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OPUS PISTORUM

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quanto quello di Tania, ma ha un nonsoché di più maturo, al tasto, sembra più<br />

morbido e più aperto.<br />

John Thursday le piace. Gli torce un po' il collo, gli tira la barba. Si siede alla<br />

turca davanti a me, per giocarci. La mona le si apre come un frutto maturo. Mi<br />

sfiora con le cosce calzate di seta. Il loro tocco anomalo mi sfizia.<br />

A guardarla non si capirebbe, se è arrapata. Ma il madore delle cosce la<br />

tradisce. Luccica sulla pelle. E l'odore di fica sovrasta il profumo che s'è data.<br />

Accarezza la testina a Gian Giovedì, mi fa solletico alle balle. Poi mi si sdraia fra<br />

le gambe e affonda il nasino nel mio vello virile. Ha i capelli nero-blu, lisci e<br />

lucenti.<br />

Non lo so cosa gl'insegnano alle donne, in Oriente. Forse là non si fella. Ma<br />

Loto ha imparato a far bocchini alla francese. Incomincia dalle palle, a lavorare di<br />

lingua. Ha una lingua che pare un succhiello. Mi lecca la nerchia, mi bacia la<br />

panza, poi apre la bocca e mi slurpa l'uccello. È allupata. Stringe gli occhi a<br />

fessura. Mi circonda con le braccia. E ciuccia e ciuccia, a tutto andare.<br />

Le rovino quasi addosso. Lei si raddrizza, sempre col mio uccello in bocca,<br />

senza smettere di suggere e slurpare e leccare e mordicchiare. Ma io la rovescio<br />

sul dorso e striscio con la faccia verso gli inguini. Strofino il mento sul suo pube,<br />

le titillo la bonne-bouche con la lingua. Le lecco le cosce, l'inguinaia, il perineo.<br />

Quando serra le gambe intorno al mio viso, affondo la bocca nella figa offerta. Ne<br />

lecco il succo e, intanto, le diteggio le chiappe. Lei spinge il conillon desideroso<br />

contro le mie labbra, tutta illanguidita. Il suo succo mi cola nella bocca, ingozzo<br />

peli.<br />

Trema tutta, quando sente la mia lingua sfotticchiarle la clitoride. E impazza<br />

sul mio pirla, in contraccambio: gli fa di tutto, tranne che inghiottirlo crudo. Io le<br />

affondo la lingua nella sorda più a fondo che posso, fino a sfiorarle luterò. Poi,<br />

d'un tratto, la fiumana. Se ne viene, e a momenti mi schianta in due l'uccello con<br />

un morso. Io mi faccio una grande bevuta di succo di fica.<br />

Voglio vedere, quando Giannettaccio le spara in bocca. Quindi mi rigiro sul<br />

dorso e mi tiro un po' su, sui gomiti. La cina lavora, alacremente. La testa va su e<br />

giù, a ritmo pieno. Il suo volto si fa estatico, poi, quando sente il fiotto caldo sul<br />

palato, è nella gola. Chiude gli occhi rapita. Ciuccia e inghiotte. Inghiotte e<br />

ciuccia...<br />

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