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OPUS PISTORUM

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<strong>OPUS</strong> <strong>PISTORUM</strong><br />

HENRY MILLER<br />

Titolo originale: ―Opus pistorum‖ (altrimenti noto come ―Under the roofs of Paris‖)<br />

Traduzione di Pier Francesco Paolini<br />

1984 – Giangiacomo Feltrinelli Editore<br />

Digitalizzazione a cura di Yorikarus @ http://www.tntvillage.scambioetico.org<br />

1


LIBRO PRIMO<br />

2<br />

―Drop your cocks and grap your socks!‖<br />

(―Deponete gli uccelli, calzate i coturni!‖)<br />

CANTERBURY


Parte prima<br />

SOUS LES TOITS DE PARIS<br />

Dio lo sa che ormai ci abito, a Parigi, da tanto di quel tempo, che non dovrei<br />

più stupirmi di niente. Non occorre che vai in cerca di avventure, qui, come<br />

invece a Nuova York, macché, basta aver un tantino di pazienza, e aspettare. La<br />

vita ti scova nei posti più strani e reconditi. E te ne capitano, di cose! Ma questa<br />

però... La situazione in cui mi trovo adesso ha dell'incredibile, via! C'è questa<br />

graziosa bambina di tredici anni, tutta nuda, che mi siede sulle ginocchia... c'è<br />

suo padre che si sta calando giù i calzoni, dietro quel paravento... c'è una giovane<br />

puttana mammelluta qui seduta sul sofà... Ahò, è come guardare la vita in uno<br />

specchio deformante. Le immagini sono riconoscibili, ma, perdio, talmente<br />

falsate, mostruose...<br />

Mai visto me stesso nei panni di un satiro, uno di quegli uomini che vengono<br />

tratti in arresto ai giardini pubblici, sempre un po' trasandati, squalliducci,<br />

malfermi sulle gambe, che s'affannano a spiegare che la bimba aveva il vestituccio<br />

impolverato e loro volevano solo... Ma però devo ammettere, adesso, che questa<br />

Marcelle, con il suo corpicino senza peli, oh sì, mi arrapa. Mica perché è una<br />

bambina. È perché è così priva di innocenza! La guardi negli occhi e ci leggi<br />

perfidia, depravazione, perfino un'ombra di saggezza. Ah, il piccolo mostro sa-<br />

puto! Mi sta seduta sulle ginocchia, mi struscia la fighetta nuda contro le dita, mi<br />

guarda e mi cogliona perché esito.<br />

Le accarezzo le gambe a pizzicotti, le agguanto una chiappa del culetto<br />

fremente... Il suo corpo ha ancora tutta l'acerbità dell'infanzia. Un tantino ancora<br />

informe. Ma è una donna in miniatura. Un bel frutto ancora agretto. Ha la<br />

sorciolina umida. Le dà gusto quando gliela titillo con la punta delle dita. M'infila<br />

una mano dentro la pattuella. Cerca, fruga... Quei ditini mi mettono paura. Cerco<br />

di trattenerle il braccio. Ma non ce la faccio a tenerla lontana. Ecco, adesso<br />

m'agguanta l'uccello. Mi si fa tutta accosto... E incomincia a giocarci, con John<br />

Thursday — con Gian Giovedì — come lo chiamo io. Oh oh, lo trovi bello duro,<br />

vero, cocca?<br />

3


La puttana mammelluta bada a scuotere la testa, sul sofà. Così piccola — dice<br />

— così piccinina... Certe robe dovrebbero essere vietate dalla legge! Ma guarda<br />

avida e non si perde nulla. Col mestiere che fa, non può permettersi l'arrazzatura.<br />

Le mignotte bisogna che imparino a vendere la mona spassionatamente. Invece<br />

vedo che incomincia a eccitarsi, e già la voce la tradisce...<br />

Chiama Marcelle da lei. La bimba non vuole mollarmi ma io la scarico. Quasi<br />

volentieri. "Ma perché vuoi fare la... beh, la cattiva ragazza?" A domanda, la<br />

bimba non risponde. Sta lì in piedi, fra le ginocchia della puttana, che incomincia<br />

a tastar- la qua e là. "E le fai, certe brutte cose, anche col tuo papà?" "Sì, ogni<br />

notte, nel letto." Ha un'aria di sfida, di trionfo. "E quando il tuo papà non c'è?<br />

quand'è al lavoro?" Oh, i ragazzini cercano di farle fare le porcherie, tante volte.<br />

Ma lei con loro non ci sta. E neanche con gli uomini che l'invitano a fare una<br />

passeggiatina.<br />

Il papà viene fuori incazzato da dietro il paravento. La smettesse, la signorina,<br />

per favore, di fare domande alla bimba. Tira fuori una bottiglia e tutt'e tre ci<br />

facciamo un cognacchino. Per la figlia, c'è un dito di vino bianco.<br />

Mi siedo accanto alla mignotta sul sofà. È contenta che ci sia io, come io le<br />

sono grato per la sua presenza. Però sembra assente. È distratta. Le infilo una<br />

mano sotto la gonna. Ha le gambone sode.<br />

Marcelle adesso si è seduta sulle ginocchia del papà, sulla sedia. Si balocca col<br />

suo pirla e lui la sfrucuglia fra le coscette. Lei gli porge il pancino e lui lo bacia.<br />

Sta a gambe larghe. Il papà le infila un dito nel buchino della fica, lei ci infila<br />

anche il suo, e ride.<br />

La mignotta scotta. Smania. Le insinuo una mano fra le cosce calde, e la sento<br />

tutta bagnata. Ci ha un boschetto largo come la mia mano, bello morbido. Si tira<br />

su la gonna, mi agguanta la nerchia e gli strofina il naso, a Gian Giovedì, sul suo<br />

vello. Geme. Le tastassi le tette, per favore. Mi offenderei se mi pregasse — geme<br />

— di baciargliele? "Di mor — geme — dermele?" Fa la gatta per farsi chiavare. Il<br />

fatto che sia qui a pagamento non conta, adesso... Magari ridarebbe indietro i<br />

soldi, e con la giunta pure, per un cazzo nella figa che le rode, in 'sto momento.<br />

Marcelle ci dà una voce, vuole che la guardiamo. Sta china sul padre, col suo<br />

uccello in una mano, e con l'altra ci fa cenno. "Ehi, guardate! Adesso glielo<br />

ciuccio. Non volete vedermi a pigliarglielo in bocca?" Il papà è raggiante come se<br />

4


fosse imbottito di hashish, ora vede tutto rosa. Sta in pizzo sulla sedia, quasi<br />

casca, aspettando il pompino della bimba.<br />

Chissà se ci prova gusto veramente, mi domando, sia pure la metà di quanto<br />

dà a vedere? È stata istruita — si vede d'acchito — non è frutto della sua<br />

fantasia. Strofina le tettine — che quasi ancora non ce l'ha neppure — sulla<br />

cappella di papà, lo coccola un po' contro il petto, poi gli depone la testa sul<br />

ventre, lo bacia sul pube, gli lecca le cosce, risale su su... La sua linguetta pare<br />

un verme rosso che s'infrasca fra i peli neri.<br />

La troia m'agguanta una mano e se la preme contro la patacca. È talmente<br />

arrapata che dà un urlo, quando Marcellina alla fine riceve tra le labbra<br />

l'uccellaccio di papà e si mette a ciucciarlo. Non può essere — esclama — certe<br />

cose non possano essere, oh no, ma come si fa? Marcelle strabuzza gli occhi e<br />

schiocca le labbra, per farle vedere come si fa, appunto.<br />

Ora la bimba vuole ch'io la chiavi. Salta sul sofà e si incunea fra la venere<br />

pandemia e me. C'è qualcosa di così fascinosamente orribile, in lei, che non riesco<br />

a muovermi, a reagire. Fa tutto lei. Mi si mette a cavalcioni sopra, mi struscia il<br />

pancino sul cazzo, poi allarga le gambe e se lo piazza in limine... Io mi scanso e<br />

do uno scarto non appena la sua fighettina calva entra in contatto con la punta<br />

del mio arnese. Ma lei, lesta, si limette in arcioni.<br />

"E fòttila, a 'sta porcellina!" mi fa la mignotta, chinandosi sopra di me, con gli<br />

occhi assatanati, il fiato rovente. Si slaccia la blusa, mi preme con le tette su una<br />

spalla. E il papà di Marcelle: "Su, via, monsieur, la chiavi. Voglio veder chiavare la<br />

mia stella!"<br />

Marcelle si apre la sorcinaccia e, tenendola aperta, la spinge giù, contro il mio<br />

cazzo, ne inghiotte la cappella arroventata... spinge ancora... la povera figuccia si<br />

dilata... non capisco come fa a riceverne tanto... ma lei seguita a divorarlo, a<br />

grado a grado... Mi viene la voglia di sbatterla sotto e fotterla come si deve, fino a<br />

farla scoppiare, e sventrarla, e riempirla di sburra. Lei seguita imperterrita e,<br />

ecco, adesso se l'è ficcato tutto quanto dentro, la sua ignuda sorcetta si veste del<br />

mio pelo, e lei ride, la cucciola, oh quanto le piace, aver dentro un bel cazzo.<br />

La respingo, la sbatto lontano. Ma lei non capisce che non la voglio o, se lo<br />

capisce, non gliene frega niente. Mi abbraccia le ginocchia e mi lecca le palle, mi<br />

bacia l'uccello — ha le labbra dipinte, me n'accorgo solo ora — poi lo prende in<br />

5


occa, prima che possa fermarla. Mi ciuccia, mi ciuccia... sto quasi per venire...<br />

lei spasima, geme e gorgoglia.<br />

"You loony bastard! Pazzo bastardo!" grido a suo padre. "Non la voglio scopare,<br />

tua figlia. Scopatela te, se ci tieni tanto!" Mi riinfilo l'uccello dentro i pantaloni.<br />

Marcelle corre dal papà. "Devo essere matto come te," grido io, "per esser venuto<br />

qui. Ma ora basta! Levatevi dai piedi, andate al diavolo!"<br />

"Papà!" esclama Marcelle. È spaventata dalla mia violenza... Ma no.<br />

Spaventata, quel piccolo mostro? Macché giusto. Mi guarda, e gli occhi le<br />

sfavillano. Poi, rivolta al paparino: "Vallo a prendere, papà. Va' a pigliare lo<br />

scudiscio, che così lei mi frusta mentre lui mi fotte. Dai, papà, per favore!"<br />

A questo punto scappo via, fuori di casa. Sennò, avrei ammazzato qualcuno.<br />

Tremo tanto che, appena all'aria aperta, mi devo appoggiare a una cancellata. Mi<br />

sembra di essere uscito da un incubo.<br />

"Monsieur! Monsieur!" È la mignotta. Mi ha seguito. Mi si aggrappa a una<br />

mano disperatamente. "Gli ho buttato i soldi in faccia, a quel porco porcaccione!"<br />

Vedendo che metto mano al portafogli, soggiunge: "No, no, non voglio un<br />

rimborso, per carità."<br />

La trascino con me. La conduco dietro uno steccato, nel cortile di una<br />

segheria. L'abbraccio. Lei aderisce a me. S'è tirata su la gonna e mi lascia<br />

carezzarle il boschetto. È tanto arrapata che ha le cosce in un lago. Le dischiudo<br />

la figa con le dita. Lei mi sguaina Giannetto.<br />

Ci sdraiamo su una catasta di assi. È un po' ruvido, come letto, e lei passerà il<br />

resto della notte a togliersi schegge dal culo, ma ora questo non le fotte. Ha tanta<br />

voglia d'essere fottuta, che giacerebbe su un letto di chiodi, alla fachira, pur di<br />

farsi inchiodare. A gambe larghe, puntando i tacchi, si inarca per tirarsi su la<br />

gonna, a mezza vita. "Monsieur... Monsieur..." sospira.<br />

Non saprai mai, magnifica puttana, quanto ti sono grato per stanotte...<br />

Affondo John Thursday fra i suoi peli. Come avesse un cervello nella testa<br />

pelata, lui si trova la strada da sé. Scivola dentro liscio finché va a cozzare contro<br />

il retto.<br />

A lei gli esce una fiumana dalla mona. Un profluvio che non finisce mai.<br />

Avresti voglia a metterle tamponi, pezzuole, asciugamani, coperte e materassi fra<br />

le gambe, ti inonderebbe uguale. Mi par d'essere quell'olandese che doveva<br />

6


tappare una falla nella diga, e non aveva altro che il suo dito. Ma ti tappo io, ti<br />

otturo con 'sto cazzo...<br />

"Che effetto t'ha fatto?" seguita a domandarmi. Vuol sapere. Non riesce a<br />

scordare quella figolina glabra, pur mentre mi ha dentro la sua. Ce l'ha in testa —<br />

mi dice — l'ossessiona, il modo come quel fichino liscio palpitava, mentre era<br />

penetrato dal mio cazzo. Ah, quel gracile corpo nudo, tutto fremente... Ah, se mi<br />

fossi visto dal di fuori! "Ma che effetto faceva?"<br />

E quando quella piccola maiala m'ha pigliato il tubo in boera — fra le labbra<br />

infantili dipinte — e lo ciucciava, cosa provavo, io? Oh, che bambina perversa.<br />

Non dovrebbe neanche saperlo, alla sua età, che si fanno certe cose. Farle, poi! E<br />

così via. Mentre Jean Jeudi seguita a stantuffarla... Monsieur!<br />

Un esercito le è passato fra le cosce... battaglioni e reggimenti senza nome...<br />

scopati e scordati. Ma questa notte la ricorderà. È un avvenimento, nella sua vita:<br />

darla via gratis. No, non se lo scorderà facilmente. Io spingo, spingo il cazzo fino<br />

in fondo alla sua fica matura e lei mi tiene stretto a sé, intorno al rollo. Non è una<br />

troia adesso, ma una donna a cui rode la sorcia e se l'ha da far grattare.<br />

Ti passerà il prurito. Te lo fo passare io. Te la scopo via, la smania. E fotterò<br />

via anche il ricordo degli altri che t'hanno avuta. Con chi sei già stata stasera?<br />

Chi t'ha scopato fino a poco fa? Importa forse, e te ne ricordi ancora? Son passati<br />

sul tuo corpo e sono andati a congiungersi con gli altri battaglioni e reggimenti<br />

che già avevano marciato su di te. Ma io resterò, non mi dileguerò tanto<br />

facilmente. Intanto, per adesso, il mio nerbo è in te. E ci resterà, anche dopo<br />

che me ne sarò andato.<br />

Ti lascerò qualcosa che non dimenticherai, ti darò un grumo di gioia, riempirò il<br />

tuo grembo d'un calore che non si raffredderà. Giaci sotto di me a cosce aperte,<br />

mi ricevi, la tua bocca puttana mi bisbiglia parole che hai già detto mille volte a<br />

mille altri. Ma che importa. Prima di me non c'è mai stato nessun uomo. Dopo di<br />

me non ce ne saranno più. Non è mica colpa tua se non disponi di parole per<br />

esprimere, in modo diverso, quello che provi... Ma che lo provi basta.<br />

Lo tiro fuori, glielo sbatto sulle cosce e poi torno ad immergerlo nella molle<br />

ferita, e poi di nuovo, e poi ancora, e ogni volta è una nuova conquista. T'hanno<br />

dilapidato, tutti gli altri, t'hanno demolita e saccheggiata e svuotata. Ma io ti<br />

riempio di nuovo. Tu lo sai che, stavolta, stai scopando con tutti i sentimenti.<br />

7


Si slaccia la blusa di nuovo e mi offre le tette. Ci affondo la faccia, succhiando<br />

e mordendo. Le agguanto il culo con entrambe le mani, e spingo col cazzo più<br />

forte, più a fondo che posso. Se gli fa male, chi se ne frega. Né lei né io ci<br />

pensiamo. Le palle mi stanno agguattate in un nido caldo e peloso. Le tavole<br />

strepitano sotto di noi, traballando, come le ossa di uno scheletro volteggiante in<br />

una danza macabra.<br />

La sburra schizza fuori del mio uccello come acqua da una pompa. La puttana<br />

mi circonda le reni con le gambe e mi tiene stretto a sé. Ha paura che smetta,<br />

perché lei non è ancora venuta. Ma io seguito a pistellarla per un altro minuto<br />

buono, finché il fuoco eh'è in lei non viene spento e le gambe le ricadono.<br />

Giace riversa, abbandonata, sulla catasta d'assi, quand'è finito. Non bada a<br />

ricoprirsi. Sembra ch'abbia dimenticato dove si trova. È stronata, fottuta e<br />

contenta. Ma ho paura che, come torna in sé, provi a scucirmi qualche franco,<br />

magari con la scusa del tassì e d'una vecchia mamma malata. Mi vien da<br />

svignarmela, ma poi ci ripenso, tiro fuori un biglietto di banca, mi ci netto la<br />

cappella dell'uccello, e poi glielo poso tutto spiegazzato sulla pancia nuda,<br />

fermandolo con una moneta.<br />

Indi poi telo, e le strade mi inghiottono, squallido e forestiero come prima.<br />

Le lettere di Tania mi raggiungono dovunque. Mi scovano sempre, da qualsiasi<br />

parte. Oggi ne sono arrivate due, una al mattino, l'altra in serata. Si sente così<br />

sola!...<br />

"...mi pare di diventar matta. Impazzirò se passo un'altra notte senza farmi<br />

scopare da te. Non faccio che pensare al tuo bel cazzo, grosso e prode, e a tutte le<br />

bellissime cose che mi fa, e darei tutto quello che possiedo solo per prenderlo<br />

ancora in mano, tastarlo soltanto. Non faccio che sognarlo. Non mi basta scopare<br />

con Peter. Riesco a stento a trattenermi dal venire da te, pur sapendo che ciò ti<br />

inasprirebbe, e mi tratteresti male.<br />

"Non pensi mai a me — prosegue la lettera — e al bel tempo che ci siamo dati<br />

insieme? Spero di sì, e che talvolta desideri di avermi a letto con te — a giocare<br />

col tuo cazzo, a prenderlo in bocca, in fica, in culo. Anche la mamma ha nostalgia<br />

di te: vorrebbe tanto che tu fossi qui, e fottessi anche lei. Lo arguisco dal fatto<br />

che non fa che parlare di te. Non fa che farmi domande su di noi: vuol sapere che<br />

cosa facevamo insieme, esattamente, e anche cosa ci dicevamo in quei momenti.<br />

Credo che adesso si faccia scopare soltanto da Peter. Andiamo a letto tutti e tre<br />

8


insieme, e mamma e io facciamo dei gran bei 69, mentre lui ci accarezza a turno.<br />

Ti dirò che mi piace. Però vorrei che fossi tu a chiavarmi..."<br />

E così via. "Con amore da Tania", finisce così, la prima lettera. La seconda è<br />

più lunga. Tania ha scoperto un nuovo sfizio. "Devo raccontarti tutto subito.<br />

Strano? Oh, no. È che vorrei clic fossi tu a farmelo. Tutto quello che gli altri mi<br />

fanno sarebbe più bello, se a farmelo fossi tu. Sarà perché hai un cazzo così<br />

bello, grosso, duro. Quando penso al tuo spadone mi viene la pelle d'oca. E ci<br />

penso sempre. Anche quando ne ho un altro nella fica."<br />

La lettera così prosegue: "Oggi ho rimorchiato un ganzo, Ero così contenta di<br />

poter nuovamente scopare con qualcuno (sai, la mamma mi sorveglia come un<br />

falco) che non stavo nella pelle. Saliamo su in camera sua e mi spoglio in un<br />

battibaleno. Ci sdraiamo sul letto e lui attacca coi preliminari. Ma ero troppo<br />

arrapata. Gli ho detto di ficcarmelo subito su, non potevo resistere un altro<br />

minuto secondo. Oh, sembravo una pazza. Avrà avuto paura, poverino, che se<br />

non mi inchiodava sul posto, mi sarei magari buttata fuori della finestra. Che<br />

bello! Stupendo, era, far di nuovo l'amore con un uomo, sentirlo andar su e giù<br />

dentro di me. Magnifico! Sai, Peter la mamma lo spompa.<br />

È un rudere, pórello. Quasi non serve più. Insomma, questa di oggi era per me la<br />

prima vera autentica scopata da quando tu te n'andasti. La prima fu breve ma poi<br />

la seconda seguì subito, a ruota, e ci sbattemmo come due ossessi. Dopodiché lui<br />

mi fa: 'Adesso t'insegno un trucco nuovo.' Boh, stiamo a vedere, dico io dentro di<br />

me. Intanto l'arnese gli stava tornando duretto. Lo prendo in bocca, lo ciuccio un<br />

po', e eccolo già come nuovo. Allora lui mi sdraia a pancia sotto, sopra un<br />

mucchio di cuscini, e incomincia a ficcarmelo su per il culo.<br />

"Mi dà gusto da matti, s'intende, ma — dico — sarebbe questo il 'trucco<br />

nuovo'? Era bello, ma non tanto bello come quando eri tu a incularmi in quel<br />

modo. Ero quindi un po' delusa, perché non si trattava, dopotutto, di una novità.<br />

Ma, poi, d'un tratto, sentii qualcosa di nuovo e strano. Lì per lì pensai che se ne<br />

venisse e che la sburra mi salisse su. Poi lo schizzo aumentò di intensità, un<br />

getto continuo, e, allora, capii che mi stava pisciando dentro il culo. Oh, che<br />

strana e stupenda sensazione che provai! Il suo gran cazzo mi tappava il culo e<br />

neppure una goccia ne usciva, tutto il liquido saliva su su su, nelle mie viscere. E<br />

così caldo, era, che mi bruciava tutte le interiora, svicolava dappertutto, nei<br />

budelli.<br />

9


"Non pareva che volesse mai finire. Mi invadeva come una fiumana, mi faceva<br />

l'effetto di essere incinta. Quand'ebbe finito, prima di tirar fuori l'uccello, mi disse<br />

di stringere bene le chiappe, per trattenerlo dentro. E così fu. Che strana<br />

sensazione, con tutto quel piscio d'un uomo nel ventre! Lascio a te immaginarlo.<br />

"Poi mi condusse al bagno. Scaricai tutto nel cesso — litri e litri di piscio dal<br />

culo — mentre lui, ritto davanti a me, mi dava da ciucciare il manganello...<br />

insaporito un po' dalla mia cacca."<br />

Lo confesso: a leggere la lettera di Tania m'è venuta un'erezione. La conosco<br />

bene, quella troietta. E la vedo la scena, manco fossi presente. Chiudo gli occhi e<br />

mi figuro ogni dettaglio, ogni brivido, ogni mossa. Mi metto a camminare per la<br />

stanza con un uccello che farebbe invidia a uno stallone. Non so perché, ma il<br />

pensiero di quella pisciata in culo non mi dà requie.<br />

Esco a fare una passeggiata. Ma l'uccello assatanato mi intralcia il passo.<br />

Sono un'ottima esca per puttane. E difatti tutte quelle che incontro cercano di<br />

abboccare... di adescarmi a loro volta. Sono abilissime nel valutare lo stato<br />

erotico di un uomo. Ma non è di una mignotta, che io ho voglia. Voglio un'altra<br />

Tania, però una con la quale non mi senta altrettanto coinvolto. Non la trovo, per<br />

le strade.<br />

Vado da Ernest. Dalla sua finestra si gode una vista magnifica. Dà su una<br />

scuola d'arte. Una scuola per artisti bohémiens. Gi studenti e le studentesse<br />

posano a turno per i colleghi poiché son tanto poveri da non potersi permettere<br />

modelle di professione. Quando sono da lui, Ernest e io stiamo sempre a guar-<br />

darli per un po' dalla finestra. A me piace lo spirito di quella scuola. I ragazzi<br />

fanno i mandrilletti con la modella di turno, le tastano le tette en passant, le<br />

titillano gli inguini. Quella di oggi è una bionda fiancuta, e se ne frega. Ernest mi<br />

racconta che l'altr'ieri posava un giovinotto e le ragazze gli davan tanto noia che,<br />

se i loro disegni fossero stati davvero veristi, l'avrebbero ritratto a cazzo rizzo.<br />

È bello veder l'arte prender vita. A Nuova York c'erano, mi ricordo, scuole di<br />

disegno fasulle dove andavano certi figuri che bazzicavano l'ambiente del varietà.<br />

Si pagava mezzo dollaro all'ingresso, e questo ti dava diritto di rimirare per<br />

mezz'ora una figa nuda. Era inteso, s'intende, che mica guardavi la fica... oh,<br />

