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La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line

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che si esplicita come chiusura a ciò che sta oltre i conf<strong>in</strong>i della propria contrada e<br />

come rifiuto di sé agli altri.<br />

Per il decano e autorevole esperto degli studi antropologici ed archeologici<br />

sardi, Giovanni Lilliu, 18 già il sostrato etnico più antico mette <strong>in</strong> risalto tradizioni<br />

remote estremamente conservative, tali da marcare, f<strong>in</strong> da allora, <strong>una</strong> precisa<br />

specificità. Già per lui il gallurese è essenzialmente pastore che per secoli ha disprezzato<br />

la sedentarietà e l’aratro. Ma, a differenza degli altri, è pastore transumante<br />

<strong>in</strong> uno spazio così breve da consentirgli la vic<strong>in</strong>anza alla famiglia e da<br />

permettergli di riservarsi, non lontano dalla sua dimora, piccole radure per la sem<strong>in</strong>agione.<br />

Dunque da sempre pastore-contad<strong>in</strong>o <strong>in</strong> <strong>una</strong> terra o di pastori o di<br />

contad<strong>in</strong>i; tra loro <strong>in</strong> perenne aspra lotta per la spartizione delle magre risorse disponibili.<br />

Il terzo carattere <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e all’esposizione, ma certamente il più importante<br />

<strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e all’identità e alla differenza specifica, è l’idioma gallurese che, con poche<br />

varianti fonetiche, è parlato uniformemente dal Limbara alle coste ed è fortemente<br />

dist<strong>in</strong>to dalle altre parlate sarde. L’elencazione di questi caratteri, che pure<br />

nel corso della narrazione sottoporremo a critica con gli strumenti di cui disponiamo,<br />

ci aiuteranno a rimanere entro i limiti della ricerca, dandoci tuttavia un<br />

punto di riferimento costante ed <strong>una</strong> idea sufficientemente del<strong>in</strong>eata della <strong>Gallura</strong><br />

e dei galluresi visti attraverso le loro vicende storiche. Nel dire come questi caratteri<br />

si siano formati sveleremo, proponendo delle ipotesi <strong>in</strong>terpretative, gli enigmi<br />

che di solito sono connessi alle orig<strong>in</strong>i di <strong>una</strong> forma di civiltà.<br />

Intanto, poiché parliamo di stazzi, da subito s’impone l’esigenza di dire essenzialmente<br />

cosa comunemente s’<strong>in</strong>tende per stazzo. <strong>La</strong> parola, per quanto ne<br />

sappiamo oggi, compare per la prima volta <strong>in</strong> un documento del 1562 (Mauro<br />

Maxia, 2006) e lascia <strong>in</strong>tendere che tratta di <strong>una</strong> modalità di <strong>in</strong>sediamento nel territorio<br />

che risale a secoli anteriori al XVI, quando era <strong>in</strong>dicato anche con nomi diversi<br />

ed equivalentisi. Raramente compariva varriadorgiu o braviadorgiu, probabilmente<br />

corruzione di un più esplicito gallurese barriatoggju, che ipotizziamo discendente<br />

dal verbo catalano barrar, cioè chiudere. Molto diffuso nei documenti<br />

d’epoca il term<strong>in</strong>e rebaño, che <strong>in</strong> spagnolo significa gregge, ma venne ad <strong>in</strong>dicare<br />

successivamente l’area concessa a pascolo. F<strong>in</strong>ché non si giunse ai term<strong>in</strong>i stacium<br />

(nel documento citato), lat<strong>in</strong>amente stazio, volgarmente estazu, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e stazzu<br />

o, <strong>in</strong> italiano, stazzo. In senso stretto all’orig<strong>in</strong>e <strong>in</strong>dica la casa, poi estensivamente<br />

<strong>in</strong>clude il pastricciale, l’orto, la vigna, i tancati attorno alla casa, f<strong>in</strong>o a co<strong>in</strong>cidere<br />

con <strong>una</strong> proprietà spesso vasta alcune cent<strong>in</strong>aia di ettari, sulla quale venivano<br />

esercitate attività produttive multiple e complesse. Il Casalis nel darne <strong>una</strong><br />

def<strong>in</strong>izione è s<strong>in</strong>teticissimo. “Il luogo dove il pastore fabbricò il ricovero per sé e<br />

per la famiglia e pose la sua mandria è detto stazzo”.<br />

A questo punto occorre fare molti passi <strong>in</strong>dietro, nientemeno che f<strong>in</strong>o alla<br />

conquista della <strong>Sardegna</strong> da parte delle legioni romane, perché l’organizzazione<br />

della proprietà fondiaria romana ha lasciato tracce profonde, su su f<strong>in</strong>o al Medio<br />

Evo con i provvedimenti legislativi di Eleonora, f<strong>in</strong>o alla nostra moderna età.<br />

