattura
Aut. n. ___ del _______
L.R. n. 9/96
Divieto di caccia
2. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro su pali o alberi, ad un’altezza non inferiore
a ml 2.00 dal terreno ed a una distanza non superiore a 50 metri una dall’altra e, comunque, in modo che le
stesse siano visibili.
3. Le tabelle sono apposte a cura e spese della Provincia e saranno mantenute dalla stessa in buono
stato di conservazione; in caso di affidamento a terzi, l’apposizione e la manutenzione delle tabelle sono a
carico di questi ultimi.
4. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n.9/96.
5. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n.157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
6. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali .
386

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 10
NORME PER LA GESTIONE FAUNISTICO-VENATORIA DEL CINGHIALE
Art.1 - Finalità
1. Il presente regolamento disciplina la gestione faunistico e venatoria della caccia al cinghiale
all’interno della Provincia di Catanzaro, nel rispetto del Calendario Venatorio,allo scopo di raggiungere e
mantenere sul territorio Provinciale una presenza della specie compatibile con le esigenze di salvaguardia
delle colture agricole e forestali e di tutela delle altre specie selvatiche.
2. A tal fine la Provincia, d’intesa con tutti gli Ambiti Territoriali di Caccia (A.T.C.), predispone ed
approva il presente Regolamento, da inserire nel nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale, che
prevede:
- Individuazione dei territori vocati per la specie;
- Eventuali modifiche all’organizzazione territoriale della gestione ( zone di caccia, ecc );
- Stime delle popolazioni che insistono sui rispettivi territori;
- Definizione dei piani di prelievo;
- Interventi per la prevenzione dei danni ed altre azioni utili al controllo della specie;
- Organizzazione del territorio ai fini della gestione venatoria del cinghiale.
3.Il presente regolamento definisce anche le tecniche di prelievo e le loro modalità di esecuzione,con
particolare riferimento alla caccia collettiva (squadre) in braccata.
Art. 2 - Gestione e programmazione del territorio
1. Per una equilibrata gestione della caccia al cinghiale si rende urgente che la Provincia, d’intesa con gli
A.T.C., prioritariamente, individui ed inserisca nel Piano Faunistico Provinciale i territori vocati.Un’opera di
monitoraggio del territorio che, se ben fatta, porterà all’identificazione di Unità Minime di Gestione (le aree di
prelievo venatorio). In tale opera di ricerca ed identificazione, la Provincia, d’intesa con gli A.T.C., si potrà
avvalere del contributo dei rappresentanti dei cacciatori di cinghiali registrati nelle rispettive squadre ed
iscritti negli ATC, che, in base alle proprie conoscenze ed esperienze, individueranno, per ogni area, zone di
caccia o aree di battute.
2. Il piano Provinciale di Gestione Faunistico Venatoria del cinghiale è redatto dall’Amministrazione,
d’intesa con i Comitati di Gestione degli A.T.C., le Associazioni venatorie provinciali e quelle agricole
maggiormente rappresentative.
Il Piano prevede la corretta suddivisione del territorio in due distinte categorie:
A. “Territorio vocato per il cinghiale”
B. “Territorio non vocato per il cinghiale”
387

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
3. Il territorio vocato per il cinghiale, rappresenta l’area in cui la presenza della specie è, sia pure a
determinate condizioni di densità, compatibile con lo svolgimento delle attività agricole e con la tutela delle
specie selvatiche.
Nel territorio vocato per il cinghiale viene attuata la gestione faunistico e venatoria della specie.
Nell’area vocata, così come nel resto del territorio agro-silvo-pastorale, è vietata qualsiasi forma di caccia al
cinghiale, ad esclusione di quella svolta dalle squadre, a qualunque titolo, assegnate alle aree di caccia,
nella forma della braccata.
Nel territorio vocato vengono perseguiti gli obiettivi indicati nel piano faunistico – venatorio regionale ed è
finalizzato al mantenimento della densità agro-forestale sostenibile dai diversi ecosistemi, in relazione alle
esigenze della specie. Per densità agro-silvo-forestale sostenibile, deve intendersi la massima densità
raggiungibile dalla popolazione di cinghiale, senza che determinino danni rilevanti alle coltivazioni o
scompensi dovuti all’esagerata popolazione su quel territorio.
4. Il territorio non vocato per il cinghiale rappresenta l’area nella quale la presenza del cinghiale è
ritenuta incompatibile con la salvaguardia delle colture agricole e delle altre specie selvatiche.
Nel territorio non vocato non è consentita la gestione faunistico e venatoria del cinghiale, ma potranno
realizzarsi interventi tecnici di controllo della specie, in base alla normativa vigente.
Art. 3
Formazione ed organizzazione delle squadre zone di battuta e modalità di assegnazione
1. Le squadre che intendono esercitare la caccia al cinghiale nella forma della battuta, sono tenute a
presentare domanda agli A.T.C. entro il 1 Settembre di ogni anno, per conseguire o confermare l’iscrizione
nell’apposito Elenco. Per il 2009, considerato che i tecnici dell’Amministrazione Provinciale devono
perimetrare le aree nuove e riperimetrare le aree di caccia già assegnate, per garantire il rispetto dei tempi,
le domande devono essere presentate entro 30 giorni dall’approvazione del presente regolamento. A
dimostrazione della avvenuta iscrizione, l’A.T.C. rilascerà ad ogni squadra una apposita autorizzazione.