10


no! guardavi qualcosa chiamato Arte. Questi ragazzi dirimpetto invece — sono<br />

tutti giovanissimi, compreso l'insegnante<br />

lo sanno bene, cosa van cercando. La ragazza seduta sopra quella cassetta è<br />

una ragazza nuda, con un boschetto intorno alla sorcia e del succo che le cola<br />

fra le cosce! È una cosa viva, su mi metter le mani, in cui infilzare l'uccello, e, se<br />

i ragazzi si soffermano a tastarla, se le danno dei pizzichi al culo, se lavorano a<br />

cazzo rizzo, ebbene, tanto meglio per il loro lavoro, e per il mondo.<br />

Ernest mi dice che gli sono sempre capitate delle buone finestre. Tranne solo<br />

una volta. Quella volta che no, aveva come dirimpettai due finocchi. Due checche<br />

da morire, di quelli che persino tua nonna riconoscerebbe per strada. Non era<br />

tanto uno strazio doverli star a guardare mentre si spompinavano a vicenda o<br />

sbocchinavano i loro amichetti — dice Ernest — senonché si portavano in casa<br />

dei marinai che, la mattina dopo, li picchiavano. La mattina era terribile — mi<br />

dice — senza contare quelle mutandine di pizzo appese al davanzale, a sciori-<br />

nare...<br />

La più conveniente era una stanza dove coabitava con una mignotta a nome<br />

Lucienne. La casa dove lei lavorava era proprio dirimpetto e Ernest poteva<br />

affacciarsi e assistere alle scene coi clienti. Era un grande conforto — mi fa —<br />

vederla al lavoro e sapere che c'era chi provvedeva al fitto e al vitto.<br />

Ciò introduce il discorso sulle donne con le quali lui, Ernest, è vissuto. La lista<br />

mi stupisce, ma poi scopro che bara. Ogni donna con la quale ha passato più di<br />

dieci minuti lui l'in-clude nell'elenco delle conviventi.<br />

―Shit,‖ mi fa, quando gli contesto l'inclusione di una tizia nella lista, "cazzo,<br />

l'ho portata a cena, no? E non ha poi dormito nel mio letto, quella notte? Quando<br />

gli offri vitto e alloggio, ci convivi."<br />

Ernest si stupisce quando gli dico che non ho mai scopato una cinese. Me ne<br />

stupisco anch'io. Ci son tanti di quei ristoranti cinesi a Nuova York, eh'è strano<br />

non aver mai rimorchiato una cameriera con gli occhi a mandorla. A proposito<br />

delle varie razze, Ernest è prodigo di consigli. Non fidarti delle giappe e delle cine<br />

nei casini, mi fa. Sono rase, lavate e profumate ma ci hanno un teschio con le<br />

tibie incrociate, fra le cosce. Prendon su chiunque capita e... uhau! La sifilide.<br />

Oh, sì, quella galoppante, che ti porta via in sei mesi. La sifilide di marca<br />

orientale — insiste Ernest — è davvero micidiale per la razza bianca. A me mi sa<br />

11


tanto che sono fregnacce, ma Ernest ha un tal piglio di sicurezza, da mettermi<br />

paura dell'Oriente per sempre.<br />

Poi, dopo avermi così spaventato, se n'esce a dirmi che conosce una fica cinese<br />

con la quale potrei andar tranquillo. Non è una puttana, non c'è il rischio di<br />

prendersi niente. Il padre ha una bottega d'arte — paccottiglia perlopiù, avanzi di<br />

cantina e mondezzaro, paraventi e budda e armadietti tarlati e così via — e la<br />

ragazza gli dà una mano coi clienti, a vendere collane di giada.<br />

Mi scrive l'indirizzo su un pezzetto di carta. Sarà bene che compri qualcosa,<br />

per salvare le apparenze, mi fa, ma è una chiavata sicura, se te la lavori bene. Lui<br />

non viene con me, ha appuntamento con una pittrice, da cui spera di avere un<br />

ritratto gratis et amore mentulae, ma — mi assicura — andrà tutto bene.<br />

"Senti un po', Alf, se quei cinesi vendono anche cocaina, giacché ci sei," mi fa.<br />

"Gliel'ho promesso a 'sta bernarda qui - che non l'ha mai provata — ma non mi<br />

fido di tornare nel vecchio quartiere, a procurarmela. Ho lasciato dei buffi in giro<br />

qua e là, e ce l'hanno su con me."<br />

Dopo aver fatto le mie due orette in redazione, mi dirigo alla volta di quel<br />

negozietto cinese, di cui Ernest m'ha fornito l'indirizzo. Strada facendo, cambio<br />

idea una mezza dozzina di volte. A un certo punto, sto quasi per buttarmi su una<br />

negra che mi lancia un segnale da una panchina, nel parco. C'è stato un tempo,<br />

a Nuova York, in cui passavo ogni sera a Harlem. Andavo pazzo per la figa negra,<br />

e per alcune settimane non fui capace di chiavare altro. M'è passata, la sbornia.<br />

Ma ancora mi piacciono, le negre. E questa qui è così nera e tosta... Cazzo, ha<br />

l'aria tanto sana di salute che, certo, i germi nulla possono con lei. Ernest m'ha<br />

messo paura, con la sua paura dei contagi. Comunque, passo oltre.<br />

Non lo so come ci si comporta, in questi casi. Quando sono ubriaco fradicio,<br />

rivolgo la parola a qualsiasi figa che passa per strada, gli faccio le più oscene<br />

proposte senza battere ciglio, però, adesso, andare in 'sto negozio, freddo e<br />

sobrio, e tener un discorsetto... È troppo, per me. Specie quando la vedo. È una<br />

di quelle cine fredde, compassate, che parlan francese perfetto. M'aspettavo di<br />

far fatica a capire il suo accento, invece è lei a farmi sentire che parlo francese,<br />

io, come un turista americano.<br />

Non so che madonna dire. E neanche che cosa cristo comprare. Lei è una bella<br />

fica, e tanto paziente quanto carina. Mi mostra tutto quello che c'è in negozio.<br />

12


Mi piace, il suo viso. Specialmente il nasino schiacciato. Bel culo. Belle tette,<br />

anche. Non me le aspettavo. Le cine perlopiù non hanno seno. Questa qui invece<br />

ha un bel paio di respingenti. Ma mica posso avviare da qui la conversazione.<br />

Dire che mi manda Ernest neanche giova. Lei non lo cono-sce. Capita tanta<br />

gente qui in negozio, mi fa, educatamente. Alla fine compro un arazzo o che, un<br />

affare coi draghi, da appendere al muro. La fica sorride e mi offre una tazza di tè.<br />

Arriva il vec-chio, mi toglie l'acquisto di mano... per incartarlo.<br />

Non mi va il tè, le dico. Perché non si va insieme a prendere<br />

un pernod — le propongo — qui all'angolo? Lei accetta! Non riesco a spiccicare<br />

più parola. Me ne sto a bocca aperta. Lei scompare nel retro.<br />

Ne torna con un soprabitino che la fa sembrare più parisienne dei parisiens.<br />

Porta lei il mio fagotto sottobraccio. Non ho ancora inventato niente di carino da<br />

dirle. E la nostra uscita dal negozio è resa ancor meno graziosa da uno scugnizzo<br />

che ci prende al bersaglio con palle di sterco di cavallo. Ma questa cina ha un<br />

aplomb che levati. Incediamo per la strada con un'aria maestosa, e ben presto mi<br />

sento a mio agio.<br />

Incomincia a farmi domande. Vuol saper chi sono, chi non sono, cosa faccio,<br />

cosa non faccio, tutta quanta la mia storia. Eppoi vien fuori la questione dei miei<br />

redditi. Non capisco dove voglia arrivare, ma si mette a discorrere di giade. C'è un<br />

monile — mi dice — arrivato fresco fresco di contrabbando, ch'è una vera<br />

occasione. Una gemma di valore inestimabile, che però si può avere per quattro<br />

soldi... I suoi quattro soldi corrispondono, esattamente, al mio stipendio d'un<br />

mese.<br />

Mangio la foglia. Ma sono curioso. Dove lo si può vedere — le domando —<br />

questo gioiello? Ah, mi fa, non è prudente tenerlo in negozio. Quindi lei lo porta<br />

appeso a una fettuccia di seta, sotto il vestito, a contatto con la pelle. Lì sta al<br />

sicuro. La compravendita dovrà avvenire in qualche posto tranquillo.<br />

È un gioco magnifico, una volta afferrate le regole. Ne ha di fantasia, 'sta fica,<br />

per vendere la medesima! Però chiede un prezzo proibitivo. Incomincio a<br />

mercanteggiare, fra un pernod e l'altro. Alla fine concordiamo che una settimana<br />

mia di paga è il prezzo giusto per la giada sua. Dovrò vivere di debiti, per un po',<br />

ma ne vale la pena. Che fica, ragazzi!<br />

13


Magari avrà un nome francese, tipo Jeanne o Denise, ma in taxi — mentre<br />

andiamo da me — mi gorgheggia qualcosa che sembran tre note d'un flauto. E<br />

traduce: Fior di Loto. Sicché la chiamo Loto. È una frode magnifica.<br />

Anch'io provvedo a un po' di messinscena, da parte mia. Scendo a comprare<br />

del vino, e lo servo nei bicchieri che m'ha regalato Alexandra. Poi stendo l'arazzo<br />

per terra, a mo' di pedana per Fior di Loto.<br />

Deve aver fatto spogliarelli in teatro, la troia. Con arte si toglie gli indumenti, a<br />

uno a uno, lasciando su calze e scarpe. Ha un cordoncino di seta rossa intorno<br />

alla vita e da esso pende, sul bosco d'amore, un pezzo di giada. Spicca bene, quel<br />

verde, sul nero.<br />

Si tratta di bigiù senza valore, è naturale, ma è quello che c'è sotto, a<br />

interessarmi. Loto non se ne adonta, se non bado al brillocco, e sorride quando le<br />

tasto le cosce. Ha un odore che mi ricorda certe sigarette che fumava la Tania. Le<br />

infilo un dito dentro la purchiacca. Lei mormora qualcosa di delizioso in cinese.<br />

Qualche zozzura molto musicale.<br />

Ormai ho dimenticato i severi ammonimenti di Ernest, a 'sto punto. Tanto mi<br />

tira il pesce, che la fonerei lo stesso, se pure ci avesse lo scolo. Ma è così rosea e<br />

fresca e puzzantina, che scommetto ch'è libera dal male. Le dilato la fighetta e<br />

gliel'annuso. Lei si scosta. Spezza il cordone e mi fa dono del monile che le<br />

adorna la mona.<br />

La fotto lì per terra, sdraiati sull'arazzo. Non le faccio neanche togliere le<br />

calze, né le scarpe. Chi se ne frega, del drago, anche se gli cava gli occhi con i<br />

tacchi! E se anche si sporca di sburra, tanto meglio. La chiavo selvaggiamente,<br />

come fuori di me. Una mignotta francese protesterebbe per tanta irruenza, i<br />

morsi, le strizze, i pizzicottoni... Loto invece sorride e ci sta.<br />

Mi dà gusto strapazzarle le tette? D'accordo, me le mette in mano. Mi dà i<br />

capezzoli da mordere. Tiro fuori l'uccello e glielo faccio accarezzare. Lei lo stringe<br />

forte fra le dita affusolate, seguitando a cinguettare in cinese. Ah, lo conosce<br />

bene, il suo mestiere. E lo condisce con spezie orientali. I suoi clienti resteranno<br />

soddisfatti.<br />

Ha le gambe lisce lisce, senza peli. Solo intorno alla mona le crescono. Anche<br />

intorno al bucetto del culo è pelata. Glielo assaggio col dito. Lei freme. Intorno<br />

alla patacca comincia a essere umida. Il suo abricot-fendu è quasi piccolo<br />

14


quanto quello di Tania, ma ha un nonsoché di più maturo, al tasto, sembra più<br />

morbido e più aperto.<br />

John Thursday le piace. Gli torce un po' il collo, gli tira la barba. Si siede alla<br />

turca davanti a me, per giocarci. La mona le si apre come un frutto maturo. Mi<br />

sfiora con le cosce calzate di seta. Il loro tocco anomalo mi sfizia.<br />

A guardarla non si capirebbe, se è arrapata. Ma il madore delle cosce la<br />

tradisce. Luccica sulla pelle. E l'odore di fica sovrasta il profumo che s'è data.<br />

Accarezza la testina a Gian Giovedì, mi fa solletico alle balle. Poi mi si sdraia fra<br />

le gambe e affonda il nasino nel mio vello virile. Ha i capelli nero-blu, lisci e<br />

lucenti.<br />

Non lo so cosa gl'insegnano alle donne, in Oriente. Forse là non si fella. Ma<br />

Loto ha imparato a far bocchini alla francese. Incomincia dalle palle, a lavorare di<br />

lingua. Ha una lingua che pare un succhiello. Mi lecca la nerchia, mi bacia la<br />

panza, poi apre la bocca e mi slurpa l'uccello. È allupata. Stringe gli occhi a<br />

fessura. Mi circonda con le braccia. E ciuccia e ciuccia, a tutto andare.<br />

Le rovino quasi addosso. Lei si raddrizza, sempre col mio uccello in bocca,<br />

senza smettere di suggere e slurpare e leccare e mordicchiare. Ma io la rovescio<br />

sul dorso e striscio con la faccia verso gli inguini. Strofino il mento sul suo pube,<br />

le titillo la bonne-bouche con la lingua. Le lecco le cosce, l'inguinaia, il perineo.<br />

Quando serra le gambe intorno al mio viso, affondo la bocca nella figa offerta. Ne<br />

lecco il succo e, intanto, le diteggio le chiappe. Lei spinge il conillon desideroso<br />

contro le mie labbra, tutta illanguidita. Il suo succo mi cola nella bocca, ingozzo<br />

peli.<br />

Trema tutta, quando sente la mia lingua sfotticchiarle la clitoride. E impazza<br />

sul mio pirla, in contraccambio: gli fa di tutto, tranne che inghiottirlo crudo. Io le<br />

affondo la lingua nella sorda più a fondo che posso, fino a sfiorarle luterò. Poi,<br />

d'un tratto, la fiumana. Se ne viene, e a momenti mi schianta in due l'uccello con<br />

un morso. Io mi faccio una grande bevuta di succo di fica.<br />

Voglio vedere, quando Giannettaccio le spara in bocca. Quindi mi rigiro sul<br />

dorso e mi tiro un po' su, sui gomiti. La cina lavora, alacremente. La testa va su e<br />

giù, a ritmo pieno. Il suo volto si fa estatico, poi, quando sente il fiotto caldo sul<br />

palato, è nella gola. Chiude gli occhi rapita. Ciuccia e inghiotte. Inghiotte e<br />

ciuccia...<br />

15


I cinesi, m'hanno detto, scopano a giorni, più che a ore. Vero? Loto si mette a<br />

ridere. È disposta a restare con me tutta la notte, se voglio. Mi chiede il permesso<br />

di sfilarsi le calze ora.<br />

M'è venuta fame. Propongo di andare in trattoria. Ma Loto mi redarguisce:<br />

quand'un uomo compra una donna cinese — dice — è una donna che compra,<br />

non una roba da fottere come una capra. Quindi, cucinerà lei per me, dichiara.<br />

L'idea mi sorride. Ci vestiamo e andiamo a comprare del cibo.<br />

Appena rientrati in casa, ci spogliamo nudi, e Loto si dà a sfaccendare con<br />

indosso solo una parannanza, a culo nudo. Io sto sdraiato sul divano e lei, ogni<br />

volta che passa di là, si sofferma a baciarmi l'uccello. È una figa remissiva, e<br />

non s'adombra se qualcosa si brucia sul fuoco, mentre io la palpeggio.<br />

Dopo mangiato ci mettiamo a letto. Loto avrebbe vaghezza di fare nuovamente<br />

tête-bèche, io invece voglio fotterla. Detto fatto, le ficco su il pistello. Lei smette<br />

di rimpiangere il tête-bèche non appena s'accorge di cosa è capace Giannetto.<br />

A John Thursday non importa il colore della pelle. Lei è calda e bagnata e<br />

pelosa, e ciò gli basta. Sembra espandersi, invade la grotta, ne riempie ogni<br />

anfratto. Ai primi a-fondo, lei comincia a sfavillare. Smena il culo come matta e<br />

mi implora di levarle il bruciore, di farla godere, di spegnere il fuoco che la sta<br />

divorando. Poi si mette a parlare in cinese, ma ci capiamo perfettamente lo<br />

stesso. Mi cinge le gambe intorno ai lombi, mi batte coi calcagni sul codrione. Le<br />

sue morbide cosce sono più robuste di quanto non pensassi.<br />

E' un sollievo, la cina, per me! Ripenso a Tania, a Marcelle e il suo sordido<br />

papà, e rido... rido fra me. L'Occidente è in sfacelo, il mondo dei bianchi è<br />

sossopra... bisognava trovare una cinese, per farsi una bella scopata normale,<br />

tranquilla. Loto ride c o n me, senza sapere di cosa si rida. Se lo sapesse, magari<br />

riderebbe di me. È una brava fighetta. Mi metto a darci dentro, indemoniato.<br />

Gran bella cosa, una troia che ride mentre la fotti.<br />

No, non è una puttana. Una concubina, piuttosto. Lei mette a tua<br />

disposizione la sua passione erotica e il suo talento culinario... È un puro<br />

accidente, che ci siano di mezzo i soldi. Il denaro serve solo a comprare quel<br />

ninnolo di giada. Se palpita, palpita sul serio. Non finge. Se geme, geme. Ci<br />

mette sentiment o , ecco, e ci prova gusto. Ha verve, ha brio, ha sugo, e si<br />

prodiga senza risparmio.<br />

16


Le accarezzo le tette e lei vuole che gliele succhi di nuovo. I capezzoli, scopro,<br />

hanno un anello intorno, color limone, come una luna cinese... Ah, Loto, ben<br />

presto scoprirai di avere un razzo cinese nella fica... bruciacchierò le tue ovaie<br />

con "candele romane", ovvero bengala, e razzi celesti esploderanno nel tuo<br />

utero... La scintilla sta attecchendo...<br />

Lotus magari scoperà in cinese, però se ne viene in francese parigino.<br />

Cosi trascorriamo la notte, allegramente, bevendo vino fra una scopata e<br />

l'altra. Loto m'insegna alcune frasi zozze in cinese, ma io me le dimentico via via.<br />

La mattina, quando mi sveglio, lei non c'è più. Mi ritrovo quel ninnolo di giada da<br />

quattro soldi col suo cordoncino rosso legato intorno al cazzo.<br />

Visite. Arriva, di buon'ora, Sid insieme a una donna. Si siedono,<br />

educatamente, sul bordo delle sedie e ci mettiamo a discorrere del tempo, di<br />

letteratura, di altre cazzate poco impegnative. Lei è una certa miss Cavendish.<br />

Basta sentirla dire How do you do, con la puzza sotto il naso, per capire che lei è<br />

qualcosa — come dice il Poeta — che sarà Inghilterra per sempre, forever<br />

England.<br />

Miss Cavendish — mi spiega Sid — è amica di sua sorella, che abita a Londra.<br />

Lo scopo della visita comincia a delinearsi quando Sid soggiunge che miss<br />

Cavendish deve andare a Lione, a insegnare inglese là, ma fra due mesi e, quindi,<br />

intende fermarsi a Parigi in questo frattempo per conoscere un po' la città.<br />

Tocca esser civili, anche con una donna che porta gli occhiali, tailleur di tweed<br />

e calzettoni di cotone. Dico qualcosa, tanto per dire, e stare un po' allegri, mah,<br />

domani l'avrò bell'e scordata. Poi le domando dov'è che abita. Gli occhiali le<br />

scintillano, quando si volta verso di me.<br />

"È questo, appunto, uno dei miei problemi," mi risponde. "Secondo Sid, potrei<br />

trovare alloggio qui." Dà un'occhiata intorno. "Carino... E costa pure poco, no?"<br />

"Pochissimo," la rassicura Sid. "Alf," mi fa poi, "pensaci tu. Sistema tutto, sì?"<br />

Un corno! Vorrei torcergli il collo... ma mi tocca far buon viso. Miss Cavendish<br />

verrà ad abitare qui accanto. In qualche modo la sopporterò. Dopotutto ha belle<br />

gambe. Magari ci scappa una scopata. Ma che razza d'amico ch'è Sid! Hmmm, la<br />

vorrei vedere senza occhiali.<br />

Miss Cavendish sospira. Dopo l'alloggio, bisognerà provvedere anche al resto.<br />

Parigi può risultare molto solitaria, per una ragazza sola...<br />

17


Nuove visite, a sera... Anna, dall'oltretomba, e, dieci minuti dopo, Alexandra, la<br />

madre di Tania.<br />

Anna è un po' vergognosa, per via di quella festicciola di qualche sera fa. Ne<br />

ride, ma il suo è un riso pieno di imbarazzo. Circa quello che le è successo, dopo<br />

esser scappata via di qui senza niente indosso, si mantiene sul vago. Non insisto.<br />

Non appena arriva Alexandre, Anna si ricorda di un altro appuntamento, e se ne<br />

va. Stavolta mi faccio lasciare il suo indirizzo, però.<br />

Alexandra incomincia a parlarmi dei suoi guai. Me li versa addosso come una<br />

pia libagione. Vuol partire, fare un viaggio, star lontana da Tania e da Peter per<br />

un po' Per riassestarsi, dice. Si siede sul divano, mettendo in mostra le cosce, e<br />

intanto fa l'appello dei grandi peccatori che, nel corso della storia, son finiti alla<br />

fine fra le braccia di Gesù. Chissà, forse, pure lei — mi confida — si rivolgerà alla<br />

santa madre Chiesa.<br />

"Ma sarà necessario confessare tutto quanto, nei dettagli?" vuol sapere. "Vuol<br />

sapere ogni cosa per filo e per segno, la Chiesa?"<br />

Non lo so, ma, per farla contenta, le dico che sì, certo, Gesù Cristo vorrà<br />

essere ragguagliato su ogni minimo particolare. Alexandra rabbrividisce<br />

deliziosamente. "Se solo riuscissi a sfuggire ai miei figli," mi fa, "tutto si<br />

aggiusterebbe." Senonché pare che i figli non la mollino, ed esercitino una<br />

maligna influenza su di lei. Tania... Tania è pure peggio di Peter, adesso, dopo<br />

che ha lesbicato con sua madre. Le si presenta in camera, nuda e cruda,<br />

dimenando le chiappe... e la povera Alexandra non ha scampo.<br />

"Non lo so mica, come andrà a finire," dice. Fa una pausa. Mi guarda.<br />

Distoglie lo sguardo. "Ieri sera è successa una cosa... no, non posso<br />

raccontartela, Alf. È troppo depravata. Troppo... troppo! Beh, te lo dico solo<br />

perché so che tu puoi capire. In-somma, sta' a sentire. Con minacce e lusinghe<br />

ha convinto Peter a farmi la pipì in faccia mentre lei mi mangiava la mona." Si<br />

torce le dita, affranta. "Lì per lì... tu mi capisci... la passione ti ottenebra la<br />

mente... lì per lì, forse, io... e l'avrò detto anche, che mi dava gusto. Lei mi diede<br />

un epiteto osceno... una parolaccia e un morso. Qui, sulla coscia. C'è rimasto il<br />

segno."<br />

Neppure una parola, è ovvio, delle volte in cui era lei a pisciare in faccia a<br />

sua figlia. Su questa piccola depravazione lei sorvola, glissa via. Si alza la gonna<br />

18


per mostrarmi dove Tania l'ha morsicata. Sulla pelle bianchissima della coscia<br />

spicca la netta impronta dei denti di quella crudele fanciulla: a due dita dalla<br />

materna fica. Io ne approfitto per tastarle un po' quelle belle coscione butirrose.<br />

Non se l'aspettava, dite? O forse lo sa sempre a cosa mira, questo puttanone?<br />

Sia come sia, il suo racconto ci ha arrapato entrambi. E Gian Giovedì ha già<br />

alzato la cresta. Le tiro giù le mutande.<br />

Che culo, ragazzi! Potrebbe farci il nido una covata di sorcetti bianchi, nella<br />

forra boscosa fra le sue enormi natiche, e ci vivrebbero felici e contenti, senza a<br />

lei darle noia. Le cincischio i peluzzi e lei comincia a smaniare. Mi infila le dita<br />

nella pattuella, e John Thursday balza fuori.<br />

Mentre stiamo lì a stuzzicarci a vicenda, Alexandra mi racconta ancora di quei<br />

due suoi benedetti figlioli, Tania e Peter. Via via che si eccita, parla più<br />

liberamente. A quanto pare, Peter è convinto, adesso, che fellare un cazzo rende il<br />

suo più potente. La cosa minaccia di diventare un vizietto. Meno male che io son<br />

venuto via da quella gabbia di matti. Ma fa piacere aver notizia di quello che<br />

succede là.<br />

"Lo sai," mi domanda, "perché mia figlia Tania ha tanto potere su di me? È<br />

perché a me piace enormemente il leccaggio della fica. E Tania in questo è<br />

insuperabile. Non fosse per questo, forse riuscirei a liberarmi di lei." Mentre mi<br />

dice questo, mi strofina la patacca sulla mano. È un invito, vuole da me lo stesso<br />

trattamento.<br />

Ma io, invece, le inzeppo Puccellaccio fra le cosce e le strofino l'abricot-fendu<br />

con la cappella. Lei m'accavalla una gamba sulla schiena e la fessura si divarica.<br />

