28.05.2013 Views

PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Gian Mauro Gigli, Pierdavide De Cillis, Gianmarco<br />

Manca, Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville,<br />

Marco Pedone. Sono i nomi dei nostri ultimi Caduti<br />

in Afghanistan, che sono rimasti vittime di quella<br />

“rivoluzione dell’artiglieria” rappresentata dagli<br />

ordigni esplosivi improvvisati. Ieri “artiglieria”<br />

significava far viaggiare nell’aria un proiettile<br />

per colpire un obiettivo lontano che stava fermo,<br />

mentre oggi l’obiettivo si muove e il proiettile sta<br />

lì ad aspettarlo, per scoppiare quando gli passerà<br />

vicino. Solo la tragica conclusione è sempre la<br />

stessa: vite umane che vanno all’altro mondo.<br />

In termini tecnici questi subdoli proiettili dormienti<br />

vengono chiamati “improvised esplosive devices”,<br />

vengono costruiti artigianalmente, sono composti<br />

da una quantità variabile di esplosivo, da materiale<br />

contundente inerte di varia natura, da un innesco<br />

e da un detonatore. In questo campo non esiste<br />

standardizzazione: gli IEDs sono migliaia e migliaia<br />

ma non ce ne sono due uguali: possono essere<br />

assemblati, mascherati e utilizzati nei modi più<br />

vari, comandati per mezzo di cavi elettrici, da<br />

raggi infrarossi, da impulsi radio o attivati inconsapevolmente<br />

dalle stesse vittime. Sono facili<br />

da costruire e da occultare, possono assumere<br />

la forma di una roccia, di un pallone da calcio<br />

o di una vecchia lavatrice e costano poco, ma<br />

gli effetti di questi nuovi “sistemi d’arma” sono<br />

devastanti da tutti i punti di vista: tattico, operativo,<br />

strategico, mediatico.<br />

Si tratta anche di un’arma psicologica, visto che<br />

chi va in pattuglia sa perfettamente che potrebbe<br />

saltare in aria da un momento all’altro, e il<br />

conseguente logorìo psicologico diventa talvolta<br />

insostenibile. Ecco perché gli IEDs sono diventati<br />

gli strumenti principali nelle mani dei terroristi<br />

che se ne servono nelle guerre asimmetriche.<br />

E’ anche vero che quegli ordigni non sono nati<br />

oggi ma, al contrario, sono stati impiegati dai<br />

“resistenti” anche nel secondo conflitto mondiale,<br />

ma in misura molto limitata, visto che gli insorti di<br />

allora non controllavano estesamente il territorio<br />

e non godevano della libertà di movimento di cui<br />

oggi la guerriglia dispone in Afghanistan. Laggiù<br />

più di 2.000 soldati della Coalizione hanno perso<br />

la vita dal 2003 ad oggi, la maggior parte dei quali<br />

proprio a causa di quegli ordigni.<br />

Per contrastare tale fenomeno, ogni paese e<br />

ogni organizzazione internazionale fa qualcosa.<br />

Il Regno unito, ad esempio, cerca di mettere in<br />

pratica le proprie esperienze acquisite in Irlanda<br />

del Nord. L’Italia da parte sua sta istituendo un<br />

proprio “centro di eccellenza” presso la Scuola del<br />

Genio a Roma, dove anche l’unione Europea (per<br />

mezzo della propria Agenzia Europea di Difesa)<br />

condurrà corsi di specializzazione in favore di<br />

personale proveniente dai paesi dell’UE. Il tutto<br />

a suon di pubblicazioni, acronimi, definizioni,<br />

classificazioni, consiglieri legali, cavilli giuridici,<br />

regole d’ingaggio, moduli standardizzati, registri,<br />

rapporti di fine attività. In una sola parola: burocrazia.<br />

Cosa che, forse, nelle guerre asimmetriche non<br />

è la carta vincente.<br />

La nATO ha elaborato una strategia contro gli IED<br />

basata su quattro pilastri: riempire il vuoto dottrinale<br />

in merito allo specifico argomento mediante la<br />

stesura di apposite pubblicazioni, combattere il<br />

sistema-IED nel suo complesso con la prevenzione e<br />

l’intelligence, sconfiggere l’ordigno neutralizzandolo<br />

o distruggendolo e incentivare l’addestramento<br />

del personale. Ottime intenzioni che però hanno il<br />

loro limite nell’intelligence, che in ambito Alleanza<br />

Atlantica resta una competenza nazionale che i<br />

paesi membri sono riluttanti a condividere.<br />

Anche gli uSA procedono per conto proprio, ma<br />

con un approccio ben diverso dalla burocrazia<br />

europea. La parola d’ordine è “impariamo a pensare<br />

come gli insorti”. Si tratta di una interessante<br />

iniziativa che intende basarsi innanzitutto sulla<br />

