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occa, prima che possa fermarla. Mi ciuccia, mi ciuccia... sto quasi per venire...<br />
lei spasima, geme e gorgoglia.<br />
"You loony bastard! Pazzo bastardo!" grido a suo padre. "Non la voglio scopare,<br />
tua figlia. Scopatela te, se ci tieni tanto!" Mi riinfilo l'uccello dentro i pantaloni.<br />
Marcelle corre dal papà. "Devo essere matto come te," grido io, "per esser venuto<br />
qui. Ma ora basta! Levatevi dai piedi, andate al diavolo!"<br />
"Papà!" esclama Marcelle. È spaventata dalla mia violenza... Ma no.<br />
Spaventata, quel piccolo mostro? Macché giusto. Mi guarda, e gli occhi le<br />
sfavillano. Poi, rivolta al paparino: "Vallo a prendere, papà. Va' a pigliare lo<br />
scudiscio, che così lei mi frusta mentre lui mi fotte. Dai, papà, per favore!"<br />
A questo punto scappo via, fuori di casa. Sennò, avrei ammazzato qualcuno.<br />
Tremo tanto che, appena all'aria aperta, mi devo appoggiare a una cancellata. Mi<br />
sembra di essere uscito da un incubo.<br />
"Monsieur! Monsieur!" È la mignotta. Mi ha seguito. Mi si aggrappa a una<br />
mano disperatamente. "Gli ho buttato i soldi in faccia, a quel porco porcaccione!"<br />
Vedendo che metto mano al portafogli, soggiunge: "No, no, non voglio un<br />
rimborso, per carità."<br />
La trascino con me. La conduco dietro uno steccato, nel cortile di una<br />
segheria. L'abbraccio. Lei aderisce a me. S'è tirata su la gonna e mi lascia<br />
carezzarle il boschetto. È tanto arrapata che ha le cosce in un lago. Le dischiudo<br />
la figa con le dita. Lei mi sguaina Giannetto.<br />
Ci sdraiamo su una catasta di assi. È un po' ruvido, come letto, e lei passerà il<br />
resto della notte a togliersi schegge dal culo, ma ora questo non le fotte. Ha tanta<br />
voglia d'essere fottuta, che giacerebbe su un letto di chiodi, alla fachira, pur di<br />
farsi inchiodare. A gambe larghe, puntando i tacchi, si inarca per tirarsi su la<br />
gonna, a mezza vita. "Monsieur... Monsieur..." sospira.<br />
Non saprai mai, magnifica puttana, quanto ti sono grato per stanotte...<br />
Affondo John Thursday fra i suoi peli. Come avesse un cervello nella testa<br />
pelata, lui si trova la strada da sé. Scivola dentro liscio finché va a cozzare contro<br />
il retto.<br />
A lei gli esce una fiumana dalla mona. Un profluvio che non finisce mai.<br />
Avresti voglia a metterle tamponi, pezzuole, asciugamani, coperte e materassi fra<br />
le gambe, ti inonderebbe uguale. Mi par d'essere quell'olandese che doveva<br />
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