2. La domanda di cui sopra, sottoscritta dal capo squadra (responsabile) che rappresenta la squadra,
devono contenere:
- dati anagrafici di tutti i componenti la squadra, con l’indicazione della residenza e del numero del
porto d’armi e della relativa scadenza;
- nominativi del capo squadra e di due componenti della squadra, che in assenza del responsabile,
sono autorizzati a sostituirlo;
- l’indicazione dell’area o delle aree dove si richiede di poter esercitare l’attività venatoria.
388

Alla domanda dovranno essere, altresì, allegati:
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
- Fotocopia del porto di fucile, in corso di validità, di tutti i componenti la squadra;
- Una carta catastale o IGM 1:25000 raffigurante il territorio per il quale si richiede di esercitare
l’attività, indicando, in via prioritaria, le aree di gradimento, tenendo conto che la superficie massima
della/e aree di caccia è di 600 ha/;
- Le dichiarazioni sottoscritte, secondo la formula predisposta dall’A.T.C., da parte del capo squadra in
nome e per conto di tutti i componenti la squadra;
- Le squadre già iscritte nell’elenco provinciale devono chiedere, ove non siano intervenute variazioni,
la conferma della vecchia assegnazione ( nei limiti di 600 ha/squadra), allegando, esclusivamente,
quanto sarà richiesto dall’A.T.C.;
3. L’Amministrazione Provinciale, è tenuta a pronunciarsi in merito alle domande di cui ai precedenti
capoversi, prima dell’apertura della caccia alla specie cinghiale tenendo conto della perimetrazione delle
aree di caccia effettuata dai suoi tecnici incaricati, in virtù del Protocollo di Intesa, tra l’Amministrazione
Provinciale e gli A.T.C., del 14/01/09. A tal proposito per la definitiva perimetrazione delle aree preposte i
tecnici potranno eventualmente avvalersi delle indicazioni fornite dai Capi Squadra. Per una facile
consultazione le aree saranno opportunamente numerate. Ai fini dell’assegnazione, l’Amministrazione
Provinciale convocherà in apposita seduta le ATC i quali porteranno al seguito tutte le domande pervenute.
Per le assegnazioni, l’Amministrazione Provinciale terrà in considerazione i seguenti criteri:
3.1 Ad ogni squadra, dovrà destinarsi una porzione di territorio di massimo 600 ha/squadra ,
indipendentemente dal numero degli iscritti per il periodo prestabilito nel Regolamento di
riferimento ( di 3 anni con eventuale rinnovo ) , tenendo conto dei criteri eco-compatibili sulla
densità venatoria, previsti nel Piano Faunistico Regionale;
3.2 La richiesta prodotta da ogni singolo capo squadra, in riferimento all’assegnazione della zona, dovrà
riferirsi ad un massimo di due aree, ricadenti nell’A.T.C. di competenza.
3.3 L’Amministrazione Provinciale assegnerà le aree di caccia alle squadre, per un periodo di tre anni,
tenendo conto del seguente ordine:
a. Riconferma delle aree già assegnate, nelle stagioni venatorie 2006, 2007 e 2008, alle squadre
iscritte nell’elenco provinciale, nei limiti di 600ha/squadra e cercando omogeneità di territorio. In casi
particolari una volta concluse tutte le assegnazioni delle zone richieste sia delle vecchie squadre che
delle nuove squadre, eventuali territori cacciabili rimasti liberi potranno essere assegnati fino al
raggiungimento del limite di 600 ha/squadra.
b. Risoluzione delle situazioni di contenzioso (da definire entro il 30 Settembre), secondo le seguenti
priorità: ( zone percorse da incendi, aree fuori dal limite massimo di 600 ha/squadra, aree non
389

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
idonee, dispute di confini, ecc. ), per le quali varranno le seguenti priorità previste nel presente
regolamento:
squadre con più anzianità di iscrizione nell’elenco dell’Ufficio Caccia della provincia; in caso
di scissione, smembramento, dimissioni del capo squadra, si intenderà anziana quella
squadra in cui sono rimasti il maggior numero di componenti ed in caso di parità, sarà
preferita la squadra in cui è confluito il capo squadra. Le squadre che perdono la priorità di
anzianità, sono considerate nuove squadre.
squadre residenti nei Comuni comprendenti l’area richiesta con preferenza per le squadre
residenti (con il maggior numero di componenti della stessa squadra residenti nel territorio
comunale ove è ubicata l’area).
L’Amministrazione Provinciale, per la risoluzione del contenzioso può convocare i capi squadra
presso le sedi delle ATC, per essere sentiti.
3.4 In presenza di richieste delle stesse aree di caccia, da parte di più squadre, se non dovessero
emergere situazioni di priorità e precedenza nell’assegnazione, si provvederà all’assegnazione con relativo
sorteggio effettuato dalla Amministrazione Provincia e alla presenza del Presidente dell’A.T.C. e dei
rappresentanti delle squadre interessate o di un loro delegato.
