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La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line

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territorio già nella prima parte dell’età moderna. L’esodo massiccio cont<strong>in</strong>ua anche<br />

dopo la f<strong>in</strong>e del ‘600 e <strong>in</strong>izi del ‘700. Gravi problemi di ord<strong>in</strong>e pubblico si condensano<br />

nel primo ‘800, oltre l’abigeato e il contrabbando si aggiungono i tentativi<br />

di sbarco dei filoangioyani.<br />

L’immigrazione testimoniata dai cognomi è evidenziata dalla progressiva<br />

sostituzione della parlata sarda con il gallurese anche nei villaggi dell’<strong>in</strong>terno. Il<br />

paesaggio agrario si trasforma, nasce la tipica economia dello stazzo. Gli accenni<br />

ai rebañi con le loro giurisdizioni si fanno sempre più frequenti. Il primo atto completamente<br />

esauriente è un testamento con la descrizione del patrimonio dest<strong>in</strong>ato<br />

da don Miguel Pes Misorro <strong>in</strong> favore del figlio e dove si accenna a due pastori<br />

con le loro greggi, capanne, ovili e loro giurisdizioni che dicono volgarmente varriadorgiu<br />

o braviadorgiu nella cussorgia di Surrau (lo stazzo aveva tra le sue giurisdizioni<br />

terre aratorie).<br />

Per tutto il ‘600 e gran parte del ‘700 non risultano nei documenti d’archivio<br />

stazzi <strong>in</strong> possesso dei nobili tempiesi. Il fatto è che non ritenevano necessario elencare<br />

nei testamenti per gli eredi il numero, l’estensione, l’ubicazione, la delimitazione<br />

delle proprietà, <strong>in</strong>tanto perché ben pochi pastori potevano con rivendicazioni<br />

<strong>in</strong>sidiare il loro predom<strong>in</strong>io nelle cussorge più lontane da Tempio, poi perché<br />

era da tutti risaputo che i terreni erano utilizzati senza problemi dagli stessi nobili<br />

senza che fosse necessario annotarli negli <strong>in</strong>ventari. Solo verso la metà del XVIII<br />

secolo appare qualche riferimento agli stazzi posseduti, anche se i nuclei storici<br />

della proprietà della terra restano <strong>in</strong>def<strong>in</strong>iti. I figli di don Gav<strong>in</strong>o Misorro contano<br />

ben qu<strong>in</strong>dici rebaños. Gli eredi di Juan Misorro sanno di quattro stazzi <strong>in</strong>dicati nel<br />

testamento, degli altri non sanno nulla, pur avendo la certezza di possederne<br />

molti con relativo bestiame. I tempiesi sapevano che i Misorro avevano stazzi nelle<br />

cussorge del Liscia, di Montirussu e di Vignola; mentre i Pes avevano estese<br />

proprietà <strong>in</strong> Longonsardo, donde l’attribuzione di conti di Villamar<strong>in</strong>a presente nel<br />

gentilizio. Ma da oltre la metà del ‘700 cambia la situazione. I pastori crescono di<br />

numero per nuove colonìe e per naturale <strong>in</strong>cremento; cresce la fame di terre e la<br />

sp<strong>in</strong>ta ad appropriarsi di quegli spazi che erano stati possessi <strong>in</strong>contrastati delle<br />

famiglie baronali. A titolo d’esempio diremo che don André Pes dà <strong>in</strong>izio a <strong>una</strong> lite<br />

civile contro i fratelli Ciboddo a causa di alcuni stazzi contesi lungo il corso del<br />

fiume Liscia, nei quali i Ciboddo pretendono il diritto di passaggio e pascolo.<br />

S<strong>in</strong>goli pastori e <strong>in</strong>teri nuclei familiari hanno l’ardire di <strong>in</strong>sediarsi con la forza<br />

nei possedimenti nobiliari. A causa delle <strong>in</strong>certezze dei conf<strong>in</strong>i e degli stessi titoli<br />

di proprietà, anche i proprietari più benestanti approfittano per occupare diversi<br />

rebaños. Così aumenta sensibilmente il numero delle famiglie pastorali che rivendicano<br />

il possesso di stazzi, pur quando resta <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>ata la loro estensione.<br />

Questa <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atezza resta a lungo un fattore importante, perché non<br />

consente di valutare i redditi base della società pastorale. Situazione che permette<br />

ai pastori di sottrarsi o di rifiutare l’imposizione degli obblighi fiscali pretesi dagli<br />

agenti baronali ed ecclesiastici. Naturalmente gli aristocratici contrastano con determ<strong>in</strong>azione<br />

queste usurpazioni, ricorrendo alle leggi dell’epoca a tutela dei loro<br />

<strong>in</strong>teressi, ma anche alle <strong>in</strong>timidazioni e alla violenza di cui erano capaci.<br />

