La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci

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28.05.2013 Views

stato concordato tra le parti, e fece finalmente immergere la valle in un silenzio profondo interrotto solo da un leggero alito di vento che si insinuava tra gli alberi. Passeggiando con Lucia ai margini del bosco gli dissi dolcemente mi disse lei quasi piangendo, come sapesse inconsciamente che non ci saremmo mai più rivisti. le dissi sussurrando e accarezzandole il volto. Passammo ancora quei pochi giorni tra gioia e dolore, ma il tempo inesorabilmente bussò alle nostre porte e arrivò il giorno della partenza. 76

Gli accordi con Lucia erano stati chiari: ci eravamo detti “Evitiamo di incontrarci la mattina della partenza, sarebbe troppo doloroso.” La mattina presto, uscito per l’ultima volta dall’ospedale, mi incamminai verso la stazione; con tristezza mi voltai e la vidi dietro i vetri di una finestra, con il viso pallido tremendamente triste. Le feci un cenno con la mano e mi voltai, con un groppo in gola e con la voglia quasi irrefrenabile di tornare indietro per correrle incontro e stringerla a me ancora una volta. Il dovere ebbe il sopravvento e così arrivai alla piccola stazione. Il trenino per Cortina giunse puntuale e in 30 minuti mi ritrovai nel centro del paese dove un carro trainato da due cavalli mi portò alla base della montagna e quindi in un ora di marcia direttamente alle trincee dove mi aspettava il mio reggimento. L’accoglienza dei commilitoni fu cordiale e allegra sia pure nel rispetto delle gerarchie e delle oggettive difficoltà nelle quali eravamo costretti a vivere. 77

Gli accor<strong>di</strong> con Lucia erano stati chiari: ci<br />

eravamo detti “Evitiamo <strong>di</strong> incontrarci la<br />

mattina della partenza, sarebbe troppo<br />

doloroso.”<br />

<strong>La</strong> mattina presto, uscito per l’ultima volta<br />

dall’ospedale, mi incamminai verso la<br />

stazione; con tristezza mi voltai e la vi<strong>di</strong> <strong>di</strong>etro<br />

i vetri <strong>di</strong> una finestra, con il viso pallido<br />

tremendamente triste.<br />

Le feci un cenno con la mano e mi voltai,<br />

con un groppo in gola e con la voglia quasi<br />

irrefrenabile <strong>di</strong> tornare in<strong>di</strong>etro per correrle<br />

incontro e stringerla a me ancora una volta. Il<br />

dovere ebbe il sopravvento e così arrivai alla<br />

piccola stazione.<br />

Il trenino per Cortina giunse puntuale e in<br />

30 minuti mi ritrovai nel centro del paese dove<br />

un carro trainato da due cavalli mi portò alla<br />

base della montagna e quin<strong>di</strong> in un ora <strong>di</strong><br />

marcia <strong>di</strong>rettamente alle trincee dove mi<br />

aspettava il mio reggimento.<br />

L’accoglienza dei commilitoni fu cor<strong>di</strong>ale e<br />

allegra sia pure nel rispetto delle gerarchie e<br />

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costretti a vivere.<br />

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