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PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

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FraNcesco rINalDI<br />

UNa VITa Da BersaglIere,<br />

o BersaglIere Da UNa VITa.<br />

Francesco (Checo) Rinaldi, classe 1916, si è fatta<br />

tutta l’ultima guerra - dalla mobilitazione del 1939<br />

all’occupazione della Jugoslavia, dalla difesa costiera<br />

alla collaborazione finale con gli Alleati nell’esercito<br />

del Sud - ma può dire, con evidente sollievo, di aver<br />

“sparato poco, grazie al Padreterno!” E di essere<br />

stato fortunato per aver evitato la Russia, l’Africa…<br />

Ma ne ha lo stesso tante da raccontare. Come il<br />

rancio (e una corsa bersaglieresca) con Mussolini,<br />

a Gradisca, e l’incontro col re Vittorio Emanuele III,<br />

al confine italo-jugoslavo …<br />

Appartenente ai bersaglieri ciclisti (come già, nella<br />

Grande Guerra, l’eroe Enrico Toti e lo stesso Mussolini)<br />

Rinaldi continua ancora a pedalare nonostante la sua<br />

bella età (94 compiuti a maggio): anzi, la bicicletta<br />

è il suo elisir di lunga vita. (“Ma, ovviamente, è un<br />

modello recente e non – precisa – di quelle con le<br />

gomme dure che avevamo allora, quando le strade<br />

erano in terra battuta!”). Sorretto da una invidiabile<br />

salute, gira in bici e coltiva l’orto che affianca la<br />

sua bella casa di via della Bainsizza, nella zona<br />

di Gervasutta. Da undici anni ormai, da quando è<br />

rimasto vedovo, vive solo. Dalla moglie ha avuto<br />

due gemelli, oggi settantenni, uno dei quali abita<br />

al piano superiore, ma lui non ha molto bisogno<br />

di aiuto. C’è una signora, amica di famiglia, che<br />

viene due volte la settimana per tenere in ordine<br />

la casa, mentre per il vitto ha fatto una specie di<br />

convenzione con una vicina trattoria. Insomma, vive<br />

una “quarta età” di lusso!<br />

Checo Rinaldi è nato a Roveredo di Varmo, secondogenito<br />

di Antonio, muratore e contadino, e di<br />

Teresa Zanutto, che è morta prematuramente, nel<br />

’34, dopo aver messo al mondo sette tra figli e figlie<br />

(“siamo rimasti solo io e Bepi, l’ultimo, che è del ‘28”).<br />

Dopo le elementari a Varmo, Checo ha frequentato<br />

un corso di disegno a Rivignano, ma soprattutto ha<br />

aiutato il padre nei campi e nei cantieri edili. Doveva<br />

emigrare in Canada, invece per un disguido (“la<br />

mamma ha firmato una carta sbagliata”) ha perso<br />

quell’occasione. Nel 1937 è stato chiamato alle<br />

armi, ma prima si è sposato con Teresa Bertossi,<br />

sarta e commerciante ambulante . (“Era una donna<br />

in gamba, una sicurezza. E aveva… studiato più di<br />

me, avendo fatto la sesta a Codroipo!”)<br />

La storia militare di Rinaldi comincia con l’arruolamento<br />

nell’11° Reggimento bersaglieri ciclisti, al<br />

quale appartenne, nella Grande Guerra, il caporale<br />

Benito Mussolini (rimase ferito, il 23 febbraio 1917,<br />

a Doberdò del Lago). Con il fondatore (nel 1836,<br />

174 anni fa!) Alessandro Lamarmora e il famoso<br />

Enrico Toti , che – come tutti abbiamo imparato<br />

a scuola – con le ultime forze lanciò la stampella<br />

contro il nemico, il bersagliere di Predappio – enfatizzato<br />

poi dal fascismo - è stato un personaggio<br />

emblematico dei fanti piumati. Ai quali era rimasto<br />

le molto legato. Tanto che nel suo ampio giro della<br />

regione nel settembre 1938 - esattamente il giorno<br />

20 - volle sostare a Gradisca, nella caserma sede<br />

dell’11°, e sedersi a tavola con i bersaglieri. Tra<br />

i quali c’era Checo Rinaldi, che ha ben presente<br />

quella giornata. “Fu servito un menu speciale e<br />

Mussolini alla fine brindò con noi alle fortune delle<br />

“fiamme cremisi”. Era molto in forma e, dopo il<br />

rancio, partecipò con noi a una corsa bersaglieresca<br />

lungo tutto il perimetro della caserma!”<br />

