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La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci

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I corridoi erano pieni <strong>di</strong> feriti, e la loro vista<br />

era straziante. Molti aveva perso braccia o<br />

gambe, altri, forse i più fortunati erano<br />

immobilizzati a letto in coma profondo, altri<br />

ancora erano completamente ustionati e<br />

bendati dalla testa ai pie<strong>di</strong>.<br />

<strong>La</strong> vista più straziante era però per quei<br />

poveri ragazzi che erano stati sfigurati in<br />

modo orribile sul volto; senza naso, occhi,<br />

denti, mento, mascelle fratturate e deformate,<br />

volti <strong>di</strong>strutti dal fuoco e dalle schegge.<br />

Riconobbi alcuni <strong>di</strong> loro perché<br />

appartenevano al mio reggimento e<br />

guardando quei volti esangui, praticamente<br />

stroncati da un tragico destino, ricordando<br />

come fossero prima della sciagura, ancora<br />

indebolito dalle ferite mi sentii mancare le<br />

forze e mi accasciai a terra, subito soccorso da<br />

Lucia, che fino ad allora era rimasta in<br />

<strong>di</strong>sparte, abituata come era a vedere quelle<br />

scene dolorose.<br />

Mi guardò preoccupata e mi accompagnò<br />

fino alla mia branda. Dopo avermi aiutato a<br />

sdraiarmi a letto, con un velo <strong>di</strong> tristezza<br />

<strong>di</strong>sse:

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