Mi prende poi il bischero in mano, se lo piazza sulla soglia e riesce a infilarsene<br />

dentro un tantino. È talmente arrapata che non vuol perder tempo a spogliarsi.<br />

No, le dico, non ti scopo vestita e tutto.<br />

Raggiungiamo un compromesso. Sul mio conto, Tania le ha raccontato un<br />

mucchio di cose. Oh, sì, tutto! E sa anche che Peter, il suo caro prezioso<br />

figlioletto, mi ha fatto un pompino, una volta. "Devi farmi di tutto..." adesso<br />

implora, "di tutto... come s'io fossi Tania. Fammi tutto quel ch'hai fatto a mia<br />

figlia."<br />

Si spoglia. Mi spoglio. Nudi bruchi, la faccio inginocchiare davanti a me. Le do<br />

il cazzo da leccare, da baciare, e poi lei lo piglia in bocca. Cozzo col glande contro<br />

l'epiglottide. Lei slurpa, sbava, gorgoglia, s'ingozza, singhiozza, e va. in delirio<br />

19


quando comincio a chiamarla, teneramente, coi nomi più turpi, i più forti epiteti<br />

da trivio, con tutti i sinonimi di bagascia.<br />

Sembra una bimba ghiotta che si gode il ciuccia-lecca, il lollipop.<br />

Giannettaccio è tutto sbavazzato. La bava gli cola dalla barba. Lei per Pavidità<br />

quasi si strozza. Sul più bello, però, glielo tolgo di bocca.<br />

Alexandra è troppo grossa per poterla sbattere qua e là come Tania. Tuttavia la<br />

scaravento sul divano, la ribalto e le ficco un dito su pel bucio del culo. Lei strilla<br />

come un'aquila. Le ingiungo di star zitta, sennò le ficco dentro tutto il pugno.<br />

Allargo l'orifizio, e ci infilzo un altro dito, poi un terzo. Con tre diti nel culo, lei<br />

comincia a vaneggiare. Ma era quello che volevi, no, troiona?<br />

Dopodiché le paro il culo davanti alla faccia e le impongo di baciarlo. Non<br />

protesta. Obbedisce. Mi lecca le chiappe, senza lare storie. Ma quando le ordino di<br />

allargarmi le ganasce e passare la lingua sul bucio infilandovi dentro la punta...<br />

ah, lei dice ch'è troppo. Non può farlo, anche se sua figlia sì... ma io insisto e lei<br />

cede.<br />

Non c'è niente che non fanno, se glielo chiedi con le dovute maniere. Dopo tre<br />

secondi di esitazione, sento la lingua rovente di Alexandra guizzarmi nel solco fra<br />

le natiche, poi indugiare sul bucio, poi leccare rasposa tutt'intorno e su e giù,<br />

quindi premere contro lo sfintere. Le dico di spingere. Spinge. Riesce a<br />

infilarmene dentro un bel tratto, degna emula di Tania. Si arrapa sempre più. Mi<br />

tien stretto l'uccello fra le dita... una stretta mortale... se tentassi di levarglielo<br />

dalle grinfie, me lo farebbe a brani, ci scommetto.<br />

Certo lo sa, quello che viene dopo. Ma fa finta di ignorarlo. Su, tira a<br />

indovinare, la sollecito io. Lei esita. "Mica... mica vorrai incularmi? " Indovinato!<br />

Come premio, le concedo un'altra leccatina di John Thursday.<br />

"Oh, no," implora, "questo no!"<br />

"Ho inculato tua figlia, perché vuoi essere, tu, da meno?"<br />

"Non è possibile! Il tuo cazzo è troppo grosso!"<br />

Finge, la vacca. Poi, messa alle strette, confessa. Sì, ha preso la cosa<br />

(l'inculata) in considerazione di tanto in tanto, ma, così, accademicamente... Del<br />

resto, era impossibile non pensarci, dopo aver visto, coi suoi occhi, inculare sua<br />

figlia. Sì, magari l'avrà pur desiderato, di venir inculata a sua volta. Ebbene — le<br />

dico, pizzicandole il culo — questa è la volta buona. Vuoi? Lo vuoi? Pare persino<br />

che arrossisca, mentre annuisce pudicamente col capo.<br />

20


Mi butto a pesce. La dispongo a culabusone e Gian Giovedì comincia a battere,<br />

impaziente, al suo usciolo posteriore. Lei si assesta per facilitargli l'accesso e lui<br />

rinterza i suoi sforzi, come un possente ariete. Lei attende rassegnata, la povera<br />

vittima.<br />

Ma la strada non è stretta come avrei, a 'sto punto, creduto. Forse ha usato le<br />

candele o non è novizia come vuol far credere. Non è che vado liscio su pel retto,<br />

questo no. Però, ricordo, con Tania stentai e faticai assai di più.<br />

"Dai, dillo, che l'avevi già preso nel culo," le dico. Lei si mostra offesa. Come<br />

posso pensare una cosa del genere? È del tutto anormale questo modo di fare<br />

l'amore. Proprio così mi dice, il puttanone: anormale!<br />

Anormale o no, incularla mi dà gusto, e pure a lei. Per averne la riprova, tiro<br />

fuori la spada. Lei subito l'agguanta per ringuainarsela nel fodero.<br />

"Per favore!" dice solo. Ma a me basta per capire quello ch'ero curioso di<br />

sapere. Tuttavia mi diverto a stuzzicarla, a farla slanguire. Glielo ficco su, lo tiro<br />

fuori. Dentro. Fuori di nuovo. Mi piace sentirla implorare. Dietro mio<br />

suggerimento lei si proclama troia, leccatrice di cazzi di maiali, leccaculi da<br />

quattro baiocchi, puttana che chiava coi cani nelle latrine... pur di riaverlo.<br />

"Ridammelo, ti prego. Ti ho mentito... Mi piace da matti venir inculata... Mi ha<br />

inculato anche Peter. Tania stava a guardare. Sì, lo confesso. Mio figlio mi<br />

sodomizza. Oh, rimettilo su, te ne prego. Il tuo cazzo è molto più grosso di quello<br />

di mio figlio. Ah, è magnifico sentirlo dentro il culo. Quel tuo uccello stupendo...<br />

che noi tutti abbiamo succhiato... mia figlia, mio figlio e io..."<br />

Ripenso alla lettera di Tania, e ne ricevo ispirazione. Perché non fare lo stesso<br />

a sua madre?<br />

Alexandra si mette a ululare, come una lupa, quando sente la piscia rovente<br />

clisterarle gli intestini. Per me, è una sensazione inedita, magnifica. Lei m'implora<br />

di smettere. Non potrei anche volendo. Sento il suo ventre crescermi sotto le<br />

mani, riempito d'urina com'è. Lei geme. "Me ne vengo... me ne vengo..."<br />

Si dimena, in ginocchio, si contorce, come avesse una colica. "Brucia, dentro...<br />

brucia!" mormora. "Mi fa godere come non mai..."<br />

"Alza la faccia," ordino, cambiando postura.<br />

Mi abbraccia le ginocchia e solleva il mento. "Lo so... lo so cosa vuoi farmi,<br />

adesso... Allora sbrigati... finché ancora me ne vengo... per favore!"<br />

Mi bacia il cazzo e se lo infila tra le labbra. Le piscio in bocca. Svuoto la<br />

21


vescica. Quello che non riesce a tracannare, le scola giù dal mento. Il suo<br />

sguardo, estatico, sembra quello di una santa. Incomincia a succhiare. E succhia<br />

e succhia, finché non le gratifico il palato con un altro sapore. Ingoia a avidi sorsi<br />

anche la sburra.<br />

Miss Cavendish è una rotta di balle. È una allumeuse. Una stuzzicazzi. Cioè ti<br />

stuzzica il cazzo e poi ti molla. Tutta promesse, niente fatti. Da tre giorni abita<br />

nella stanza accanto alla mia, e avrà inventato trecento scuse per venire qui da<br />

me. Se non è il rubinetto che perde, è l'orologio che non cammina. Invece di<br />

andar dalla portiera, viene a bussare alla mia porta. Il rubinetto ha solo bisogno<br />

d'esser chiuso del tutto, l'orologio di esser caricato... non importa. Ogni scusa è<br />

buona per venirmi a stuzzicazzare.<br />

Gli occhiali sono scomparsi e lei è veramente carina. Ha smesso anche il tweed<br />

e i calzettoni, ed è rifiorita in organza e seta. Ha certe cosce!<br />

Le cosce le ha messe in mostra già la prima volta ch'è venuta da me. È facile,<br />

suppongo, mostrare quel tanto che fa impazzire un uomo e non più. Il difficile è<br />

non fargli capire che tu sei ben conscia di quello che gli mostri. E qui la<br />

Cavendish non è mica molto brava.<br />

Dapprincipio pensavo facesse la gatta per farsi scopare. Ma, dopo i primi<br />

approcci, ho dovuto ricredermi. Non ha alcuna intenzione di calarsi le mutande<br />

per un uomo, questa scozza. Per me comunque no. Ma seguita a stuzzicarmi,<br />

finché mi trattengo a stento dallo zomparle addosso.<br />

Non è solo con me che gioca a 'sto giochino. Anche con Sid si comporta uguale.<br />

Lui dapprincipio era sicurissimo di farsela. Adesso di lei dice che con la douche ci<br />

si lava le orecchie, anziché la vagina. Insomma non ha combinato niente.<br />

Donne del genere ti riducono un rudere, se gli dai retta. Dopo due ore che ci<br />

stai appresso, sei candidato alla masturbazione. E non darle retta è impossibile.<br />

Te la trovi tra i piedi di continuo.<br />

Ma non azzardarti a allungare una mano. Parla sempre di sesso, ma in modo<br />

allusivo, s'intende. I nostri nonni l'avrebbe-ro definita una fraschetta, i nostri<br />

genitori una civetta, una coquette. Ti racconta barzellette spinte... ma prova a<br />

spingerti fino a tastarle il culo. O sennò è capace di mostrarti un paio di<br />

mutandine che ha appena comprato e, persino, di tirarsi su la gonna per<br />

confrontarle con quelle che ha indosso. Ma... guardare e non toccare!<br />

22


Poi, quando stai per rinunciarci, disgustato, cambia tattica. Ti si siede sulle<br />

ginocchia. Si lascia dare un pizzicotto sulle chiappe, ti permette di giocherellare<br />

con le sue giarrettiere. Ma, appena ti s'inuzzola il cazzo, e ti tira da matti, lei<br />

sguiscia via e ti lancia un'occhiataccia da per-chi-m'ha-preso, e torna a essere<br />

una noli-me-tangere.<br />

L'altra sera Sid e io abbiamo cercato di sbronzarla, ma non ha funzionato per<br />

un cazzo. Oh, era brilla, rideva facilmente, e ha pure trovato la maniera di farci<br />

intravvedere le pudenda, con una scusa o l'altra. Ma qui stop. Dopo averci<br />

arrapati fino all'inverosimile, se n'è andata a casa.<br />

La lascerei perdere, a questo punto. Ma lei non lascia perdere me. Stamattina<br />

si è presentata in camera mia senza nient'altro indosso che un asciugamano, con<br />

la scusa che non riusciva a chiudere a chiave la porta del bagno.<br />

Quando vado da lui, trovo Ernest a letto. È contento di vedermi, dice, e<br />

contento che Anna si sia rifatta viva. Però l'interessa vieppiù la mia storia della<br />

piccola cina, da cui m'ha mandato. Non gli dico che m'è costata una settimana di<br />

paga.<br />

Che mi sia dimenticato della cocaina, non gli importa. L'ha già scaricata,<br />

quella fica, dice. Non voleva saperne di lui, stava dietro a una giovane fica<br />

spagnola che aveva visto in sua compagnia, ecco quanto. Ernest ne è rimasto<br />

disgustato. Le lesbiche — dice — ci stanno portando via un sacco di fiche, da<br />

sotto il naso.<br />

Lo vedo che sta sulle spine. Forse aspetta qualche visita di fica. Non s'è mosso<br />

dal letto e sta sdraiato coi ginocchi alzati. Gli domando se si sente poco bene. No,<br />

benone — risponde — solo un po' stanco — e simula uno sbadiglio. Beh, allora<br />

me ne vado, faccio io, ma proprio in quella qualcosa si muove sotto le coltri.<br />

Mai visto Ernest tanto imbarazzato. "Di che sesso è?" domando.<br />

Lui getta indietro le coperte e scopre una pargoletta di dieci о undici anni,<br />

annidata fra i suoi ginocchi.<br />

"Se resisteva altri due minuti, l'avrei fatta franca," dice il mio amico. "Ma, Alf,<br />

mi raccomando, non dir niente a nessuno. Non mi mettere nei guai."<br />

La pargoletta si raddrizza sulla schiena e getta all’indietro i lunghi capelli<br />

bruni. Si deterge il sudore della fronte col lenzuolo. Faceva troppo caldo, dice, lì<br />

sotto. A momenti moriva soffocata. Siede sulla proda del letto e mi guarda.<br />

23


"Cosa usi come esca? Le caramelle?"<br />

Ernest non ride della mia battuta. È la figlia dei gestori del bar qui vicino, mi<br />

dice. Poi, sulla difensiva: "Mica viene soltanto da me. La conoscono tutti nel<br />

quartiere. E nessuno ha più niente da insegnarle, sai, Alf. Prova a farle qualche<br />

domanda."<br />

La pargoletta allarga le gambe e mi mostra la purchiaccolina calva. "Puoi<br />

scoparmi tu pure, se vuoi. Però prima tocca a mister Ernest."<br />

"Ti chiava spesso, mister Ernest, pupa?" le chiedo.<br />

"Questa sarà la terza о quarta volta. Stava giusto per montarmi, quando lei è<br />

arrivato."<br />

"Fate pure, mica sono un guastafeste," dico io.<br />

La pargoletta ha cominciato a gingillarsi con la passerina e, con l'altra mano,<br />

dà noia all'uccello di Ernest.<br />

Ernest seguita ancora a vergognarsi. Per rianimarlo gli dico che, al suo posto,<br />

io... eccetera eccetera. Si rinfranca subito.<br />

"Perdio, Alf. Ci dovresti provare. Non me lo sarei mai aspettato, da me stesso.<br />

Campassi mill'anni, dicevo... E invece! Sapessi che sfizio." Allunga una mano e<br />

accarezza il culetto alla pargola. "Guardala! Non è un tesoro? E dovessi sentirla,<br />

quando attacca a dire zozzerie. Racconta certe storie... Non ci credo, alla metà.<br />

Ma l'altra metà basta a farti rizzare i capelli in testa e il cazzo dalla parte opposta.<br />

La sorcetta è senza peli ma Ir puzza già di fica, appena appena. Prova ad<br />

accostarci il naso."<br />

La pargoletta smette di disturbare se stessa e gli agguanta l'uccello con ambo<br />

le manucce.<br />

Se n'intende abbastanza, di cazzi, per capire che cosa li fa grossi... si china e<br />

lascia che i suoi capelli lo solletichino mentir lei fa scivolare le dita su e giù.<br />

"Non è così che mi piaceva chiavare," seguita Ernest. "Cazzo, no! Ci provo solo<br />

tanto per cambiare. E lei è grande abbastanza... non le fa alcun male о che. Gesù<br />

Cristo, Alf, si fa scopare comunque, lei... tanto vale che ci provo e che scopro che<br />

effetto fa."<br />

Si metterebbe a cantare l'inno nazionale fra un minuto, ma la ragazza lo ha<br />

tanto eccitato che comincia a balbettare. Lei porta la bocca molto vicina al suo<br />

cazzo, più volte, e poi la ritrae proprio mentre le sue labbra stanno per toccarlo.<br />

"Vuole un extra per il pompino," spiega Ernest. "Ma poi se ne scorda e lo<br />

24


ciuccia ugualmente. "<br />

"Si fa dunque pagare!" esclamo, esterrefatto. "Alla sua età. Cristo, quand'ero<br />

bambino io..."<br />

"Si fa pagare, sì. Ma ciò non rende meno bella la scopata."<br />

La pargoletta smette di giocare con il bischero e torna ad occuparsi della sua<br />

passerina.<br />

"La vedi? Ne va pazza, di quella sua fighetta. I soldi sono solo di contorno. La<br />

pietanza è il piacere che ci prova. Il piatto forte è la sua patonzina. Cristo, Alf!<br />

quando glielo metti in corpo, quando lei comincia a muoversi sotto di te, a<br />

strofinarti il pancino addosso... t'assicuro, è la fine del mondo."<br />

"Basta chiacchiere, è ora di chiavare," dice la pargoletta, imbronciata.<br />

"La senti, Alf? Ora guardala, quando lo piglia su. Diresti che la schianta,<br />

invece no. È capace, dentro. Non lo prende nella fica, ci si avvolge tutta intorno.<br />

Sta' a guardare."<br />

Si mette in posizione. Lei non guida l'uccello con le mani. Gli agguanta il pelo<br />

pubico, un ciuffo per mano, e gli va incontro con la passeretta, inarcandosi sulla<br />

schiena — a becco aperto, per così dire. Il grosso uccello incomincia a imboccare<br />

la piccola passera affamata. Entra dentro con tutta la cappella, e si spinge ancora<br />

oltre, lentamente.<br />

"La prima volta, Alf, mi son messo paura. La spacco, dicevo, l'ammazzo... Ma è<br />

così che le piace, a quanto pare. Lo vedi? Cristo, ero solito tenere uno specchio<br />

dietro il suo culo, giusto per guardarlo. Riesci a vedere l'intero meccanismo con<br />

questa piccola fica, neppure un pelo che nasconda i fatti della vita. E dovresti<br />

vedere..."<br />

Qualunque cosa sia che io dovrei vedere, Ernest se ne dimentica. La ragazzina<br />

ha cominciato a dimenarsi. A ogni guizzo di culo l'uccello progredisce nella fica,<br />

inesorabilmente. Ernest dal canto suo non fu frodato, quando distribuirono gli<br />

uccelli. Ce l'ha bello grosso. Non finisce più di entrare nella tana. Ora la sdruce —<br />

pensi — ora la squarcia.<br />

La sua fichetta si dilata e si dilata, finché è più di due volte il formato che<br />

dovrebbe essere in grado di raggiungere. Ma non un gemito, da quel topolino...<br />

essa scuote la fica e stringe le gambe intorno a Ernest come una veterana.<br />

Quando smette di entrar dentro di lei è perché non ce n'è più... tutto ciò che ha<br />

Lisciato fuori di sé... eccetto Ernest... è un ciuffo di peli e un paio di palle.<br />

25


"Dai un'occhiata adesso, guarda bene, Alf, dai," mi prega Ernest. "Proprio per<br />

fare un favore personale a me. Voglio che gli dai un'occhiata e poi dimmi ch'è<br />

possibile. Cristo, ho fatto brutti sogni al riguardo, di notte, ma non posso<br />

lasciarla in paté. Ah, piccola puttana, ecco quanto. Dimenati ancora un po'!<br />

Gesù, non m'era mai capitato niente che fosse come fottere una biscia..."<br />

"Cosa Cristo farai quando la metti incinta?" gli domando.<br />

E lui, senza smettere di fottere: "Ma che dici! È troppo piccola. Non ha ancora<br />

il pelo! Mica può restare pregna."<br />

"Altroché! Il pelo non conta. Dentro ha tutto l'occorrente. Non mi dire che non<br />

prendi precauzioni, Ernest."<br />

"Oh! Ma chi se ne frega. Eppoi non sono l'unico, io, a chiavarla. Casomai, Alf,<br />

trascino in tribunale tutto quanto il caseggiato. Da non credere, a quanti l'ha<br />

data. Anche a parecchie donne, se è per questo. Tutta gente perbene."<br />

Egli giace là con il cazzo infilato nella fica della ragazza e discute con me in<br />

merito alla possibilità di metterla incinta. Ma la ragazza si stufa di sentirci<br />

parlare... vuol essere chiavata, dice, e se Ernest non la chiava al modo giusto, lei<br />

non verrà più a trovarlo. Sicché lui le radazza alcune volte la fichetta e poi gliene<br />

rifila un paio che avrebbero potuto storcerle tutti i denti.<br />

"Beccati questo," dice. "Vedi come le trema il culo, pressappoco? Lei giura che<br />

sta venendo quando fa così. Pensi che veramente se ne venga? Questo è tutto<br />

quel che accade..." Si rimette a fotterla di buona lena. "Ma Gesù santo, quando<br />

me ne vengo in questa piccola puttana..."<br />

Le agguanta il culo e mezzo la solleva dal letto. Il suo cazzo entra dentro e il<br />

letto geme... o forse è Ernest. La ragazza seguita a tener le gambe allargate per<br />

aiutarlo a entrare fino in fondo come gli pare, e io m'immagino di vederle il ventre<br />

riempirsi...<br />

"Dio, ne prende a galloni," dice Ernest. "Galloni imperiali..."<br />

A me tremano le gambe, quand'è finita. Sto peggio in arnese di Ernest, e lui<br />

non ha certo l'aspetto di una mammola. La ragazza prende tutto ciò con<br />

innocente noncuranza. Vuol sapere se desidero chiavarla, adesso!<br />

"Fatti sotto, Alf," mi consiglia Ernest dal letto. "Non ti capiterà più niente del<br />

genere. Ma dovrai arrangiarti sul pavimento, da qualche parte... Io semplicemente<br />

non posso muovermi di un centimetro da dove mi trovo..."<br />

No — dico alla bambina — adesso no, un'altra volta, magari. Ma lei mi si<br />

26


avvicina e tende la pargoletta mano verso il mio uccello. Mi invita a tastarla un<br />

tantino. Vedrà, dice, la voglia le viene.<br />

"Viene a tutti, dopo avermi tastata," mi informa. "Ecco, mi metta una mano fra<br />

le cosce. Può sentire lo sburro di mister Ernest che mi cola giù..."<br />

Ma io insisto, non voglio scoparla e non mi va di sentire "lo sburro" di mister<br />

Ernest.<br />

"Allora, gradisce un pompino?" Senza attendere un cenno di risposta, mi<br />

s'incunea fra le ginocchia e preme col pancino contro il cazzo. Ce l'ho bello duro,<br />

a questo punto, e essa se n'accorge. Non riesce a capacitarsi come, con una tale<br />

erezione, non abbia voglia di chiavarla. Candidamente, mi domanda: "È frocio lei<br />

per caso?" Nel caso che sia per mancanza di soldi, soggiunge, è disposta a farmi<br />

credito, una volta tanto.<br />

Una volta tanto! Ha il senso degli affari, la piccina. Ma io lo stesso non mi<br />

lascio indurre in tentazione. "E va be', un'altra volta," dice lei. "Mister Ernest le<br />

dirà dove può trovarmi, in caso. L'aspetto."<br />

Miss Cavendish è una strega. Stamattina l'ho vista nuda. Mi ha chiamato per<br />

un guasto allo sciacquone. Lo sgocciolio continuo la fa impazzire. Guarda caso,<br />

mi convoca d'urgenza proprio mentre si sta cambiando d'abito. Perché lo<br />

sciacquone la faccia impazzire giusto in quel momento, è un altro mistero...<br />

queste cose vanno al di là della portata di una normale intelligenza. Ma c'è una<br />

toilette che fa rumore e, naturalmente, sono io il ragazzo prescelto per fare<br />

qualcosa al riguardo.<br />

Ci vogliono circa quindici secondi per sollevare il coperchio dell'affare,<br />

disincastrare il galleggiante e rimettere il coperchio, e nel frattempo miss<br />

Cavendish riesce a togliersi quei pochi indumenti che aveva quando ero entrato e<br />

a incedere con calma, pavoneggiandosi, dalla camera da letto, per incontrarmi<br />

mentre esco dal bagno. Oh, è terribilmente scossa e atrocemente imbarazzata,<br />

naturalmente. Semplicemente, non s'era sognata che fosse qualcosa che potesse<br />

venir riparato così presto... s'aspettava che non ci fosse alcun pericolo, ad andare<br />

in giro per casa in quel modo... porta una piccola sciarpa bianca e se la<br />

drappeggia eloquentemente di fronte a sé.<br />

Che troia! Sta là in piedi e maneggia la sciarpa finché è sicura che ho visto<br />

tutto lo spettacolo... tette, ventre, fica... l'intero panorama. E non è male, devo<br />

