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Parte terza<br />
RUE DE LA SCOPÉE<br />
Arthur ha una fortuna sfacciata. A certe cose non ci crederesti, se non le<br />
vedessi avvenire sotto i tuoi occhi. Andar a passeggio con Arthur è come<br />
acquistare un biglietto per il mondo delle fiabe. Se — in sua compagnia —<br />
incontrassi dei folletti, o degli elfi, la cosa non ti sembrerebbe fuori dell'ordinario.<br />
Lo stesso Arthur non ci s'è ancora abituato, alla sua buona fortuna. Rimane<br />
sorpreso come tutti gli altri, quando gli capita qualcosa di fantastico. Parla delle<br />
sue fortune con l'aria di un prestigiatore che un giorno scoprisse che le sue magie<br />
avvengono da sé, senza alcun trucco da illusionista. Insomma, ci resta sbigottito<br />
come gli altri. Cerca di rendere plausibili le sue avventure, sminuendole. Ma, se<br />
conosci Arthur, tu capisci che quelli che lui cerca di gabellare per fatterelli senza<br />
importanza, in realtà sono episodi che sembrano usciti dalle pagine di un libro di<br />
favole.<br />
Un po' di tempo fa, Ernest aveva per le mani una indiana d'America, una<br />
genuina pellerossa. Costei si trovava a Parigi come insegnante all'Accademia di<br />
disegno. Non ricordo dove Ernest l'avesse incontrata, ma, per un po', giocò con lei<br />
a Gran Capo Cazzoduro. Giura che una notte, ubriaco, le "scotennò" la fica —<br />
gliela rase — con un paio di forbici. Una brava figa — dice — ma il guaio era che<br />
lui, Ernest, non poteva dimenticare ch'era indiana, e lui proviene da uno stato<br />
dove gli unici indiani buoni sono gli indiani morti, quindi aveva paura che lei, la<br />
pellerossa, dissotterrasse la scure di guerra, una sera, e vendicasse su di lui<br />
Cavallo Pazzo. Così alla fine le diede il benservito.<br />
Che gli indiani ci sono, lo sanno tutti; e a Parigi se ne incontrano parecchi.<br />
Quindi, la buona fata di Arthur non avrebbe mai sprecato il suo tempo con<br />
qualcosa di tanto ordinario. Se avesse voluto procurargli un'avventura con una<br />
pellerossa, gliene avrebbe fatto incontrare una che avesse come minimo due<br />
fiche... o qualcosa di altrettanto esoterico.<br />
Arthur e io passeggiamo per rue de l'Estrapade, una sera, ammirando le fiche<br />
e le vetrine, dopo esserci fatti un paio di pernod. Il sole al tramonto rosseggia. È<br />
una sera come le altre e non c'è niente, in Arthur, che denoti ch'egli è sotto in-<br />
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