La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci
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nord della Francia, che avrebbe investito tutta la zona dolomitica. I giorni scorrevano rapidamente e al loro susseguirsi tutto il mio essere stava ritrovando la forma e le energie necessarie per affrontare il percorso. Decisi di effettuare alcune passeggiate per verificare e migliorare la mia forma fisica. Una di queste fu la salita al Taè, percorso poco noto alla maggioranza degli escursionisti, una delle vette che accompagna sul lato nord-est la Val di Fanes. È una montagna che presentava due facce: la prima, una salita verticale che partiva dalla valle ed era caratterizzata da passaggi vertiginosi; l’altra, più facile ma faticosa perchè anch’essa risaliva per oltre mille metri. Inizialmente il sentiero era lo stesso che portava a Col Becchei, ma arrivati al primo anfiteatro sassoso, anziché proseguire sulla destra verso il secondo anfiteatro si piegava dalla parte opposta per una traccia al limite superiore del ghiaione, sotto le rocce, fino ad arrivare a una piccola forcella erbosa che dominava la Val di Fanes. 36
Da qui impiegai qualche decina di minuti ad arrivare in vetta per rocce, ciuffi d’erba e bellissime stelle alpine, complessivamente oltre due ore dalla partenza. In vetta, facevano da cornice a questo paesaggio incontaminato i ruderi di una baracca di vedetta austriaca risalente alla Prima Guerra Mondiale, una croce in legno sconnessa e il libro delle firme. Pensai alla posizione strategica e all’importanza che doveva avere questo avamposto in quanto consentiva agli Austriaci di avere una visione completa su Cortina e quindi di poter registrare ogni più piccolo movimento dell’esercito italiano. Anche il panorama era incredibilmente bello con una vista a 360 gradi che andava dalle Conturines al Vallon Bianco, alle Tofane viste da una prospettiva insolita, dall’Antelao al Sorapis, alle 3 Cime di Lavaredo che da questa distanza sembravano piccoli sassi, a Forcella Lerosa, alla Croda Rossa e tutto l’arco alpino delle montagne Austriache sin oltre il Grossglockner e i monti Tauri. 37
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nord della Francia, che avrebbe investito tutta<br />
la zona dolomitica.<br />
I giorni scorrevano rapidamente e al loro<br />
susseguirsi tutto il mio essere stava ritrovando<br />
la forma e le energie necessarie per affrontare<br />
il percorso.<br />
Decisi <strong>di</strong> effettuare alcune passeggiate per<br />
verificare e migliorare la mia forma fisica. Una<br />
<strong>di</strong> queste fu la salita al Taè, percorso poco noto<br />
alla maggioranza degli escursionisti, una delle<br />
vette che accompagna sul lato nord-est la Val<br />
<strong>di</strong> Fanes. È una montagna che presentava due<br />
facce: la prima, una salita verticale che partiva<br />
dalla valle ed era caratterizzata da passaggi<br />
vertiginosi; l’altra, più facile ma faticosa<br />
perchè anch’essa risaliva per oltre mille metri.<br />
Inizialmente il sentiero era lo stesso che<br />
portava a Col Becchei, ma arrivati al primo<br />
anfiteatro sassoso, anziché proseguire sulla<br />
destra verso il secondo anfiteatro si piegava<br />
dalla parte opposta per una traccia al limite<br />
superiore del ghiaione, sotto le rocce, fino ad<br />
arrivare a una piccola forcella erbosa che<br />
dominava la Val <strong>di</strong> Fanes.<br />
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