La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line
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A8 – LE CONDIZIONI DEL SUOLO.<br />
<strong>La</strong> <strong>Gallura</strong> giudicale comprendeva parte dell’odierna prov<strong>in</strong>cia di Nuoro, f<strong>in</strong>o<br />
a Posada, oltre S<strong>in</strong>iscola, con l’<strong>in</strong>clusione di Bitti e Orani. Oggi si estende, dai nuclei<br />
più o meno densi sui bordi occidentali e sud orientali, per tutta l’area nordorientale<br />
della <strong>Sardegna</strong>. Gli stazzi non oltrepassavano a occidente il corso <strong>in</strong>feriore<br />
del Cogh<strong>in</strong>as e a sud la l<strong>in</strong>ea rigida del Limbara, mentre a sud-est, lungo le<br />
pianure cespugliose, non raggiungevano la bassa valle del rio Posada. A sud,<br />
dove gli stessi orizzonti granitici si stendono ben al di là della <strong>Gallura</strong>, la separazione<br />
tra i nuclei di fattorie galluresi e i villaggi compatti della <strong>Sardegna</strong> Centrale,<br />
si stabiliva <strong>in</strong> un paesaggio uniforme.<br />
Non sempre comunque le barriere naturali separavano nettamente il modulo<br />
produttivo degli stazzi sparsi dai villaggi logudoresi compatti. Tant’è che nelle<br />
campagne di Perfugas, di Berchidda, di Oschiri, di Padru, di Budoni è facile sentire<br />
parlare l’idioma gallurese. A conferma del teorema che l’ambiente proprio dei<br />
galluresi è rappresentato dall’habitat disperso.<br />
Le zone costiere estreme, corso <strong>in</strong>feriore del Cogh<strong>in</strong>as e <strong>Gallura</strong> sud orientale<br />
lungo le coste di Olbia, che non sono colonizzate da fattorie isolate, ma abitate<br />
da famiglie orig<strong>in</strong>arie dei villaggi <strong>in</strong>terni, restano caratterizzate da agglomerati<br />
di c<strong>in</strong>que o più stazzi molto vic<strong>in</strong>i tra loro, def<strong>in</strong>ibili villaggi a bassa densità. I fondatori<br />
di queste comunità furono certamente pastori che cercavano pascoli <strong>in</strong>vernali<br />
sui bordi delle zone costiere. Così il popolamento disperso d’orig<strong>in</strong>e corsa,<br />
sfuma ai conf<strong>in</strong>i occidentali e meridionali, nell’apparizione di piccole frazioni, legate<br />
per discendenza ora ad Aggius: Santa Maria, Viddalba, Badesi, Tr<strong>in</strong>ità; ora a<br />
Tempio: San Teodoro, Loiri, Enas; ora a Berchidda: Berchiddeddu.<br />
I raggruppamenti degli stazzi sono dati da preoccupazioni di sicurezza:<br />
l’ultima <strong>in</strong>cursione barbaresca è del 1815. All’<strong>in</strong>izio del XIX secolo, la nuova fisionomia<br />
della <strong>Gallura</strong> era fissata. L’Angius, che scrive nel 1838, ci dice che, circa<br />
tremila famiglie, pari a 11.670 abitanti vivevano negli stazzi che punteggiano<br />
quelle aree che il Fara aveva descritto due secoli e mezzo prima come deserte di<br />
presenze umane. Dato curioso: il numero complessivo degli abitanti dei villaggi<br />
era già <strong>in</strong>feriore a quello degli stazzi. Abbiamo descritto, seguendo passo passo<br />
la mirabile s<strong>in</strong>tesi <strong>in</strong>terpretativa di Maurice Le <strong>La</strong>nnou, gli usi agricoli comunitari e<br />
le ragioni esistenziali dei grossi villaggi.<br />
Oltre l’area domesticata, il paesaggio, col suo manto vegetale e le sue rocce,<br />
poco deve alle trasformazioni che con sé porta il lavoro dell’uomo. Tuttavia ha<br />
piuttosto subìto l’azione distruttrice dell’uomo e dei suoi animali. <strong>La</strong> “mediocrità<br />
della foresta” e l’“esuberanza della macchia” testimoniano quanto affermato.<br />
Nell’attraversare <strong>in</strong>tere regioni, quando ci si <strong>in</strong>oltra <strong>in</strong> un lembo boscato non<br />
si può fare a meno di notare la “scarsa densità” e la “mancanza di vigore” che<br />
non sempre consentono al bosco di superare il contrasto con la steppa o le distese<br />
cespugliose.<br />
Molto ristretto è il numero delle essenze vegetali e i querceti danno<br />
l’impressione “…di essere <strong>una</strong> popolazione di vecchi che si est<strong>in</strong>gue per mancanza<br />
di primogeniti…”. Si è spesso data la responsabilità della situazione esi-<br />
24<br />
