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Mi butto a pesce. La dispongo a culabusone e Gian Giovedì comincia a battere,<br />
impaziente, al suo usciolo posteriore. Lei si assesta per facilitargli l'accesso e lui<br />
rinterza i suoi sforzi, come un possente ariete. Lei attende rassegnata, la povera<br />
vittima.<br />
Ma la strada non è stretta come avrei, a 'sto punto, creduto. Forse ha usato le<br />
candele o non è novizia come vuol far credere. Non è che vado liscio su pel retto,<br />
questo no. Però, ricordo, con Tania stentai e faticai assai di più.<br />
"Dai, dillo, che l'avevi già preso nel culo," le dico. Lei si mostra offesa. Come<br />
posso pensare una cosa del genere? È del tutto anormale questo modo di fare<br />
l'amore. Proprio così mi dice, il puttanone: anormale!<br />
Anormale o no, incularla mi dà gusto, e pure a lei. Per averne la riprova, tiro<br />
fuori la spada. Lei subito l'agguanta per ringuainarsela nel fodero.<br />
"Per favore!" dice solo. Ma a me basta per capire quello ch'ero curioso di<br />
sapere. Tuttavia mi diverto a stuzzicarla, a farla slanguire. Glielo ficco su, lo tiro<br />
fuori. Dentro. Fuori di nuovo. Mi piace sentirla implorare. Dietro mio<br />
suggerimento lei si proclama troia, leccatrice di cazzi di maiali, leccaculi da<br />
quattro baiocchi, puttana che chiava coi cani nelle latrine... pur di riaverlo.<br />
"Ridammelo, ti prego. Ti ho mentito... Mi piace da matti venir inculata... Mi ha<br />
inculato anche Peter. Tania stava a guardare. Sì, lo confesso. Mio figlio mi<br />
sodomizza. Oh, rimettilo su, te ne prego. Il tuo cazzo è molto più grosso di quello<br />
di mio figlio. Ah, è magnifico sentirlo dentro il culo. Quel tuo uccello stupendo...<br />
che noi tutti abbiamo succhiato... mia figlia, mio figlio e io..."<br />
Ripenso alla lettera di Tania, e ne ricevo ispirazione. Perché non fare lo stesso<br />
a sua madre?<br />
Alexandra si mette a ululare, come una lupa, quando sente la piscia rovente<br />
clisterarle gli intestini. Per me, è una sensazione inedita, magnifica. Lei m'implora<br />
di smettere. Non potrei anche volendo. Sento il suo ventre crescermi sotto le<br />
mani, riempito d'urina com'è. Lei geme. "Me ne vengo... me ne vengo..."<br />
Si dimena, in ginocchio, si contorce, come avesse una colica. "Brucia, dentro...<br />
brucia!" mormora. "Mi fa godere come non mai..."<br />
"Alza la faccia," ordino, cambiando postura.<br />
Mi abbraccia le ginocchia e solleva il mento. "Lo so... lo so cosa vuoi farmi,<br />
adesso... Allora sbrigati... finché ancora me ne vengo... per favore!"<br />
Mi bacia il cazzo e se lo infila tra le labbra. Le piscio in bocca. Svuoto la<br />
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