27


ammettere. Anna forse ha tette migliori, ma Anna è eccezionale, non puoi<br />

paragonare i respingenti che ha lei in dotazione con gli accessori che porta la<br />

maggior parte delle donne. Eppoi noto che miss Cavendish ha uno di quegli<br />

ombelichi grandi, profondi, di quelli in cui potresti infilarci una castagna<br />

selvatica. Quel che riesco a vedere della sua fica non è moltissimo, poiché sta in<br />

piedi, ma lei si dà cura di tenere le cosce aperte sicché passa la luce del giorno, in<br />

mezzo a loro... Ha poi un bel ciuffo di peli rossicci.<br />

Sta ritta su un piede, poi sull'altro, per mostrarmisi da varie angolature, poi si<br />

gira lentamente, e mi offre alla vista anche i quarti posteriori, per tornarsene in<br />

camera. E io resto lì col cazzo duro, senza dove ficcarlo.<br />

Darei un occhio per scopare questa stuzzicazzi della malora! Non perché penso<br />

che sarebbe una chiavata impareggiabile, tua perché mi fa ammattire. Mi<br />

piacerebbe ficcarle la nerchia in corpo, magari una volta soltanto, per sfregio. Per<br />

farla scendere dal suo piedistallo. Per levarle la puzza che ha sotto il naso<br />

scorreggiandole in faccia.<br />

È Arthur che lancia l'idea. Sediamo tutt'e tre al caffè, Sid, Arthur e io, quando<br />

il discorso cade su miss Cavendish. Secondo Arthur, non ci abbiamo saputo fare.<br />

Lui si sarebbe comportato ben diversamente, al nostro posto. Anzi, dato che lo<br />

abbiamo messo a parte di una buona cosa, lui vuol aiutarci a rendere le cose<br />

assai diverse, per noi. La magnifica idea è che si vada a trovare miss Cavendish e<br />

la si chiavi. Non c'è la benche minima possibilità che ciò non possa realizzarsi,<br />

dice Arthur, poiché siamo in tre contro una.<br />

"Andremo su e parleremo con la signorina," ci spiega, "e cercheremo di<br />

convincerla a scopare con le buone. Ma se non vuole... trac! Violentiamo quella<br />

troia!"<br />

Sid applaude di cuore. Se solo riuscisse ad aver belle pensate così, lui! Ma la<br />

sua mente non funziona in quel modo: non gli balza mai agli occhi, a lui, la<br />

soluzione più semplice e ovvia. Quindi, andiamo da miss Cavendish.<br />

Lei è molto felice di ricevere visite. Ci dà un sorridente benvenuto. È evidente<br />

che non aspettava nessuno. Ci offre ospitalmente da bere. Indossa una vestaglia<br />

che lascia intravvedere le sue forme. Mentre lei è nell'altra stanza, Arthur ci dice<br />

sottovoce che la cosa sarà facile, non sarà necessario neppure stuprarla: "Non<br />

avete visto che occhiata m'ha lanciato, quando le ho fatto un complimento per il<br />

28


negligé?" E dà una risatina equina.<br />

Si comincia a parlare di cose serie. Volano i nomi di Matisse, di Gertrude<br />

Stein... Non occorre neanche star a sentire. Basta buttar là dei nomi, e via. Tanto<br />

nessuno presta ascolto agli altri. Io tengo d'occhio miss Cavendish. Sta usando<br />

tutti i suoi soliti vezzi con Arthur. Mette in mostra un ginocchio, lascia cadere un<br />

lembo del kimono, fa balenare un attimo una coscia. Il povero pollo strabuzza gli<br />

occhi e attende che la cosa si apra tanto da lasciargli vedere la fica... ma se la<br />

conosco bene, ci sono le mutande, sotto quella vestaglia, e miss Cavendish ha<br />

intenzione di tenerle su.<br />

Occorre un'ora ad Arthur per farsi strada fino al divano al tempo stesso in cui<br />

miss Cavendish si trova lì. Bene, se n'accorgerà... Lei si lascia lisciare un<br />

ginocchio, palpare en passarti, tastare tentoni, pizzicare persino, facendo finta di<br />

niente. Quando lei s'alza, lui le va dietro come un cagnolino. Sid e io facciamo le<br />

viste di discutere animatamente per non interferire. È piuttosto buffo vedere<br />

qualcun altro venir preso in giro.<br />

Poi miss Cavendish si mette a raccontare storielle un po' audaci su un certo<br />

qual tono, quasi a lasciar intendere al povero Arthur che lei potrebbe essere un<br />

tantino osée essa stessa. Il nostro amico abbocca e, difatti, quando la scozza si<br />

assenta un momento dalla stanza, lui ci dà dei coglioni, a Sid e me. "Quella<br />

muore dalla voglia! Cos'è che non funziona, in voi, ragazzi? È un frutto maturo,<br />

c'è solo da spiccarlo dal ramo. Lo chiede a gran voce!"<br />

A gran voce miss Cavendish chiama aiuto, dalla camera da letto. 'è qualcosa<br />

che non va, non si accende la luce. E lei ha tanta paura dell'elettricità...<br />

"Fatti sotto, Arthur," dice Sid. "Vedi cosa riesci a combinare. Se hai bisogno di<br />

aiuto, ci siamo qui noi."<br />

Passa appena un minuto — ma neanche — e poi si sente un urlo disumano.<br />

La scozzona scozzese arriva al galoppo, inseguita da Arthur. Ha la vestaglia per<br />

metà sfilata, ma le mutandine su. Cerca rifugio fra le braccia di Sid. Arthur —<br />

dice con voce rotta — ha cercato di farle cose innominabili, di là, al buio.<br />

Sid guarda Arthur con severo cipiglio. "Cattivacelo," gli fa.<br />

Arthur ha la lingua di fuori e non gli va di far lo spiritoso. "Se la prendo fra le<br />

mani gliela fo vedere io, glielafò! Guardate qua." Ci mostra la pattuella aperta.<br />

"Chi credete che me l'abbia slacciata?"<br />

Sid tiene stretta la scozza, come per proteggerla da quell'energumeno, e<br />

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intanto le si struscia e la palpeggia.<br />

"Chi me l'ha slacciata? Lei! Quella zozza! Quella troia puttana mignotta<br />

bagascia m'ha preso in mano il cazzo, ma poi non me l'ha data. Dammela qua,<br />

che la fotto!"<br />

"La fottiamo tutti e tre, da buoni amici," dice Sid. "Resta solo da decidere il<br />

posto. Di là in camera, o qui?"<br />

La scozzona scozzese pare una che non crede ai suoi orecchi. Fa per<br />

svincolarsi, ma Sid non la molla. "Lasciami!" grida. Sid per tutta risposta le<br />

smaneggia le tette. "Fa' la brava bambina, su, via," le dice.<br />

Vista la mala parata, e tre cazzi cattivi schierati contro la mia cara passera,<br />

miss Cavendish si mette a implorare... Non intendeva — dice — fare niente di<br />

male... Era solo uno scherzo, innocente.<br />

pure.<br />

"Chi scherza col cazzo, si fotte," dico io, coniando là per là un proverbio.<br />

"Innocente il tuo scherzo, innocente sarà la mia chiavata," dice Sid, faceto lui<br />

"Come vi permettete di usare con me un simile linguaggio? Se non mi lasciate<br />

all'istante, mi metto a urlare. Chiamo la polizia! Finirete su tutti i giornali!"<br />

"Senti, Sid," dice Arthur. "Non sopporto discorsi di 'sto tipo, io, sai. Mi danno il<br />

voltastomaco, mi danno. Gli urli poi a me segano i nervi. Sistemiamola in modo<br />

che non possa strillare. "<br />

Sid cerca di nuovo di pigliarla con le buone. Ma lei non sente legge. ―Per chi mi<br />

avete presa?" E si mette a gridare come un'ossessa.<br />

Arthur allora l'imbavaglia con un fazzoletto. Lei riesce soltanto a grugnire, ora<br />

più, e a farfugliare. Grugnisce e farfuglia con spiccato accento scozzese, upper<br />

class, aristocratico.<br />

"Ora, tu, stuzzicazzi," dice Arthur, "ora, tu, santarella, scoprirai la chiavata. Ti<br />

violenteremo sul tuo letto, dato che con le buone non ci stai. Così t'impari! "<br />

Impari siamo, tre contro una. Ha un bello scalciare, un bel graffiare, lei. Nulla<br />

può, contro di noi. Non sfuggirà al suo destino. La portiamo di peso di là e la<br />

sdraiamo sul letto. Sid e Arthur la tengono ferma, io la denudo.<br />

Non ho mai violentato nessuno, finora. La cosa, anzi, mi è sembrata sempre<br />

stupida. Finché non ho incontrato questa dannata stuzzicazzi, questa allumeuse<br />

della malora. Adesso io sono pro-stupro al cento per cento.<br />

Mai ci avevo preso tanto gusto, a spogliare una donna, quanto me ne dà<br />

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denudare 'sta sorciaccia. Incomincio a tastarla, a palparla qua e là. E più lei si<br />

dibatte, più si dimena, mordendo il bavaglio e sbavando, più mi vien tosto il<br />

cazzo.<br />

A chi la prima botta? Chi fa da battistrada? Decidiamo secondo giustizia: la<br />

scoperemo in ordine di conoscenza. Prima Sid, poi io, poi Arthur.<br />

Sid è pronto e ben armato. Miss Cavendish lo guarda e chiude gli occhi. La<br />

sento tremi tare tutta, sotto le mani che la inchiodano sul letto. Potrebbe pure<br />

dispiacermi per lei, se non fossi incazzato per come lei s'è sempre comportata.<br />

Questa è una vendetta, ragazzi.<br />

Sid fa tutto con calma. Anche gli atti di violenza carnale, a quanto sembra.<br />

Incomincia a carezzarla dalla punta dei piedi, su su, e impiega un tempo eterno<br />

ad arrivare fino al bosco di Venere. Poi le palpa il ventre, le smaneggia le pocce, le<br />

ciuccia i capezzoli. Poi le allarga le cosce e le dischiude, pian piano, la fica. Non è<br />

vergine, annuncia.<br />

Miss Cavendish si caca sotto dalla paura. Magari pensa che l'ammazzeremo,<br />

dopo esserci saziati di lei, e occulteremo il cadavere. Si divincola. È una gran<br />

faticaccia per Arthur e me, tenerla buona.<br />

Pian piano, con lentezza esasperante, il nerbaccio di Sid si insinua in quella<br />

schizzinosa fica. La cappella è già dentro. E lui spinge, spinge, a ritmici colpi<br />

d'ariete. Arthur e io stiamo chini, tutt'occhi, per non perderci niente di quello<br />

spettacolo.<br />

Miss Cavendish è riuscita a allentare il bavaglio e le escono dalla strozza<br />

mugolìi di terrore e confuse parole imploranti, miste a singulti: "Per favore... non<br />

fatemi questo! Non stuzzicherò mai più nessuno, d'ora in poi, finché vivo... Lo<br />

giuro! Oh, vi prego... per favore! Mi dispiace di essermi comportata da bestia...<br />

non succederà mai più! Non svergognatemi più."<br />

Ma è ormai troppo tardi per i buoni propositi. Più tardi, potremo anche parlare<br />

ragionevolmente con lei, ma, come le dice Arthur, lei deve prima imparare una<br />

lezione. Sid le infila il cazzo nella fica... lei tende le cosce. Arthur e io smettiamo<br />

di giocare con le sue tette e lasciamo la strada libera a Sid. Il ventre di lei trema e<br />

si scuote e io noto che ha i capezzoli eretti... stanno su, grossi e scuri, al centro<br />

degli occhi scuri delle sue tette...<br />

"No... No... No... no... no..."<br />

Sid ha infilato la punta del cazzo dentro la fica di lei. Lo spinge dentro... le<br />

31


palle le sfiorano la pelle liscia delle gambe, lui le tiene le cosce allargate e pian<br />

piano glielo dà, a quella puttana. Il ventre di lei rincula dal suo mentr'egli si china<br />

su di lei e comincia a fotterla. Lei geme. Non vuole guardare e non vuole che<br />

nessuno la veda in faccia... Sid le tiene ferma la testa e la costringe ad aprire gli<br />

occhi.<br />

"E allora, puttana, ti piace? È per questo che non hai fatto altro che<br />

stuzzicarci, da quando ti conosciamo, eh? Era questo, che volevi, eh? Essere<br />

violentata! Sei contenta, adesso, zozza? Lo senti, di', il mio cazzo nella fica?<br />

Altroché se lo senti Ora lo sai a cosa serve, quella cosa di cui eri tanto gelosa! La<br />

volevi tenere per te? Ah, no! non si spreca la grazia di dio. E' peccato e vergogna."<br />

La sbatte così forte, galoppando a spron battuto, che c'è il rischio che il letto si<br />

sfasci. La scozza ormai non si ribella più, sarebbe inutile, eppoi... eppoi il gran<br />

piacere che suo malgrado prova le toglie le forze, la illanguidisce tutta.<br />

Asseconda, da brava puledra, il suo fiero cavaliere.<br />

"Ah, adesso incomincia a intendere ragione," dichiara Sid.<br />

"Forse impara di nuovo ch'è bello venir chiavata... doveva piacerle una volta...<br />

qualcuno l'ha scopata prima di noi. Noi avremmo dovuto farlo la settimana<br />

scorsa. Credo che le piaccia essere violentata. Tu, fottuta allumeuse, non farai il<br />

tuo numero con altrettanta facilità, domani! Ascolta, Scaccia taccagna, noi siamo<br />

in tre. Capisci... siamo in tre. Tre cazzi come quello che ti sta fottendo adesso, e<br />

siamo stati presi in giro da te abbastanza a lungo... non credere che te la caverai<br />

con una chiavata ciascuno... noi ti chiaveremo, non una, ma due volte, tre volte...<br />

Dio sa quante volte, finché non ci saremo spompati a furia di scoparti. Ti faremo<br />

passare una notte come nessuno, tranne una puttana, dovrebbe passarla...<br />

cazzo, può darsi che andremo a chiamare altra gente e venderemo chiavate, sulla<br />

tua pelle, e può darsi che ti piacerà, far la puttana... Ma non sarai tanto arzilla<br />

quando sarà finita... non sarai in grado di saltellare fra le margheritine...<br />

Lui la sta fottendo a tutto spiano, adesso. Le fa uscire succo di fica a<br />

cucchiaiate e deve averle anche aperto l’utero. Quando è pronto a venire,<br />

m'aspetto che il letto si sfasci sotto di noi...<br />

"Ecco qualcosa per scaldarti la fica," le grida Sid. "Forse non ce ne sarà<br />

abbastanza per riempirti fino all'orlo, ma non ti preoccupare... ne avrai<br />

dell'altra... Tenetela, ragazzi... Farà un salto alto tre metri, quando la sentirà..."<br />

"Non farlo!" lei comincia a implorare di nuovo... ricevere la sburra di Sid nella<br />

32


fica a lei sembra ancor peggio che esser semplicemente fottuta da lui. "Non puoi<br />

fare questo a me!"<br />

Ma Sid va avanti e le mostra che può benissimo. Tira fuori l'uccello e, come<br />

insulto finale, fa sgocciolare i residui di sperma sul ventre di lei. Miss Cavendish<br />

nasconde la testa sotto le coperte disfatte e geme.<br />

Sid ha compiuto perlomeno una cosa... l'ha aperta abbastanza sicché lei non è<br />

più tanto stretta quando io le monto su. E non si ribella, neppure. Oh, non è che<br />

mi getti le gambe intorno al collo e mi dia il benvenuto a gran voce... ma fa meno<br />

casino di prima. Un'altra no, implora... non le infliggeremo di nuovo quella<br />

tortura, eh? Non ci siamo abbastanza vendicati?<br />

È bello sentirla implorare, dopo il modo in cui lei ci ha trattati nei giorni scorsi,<br />

e io la stuzzico un po' prima di fotterla, solo per sentirla. Mi pareva di impazzire a<br />

furia di pensare di infilarle il cazzo fra le gambe e adesso che è venuto il momen-<br />

to, e posso farlo, voglio cavarci tutto il gusto che posso... le solletico il pube col<br />

cazzo, assaggio quella fessura aperta a furia di scopate di cui lei era tanto avara...<br />

"Ehi, Sid," grido, "ha qualcosa che le viene fuori della fica, credo che sia<br />

sburra... le inonda le gambe. Che faccio, al riguardo? "<br />

fica.<br />

Sid le dà un'occhiata e dichiara che, per una metà almeno, si tratta di sugo di<br />

"Ficcale dentro il cazzo, nuovamente," mi consiglia. "Non vogliamo che ne<br />

perda neppure una goccia... dobbiamo serbarla ben bene succosa per il prossimo<br />

giro... e se poi decidiamo di fare dei soldi facendola chiavare da altra gente, o<br />

qualcosa del genere, vogliamo che lei sia in buono stato, per i ragazzi..."<br />

"Gesù Cristo, la smettete di parlare e tu, Alf, vuoi chiavarla?" protesta Arthur,<br />

raucamente. "Non posso più solo tastarle le tette... Le vengo in faccia. Sul serio,<br />

Cristo, se non ti sbrighi a cedermi il posto in fica, mi tocca ficcarle il cazzo giù giù<br />

per la gola, e mica vogliamo scopare un cadavere... per ora."<br />

La ragazza è tutta avvolta nelle coperte, ormai, ma io la scopro da capo a piedi<br />

prima di puntarle l'uccello contro la fica. Voglio vedere tutto di lei, voglio essere in<br />

grado di sentire ogni cosa e vedere, veramente, chi e che cosa chiavo. Lascio che<br />

John Thursday le annusi il pelo...<br />

C'è una marea che sciaguatta dentro di lei... Sid deve averle iniettato un<br />

fracchio di sburra... o questo, oppure lei è una fica molto umida. Il mio cazzo è<br />

assolutamente sommerso. John Thursday deve nuotare, per salvarsi la vita, là.<br />

33


Ma ciò non interferisce con il suo piacere.<br />

"Vieni pure a bussare alla mia porta di nuovo, qualche volta, eh?" dico alla<br />

ragazza, in tono implorante. "Vieni domani e bussa tre volte. Ci sarò, io, Johnny<br />

tutto-fare!" Le ficco il cazzo più a fondo e la sento divenire moscia sotto di me.<br />

"Che cos'hai... un orologio che ha bisogno di corda? Una fica che ha bisogno di<br />

essere fottuta? Chiama me, bussa tre volte, e io ti aggiusto tutto..."<br />

Le sculaccio il culo nudo... Dio, è una pacchia poterlo fare!... Le agguanto le<br />

tette e le lecco. Anche se tocca tenerla ferma mentre lo faccio, POSSO FOTTERE<br />

QUANTO MI PARE! Le dilato il conillon, lascio che il mio cazzo le entri nell'utero...<br />

La stanza ha il mal-di-mare. La sua fica ha l'odore del mare, e il mondo<br />

beccheggia come una barca. Perdo il lume degli occhi... spruzzo sperma come<br />

spray...<br />

Arthur non sta in sé. Mi scansa via, e si incastra a sua volta fra le cosce della<br />

scozza, ormai troppo affralita per opporre resistenza. Neanche ci prova a chiudere<br />

le gambe. Lui entra e dà guizzi. Lei invece sta inerte, sembra morta. Non cerca<br />

neanche più di nascondere il viso sotto le coperte.<br />

Sid, insaziato, le mette l'uccello in mano. Le dita della vergine di Scozia si<br />

serrano automaticamente. Io seguo l'esempio di Sid, e le rifilo il pirla nell'altra<br />

mano.<br />

rotto.<br />

"Basta... basta... adesso basta..." ripete lei, con un filo di voce, come un disco<br />

Arthur, mosso forse a pietà, si arresta. "Senti, bimba... Dico a te! Ti fa male,<br />

oppure no?"<br />

Sotto quel feroce sguardo, la scozzese è incapace di mentire. "No," dice, in un<br />

bisbiglio, "non mi fa male. Ma non ne posso più... Non darò più noia né a voi, né<br />

a nessuno. Ma ora basta."<br />

"Basta un corno!" E Arthur le rificca il cazzo in fica, e riprende a sciabolare. Di<br />

lì a poco, c'è una terza inondazione. Lo sperma ormai straripa sul lenzuolo.<br />

"Se domani ti tira, e non ci hai un uccello a portata di fica, annusa qua e<br />

soddisfati da sola," dice Arthur, il faceto, indicando la chioga di sburra.<br />

Sid intinge due dita nella fregna, gliele sfrega sulla labbra. "Assaggia qua,<br />

puttana, questo è sperma. Se ti piace, che ne diresti di farci un bocchino per<br />

uno."<br />

"Ah, no," dice Arthur. "No, non mi fiderei di metterglielo in bocca, mica voglio<br />

34


itrovarmi con mezzo cazzo di meno. La fica per fortuna non ha denti. M'è già<br />

successo di ricevere un morso da una troia, e lo so cosa vuol dire."<br />

"A me il rischio piace," dice Sid. Si china sulla nostra vittima e, sogghignando,<br />

le fa: "Ci scommetto che per bocca l'hai già preso, l'uccello, vero, cocca? Via non<br />

fare la ritrosa. Si è fra amici e puoi pure confessarlo. L'hai già preso il bischero in<br />

bocca?"<br />

35


Parte seconda<br />

ALLA MANIERA FRANCESE<br />

Miss Cavendish non vuole più giocare al nostro gioco. Mi rendo conto del suo<br />

punto di vista... Sid l'ha chiavata, io l'ho chiavata, Arthur l'ha chiavata, e lei ne<br />

ha avuto abbastanza. Come sputo in faccia finale, Sid sta ora curiosando nella<br />

sua vita privata... e miss Cavendish è molto britannica. Sid vuole sapere se lei ha<br />

mai succhiato un cazzo, ma non verrà a saperlo, no, certo non lo scoprirà, con i<br />

modi che usa per scoprirlo.<br />

Naturalmente miss Cavendish se lo meritava, quello che le è toccato stasera.<br />

Non appena la coscienza mi rimorde, ripenso al suo comportamento da<br />

stuzzicazzi e mi dico: ben le sta. Metto a tacere in tal modo eventuali scrupoli.<br />

Anzi, c'è da stupirsi che non sia stata violentata prima. Una fica che agisce in<br />

quel modo porta un cartellino con su scritto: "A che serve la ragione, quando<br />

basta la forza?" Dopo un paio di esperienze con una miss Cavendish, tu cominci a<br />

sentirti violento, volente o nolente. Che lei poi sia riuscita ad eludere il castigo per<br />

tanto tempo non è che un'altra indicazione, fra le tante, del generale<br />

rincoglionimento del sesso maschile.<br />

Prendiamo Sid, per esempio. È sulla piazza da tanto tempo e gli son successe<br />

un mucchio di cose ma, se non si fosse trovato stasera con Arthur e me, non<br />

avrebbe fatto nulla per mettere giudizio a quella vacca scozzese, e vendicarsi dei<br />

trattamenti subiti. Anch'io gliel'avevo fatta passar liscia troppo a lungo. Meno<br />

male che stasera abbiamo messo le cose a posto. Ora non verrà più tanto spesso<br />

a rompermi le balle con una scusa o l'altra.<br />

Ad Arthur vien quasi da piangere, poiché teme che Sid avrà il cazzo staccato<br />

con un morso, sotto i suoi occhi. È una fobia, la sua. È già stato morsicato un par<br />

di volte. Consiglia a Sid di lasciar perdere, almeno per stasera. Dalle un'altra<br />

chiavata e lascia perdere il bocchino, dice. Un'altra sera, magari, la prossima<br />

volta che la scoperemo, quando miss Cavendish non sarà tanto arrabbiata ed<br />

incline ad eccessi, in un senso o nell'altro... allora sì, sarà una bella cosa, dice.<br />

"Tu che ne dici?" domanda Sid a miss Cavendish. "Preferisci sbocchinarci<br />

un'altra volta? Diciamo... dopodomani?"<br />

36


Domandare a miss Cavendish cosa le andrebbe di fare tra due giorni è come<br />

chiedere a uno che annega che progetti ha per le prossime vacanze. Lei difatti non<br />

risponde. Resta lì come appesa ai nostri cazzi, uno di qua e uno di là. Sembra ap-<br />

punto una naufraga aggrappata a uno scoglio. Fissa il soffitto con lo sguardo<br />

vacuo. Sid si china a lisciarle, benevolo, la fica.<br />

Secondo Arthur dovremmo scoparla un'altra volta ciascuno, "per buon peso".<br />

E anche, dice, per aprir meglio la strada a chi verrà dopo di noi. Eppoi — opina —<br />

la prima è soltanto piacere, la seconda un dovere.<br />

"Cazzo, non vedete come stanno le cose?" dice, e dal tono lo diresti appena<br />

appena ubriaco. "Adesso le abbiamo fatto capire che non deve mai più<br />

stuzzicarci... ma questo non basta. Dobbiamo conciarla in modo che non<br />

stuzzicherà più nessuno, e ciò significa che dobbiamo darle un'altra ripassata...<br />

cazzo, questo lo capirebbe chiunque."<br />

Come sia arrivato a questa conclusione non è tanto chiaro, ma nessuno mette<br />

in dubbio la logica di Arthur.<br />

"E va bene," dice Sid. "Chiavala tu."<br />

Arthur si sgrulla il cazzo. È moscio come un cencio. "Non è che non mi vada,<br />

ma, cristo, sono appena smontato. Datemi un po' di tempo per riprendermi. Vai<br />

tu, Alf."<br />

A queste parole le dita della scozza si serrano veementi intorno al mio<br />

batacchio. È ancora spaventata, por a cocca. John Thursday è di nuovo in berta,<br />

e baldanzoso.<br />

"No... basta..." implora miss Cavendish. Mi fa quasi un po' pena. "Non vi<br />

denuncerò, lo giuro, se non mi fate niente più."<br />

Denunciarci? Oh, questa è bella! La logica femminile è roba da farti<br />

accapponar la pelle, venire le paturnie e le madonne, tutt'assieme. Ma come! Per<br />

giorni e giorni non ha fatto altro, con protervia criminale, che stuzzicare Sid e me,<br />

perfidamente. E adesso crede d'essere magnanima, a non denunciarci. Questo è il<br />

colmo. Quel po' di pena che provavo un momento fa si dilegua d'incanto. E<br />

l'infilzo. Se John Thursday avesse i piedi, solo gli alluci gli spunterebbero fuori.<br />

