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PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

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40<br />

pROfILIOGGI<br />

Il geNerale VINceNzo loPs<br />

caro comaNDaNTe<br />

cross leader e Decano dei bersaglieri<br />

LETTERA APERTA DEL BERSAGLIERE PIO LANGELLA AL GEN. VINCENZO LOPS<br />

Caro Comandante, è proprio vero che<br />

il buongiorno si vede dal mattino.<br />

“Correva” l’anno 1976 quando varcai<br />

per la prima vota, con il grado di Capitano<br />

dei bersaglieri, il portone della<br />

Caserma Martelli in quel di Pordenone:<br />

uno dei templi del bersaglierismo.<br />

Le mura cremisi che avvolgevano la<br />

caserma le davano un carattere massiccio,<br />

come massicci erano chiamati<br />

quei bersaglieri che si calavano dai<br />

piani superiori dalle palazzine della<br />

“Martelli”, con le corde e le forze<br />

delle sole braccia,per raggiungere<br />

il cortile d’onore. Un esercizio, una<br />

consuetudine, durata fino a pochi<br />

anni prima di quel giorno per me così importante. Le staffe con l’occhiello a cui si<br />

assicuravano le corde erano ancora lì a ricordo di una tradizione, tra le tante, che<br />

hanno contribuito ad alimentare il mito di un soldato speciale, per solidità fisica<br />

e morale: il bersagliere. Un soldato, il più amato dagli italiani, pronto a sfidare<br />

le leggi della gravità per correre in quel cortile dove all’epoca del mio ingresso<br />

si adunavano due battaglioni bersaglieri. Il cortile mi sorprese per le dimensioni<br />

davvero piccole. Ma ad un tratto « l’uno’ dué» scandito ad un ritmo impressionante<br />

di un giovane Ufficiale, che cadenzava il vorticoso mulinello di anfibi di una compagnia<br />

bersaglieri, me lo fecero apparire improvvisamente grande. Ordini perentori,<br />

tono squillante, sicurezza nel controllo. Il calpestio sull’asfalto a cadenza fissa, si<br />

riverberava tra le facciate interne, anch’esse dipinte di cremisi,che facevano da<br />

cassa di risonanza. Devo dire in tutta coscienza che nella mia esperienza militare,<br />

non ho mai più avuto modo di vedere una compagnia effettuare addestramento<br />

formale e movimenti in ordine chiuso in piazza d’armi come quel monoblocco<br />

di uomini massicci che a testa alta, petto in fuori, sicurezza, sincronismo dei<br />

movimenti, marciavano e correvano nella “Martelli”. In testa, a dare l’esempio, Il<br />

loro giovane Comandante: l’allora Tenente Vincenzo Lops.<br />

Confesso di aver fissato in maniera indelebile quei fotogrammi, che mi servirono in<br />

seguito nelle mie affermazioni nelle gare di addestramento formale e canto a livello<br />

Brigata Garibaldi, ..che non è poco! Ma in quelle occasioni non ebbi a confrontarmi<br />

con “quella compagnia” in quanto il Capitano Lops, nel 1979, venne trasferito<br />

al 2° btg. b. “Governolo”. In quel magnifico battaglione, che ho avuto l’onore di<br />

comandare come reggimento nel 2000. In quel di Legnano, là dove facesti la<br />

prima esperienza “fuori area” con la forza di pace in Libano, dall’agosto dell’’82 al<br />

febbraio del ’83, sotto la guida del Col Tosetti. Era la prima volta, dal dopoguerra,<br />

che l’Italia si cimentava in un impegno di così alto contenuto militare.<br />

Non si montavano più le tende per la direzione di esercitazione, con relativa<br />

tabellonistica prevista per gli Ufficiali Superiori o i “visitatori” invitati a vedere lo<br />

sviluppo di una esercitazione il cui esito era scontato. Il nemico in quelle circostanze<br />

era rappresentato da sagome in materiale povero. L’avversario in Libano esisteva<br />

davvero ed era in carne ed ossa. Non solo! Non era visibile! Poteva concretizzarsi<br />

da un momento a un altro ed in maniera subdola, ad esempio, attraverso un<br />

mezzo guidato da un kamikaze imbottito di esplosivo. Allora Ti sei distinto su un<br />

terreno diverso da quel cortile da cui sono partito a dimostrazione di un principio<br />

vIvI BERSAGLIERI<br />

generale sacrosanto nell’iter formativo di un soldato: dietro la diligente esecuzione<br />

degli atti formali, la fede interpretazione dello stile militare attraverso una coerente<br />

disciplina degli atteggiamenti del proprio corpo, che può apparire solo un fattore<br />

estetico e superficiale, si nasconde il segreto di una sincera vocazione spirituale<br />

e etico morale che caratterizza la società militare. E’ questo atteggiamento,<br />

in definitiva, che porta ad esaltare doti ben più significative, che nascono dal<br />

profondo dell’animo, quali lo spirito di sacrificio. E’ con questa molla interiore,<br />

che Tu possiedi in somma misura, ancestrale dotazione individuale dell’Homo<br />

