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La borsadellaspesa - ACSI

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<strong>La</strong> borsa della spesa<br />

18<br />

società<br />

Il prezzo del petrolio aumenta<br />

piange il portafoglio<br />

ma non tutto il male...<br />

Il petrolio continua a flirtare con il biglietto<br />

da cento dollari per un barile<br />

(159 litri). In pochi anni il prezzo è via<br />

via raddoppiato, triplicato, quintuplicato<br />

(vedi grafico). Contano poco i saliscendi<br />

di qualche punto e neppure le previsioni<br />

di questo o quell’esperto. Prevalgono<br />

ormai due certezze.<br />

✔ <strong>La</strong> prima è che stando le cose come<br />

stanno, il prezzo del petrolio potrà anche<br />

essere un poco ballerino, ma continuerà a<br />

crescere. Perché la domanda cresce, soprattutto<br />

con l’arrivo di nuovi grossi consumatori<br />

(paesi asiatici), perché le riserve calano<br />

o buttano sempre meno o a costi più<br />

elevati, perché la domanda di petrolio è<br />

pressoché inelastica, poco sensibile all’aumento<br />

dei prezzi.<br />

Non si può che consumare: abbiamo<br />

impostato tutta la nostra società sul petrolio<br />

e non si riesce a farne a meno e a differenza<br />

degli choc petroliferi del passato<br />

imposti dai produttori (anni ’70-anni ’80),<br />

questa volta gli aumenti del prezzo sembrano<br />

quasi anestetizzanti, per impotenza<br />

politica o per rassegnazione individuale.<br />

✔ <strong>La</strong> seconda certezza è che il prezzo<br />

del petrolio può avere solo due altre prospettive,<br />

comunque negative: o una crisi<br />

geopolitica esplosiva (nuova guerra, supponiamo<br />

all’Iran) e allora pure prezzi esploderanno;<br />

oppure una crisi economica mondiale<br />

generalizzata, che non è da escludere,<br />

e allora i prezzi crollerano per recessione e<br />

minor domanda.<br />

Il lato positivo<br />

Al di là di tutto questo può formarsi e<br />

sta ormai formandosi, anche per inevitabilità,<br />

una situazione positiva. Il consumo di<br />

idrocarburi provoca danni al pianeta, all’ambiente<br />

e alla salute, danni ritenuti ormai<br />

insostenibili senza accettare una catastrofe<br />

globale. Si avverte l’avvicinarsi della<br />

fine di una società e di un’economia costruite<br />

sinora su un unico pilastro e cioè la disponibilita<br />

del petrolio o buon mercato: è ormai<br />

un non senso continuare così.<br />

<strong>La</strong> forte alterazione dei prezzi che comunque<br />

ne deriverà rende economicamente<br />

attrattive e concorrenziali le energie alternative,<br />

rinnovabili, non inquinanti, e induce<br />

a considerare finalmente la maggiore<br />

fonte di energia di cui disponiamo e cioè il<br />

risparmio, sinora troppo trascurato, quasi<br />

fosse sinonimo di minore benessere.<br />

Svizzeri petrofagi<br />

Noi svizzeri facciamo fuori quotidianamente<br />

250 mila barili di petrolio. A 106<br />

franchi il barile è una bella sommetta. Sei litri<br />

a testa, ogni giorno, dal neonato al centenario.<br />

Più del latte o del vino.<br />

Consumiamo un 8% in più della media europea.<br />

Il petrolio rappresenta il 57% del nostro<br />

consumo energetico: in buona parte<br />

bruciato sotto forma di carburante per i trasporti,<br />

i nostri spostamenti automobilistici<br />

(56%); un’altra parte di poco inferiore bruciato<br />

invece come combustibile per il riscaldamento<br />

delle nostre abitazioni e per<br />

l’industria. È vero che dopo i primi forti choc<br />

petroliferi (1973) abbiamo cercato di diminuire<br />

consumo e dipendenza dal petrolio (in<br />

due anni ci fu addirittura un calo del 10%,<br />

senza vittime!), ma poi, meno preoccupati,<br />

ci siamo stabilizzati.<br />

Se è diminuito in 30 anni del 45% il<br />

consumo di combustibili, dimostrando che<br />

ci possono essere delle valide alternative<br />

(termopompa, termosolare, biomassa, gas<br />

naturale), è invece riesploso quello dei carburanti<br />

(più 74%) nonostante la auto siano<br />

diventate meno ingorde ma anche perché<br />

appare difficile, più per motivi economici<br />

che per motivi tecnici, sostituire il petrolio<br />

nei trasporti.<br />

Il 44% del nostro approvvigionamento<br />

proviente dall’Africa, il 21% dal mare del<br />

Nord, il 18% dal Medio Oriente (Iran e<br />

Arabia Saudita), il 14% dalla Russia e il 17%<br />

da ex-paesi dell’Unione sovietica. Quanto a<br />

dire che per un prodotto-motore dell’economia<br />

e del nostro vivere, siamo totalmente<br />

ed anche pericolosamente dipendenti;

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