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La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line

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A – LO STAZZO.<br />

A1 – GLI EDIFICI.<br />

Lo stazzo è un tipo elementare di abitazione rurale dalla tipologia l<strong>in</strong>eare<br />

con muratura granitica e il tetto di tegole e canne sostenuto da <strong>una</strong> travatura di<br />

g<strong>in</strong>epro. Il vano della porta, sempre a levante o mezzogiorno, aveva il serramento<br />

a due battenti con quattro pannelli. Gli altri elementi architettonici dal grad<strong>in</strong>o<br />

d’<strong>in</strong>gresso (mitali) al pavimento <strong>in</strong> terra battuta (pamentu), f<strong>in</strong>o all’architrave di di<br />

g<strong>in</strong>epro dalla l<strong>in</strong>ea s<strong>in</strong>uosa a sostegno della volta (trai tolta), erano semplici e<br />

funzionali. I materiali usati sono quelli offerti dalla natura circostante: granito e legno<br />

di g<strong>in</strong>epro. L’autentica architettura popolare, soprattutto quella delle campagne<br />

galluresi, a differenza di quella colta ufficiale dei libri di testo e delle riviste<br />

pat<strong>in</strong>ate specializzate, è stata quasi sempre trascurata dalle preoccupazioni conservative<br />

degli organi istituzionali, come, a maggior ragione, dall’<strong>in</strong>teresse della<br />

generalità dell’op<strong>in</strong>ione pubblica e pers<strong>in</strong>o dagli stessi proprietari.<br />

In <strong>Gallura</strong> mancano progetti organici e territoriali di studio delle architetture<br />

rurali, ancor meno ne esistono di conservazione e recupero. E questa proposta<br />

vuol essere <strong>in</strong> qualche misura un rimedio. Riscoprire la disarmante coerenza funzionale<br />

e stilistica di uno stazzo gallurese acquista un significato eversivo nei<br />

confronti del monumentalismo ufficiale. Le imitazioni formalistiche dell’edilizia rustica,<br />

quali si vedono nei residences vacanzieri, non potranno mai ricreare i valori<br />

orig<strong>in</strong>ali, che rispondevano e vedevano l’armonia sobria ed essenziale delle costruzioni<br />

come il risultato di <strong>una</strong> ricerca autonoma che andava <strong>in</strong>contro alle esigenze<br />

di lavoro e di vita, sottratte dunque ai capricci del mercato ed <strong>in</strong>serite <strong>in</strong> un<br />

tessuto sociale e produttivo, frutto di avvenimenti storici e adattamenti successivi,<br />

a misura degli eventi e delle condizioni esistenti. Siamo anche consapevoli che<br />

non è sufficiente riproporre l’architettura rustica seguendo le vie della semplicità e<br />

della severità architettonica, perché non si può riguadagnare l’autenticità perduta,<br />

se non attraverso un recupero funzionale che fa riferimento all’evoluzione culturale<br />

e, attraverso molteplici percorsi selettivi, a <strong>una</strong> riscoperta delle radici.<br />

Dopo il primo ventennio del ‘700, il term<strong>in</strong>e stazzo si fece usuale ad <strong>in</strong>dicare<br />

un territorio privato posto all’<strong>in</strong>terno della cussorgia (term<strong>in</strong>e per ora usato nel<br />

senso di contrada). Spesso sostitutivamente nei documenti compariva il term<strong>in</strong>e<br />

spagnolo rebagno (rebaño) gregge, prima, più raramente, varriadorgiu o braviadorgiu.<br />

Compariva pure estazu o, lat<strong>in</strong>amente, stazio. Propriamente il term<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dica<br />

da pr<strong>in</strong>cipio la casa, poi, estensivamente, <strong>in</strong>clude l’orto, la vigna, il pastricciale,<br />

i tancati attorno alla casa, f<strong>in</strong>o a co<strong>in</strong>cidere con l’<strong>in</strong>tera proprietà.<br />

Quasi sempre era costruito <strong>in</strong> <strong>una</strong> posizione dom<strong>in</strong>ante il paesaggio <strong>in</strong>torno,<br />

spesso vic<strong>in</strong>o a <strong>una</strong> sorgente o un ruscello. In tempi calamitosi si costruiva <strong>in</strong><br />

<strong>una</strong> posizione celata agli sguardi di chi giungeva dal mare. Frequenti erano gli<br />

assalti, con grassazioni e devastazioni, dei pirati barbareschi che fecero la loro<br />

comparsa f<strong>in</strong>o ai primi anni del XIX secolo. In tempi meno pericolosi lo si edifica<br />

al centro di un’ampia radura, lu pastricciali o pastoricciale, cioè lo spazio dove il<br />

pastore esegue molte operazioni della sua attività pr<strong>in</strong>cipale. Magari a ridosso<br />

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degli ampi blocchi granitici ricchi di tafoni, utili al ricovero di oggetti utensili, paglia,<br />

v<strong>in</strong>o e prodotti da conservare <strong>in</strong> luogo fresco e asciutto.<br />