3.5 Sarà vietato ai singoli iscritti, di abbinarsi o registrarsi nella qualità di ospite con squadre diverse.
Sarà obbligatorio consegnare i registri giornalieri di battuta, entro e non oltre 15 giorni dalla data di chiusura
della caccia al cinghiale, al fine di conoscere l’andamento della situazione a livello statistico onde agevolare
gli interventi programmatori successivi. Le squadre che non rispetteranno tale scadenza saranno sospese
per l’annata venatoria successiva.
4. Entro 30 giorni dal termine della stagione venatoria, l’A.T.C. predisporrà una relazione riassuntiva
sull’andamento dei prelievi, sulle consistenze stimate dalle singole squadre nei rispettivi territori e sulle
problematiche eventualmente riscontrate.
5. I confini del territorio, tra le varie squadre, dovranno essere delimitati, nei punti strategici, con
apposite bandierine (od altre indicazioni) che ricalcheranno perfettamente le porzioni di territorio assegnate
alle singole squadre e che salvaguarderanno eventuali altri frequentatori del sito, anche non cacciatori. Tale
espletamento dovrà essere predisposto la mattina, dal responsabile di ogni squadra, prima di iniziare le
ricerche.
6. Quando tra due o più squadre i confini non possono essere ben definiti, vanno inserite, tra le aree
delle suddette squadre, delle “ zone bianche” di rispetto, di almeno 250 m di larghezza e per tutta la
lunghezza del confine considerato.
L’Assegnazione di un’area, da parte dell’Amministrazione Provinciale alle diverse squadre per la caccia al
cinghiale, non preclude l’esercizio di altre forme di caccia ad altri cacciatori e non vieta la frequentazione
dell’area ad altre persone .
390

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 4 - Rotazione delle aree
1. L’Amministrazione Provinciale, di concerto con le ATC, può, trascorsi i tre anni di assegnazione,
valutare l’opportunità, tenuto conto dell’andamento dell’annate venatorie trascorse, delle rispettive relazioni
annuali delle ATC e di ogni altra eventuale segnalazione, procedere alla rotazione delle aree di caccia fra le
diverse squadre interessate, ricadenti in territori fra comuni limitrofi.
Art. 5 - Inserimento nuove squadre
1. Fermo restando i principi sul diritto acquisito delle squadre assegnate in ogni area, come da criteri
stabiliti all’art. 3, le squadre di nuova costituzione saranno inserite in quelle aree dove il rapporto
cacciatore/territorio non scenderà al di sotto dei limiti di recettività previsti dalla normativa vigente ed il
territorio richiesto non risulterà già assegnato.
2. Con la utilizzazione di tutti i territori di caccia, non potranno più essere accolte domande di
costituzione di nuove squadre. La saturazione del territorio, verrà stabilita ogni fine stagione venatoria, in
base alla media di presenze giornaliere nel territorio stesso, mediante il controllo dei registri di ogni singola
squadra.
3. L’eventuale scioglimento di una squadra, automaticamente, la delegittimerà da ogni diritto sul
territorio prima assegnatole; tale area verrà, riassegnata, con i criteri stabiliti dall’art.3, ad eventuali altri
richiedenti.
Art. 6 - Nomina del responsabile della squadra e vice compiti e funzioni
1. Il capo squadra rappresenta legalmente la squadra. Organizza e dirige la stessa, assume la
responsabilità della corretta esecuzione della battuta, con particolare riguardo alla sicurezza operativa della
stessa, in ordine anche al numero di cacciatori impiegati in relazione all’estensione della zona.
2. Restando ferme le responsabilità personali di ogni componente connesse a comportamenti
direttamente imputabili allo stesso, il Capo Squadra è responsabile dei danni a terzi causati ed accertati
durante la battuta di caccia dai componenti la squadra.
3. Il capo squadra, inoltre, è tenuto a collaborare, se richiesto, con l’ ATC per l’attuazione di tutti gli
interventi di gestione faunistico – venatoria dell’ungulato sul territorio venabile, anche oltre la stagione di
caccia (censimenti, battute di controllo ed altro), sulla base del piano faunistico provinciale.
4. Il capo squadra, in particolare:
a – predispone la tabellazione nella zona assegnata, con le apposite tabelle regolamentari;
b – predispone la tabellazione della zona di battuta giornaliera, secondo le modalità di cui all’art. 6, mediante
l’apposizione e la rimozione a fine giornata delle tabelle indicanti la segnalazione “ATTENZIONE BATTUTA
AL CINGHIALE IN CORSO”;
c – controlla che i partecipanti della battuta indossino, all’inizio della stessa, il capo di abbigliamento ad alta
visibilità, di cui all’art. 6;
391

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
d – redige la lista giornaliera delle presenze in battuta utilizzando l’apposito modulo, indicando sia i
componenti che gli invitati (ospiti) con la firma di ognuno;
e – consegna agli invitati (ospiti) prima dell’inizio della battuta, l’apposti cappellino di riconoscimento;
f – registra nel registro giornaliero, gli eventuali capi battuti a fine giornata;
g – esibisce, su richiesta degli agenti preposti alla vigilanza, il foglio di presenze giornaliero;
h - redige una relazione a fine stagione sui risultati conseguiti e sulla consistenza residua della popolazione
locale dei cinghiali.
