La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci

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28.05.2013 Views

stemperare il clima teso che si era venuto a creare. Il giorno prima dell’assalto, quando mi trovai da solo sulla branda, presi carta e penna e decisi di scrivere a Lucia un ultima lettera prima dei combattimenti, rinnovandole tutto il mio amore e il desiderio di sposarla appena finita la guerra. Era ancora buio, quando ci preparammo all’assalto, per sfruttare il fattore sorpresa, una buona mezz’ora prima dell’alba, infreddoliti, impauriti ma decisi a conquistare le trincee nemiche. Dovemmo avvicinarci strisciando silenziosamente verso le prime linee per cogliere il nemico di sorpresa, piano, nel silenzio più assoluto, nel timore di essere scoperti prima del dovuto. L’aria era densa e brumosa e a malapena potevamo distinguere il paesaggio che ci circondava. Una volta raggruppati e posizionati ci decidemmo a scendere lungo il crinale, stando attenti a non scivolare sui sassi bagnati. 80

Strisciammo indisturbati per oltre cento metri e nessuno si accorse del nostro passaggio. Purtroppo una sentinella austriaca, appostata dietro un grosso sasso dove non poteva essere scorta, avvertì la nostra presenza e, dopo aver dato l’allarme generale, si scatenò contro di noi l’intera artiglieria crucca. Iniziammo a correre rapidamente tra il filo spinato e i corpi mutilati di altri soldati, cercando di schivare la pioggia di schegge e pallottole che ci sfioravano da ogni parte. Nonostante stesse iniziare ad albeggiare era impossibile vedere le pallottole, solo un leggero sibilo e lo schianto sui sassi ci avvertiva del pericolo che ci circondava, ma non c’era tempo di pensare, bisognava procedere e uccidere quei bastardi! Una increspatura, una piccolissima increspatura come un onda del mare; una pallottola mi centrò in piena fronte. Caddi fulminato, era finita, mamma, papà, i commilitoni, Lucia! Tutto finito, tutto perso per sempre, non potevo più amare, sognare, gridare, pensare. 81

stemperare il clima teso che si era venuto a<br />

creare.<br />

Il giorno prima dell’assalto, quando mi<br />

trovai da solo sulla branda, presi carta e penna<br />

e decisi <strong>di</strong> scrivere a Lucia un ultima lettera<br />

prima dei combattimenti, rinnovandole tutto il<br />

mio amore e il desiderio <strong>di</strong> sposarla appena<br />

finita la guerra.<br />

Era ancora buio, quando ci preparammo<br />

all’assalto, per sfruttare il fattore sorpresa, una<br />

buona mezz’ora prima dell’alba, infreddoliti,<br />

impauriti ma decisi a conquistare le trincee<br />

nemiche.<br />

Dovemmo avvicinarci strisciando<br />

silenziosamente verso le prime linee per<br />

cogliere il nemico <strong>di</strong> sorpresa, piano, nel<br />

silenzio più assoluto, nel timore <strong>di</strong> essere<br />

scoperti prima del dovuto.<br />

L’aria era densa e brumosa e a malapena<br />

potevamo <strong>di</strong>stinguere il paesaggio che ci<br />

circondava.<br />

Una volta raggruppati e posizionati ci<br />

decidemmo a scendere lungo il crinale, stando<br />

attenti a non scivolare sui sassi bagnati.<br />

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