Fra una stantuffata e l'altra, le elenco i suoi torti, le sue colpe, i vari sotterfugi<br />

da lei escogitati per arraparmi a vuoto: "Questo è per quella volta dello<br />

sciacquone... Questo è per quando mi pregasti di appenderti quei quadri e,<br />

intanto, mi giravi d'intorno in accappatoio... Questo è per il rubinetto che<br />

37


perdeva... Questo è per il fornello a spirito che non funzionava..."<br />

La lista è lunghissima, e farei in tempo a venirmene prima di averla terminata.<br />

Senonché c'è qualcosa che non va. Miss Cavendish ora sta inerte, non partecipa<br />

alla chiavata. Le do dei pizzicotti, per metterle un po' di pepe al culo. Macché!<br />

Come se non ci fosse. Mi sembra di chiavare un manichino.<br />

"È roba da matti!" dice Arthur disgustato. "Tocca pure insegnarle a scopare.<br />

Muoviti, vacca, sennò ti piscio in un orecchio!"<br />

Miss Cavendish, con sussiego, ci informa che non si lascerà intimidire.<br />

Possiamo — dice — violentare il suo corpo ma non soggiogare la sua volontà, e<br />

così via.<br />

"Senti, vacca," l'interrompe Arthur, sdegnato. "Si è mai pulito nessuno il culo<br />

coi tuoi capelli? Ti hanno mai dato da bere una coppa di piscio? E foto scabrose<br />

te l'hanno mai fatte, per mandarle ai tuoi parenti ed amici in Inghilterra? Beh, se<br />

non vuoi niente del genere, adesso fa' la brava e scopa come si deve. Intesi?"<br />

Miss Cavendish si calma subito. Arthur interloquisce... ha sempre desiderato<br />

di fare delle foto non plus ultra. Ha alcune idee... Miss Cavendish con un bengala<br />

che le parte dal culo e uno stronzo nero tra i diti dei piedi, mentre<br />

patriotticamente sventola il tricolore americano... Miss Cavendish appesa per i<br />

piedi a testa in giù, mentre un cane randagio rognoso... o forse un ragazzino<br />

grasso... la prende di mira...<br />

"O preferisci far la brava ragazza e scopare?" le domanda.<br />

È molto difficile per miss Cavendish assecondare le mie sgruppate. Ma Sid e<br />

Arthur le hanno messo in corpo una gran paura... è convinta che noi siamo<br />

capaci di fare qualsiasi cosa. Sid pretende un po' più di entusiasmo.<br />

"Allegro con moto," le grida. "Gesù, come ti muovi male.<br />

Ehi, è così che credi che la gente scopa? Sfido che non chiavi..."<br />

"Quello è il movimento di quando una gioca per conto suo," dice Arthur a Sid.<br />

Diventa un'abitudine, più o meno... ma se gli ficchi il cazzo in fica un po' più<br />

spesso, gli passa il vizio."<br />

"Volete star zitti?" grido. "Lei andrebbe bene, se la lasciaste in pace... cazzo, ho<br />

pagato fior di quattrini per chiavate peggiori di questa..."<br />

Miss Cavendish non gradisce il complimento. Cerca di mostrarsi severa, ma<br />

riesce soltanto ad apparire abbacinata. Il mio cazzo scivola fuori della sua fica e<br />

lei tira su il culo affinché io possa rificcarlo dentro.<br />

38


Arthur giura che incomincia a piacerle... Sid dice che lui se le immagina e<br />

basta, le cose.<br />

"Non deve piacerle," dice Sid. "Se le piace vuol dire che stiamo sbagliando. Che<br />

dici tu, Alf? Dici che le dà gusto?"<br />

Io non riesco a pensare ad altro che al mio cazzo. Sfocio in una gran sburrata.<br />

Sid è pronto a subentrarmi. La vacca neanche richiude le gambe quando io ho<br />

finito con lei... le tiene aperte e aspetta che Sid monti su... Noi abbiamo smesso di<br />

far finta di tenerla ferma, sicché vado a sedermi su una sedia e sto a guardare da<br />

distante.<br />

Sid la chiava a lungo. Quando è lì lì per venirsene, si ferma e si riposa, e miss<br />

Cavendish non può far altro che fermarsi anche lei. Se lei seguitasse a fottere, lui<br />

se ne verrebbe, in metà tempo, ma, non appena lui smette di stantuffare dentro<br />

con il cazzo, anche lei smette. Mi stufo a starli a guardare...<br />

"Sapete, non è poi tanto male," dice Sid, in tono critico, durante una delle<br />

pause. "Se veniamo qui da lei piuttosto spesso, c'è caso che riusciamo a far di lei<br />

una vera fica. Di'... potresti mettere a sua disposizione un paio di sere la<br />

settimana, tu, Arthur?"<br />

Ma le minacce fanno meno effetto, ora, a miss Cavendish... forse lei è convinta<br />

che nulla di peggio potrebbe succederle, o forse sa che la pigliamo in giro. Guarda<br />

il cazzo di Arthur... le si sta inturgidendo nella mano.<br />

"Smettila di dire cazzate, e fottila, da bravo," dice Arthur, in tono lamentoso. "Il<br />

cazzo m'è tornato duro, ma mica mi resterà così tutta la notte..."<br />

Sid infila il suo cazzo nella fica e serra le braccia intorno a lei come un<br />

granchio... miss Cavendish emette un piccolo squittio e poi tutto è tranquillo. Sid<br />

trema tutto quando tira fuori il cazzo di nuovo...<br />

Arthur dà un'occhiata nella bonne-bouche di miss Cavendish. Come Cristo si<br />

può — vuol sapere — chiavare ora una fica come questa? Bisogna prima<br />

ripulirla... altrimenti è come se lui infilasse il cazzo in un secchio di latte caldo.<br />

Sid gli dice di non fare lo scemo... basta ficcarglielo su da dietro. "Ribaltala sul<br />

ventre, e vai tranquillo... ogni cosa scorrerà in avanti, allora, in lei," spiega.<br />

"Ecco, la ribalteremo," dice. Ma prima che la tocchi, miss Cavendish si ribalta<br />

da sé.<br />

"Così va bene," dice Arthur, piuttosto sorpreso. "Ora basta che alzi su il culo,<br />

quel tanto che occorre perché io ficchi su questo affare..."<br />

39


È veramente buffo vedere miss Cavendish issare il culo e poi guardarsi intorno<br />

per vedere cosa sta succedendo. Io mi metto a ridere e quando Sid e Arthur si<br />

mettono a ridere anche loro, miss Cavendish si mostra a disagio; mai vista una<br />

donna più a disagio di lei. Arthur le dà una pacca sul culo... Lei nasconde la<br />

faccia fra le braccia, quando lui la chiava...<br />

Sid pronuncia un discorso d'addio mentre si infila su le mutande. Pudore!<br />

Miss Cavendish si copre con un lenzuolo e guarda da un'altra parte finché non ci<br />

siamo completamente rivestiti. Sid le dice che abbiamo gradito moltissimo la sua<br />

ospitalità... Forse torneremo a trovarla domani... alle nove, va bene?... Eppoi lui<br />

ha un paio d'amici che farebbero volentieri la sua conoscenza....<br />

Ernest si sta arrotolando una sigaretta, con gran spreco di tabacco. Ernest è<br />

cresciuto in Oklahoma e non ti consente mai di dimenticarlo. Dice sempre che<br />

intende tornarci un giorno o l'altro, ma non ci tornerà mai. Non ci tornerà mai<br />

perché non esiste un luogo come quello in cui Ernest dice di essere cresciuto.<br />

Ammira l'arazzo che ho comprato nel negozio della sorda cinese. Molto bello, egli<br />

dice, e tutto regolare, mi domanda, col mio cazzo? Allora, dice, farà anche lui una<br />

capatina in quel negozio, un giorno di questi. Gli chiedo notizie della pargoletta.<br />

Oh, la piccola troia! L'ha cacciata via ierlaltro, perché aveva una visita di fica, e<br />

quella sciagurata sgualdrinella, per dispetto, gli ha messo la casa a soqquadro, il<br />

giorno dopo, mentre lui era assente. Gli ha squinternato i libri, fatto a brandelli le<br />

carte sulla scrivania, e persino trinciato il materasso con una lametta. Poi gli ha<br />

cagato davanti alla porta sicché lui, rincasando, ploff! ci ha messo il piede sopra.<br />

"I ragazzini! Sono tanto più tremendi quanto più sono precoci. Quella fichetta,<br />

per esempio... è vendicativa come una donna ed ha la terribile fantasia dei<br />

bambini. Gesù! Mi mette paura, pensare a 'ste pischelle. Sono dei Cappuccetti<br />

Rossi che, col lupo, ci vanno a letto."<br />

Poi Ernest mi chiede se voglio conoscere la sua fica spagnola. Quella che la<br />

lesbica voleva portargli via. Sì, dico io. Allora andiamo, dice lui: è una che lavora<br />

in un locale a due passi da qui.<br />

Uscendo, mi soffermo davanti alla porta di miss Cavendish e tendo l'orecchio.<br />

Non si sente alcun rumore. Non s'è sentito niente tutto il giorno, e c'è un<br />

telegramma attaccato alla maniglia, da stamattina...<br />

40


C'è una megera, in guardaroba. In America, per scamuffo che fosse il locale, ci<br />

metterebbero una bella figliola al parcheggio dei cappelli. I francesi sono più<br />

razionali. Una bella fichetta è sprecata, come guardarobiera. Ernest mi sussurra<br />

che si fissano con questa vecchia strega gli appuntamenti con le ragazze del<br />

locale. Hanno camere da letto, sul retro.<br />

Il locale è pieno di marinai spagnoli, magnaccia e mignotte. Per il resto, gli<br />

avventori formano una strana misticanza, ma mi sa che hanno tutti in comune la<br />

fedina penale sporca. C'è puzzo di friggiticcio e di birra stantia. Meno male che<br />

abbiamo già cenato.<br />

Ernest mi presenta la sua sivigliana. Ci troviamo subito antipatici a vicenda. È<br />

carina, e suppongo che me la scoperei senza spegnere la luce, ma non mi attrae.<br />

Né io l'attraggo. Ernest comincia a lamentarsi con lei per via della lesbica. La spa-<br />

gnola gli dice di non fare lo scemo. La lesbica le dà dei bei regali. Ernest no. Io<br />

incomincio ad annoiarmi.<br />

La piccola orchestra suona a tutto spiano. Tre danzatrici si avvicendano sulla<br />

pedana. Hanno tutte dei denti d'oro. È tanto terribile, l'insieme, che anche un<br />

turista se ne accorgerebbe che è roba autentica... Trascorre un'ora interminabile,<br />

noiosa.<br />

Senza alcun preavviso, una ragazza entra in pista. È velata,<br />

ma si capisce ch'è giovane, una fica molto carina. I tizi che hanno fatto tutto<br />

quel chiasso, finora, depongono le loro chitarre...<br />

"Flamenca," dice Ernest, "mi dicono ch'è la ragazza più giovane che lo balli...<br />

Voglio dire, ballarlo veramente."<br />

Per quel che ne so io potrebbe essere una stronzata... ma certuni che si<br />

spacciano per intenditori mi hanno detto che ci vogliono dieci anni per fare una<br />

flamenca. Dieci anni per imparare a eseguire una danza che dura dieci minuti! È<br />

una di quelle cose che non mi interessano molto... mi pare fatica sprecata, come<br />

imparare la Bibbia a memoria. Ma comunque, pare che ci vogliano dieci anni, e<br />

quindi le donne che ballano il flamenco sono tutte ben oltre quell'età in cui<br />

dovrebbero eseguire una danza di quel tipo.<br />

Ma questa ragazza! La ragazza di Ernest vede in che modo la guardo e mi dice<br />

che la flamenca si esibisce di nuovo, in una stanza di sopra, davanti a un<br />

pubblico più ristretto. Lei agita lo scialle, fa schioccare le nacchere. La danza<br />

comincia, e tu capisci subito che questa fica sa quello che fa. L'idea del flamenco<br />

41


sembra essere questa: se ti fa indrizzare il cazzo, è ben ballato...<br />

"Come si chiama?" domando, mentre la ragazza volteggia accanto a me e mi<br />

lancia un'occhiata che si traduce in un invito alla camera da letto. "E questa<br />

danza che esegue al piano di sopra, che cos'è?"<br />

"Devi chiedere alla Nonna in guardaroba, al riguardo," dice Ernest. "La ragazza<br />

si chiama Rosita... ma stai attento. Quella piccola rosa ha molte spine."<br />

Ti scalda il sangue, questa fica. Ti mette il pepe sotto la coda... Gian Giovedì<br />

fiuta fica da qualche parte e alza la testa. Ernest e la sua puttana giocano fra di<br />

loro sotto la tavola. Se la danza fosse durata altri tre minuti, Rosita avrebbe<br />

indotto tutti quanti, nella sala, a spararsi delle seghe...<br />

La ragazza esce di scena con un ultimo guizzo del culo, che le fa attorcigliare la<br />

gonna intorno alle gambe. Mi rivolgo a Ernest. Voglio sapere se questo spettacolo<br />

al piano di sopra è una cosa fasulla.<br />

"Senti, Alf," mi dice. "Tutto quello che so è che lei balla nuda, su di sopra. Non<br />

l'ho mai visto, o che."<br />

"Perché non andiamo su a dare un'occhiata... tutti quanti?"<br />

Ma le donne non sono ammesse; è solo per uomini, e Ernest non vuole lasciare<br />

la sua fica, ora. Ebbene, andrò su io...<br />

Vado nel guardaroba e mercanteggio con la Nonna... Semplicemente, devo<br />

vederlo.<br />

La stanza di sopra è piena di fumo. Non ci sono finestre, manca l'aria. Ci sono<br />

una ventina di spettatori. Diversa genia, da quelli di sotto. Certi hanno anelli al<br />

dito con brillanti grossi come testicoli. Trovo posto per miracolo. Ordino del vino.<br />

Non ti fanno aspettare mica molto. In America, a uno spettacolo come questo,<br />

tirerebbero tanto per le lunghe da rifarsi delle spese vive d'un mese ogni sera, a<br />

furia di consumazioni.<br />

Qui, invece, Rosita si presenta quasi subito. Nuda? Peggio che nuda! Porta una<br />

mantiglia che le arriva a fil di culo, scarpini rossi con il tacco alto e calze nere. Le<br />

giarrettiere che le sostengono danno un rigonfio alla coscia — ci affonderesti i<br />

denti, come in una pera butirra. Sul braccio ha uno scialle trapunto, fra i capelli<br />

una rosa.<br />

Prima di mettersi a ballare compie un giro per la sala. Il cazzo mi si rizza come<br />

un burattino manovrato da fili invisibili. Un marinaio cerca di darle una pacca<br />

sul culo, ma lei scarta.<br />

42


Ha un bosco foltissimo, 'sta Rosita. Si direbbe che abbia una scimmia pelosa<br />

agguattata fra le cosce. Ad arte, però, la tiene semicelata sotto lo scialle.<br />

Definirla giovane o vecchia dipende dai gusti che hai. Avrà, a occhio e croce,<br />

diciotto anni. Ha un paio di tette che ti vien voglia di darti a una dieta lattea.<br />

Sono grosse e oscillano, maestose, erte e con le punte in su. Dimena il culo in<br />

modo indescrivibile. Lo frulla. Il corsetto ha lasciato dei segni sul suo busto, che<br />

fan pensare a scudisciate.<br />

Si è tolta il velo, e, sebbene uno spagnolo potrebbe avere delle riserve circa il<br />

suo aspetto (essi cercano la donna; sanno che le loro ragazze non durano a<br />

lungo), lei è proprio quel tipo di fica che io andrei a cercare se avessi voglia di fica<br />

latina. Giro lo sguardo intorno alla sala. Tutti gli occhi sono fissi su di lei,<br />

allupati. Cristo, avrà la sensazione di venir divorata viva ogni volta che esegue la<br />

sua danza!<br />

Non so quanto la pagano, per ballare. Ma è peggio che far la puttana. Da una<br />

puttana, un uomo ci va perché il cazzo gli tira e lei fa del suo meglio per levargli<br />

— come dice San Paolo — il bruciore. È un servizio, una cortesia. Ma esibirsi<br />

davanti a venti uomini, metter loro la fica sotto il naso e l'uzzolo nel cazzo, questo<br />

è puttaneggiare all'ennesima potenza. È come andar là e chiederlo, di venir messa<br />

a ferro e fuoco come Troia, da un branco di uomini eccitati al di là di ogni dire, di<br />

ogni fare. La fantasia li ha tanto surriscaldati, che nessuna realtà può più<br />

soddisfarli.<br />

I tacchi di Rosita crepitano sulla pedana come una gragnola di ciottoli. Getta<br />

indietro la testa, solleva le poppe, spinge avanti la pancia, rincula... lo scialle<br />

oscilla...<br />

Gian Giovedì sporge in fuori come il ramo troncato di un albero. Se anche<br />

volessi non potrei tenerlo giù... no, veh, con quella troia che si scatena davanti a<br />

lui... Lei volteggia intorno alla stanza e lo scialle si solleva... il suo ventre è scuro<br />

e peloso... la sua fica è un gonfiore rosso, con un'umida fenditura al centro...<br />

dall'aspetto fecondo ed aperto.<br />

I suoi tacchi battono più forte e le tette saltano su a ogni passo che lei<br />

compie... i suoi occhi cominciano ad apparire leggermente ubriachi.<br />

"Danza, bocchinara, danza!" grida qualcuno in spagnolo. Tutti ridono nella<br />

sala, e Rosita lancia un sorriso cupo di sopra la spalla. Qualcuno le pizzica il<br />

culo. Lei strilla e salta via, mutando il salto in un ardito passo da ubriaca e poi lo<br />

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strillo in un grido di danza... Le sue labbra si agitano selvaggiamente...<br />

"Ah!" il grido proviene da molte gole allorché la danza cambia. Ella sta<br />

scopando adesso, scopando una immagine che ha in mente... Sta scopando tutti<br />

noi... Getta il culo avanti e indietro... Ti par quasi di vedere le dita percorrerle il<br />

ventre, le braccia, le anche ancheggianti...<br />

Nessuno, in sala, si muove ora... Rosita mette le mani sui fianchi, girandosi<br />

lentamente, finché non ha fronteggiato ogni tavolino, offrendo la fica a ogni<br />

uomo... Occhi affamati schizzano da facce infiammate da ogni parte... Lei è<br />

accerchiata dalla lussuria... cinta d'assedio... dovunque si volti c'è un paio di<br />

occhi pronti a pigliarla... Arretra compiendo cerchi via via più ristretti finché viene<br />

a trovarsi al centro della pista, girando lentamente su se stessa in punta di piedi.<br />

Ogni uomo che adesso la guarda... essi la vedono dinanzi a loro, che supplica<br />

pietà. Rosita cade lentamente in ginocchio. China la testa e congiunge le mani<br />

come se stesse pregando, con pio fervore, ma invece imita l'atto della fellazio. Poi<br />

si rovescia indietro inarcando la schiena e, seduta sui talloni, espone il nicchio in<br />

tutto il suo splendore. Gli uomini-lupi si mettono a ululare.<br />

Come ride di loro, la cagna! Un riso di scherno la scuote, come un convulso. I<br />

lupi ringhiano. La risata della cagna si fa isterica.<br />

"Lurida bestia!" grida un vecchio, e le sputa sulla pancia. Quello scaracchio<br />

tabaccoso sembra uno schizzo di sperma. Un marinaio le rovescia addosso un<br />

boccale di birra, inondandola. A me si raggricciano le palle. Ma non si rende<br />

conto, 'sta puttana, di cosa sta facendo? Qualcuno, ubriaco, potrebbe ammaz-<br />

zarla di botte. E difatti un tipaccio si alza, rovesciando la sedia, e avanza<br />

barcollando su di lei, con un pugno alzato, quasi brandisse la spada dell'Angelo<br />

vendicatore.<br />

La troia si rialza in piedi. L'omaccio avanza ancora come un orso. Lei gli getta<br />

sul muso lo scialle, poi scappa.<br />

Io non perdo la testa. Mi precipito giù per le scale, per arrivare per primo dalla<br />

megera del guardaroba. Quella capisce sùbito e, intascando i quattrini, mi fa: "La<br />

numero tre, in fondo al corridoio sul retro. È una brava signorina, quella là. Ve-<br />

drà che resterà contento."<br />

Trovo Rosita seduta sul letto, che fuma un sigaro. Ansima ancora. "Lo sapevo<br />

che saresti stato tu," mi dice, e poi soggiunge: "Ci speravo."<br />

Magari dirà così a tutti i clienti. Ma che importa? Allungo una mano verso la<br />

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sua fica. Lei ride e getta via il sigaro. Ha la pancia calda e madida.<br />

I suoi occhi, mentre mi guarda spogliarmi, mi ricordano quelli degli uomini-<br />

lupo che la guardavano danzare. Guarda Gian Giovedì come se volesse<br />

azzannarlo. Ci abbracciamo, cominciamo a cimentarci. Ad un tratto la lupa mi<br />

affonda i denti su un bicipite.<br />

Le stringo la gola, per farla smettere. A momenti la strozzo. Lei mi agguanta<br />

l'uccello e lo coccola, divenuta d'un tratto benigna. Tuba come una colomba,<br />

dando beccatine al glande. E fa le fusa come una gattina, linguaggiandolo<br />

delicatamente. "Com'è duro, com'è grosso, com'è turgido," mormora in estasi.<br />

Appena le tocco il grilletto comincia a dimenarsi come una biscia. Poi mi serra<br />

una coscia fra le sue, e ci struscia la patonza arroventata.<br />

Io la tiro giù dal letto e la fo mettere in ginocchio, come all'apice della sua<br />

danza. Rosita alza gli occhi su di me. Lo sa, quello che voglio. Il cazzo le vibra<br />

davanti come la bacchetta d'un rabdomante. Lo prende in bocca e si mette a<br />

ciucciarlo.<br />

Ridi, adesso, cagna! Prova a ridere con 'sto bischero in bocca! Te la faccio<br />

ringhiottire, la risata, a botte d'uccello, finché t'esce dal culo! e la sburra ti<br />

schizza dalle orecchie!<br />

Rosita si flette all'indietro, inarcando la schiena, fino a sfiorare il pavimento coi<br />

capelli. Io assecondo il suo movimento, senza toglierle il cazzo di bocca. Sento la<br />

sua pancia fremere, sotto il mio culo.<br />

Quando ejaculo, lei, così riversa, non riesce a ingoiare e la sburra le va di<br />

traverso. La sollevo sul busto, le metto una mano dietro la nuca; Lei nega con la<br />

testa. Niente ingoio. Ah, no, bestia? Questo affronto vuoi farmi? Le tappo il naso.<br />

Dopo un po' lei spalanca la bocca per mostrarmi che ha fatto la brava. In premio<br />

le do da baciare le palle.<br />

"T'è piaciuta la mia danza?" mi domanda. "Ogni sera lo stesso putiferio. Li<br />

faccio impazzire. Una volta un negro, un colosso color carbonella con le labbra<br />

color melanzana, m'ha dato una rasoiata." Mi mostra la cicatrice, sul ventre.<br />

"Dopo poi è venuto in camera mia e abbiamo scopato tutta la notte. È l'unico<br />

negro che ho mai permesso alla Nonna di mandarmi su in camera."<br />

"Da quanto tempo è che balli?"<br />

"Mah, neanche lo so. Avrò avuto dodici anni quando mio padre mi costrinse a<br />

ballare nuda davanti a certi uomini. Lui gestiva un caffè a Madrid. Uno di quegli<br />

