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La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line

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tamente (sono i “pascoli magri”); <strong>in</strong> autunno è opportuno trasferirsi <strong>in</strong> quelle zone<br />

dove, per l’altitud<strong>in</strong>e sono sfruttate meglio le prime piogge; l’<strong>in</strong>verno <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e è la disperante<br />

stagione <strong>in</strong> cui bisogna fronteggiare come meglio si può l’<strong>in</strong>sidia del<br />

tempo.<br />

Bisogna dunque essere esperti “per lunga consuetud<strong>in</strong>e” e di fatto della<br />

classificazione degli utili terreni pastorali e agricoli, <strong>in</strong> base a un mosaico complicato<br />

di tessere con differenti fertilità dei suoli; bisogna parare i colpi degli <strong>in</strong>convenienti<br />

e degli umori del clima, col regime pluviometrico fortemente irregolare e<br />

la violenza delle precipitazioni; bisogna “sapere” le diverse caratteristiche chimiche<br />

che determ<strong>in</strong>ano il depositarsi di argille e il distribuirsi di sabbie e ghiaie estranee<br />

che accrescono eccessivamente i danni della siccità estiva e le reazioni<br />

acide a certi terreni. Perciò il precario “benessere” che di volta <strong>in</strong> volta si raggiunge<br />

senza diventare abitud<strong>in</strong>e, pur nell’isolamento che rende fatalisti o sp<strong>in</strong>ge a<br />

confidare nella provvidenza, fa perno su <strong>una</strong> robusta razionalità ord<strong>in</strong>atrice tesa a<br />

superare <strong>in</strong> nome anche della “tecnica e del progresso”, ostacoli accresciuti dalla<br />

<strong>in</strong>efficacia delle soluzioni tradizionali (colture temporanee, bruciatura di stoppie,<br />

concimazione naturale), dai capricci del clima, dalla povertà dei suoli che legano i<br />

dest<strong>in</strong>i agricoli e pastorali a <strong>in</strong>fluenze così fittamente <strong>in</strong>trecciate da rendere ardua<br />

<strong>una</strong> loro “disposizione ord<strong>in</strong>ata” e un loro controllo (attraverso drenaggi, irrigazioni,<br />

miglioramenti fondiari, fertilizzazioni, colture privilegiate).<br />

Naturalmente i pastori non possedevano tutte le cognizioni chimico-fisiche<br />

adatte a classificare i suoli, ma si affidavano unicamente alla larga cont<strong>in</strong>ua pratica<br />

di coltivazione e all’esperienza. Le tassonomie erano elementari e <strong>in</strong>dicavano<br />

genericamente solo alcune caratteristiche del terreno. Per esempio i terreni argillosi<br />

erano dist<strong>in</strong>ti per l’uso che se ne poteva fare <strong>in</strong> utensileria o <strong>in</strong> agricoltura: tarra<br />

padédda era chiamata l’argilla con la quale potevano essere preparate stoviglie;<br />

tarr’àlzidda o tarra ruia era <strong>in</strong>vece denom<strong>in</strong>ata l’argilla magra che non aveva<br />

utilizzazioni artigiane; tarra luciana era detta l’argilla nera, grassa, mista ad un po’<br />

di sale; tarra niédda era la miglior terra agricola, e non solo per le attività arative;<br />

mentre tarra cut<strong>in</strong>a era il terreno arido perché misto a ghia<strong>in</strong>o o a sabbia grossa.<br />

<strong>La</strong> sabbia r<strong>in</strong>tracciabile nei terreni attraversati da fiumi era direttamente <strong>in</strong>dicata<br />

col nome rèna di riu (sabbia di fiume), arida come se fosse rèna di mari.<br />

Ma più che dalla illustrazione analitica degli elementi i terreni erano denom<strong>in</strong>ati<br />

con descrittori geografici che ne <strong>in</strong>dicavano le caratteristiche di rilievo,<br />

l’accessibilità, la boscosità, la fertilità. Li def<strong>in</strong>iamo <strong>in</strong> ord<strong>in</strong>e alfabetico: àvru, superficie<br />

idonea alla sem<strong>in</strong>a dei cereali rec<strong>in</strong>tata a siepe (àvru di lu tricu, di l’òlzu,<br />

di la fèna); avréddu, orticello <strong>in</strong>vernale a secco (perché distante da sorgenti), <strong>in</strong><br />

prossimità dello stazzo e coltivato a legumi (fave, piselli, ceci) o verdure (lattughe<br />

e cipolle novelle) con attorno qualche albero da frutto (meli, peri, mandorli, cotogni);<br />

baccu, canale; calancòni, un’alta parete scoscesa; canali, neologismo con lo<br />

stesso valore di baccu; custéra, fianco ripido di <strong>una</strong> montagna, per lo più ricoperto<br />

da <strong>una</strong> fitta vegetazione tra grandi massi di granito; fòci, <strong>una</strong> foce o <strong>una</strong> stretta<br />

gola tra due alture; m<strong>in</strong>da, un tancato di superficie poco estesa; monti, montagna;<br />

muntiggju, coll<strong>in</strong>a; pasticciali, spiazzo erboso davanti allo stazzo; pàtima, esteso<br />

