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"No, non lo so, e non me ne frega. Ti rendi conto ch'era mia, 'sta figa, prima<br />
che tu e Sid veniste a mettere le mani sulla torta! Mi aveva promesso un vestito<br />
nuovo... Ora quando me lo compra? Per cristo, Ernest, anche l'amicizia ha un<br />
limite. Lo so che cos'hai in mente... Scattare delle foto! Manderai tutto in vacca,<br />
in questo modo!"<br />
"Ssst! Ti sente!... Ascolta, Alf. Io non t'ho mai fregato in vita mia. Se ci<br />
guadagno qualcosa, con quelle foto, tu avrai la tua tangente. Naturalmente, puoi<br />
anche chiamarti fuori, se non vuoi chiavarla."<br />
"Come sarebbe, non voglio chiavarla? Chi più di me ha diritto di chiavarla?<br />
Sono stato io a darle il via! "<br />
Vorrei ricordare quel che dissi a Susan nella mezz'ora successiva. Parlai fitto<br />
fitto, a ruota libera, parole a pisciarella, su qualsiasi argomento. Susan dimenticò<br />
d'essere in collera con me. Stava lì a bocca aperta. Si lasciò persino tastare sotto<br />
il tavolino. Le cantai una canzone russa. Ma lei non volle mettermi le mani<br />
addosso, la troiaccia. Neppure toccarmi l'uccello. Si ritiene una signora distinta,<br />
la zozza. Comunque, non smise mai di bere.<br />
E così, cominciava a essere irrequieta, a dare in smanie. "Questo locale non è<br />
abbastanza allegro, Alf. Perché non ce n'andiamo da qualche altra parte? A<br />
Ernest lasciamo un messaggio..."<br />
Traslochiamo in un bistrò più gaio. Dopo un paio di drink, Susan non lo trova<br />
più abbastanza gaio. Lasciamo un altro biglietto per Ernest. Nel locale successivo<br />
ci sono sei gatti, e Susan non sopporta i gatti. Ci rimettiamo per strada...<br />
Disseminiamo biglietti per Ernest, come nella caccia al tesoro.<br />
"Se è il compleanno di Ernest," dice Susan, a un certo punto, nel corso delle<br />
nostre peregrinazioni, "devo fargli un regalo."<br />
Entriamo in un negozio d'abbigliamento, ancora aperto a quell'ora. Il<br />
compleanno di Ernest! Cazzo, perché non ho detto che era il mio compleanno,<br />
invece? Il cuore mi si stringe, quando lei comincia a comprare robe. Si aggira qua<br />
e là per il negozio, arraffa questo, arraffa quello, e il commesso ammucchia tutto<br />
sul bancone.<br />
Camicie, cravatte, calzini... Mio dio, è da criminali! E io ho indosso questo<br />
vestituccio, tutto liso e consunto, sformato ai gomiti e alle ginocchia, e in testa un<br />
cappello che sembra che lo usi per pulirmi le scarpe!<br />
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