34<br />

Non disdegnavano <strong>in</strong>fatti di ricorrere a sicari o a bande di “bravi” di cui si<br />

circondavano, oppure ripagavano con donazioni o cancellazioni di debiti quei pastori<br />

alle loro dipendenze che ne difendevano con la forza la proprietà. Ciò nonostante<br />

il predom<strong>in</strong>io dell’aristocrazia non è più <strong>in</strong>contrastato. Ne è segno il fatto<br />

che pers<strong>in</strong>o tutti gli altri proprietari terrieri, a causa dell’<strong>in</strong>sicu-rezza nelle campagne,<br />

hanno uom<strong>in</strong>i di fiducia pronti a difendere i lori patrimoni anche con le armi.<br />

Per i suoi servigi Juan Giorgioni Gambitta si vede cancellato un debito da don<br />

André Pes. Don Bernard<strong>in</strong>o Pes, nel 1777, per la fedeltà prestata <strong>in</strong> ogni occasione,<br />

dona quattro rebaños ai fratelli Orecchioni. Questi favori, la cui natura non<br />

veniva mai precisata, ricompensati con <strong>una</strong> magnanimità <strong>in</strong>solita, nascondono <strong>in</strong><br />

molti casi le angherie praticate sui piccoli pastori nella lotta per il predom<strong>in</strong>io sui<br />

pascoli.<br />

Come detto l’impiego di uom<strong>in</strong>i armati allo scopo di accaparrare nuove terre<br />

o difendere quelle possedute è <strong>una</strong> pratica molto diffusa. Soprusi e violenze vedono<br />

protagonisti i “famigli” dei proprietari, che sono pure la scorta delle spedizioni<br />

di bestiame per il contrabbando con la Corsica. F<strong>in</strong> dalle orig<strong>in</strong>i, nella formazione<br />

dei grandi patrimoni, la mobilitazione dei gregari fedeli e risoluti ha permesso<br />

a un numero ristretto di allevatori il diritto di sfruttare per alcuni secoli gli stazzi<br />

più fertili e di elevarsi al di sopra degli altri. A tal punto che i Misorro non disdegnano,<br />

per voce comune, di avvalersi per i loro traffici loschi di compagnie numerose<br />

di banditi (quadriglie) per spadroneggiare nelle campagne e cucire le bocche.<br />

C’è tuttavia chi reagisce alle prepotenze e ribatte colpo su colpo.<br />

<strong>La</strong> pressione migratoria si va <strong>in</strong>tensificando soprattutto nel XVIII secolo, è<br />

testimoniata dai cognomi e dalla progressiva sostituzione della parlata sarda con<br />

il gallurese anche nei villaggi dell’<strong>in</strong>terno. Il paesaggio agrario si trasforma, si rafforza<br />

la tipica economia dello stazzo. Un clima di vera e propria anarchia si sviluppa<br />

qualche anno più tardi, cent<strong>in</strong>aia di omicidi e rancori terribili furono composti<br />

solo dopo diverso tempo, lasciando prostrata <strong>una</strong> regione, che per aggiunta<br />

era piagata da carestie devastanti. Per tutto un lungo periodo emarg<strong>in</strong>ati senza<br />

terra, fuorusciti, banditi, ma anche agricoltori e pastori, mercanti e uom<strong>in</strong>i di legge,<br />

passarono lo stretto e dalla Corsica si trasferirono <strong>in</strong> <strong>Gallura</strong>. Per forza di cose<br />

gli accenni formali ai rebañi con le loro giurisdizioni si fanno più frequenti.<br />

E’ assodata nei secoli XVII e XVIII <strong>una</strong> notevole commercializzazione di<br />

formaggi e prodotti pastorali verso l’estero, tanto è vero che il collegio degli scolopi<br />

e le monache di santa Chiara poterono fondare i loro conventi grazie alla tassazione<br />

sui prodotti pastorali <strong>in</strong> uscita dai porti, e il quadro che si presenta nel<br />

momento di transizione vede il pastore nomade e poi il pastore sedentario stanziato<br />

nello stazzo come luogo di produzione <strong>in</strong>tegrata, nell’ambi-to di un circuito di<br />

commercializzazione abbastanza avanzato per il tempo, che aveva fatto la fort<strong>una</strong><br />

dei grandi proprietari di bestiame. Invece nel breve volgere di tempo, la situazione<br />

regredisce verso un sistema chiuso, quando i ceti dom<strong>in</strong>anti residenti <strong>in</strong><br />

Tempio perdono l’<strong>in</strong>teresse per il bestiame, oltre al controllo dei territori dei quali<br />

si erano appropriati. I numerosissimi atti di vendita a favore di pastori, spesso già<br />

alle dipendenze dei venditori (nobili, pr<strong>in</strong>cipali, proprietari), <strong>in</strong>dicano uno sposta-

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