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Sacre rappresentazioni dei secoli XIV, XV, e XVI - Centrostudirpinia.it

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412 ilAPPRESENTAZIONE DI SANTA ORSOLA.<br />

iroppo del romanzo !c avventure di Orsola e delle compagne, nel modo<br />

Miinnto dalla nostra leggenda, da Jacopo, dagli Atti del Surio e da al-<br />

tri. Trovò il Baronìo in un Codice vaticano il Commentario De rebus<br />

lìriiannicis, che il vescovo Gaufrido compose, avendo, com'egli attesta,<br />

soli' occhio gli antichi monumenti di quella nazione. Racconta Gaufrido<br />

che Massimo, usurpatore dell' autor<strong>it</strong>à imperiale contro Graziano, passò con<br />

molti Br<strong>it</strong>anni nelle Gallie, e li mise ad ab<strong>it</strong>are dove stavano prima gli Ar-<br />

morici: e che per accrescere e perpetuare il nuovo stabilimento, persuase<br />

il re de' Br<strong>it</strong>anni a mandarvi undici mila TanciuHe, e Tra queste Orsola,<br />

figliuola del medesimo re. Ma le navi che le portavano, sono gettale dai<br />

venti sul lido germanico, di dove i P<strong>it</strong>ti e gli Unni, amici di Graziano,<br />

infestavano il mare. Costoro prendono le fanciulle : e perchè le volevano<br />

disonorare, elle si uccidono da sé stesse. I loro corpi sono poi ricondotti in<br />

Colonia. Cosi Gaufrido (ap. Baron., ann. 383, n. 3). E benché il Baronie<br />

veda in questa narrazione alcune cose che non si possono approvare, le<br />

riceve però obvìi» manibus, com'egli dice, perchè confortate da molto pro-<br />

babili congetture (Ibid., n. 4); e soggiunge: Qucc tamen in tanta caligine<br />

rerum ex muHis ventati consentientia esse noscunlur, cum respuenda no-<br />

bis erunt? {Not. in Mart. Rom. 21 oct.) E vero, che, secondo alcuni scr<strong>it</strong>-<br />

tori, il tiranno Massimo condusse dalla Brettagna nell'Armorica una colo-<br />

nia assai numerosa di giovani, ma il Pagi, c<strong>it</strong>ando altri scr<strong>it</strong>tori, vuol che<br />

questa emigrazione non accadesse al tempo di Massimo e di Graziano, tua<br />

quasi un secolo dopo, per l'invasione de' Sassoni [Cr<strong>it</strong>ic, an. 383, n. 7:<br />

sn. 460. n. 9-10). Per uguale motivo e al tempo stesso la riporta il Thier-<br />

ry, osservando che gli ab<strong>it</strong>anti dell' Armorica riconobbero antichi fratelli<br />

nei nuovi arrivati (Storia della conquista dell' Inghill. fatta dai Normanni.<br />

lib. 1): e ciò, secondo che noi pensiamo, non tanto per la loro comunu<br />

origine, quanto per le comunicazioni durate sempre tra loro, come si ri-<br />

leva dal Thierry stésso. Ond' è che anche prima della seconda metà del<br />

quinto secolo, e innanzi di quel passaggio, altri forse n'erano stati. Ma non<br />

sappiam nulla di certo: e benché si provasse che rimasero nelle Gallio i<br />

Br<strong>it</strong>anni eh' erano veramente nell'armata di Massimo (V. Muratori, an. 383),<br />

non sarebbero provati i casi di Orsola e delle compagne, esposti da Gau-<br />

frido: e non sarebbero ncmmen provati, benché li avesse, per dir cosi,<br />

riun<strong>it</strong>i alla certa e storica emigrazione degli stessi Br<strong>it</strong>anni, quando, come<br />

s' è detto, fuion cacciati dai Sassoni. Forse riguardo ad Orsola, non si può<br />

dire più di quello che il Pagi : Marlyrium S. Ursula) et sociarum cerlum,<br />

scd hnrum numerus incertus, pluraque ad cam hisloriam pvrlinentia prorsus<br />

fabulosa. {Cr<strong>it</strong>ic. an. 383, n. 6). Pur giova sperare che i Bollandisti. quando<br />

daranno le V<strong>it</strong>e de* Santi che la Chiesa commemora ai 21 di ottobre, indi-<br />

cheranno quali tra le molte e contrarie avventure attribu<strong>it</strong>e a Sant'Orsola,<br />

riescono indub<strong>it</strong>ate. ><br />

L' Angelo annunzia:<br />

Verbo eterno, iiiimaculato e santo,<br />

Redentor dell' umana natura,

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