La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci
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esto del gruppo. Ben preso il plotone<br />
scomparve alla nostra vista, ma il tempo volò<br />
ed ecco che arrivò il segnale che ci consentì <strong>di</strong><br />
partire. Nuove urla <strong>di</strong> incitamento<br />
riecheggiarono per la valle mentre cercavo <strong>di</strong><br />
trovare uno spazio per procedere, spintonato<br />
ora a destra ora a sinistra dalla moltitu<strong>di</strong>ne dei<br />
partecipanti.<br />
Il percorso si <strong>di</strong>mostrò <strong>di</strong>fficile già dai<br />
primissimi minuti <strong>di</strong> competizione e già dopo<br />
una mezz’ora <strong>di</strong> salita si era creata una dura<br />
selezione tra i vari concorrenti, causata<br />
principalmente dalle con<strong>di</strong>zioni atmosferiche<br />
rigide, per cui il freddo e la pioggia pungente<br />
si <strong>di</strong>mostrarono i principali antagonisti.<br />
Il terreno si era fatto assai scivoloso, mentre<br />
con molta cautela ci si inerpicava<br />
faticosamente, cercando <strong>di</strong> mantenere<br />
l’equilibrio e la calma.<br />
Insieme a un gruppetto, costituito da altri<br />
cinque partecipanti, procedevo con<br />
entusiasmo, conscio delle fatiche che ancora<br />
mi attendevano.<br />
Finalmente, dopo un’ora e un quarto arrivai<br />
abbastanza affaticato a Forcella Bois, un passo<br />
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