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uomini mi venne appresso, è papà ci sorprese in giardino. Lo stese con un pugno.<br />

Io gli giurai che non mi aveva fatto niente. In realtà, gliel'avevo preso in bocca. Il<br />

mio primo bocchino. Certe volte ne ho nostalgia..."<br />

Così dicendo, prende il mio fratellino fra le labbra e con lievi ingenue linguate<br />

— quasi fosse tornata bambina — me lo inorgoglisce di nuovo. È tanto duro che<br />

lei s'intenerisce. "Vuoi passare la notte con me? Non ti costerà un soldo e, vedrai,<br />

sarà una cosa favolosa."<br />

Dico che ho certi amici che m'aspettano. Lei si mostra delusa. Mi dà un'altra<br />

ciucciatina, poi va a stendersi sul letto a gambe larghe. Si accarezza il folto pube,<br />

come fosse innamorata della sua stessa fica. Gian Giovedì è pronto a<br />

ricominciare. Rosita si allarga la passera. Vorrei entrarci tutto, in quella caverna,<br />

e aggirarmici, e esplorarla. Dev'essere come entrare nel ventre della balena. Come<br />

vagolare nella città di Dite. Come scendere nelle viscere della madre terra. Me li<br />

immagino, i cadaveri degli uomini che han tentato di possederla, accatastati lì<br />

dentro, in decomposizione, verminosi, ma ancora frementi di voglia inappagata!<br />

E non ho che un uccello, per riempire quella grotta infernale, smisurata. La<br />

spingo per i ginocchi e la ripiego su se stessa. Dalla mia parte è tutta fica e culo.<br />

Le infilzo su la nerchia. Lei comincia a smenarsi, quasi avessi gettato una palata<br />

di carbone dentro una fornace accesa. Quando viene, è come star abbracciato a<br />

un vulcano in eruzione.<br />

Non avevo neanche veramente cominciato a chiavarla, quando quel primo<br />

ostacolo venne superato. Poi mi adagio su di lei, ci do dentro come se mi<br />

aspettassi di trascorrere lì alcuni anni. Dopo tre minuti la faccio ansare... dopo<br />

cinque ecco che implora misericordia.<br />

Quando me ne vengo è come giacere sul letto e sentire la stanza sobbalzare un<br />

paio di volte. Mi colpisce duro sulla bocca dello stomaco. Ogni cosa è distorta, ma<br />

sento Rosita tubare... ha colpito anche lei.<br />

È una fica lunatica... non appena smonto, lei si getta bocconi sul pavimento...<br />

mi bacia i piedi e mi morde gli alluci... Devo restare, dice... Non posso andarmene<br />

e portar via un così bel cazzo dalla sua vita. Vuole che resti tutta la notte... tutta<br />

la settimana... non mi costerà nulla. Guarda i miei vestiti... mi comprerà un<br />

vestito nuovo... tanti nuovi vestiti. Quel che dice è che vuole ch'io le faccia da<br />

magnaccia... l'ultimo che aveva, mi dice, si è sbronzato ed è caduto da una<br />

finestra un mese fa...<br />

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Cazzo, non ho tempo per fare il magnaccia a nessuno... eppoi non potrei<br />

sopportare il temperamento spagnolo per più di un paio di settimane. Cerco di<br />

spiegarglielo, ma lei non mi sta a sentire... ha un tarlo in testa e più le spiego più<br />

lei insiste. Alza la voce e comincia ad arrabbiarsi. Mi arrabbio anch'io... Mi son<br />

fatto una bella chiavata, ma non ho mica pagato per litigare con qualcuno. Le<br />

urlo, di rimando. Finalmente incomincio a vestirmi.<br />

Mi sono rivestito da capo a piedi tranne solo una scarpa... quando vedo il<br />

malvagio piccolo pugnale che ha in mano. Agguanto una spazzola dalla toilette e<br />

gliela tiro. Manco il bersaglio, e lei pure... il coltello urta contro il muro e cade in<br />

terra.<br />

Esco saltellante pel corridoio, su una scarpa sola... Rosita corre a raccattare il<br />

pugnale. Ci gridiamo improperi a vicenda attraverso la porta aperta finché la vedo<br />

sollevare di nuovo il braccio... allora chiudo la porta, sbattendola. C'è un rumore<br />

come d'osso che si frattura... è il sottile pannello della porta... la punta nera del<br />

pugnale lo trafigge. Ha il braccio forte, quella puttana pazza... e una mira fin<br />

troppo buona. Mi infilo su l'altra scarpa e me la svigno.<br />

Ernest non c'è più, di sotto. Ritiro il cappello dalla megera, in guardaroba. "Si<br />

è divertito, señor?" mi domanda. "Tornerà presto, spero."<br />

Miss Cavendish ha traslocato. Alla concierge ha detto che il quartiere non si<br />

confà ai suoi gusti. Sid ieri l'ha incontrata, sul Boulevard Saint Germain, e lei,<br />

come l'ha visto, se l'è data a gambe. È saltata su un taxi ed è scomparsa.<br />

Io vedo un ceffo di spagnolo dietro ogni lampione, nel terrore mio stolto. Può<br />

darsi benissimo però che Rosita mi abbia messo qualche suo amico alle calcagna.<br />

Dio bono, 'ste fiche! Voglion esserti o schiave o padrone, o ammazzarti. È a<br />

Parigi soprattutto che arrivi a renderti conto di quanto son terribili le donne.<br />

Nell'aria stessa c'è un non-so-ché che ti mette in allarme: sei costantemente<br />

conscio dei loro trucchi, delle loro insidie, dei loro intrighi.<br />

Prendi Toots. Prima stava con Carl, adesso è in caccia d'un americano<br />

quattrinoso. Vivere con Carl non era più possibile, mi fa. La verità è che Carl sta<br />

andando in spianto. Se Carl ereditasse una fortuna, lei certo troverebbe delizioso<br />

vivere con lui. Comunque Toots l'americano ricco l'ha adocchiato, e ora tenta di<br />

adescarlo. Forse riuscirà a sposarselo. È proprietario di una catena di pizzicherie,<br />

in America, e non ha moglie né figli. Però, prima di sposarlo, Toots deve indurlo a<br />

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scoparla, senza far la figura della puttana. Lui è un uomo di sani principi morali,<br />

quel bastardo. Non le mette mai le mani addosso. Toots è preoccupata.<br />

A proposito di moralità, Alexandra si è convertita alla fede cattolica. Un prete<br />

va a insegnarle il catechismo tre volte a settimana. Ha sbolognato i figli, Tania e<br />

Peter: li ha mandati in campagna. Mi scrive lettere misticheggianti. Mistica, una<br />

fica simile! Mi vien da ridere. Non le rispondo.<br />

Anna si sente giù. L'incontro per strada. Sta vagando senza mèta. Io pure. Ci<br />

sbronziamo insieme, allora. La voglia di piangere le aumenta. "Hai il marchese?"<br />

le domando. No, il suo guaio è essere donna. Se un uomo provasse quel che prova<br />

lei, farebbe faville, menerebbe alla moglie, si darebbe all'ippica, o che. Ha una<br />

gran smania addosso, non trova requie, e tuttavia lascia passare i giorni, come<br />

sabbia tra le dita, senza far nulla. Né dipinge, né scrive romanzi, né compone<br />

sinfonie! Oh, se solo ci avesse un ufficio, dove recarsi ogni giorno. Se soltanto la<br />

mia vita avesse uno scopo, mi fa.<br />

Una scopata, altro che uno scopo, dico dentro di me, ecco cosa ti ci vuole. Gli<br />

si guasta qualcosa nella testa, alle donne, quando restano prive di uccello troppo<br />

a lungo. "Quand'è l'ultima volta che hai fatto l'amore?" le domando, premuroso.<br />

Oh, l'amore, farlo, lo fa — e pure spesso — ma non come si deve. Non riesce ad<br />

arrivare all'orgasmo, da un po' di tempo in qua. Sarà anche che l'uomo (quello<br />

che la mantiene) non è tanto efficiente, ma può anche darsi che qualcosa in lei s'è<br />

inceppato.<br />

A dirla tutta, la verità — mi confessa — non gode più da quella notte famosa...<br />

a casa mia... quando si spaventò e scappò via tutta nuda. Quella volta prese un<br />

tale spavento, che decise di restare fedele al suo amante ufficiale. Da allora, la<br />

scopa lui solo. Ma il ricordo di quella notte, quando la scopazzammo in tre, a casa<br />

mia, l'ossessiona.<br />

Per cercare di farle coraggio, le infilo una mano sotto la gonna e incomincio ad<br />

accarezzarle le cosce finché lei incomincia a dimenarsi. Allora, istigata da un altro<br />

bicchiere, mi infila le dita sotto la pattuella.<br />

Non ne possiamo più, nessuno dei due, allora prendiamo un taxi per farci<br />

portare da me. È tanta e tale la mia impazienza che, a bordo del taxi, le tiro giù le<br />

mutandine, e lei mi tira fuori Gian Giovedì. Anna però ha paura che il tassista ci<br />

veda. Allora, ubriaca com'è, si acquatta ai miei piedi e si mette a ciucciarmi<br />

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l'uccello. Ciuccia e ciuccia, finché non arriviamo davanti al portone di casa mia.<br />

Saliamo su e... sorpresa! C'è Toots, ubriaca fradicia, che dorme, stesa per terra<br />

davanti alla mia porta. Quando la scuoto, non si rià. Anna e io la trasciniamo<br />

dentro per i piedi. Anna ride.<br />

Toots giace riversa sul pavimento, con le gambe divaricate e la gonna tirata su.<br />

Anna le infila un dito sotto il bordo delle mutandine. Toots, senza riaversi,<br />

scalcia.<br />

Anna propone allora di spogliarla, e ch'io me la spupazzi mentre dorme.<br />

Mamma mia, la purezza delle donne. E Anna è una moralista, a paragone delle<br />

altre. Se le donne non avessero la fica da dar via, sarebbero una razza<br />

insopportabile. Per un po' di sollazzo del cazzo, a noialtri ci tocca tollerare questi<br />

mostri dolciastri, queste piattole invereconde, queste zozzone. Prendiamo il caso<br />

inverso. Due uomini e una donna. Uno degli uomini ha perso conoscenza,<br />

ubriaco fradicio. Quello rimasto in sé mica dice alla donna: fagli un pompino cara<br />

mentre dorme. Macché, se la fotte lui. Invece, le donne sono più interessate alle<br />

altre donne di quanto non sarebbe giusto essere.<br />

Anna slaccia pian piano il vestito a Toots e glielo sfila dalla testa. Poi si mette a<br />

accarezzarla. "Semplice curiosità," cerca di farmi credere. Invece pare piuttosto<br />

esperta, le sue carezze sono assai sapienti.<br />

Lì per lì Toots resta inerte, come un ciocco. Anna insiste. "Mi par d'essere una<br />

lesbica, una donna dannata..." dice, citando Baudelaire. Prova a ridere. Ma la sua<br />

risata suona chioccia. Io mi verso un bicchiere di vino e mi siedo a guardare.<br />

Anna non va diritta sulla fica di Toots, ci gira intorno, le tasta il culo. Tots nel<br />

sonno si contorce un tantino. Anna le prende una mano e se la porta alla<br />

passera. Ridacchia ma è arrossita. Mai vista arrossire così. Si mette a gingillarsi<br />

con la bonne-bouche di Toots ma senza, ancora, infilarci le dita dentro.<br />

"Sta sognando di te," dice.<br />

Certo Toots qualcosa sogna. Serra le cosce e tien stretta fra esse la mano di<br />

Anna. Poi le allarga, invitante.<br />

"Dunque, è questo l'effetto che fa, essere uomo," Anna dice. "Me lo son sempre<br />

domandato." Ficca un dito dentro l’abricot-fendu di Toots e lo rimesta. "Mamma,<br />

che buffa sensazione. Ma poi, che gusto c'è? Meno male che io non sono un<br />

uomo."<br />

"Smettila di contar balle, Anna. Ti dà gusto e come!"<br />

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Lei mi invita a scopare la bella addormentata. Io rispondo di no: "Da sveglia,<br />

volentieri. Ma così sarebbe come fottere una morta. È uno spreco di cazzo.<br />

Quando scopo mi piace che goda anche la donna, che si renda ben conto di tutto,<br />

che urli al momento giusto."<br />

Anna posa il capo sulle cosce di Toots e le accarezza il ventre. Non ha mai<br />

messo il naso vicino a una fica, così, mi dice. È uno strano odore.<br />

Vado a fare una pisciatina. Quando torno, Anna si raddrizza di scatto sulla<br />

schiena e si netta la bocca col dorso d'una mano. Stava leccando la sorcia di<br />

Toots, la zozzona!<br />

"Non smettere per via mia," le dico.<br />

"Senti, Alf, devi credermi. Mai fatta una cosa del genere in vita mia. Volevo solo<br />

provare... Sai, sono un po' brilla."<br />

È ubriaca, altro che. Le credo. Anna non è una lesbica. Però è una maiala. Non<br />

c'è niente che non proverebbe, per sfizio.<br />

"Embè, che te ne sembra?"<br />

"Non saprei. No, veramente, non lo so. Avevo appena cominciato..."<br />

"Allora riprendi da dove t'ho interrotto."<br />

"Accidenti, oh, ti piacerebbe starmi a guardare, mentre lecco una fica. In<br />

aggiunta a tutto quello che sai su di me... cose che nessuno dovrebbe sapere...<br />

Cose che non avrebbero mai dovuto succedere."<br />

"Smettila di cianciare e dacci dentro. Se no vengo lì e ti schiaffo il muso io,<br />

come si fa coi gatti per insegnargli a non cagare in casa!"<br />

Anna allora, obbediente, si china sulla passera di Toots e la rimira. Tira fuori<br />

la lingua e la fa scorrere sulle cosce, poi sul pube, poi pian piano sulle labbra<br />

della fica. Un guizzo e l'infila dentro.<br />

Toots si sveglia, all'improvviso. Si raddrizza sul busto e guarda Anna,<br />

ingaggiata laggiù. Poi gira lo sguardo intorno per orientarsi. Quindi agguanta<br />

Anna per i ciuffi e se la scolla dalla fica.<br />

"Sporca puttana!" grida. "Pervertita! Guardati lì! Pulisciti la bocca!"<br />

Le sbatte in viso le sue mutandine, perché si forbisca. Io mi metto a<br />

sogghignare. Sono buffe, 'ste due vacche che si guardano in cagnesco, l'una<br />

avendo paura dell'altra. Cerco di spiegare a Toots che si tratta soltanto d'un<br />

piccolo errore eccetera eccetera. Quando l'ho rabbonita, suggerisco di berci su un<br />

bicchiere, e amici come prima. Dite quello che vi pare contro Toots, ma è più<br />

50


accomodante della media delle fighe.<br />

Comunque insiste: Anna non avrebbe dovuto permettersi una cosa del genere.<br />

Adesso Toots è arrapata e quando è in calore non si raffredda se non la si fotte.<br />

Le due donne si abbracciano, ubriacamente amiche. Toots vuole che anche Anna<br />

si spogli. "Voglio vedere se sono vere," dice, indicando le tette.<br />

Anna è orgogliosa come un piccione di quelle sue tette... L’unico modo sicuro<br />

per farla spogliare è ammirarla di fronte e di profilo. Si spoglia... e perché mai<br />

debba togliersi le scarpe per mostrare le tette, lo sa solo Dio. Ma non posso<br />

lamentarmi... Eccomi qua, a casa mia, con l'affitto pagato, ubriaco, e con due<br />

belle fiche nude fra le mani. Gesù, mi sembra di essere il signore del castello...<br />

Esse parcheggiano il culo accanto a me, una di qua e una di là, sul divano.<br />

Metto un braccio intorno a Toots e un braccio intorno a Anna e tasto loro le tette.<br />

Quando hai un normale par di poppe da confrontare con quelle di Anna, queste<br />

ultime ti appaiono più grosse che mai. Lei mi apre la pattuella e mi tira fuori il<br />

cazzo... Anche Toots vuol giocarci... tutt'e due si mettono a trastullarmi.<br />

C'è una cosa che non va, quando hai due fiche da scopare al tempo stesso. Già<br />

il fatto di avere un uccello soltanto è un handicap, ma, come se questo non<br />

bastasse, quella cui tocca per seconda può pure restare a fica asciutta. Da chi<br />

incomincio? La logica direbbe: da Anna. Ma Toots potrebbe prendersela a male,<br />

ed è una tale vipera!... Io per me ho già abbastanza guai, con tutti quegli spagnoli<br />

che mi stanno alle costole.<br />

Per fortuna si trova una soluzione amichevole. A Toots in realtà dava gusto,<br />

farsi cunnilingare da Anna. E se Anna volesse darle un'altra leccatina... e io darle,<br />

poi, una chiavatina... così tanto per gradire...<br />

Anna è dubbiosa. Non le piace, veramente, fare certe cosine... era solo un<br />

capriccetto. Ma, se Toots le assicura che non dirà niente a nessuno... Morale della<br />

favola: io mi siedo di traverso sul divano, Anna si sdraia supina, posando la nuca<br />

sul mio grembo, quindi Toots le si mette cavalcioni. Anna attacca a lavorare di<br />

lingua, e Toots e io ci baciamo sulla bocca.<br />

Dopo un po' Toots mi bisbiglia all'orecchio: "Ora mi lecca la fica." Quindi a<br />

Anna: "Oh, sì, così... oh, ora infilaci dentro la lingua... Ficcala su! Ficcala su!"<br />

Non riesco a veder quello che succede laggiù, ma Toots mi tiene informato.<br />

Anna ha infilato la lingua nel retto di Toots, ed è così morbido e fremente! Che bel<br />

paio di fiche che ho qui! Agguanto un piede di Toots e le tasto intorno al culo con<br />

51


le dita...<br />

E quella puttana di Toots! Mi getta in faccia le tette, me le dà da succhiare e<br />

mordere, poi allunga una mano e agguanta una ciocca di capelli di Anna, col mio<br />

cazzo dentro... Cristo, che modo di giocare col cazzo! Se non chiavo entro un mi-<br />

nuto, me ne vengo entro la permanente di Anna.<br />

Toots è pronta, anche lei. Si alza, dà un'occhiata in faccia a Anna, poi si rigira<br />

e porge a Anna il culo da baciare. E Anna, la sozza fica, lo bacia! Ne lecca le<br />

chiappe... lecca il solco fra le chiappe... finalmente preme la lingua sul buco del<br />

culo e dà a Toots un bacio, un bacio regolare con la lingua a succhiello.<br />

Salto su e getto entrambe le fiche insieme sul divano... Allargo le gambe di<br />

Toots e spingo la testa di Anna sul suo pube... voglio vederla leccare la fica di<br />

Toots... e vengo accontentato. Ella allarga maggiormente le cosce di Toots e si<br />

comporta come se stesse per entrare dentro di lei a capofitto...<br />

Toots incomincia a dar di matta. Vuol fare téte-bèche ora con Anna. E, così, si<br />

mettono in posizione da 69 e attaccano, a gara. Toots è una zozzona degna di<br />

Anna. Stanno incastrate insieme, come un puzzle cinese di legno, con le braccia<br />

dell'una intorno alla vita dell'altra, la testa dell'una sotto la fica dell'altra, con<br />

quei loro culi grassi che sporgono in fuori, ciascuno con sotto una testa... Toots è<br />

all'esterno e io mi arrampico su accanto a lei... Posso così guardare dentro il pube<br />

di Anna e vedere quello che Toots fa a quella pesca sciroppata che sta mordendo.<br />

D'un tratto le luci si spengono. Fa buio pesto. Io ero sul punto di ficcare<br />

l'uccello in culo a Toots, ma Anna me lo agguanta e comincia a ciucciarlo. Poi lo<br />

infila pian piano nella fica di Toots seguitando, questa folle puttana, a leccarlo<br />

bene bene. Io mi metto a fottere e la lingua di Anna è là che lecca un po' il mio<br />

pestello un po' il mortaio di Toots.<br />

Poi Anna si appropria di nuovo del mio battaglio e l'ingurgita, lo ciuccia per un<br />

po', quindi ne rivolge la punta — gonfia quasi a scoppiare — sull'ingresso del<br />

retto di Toots. Spingo, sfondo lo sfintere, entro nell'antro, spingo fino in fondo.<br />

Anna mi lecca le balle.<br />

È troppo facile dimenticare dove ti trovi, però... Queste fiche si comportano<br />

come se si trovassero su un letto a due piazze. Io vengo sospinto verso il bordo del<br />

divano e quando mi sento cadere, mi abbranco... tutti e tre ruzzoliamo sul pa-<br />

vimento... Sento un culo sollevarsi... Mi ci arrampico su e cerco di rimettere Gian<br />

Giovedì dov'era prima... Anna strilla e mi sospinge via di nuovo... una delle due<br />

52


ha il mio uccello in bocca... l'altra mi lecca il culo e si arrampica sopra di me...<br />

sento l'odore di fica ed ecco un boschétto pubico sopra il mio viso... non riesco a<br />

capire di chi è, ma la succhio ugualmente... I miei occhi si vanno assuefacendo<br />

all'oscurità. Riesco a vedere il contorno scuro di una testa che va su e giù mentre<br />

una di quelle fiche mi succhia l'uccello... l'altra cerca di giocarci e io ho infilato un<br />

dito nel suo retto...<br />

Le luci si riaccendono, guizzando. Toots in ginocchio lecca il culo ad Anna.<br />

Anna mi sta cavalcioni, col mio cazzo in fica.<br />

"Spegni la luce e scopami a me!"<br />

Toots mi agguanta e mi conduce verso il divano. Ve la stendo e le allargo le<br />

cosce. Però lascio le luci accese. Voglio vederla bene.<br />

Anna sembra smarrita, abbacinata. Siede in terra e ci guarda, scuotendo la<br />

testa come per schiarirsela. La trappola di Toots prende dentro il mio uccello. Lei<br />

come in delirio bada a dire di smorzare le luci. Finché le si smorza la voce<br />

nell'estasi dei sensi. È come averlo infilato in una fornace ardente. La fotto come<br />

un gorilla, ma a lei non basta mai...<br />

Poi mi si ammoscia e slenta fra le braccia. Ha goduto ed ha perso i sentimenti,<br />

di nuovo. Io seguito a pompare. Ma Anna mi agguanta un ginocchio: vuole la sua<br />

parte, adesso. Scosta Toots e mi zompa addosso, come una tigre, mordendo e<br />

graffiando. Ci dibattiamo finché la piazzo bocconi sotto di me. No, non così,<br />

balbetta, ma Gian Giovedì già si sta aprendo un varco nel suo retto e spinge,<br />

cozza, preme, finché non s'è infilato tutto dentro. Se non si spacca in due adesso,<br />

non si spacca più, col mio cazzo inzeppato fra le chiappe come un cuneo. Le dà<br />

un gusto boia. Mentre fotto Anna, guardo Toots spaparacchiata in terra. La sua<br />

fregna sembra il cratere di un vulcano. Ho l'impressione di sporgermi sulle sue<br />

sulfuree viscere... di cadere precipite in quel fumigante abisso... di perdermi nel<br />

fuoco, nel mistero.<br />

Sento darmi degli schiaffi. Do un sussulto. Anna mi sta parlando. Devo essere<br />

andato via di testa. Cristo, che scherzi che ti fa, godere. Roba da cacarsi sotto.<br />

Mio Dio, se te ne venissi così la prima volta che te ne vieni, ti prenderesti una tale<br />

paura che, probabilmente, ti taglieresti il cazzo, te lo mozzeresti, col rasoio di tuo<br />

padre...<br />

Anna dice che vuol scopare ancora. Ma prima deve andare un momento al<br />

bagno. Ci va, e io, seduto sul divano, guardo Toots. Gesù, se la vedesse Carl, la<br />

53


sua fica di alto lignaggio, si mangerebbe la lingua.<br />

Anna si è addormentata nel bagno. Siede sul cacatore e russa, delicatamente,<br />

come una bambina. La lascerei lì, ma c'è caso che caschi. Quindi la porto in<br />

camera e l'adagio sul letto. Mentre le do una tastatina, prima di coprirla, arriva<br />

Toots e le sale sopra. Anna è ita, completamente, e neppure si muove quando<br />

Toots incomincia a leccarle la fica.<br />

Poi Toots vuole fare 69 con me. Io ci sto. Cazzo! Toots è una fica che potrei<br />

leccare tutta notte. Mi prende l'uccello in bocca e io mi fiondo col muso verso la<br />

sua mona. Le lecco prima le cosce, poi gli inguini, e quando arrivo alla fessa, è<br />

tanto arrapata che sembra che l'utero le si stia per rivoltare, come un calzetto.<br />

