La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci
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un cielo azzurro limpidissimo. Partimmo per il rifugio Auronzo sotto le Tre Cime di Lavaredo. Arrivati, una gran folla di turisti percorreva il classico sentiero che dall’Auronzo porta al Locatelli, una popolazione variegata spesso con abbigliamenti inadeguati al luogo; chi con scarpe da ginnastica, chi con scarpe cittadine, altri con semplici magliette e felpa senza giacca a vento, altri con chiodi e corde pronti a salire le pareti delle Tre Cime. Il primo tratto fino alla forcella Lavaredo era una processione di famiglie con carrozzine, bambini festanti, persone che chiaramente era la prima volta si trovavano in montagna, ma il panorama che ci apparve improvviso alla nostra sinistra era imponente e maestoso con la vista delle pareti nord delle Tre Cime. Con il binocolo erano visibili decine di alpinisti che scalavano queste imponenti pareti verticali e veramente l’impressione era quella di vedere dei piccolissimi ragni appesi alla roccia. 90
Proseguendo per un largo sentiero arrivammo in poche decine di minuti al Locatelli. Da qui iniziava la nostra gita, lì dove terminava per il 90% dei turisti. Dopo le foto d’obbligo con lo sfondo sulle pareti nord delle Tre Cime, ci dirigemmo verso la galleria del Paterno. La galleria era stata scavata nel corso della prima guerra mondiale dagli alpini per cercare di conquistare le cime circostanti in possesso degli Austriaci. In confronto la galleria del Castelletto era poca cosa, questa saliva ripida nella roccia viva con molte finestre sia a destra che a sinistra. Affacciati alle finestre si godeva di un panorama mozzafiato da un lato sulle Tre Cime, dall’altro su Pian di Cengia, le Crode Fiscaline e Cima Una. Al termine della galleria iniziava il primo tratto di ferrata che saliva ripido sotto una cresta e a strapiombo sul sentiero che portava per la via normale alla forcella di Pian di Cengia. 91
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Proseguendo per un largo sentiero<br />
arrivammo in poche decine <strong>di</strong> minuti al<br />
Locatelli.<br />
Da qui iniziava la nostra gita, lì dove<br />
terminava per il 90% dei turisti. Dopo le foto<br />
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Paterno.<br />
<strong>La</strong> galleria era stata scavata nel corso della<br />
prima guerra mon<strong>di</strong>ale dagli alpini per cercare<br />
<strong>di</strong> conquistare le cime circostanti in possesso<br />
degli Austriaci.<br />
In confronto la galleria del Castelletto era<br />
poca cosa, questa saliva ripida nella roccia<br />
viva con molte finestre sia a destra che a<br />
sinistra. Affacciati alle finestre si godeva <strong>di</strong> un<br />
panorama mozzafiato da un lato sulle Tre<br />
Cime, dall’altro su Pian <strong>di</strong> Cengia, le Crode<br />
Fiscaline e Cima Una.<br />
Al termine della galleria iniziava il primo<br />
tratto <strong>di</strong> ferrata che saliva ripido sotto una<br />
cresta e a strapiombo sul sentiero che portava<br />
per la via normale alla forcella <strong>di</strong> Pian <strong>di</strong><br />
Cengia.<br />
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