In caso di assenza del capo squadra, la responsabilità organizzativa, nonché tutti gli incombenti, di cui al
presente articolo, competono ad uno dei due vice capo squadra.
In un clima di collaborazione e autogestione, per il controllo del territorio, tutti i componenti delle squadre
assegnatarie di un area di caccia al cinghiale, al fine di tutelare l’area stessa anche dal punto di ambientale,
sono tenuti a segnalare alle autorità competenti tutte le irregolarità (discariche abusive, pascoli abusivi,
incendi, ecc..) che si dovessero verificare nel territorio a loro assegnato.
Art. 7 - Modalita’ di esecuzione della caccia al cinghiale in battuta.
1. La caccia al cinghiale in battuta si effettua con cacciatori riuniti in squadre, composte da almeno 25
(venticinque), iscritti al registro dei cacciatori per la suddetta caccia, istituito presso l’A.T.C. e con un
massimo di 40 (quaranta).
2. Ogni cacciatore può iscriversi ad una sola squadra e, limitatamente per l’annata venatoria in corso,
non è consentito il cambio di squadra.
3. Il numero minimo di componenti per effettuare la battuta di caccia è di 13 persone, escluso gli
eventuali ospiti.
4. Alle battute di caccia al cinghiale potranno partecipare anche, in qualità di ospiti, un numero di non
più del 10% dei componenti della squadra presenti in quella giornata. Gli ospiti possono partecipare alla
battuta di caccia solo se in possesso dei documenti previsti per lo svolgimento dell’attività venatoria.
5. Le squadre di caccia sono tenute ad indicare, per un fatto di sicurezza, la loro attività all’interno della
zona, apponendo sulle principali vie d’accesso, tabelle recanti il numero della squadra e l’avviso della battuta
di caccia in corso.
6. Entro il primo Settembre, il capo squadra provvederà a comunicare all’A.T.C. l’elenco dei cacciatori
iscritti, i due nominativi dei Vice Capi squadra, completo dei dati richiesti, pena la cancellazione dei singoli
cacciatori.
7. Il rappresentante della squadra o il suo delegato dovrà compilare prima dell’inizio della battuta, la
modulistica relativa alle presenze giornaliere dei cacciatori e, a fine giornata, quella relativa al numero dei
capi abbattuti. Sarà, comunque, possibile l’inserimento di quei cacciatori iscritti nella squadra che si
presenteranno a battuta iniziata.
8. Solo le squadre tra loro confinanti, massimo due, ed obbligatoriamente con il rispetto del numero
minimo alla battuta, hanno la possibilità di cacciare insieme nelle zone loro assegnate, per non più di sei
volte, durante tutta la stagione venatoria.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
9. Nell’ipotesi che una squadra perda interamente la disponibilità della zona di caccia a causa di un
incendio od altro evento calamitoso, i componenti della medesima squadra saranno integrati nelle squadre
dell’A.T.C. di appartenenza.
10. Nell’ipotesi di incendio parziale del territorio la squadra può gemellarsi con le squadre limitrofe.
11. Il numero minimo di componenti per la battuta, devono essere presenti, obbligatoriamente, prima
della “sciolta dei cani” della giornata di caccia.
12. Il cacciatore firma il registro presenze per la caccia al cinghiale e deve garantire la propria presenza
sino alla conclusione della battuta di caccia.
13. In caso di controllo ispettivo il capo squadra, entro due ore è tenuto a riunire tutti i componenti
della squadra presenti sul registro nel luogo del controllo stesso.
14. Ogni capo squadra è tenuto a presentare, prima dall’apertura della caccia al cinghiale, le copie dei
versamenti delle tasse venatorie ( regionali, governative e A.T.C. ) regolarmente pagate dai componenti
della squadra, pena l’esclusione automatica dei cacciatori non in regola.
Art. 8 - Tempi della caccia al cinghiale
1. Il periodo, le giornate, gli orari e le norme di sicurezza della caccia al cinghiale in battuta sono fissati
nel calendario venatorio regionale.
Art. 9 - Modalita’ della battuta
1. Nella caccia al cinghiale in battuta sono utilizzate le armi previste dalla vigente legge.
2. A tutti i partecipanti alla battuta di caccia al cinghiale è vietato il porto di munizione spezzata.
3. Sono utilizzabili apparecchi radio-ricetrasmittenti, esclusivamente a fini di sicurezza.
4. Ai fini della sicurezza personale, durante la battuta di caccia, è fatto obbligo indossare l’apposito gilet
di riconoscimento, o anche, semplicemente un cappellino di colore smagliante, fino alla dichiarata
conclusione di battuta.
Art. 10 - Localita’ di ritrovo
1. I capi squadra, provvederanno entro il 1 Settembre, a comunicare agli A.T.C. il luogo di ritrovo in cui i
responsabili delle squadre dovranno adempiere agli obblighi previsti nel presente regolamento.
