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PDF, 3.23MB - Fiamme Cremisi

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10 REGGIMEntI 3° vIS, AnIMuS, IMpEtuS<br />

forza, Coraggio, Impeto<br />

amarcord del reggimento più decorato<br />

Il Terzo IN Terra sarDa<br />

Testimonianze<br />

“Se le date, per se stesse, non sono che cifre fredde<br />

e senza anima, per la storia sono le parentesi dei<br />

suoi episodi, per l’epopea bersaglieresca, che di<br />

date vive e freme, sono le grandi tappe della sua<br />

passione” . Così esordisce Osvaldo Roncolini,<br />

Consigliere Nazionale dell’ A.N.B., nel numero<br />

unico “Fiamma <strong>Cremisi</strong> Sarda”, supplemento al<br />

periodico nazionale del 23 aprile 1961, edito in<br />

occasione del Raduno Regionale Sardo tenutosi<br />

in quell’occasione.<br />

Alla testa del Comitato d’Onore del Raduno l’On.<br />

Prof. Segni, all’epoca Ministro Affari Esteri, e l’On.<br />

dott. Giulio Andreotti, Ministro della Difesa<br />

Tappa obbligata fu il pellegrinaggio alla tomba<br />

dell’Eroe dei due mondi là dove era rigoroso sostare<br />

orgogliosi presso la vecchia Caserma di Stagnali,<br />

“fucina di folgorante bersaglierismo “. Sono sempre<br />

le parole del Nostro a raccontarlo. Un pensiero corre<br />

tra le pieghe dell’amarcord del XL Battaglione che<br />

in quella caserma era dislocato. Un battaglione<br />

del quale il Cadorna così si espresse : « ….<br />

sull’Altopiano di Asiago, la notte sul 24, il nemico<br />

lanciò due violenti attacchi contro i trinceramenti da<br />

noi conquistati presso il Colle Zebbio. I bersaglieri<br />

del XL Battaglione (14° Reggimento) lo ricacciarono<br />

ogni volta, infliggendogli gravi perdite. Con brillante<br />

contrattacco alla baionetta si impadronirono di altro<br />

esteso trinceramento, prendendovi alcuni prigionieri<br />

ed una mitragliatrice …»<br />

Nel tratteggiare la storia del Corpo Roncolini così<br />

si esprime: "… ogni Bersagliere una squadra, una<br />

battaglia, un episodio!"<br />

« Portano i colori della morte ma sono la più bella<br />

Caprera 1910. Inaugurazione "plastico dell'Italia". Principe di Udine, Amm. Faravalli,<br />

Ten. Col. Maggiotto.<br />

espressine della vita» afferma il Moltke. Dopo il<br />

’59 il Re Galantuomo disse loro « Bravi o miei<br />

prodi! » e Garibaldi non esclama: « Se avessi un<br />

Esercito composto tutto di Bersaglieri conquisterei<br />

il mondo».<br />

I neri fanti piumati giungono all’abbraccio dell’<br />

«Eterna» . Le aquile Imperiali si destano meravigliate<br />

e felici. Primi con la medaglia d’Oro Maggiore<br />

Pagliari, caduto sulla soglia del trionfo, entrano<br />

frementi a Porta Pia, veri e degni figli della superba<br />

Roma che anche Iddio benedisse permettendo<br />

l’elevazione agli altari del beato Amirante, Ufficiale<br />

ferito alla Breccia”.<br />

Interessante la testimonianza antecedente a tale<br />

epoca di Furio Ponticelli.<br />

Correva l’anno 1909 quando, con il grado di<br />

Sottotenente, fu assegnato al Distaccamento (XXV<br />

btg) a Caprera del 3° Reggimento Bersaglieri di<br />

stanza in Livorno comandato dal Ten. Col. Giovanni<br />

Maggiotto.<br />

Un Ufficiale noto per le spiccate iniziative in campo<br />

educativo ed addestrativi. Infatti al suo arrivo erano<br />

in corso lavori per costruire un grande plastico<br />

in cemento dell’Italia sul piazzale antistante la<br />

banchina del porticciolo.<br />

Sulla superficie erano indicate le Regioni, le<br />

Province ed i Distretti. Lo spirito era quello di dare<br />

la possibilità ai bersaglieri di servizio, ponendosi<br />

sul punto ove era raffigurata Caprera, di volgere<br />

uno sguardo verso la località d’origine per lanciare<br />

un messaggio alla sua mamma.<br />

Un sentimento che va letto nel contesto del<br />

tempo.<br />

vIvI BERSAGLIERI<br />

Caprera 1910. Visione panoramica del "plastico dell'Italia".<br />

Il Maggiotto, racconta Ponticelli, era sempre presente,<br />

piombava a cavallo della sua “Teresa” in piazza<br />

d’Armi ed i reparti dovevano immediatamente<br />

cessare ogni attività e presentare le armi. Guai a<br />

sgarrare! Erano “pipe” che toccavano a tutti: capitani,<br />

tenenti, sottotenenti. Dopo la ritirata voleva che si<br />

cantasse il “silenzio” con parole sue, lui stesso<br />

dava il tono con voce stentorea.<br />

Le sue massime erano scritte su tutti i muri<br />

delle casermette. Ad esempio: «CHI ACCAMPA<br />

DIFFICOLTA’ E’ UN UOMO CHE FA PIETA’». Nel<br />

mese di aprile 1910 “l’Italia” costruita in cemento<br />

da un drappello di bersaglieri diretti da Ponticelli<br />

venne completata e solennemente inaugurata alla<br />

presenza del Principe di Udine, presenti l’Ammiraglio<br />

Faravelli, Comandante militare marittimo della Piazza<br />

e Comandanti a vario titolo locali.<br />

L’anno successivo , 1911, la guerra italo turca<br />

assorbì molti ufficiali del reggimento. Maggiotto fu<br />

promosso Colonnello ed ebbe il Comando dell’8°<br />

bersaglieri che portò a Homos e guidò egregiamente<br />

fino a campagna conclusa. Ponticelli lo rivide nel<br />

1934 in un letto di ospedale al Celio. Maggiotto,<br />

a parte alcune esagerazioni e stranezze che ne<br />

caratterizzavano il personaggio, considerava la<br />

vita militare come una missione. Fu amato dai<br />

suoi bersaglieri perché considerato giusto e<br />

generoso. I bersaglieri sardi, in occasione del<br />

raduno del 1961, vollero restaurare il plastico<br />

dell’Italia e lo stemma glorioso del Corpo. Proprio<br />

in quelle casermette di Stagnali che videro passare<br />

tanti bersaglieri e sentirono intonare tanti canti<br />

bersaglieschi.

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