Queste troie sono quelle che sognavi quando avevi quindici anni. Non<br />

aspettano che tu ce l'abbia duro. Te lo prendono moscio in bocca, e ciucciano per<br />

fartelo indurire. Il mio uccello sembrava un mozzicone di candela, quando Toots<br />

ha cominciato a succhiarlo. Poi si è raddrizzato, e adesso è turgido — e non fa più<br />

una grinza.<br />

L'aria è piena di puzza ficale. Ho questo odore tutt'addosso a me. Il letto ne<br />

odora, si è insinuato in ogni cantuccio, in ogni fessura, ogni crepa, e mi fa<br />

meraviglia che i cani del quartiere non si siano dati convegno qui fuori, a ululare.<br />

In certi momenti non riesco a pensare a nulla di meglio: avere un culo grasso<br />

per le mani, una fica in cui ficcare il naso, e una troia arrapata che cerca di<br />

sradicarti il cazzo con la lingua. È quanto di meglio può chiedere un uomo, a 'sto<br />

mondo, o in qualsiasi altro. Lecco il succo monale sulle cosce di Toots. Se spingo<br />

il cazzo ancora più a fondo, le esco dal culo, e me lo vedo davanti al naso, come<br />

un grosso stronzo rosso.<br />

Lei se ne viene, me ne vengo anch'io e le riempio la bocca di sfaccime. Ma lei<br />

non trangugia tutta la razione. Un po' gliene cola dalla bocca, sul letto. Puttana<br />

zozza! M'ha imbrattato il lenzuolo. Glielo faccio leccare, poi mi detergo il cazzo con<br />

i suoi capelli.<br />

Con due fiche che dormono nel mio letto, a me non resterebbe che il divano.<br />

Ma non mi va di esser presente domattina quando, al risveglio, contempleranno i<br />

loro peccati. Quindi prendo lo spazzolino da denti e vado in albergo. Dormono co-<br />

me due gattine, quando le lascio, e Anna spinge il musetto contro il pube di<br />

Toots.<br />

54


Non voglio morire. Oggi ho portato una mezza dozzina di miei libri dal<br />

rilegatore... due di essi non si possono più riparare e vanno scartati. Non m'ero<br />

accorto che stavano morendo, che la carta stava diventando troppo friabile per<br />

reggere l'ordito... ma sono finiti, e li avevo comprati appena la scorsa settimana o<br />

la settimana ancora prima... quand'ero in America, s'intende. Dove, se non in<br />

America, potresti comprare un libro tanto sgangherato eh'è pronto per il macero<br />

prima dell’uomo che lo ha comprato? Ma il tempo passa.<br />

Questi stronzi che ti dicono che fra cinque o cinquanta anni saranno pronti a<br />

esalare l'ultimo respiro... come può, in nome di Cristo, un uomo dire una cosa<br />

simile? Ci sono troppe cose da vedere, troppe cose da fare, e fintanto che sei vivo<br />

dovrebbe essere impossibile stancarsi di possedere quella piccola scintilla di<br />

coscienza...<br />

Fintanto che sei vivo! Ma viviamo in una terra di fantasmi. Il mondo è mezzo<br />

morto prima di nascere. La gente sta a cavalcioni della sua vita con un piede nella<br />

fossa e l'altro ancora infilato nell'utero... gli esseri umani non crescono mai e<br />

sono vecchi fin dal primo secondo in cui emettono il primo vagito di protesta<br />

allorché si trovano allo scoperto e da soli...<br />

Alexandra viene a trovarmi, dopo uno scambio di biglietti. È immersa fino alle<br />

orecchie nel cattolicesimo e oltre... il satanismo la attrae. Parla di magia, bianca e<br />

nera, dei Rosacrociani, di succubi e incubi, della messa nera... Oh, sa tutto a<br />

menadito, conosce tutte le parole, e si comporta con tanta serietà al riguardo che<br />

sono disposto a credere che le si sia guastato il cervello.<br />

Ha deciso, ora, che deve apprendere qualcosa in merito a un certo canonico<br />

spretato che, a quanto pare, ha radunato intorno a sé un gruppo di discepoli del<br />

diavolo e celebra la messa nera qui a Parigi. Da lui, lei ha appreso che si conosco-<br />

no donne che hanno ricevuto la facoltà dell'incubazione! E sarebbe così spassoso<br />

poter andare a letto e venir visitata, mettiamo, da Byron oppure da qualche uomo<br />

che, per motivi di prudenza ecc. ecc., non sarebbe altrimenti raggiungibile.<br />

Lei ci crede, a 'sta roba! Legge tonnellate di libri sull'argomento. Il suo<br />

confessore — mi dice — è molto arrabbiato con lei. "Lo sai, per esempio, che ci<br />

sono oltre 27 sette, sparse per il mondo, i cui adepti si dedicano al culto<br />

dell'Anticristo?'' mi domanda. E attacca a parlare di fatture e incantesimi, di<br />

malattie trasmesse mediante l'ipnosi, o tramite gli spiriti. Diamine, a sentirla<br />

diresti che ogni notte si congrega con fantasmi e folletti, diavoli e streghe. Parla<br />

55


anche di alchimia, conosce celebri fachiri e dice che nella sola Francia vi sono 37<br />

fornaci di trasmutisti che ardono tutta la notte.<br />

Impossibile scopare una donna in tali condizioni. Piuttosto chiavo una matta<br />

del manicomio. A dir la verità, sono contento di sbarazzarmi di lei. Dopo che se<br />

n'è andata, sento ancora il gelo che s'è lasciata dietro. Non sono i demoni e gli<br />

spettri, a darmi noia.<br />

Anche Toots dà il suo contributo alla mia settimana. Toots e Peter! Il ricco<br />

americano che Toots sta cercando di accalappiare ha espresso il desiderio di<br />

conoscere altri americani... qualsiasi americano che abiti a Parigi... Soffre di<br />

nostalgia ed è soggetto a quella malattia che fa sì che i turisti ritengano che una<br />

persona che abbia abitato da qualche parte, entro un raggio di duemila miglia<br />

dalla loro casa d'origine, è un fratello cui dare noia, un fratello cui rompere i<br />

coglioni con effusioni e confidenze. Quindi Toots lo porta da me.<br />

Non è poi quella rotta di coglioni che pensavo che fosse. Forse è perché sia lui<br />

sia la sua fica sono brilli. Hanno fatto il giro dei bar del quartiere. Lui si chiama<br />

Henry e non è tanto vecchio. Perché mai, finora, non si sia scopato Toots non è<br />

chiaro. Anzi puzza. Lei è alla disperazione. Gli smena il culo in faccia, gli siede sui<br />

ginocchi, gli fa mille moine, ma lui niente.<br />

Pare che Toots si sia detta: o stasera o mai più. E difatti si mette a stuzzicarlo,<br />

gli strofina le tette sulla spalla, la coscia sul ginocchio. Lui seguita a parlare di<br />

Parigi nel Medioevo — come doveva essere la vita nella Parigi medievale — mentre<br />

a me è venuta un'erezione da esibizione internazionale.<br />

Lei fa la gatta per farsi fottere, apertamente, e mi sa che ha voglia di scopare in<br />

sé e per sé, non solo allo scopo tattico di legare a sé questo Henry. Oh, è una<br />

vacca, non ci sono dubbi. Non ha nessun rimorso per quello ch'è avvenuto in<br />

questa stessa stanza poche sere fa. Anna invece è corsa a nascondersi dalla<br />

vergogna. Le durerà forse un par di settimane.<br />

Suonano alla porta. È Peter. Viene dalla campagna, dove sua madre Alexandra<br />

ha relegato lui e sua sorella Tania, dopo la grossa crisi religiosa. È venuto di<br />

nascosto — perché là lo tengono quasi prigioniero — ed è latore di una lettera di<br />

Tania. Gli dico di accomodarsi e bere un goccio con noi.<br />

Come Henry lo vede, gli si illuminano gli occhi. Toots non esiste più per lui,<br />

non sta più neanche a sentirla, buon per lei che non la scaraventa in terra.<br />

Peter ha subito mangiato la foglia. Si siede con aria pudica. Gli manca solo un<br />

56


fazzolettino di pizzo da cincischiare fra le dita. Il ricco americano ne è ammaliato.<br />

Gli offre un bicchiere di vino e, per la prima volta nella serata, dà segni di<br />

animazione. Peter e lui si scambiano languidissime occhiate.<br />

Toots viene a sedersi accanto a me sul divano. Forse — dice sarcastica —<br />

Henry e il ragazzo preferirebbero restare soli? Perché non si buttano,<br />

semplicemente, l'uno fra le braccia dell'altro? Lì per lì s'inviperisce, poi però la<br />

cosa comincia a divertirla. Getta la maschera e ci scherza su, sul suo progetto di<br />

accalappiare Henry al laccio coniugale. Lui invece preferisce un bel pischello a lei.<br />

Scherza e ride, però è disgustata. Fossi Henry, me la metterei di traverso sulle<br />

ginocchia a culo nudo e la prenderei a sculacciate. Senonché lui trova buffa la<br />

cosa, lui pure. Ci bevono sopra. Peter arrossisce come una mammola e fa il<br />

grazioso.<br />

"Ma perché non..." domanda Toots a Henry, "perché non te lo porti in camera e<br />

ci fai... ci fai quello che ti pare. Alf non ci farà caso. A me però piacerebbe vedere.<br />

Per rendermi conto di cosa ci ha, lui, ch'io non ho!"<br />

Peter fa ciondolare le lunghe mani dai braccioli della poltrona. Riesce a<br />

mostrarsi scandalizzato. Non l'avevo mai visto così pudibondo. Henry si acciglia.<br />

Forse trova Toots un tantino troppo volgare. Ma queste vacche sanno essere assai<br />

più volgari di così. E, difatti, Toots si tira su la gonna, di punto in bianco, si sfila<br />

le mutande e ostenta la patacca, come fosse il Santissimo all'offertorio. È come<br />

venir abbagliati da una luce improvvisa, da un faro nelle tenebre, quando lei ti<br />

punta addosso quella cosa.<br />

A Henry gliela sbatte sul muso, praticamente. "Cos'ha che non va? Vorrei tanto<br />

saperlo! Ci sono forse i vermi? Ci son forse le tignole? È diventata verde? Puzza,<br />

forse? Non è meglio del culo d'un ragazzo, per ficcarci il cazzo dentro? O, se il<br />

buco dev'essere tondo, ebbene, il culo ce l'ho anch'io!"<br />

È un errore, però, da parte sua, metter quella passerotta sotto gli occhi di<br />

Peter. Lui la guarda, l'annusa e poi allunga un dito e ce lo ficca su, prima che<br />

Toots possa prevedere quella mossa. Henry lo trova buffo. Ma poi, quando Peter<br />

abbraccia Toots per la vita e dà un bacio alla sua selva, lui non resta meno<br />

sbigottito della donna.<br />

Toots si cala la gonna e domanda: "Scusa la curiosità, Peter, ma tu cosa sei...<br />

carne o pesce?"<br />

"L'uno e l'altra," rispondo io, pronto.<br />

57


Lei scuote la testa: "Quanta depravazione che c'è in giro!"<br />

Henry vuole spassarsela. Una volta tanto — dice — può far quello che gli<br />

aggrada. La lontananza da casa, dall'ambiente puritano in cui è cresciuto, gli<br />

infonde coraggio. E allora, perché no? Perché non darsi agli sfizi ed ai vizi? "Siamo<br />

fra amici qui, tutta gente che sa come va il mondo," e così via filosofando.<br />

Toots lì per lì s'indigna, gli dice alcune male parole — fra l'altro, di ficcarseli su<br />

per il culo, tutti i suoi sporchi quattrini — ma poi, venendo a più miti consigli,<br />

dice di non vedere perché dopotutto non si debba stare un po' in allegria.<br />

Io, per me, sono alquanto renitente a calarmi i calzoni nei paraggi di 'sto<br />

Henry... ma, come suol dirsi, in compagnia prese moglie un frate. Comunque lui<br />

con me si sta comportando bene. Nel senso che non fa il cretino. Probabilmente<br />

l'interessano solo i tipi alla Peter. In ciò assomiglia a Ernest, tranne che Ernest,<br />

oltre che un culattone, è pure un ficaiolo.<br />

"Ho una piccola confessione da fare," dice Henry. "Lo so che Toots ha fatto<br />

l'arte della scimmia per farsi chiavare da me — sperando in tal modo di legarmi a<br />

lei per sempre, con i tenaci peli della fica — ma sta di fatto che, a me, le donne<br />

non mi arrazzano più. Una volta sì, ma ora ho voltato pagina. Senonché lei mi<br />

piace, e mi darebbe gusto vederla fottere da un altro."<br />

Cristo, no, io non sono disposto a dare spettacolo a questo ricco bastardo.<br />

Senonché ho un'erezione che non mi consente di andar tanto per il sottile, e, se<br />

non chiavo Toots seduta stante, mi toccherebbe poi fare ricorso a una battona, e<br />

rimetterci purè dei soldi. Quindi, me la faccio sedere sulle ginocchia. Lei si<br />

assesta col culo a ridosso di Gian Giovedì e si tira su la gonna.<br />

È tanto disposta a farsi scopare quanto io a scoparla. Le cosce le scottano e<br />

sono già madide di umore monale. Il suo boschetto poi, diresti ch'è il biblico<br />

roveto ardente. Presso il quale Mosè ricevette, mi pare, i dieci comandamenti, fra<br />

cui quello di non commettere atti impuri. Le titillo la sorcetta e è come intingere il<br />

dito in un crogiolo di piombo fuso. Lei allarga le gambe e la puzza di fica riempie,<br />

gradevolmente, tutta l'atmosfera.<br />

Gesù, la chiaverei pure sui gradini del Palazzo di Giustizia, pure in mezzo a<br />

place de la Concorde durante una parata militare. L'adagio pian piano per terra,<br />

comincio a sfilarle le calze. Peter è tanto eccitato che pare che abbia una colica<br />

intestinale.<br />

Toots si stende sul divano e si contorce tutta, mentre io mi spoglio. Fa cenno a<br />

58


Peter di avvicinarsi e baciarle di nuovo la selva. Ma arrivo prima io e le monto<br />

sopra. Le infilo su il cazzo prima ancora che abbia tempo di rendersene conto, e<br />

lei comincia subito a scalciare e dare tali guizzi e caracolli, ch'io temo per le molle<br />

del divano.<br />

Peter va a sedersi sulle ginocchia di Henry. Questi gli slaccia la pattuella e<br />

comincia a gingillarsi col suo cazzo. Peter gli rende tosto la pariglia, infilando una<br />

mano sotto i pantaloni di Henry e coccolandogli l'uccello. L'aria si fa via via più<br />

densa di passione e voluttà. Se la lussuria fosse gas, basterebbe un fiammifero, lì,<br />

per far saltare tutto il caseggiato. Toots squittisce come un maialetto quando lo<br />

scannano.<br />

Sì, squittisci, puttanaccia! Hai un grosso coltello nella pancia, ti sto<br />

sventrando, ti sto trinciando!<br />

Peter si spoglia. Quando Toots lo vede nudo, a cazzo rizzo, lo prega di<br />

appressarsi e lasciarglielo toccare. Quel piccolo bastardo è come Tiresia, cambia<br />

sesso a comando. Funziona a corrente alternata. Fa da moglie e da marito, a<br />

volontà. È un vero camaleonte dell'erotismo! Dunque, si avvicina e lascia che<br />

Toots si trastulli con il suo tuttofare pisello. Poi le chiede gentilmente: "Vuoi che<br />

te lo metto in bocca?"<br />

Lei lo guarda con occhi eloquenti. E incomincia a leccargli i coglioni. Una fica<br />

sopraffina come lei, baciar le palle a quel mezzo-uomo! Basta questo a farti venire<br />

l'impeto di strangolarla. O prenderla a botte, per metterle giudizio. Io, però, mi<br />

limito a rendere più violento il ritmo della fottitura. A lei questo comunque dà<br />

gusto. Potrebbe montarla un caprone, e lo stesso ci proverebbe piacere. La maiala<br />

grugnisce e dà di lingua ali'uccello di Peter.<br />

Sono il più sobrio, lì dentro, ma lo stesso la stanza mi gira torno torno.<br />

Toots domanda al suo Henry: "Ti rendi conto, tesoro, che razza di fica<br />

stupenda avresti potuto avere per moglie?" Ciò detto, prende il cazzo di Peter nella<br />

bocca. Io me ne vengo e le inondo la fregna di sfaccime. Lei non se n'è venuta,<br />

ancora. Si trattiene. Ho la bocca cattiva, come avessi mangiato una manciata di<br />

sale. Mi alzo per andar a bere un bicchiere di vino.<br />

Henry è scioccato, adesso. Non riesco a capire perché, lì per lì. Il mio stupore<br />

aumenta quando vedo che guarda con occhi vogliosi la sorcia di Toots. Poi<br />

intuisco, in un baleno. Da quella fica sgocciola il mio sperma. Ed è questo ad<br />

eccitarlo. Però la cosa eccita anche Peter, il quale si tuffa su Toots e comincia a<br />

59


leccarle la passera intrisa di sburra.<br />

Henry schiocca la lingua come un vecchio sdentato goloso. Peter lo guarda e si<br />

compiace di scandalizzarlo. Slurpa tutto lo sperma che cola fra i peli, poi succhia<br />

la vagina come si succhia il midollo d'un osso buco, fino a fare un'ingozzata di<br />

quel nettare maschile nella coppa femminile.<br />

Se un singolo spermatozoo s'è salvato, è perché si sarà rintanato in qualche<br />

remoto angolino, tenendosi saldo con le mani e coi denti, con la forza della<br />

disperazione.<br />

Non appena terminato il fiero pasto, Peter si dà ad altri trastulli. Ribalta Toots<br />

a bocca sotto e prende ad indagare fra le chiappe. L'investigazione è lenta e<br />

minuziosa.<br />

"Devo essere matta," dice Toots, "per lasciarmi far questo da questo frocetto...<br />

poco più che un bambino..." Però la sua pazzia non sembra punto impensierirla.<br />

Lascia infatti che lui le ciucci il seno, le mordicchi la pancia, le sfotticchi l'ombe-<br />

lico. Accetta tutto, e subisce una completa ripassata, dalla testa ai piedi. Poi,<br />

docilmente, se lo lascia ficcare nel culo.<br />

Quel piccolo cazzo le procura brividi di piacere intensissimo. È piccolo ma duro<br />

come il ferro. Non sarà soddisfacente, forse, come i grossi uccellacci cui è usa, ma<br />

certo quel pisello di pischello ha una grazia tutta sua. Sa lavorare. Eppoi, nel cu-<br />

lo, la grossezza conta meno. Lui le sta aggrappato alle tette e pompa a tutto<br />

spiano, alla mandrilla.<br />

Henry guarda il culetto di Peter andare su e giù. Pare un grosso gatto che<br />

guarda un ignaro topolino. Sorride. Si alza. Va oltre a passi felpati. Si pone alle<br />

terga di Peter e comincia a smaneggiargli il culo. Ne dilata le ganasce con i pollici,<br />

poi gli infila dentro il tubo.<br />

Toots allibisce. "Non mi sarei mai aspettata una cosa del genere... fino a poco<br />

fa! Chi me l'avesse detto, che sarei caduta tanto in basso... che mi sarei crogiolata<br />

così in mezzo al fango!"<br />

"Sta' zitta," le fa Peter, "o sennò ti piscio in culo." Comunque lo si giudichi,<br />

quel maschietto ha un aplomb ammirevole.<br />

Jean Jeudi rialza la cresta. Toots l'adocchia ed allunga una mano. "Portalo<br />

qua, ti prego."<br />

Non ha limiti, una donna cui piacciono i cazzi. Potresti rimpinzarle la bocca, la<br />

patacca e il culo, lei lo stesso ne vorrebbe un altro paio per le mani, e magari<br />

60


ancora uno da stringere a sanviccio fra i pedini! Il mio se lo mette in bocca,<br />

avidamente. Mi circonda le gambe con un braccio, onde impedire che glielo<br />

sottragga.<br />

Mio dio, che mélée! Peter squittisce che sta per venire. Henry gli dà nel culo a<br />

tutta caldara. Toots mi ciuccia l'uccello emettendo osceni gorgogli. Ah, la gaia<br />

Parigi. Dev'essere questo che si intende, quando si parla della bohème!<br />

Prendo la testa di Toots fra le mani e la guardo negli occhi. È tanto groggia per<br />

l'eccitazione che non mi riconosce neanche. Sa solo che sta succhiando un cazzo.<br />

Le vene della gola e delle tempie sono gonfie, da scoppiare. Le tasto le tette. Sento<br />

che il cuore le batte come un tamburo.<br />

Ah, che puttane che sono queste donne perbene! Lei non ha neanche il pudore<br />

di chiudere gli occhi, quando le sburro in bocca. E come ingoia! con quanta<br />

svergognata avidità! Frattanto se ne viene pure lei, insieme a Peter... E Henry<br />

segue a ruota... Cristo, il mondo intero sta avendo un orgasmo!<br />

Tania mi scrive da quel fondo di campagna dove la madre l'ha mandata in<br />

esilio assieme al fratellino. Se c'è un cazzo, nel raggio di dieci miglia, troverà certo<br />

la strada, prima o poi, per arrivare fino a lei. Frattanto però deve accontentarsi di<br />

un cagnetto.<br />

... ma è ancora cucciolotto, e non sa cosa vuol dire. Quando mi metto a<br />

gambe larghe e gli accosto la mia bella cosina al muso, lui si limita a dimenare<br />

la coda. Poi si rovescia sul dorso, a zampe per aria. L'accarezzo pian piano, e il<br />

suo cazzo rosso vivo, acuminato, guizza fuori. Glielo prendo fra le labbra, glielo<br />

ciuccio. Questo gli piace già. Sono cattiva, a raccontarti queste porcheriole?<br />

Ebbene sì, la tua Tania fa pompini a un cagnolino, che ha un cazzetto non più<br />

grosso del tuo mignolo. Ma sentissi come guaiola di gioia!<br />

Certe volte, quando vedo che gli scappa la pipì, invece di mandarlo fuori, mi<br />

sdraio nuda e me lo metto sulla pancia, finché lui non ne può più e mi piscia<br />

addosso, inondandomi di quel liquido acre, calduccio, bestiale. Gli ho<br />

insegnato, ultimamente, anche a leccarmi la passeretta. La prima volta mi<br />

sono spalmata del latte fra le cosce, ma la seconda non è stato già più<br />

necessario... e adesso il baccalà gli piace più del latte, al mio cucciolo di lupo.<br />

Non vedo Torà che diventi grande, un lupone irsuto, con un lungo, lungo<br />

cazzo...<br />

61


Però è colpa di mia madre, se finirò per farmi scopare — alla lettera — da<br />

cani e porci. Perché mi ha confinata qui? Oh, tutti quei suoi bei discorsi<br />

religiosi!... Ma io sono convinta che lei, a quest'ora, in seno alla santa madre<br />

chiesa, stia facendo cosucce innominabili con quel prete, il canonico<br />

Charenton! Ci scommetto la testa...<br />

Dunque Tania sa di quel prete. E conosce anche il suo nome Da chi riceve<br />

notizie è un mistero...<br />

Non volendo, Ernest mi ha salvato praticamente la vita. Me lo redo arrivare in<br />

casa iersera, alle dieci, pallido come un morto, con la giacca insanguinata. Sulla<br />

manica ha uno sbrego enorme, ma il braccio è appena scalfito. Qualcuno ha<br />

tentato di scannarlo, giù nell'androne. Per fortuna Ernest era sbronzo, e ha<br />

barcollato al momento giusto, schivando così la mortale coltellata.<br />

Disinfettiamo il graffio con whisky. Non c'è da fidarsi, di questi spagnoli: sono<br />

capaci di strofinare l'aglio, sulla lama di un pugnale, per far sì che la ferita si<br />

infetti. Gli bendo il braccio con un fazzoletto, e Ernest è come nuovo. Lo sa che ho<br />

malintenzionati alle calcagna, dopo quella sciagurata avventura con Rosita,<br />

quindi sa anche che la coltellata non era diretta a lui: si è trattato di uno scambio<br />

di persona. Quindi, non ha nulla da temere. Basterà che non corra più il rischio<br />

di esser scambiato per me, venendo a trovarmi. Ma io?<br />

Dove vado a nascondermi, io? Non mi va di traslocare un'altra volta. Eppoi,<br />

non ci vorrebbe niente a ritrovarmi.<br />

Per non pensarci, andiamo a sbronzarci, Ernest e io. Lui mi parla, in modo<br />

piuttosto incoerente, di un certo inventore, di sua conoscenza, cui spera di<br />

scopargli la moglie, e fors'anche la figlia. Cerca poi di condurmi da Rosita, per far<br />

i conti con quella troia. "Mettiamo a soqquadro il locale e la facciamo a pezzi!"<br />

esclama, ma è troppo ubriaco per far a pezzi un foglio di giornale.<br />

Alexandra è invasata. Così almeno lei sostiene. "Posseduta dal demonio," dice<br />

lei. Il suo confessore è spaventato. Forse non s'aspettava un effetto così<br />

devastante, dalla sua conversione alla fede. Tuttavia quel bravo prete non può<br />

mica dirle che ha fantasie, che s'immagina cose, né può mandarla da uno psi-<br />

canalista, no, perché lui deve stare al gioco del demonio, e vedersela con le<br />

potenze infernali. Questa è una delle regole del misticismo, di qualunque segno<br />

