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La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line

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l’abbigliamento del pastore. Nel tempo, seguendo i pastori anglonesi, gocean<strong>in</strong>i o<br />

barbaric<strong>in</strong>i che occupavano, prima come soccidari e poi come padroni, gli stazzi<br />

abbandonati dai loro primi proprietari, ha gradatamente sostituito l’allevamento<br />

bov<strong>in</strong>o. Però se su dieci ov<strong>in</strong>i ricevuti - <strong>in</strong> garrigu ne moriva uno, al 24 giugno era<br />

obbligo del pastore rendere due agnelli o capretti. <strong>La</strong> pecora sarda è di piccola<br />

taglia. Gli animali m<strong>in</strong>uti, da stia e da gabbia, erano di esclusiva proprietà del pastore.<br />

I maiali o sono lasciati liberi di pascolare ghiande o sono r<strong>in</strong>chiusi <strong>in</strong> un piccolo<br />

rec<strong>in</strong>to circolare <strong>in</strong> pietra detto cr<strong>in</strong>a, dal pavimento <strong>in</strong> terra battuta, con <strong>una</strong><br />

vaschetta lapidea (lacc<strong>una</strong>) per il cibo e <strong>una</strong> piccola tettoia come riparo dalle <strong>in</strong>temperie.<br />

Qui alimentati con pastoni di crusca cui si aggiungono resti commestibili<br />

dei pasti domestici <strong>in</strong>grassano rapidamente, dest<strong>in</strong>ati a costituire poi la riserva<br />

di carne nella dieta annua del pastore. Le scrofe - lóvii - partorienti vengono separate<br />

<strong>in</strong> un rec<strong>in</strong>to più ampio detto àrrula, e lì restano, anche dopo il parto, dapói<br />

chi pulciddàani, f<strong>in</strong>ché i porcell<strong>in</strong>i non sono <strong>in</strong> grado di badare a se stessi e difendersi<br />

dalle <strong>in</strong>sidie della volpe (lu macciòni), a quel punto si lascia aperta l’àrrula<br />

dove riparano anche i maiali allo stato brado, che si nutrono di ghiande e che<br />

possono nottetempo trovare giaciglio illu sitagliu, costruzione simile a lu salcóni,<br />

ma <strong>in</strong> aperta campagna e costruito con m<strong>in</strong>or accuratezza. Il parto avviene due<br />

volte l’anno e ogni scrofa partorisce c<strong>in</strong>que o sei maial<strong>in</strong>i per volta, venduti prima<br />

che compiano l’anno (acchisogli), oppure <strong>in</strong>grassati con <strong>una</strong> dieta esclusiva di<br />

ghiande sono venduti a compratori che ne fanno prosciutti. Quando si vuole un<br />

maiale particolarmente grasso si r<strong>in</strong>chiude <strong>in</strong> un rec<strong>in</strong>to a gabbia detto saùrra,<br />

molto angusto, la cui <strong>in</strong>telaiatura è data da quattro pali conficcati <strong>in</strong> quadrato, distanti<br />

l’uno dall’altro solo un paio di metri, dal pavimento d’assi di legno ricoperte<br />

da frasche pressate per motivi igienici, <strong>una</strong> tettoia di fort<strong>una</strong> e le pareti formate da<br />

tavole e paletti fittamente <strong>in</strong>chiodati.<br />

Nei pressi della rustica abitazione del pastore, di solito composta da la<br />

cambara manna e l’appusentu, o addossati a questa, si trovano: lu p<strong>in</strong>nènti, la<br />

stadda e la casédda di la padda. Lu p<strong>in</strong>nènti, vano ad uno spiovente <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità<br />

con lo spiovente retrostante di la casa manna o stazzo, col quale comunica attraverso<br />

<strong>una</strong> portic<strong>in</strong>a, è la stanza pa lu bistrasciu, dove è cioè consentito il più<br />

grande disord<strong>in</strong>e. Alla lettera lu bistrasciu è lo sconquasso, lo scempio, <strong>in</strong>fatti vi si<br />

squartano, si riducono a pezzi e si disossano le carni del maiale; vengono confezionate<br />

le salsicce, poi appese illa paltica; si mette sotto sale il lardo e si compiono<br />

tutte le normali operazioni di macelleria e conservazione di carni; si susseguono<br />

anche le diverse fasi di preparazione dei lattic<strong>in</strong>i e del formaggio, conservato<br />

poi ad asciugare su graticci sospesi. Vi si compiono quelle azioni che procurano<br />

disord<strong>in</strong>e e hanno bisogno di spazio e utensili.<br />

<strong>La</strong> stadda è di fatto <strong>una</strong> normalissima piccola stalla riservata al solo cavallo<br />

e a tutti i suoi f<strong>in</strong>imenti e accessori utili ad accudirlo; gli altri animali, come abbiamo<br />

visto, restano, per lo più, allo stato brado. <strong>La</strong> casedda di la padda o casetta<br />

per la paglia consiste <strong>in</strong> <strong>una</strong> capanna di pietrisco dove si conserva la riserva di<br />

paglia, che spesso è sistemata <strong>in</strong> <strong>una</strong> grotta o “tafone” naturale, detto appunto la<br />