18 G. LILLIU, “Il Re Pastore”, <strong>in</strong> Almanacco Gallurese, ed. G. GELSOMINO, 2000.<br />

29<br />

È certo che la plurisecolare dom<strong>in</strong>azione romana (dal 238 a. C.) ha lasciato<br />

un’orma profonda tale da condizionare l’evoluzione successiva delle istituzioni<br />

sarde. I romani avevano <strong>in</strong>trodotto <strong>in</strong> <strong>Sardegna</strong> numerose colonie e concesso la<br />

municipalità a diverse città. Poiché tutto il territorio sardo era considerato Agro<br />

Pubblico del Popolo Romano, i cittad<strong>in</strong>i romani erano esenti da tributi ed accedevano<br />

alla proprietà della terra, disponendo dei terreni migliori, organizzati <strong>in</strong> estesi<br />

latifondi a vocazione cerealicola, con al centro la villa, nei cui pressi <strong>in</strong>sistevano i<br />

vici, con i magazz<strong>in</strong>i e le case dei contad<strong>in</strong>i e al cui <strong>in</strong>terno si produceva tutto ciò<br />

che era necessario alla vita. Pur pagando le “decime”, i latifondisti ne conservavano<br />

il possesso e l’usufrutto; mentre i sardi erano costretti a pagare <strong>una</strong> somma<br />

fissa <strong>in</strong> denaro <strong>in</strong>dipendentemente dai risultati delle annate agrarie. A ciò, come<br />

costante delle dom<strong>in</strong>azioni, si aggiungevano la corruzione e le vessazioni dei<br />

magistrati romani.<br />

Per contrastare le scorrerie dei popoli pastorali della montagna, Illesi, Corsi<br />

e Balari, e a difesa del grano così necessario per alimentare l’esercito e la plebe<br />

romana, Roma prima e Bisanzio poi, oltre alla concentrazione della popolazione<br />

<strong>in</strong> grossi villaggi capaci di autodifesa, avevano tenuto <strong>in</strong> efficienza <strong>una</strong> serie di<br />

presidii militari disposti <strong>in</strong> modo tale da costituire un vero e proprio conf<strong>in</strong>e fortificato<br />

e <strong>in</strong>valicabile che fungeva da arg<strong>in</strong>e separatorio tra le alture pastorali e le<br />

fertili appetibili pianure. Quando il potere di Roma decl<strong>in</strong>ò f<strong>in</strong>o a scomparire,<br />

l’autorità di Bisanzio non seppe garantire a lungo l’autonomia e la libertà dei sardi,<br />

prima dalle <strong>in</strong>cursioni di Vandali e Longobardi, poi dai ripetuti assalti dell’Islam.<br />

A partire dall’VIII secolo le rotte e le coste del Mediterraneo occidentale si<br />

fanno <strong>in</strong>sicure per la sempre più aggressiva e pericolosa presenza araba, quando,<br />

quello che era <strong>una</strong> volta un mare tutto romano, diviene gradualmente un lago<br />

musulmano, spezzando <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e i rapporti tra <strong>Sardegna</strong> e Bisanzio. Lo stato di pericolo<br />

costante condusse di necessità ad organizzare la difese attraverso un riord<strong>in</strong>amento<br />

della struttura amm<strong>in</strong>istrativa e militare. Le due cariche di Praeses e<br />

Dux, vertici nell’organizzazione bizant<strong>in</strong>a dei due poteri, civile-giudiziario e militare,<br />

titolari della potestas per trasmissione dall’autorità imperiale, si unificarono <strong>in</strong><br />

quella di Iudex Sard<strong>in</strong>iae o Iudex Loci. Dove Locu è s<strong>in</strong>onimo di Rennu, come<br />

Giudice è s<strong>in</strong>onimo di Re.<br />

Preme ricordare ancora <strong>una</strong> volta, <strong>in</strong> quegli anni calamitosi, l’oppressivo sistema<br />

fiscale bizant<strong>in</strong>o sulle popolazioni dell’isola che tesero ad abbandonare i<br />

maggiori centri urbani per evitare le pressioni dei funzionari del fisco imperiale,<br />

favorendo <strong>una</strong> ruralizzazione degli abitanti residenti. Così come è certo che lo<br />

sfruttamento capillare, l’appropriazione delle risorse non lasciavano possibilità di<br />

miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dei sardi. L’economia gallurese<br />

aperta agli scambi si trasformò <strong>in</strong> un’economia chiusa, di puro sostentamento,<br />

con l’esigenza di coltivare sul posto tutti i beni di prima necessità, senza tener<br />

conto della caratteristica dei terreni e delle condizioni climatiche, senza selezionare<br />

i prodotti agricoli, con un conseguente calo di produzione che ebbe riflessi<br />

drammatici sulla popolazione, esposta a epidemie e pestilenze a causa della denutrizione<br />

e dell’<strong>in</strong>debolimento fisico, con un calo demografico vistoso, aggravato

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