Militaris, che si è poi portati ad abbattere gli ostacoli concreti, che per un soldato<br />

si presentano soprattutto “sul terreno”. Uno scenario che ha sempre e solo due<br />

facce: quella del fango o della polvere, quella del freddo gelido o del caldo torrido;<br />

e due sapori: quello acre della polvere da sparo, che avverti da fuori, quello del<br />

sudore che corre lungo la schiena, che avverti da dentro. Caro Comandante, in<br />

quella campagna Ti se fatto le ossa ed hai capito che potevi osare fin dove volano<br />

le aquile, come quella che campeggia sulla falda alta del tuo basco, che ostenti tra<br />

i Tuoi uomini, anche nei momenti più critici, per dare loro sicurezza e affidabilità.<br />

Eppure non sei stato solo Rambo, un’attitudine che forse hai ereditato nella Tuo<br />

paese di origine, Corato: una vera fucina di Ufficiali Generali della Forza Armata.<br />

Ti sei distinto dietro i banchi o posti comando nel corso di Stato Maggiore (1985-<br />

1986) e …Superiore di S.M. (1988-1989), oltre a vari corsi nazionali. Hai prestato<br />

servizio presso lo Stato Maggiore dell’Esercito per vari periodi dal 1986 al 2000<br />

fino a ricoprire il ruolo di Capo Ufficio Dottrina, Addestramento e Regolamenti. Ti<br />

ricordo, brillante Comandante del 3° Battaglione Bersaglieri “Cernaia” in quel di<br />

Caserta dal 1991 al 1993. Ricordo la tua eccezionale propensione a “gettare i<br />

Tuoi bersaglieri sul terreno”, all’affannosa ricerca , come un segugio a caccia della<br />

preda, di aree e poligoni dove poter migliorare la qualità addestrativa e la reattività<br />

del reparto. Nel ’92 ci siamo ritrovati nello stesso stadio, quello di Caserta. Io<br />

giocavo fuori casa, tuttavia, da Comandante dell’11° bersaglieri di stanza in Bari,<br />

pur militando in un’altra Brigata, la Pinerolo, non avevo fatto fatica a gemellarmi<br />

con la Garibaldi e a mettermi a disposizione di quel vulcano di Comandante di<br />

purissimo sangue cremisi: il Generale Carlo Bellinzona. Una Brigata dalla quale<br />

peraltro provenivo. Non sapesti resistere, da uomo d’azione, a cavalcare una<br />

delle moto enduro militarizzate che, con cinque anni di anticipo rispetto alla loro<br />

introduzione nell’Esercito Italiano, ero riuscito a farmi assegnare gratuitamente<br />

per alcuni mesi dalla Cagiva. Facevano parte di un lotto che sarebbero state poi<br />

assegnate all’ Esercito Francese. Ti ho ammirato in quello stadio, di sera, sotto<br />

i riflettori, nel corso della manifestazione celebrativa del 18 giugno, anniversario<br />

della fondazione del Corpo, nel magnifico volo ad angelo che spiccasti per primo<br />

dalla torre di ardimento, come sempre per dare l’esempio: perfetta l’ esecuzione,<br />

forte il pathos trasmesso ai ventimila spettatori che gremivano lo stadio. In quella<br />

occasione rimasi con i piedi, ovvero con le “ruote”, per terra. Infatti oltre a quelle<br />

moto, presentai un carosello con la mia fanfara ciclisti in uniforme storica ed<br />

armata di schioppo che suonava in movimento. Una fanfara nata dal nulla. Ci<br />

siamo persi di vista, ma Tu hai continuato a volare alto.<br />

Aldilà degli elogi che, nelle vesti di bersagliere, sento di tributarti,per l’esaltante<br />

contributo che stai dando dell’immagine e della spiccata professionalità dei soldati<br />

col piumetto nel mondo, consentimi di salutarti con un forte abbraccio e un «In<br />

bocca al Lupo, Comandante!»<br />

Bersagliere Pio Langella

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