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conca di la padda.<br />

Un accenno bisogna fare all’ampio spazio davanti alla casa, opport<strong>una</strong>mente<br />

acconcio e piacevole a vedersi perché mette <strong>in</strong> risalto l’abitazione e rappresenta<br />

<strong>una</strong> sorta di circonferenza erbosa attorno alla quale stanno le strutture e gli<br />

edifici descritti. Fra spazio di comunicazione e <strong>in</strong>vito all’<strong>in</strong>gresso, impropriamente<br />

potremmo assimilarlo all’“aia” delle case coloniche, ma il nome locale pastricciali,<br />

da pastoricciale, cioè ambito <strong>in</strong> cui il pastore svolge alcune funzioni proprie, ne<br />

<strong>in</strong>dica la dest<strong>in</strong>azione diversa.<br />

Tant’è che la trebbiatura avviene su un ampio spazio circolare e lastricato<br />

detto appunto lu rótu, con un palo conficcato al centro, cui si lega <strong>una</strong> coppia di<br />

buoi aggiogata a trasc<strong>in</strong>are li pétri d’agliòla, o lastre levigate per la trebbiatura. Di<br />

altre costruzioni, <strong>in</strong>serite entro spazi diversi e altri edifici, esempio: la casédda di<br />

la ‘igna, la casédda di lu furru diremo al momento di esporre le attività e i lavori<br />

rurali ai quali quegli edifici son funzionali.<br />

<strong>La</strong> viabilità rurale anche quando prende nomi pomposi è rapportabile alle<br />

m<strong>in</strong>uscole dimensioni dei vari elementi, così che lu cam<strong>in</strong>u mannu (la grande<br />

strada) è di fatto un sentiero sterrato <strong>in</strong>terpoderale che a fatica si tiene sgombro<br />

dalla “macchia” <strong>in</strong> espansione a riguadagnare spazi perduti. Più modesti lu cam<strong>in</strong>u<br />

di lu carrulu - la via per il carro; lu cam<strong>in</strong>u caaddaricciu (stretto sentiero che<br />

consentiva il passaggio del solo cavallo); la semita - sottile viottolo percorribile solo<br />

a piedi; la semitedda - l<strong>in</strong>ea appena accennata tra le frasche dal passaggio delle<br />

capre.<br />

Di un certo <strong>in</strong>teresse la toponomastica. Indica spesso le caratteristiche dei<br />

luoghi: li mònti tundi, mònti ruju, mònti ritundu, vena tòlta, lu riaréddu, lu riu di la<br />

céra, la ‘èna di la céra, lu puzzòni di la céra, lu puzzòni di lu l<strong>in</strong>u, razza di juncu.<br />

Oppure <strong>in</strong>dica somiglianze di qualche roccia con animali, o ne <strong>in</strong>dica la presenza:<br />

monti di li capri, la capaccia (teschio), la funtana di li capri, lu baccu di lu bóiu, iscia<br />

di ‘acca, iscia di lèpparu, la m<strong>in</strong>da di li ‘itéddi, li caprittai, li pulcaggj. Talvolta i<br />

nomi fanno riferimento a persone: Gjacumòni, Gjuannicchéddu, Baignòni, Petru<br />

Cònca, Andria Aguisi, Frati Gjuanch<strong>in</strong>i, Frati Saragati, Nòdu d’Efisi. Comuni pure i<br />

riferimenti alla vegetazione o fitonimi: la filitticcia, l’èlchi, litarru ruiu, liccia ‘<strong>in</strong>tósa,<br />

liccia barria, la sasimédda (alaterno), punta di la ‘jacia (del g<strong>in</strong>epro), la punta ‘addósa,<br />

li ciuddi can<strong>in</strong>i, li fèrruli. Non mancano le registrazioni delle caratteristiche<br />

dei luoghi abitati: li casacci, li cupunéddi, li p<strong>in</strong>nittéddi, la casa nóa, li casi ‘ècchj,<br />

la cònca ‘<strong>in</strong>tósa. Non sono dimenticate le particolarità dei luoghi: valdióla, campulòngu,<br />

striscia lalga, lèttu di ‘ita, vaddilònga, pastriccialédda, lu rotaréddu, lu cantòni.<br />

Molti erano i nomi di cui sfuggono o sono dimenticati orig<strong>in</strong>e e significato:<br />

barrabisa, tuvuru maióri (turibulum?), poltu puddu, trimèntu, la ‘itazzòna (vidazzone?).<br />

A2 - L’ORTO, LA VIGNA E IL PASTRICCIALE.<br />

L’orto, pur necessario alla dieta agreste, non ha mai avuto molta importanza<br />

e non ha mai <strong>in</strong>teressato, nell’economia dello stazzo, grandi estensioni di terra.<br />

Cosicché, <strong>in</strong> genere, alla sua cura pensa la massaia, lasciando alla laboriosità

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