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OPUS PISTORUM

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Poi, quando stai per rinunciarci, disgustato, cambia tattica. Ti si siede sulle<br />

ginocchia. Si lascia dare un pizzicotto sulle chiappe, ti permette di giocherellare<br />

con le sue giarrettiere. Ma, appena ti s'inuzzola il cazzo, e ti tira da matti, lei<br />

sguiscia via e ti lancia un'occhiataccia da per-chi-m'ha-preso, e torna a essere<br />

una noli-me-tangere.<br />

L'altra sera Sid e io abbiamo cercato di sbronzarla, ma non ha funzionato per<br />

un cazzo. Oh, era brilla, rideva facilmente, e ha pure trovato la maniera di farci<br />

intravvedere le pudenda, con una scusa o l'altra. Ma qui stop. Dopo averci<br />

arrapati fino all'inverosimile, se n'è andata a casa.<br />

La lascerei perdere, a questo punto. Ma lei non lascia perdere me. Stamattina<br />

si è presentata in camera mia senza nient'altro indosso che un asciugamano, con<br />

la scusa che non riusciva a chiudere a chiave la porta del bagno.<br />

Quando vado da lui, trovo Ernest a letto. È contento di vedermi, dice, e<br />

contento che Anna si sia rifatta viva. Però l'interessa vieppiù la mia storia della<br />

piccola cina, da cui m'ha mandato. Non gli dico che m'è costata una settimana di<br />

paga.<br />

Che mi sia dimenticato della cocaina, non gli importa. L'ha già scaricata,<br />

quella fica, dice. Non voleva saperne di lui, stava dietro a una giovane fica<br />

spagnola che aveva visto in sua compagnia, ecco quanto. Ernest ne è rimasto<br />

disgustato. Le lesbiche — dice — ci stanno portando via un sacco di fiche, da<br />

sotto il naso.<br />

Lo vedo che sta sulle spine. Forse aspetta qualche visita di fica. Non s'è mosso<br />

dal letto e sta sdraiato coi ginocchi alzati. Gli domando se si sente poco bene. No,<br />

benone — risponde — solo un po' stanco — e simula uno sbadiglio. Beh, allora<br />

me ne vado, faccio io, ma proprio in quella qualcosa si muove sotto le coltri.<br />

Mai visto Ernest tanto imbarazzato. "Di che sesso è?" domando.<br />

Lui getta indietro le coperte e scopre una pargoletta di dieci о undici anni,<br />

annidata fra i suoi ginocchi.<br />

"Se resisteva altri due minuti, l'avrei fatta franca," dice il mio amico. "Ma, Alf,<br />

mi raccomando, non dir niente a nessuno. Non mi mettere nei guai."<br />

La pargoletta si raddrizza sulla schiena e getta all’indietro i lunghi capelli<br />

bruni. Si deterge il sudore della fronte col lenzuolo. Faceva troppo caldo, dice, lì<br />

sotto. A momenti moriva soffocata. Siede sulla proda del letto e mi guarda.<br />

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