2. La mancata comunicazione della località di ritrovo sospende la squadra, dall’ elenco provinciale per
l’esercizio della caccia al cinghiale, fino alla comunicazione della stessa.
393

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 11 - Divieti
1. E’ vietato, pena la cancellazione dall’elenco dell’A.T.C., da parte delle squadre o di singoli
componenti delle stesse, arrecare danno o qualsiasi disturbo alla selvaggina o all’ambiente (agricoltori,
residenti ecc.) attraverso il metodo della “parata”, dei “fuochi” ed altri sbarramenti anche di carattere
acustico, nonché mediante l’uso di sostanze repellenti.
2. Per i divieti, non espressamente previsti dal presente regolamento, si applicano tutti quelli previsti
dalla normativa vigente.
Art. 12 - Sanzioni
1. Per quanto riguarda le violazioni al presente regolamento, saranno sanzionate a norma dell’art.20
della Legge Regionale 9/96.
Art. 13 - Sanzioni accessorie e sanzioni disciplinari individuali
1. L’A.T.C., dandone comunicazione al capo squadra responsabile, nega per un periodo di un anno e fino a
due anni, l’iscrizione alle squadre di caccia al cinghiale, al cacciatore che:
a. esercita la caccia al cinghiale, nel territorio vocato e non vocato, in forme diverse da quelle stabilite
dal Regolamento Regionale o per sconfinamento dell’area assegnata;
b. che risulti iscritto in altre squadre;
c. che non indossi il prescritto gilet o cappellino di riconoscimento.
2. La non corretta compilazione delle schede giornaliere comporterà al rappresentante della squadra la
sospensione di numero tre battute di caccia consecutive.
3. In caso di recidiva, tale sospensione sarà di sei giornate. Gli addetti ai lavori dell’A.T.C. a ciò
demandati potranno richiedere verifiche del registro delle battute giornaliere ogni qualvolta lo riterranno
opportuno.
Art. 14 - Sanzioni disciplinari collettive
1. La squadra che non rispetti, durante la battuta di caccia, i confini della zona assegnata, sarà sospesa
per numero quattro battute consecutive; in caso di recidiva, tale sospensione, verrà effettuata in numero otto
battute di caccia. Lo sconfinamento non è considerato tale quando si tratti del recupero dei cani ed, in
questo caso, non bisogna apparire in atteggiamento di caccia ( fucile scarico e possibilmente spezzato).
2. La squadra che effettua battute senza la presenza di tutti i componenti, riportati presenti nell’apposito
elenco, sarà immediatamente sospesa per cinque giornate di caccia al cinghiale.
3. Sospensione di numero tre battute per chi viola le disposizioni del presente regolamento non
espressamente richiamate.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
4. E’ assolutamente vietato da parte delle squadre effettuare immissioni di “Cinghiali”, pena la
cancellazione della squadra.
5. Nel caso di applicazioni di sanzioni non contemplate nel presente regolamento, decide, caso per
caso, l’A.T.C. applicando la normativa vigente.
6. Qualora nelle aree di caccia assegnate , si verificano:
- casi reiterati di avvelenamento cani o altri animali;
- incendi;
- eccessivi danni alle colture agrarie causate da fauna selvatica oggetto di prelievo venatorio,
l’Amministrazione Provinciale, d’intesa con le ATC e le Associazioni Venatorie, effettuerà, dopo un’attenta
valutazione, una indagine specifica al fine di accertare le cause ed eventualmente sospendere
temporaneamente l’attività venatoria nel suddetto territorio.
Art. 15 - Piano di gestione sugli abbattimenti
1. In riferimento al numero dei capi da abbattere, per il primo anno è fissato nei parametri contemplati
nel calendario venatorio in uso; successivamente, in riferimento alle segnalazioni pervenute all’organo
provinciale preposto, da parte delle squadre sulla presenza del cinghiale sul territorio, nonché su quanto
verrà attivato per monitorare il territorio, per gli anni successivi, sentiti gli organi competenti, si quantificherà
l’abbattimento dei capi di cinghiali nelle varie aree di intervento, tenendo conto, anche, delle operazioni di
immissioni autorizzate. Tale piano, dovrà essere riferito al controllo della specie che determina di
conseguenza anche stabilità nel contenimento dei danni arrecati alle colture agricole.
2. L’A.T.C. attuerà un programma per la prevenzione dei danni causati dal cinghiale alle colture
agricole, da affidare agli agenti di Vigilanza coadiuvati dagli addetti al “controllo” (da abilitare con specifico
corso di formazione), per la sua realizzazione, a personale autorizzato dalla normativa vigente. Tale
programma dovrà essere inviato all’Amministrazione Provinciale entro il 30 Marzo 2009, e cosi di seguito per
gli anni futuri.
