La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line
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crescendo per numero e gravità. Sequestrava ricchi proprietari terrieri per ottenerne<br />
il riscatto, compiva furti e grassazioni, non <strong>in</strong>dietreggiava neppure di fronte<br />
all’omicidio. Sulla sua testa pendeva <strong>una</strong> appetibile taglia per chi avrebbe consentito,<br />
con <strong>in</strong>formazioni che potessero portare al suo arresto o con atti concreti,<br />
di arrivare alla sua cattura vivo o morto. Molti furono i cacciatori di taglie che, allettati<br />
dal grosso premio, si misero sulle sue tracce. Galluresu e la sua banda<br />
sembravano imprendibili, evanescenti. Ma come spesso accade <strong>in</strong> queste storie<br />
fu un suo sodale, uno della sua banda a tradirlo, rivelando al governatore di Sassari,<br />
don Francisco Sa<strong>in</strong>t Just, il luogo esatto dove si celava. Sorpreso mentre<br />
abbandonava all’alba il letto di <strong>una</strong> sua giovane amante fu fatto subito segno di<br />
<strong>una</strong> scarica di fucileria. Ferito mortalmente da dec<strong>in</strong>e di archibugiate, fu trasc<strong>in</strong>ato<br />
ancora vivo a Sassari, lì decapitato ebbe la testa staccata dal busto ed esposta<br />
su <strong>una</strong> picca per varie settimane. Come era nell’uso del tempo a monito dei fac<strong>in</strong>orosi…<br />
”<br />
Vale la pena, nel tentativo di dare un’idea delle condizioni della <strong>Gallura</strong> nel<br />
corso dei secoli, accennare alle <strong>in</strong>credibili imprese dei banditi del monte Cuccaru,<br />
rilievo aspro e di modesta altitud<strong>in</strong>e nell’agro di Aggius <strong>in</strong> prossimità del mare. Bisogna<br />
premettere che Aggius è stato considerato per lunghi decenni il centro delle<br />
turbolenze galluresi. Villaggio che aveva dato i natali a stirpi di banditi, di falsari,<br />
di contrabbandieri. Ingovernabile per le feroci e sangu<strong>in</strong>ose ‘nnimmistai che<br />
scoppiavano tra gruppi di famiglie e per il quale era stata proposta la distruzione<br />
con la deportazione di tutti gli abitanti. “…Il vicerè des Hayes accertò che i due<br />
terzi dei pastori delle cossorge aggesi evadevano le tasse, che <strong>in</strong> tal modo ricadevano<br />
sugli agricoltori dei villaggi. Perché la situazione fosse riportata sotto controllo<br />
proponeva misure drastiche. Il tristemente famoso vicerè Rivarolo, autore di<br />
feroci repressioni, scriveva al sovrano che la maggior parte dei cavalieri di Tempio<br />
viveva soprattutto di contrabbando, tenendo mano alle rap<strong>in</strong>e dei banditi avvalendosi<br />
dell’opera delittuosa dei numerosi pastori di Aggius che vivevano sparsi<br />
<strong>in</strong> un vasto territorio <strong>in</strong>governabile e controllavano le mar<strong>in</strong>e. Gli aggesi sem<strong>in</strong>avano<br />
terrore pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong> Anglona. Un episodio fra i tanti riportato <strong>in</strong> <strong>una</strong> relazione<br />
dell’epoca descrive i fatti terribili e verificati nella contrada abbandonata a se<br />
stessa e priva delle difese di un sistema legale, dove soprusi e violenze dei più<br />
forti e decisi erano norma. Gli aggesi “comprarono con la violenza e a vilissimo<br />
prezzo [<strong>in</strong> Sed<strong>in</strong>i] molte proprietà…come vandali e visigoti fecero gran carnefic<strong>in</strong>a<br />
dei loro avversari…si stabilirono nei territori di Cogh<strong>in</strong>as dove occuparono molti<br />
terreni ancor oggi posseduti dai loro successori.” Per il ripetersi di episodi come<br />
questo il Rivarolo non solo vietò l’uso delle barbe lunghe che, a suo dire, servivano<br />
a celare l’identità e a <strong>in</strong>cutere terrore, ma scriveva nel 1737, rivolgendosi ai<br />
m<strong>in</strong>istri di giustizia: a chiunque vi cada nelle mani, anche se nobile, fategli tagliare<br />
la testa che esporrete nel luogo più appropriato per servire d’esempio…”<br />
<strong>La</strong> <strong>Gallura</strong> è probabilmente nella prima metà del XVIII secolo la regione più<br />
fac<strong>in</strong>orosa e irrequieta della <strong>Sardegna</strong>, “…ma i primi vicerè sabaudi si fanno da<br />
subito un’idea poco lus<strong>in</strong>ghiera delle condizioni <strong>in</strong> cui si trova la <strong>Sardegna</strong> tutta.<br />
Sono turbati e ossessionati dai problemi che <strong>una</strong> crim<strong>in</strong>alità diffusa e <strong>in</strong>controlla-<br />
