La Gallura una Regione Diversa in Sardegna - Servizi On Line
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fondamentali abilità elementari: scrittura, lettura, far di conto. A tal proposito non<br />
erano <strong>in</strong>frequenti i maestri it<strong>in</strong>eranti che si recavano da uno stazzo all’altro per<br />
impartire, dietro compenso (talvolta si adattavano a diventare “famigli”), lezioni ai<br />
bamb<strong>in</strong>i delle famiglie contad<strong>in</strong>e.<br />
Ancora oggi, tra gli anziani, riaffiora alla memoria qualche ricordo dei maestri<br />
it<strong>in</strong>eranti. Giuseppe Meloni <strong>in</strong>segnava nella località Faulaggju. Francesca<br />
Manca fu la prima maestra fissa nelle campagne di Sant’Elèna: per andare ad<br />
ascoltarla i piccoli allievi si mettevano <strong>in</strong> viaggio anche dallo stazzo Nicóla Calta,<br />
che distava un’ora e mezza a piedi. Nei nuclei abitati costieri, i primi maestri pagati<br />
dai comuni svolgono la loro opera dai primi del secolo. <strong>La</strong> mastra ‘ècchja Lucia<br />
Valent<strong>in</strong>o, alla f<strong>in</strong>e degli anni venti, è accompagnata solennemente alla sua<br />
ultima dimora da molti scolari, dopo aver istruito, con metodi autoritari e spartani,<br />
generazioni di giovani palaesi e pastori dei d<strong>in</strong>torni.<br />
Raramente la famiglia del pastore aveva qualcuno alle sue dipendenze.<br />
Quando questo avveniva, i compiti che gli erano affidati erano m<strong>in</strong>ori: seguire pecore<br />
e capre, riparare <strong>una</strong> siepe, fare piccole manutenzioni. Il suo compenso<br />
consisteva nel vitto, l’alloggio, <strong>in</strong> qualche <strong>in</strong>dumento smesso da altri, raramente<br />
qualche spicciolo. Per lo più si trattava di bamb<strong>in</strong>i o di anziani che avevano perso<br />
abilità più produttive. Non comune la presenza di un servo pastore - lu ziraccu -,<br />
spesso non gallurese. Venivano accolti anche poveri emarg<strong>in</strong>ati e mendicanti - li<br />
dimmandòni -; ad ognuno si trovava qualche piccolo compito da svolgere adatto<br />
alle sue capacità. Colmavano un varco nel muro a secco - chjudìani un aitu - ;<br />
coprivano con <strong>una</strong> siepe di frasche la parte superiore dei muri a secco - puniani<br />
lu rasittu -. A tutti erano dovuti attenzione e rispetto, mai irrisione o sfruttamento<br />
pesante. Frequentavano gli stessi ambienti e la stessa tavola della famiglia ospite.<br />
Spesso erano girovaghi e svolgevano la funzione m<strong>in</strong>ima di portar notizie e<br />
curiosità da <strong>una</strong> cussòggja all’altra.<br />
Tale descrizione analitica può far apparire l’azienda agricola <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> contesti<br />
più ampi di quelli esistenti <strong>in</strong> realtà, poiché nel sistema ad economia chiusa,<br />
tutto si produceva e tutto si consumava al suo <strong>in</strong>terno, le operazioni come gli oggetti<br />
erano di ridotta efficacia ed impiegati negli spazi m<strong>in</strong>imi sufficienti, adatti <strong>in</strong><br />
aree che richiedevano un lavoro m<strong>in</strong>uto e che soffocavano le attività <strong>in</strong> sfere fortemente<br />
<strong>in</strong>dividualizzate, <strong>in</strong> un ambito gestibile e controllabile attraverso movimenti<br />
parcellari. Ogni oggetto era adeguato all’efficacia produttiva secondo le esigenze<br />
e le condizioni date.<br />
Il contad<strong>in</strong>o era un artigiano, dalle numerose piccole competenze, che si<br />
esercitava a costruire poveri oggetti, a ripetere comportamenti con gesti arcaici.<br />
Oltre alla costruzione degli attrezzi, dom<strong>in</strong>ava gli animali, conosceva i fenomeni<br />
atmosferici, sapeva le tecniche e le fasi di produzione, stabiliva sulla scorta di conoscenze<br />
tramandate il calendario agrario, padroneggiava sistemi di proprietà e<br />
usi locali, era <strong>in</strong> grado di classificare razionalmente serie di dati, aveva consapevolezza<br />
e doveva <strong>in</strong>terpretare, con opportune s<strong>in</strong>tesi riunificatorie, <strong>una</strong> miriade di<br />
elementi e offrire risposte opportune alle diverse esigenze.<br />