Dal Casalis <strong>una</strong> def<strong>in</strong>izione s<strong>in</strong>teticissima: “…il luogo dove il pastore fabbricò<br />

il ricovero per sé e la famiglia e pose sua mandria è detto stazzo…” 2 . L’edificio<br />

<strong>in</strong> muratura, esternamente <strong>in</strong>tonacato e calc<strong>in</strong>ato, esaltato per il suo l<strong>in</strong>dore dagli<br />

“scrittori di cose sarde” e dai viaggiatori che restavano piacevolmente ammirati<br />

quando, dopo aver attraversato un bosco, o aver camm<strong>in</strong>ato a lungo per sentieri<br />

impervi, improvvisamente <strong>in</strong> <strong>una</strong> radura <strong>in</strong> fondovalle, su un poggio, a ridosso di<br />

grandi massi granitici, si imbattevano nelle bianche casette, attorno alle quali ogni<br />

cosa aveva un ord<strong>in</strong>e circolare segno di <strong>una</strong> profonda “sardizzazione”, anche degli<br />

elementi architettonici.<br />

Qualche secolo addietro, secondo la testimonianza del Fara (1585):<br />

“…Molti [pastori] viveano esposti a tutti i rigori delle stagioni e altri <strong>in</strong> piccole capanne<br />

di strame e di sovero [sughero], altri nelle camere de’ norachi... s<strong>in</strong>o a<br />

tempi non molto da noi distanti, quando com<strong>in</strong>ciarono a condurre seco le famiglie<br />

<strong>in</strong>tiere... alcuni si ricoverarono nelle frequenti concavità delle rupi granitiche [conchi],<br />

altri si riposano dentro capanne di forma circolare con <strong>una</strong> muriccia sostenuta<br />

da paloni sopra il quale posa il tetto conico... In qualche stazio troverai camere<br />

ammobigliate <strong>in</strong> maniera gentile... il trattamento cortesissimo... <strong>in</strong> “Surrao” e<br />

nell’”Iscia”... In quelli di <strong>una</strong> sola camera vedesi un solo letto, qualche panca, alcuni<br />

scanni, la mac<strong>in</strong>a, la luscia, .... gli utensili per la salamoia, i secchioni che dicono<br />

p<strong>in</strong>te, le pelli, la lana, il formaggio, il graticcio sopra il focolare... di notte i figli,<br />

gli altri parenti e i servi adagiansi sopra stuoie, pelli, sugheri o sacchi, <strong>in</strong>volti<br />

nel gabbano <strong>in</strong>torno al tronco che arde nel focolare…” 3<br />

Conferma De Rosa (1899): “…Le case di <strong>Gallura</strong> non presentavano cosa<br />

alc<strong>una</strong> <strong>in</strong>dispensabile ai comodi della vita... le case dei pastori consistenti <strong>in</strong> misere<br />

capanne, fatte a muro barbaro (mòriccia), coperte da giunchi e da tifa... Il<br />

fuoco vi si accendeva nel focolare, che era un rettangolo fatto con pietre e mattoni,<br />

pavimentato con argilla, dove oltre a scaldarsi e cuc<strong>in</strong>are le vivande, si cuoceva<br />

il pane succenericcio (focaccia - lu coccu illa zidda)... le pareti erano nere e<br />

coperte d’untume per la grassa fuligg<strong>in</strong>e che vi depositava il fumo... nelle case<br />

povere il mobilio si riduceva a un letto con pagliericcio imbottito di trucioli o paglia<br />

d’orzo, la cui lettiera consisteva <strong>in</strong> due cavalletti a due piedi, ciascuno term<strong>in</strong>ante<br />

<strong>in</strong> un largo zoccolo, o <strong>in</strong> quattro pali fitti nel terreno (lu lettu cu’ li fulchiddi), cui<br />

vengono raccomandate quattro lunghe pertiche ad uso traversa, soprapponendo<br />

su questa o su quelli, correnti ed assi per reggere un misero pagliericcio; <strong>una</strong><br />

cassa, <strong>una</strong> rozza cassapanca per sedervisi o sdraiarvisi, <strong>una</strong> tavola per mangiare<br />

e <strong>una</strong> per panizzare, alcune seggiole di ferula, <strong>una</strong> madia, due stacci, alcune corbule<br />

e panier<strong>in</strong>i e un crivello; alcune paia di lenzuola, mezza dozz<strong>in</strong>a di tovaglie,<br />

un paio di asciugamani, tre o quattro camicie per <strong>in</strong>dividuo e quattro paia di mutande<br />

per gli uom<strong>in</strong>i; vasellame e arredi di cuc<strong>in</strong>a: cat<strong>in</strong>o (t<strong>in</strong>ella), casseruole, pa-<br />

2 G. CASALIS, Dizionario Geografico Storico Statistico Commerciale degli Stati di S. M. il Re di <strong>Sardegna</strong>, Tor<strong>in</strong>o 1833-1856.<br />

3 F. G. FARA, De Rebus Sardois e Geografia della <strong>Sardegna</strong>, rist. Sassari 1978; De Chorographia Sard<strong>in</strong>iae, 1585, rist. Tor<strong>in</strong>o 1835.

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