stente alle distruzioni della seconda metà del secolo scorso, quando i carbonai<br />
toscani e i tecnici delle compagnie ferroviarie percorrevano i salti alla ricerca di<br />
legnami per trarne carbone e travers<strong>in</strong>e.<br />
<strong>La</strong> descrizione che Della Marmora 14 lascia della <strong>Gallura</strong>, prima di questo<br />
evento calamitoso, ci dice che almeno un qu<strong>in</strong>to del territorio era ricoperto da <strong>una</strong><br />
foresta così alta che la si poteva agevolmente attraversare a cavallo restando al<br />
riparo delle chiome. Pochi anni dopo, nel 1865, migliaia di ettari di terreno con<br />
boschi e macchia appartenenti allo stato e a privati, vennero ceduti alla compagnia<br />
<strong>in</strong>glese che costruiva le ferrovie. Essa rase al suolo gli alberi più imponenti e<br />
pregiati. Più tardi speculatori cont<strong>in</strong>entali e stranieri, per ridicole somme o <strong>in</strong><br />
cambio delle rec<strong>in</strong>zioni con i muretti a secco, acquistarono i diritti di fare carbone,<br />
decretando la f<strong>in</strong>e delle più alte foreste di lecci.<br />
Non è <strong>in</strong>frequente imbattersi, ancor adesso, nei miseri resti delle antiche<br />
capanne dei carbonai, o riconoscere le radure spianate per sistemarvi il tumulo<br />
(chea) dei legnami che, ricoperti di terriccio, lentamente bruciando, divenivano<br />
carbone. Il colpo di grazia venne <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e dato alle sugherete da quei commercianti<br />
che cercavano il tann<strong>in</strong>o e la potassa. Gli ultimi trent’anni del XIX e i primi decenni<br />
del secolo scorso furono micidiali per la sorte delle foreste galluresi.<br />
Non tutti però concordano con questa descrizione che sottol<strong>in</strong>ea<br />
l’imponenza e la diffusione della foresta <strong>in</strong> <strong>Sardegna</strong>. Per molti l’ambiente, nella<br />
seconda metà del XIX secolo, era già ampiamente degradato e l’impressione della<br />
rov<strong>in</strong>a brutale deriva dal senso largo che gli scrittori sardi più antichi danno al<br />
term<strong>in</strong>e foresta: essi <strong>in</strong>cludono e <strong>in</strong>tendono delle “…zone cespugliose dissem<strong>in</strong>ate<br />
di modesti boschetti o di alberi isolati..”. Dunque ad aver patito le distruzioni<br />
sono i boschi già diradati o le più consistenti estensioni di macchia vigorosa; dove<br />
corbezzoli, eriche, g<strong>in</strong>epri, lillatri, lentischi erano ricercati per diversi usi.<br />
Le cause maggiori dell’impoverimento del manto forestale sono state pr<strong>in</strong>cipalmente<br />
due: il nomadismo con la voracità degli ov<strong>in</strong>i e la millenaria abitud<strong>in</strong>e<br />
di “<strong>in</strong>cendiare la macchia prima delle piogge autunnali” per favorire il germogliare<br />
dell’erba. Pertanto le devastazioni dei pastori e delle loro greggi, <strong>in</strong> assenza di efficaci<br />
rimedi repressivi, avevano lasciato ai “distruttori del secolo scorso” un materiale<br />
tutt’altro che abbondante. “I relitti della foresta vera” fortunosamente sopravvivono<br />
sui pendii talmente ripidi da essere <strong>in</strong>accessibili se non a poche capre.<br />
Si potrebbe <strong>in</strong>dicare, come terza causa della fragilità della vegetazione, la<br />
scarsa piovosità e la violenza dei venti che, trasportando <strong>una</strong> buona dose di sal<strong>in</strong>ità,<br />
rendono talvolta riarse le nude lande della <strong>Gallura</strong> marittima.<br />
Alcuni geologi pensano che, dopo il quaternario, gli alberi non abbiano trovato<br />
<strong>in</strong> <strong>Sardegna</strong> le condizioni migliori per svilupparsi, così che considerano il paesaggio<br />
di boschi poveri e ammalati <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>uità col paesaggio paleontologico. Il<br />
quadro è poi sostanzialmente rimasto immutato a causa della natura del suolo,<br />
del clima, del nomadismo. Molto vivaci <strong>in</strong>vece olivastri e lauri, alaterni e filliree;<br />
come esuberanti risultano gli arbusti m<strong>in</strong>ori: cisto, mirto, laurot<strong>in</strong>o, citiso. Molto<br />
14 A. DELLA MARMORA, Voyage en Sardaigne, Parigi e Tor<strong>in</strong>o 1833-1860