Finito il servizio militare, Checo fu richiamato nell’agosto<br />

’39, quando ormai soffiavano impetuosi i venti di<br />

guerra. E qui si inserisce l’altro incontro “storico”,<br />

quello col re. Che non gli ha fatto una grande<br />

impressione, anzi…“Nella primavera del 1941 -<br />

racconta - stava per scattare l’occupazione della<br />

Jugoslavia e Vittorio Emanuele venne a salutarci al<br />

confine. Eravamo accampati nella zona di Aidussina.<br />

“Dio, ce pìciul…”, ho pensato quando l’ho visto. Ci<br />

ha passati in rassegna, facendo qualche domanda.<br />

A me ha chiesto di mio padre, combattente nel<br />

’15-’18. Ricordo un particolare: ho visto che aveva<br />

il gambale d’uno stivale slacciato, mi sono chinato<br />

e glielo ho messo a posto.”<br />

Invasa la Jugoslavia, il bersagliere di Varmo fu a<br />

Lubiana, poi in Croazia, al presidio di Bihac. Meno<br />

di un anno in tutto, perché nel ’42, usufruendo<br />

di una “licenza agricola”, rientrò in Italia. “Con gli<br />

jugoslavi – commenta oggi – non ho avuto grossi<br />

problemi, anche perché i partigiani di Tito non si<br />

erano ancora organizzati” Nell’aprile 1943, pochi<br />

mesi prima dell’armistizio, Rinaldi venne impiegato<br />

col Battaglione costiero del 6° Reggimento, appunto<br />

nella difesa della costa meridionale. Catturato dagli<br />

avanzanti Alleati, dopo l’8 settembre scelse di collaborare<br />

al loro fianco, nell’esercito “badogliano”. Non ha<br />

partecipato alla famosa battaglia di Montelungo, ma<br />

ha svolto “funzioni logistiche e di supporto”. Faceva<br />

l’autista, avendo conseguito la patente sotto le armi,<br />

e “lo zappatore”, nel senso che sistemava le strade<br />

più impervie per far passare gli automezzi militari.<br />

Con gli anglo-americani si trovò bene: “C’era una<br />

compagnia di canadesi, con i quali… si fevelave<br />

ancje furlàn!”<br />

Il congedo definitivo lo ha ottenuto nel settembre<br />

1945. Poi ha lavorato per 37 anni con la ditta Tellini<br />

(magazzino tessuti e confezioni) di via Quintino Sella.<br />

Dal 1970 abita a Udine, prima era in una casetta di via<br />

vIvI BERSAGLIERI<br />

pROfILIOGGI<br />

Marsala, poi è passato nella bella abitazione attuale.<br />

Quando non lavora nell’orto si riposa nell’ampia e<br />

fresca cucina, accanto al vecchio spolert, a una<br />

monumentale cassapanca, a collezioni di attrezzi<br />

agricoli in legno… Un’atmosfera che fa pensare al<br />

Nievo e al castello di Fratta. Al piano superiore, come<br />

accennato, c’è il figlio Renato, geometra, già tecnico<br />

alla Danieli, con la moglie Diana, esperta di vini (è<br />

sommelier). La coppia ha una figlia, Sara, 37 anni.<br />

L’altro figlio di Checo, il gemello Enzo, ingegnere<br />

aeronautico, ha lavorato alla base aerea di Grottaglie<br />

(Taranto) dove ha ancora un’attività di consulente.<br />

In questi ultimi anni Checo Rinaldi ha scoperto che<br />

il suo vero hobby, più dell’orto e della bicicletta, è<br />

“essere bersagliere”. Soprattutto da quando ha<br />

conosciuto il generale Adriano Bidin, presidente<br />

(dal 1997) della sezione udinese dei fanti piumati.<br />

E’ stato Bidin a segnalarci il “personaggio”. “In una<br />

terra in cui la parte del leone la fanno gli alpini – ci<br />

ha scritto – occorre ricordarsi anche dei bersaglieri.<br />

Disse Garibaldi, che fu tra i primi a impiegarli nelle<br />

sue imprese risorgimentali: ”Se l’esercito italiano<br />

fosse composto tutto da bersaglieri conquisterei il<br />

mondo!”” Nella sezione udinese, tra il presidente e il<br />

veterano si è creato un feeling straordinario. “Rinaldi<br />

si è presentato, due anni fa, nella nostra sede di via<br />

Stabernao – racconta il generale – e, mettendosi<br />

sull’attenti, ha detto: “Sono bersagliere”. Da allora<br />

partecipa a tutte le nostre manifestazioni”.<br />

Mario Blasoni<br />

(dal Messaggero Veneto di Udine del 9 agosto 2010)<br />

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