Per <strong>una</strong> serie di circostanze storiche e geografiche, <strong>in</strong> <strong>Gallura</strong> si è affermata<br />
23<br />
la figura del pastore contad<strong>in</strong>o (pur se il term<strong>in</strong>e contad<strong>in</strong>o non esiste nel lessico<br />
gallurese) piuttosto <strong>in</strong>solita <strong>in</strong> <strong>Sardegna</strong>, tanto che nelle diverse epoche e nei diversi<br />
spazi geografici, le due figure, per attività, bisogni, stili di vita, culture, costituivano<br />
nella loro antitecità, il fondamento di molte trasformazioni geografiche ed<br />
avvenimenti storici.<br />
F<strong>in</strong>’allora, nelle lontane Barbagie, l’esercizio della pastorizia s’identifi-cava<br />
quasi con l’attività del lottatore che ha tutto ciò che gli occorre nei muscoli e nella<br />
mente. Qualcuno ha detto che essere pastori <strong>in</strong> Barbagia non era un modo di lavorare,<br />
ma di essere uomo, volendo anche significare che non esisteva altro orizzonte<br />
per esprimere la propria umanità, tanto la scelta obbligata di vita si identificava<br />
coi valori della società di cui si era parte. Essere pastori <strong>in</strong> <strong>Gallura</strong> ha significato<br />
<strong>in</strong>vece da subito un modo di diversificare la propria operosità. E mai <strong>in</strong> nessun<br />
momento ha rappresentato il riduttivismo dell’isolamento e della rigidità culturale.<br />
Il popolamento diffuso e la molteplicità delle attività agricole avevano sostenuto<br />
e diversificato la produttività artigianale dei paesi dell’Alta <strong>Gallura</strong>.<br />
L’agricoltura cerealicola, accompagnata da diverse specificità stagionali e<br />
da diverse colture specializzate (orti, oliveti, vigne), sosteneva il piccolo artigianato<br />
manifatturiero tempiese o lurese (attrezzi agricoli, armi, stoffe, utensileria).<br />
Quasi nessuno oggi ricorda l’<strong>in</strong>gegnosità dei massai o le mille piccole ricchezze<br />
che il contad<strong>in</strong>o ricavava dai diversi ambienti. Non c’è più chi cerca l’erba tramontana<br />
o chi produce la potassa. Le piante coloranti per i panni di fresi sono dimenticate.<br />
Dalla scorza dell’agrifoglio e della g<strong>in</strong>estra non si ottengono più vischio e<br />
fibre vegetali. Scomparse le colture del l<strong>in</strong>o, del cotone, del gelso. Ma oggi, come<br />
ieri, le piante coltivate e gli animali allevati sono solo <strong>una</strong> frazione delle risorse<br />
biologiche disponibili per l’agricoltura e sono solo le forme viventi più visibili negli<br />
agrosistemi.<br />
Se si pensa, <strong>in</strong>oltre, che il suolo non può mai essere considerato come<br />
supporto <strong>in</strong>erte e che il terreno agricolo, soprattutto nei primi qu<strong>in</strong>dici centimetri,<br />
ospita <strong>una</strong> biomassa complessa e diversificata, nonostante il decl<strong>in</strong>o di molte varietà<br />
considerate per un certo periodo fonte di sostentamento o di reddito, un sogno<br />
e <strong>una</strong> speranza ci dicono che molte ricchezze che ora non si vedono, potrebbero<br />
improvvisamente brillare e che molte tra le svariate possibilità abbiano<br />
l’opportunità di divenire concrete realtà di sicurezza e abbondanza.<br />
Ne è esempio la rapida diffusione, <strong>in</strong> diverse contrade della <strong>Gallura</strong>, di molte<br />
aziende agrituristiche, che <strong>in</strong> qualche modo consentono allo stazzo un’attività<br />
produttiva proiettata all’esterno (turismo). Le cosiddette leggi del mercato hanno<br />
ridotto f<strong>in</strong>ora l’impegno delle numerose aziende alla somm<strong>in</strong>istrazione di pasti<br />
con piatti tradizionali, ma non è chi non veda che si aprono molteplici possibilità,<br />
non solo legate ad <strong>una</strong> più razionale trasformazione dei prodotti, ma anche ad<br />
<strong>una</strong> generica r<strong>in</strong>ascita “culturale” con il ravvivarsi delle relazioni tra stazzi che differenziano<br />
l’offerta di fruizione turistica, ambientale, folcklorica (ricettività,<br />
trekk<strong>in</strong>g, equitazione, ricreatività) e le capacità di produzione e scambi tali da<br />
consentire anche la valorizzazione-riproposizione delle tradizioni e degli atteggiamenti<br />
etnici fondamentale.