PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi
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6<br />
AGORàStELLA<br />
UN coNTrIBUTo Per la sTorIa<br />
Del TrIcolore Del regNo DI sarDegNa<br />
Perché scrivere ancora del Tricolore? Al quesito, legittimo, rispondono gli autori,<br />
che, dopo venticinque anni di ricerche e di studi, sono in grado di affermare che<br />
ancora c’è molto da dire sulla storia della bandiera italiana. I numerosi scritti<br />
relativi a questo tema, salvo rare e pregevoli eccezioni, spesso altro non sono<br />
che ripetizioni di studi già datati in cui abbondano affermazioni gratuite.<br />
Nell’occasione della prossima ricorrenza del 150° anniversario dell’Unità, un<br />
breve ma pregevole contributo che apparirà sul numero di Rivista Militare, porterà<br />
nuova luce sulla vicenda storica del tricolore investigando più profondamente<br />
le sue origini, i suoi significati e i suoi valori.<br />
Una vicenda che inizia il 4 marzo 1848, quando il re di Sardegna Carlo Alberto,<br />
adeguandosi al momento contingente a seguito dei moti scoppiati in tutta<br />
Italia, concede lo Statuto il quale, all’articolo 77 delle “Disposizioni generali”,<br />
conferma che: Lo Stato conserva la sua bandiera e la coccarda azzurra è la<br />
sola nazionale.<br />
Nei giorni seguenti, però, Carlo Alberto ritorna sulla bandiera e adotta, per il<br />
suo Stato il tricolore italiano con lo scudo dei Savoia al centro.<br />
Ciò è confermato anche dal proclama del 23 marzo successivo che termina<br />
con queste parole: … vogliamo che le Nostre Truppe … portino lo Scudo di<br />
Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana… .<br />
Ma ciò non avvenne, almeno subito, perché le truppe sarde passarono il ponte<br />
sul Ticino con le vecchie bandiere, cui erano state annodate in cima all’asta tre<br />
strisce tricolori, e solo dopo, a Pavia, si provvide a distribuire le nuove bandiere,<br />
probabilmente non a tutti i reggimenti per ovvi motivi contingenti.<br />
Dopo lo sfortunato esito della prima guerra d’indipendenza, l’eredità di Carlo<br />
Alberto viene raccolta dal figlio Vittorio Emanuele II che mantiene in vigore,<br />
unico regnante in Italia, lo statuto concesso dal padre e continua, fino all’Unità<br />
d’Italia, ad alzare il tricolore come vessillo del Regno, simbolo che accompagnò,<br />
poi, la vita nazionale per ottantacinque anni fino alla proclamazione della<br />
Repubblica Italiana.<br />
Esistono svariati modelli di tricolori del regno sardo il primo è rappresentato<br />
da bandiere con la croce di Savoia, in campo bianco, sovrapposta a quelle<br />
di Genova e di Sardegna, ispirate a quelle della marina sarda. Poi abbiamo<br />
l’esempio dello stendardo a campi verticali delle Guardie del Corpo del Re,<br />
che presenta lo scudo banderale sabaudo sul bianco senza il contorno azzurro<br />
e che si può considerare il prototipo della bandiera che, per il Brancaccio,<br />
vuole essere la prima dell’esercito sardo, uguale a questa, ma contornata da<br />
un bordo azzurro.<br />
Molto probabilmente, invece, fu la bandiera recante lo scudo sannitico che il<br />
vIvI BERSAGLIERI<br />
Ministero della Guerra del Regno di Sardegna, il 25 marzo 1848, notificava<br />
ufficialmente ai governatori di Alessandria e di Novara, secondo gli ordini di Sua<br />
Maestà: Le truppe che entreranno in Lombardia , al porre il piede che faranno<br />
sul suolo lombardo, inalberino ed assumano la bandiera italiana bianca, rossa<br />
e verde,[più precisamente verde, bianco e rosso ndr] con in mezzo lo scudo di<br />
Savoia (croce bianca in campo rosso). Disegnata frettolosamente dal segretario<br />
del Ministero dell’Interno, Bigotti, il 27 marzo 1848, fu adottata lo stesso giorno<br />
dal Consiglio dei Ministri.<br />
Una regia patente di Carlo Alberto del 15 aprile 1848, dal quartier generale di<br />
Volta, regolamentava anche la tipologia della bandiera del naviglio da guerra<br />
sardo, con l’apposizione, superiormente allo scudo aderente al campo verde<br />
e rosso, della corona reale con il tocco rosso. Quella della marina da guerra è<br />
quindi l’unica bandiera tricolore del regno sardo che porta la corona prima del<br />
1860 e con la particolarità del tocco rosso senza sostanziali variazioni anche<br />
durante il Regno d’Italia fino al 1946 se si eccettua il fatto che, nel primo<br />
modello, lo scudo aderiva al verde e al rosso. La distinzione tra le bandiere del<br />
Regio Esercito e della Regia Marina, quindi, consiste nella presenza o meno<br />
del tocco rosso nella corona reale che, se presente, è da attribuire al naviglio<br />
da guerra, se assente, al Regio Esercito.<br />
Nel 1855 le truppe sarde del corpo di spedizione in Crimea adotteranno un modello<br />
di vessillo leggermente diverso dal precedente cioè con il bordo azzurro che<br />
sormonta leggermente il verde e il rosso. Consegnate ai corpi armati in partenza<br />
il 14 aprile 1855, ad Alessandria, le bandiere vennero ritirate personalmente<br />
dal re Vittorio Emanuele II il 15 giugno 1856, a Torino, al ritorno dal teatro delle<br />
operazioni, perché destinate ad un uso limitato ai tempi della missione.<br />
La bandiera nazionale sarda cambierà ancora tipologia nel 1857 con lo scudo<br />
che si stacca leggermente dai campi laterali, rimanendo in uso fino al definitivo<br />
regolamento del 1860.<br />
Nella primavera di quell’anno, dopo l’annessione delle provincie dell’Emilia e<br />
della Toscana, rispettivamente il 18 e 22 marzo, Vittorio Emanuele II procede,<br />
con Regio Decreto del 25 dello stesso mese, alla definitiva regolamentazione<br />
della bandiera del nascente Regno d’Italia: la civile, come quella della marina<br />
mercantile, porterà il semplice scudo della casata Savoia, quella dell’esercito<br />
porterà lo scudo sormontato dalla corona reale senza il tocco rosso, quella<br />
della marina da guerra, e del governo, lo scudo sormontato dalla corona reale<br />
con il tocco rosso, queste tre tipologie rimarranno sostanzialmente tali e quali<br />
fino al 1946.<br />
Gian Carlo Stella