3. Gli interventi da realizzare sono:
a. Apprestamenti pabulari (impianto di tramogge con alimenti integrativi) da localizzare in zone lontane
dalle colture agricole (finanziate dalla provincia).
b. Istallazione di recinzioni elettriche a protezione delle colture (finanziati dalla provincia, il materiale
resterebbe, comunque, di proprietà della provincia).
c. Interventi mirati con sciolta di mute di cani allo scopo di allontanare i cinghiali da aree dove
maggiormente sono presenti la colture (sotto il controllo delle Guardie Provinciali, o delle Guardie
Volontarie appartenenti alle varie Associazioni Venatorie presenti sul territorio con rappresentanze
multiple)
d. L’uso di apparecchi detonanti;
e. Uso di sostanze repellenti.
4. Per quanto riguarda il risarcimento dei danni alle aziende agricole, causati dai cinghiali, si provvederà
d’intesa gli A.T.C. con l’Amministrazione Provinciale.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 16 - Vigilanza e controllo
1. Il servizio di Polizia Provinciale ed i soggetti individuati all’art.27 della legge 157/92, nell’ambito
delle rispettive competenze,sono preposti alla vigilanza al presente Regolamento.
Art. 17 - Registro squadre
1. Per l’inserimento di nuove squadre, si impone di adottare il criterio di massimo 600 ha /squadra.
Pertanto, le nuove squadre potranno essere inserite in quei territori dove tale criterio rapporto non sfonderà i
parametri di compatibilità territoriale, previsti dalla norma in materia.
2. L’A.T.C., al momento del rilascio dell’autorizzazione, fornirà alle squadre il Registro giornaliero delle
battute, che sarà fornito prima dell’inizio dell’annata venatoria.
3. Al fine di tutelare quei cacciatori che non sono fisicamente presenti alla battuta e per evitare un uso
scorretto del loro nominativo, accanto al nome, ogni cacciatore, dovrà apporre la propria firma per esteso e
convalida della presenza giornaliera.
4. Gli A.T.C. nella gestione della caccia al cinghiale faranno riferimento alle strutture amministrative e
alle professionalità esistenti nell’Amministrazione Provinciale di Catanzaro, tramite stipule di protocolli
d’intesa. In assenza di questa, ne risponderà, in prima persona, il capo squadra.
Art.18 - Norme finali e transitorie
1. Si evidenzia, inoltre, che il Regolamento potrà essere oggetto di modifiche ed integrazioni, da parte
dell’Amministrazione Provinciale, d’intesa gli A.T.C. e da attuarsi secondo le modalità previste dallo stesso,
anche alla luce di nuove norme e regolamenti.
2. E’ fatta salva l’applicazione di ogni vigente disposizione di legge.
Il presente regolamento sarà inserito nel redigendo Piano Faunistico Provinciale per farne parte
integrante.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
REGOLAMENTO N. 11
NORME PER LA REGOLAMENTAZIONE DELLE CATTURE
PER CESSIONE A FINI DI RICHIAMO
Art. 1 – Finalità
1. Sul territorio della Provincia di Catanzaro é consentita l’attività di cattura per l’inanellamento e
cessione a fini di richiamo per lo svolgimento dell’attività venatoria da appostamento fisso e temporaneo.
2. Le specie ammesse all’attività prevista nel comma 1 sono tutte quelle presenti, stabilmente o
periodicamente, sul territorio della Provincia.
3. Rientrano nell’attività di cattura prevista nel precedente comma 2 le seguenti specie cacciabili:
l’allodola, la cesena, il tordo bottaccio, il tordo sassello, il merlo, la pavoncella ed il colombaccio.
4. L’elenco delle specie ammesse può essere modificato annualmente a seguito di leggi o dispositivi a
livello regionale, nazionale ed europeo; in questo caso la Giunta Provinciale provvede all’aggiornamento del
suddetto elenco.
Art. 2 - Attività di cattura e di inanellamento
1. L’attività di cattura per inanellamento e per la cessione a fini di richiamo deve essere gestita
esclusivamente dalla Provincia di Catanzaro attraverso gli Uffici Caccia ed in impianti allo scopo allestiti.
2. La Provincia di Catanzaro può avvalersi delle Guardie Venatorie Provinciali, delle Guardie Venatorie
Volontarie appartenenti ad associazioni venatorie, agricole ed ambientali che hanno instaurato un rapporto
di collaborazione con la Provincia in base all’apposito regolamento, i cacciatori con qualifica di “selettore”,
abilitati dalla Provincia mediante appositi corsi di formazione e prove d'esame finali.
3. Tutti gli animali catturati devono essere marcati o inanellati e, nel caso in cui non rientrino nelle specie
di cui al comma 3 dell’art. 1, rimessi in libertà.
4. I marchi e gli anelli devono riportare una sigla e/o codice di riconoscimento dell’ente o istituto che ha
provveduto alla cattura.
5. Gli impianti di cattura devono essere del tipo provvisionale e devono poter essere rimossi alla
conclusione dell’attività di cattura.
6. I costi di gestione degli impianti di cattura e di inanellamento sono a carico del titolare
dell’autorizzazione.
7. Gli animali che durante la cattura possono aver subito traumi devono essere inviati presso centri
specializzati per il recupero e da questi, dopo la riabilitazione, restituiti all’ente interessato che curerà la
messa in libertà nella stessa zona di cattura.
