La maratona - Studio di Ingegneria e Informatica Ing. Roberto Croci
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L’idea stravagante<br />
All’età <strong>di</strong> cinquanta anni decisi <strong>di</strong> prendere<br />
parte ad una <strong>maratona</strong> sulle Dolomiti, non<br />
tanto per vincere, cosa che mi sarebbe risultata<br />
fisicamente impossibile, quanto più per un<br />
desiderio interiore, per provare ancora una<br />
volta quelle sensazioni meravigliose, comuni<br />
solo a chi ama davvero la montagna,<br />
soprattutto nei suoi aspetti più puri e selvaggi.<br />
Venendo in questi luoghi dall’età <strong>di</strong> cinque<br />
anni sia d’estate che d’inverno, mi sentivo a<br />
tutti gli effetti un montanaro, un alpinista<br />
amante delle bellezze naturali, che godeva<br />
guardando i panorami maestosi delle valli<br />
silenziose e delle vette incontaminate, che non<br />
amava le compagnie chiassose e il caos<br />
metropolitano.<br />
Ormai da tre mesi ogni mattina avevo preso<br />
l’abitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> alzarmi molto presto, andare a<br />
correre quoti<strong>di</strong>anamente all’ombra dei platani<br />
del parco vicino casa per svolgere un<br />
allenamento impegnativo in vista della prima<br />
<strong>maratona</strong> che si sarebbe svolta lungo un<br />
percorso, a me ben noto, il giro della Tofana <strong>di</strong><br />
Rozes, nelle vicinanze <strong>di</strong> Cortina, meta<br />
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