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OPUS PISTORUM

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La puttana mammelluta bada a scuotere la testa, sul sofà. Così piccola — dice<br />

— così piccinina... Certe robe dovrebbero essere vietate dalla legge! Ma guarda<br />

avida e non si perde nulla. Col mestiere che fa, non può permettersi l'arrazzatura.<br />

Le mignotte bisogna che imparino a vendere la mona spassionatamente. Invece<br />

vedo che incomincia a eccitarsi, e già la voce la tradisce...<br />

Chiama Marcelle da lei. La bimba non vuole mollarmi ma io la scarico. Quasi<br />

volentieri. "Ma perché vuoi fare la... beh, la cattiva ragazza?" A domanda, la<br />

bimba non risponde. Sta lì in piedi, fra le ginocchia della puttana, che incomincia<br />

a tastar- la qua e là. "E le fai, certe brutte cose, anche col tuo papà?" "Sì, ogni<br />

notte, nel letto." Ha un'aria di sfida, di trionfo. "E quando il tuo papà non c'è?<br />

quand'è al lavoro?" Oh, i ragazzini cercano di farle fare le porcherie, tante volte.<br />

Ma lei con loro non ci sta. E neanche con gli uomini che l'invitano a fare una<br />

passeggiatina.<br />

Il papà viene fuori incazzato da dietro il paravento. La smettesse, la signorina,<br />

per favore, di fare domande alla bimba. Tira fuori una bottiglia e tutt'e tre ci<br />

facciamo un cognacchino. Per la figlia, c'è un dito di vino bianco.<br />

Mi siedo accanto alla mignotta sul sofà. È contenta che ci sia io, come io le<br />

sono grato per la sua presenza. Però sembra assente. È distratta. Le infilo una<br />

mano sotto la gonna. Ha le gambone sode.<br />

Marcelle adesso si è seduta sulle ginocchia del papà, sulla sedia. Si balocca col<br />

suo pirla e lui la sfrucuglia fra le coscette. Lei gli porge il pancino e lui lo bacia.<br />

Sta a gambe larghe. Il papà le infila un dito nel buchino della fica, lei ci infila<br />

anche il suo, e ride.<br />

La mignotta scotta. Smania. Le insinuo una mano fra le cosce calde, e la sento<br />

tutta bagnata. Ci ha un boschetto largo come la mia mano, bello morbido. Si tira<br />

su la gonna, mi agguanta la nerchia e gli strofina il naso, a Gian Giovedì, sul suo<br />

vello. Geme. Le tastassi le tette, per favore. Mi offenderei se mi pregasse — geme<br />

— di baciargliele? "Di mor — geme — dermele?" Fa la gatta per farsi chiavare. Il<br />

fatto che sia qui a pagamento non conta, adesso... Magari ridarebbe indietro i<br />

soldi, e con la giunta pure, per un cazzo nella figa che le rode, in 'sto momento.<br />

Marcelle ci dà una voce, vuole che la guardiamo. Sta china sul padre, col suo<br />

uccello in una mano, e con l'altra ci fa cenno. "Ehi, guardate! Adesso glielo<br />

ciuccio. Non volete vedermi a pigliarglielo in bocca?" Il papà è raggiante come se<br />

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