8. Gli animali catturati che presentato particolari anomalie morfologiche e fisiche devono essere trattenuti
ed inviati presso centri specializzati per studi approfonditi.
9. Gli obblighi di cui ai commi 6 e 7 e le spese derivanti sono a carico dei titolari dell’autorizzazione.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Art. 3 – Autorizzazione
1. La domanda di autorizzazione per l’attività di cattura a fini di richiamo deve essere inoltrata alla
Provincia che, con proprio parere, provvederà a trasmetterla alla Regione per le determinazioni finali.
2. Gli impianti di cattura di competenza diretta della Provincia sono autorizzati dalla Giunta Regionale su
richiesta degli Uffici Provinciali della Caccia.
3. Le domande devono essere corredate da corografia con l’ubicazione dell’impianto di cattura, da una
relazione illustrativa l’attività, il tutto in triplice copia, e da un versamento di €. 50,00 in favore della Provincia
di Catanzaro, Ufficio Caccia, per costo istruzione pratica.
Art. 4 - Aree interessate
1. L’attività di cattura e inanellamento per la cessione a fini di richiamo può avvenire esclusivamente nel
territorio disponibile per la gestione programmata della caccia (A.T.C.).
Art. 5 - Periodi e modalità per l’attuazione delle catture
1. L’attività di cattura e inanellamento per la cessione a fini di richiamo può avvenire nel periodo
compreso tra il 1° ottobre di ogni anno ed il 28 fe bbraio successivo.
2. Durante l’attività di cattura, nel raggio di 300 ml dall’ubicazione dell’impianto deve essere vietata,
cautelativamente ed in via provvisoria, l’attività venatoria, con l’affissione di apposite tabelle che devono
essere rimosse a conclusione dell’attività.
3. Le tabelle devono contenere la seguente dicitura:
Provincia di Catanzaro
Attenzione: Impianto Provvisorio di cattura e
inanellamento
L.R. N. 9/96
Aut. n. ____ del _________
Divieto provvisorio di caccia
4. Le tabelle devono essere collocate lungo tutto il perimetro a distanza di 300 ml dall’impianto di
cattura, su pali o alberi, ad un’altezza non inferiore a ml 2.00 dal terreno ed a una distanza non superiore a
100 metri una dall’altra e, comunque, in modo che le stesse siano visibili.
6 .Le tabelle sono apposte a cure e spese del titolare della concessione e devono essere
rimosse dallo stesso a conclusione delle operazioni di cattura.
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Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
7. Nel periodo compreso tra il 1° settembre di ogni anno ed il 31 gennaio successivo e solo su terreno
libero la durata dell’attività di cattura e inanellamento per cessione a fini di richiamo non deve superare dieci
giorni dall’inizio delle catture. Trascorso tale termine l’impianto deve essere rimosso e tutti i divieti
temporanei decadono.
Art. 6 – Sanzioni
1. Per le violazioni delle disposizioni contenute nella presente disciplina, compiute da soggetti non
autorizzati si applicano le sanzioni amministrative e penali contenute nella legge 157/92, artt. 30 e 31 e nella
L.R. n. 9/96, art. 20.
2. Per i reati commessi dal personale abilitato, di cui all’art. 2, oltre alle sanzioni previste al comma 1, la
Provincia disporrà la sospensione dei contravventori dall’attività di controllo; in particolare per i cacciatori
“selettori” può disporre la revoca di detta qualifica.
3. I proprietari e conduttori che incorrono nelle violazioni di cui al comma 1, saranno esclusi da eventuali
incentivi economici disposti dalla Provincia o dai Comitati di Gestione in loro favore per le attività previste
dalla L.R. n. 9/96.
Art. 7 - Disposizioni transitorie e finali
1. Il personale addetto alle catture e inanellamenti, dovrà mantenere presso l’impianto copia
dell’autorizzazione rilasciata dalla Giunta Regionale.
2. Per lo svolgimento dell’attività di cattura non é necessario il consenso preventivo del proprietario e/o
conduttore del fondo, che deve essere, comunque, informato dello svolgersi delle operazioni.
3. L’opposizione del proprietario o del conduttore del fondo comporta l’esclusione degli stessi dagli
incentivi previsti dalla L.R. n. 9/96.
4. Per quanto non espressamente citato nel presente regolamento si rimanda a quanto riportato nella
Legge 157/92 e nella L.R. n. 9/96.
5. L'applicazione del presente regolamento viene affidata a tutti i soggetti giuridicamente autorizzati dalla
Legge n. 157/92 e dalla Legge Regionale n. 9/96.
6. Il presente regolamento entra in vigore con l’approvazione e pubblicazione del piano faunistico
venatorio provinciale, fatte salve eventuali modifiche richieste dalla Regione Calabria in fase di
coordinamento dei piani provinciali .
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5. Cartografia
5.1. Introduzione
Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
Il Piano Faunistico Venatorio Provinciale è stato dotato di una adeguata cartografia costituita
da sei tavole in ognuna delle quali sono indicati superfici, confini, strutture ad aree di particolare
interesse venatorio ed ambientale.