mente umana, che è ben superiore a qualsiasi<br />

contromisura tradizionale anti-IED come i carri<br />

sminatori o i disturbatori di frequenze radio. I soldati<br />

americani, in base a questa nuova procedura,<br />

vengono addestrati a pensare come gli insorti<br />

e ad analizzare il terreno come fanno i terroristi.<br />

Così facendo, gli ordigni vengono scoperti in<br />

quantità maggiore e il numero di morti e feriti cala<br />

sensibilmente. L’addestramento viene condotto<br />

presso un “centro di eccellenza” dalle capacità e<br />

disponibilità assai superiori rispetto a qualsiasi altro<br />

paese alleato, presso il JIEDDO, Joint IED Defeat<br />

Organization, mediante simulatori molto realistici<br />

costruiti senza badare a spese e ricorrendo anche<br />

ad hollywoodiani effetti speciali. Il marchingegno è<br />

denominato MCIT, Mobile Counter-IED Interactive<br />

Trainer ed è stato realizzato dall’ICT, Institute for<br />

Creative Technology dell’Università della Southern<br />

California. Attualmente tre apparecchiature MCIT<br />

sono state installate rispettivamente a Fort Campbell,<br />

Kentucky, a Camp Pendleton, California e a Camp<br />

Shelby, Mississippi, al costo di 1,8 milioni di<br />

dollari l’uno. La simulazione dura circa un’ora e<br />

il sistema è in grado di addestrare un centinaio<br />

di soldati al giorno, in maniera molto realistica.<br />

vIvI BERSAGLIERI<br />

AGORàMARIzzA<br />

come contrastare gli ordigni esplosivi improvvisati?<br />

NUoVe TecNologIe<br />

coNTro UN’arma sUBDola<br />

Passando attraverso le quattro componenti del<br />

simulatore, i soldati si immedesimano nei panni<br />

degli insorti, giocano a parti contrapposte e acquisiscono<br />

esperienze fondamentali. Indubbiamente<br />

il sistema americano, col suo approccio realistico<br />

e concreto, risulta molto più efficace rispetto alle<br />

dispersive, cervellotiche e burocratiche procedure<br />

europee, siano esse adottate da singoli paesi o da<br />

organizzazioni internazionali come NATO e UE.<br />

Riusciranno tutte queste misure e contromisure<br />

a sconfiggere gli IED? Sarà un’impresa molto<br />

difficile, visto che gli insorgenti hanno l’iniziativa,<br />

e non solo quella tattica. Loro agiscono e noi ci<br />

limitiamo a reagire. E poi l’insorgente è in grado<br />

di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo,<br />

mentre noi facciamo l’esatto contrario. Tanto per<br />

rendere l’idea delle differenze di approccio concettuale,<br />

il soldato occidentale si allena a compilare<br />

complicati e dettagliati rapporti di pattuglia e<br />

rapporti di perquisizione di edifici, ben sapendo<br />

che in tribunale tali rapporti potranno essere usati<br />

contro di lui. Il talebano, invece, filma gli attentati<br />

e realizza videocassette che non mancheranno di<br />

causare effetti mediatici devastanti sulle pubbliche<br />

opinioni dei paesi della Coalizione. In altre parole,<br />

noi ci autolimitiamo al campo tattico, mentre il<br />

talebano agisce in campo strategico. È evidente<br />

che in queste condizioni l’insorgente risulti di gran<br />

lunga avvantaggiato.<br />

I fatti e la statistica danno finora ragione agli<br />

insorti. La presenza di ordigni sul territorio afgano<br />

è in costante aumento sotto tutti i punti di vista:<br />

numero di attacchi con perdite, numero di attacchi<br />

senza perdite e numero di ordigni scoperti e<br />

disattivati. Quest’ultimi, considerando quelli relativi<br />

ai mesi di settembre, che statisticamente sono i<br />

peggiori dell’anno, sono stati 80 nel 2005, 170<br />

nel 2006, 260 nel 2007, 390 nel 2008 e ben<br />

1400 nel 2009.<br />

Se consideriamo tutti i possibili attacchi della<br />

guerriglia nelle loro varie forme (IEDs, autobombe,<br />

imboscate, ecc…), il loro numero in Afghanistan<br />

è aumentato notevolmente di anno in anno. Anche<br />

la popolazione civile ne ha sofferto. Il numero<br />

complessivo delle vittime è passato da 16 nel<br />

2004 a 279 nel 2005 per poi balzare a 1.473 nel<br />

2006 e per raddoppiare ancora (2.293) nel 2007.<br />

Nel 2008 le vittime sono state 3.308 e nel 2009<br />

addirittura 6.037, cifra che purtroppo nel 2010<br />

è già stata ulteriormente superata.<br />

Gen. C.A. Giovanni Marizza<br />

5

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!