26<br />

pianoro ricoperto da cisti o da altri arbusti o da piante <strong>in</strong>festanti (alba di Santa<br />

Maria, scalìa); pèntima, percorso difficile lungo le sponde di un torrente <strong>in</strong>cassato;<br />

présa, di solito <strong>in</strong>dica un canale artificiale scavato o a scopo irriguo o per piantare<br />

i viticci di <strong>una</strong> vigna, più estesamente può <strong>in</strong>dicare uno stretto passo tra due<br />

qualsiasi rilievi; punta, cima; tanca, estensione variabile di terreno, esprimente<br />

<strong>una</strong> certa caratteristica o un certo uso, chiusa a muro a secco o a siepe; vaddi,<br />

bosco; ùttaru, <strong>una</strong> stretta foce, <strong>una</strong> gola tra i monti (ùttaru di multa, ùttaru mannu).<br />

A9 – LE CONDIZIONI CLIMATICHE.<br />

Abbiamo visto i capricci del clima con le prolungate siccità estive e i tepori<br />

<strong>in</strong>vernali. Il dato angoscioso, attenuato dalla presenza di numerosissime sorgenti,<br />

e, oggi, dalla notevole riserva d’acqua dell’<strong>in</strong>vaso del Liscia, sta nella mancanza<br />

pressoché assoluta di precipitazioni da maggio a settembre, con un apporto estivo<br />

<strong>in</strong>significante.<br />

Né questa prima annotazione autorizza a parlare di <strong>una</strong> regolare alternanza<br />

tra due stagioni, poiché i marg<strong>in</strong>i stagionali sono molto <strong>in</strong>certi: <strong>in</strong>fatti la siccità estiva<br />

com<strong>in</strong>cia troppo presto o troppo tardi e f<strong>in</strong>isce allo stesso modo con le prime<br />

piogge che cadono <strong>in</strong> <strong>una</strong> data <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ibile. “ 16 …Le piogge della stagione fredda<br />

sono legate a fattori barometrici di estrema irregolarità, tanto che non si può parlare<br />

di <strong>una</strong> stagione piovosa, ma di <strong>una</strong> stagione <strong>in</strong> cui possono presentarsi condizioni<br />

tali da provocare precipitazioni…”. Per questa <strong>in</strong>costanza il livello annuo<br />

delle precipitazioni presenta <strong>una</strong> variabilità accentuata, tra i 400 millimetri e il metro<br />

d’acqua.<br />

Va da sé che le bizze del cielo pesano sulla vita agricola e pastorale: anche<br />

la stagione piovosa com<strong>in</strong>cia spesso troppo tardi o cessa prima del tempo o sopraggiunge<br />

quando la temperatura è troppo elevata e l’evaporazione <strong>in</strong>tensa o i<br />

violenti acquazzoni cadono quando le piogge non servono a r<strong>in</strong>novare la vegetazione.<br />

Quando all’anticipazione delle piogge seguono lunghi periodi di <strong>in</strong>tensa<br />

siccità, i semi abortiscono e gli steli con un pennacchio verde sono già <strong>in</strong>gialliti alla<br />

base. Viceversa muoiono se le piogge ritardano eccessivamente.<br />

A “gennaio”, con piogge rare e rade, talora si hanno serie di giornate splendide<br />

- secche di gennaio -, dal cielo blu <strong>in</strong>tenso e la temperatura deliziosa. Le settimane<br />

secche f<strong>in</strong>iscono per prolungare la stagione siccitosa e ritardare la ripresa<br />

delle piogge, che ritrovano vigore, spesso con violenza, a febbraio. “…Febbraio,<br />

marzo e anche aprile, possono avere precipitazioni abbondanti quanto quelle della<br />

norma del mese di novembre…”. Per lo più, queste piogge primaverili, cadendo<br />

con regolarità e dolcezza rispetto a quelle <strong>in</strong>vernali, unitamente all’aumento graduale<br />

della temperatura, sono più utili di quelle <strong>in</strong>vernali e permettono “il risveglio<br />

dell’erba, che presto forma un tappeto pieno di promesse”. <strong>La</strong> siccità di marzo<br />

conviene al contad<strong>in</strong>o, perché consente al grano di maturare; ma dispiace al pastore<br />

che paventa la f<strong>in</strong>e prematura della stagione umida. Sentimenti che contra-<br />

16 R. PRACCHI e A. TERROSU ASOLE, Atlante della <strong>Sardegna</strong>, Cagliari 1971.

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