Le tavole sono, in dettaglio, le seguenti:
• Tav. 1): Planimetria generale con l’indicazione dei confini provinciali e degli A.T.C
• Tav. 2): Carta delle aree urbanizzate.
• Tav. 3): Carta delle vocazioni faunistiche.
In questa tavola sono state individuate gli areali di tutte le specie cacciabili sia stanziali che
migratorie presenti nel territorio provinciale; in particolare, per la selvaggina migratoria sono state
individuate tre direttrici principali lungo le quali avvengono i flussi di migrazione.
La direttrice n. 1 interessa la fascia costiera tirrenica e costituisce principalmente rotta di
migrazione per l’avifauna acquatica e per i tordi in genere.
La direttrice n. 2 lambisce la costa dell’alto Ionio e penetra nella dorsale appenninica calabrese,
attraversando da nord a sud l’intera provincia; essa é particolarmente interessata, oltre che da
avifauna acquatica, dai flussi migratori della beccaccia e del beccaccino.
La direttrice n. 3 proviene dal Golfo di Taranto e percorre la dorsale ionica dell’Appennino
calabrese; su di essa confluiscono principalmente allodole, quaglie e tortore.
• Tav. 4): Carta dell'uso agricolo dei suoli.
Questa tavola è stata elaborata con l’indicazione di massima di solo tre qualità colturali.
Un maggiore grado di dettaglio avrebbe comportato lo sviluppo di studi e ricerche che
esulavano dalle direttive prioritarie per la redazione del Piano Faunistico Venatorio Provinciale.
Il territorio disponibile, ad eccezione delle fasce costiere altamente urbanizzate e dei due più
grossi centri urbani di Catanzaro e Lamezia, é stato suddiviso in ampi areali in ciascuno dei quali si
é considerata predominante una sola delle seguenti qualità colturali:
- seminativi, prati e pascoli;
- colture permanenti;
- boschi.
• Tav. 5): Carta delle aree vincolate.
Questo elaborato contiene l’indicazione delle aree vincolate a qualsiasi titolo.
• Tav. 6): Carta delle aree di attenzione del P.A.I.
Sono state inoltre individuate aree ritenute idonee per la costituzione delle zone di
addestramento cani, oltre a quelle già autorizzate; per le altre strutture di protezione e di gestione
privata della caccia, comprese le zone di addestramento cani, previste dalla L.R. n. 9/96, si ritiene
che il rimanente territorio agro-silvo-pastorale possa essere, in genere, idoneo alla loro istituzione.
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Riferimenti foto: Le foto sono state scaricate da internet (Wikipedia e dai siti disponibili sui motori di
ricerca).
Inoltre: Consultazione documenti dell’Università degli Studi di Bologna, Facolta di Agraria
410

Piano Faunistico Venatorio della Provincia di Catanzaro
La redazione del piano faunistico é stata possibile grazie alla collaborazione di amici
cacciatori, agricoltori ed ambientalisti, che hanno partecipato con le loro esperienze, ai
quali va un vivo ringraziamento da parte dell’Ufficio Caccia della Provincia di Catanzaro.
Si ringraziano, altresì, i Comitati di Gestione degli A.T.C. CZ1 e CZ2, tutte le
Associazioni Venatorie, Agricole e Ambientaliste, operanti nella Provincia di Catanzaro,
che, attraverso la Commissione Faunistica Provinciale, hanno reso possibile arricchire il
piano faunistico con argomentazioni e notizie di rilievo.
Si esprime gratitudine, per la disponibilità ricevuta, a:
Ufficio Agricoltura Caccia e Pesca
Regione Calabria,
Ufficio Ecologia, Settore Caccia e Pesca della Provincia di
Catanzaro
Ufficio Tecnico della Provincia di
Catanzaro
Corpo Forestale dello Stato, Aziende di Stato Foreste Demaniali,
Catanzaro
Corpo Forestale dello Stato, Ispettorato Regionale delle Foreste,
Catanzaro
Corpo Forestale dello Stato, Ispettorato Regionale delle Foreste,
Lamezia Terme
A.FO.R. Azienda Forestale Regione Calabria
Catanzaro
A.R.S.S.A. Agenzia Regionale per lo Sviluppo ed i Servizi in Agricoltura, Cosenza
Comunità Montana dei Monti Mancuso, Reventino e
Tiriolo
Comando Stazione del Corpo Forestale
Monaco
Comando Stazione del Corpo Forestale
Buturo
Comando Stazione del Corpo Forestale
Serrastretta
Il Coordinatore del Piano Faunistico, insieme ai suoi collaboratori, infine, rivolge un affettuoso
ringraziamento al Presidente della Provincia Wanda Ferro, all’Assessore Nicolantonio
Montepaone ed ai rappresentanti dei Gruppi Consiliari per la fiducia accordata ed agli amici
Tommaso Di Girolamo,Tonino Merazzi, Giovanni Sacchinelli, Rocco Stranieri, Giuseppe Ricca
e gli Agenti del Corpo di Polizia Provinciale con il Comandante Dott. Domenico La Gamma
per essere stati di supporto nella raccolta di dati e notizie necessarie alla stesura del piano.
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