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La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci

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Paolo saliva senza cor<strong>di</strong>no né casco, non<br />

attaccandosi mai alla corda fissa; aveva una<br />

dote naturale che lo faceva sentire tranquillo e<br />

sicuro mentre io, pur provando grande piacere<br />

e sod<strong>di</strong>sfazione, rimanevo sempre attaccato<br />

col cor<strong>di</strong>no alla corda fissa memore anche <strong>di</strong><br />

ciò che mi era capitato solo due mesi prima.<br />

Dopo una salita abbastanza lunga ed<br />

esaltante arrivammo alla forcella del<br />

Camoscio, spartiacque tra la valle con il<br />

rifugio Locatelli e la valle che volge verso<br />

Auronzo.<br />

Da qui partivano tre sentieri: uno per la<br />

ferrata a sinistra verso Pian <strong>di</strong> Cengia, un’altro<br />

a destra verso la cima del Paterno, il terzo era<br />

un sentiero in <strong>di</strong>scesa verso Forcella<br />

Passaporto e quin<strong>di</strong> Forcella <strong>La</strong>varedo.<br />

Volevamo fare entrambe le ferrate, ma<br />

sapevamo che il tempo non era sufficiente<br />

perciò proseguimmo per la vetta.<br />

Solo l’attacco <strong>di</strong> questa ferrata presentava<br />

qualche piccolo problema, almeno per me, poi<br />

ancora un breve tratto ferrato e quin<strong>di</strong> per<br />

sentiero segnato da ometti fino alla vetta.<br />

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