41<br />
bile pone all’ord<strong>in</strong>e pubblico. Scrive il Sa<strong>in</strong>t Remy <strong>in</strong> <strong>una</strong> lettera al re …nobiltà<br />
povera, paese miserabile e spopolato, gente pigra e senza alcun commercio, clima<br />
malsano e senza rimedi. Il secondo vicerè sabaudo l’abate Doria del Maro al<br />
primo impatto con la realtà sarda è preoccupatissimo a causa del brigantaggio<br />
così diffuso da non risparmiare alc<strong>una</strong> contrada, e scrive …la causa di questo<br />
male è da ricercarsi nella natura stessa di questi popoli, poveri, nemici della fatica,<br />
feroci e dediti al vizio. Sconsolato di fronte ad amare sorprese aggiunge<br />
…quando la giustizia riesce a scoprire qualcuno di quei del<strong>in</strong>quenti è raro che essi<br />
non siano tonsurati o chierici …il numero dei malfattori è elevato perché certi di<br />
poter del<strong>in</strong>quere impunemente, spalleggiati dalle immunità e dai baroni che risiedono<br />
nelle ville…per cui è impossibile la loro cattura…”. In questo clima torbido<br />
che si stenta a credere, le cause del quale nessuno si <strong>in</strong>dustria di <strong>in</strong>dagare, si <strong>in</strong>nesta<br />
<strong>una</strong> vicenda che ha dell’<strong>in</strong>verosimile. “…Nel 1733, sul monte Cuccaru, si<br />
rad<strong>una</strong>no cent<strong>in</strong>aia di fuorilegge, ai quali <strong>in</strong> seguito si aggiungeranno molti rampolli<br />
delle famiglie nobili anglonesi, accolti con entusiasmo e cordialità dalle famiglie<br />
dei pastori del luogo, Addis, Tortu e Suelzu. Sentendosi <strong>in</strong> un rifugio sicuro,<br />
da lì muovono a compiere tutte quelle azioni delittuose che procurano loro lucro.<br />
In particolare razzie e contrabbando, sem<strong>in</strong>ando terrore e disperazione <strong>in</strong> tutta la<br />
<strong>Gallura</strong> e tenendo <strong>in</strong> scacco per anni le forze dell’ord<strong>in</strong>e. F<strong>in</strong>tanto che <strong>una</strong> vera e<br />
propria spedizione militare con un forte dispiegamento di uom<strong>in</strong>i e mezzi, preparata<br />
nei particolari e ord<strong>in</strong>ata dal Rivarolo, che non poteva tollerare l’affronto, pone<br />
l’assedio e ord<strong>in</strong>a l’assalto. Cadono <strong>in</strong> molti da ambo le parti. I circa duecento<br />
banditi superstiti, considerata l’impossibilità di resistere, abbandonano l’impresa<br />
e, dopo aver trovato scampo nella fuga, si rifugiano <strong>in</strong> Corsica. Si arriva all’anno<br />
1745 e si ricostituiscono le bande sul monte Cuccaru, pare per impulso e sotto la<br />
protezione di misteriosi personaggi francesi. Bisogna ricordare che la Francia ha<br />
sempre avuto delle mire sulla <strong>Sardegna</strong> per motivi strategici e di controllo sul<br />
Mediterraneo occidentale o semplicemente espansionistici. È conv<strong>in</strong>ta allo stesso<br />
tempo che il temperamento ribellistico dei pastori galluresi, l’<strong>in</strong>sofferenza verso i<br />
sistemi fiscalmente oppressivi, spagnolo prima sabaudo poi, sia <strong>una</strong> leva sulla<br />
quale fare forza per scard<strong>in</strong>are le resistenze difensive. Di lì a poco avrà comunque<br />
la Corsica da Genova. Un corpo di spedizione è <strong>in</strong>viato a stanare i banditi<br />
riottosi e a cancellarne ogni presunta velleità <strong>in</strong>surrezionale. Ma la resistenza è<br />
accanita, gli stessi assediati danno prova di competenza logistica e organizzazione.<br />
<strong>La</strong> situazione si capovolge. I militari cedono sbandandosi e lasciando sul terreno,<br />
prima di abbandonare disastrosamente l’impresa, settantac<strong>in</strong>que morti e<br />
numerosi feriti. L’anno successivo si tenta più volte da parte delle truppe regie di<br />
espugnare il monte, ma sono perf<strong>in</strong>o costrette ad abbandonare sul campo armi<br />
ed equipaggiamento, sono messe <strong>in</strong> fuga e vergognosamente <strong>in</strong>seguite. Lo<br />
scandalo è grande e s’impone <strong>una</strong> risposta adeguata. Nel 1749 Giovanni Valent<strong>in</strong>o<br />
di Tempio e Girolamo Dettori di Pattada con <strong>una</strong> perfetta preparazione bellica,<br />
c<strong>in</strong>gono d’assedio il monte e, nonostante la disperata resistenza, sconfiggono<br />
pesantemente i banditi lasciandone al suolo <strong>una</strong> moltitud<strong>in</strong>e e impiccando sul<br />
luogo quelli che cadono nelle loro mani. Si calcola che <strong>in</strong> questo modo persero la