62


sia: bisogna ammettere l'esistenza della parte avversa. E se Alexandra dice<br />

d'essere indemoniata, se afferma che il diavolo viene a prendere il tè da lei ogni<br />

pomeriggio, ebbene, il suo confessore deve bere tutto quanto.<br />

Il meccanismo è tremendamente complicato. Le cose che Alexandra mi<br />

racconta sulla religione sono fumose. Mi parla di miracoli e di apparizioni —<br />

"visitazioni" le chiamano loro — come se fossero avvenimenti di cronaca, che avrei<br />

potuto leggere sul giornale. O sennò mi racconta un certo episodio che, diresti, è<br />

successo l'altr'ieri, e poi scopri che ha avuto luogo nel Seicento.<br />

"E questo canonico Charenton?" le domando. "Opera miracoli?''<br />

Alexandra è sbigottita. "Come l'hai saputo?" "Domandalo ai tuoi demoni."<br />

"Oh, è un uomo poliedrico, molto dotato. E grazie ai suoi buoni uffici sono<br />

successe cose che possono ben definirsi miracoli."<br />

"È anche capace di mandarti degli incubi?"<br />

"Sì, egli ha questa facoltà. Basta che, prima di addormentarmi, io esprima il<br />

desiderio di ricevere la visita di questo o quell'altro — vivente o trapassato — e<br />

puntualmente, per sua intercessione, l'incubo viene e mi incuba per tutta la<br />

notte."<br />

"Ti incula?"<br />

"Anche. Mi fa tutto quello che desidero." Poi si affretta a soggiungere: "Non si<br />

tratta di sogni, ti assicuro. Ho fatto sogni erotici, in passato. Però l'incubazione è<br />

ben diversa. È una cosa reale. Queste visite mi procurano un enorme piacere."<br />

Mah, inutile star a discutere con lei. Le chiedo cosa occorre, per ricevere<br />

questo dono. Lei resta nel vago. Di concreto c'è che quel canonico Charenton se la<br />

inchiappetta. Per ischerzo, le chiedo se ha fatto un patto col diavolo. Lei mi<br />

risponde tutta seria: "No, non ho stipulato nessun patto. Ho solo preso parte a<br />

certe cerimonie."<br />

"E questi esseri che vengono a letto con te... sono demoni? Hanno poteri erotici<br />

strani? Come eseguono l'atto delle tenebre? Cioè, volgarmente detto, come<br />

chiavano?"<br />

"Sono uomini normali... come te. Sì, sei venuto anche tu, sotto forma di<br />

incubo, a incubarmi, l'altra notte. E che chiavate che ci siamo fatti! Roba<br />

dell'altro mondo, veramente." Mi guarda, per vedere se la bevo. "Naturalmente, tu<br />

non ne sai niente."<br />

Poi mi spiega che i veri e propri demoni sono forse più piacevoli, ma anche più<br />

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pericolosi. Prendono le sembianze di uomini bellissimi, ma hanno cazzi strani,<br />

inusitati: biforcuti, talvolta triforcuti. Nel senso che possono darti,<br />

contemporaneamente, nella fica e nel culo, e anche farsi sbocchinare. E il cazzo<br />

che t'entra nel culo — mi dice — ha la proprietà di tramutarsi in una specie di<br />

biscione, che ti striscia nei budelli e ti sale su, su, su, fino a uscirti dalla bocca.<br />

"Una volta che li hai evocati, però," dice Alexandra, "è difficile tenerli sotto<br />

controllo. Può anche darsi che ti prendano la mano, e allora son dolori. Si sa di<br />

donne che sono dovute ricorrere all'esorcista. No, non c'è da fidarsi di loro."<br />

"Il canonico Charenton celebra messe nere, naturalmente?" le domando.<br />

"Sì. Certe volte, vengo usata io come altare."<br />

"Mi piacerebbe assistere a questi riti."<br />

Alexandra scuote la testa. "Non sono mica spettacoli da bordello, sai. Non ci si<br />

va per pura curiosità. Solo i veri credenti sono ammessi. Comunque, ne parlerò<br />

con il canonico. Vedrò un po' che cosa si può fare."<br />

Prima che se ne vada, le dico che c'è un piccolo favore che lei potrebbe farmi.<br />

Le accenno a Rosita e all'inconveniente occorso a Ernest. "Che ne diresti di una<br />

fatturina... di un piccolo incantesimo... per liberarmi di questa rottura di balle?<br />

Te ne sarei davvero grato. Per esempio, se potessi far in modo che quella stronza<br />

andasse a buttarsi nella Senna..."<br />

Alexandra si limita a sorridere, in modo ambiguo, e poi ci salutiamo. Né una<br />

parola, né un gesto, che tradisse la voglia di farsi chiavare di nuovo da me. Valle<br />

a capire, le donne!<br />

Qualche giorno dopo, in ufficio, leggo sul giornale un trafiletto che, quasi, mi fa<br />

cacare verde. Una certa Rosita De Oro, cabarettista, si è suicidata. Da qualche<br />

giorno — dice la notizia di cronaca — si andava comportando in modo strano. Ieri<br />

sera, dopo lo spettacolo, senza neanche cambiarsi costume... cioè in costume<br />

adamitico... è corsa in strada ed è scomparsa. Stamattina il suo cadavere è stato<br />

ripescato nella Senna.<br />

È roba da farti tremare le vene e i polsi. Ho chiesto un favore alla magia di<br />

Alexandra e sono stato puntualmente esaudito. Dio mio, non volevo che quella<br />

zozza si suicidasse, veramente. Ma poi mi dico: meglio così. Mors tua, vita mea.<br />

Se lei restava in vita, la mia vita era in costante pericolo. Quindi, buttandosi a<br />

fiume, mi ha tolto un grosso peso dallo stomaco. Non corro più il rischio di<br />

ritrovarmi un coltello fra le scapole.<br />

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Viene Ernest a trovarmi, con un fagotto sottobraccio. È — mi dice — un<br />

favoloso pezzo d'antiquariato, una ceramica del Trecento, che lui ha avuto per<br />

una cifra irrisoria. Ernest trova sempre oggetti favolosi a cifre irrisorie. Me lo<br />

mostra: a me sembra un volgare pitale. Lui attacca a parlarmi di questo inventore<br />

di cui mi accennava giorni fa.<br />

"Stavamo a cena insieme, Alf, e non potevo proprio più resistere... L'avessi<br />

vista, capiresti cosa intendo. Incominciai a tastarla sotto la tavola, lì accanto a<br />

quel matto del marito che faceva le porzioni e versava da bere, da bravo<br />

anfitrione. Cazzo, lo sai, come succedono certe cose... Dopo un po' lei mi sguaina<br />

l'uccello e incomincia a spararmi una sega. A 'sto punto, quel bastardo si china<br />

per raccogliere il tovagliolo!"<br />

"Sicché vi ha colti sul fatto. E cos'ha fatto?"<br />

"Niente. Questo è il punto. Non ha fatto niente, Alf. E sua moglie neanche s'è<br />

data la briga di levarmi la mano dal cazzo. E poi... indovina un po'? Lui<br />

incomincia a dire che l'eccitazione sessuale nuoce alla digestione. Te lo giuro, Alf,<br />

non dico un pelo di bugia. Mentre lui mi tiene questo predicozzo, la moglie<br />

continua imperterrita a spugnettarmi. Finita la cena, lui mi dice se voglio restare<br />

la notte. Te lo dico io, Alf, quel tizio è pazzo."<br />

"E tu sei rimasto?"<br />

"Macché! Che razza di scopata sarebbe stata quella? Cristo, se ti va di scopare<br />

la moglie di un altro, non ti va mica, però, che lui te l’offra come un sigaro. Ci fai<br />

tu la figura del fesso, in questo caso, mica lui. Forse quel tizio non è scemo come<br />

sembra."<br />

Mentre Ernest continua a parlare, arriva la posta. Alexandra mi scrive che ha<br />

sistemato tutto, col canonico. Sarò loro ospite alla prossima messa nera.<br />

Alexandra viene a prendermi con la sua automobile. La stavo aspettando. Un<br />

biglietto pervenuto ieri mi informava che il suo prezioso canonico Charenton<br />

avrebbe celebrato la sua messa stasera... in località imprecisata. Poiché aveva<br />

tralasciato, lei, di precisare anche Pora, ecco che stavo ad aspettarla fin da dopo<br />

le otto. Sono circa le dieci quando vengo riscosso dal mio torpore, finalmente,<br />

dallo squillo del campanello.<br />

Alexandra è più animata di quanto non fosse le ultime volte che l’ho vista. Mi<br />

chiede, quando saliamo in auto, se mi dispiace se continua a guidare lei. È su di<br />

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giri, nervosa come una studentessa a bordo della macchina di suo padre con un<br />

compagno focoso, e sarebbe troppo irrequieta, se non fosse occupata a guidare.<br />

Inoltre, sa dove stiamo andando, ed è una informazione che non ci tiene a darmi,<br />

evidentemente.<br />

Non so come l’abbiano trattata, ultimamente, i suoi incubi incula tori e i suoi<br />

demoni tricazzuti, ma lei smania dalla voglia e, mentre guida, si lascia tastare.<br />

Ride quando le domando dei suoi spettri... mi rammenta uno di quegli irritanti<br />

bastardi di preti che si incontrano ogni tanto... quelli che si tolgono il colletto<br />

inamidato e giocano a dadi con te. Alexandra — dichiara il suo atteggiamento — è<br />

propensa, al pari di chiunque altro, a divertirsi un po' a spese della sua<br />

religiosità.<br />

Si è anche immedesimata — mi dice — in alcune donne che conosce, e ha<br />

goduto dei loro piaceri insieme a loro. Distoglie gli occhi dalla strada e mi lancia<br />

uno sguardo, sorridendo. "È stata una gran bella festicciola, eh, quella da Anna?"<br />

dice.<br />

Come Cristo sarà venuta a saperlo, non lo so. Certo non gliel'avranno mica<br />

raccontato Arthur, o Sid, o Ernest. D'altro canto non voglio credere ai suoi poteri<br />

magici. Se è stata Anna a dirglielo, lei stessa, allora è ancor più zozza di quanto<br />

non la ritenessi finora.<br />

Il tragitto è lungo. Per ingannare il tempo, alzo le sottane a Alexandra e mi<br />

trastullo un po' con lei. Lei guida tranquilla. Ma, quando ci infilo le dita, ha<br />

l'abricot-fendu tutto bagnato. Stiamo percorrendo la periferia. I lampioni si sono<br />

fatti radi, il selciato sconnesso. Perlomeno la via di accesso a questo tempio —<br />

penso fra me e me — è adeguata... sarebbe infatti una delusione se la faccenda si<br />

svolgesse in qualche strada affollata nel cuore della città. Mentre l’auto seguita a<br />

filare, cerco di farmi dire da Alexandra qualcosa di più, tanto per avere una idea<br />

di quello che ci aspetta. Ma lei è abbottonatissima. Si limita a dirmi che verrò a<br />

sapere tutto quanto fra qualche ora...<br />

D'un tratto svoltiamo per una via laterale, percorriamo una sorta di vicolo, che<br />

sbocca in una stradina di campagna. Finalmente, l'automobile si ferma in una<br />

zona molto solitaria, presso un muro di cinta. Non c'è nessuna luce. Io cammino<br />

dietro ad Alexandra con una mano sotto il suo vestito e sul suo culo nudo.<br />

Varchiamo un pesante cancello di legno, percorriamo un vialetto e arriviamo a<br />

una villa fiocamente illuminata.<br />

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"Questo posto," mi spiega Alexandra, mentre la seguo lungo un susseguirsi di<br />

vestiboli e stanze che puzzano di ammoniaca, "era una volta la cappella di un<br />

convento delle orsoline. Fino a qualche anno fa è stato usato da un contadino<br />

come granaio... "<br />

Mi toglie la mano dal culo, mentre entriamo in una stanza più vasta, ma non<br />

meglio illuminata, dove ci sono numerose persone sedute qua e là, e si odono i<br />

loro bisbigli. A occhio e croce giudico che sono i soliti maniaci religiosi, tranne che<br />

le fiche hanno un'aria più succosa e i finocchi sono forse più evidenti. Alexandra<br />

non mi presenta a nessuno, mi fa sedere su una panca e si allontana. Cerco di<br />

attaccare discorso con una graziosa fica che siede accanto a me, ma lei è immersa<br />

in meditazioni e non mi dà retta. Peccato, è una bella troietta. Quando poi mi si<br />

avvicina un troia-maschio, io lo tratto come quella troietta ha trattato me. Non gli<br />

do proprio retta. Dopo un po' lui se ne va.<br />

Di lì a poco ritorna Alexandra. Non la vedo bene in faccia ma, al tatto, sento<br />

ch'è tutta accaldata. Ha il respiro affannoso, gli occhi lustri. "Sono stata a parlare<br />

col canonico," mi fa.<br />

La fica accanto ci lancia un'occhiata simile a un pugnale.<br />

C'è una puzza che mi strangola, in quel posto. Ardono incensi nei turiboli. "Ma<br />

che razza di roba è?" domando.<br />

Alexandra dilata le narici, estasiata, come se veramente le piacesse quel fetore.<br />

"Mirra, datura, elleboro e belladonna," dice.<br />

Si fa silenzio nella sala. Alcuni si inginocchiano. Entra il canonico, preceduto<br />

da due paffuti chierichetti. È in tonaca e cotta, ma in testa porta una specie di<br />

berretto cremisi da cui spunta un paio di corna rivestite di velluto. Si guarda<br />

intorno e posa gli occhi su di me. Annuisce solennemente. Poi si gira e si<br />

inginocchia davanti all'altare, ne sale i gradini e incomincia a celebrare la messa.<br />

I chierichetti distribuiscono scodelle dentro le quali brucia non so che di<br />

puzzolente.<br />

La cerimonia continua. Tutti inalano avidamente la puzza degli incensi. Il<br />

canonico recita in latino. Una donna comincia in silenzio a strapparsi gli abiti di<br />

dosso. Poi ad un tratto afferra due candele nere dai candelabri e si stende, nuda,<br />

sull'altare. Il canonico le posa le mani sul ventre e incomincia a tastarla qua e là.<br />

Lei regge le candele nelle mani, con le braccia aperte a croce.<br />

Un chierichetto porta un gallo nero, lo consegna al canonico, insieme a un<br />

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coltello. Il canonico lo sgozza. Il sangue sgocciola sul seno della donna, poi le cola<br />

sul ventre, dove prende a scorrere insensatamente e ad allargarsi in una chiazza<br />

cremisi. Il sangue si raccoglie intorno ai lombi della donna, poi sgocciola giù sul<br />

pube e sulla fica... Mentre il gallo decapitato cade in terra, il canonico si getta fra<br />

le ginocchia allargate della donna e sugge il sangue dalla sua fica...<br />

Quindi pronuncia una lunga, turpe e appassionata preghiera indirizzata alle<br />

potenze del male. E qualunque cosa voi possiate pensare delle sue intenzioni, o<br />

delle probabilità che abbia di avere successo, dovete ammirare la scioltezza di<br />

linguaggio di cui il canonico fa sfoggio in quella preghiera. Io mi sorprendo ad<br />

applaudire internamente... è una bella preghiera — fra le più belle che io abbia<br />

mai udito — benché non possa dire di trovarmi interamente d'accordo con tutte le<br />

opinioni espresse dal canonico... La preghiera finisce e i chierichetti suonano i<br />

loro campanacci...<br />

È il segnale: il luogo si trasforma veramente in un manicomio, a questo punto.<br />

I fedeli cominciano a spogliarsi. Si odono grida e sussurri, bisbigli ed estatiche<br />

esclamazioni. Il canonico si tira su la cotta. Sotto è nudo. La donna sull'altare al-<br />

lunga una mano verso il suo uccello. Prima che arrivi a toccarlo, però, il canonico<br />

gira su se stesso. I due chierichetti gli si inginocchiano davanti e, a turno, gli<br />

leccano le balle e lo sbocchinano. La donna sull'altare grida qualcosa di<br />

incomprensibile, dopo aver lasciato cadere anche l'altra candela. Allora m'accorgo<br />

che uno dei chierichetti è una fanciulla.<br />

Alexandra è impazzita come il resto della congregazione. Si alza la gonna e<br />

mostra il pube a me e a chiunque voglia guardarlo. Mi infila la mano sotto i<br />

calzoni. La spingo via. Qualcun altro l'afferra. Mentre quello la tasta, lei gli prende<br />

l'uccello e ci gioca.<br />

Il canonico si prepara per la Comunione. Piscia in una pisside. Poi piscia nel<br />

calice e poi in bocca ai suoi chierichetti. Prende un'ostia e la strofina sulla fica<br />

d'una donna, mormorando le preghiere di rito. Lancia quell'ostia fra la folla e tutti<br />

se la contendono accanitamente. Il calice di vino misto a piscio fa il giro. C'è chi<br />

ne beve qualche sorso, chi vi intinge le dita e se ne asperge le pudenda.<br />

Il canonico prende in braccio un chierichetto, poi l'altro, e li depone sopra la<br />

donna sdraiata sull'altare.<br />

Una donna matura e una giovane ragazza si appressano all'altare. Dopo aver<br />

baciato il cazzo al canonico si gettano sulla donna là distesa e le tengono la testa<br />

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fra le loro cosce... la lingua di lei guizza fuori e le succhia... Seguono altre donne,<br />

poi alcuni uomini... Il canonico comincia a chiavarla, mentre le altre donne si<br />

appressano e poi passano oltre.<br />

Viene recata una grossa statua lignea di Satana, posta sopra un piedistallo a<br />

rotelle. Satana è nudo, con un bel cazzo dritto, ben tornito, non troppo grosso, e<br />

due enormi palle. Le pie donne gli si affollano intorno e glielo baciano,<br />

devotamente. Una di esse si inerpica su, e si infila quel membro di legno nella<br />

fica, andando su e giù finché viene. Un'altra donna lo prende in bocca. Due<br />

giovincelle si trastullano con una terza, che un uomo sta intanto inculando.<br />

Io sento qualcosa di molle e peloso pigiarmi una mano. Poi mi sento<br />

abbracciare da dietro; una mano mi si infila sotto i calzoni, e una giovane donna<br />

mi bisbiglia all'orecchio che desidera farsi chiavare da me. Con lei c'è una giovane<br />

amica, che vorrebbe essere chiavata a sua volta. La sua fica è madida e il suo<br />

alito ha il soave odore della mona. Io la sdraio, lei mi sorride dolcemente... ma<br />

arriva un tipo e me la porta via. Costui ha un'altra troia sottobraccio... lei gli<br />

agguanta l'uccello e lo contende all'altra donna.<br />

In un angolo vedo una fanciulla di circa sedici anni. Due donne la tengono<br />

ferma e alcuni uomini la chiavano a turno. Lei urla, si divincola, graffia, finché<br />

ricade esausta. È svenuta, ma gli uomini continuano a fotterla, incitati da una<br />

delle due donne, ch'è evidentemente la madre della fanciulla.<br />

Fra le donne ce ne sono alcune che stanno in disparte, ignorate, e<br />

singhiozzano. Mimano le posture della chiavata, dell'inculata, della pecorina,<br />

dello smorzacandele e così via, ma i cazzi che le fanno spasimare così<br />

violentemente sono puramente immaginari. O sennò, chissà, sono gli incubi a<br />

papparsele. A starle a guardare mi si aggriccia la pelle.<br />

Il canonico ha finito con la donna che funge da altare. I chierichetti ora la<br />

leccano dalla testa ai piedi, per mondarla del sangue del gallo e dello sperma dei<br />

celebranti. Poi in quattro la prendono su e la portano a Satana, la cui lignea<br />

mentula le infilano prima nella vulva e poi nell'ano. Mentre sta lì, impalata, con il<br />

cazzo di Satana in culo, alcuni fedeli, a turno, le infilano il loro, piamente, nella<br />

vagina.<br />

Qualcos'altro attrae la mia attenzione, adesso. Una delle donne si è ribellata.<br />

Incomincia a inveire, invoca i fulmini del Cielo sulla testa del canonico blasfemo.<br />

In men che non si dica la soggiogano, le legano le braccia dietro la schiena e la<br />

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stendono sopra l'altare. Lei urla durante la prima chiavata, durante la seconda,<br />

durante la terza, poi la sua protesta si affievolisce, lei si rassegna, e dopo un po'<br />

eccola in ginocchio a leccare il culo di una donna che sta leccando la fregna a<br />

un'altra.<br />

La testa mi gira. Il chiasso mi assorda. Il fumo infernale è così denso che i<br />

polmoni mi dolgono. Ma il pazzesco spettacolo continua. Quasi ai miei piedi due<br />

uomini si aggrovigliano a una giovane bionda. Uno dei due alla fine riesce a<br />

infilarle il cazzo in culo, allora l'altro glielo infila in fica. Fottuta davanti e di<br />

dietro, a sanviccio, lei intanto ciuccia un grosso cazzo di caucciù. Come una<br />

bambina con il suo ciucciotto pacificatore, la sua tettarella di gomma.<br />

Presso l'altare una donna di trent'anni ha raccattato il gallo nero decapitato.<br />

Lo solleva e se ne infila il collo in bocca, prendendo a ciucciarlo come se fosse un<br />

cazzo. Si avvicina una ragazza, che sembra insonnolita. Chissà per quale<br />

miracolo, ha ancora su mutande e reggiseno. Il canonico allora la denuda e lei gli<br />

prende la verga nella bocca.<br />

Una ragazza che cammina come se fosse drogata vacilla e cade sui gradini<br />

dell'altare. Le hanno tolto i vestiti ma indossa ancora la biancheria intima, calze e<br />

scarpe. Ai piedi del canonico Charenton lei si strappa il reggiseno dal seno, fa a<br />

brandelli le mutande, poi gli bacia le palle e gli posa le labbra sul cazzo. Di lì a<br />

poco eccola giacere in disparte dagli altri, con una donna che la palpa e le allarga<br />

le gambe.<br />

Non ho visto Alexandra prender parte ad alcuna di queste cerimonie. Alla fine<br />

la scopro, in un cantone, nuda ma sola. Gli occhi le sfavillano, alla luce vacillante<br />

dei ceri. La sua espressione è di satanico piacere. Il seno le si erge, coi capezzoli<br />

duri. Mi avvicino a lei. Lì per lì non mi riconosce. Poi mi getta le braccia al collo.<br />

"Voglio essere chiavata," geme. "Voglio che tu mi chiavi..."<br />

Ho un cazzo così duro, io, per me, che mi intralcia i movimenti. Però non<br />

intendo chiavarla in questo posto. Le ordino di rivestirsi. Ma lei non vuole. Allora<br />

agguanto i suoi vestiti, lì per terra, me li metto sottobraccio e la trascino via,<br />

nuda bruca, come me. Lei oppone resistenza... mi dà graffi, morsi, calci... chiama<br />

aiuto.<br />

C'è un tale frastuono, un tale infernale bordello che non credo nessuno possa<br />

udirla. Senonché ci si para davanti il canonico, con l'occhio furioso. I suoi fedeli<br />

però lo subissano, le donne gli si aggrappano ai ginocchi, lo tirano pei lembi della<br />

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tonaca, gli si buttano a pesce fra le braccia. Così posso raggiungere la porta, con<br />

Alexandra a rimorchio, e riesco a trovare la via d'uscita, per quei corridoi.<br />

Appena all'aria aperta, Alexandra ha un crollo. Inciampa, mentre la trascino<br />

verso il cancello, cade sull'erba bagnata, si rialza, e, tendendo le braccia verso di<br />

me, dice, implorante: "Alf! Alf, voglio tornare a casa!‖<br />

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Parte terza<br />

RUE DE LA SCOPÉE<br />

Arthur ha una fortuna sfacciata. A certe cose non ci crederesti, se non le<br />

vedessi avvenire sotto i tuoi occhi. Andar a passeggio con Arthur è come<br />

acquistare un biglietto per il mondo delle fiabe. Se — in sua compagnia —<br />

incontrassi dei folletti, o degli elfi, la cosa non ti sembrerebbe fuori dell'ordinario.<br />

Lo stesso Arthur non ci s'è ancora abituato, alla sua buona fortuna. Rimane<br />

sorpreso come tutti gli altri, quando gli capita qualcosa di fantastico. Parla delle<br />

sue fortune con l'aria di un prestigiatore che un giorno scoprisse che le sue magie<br />

avvengono da sé, senza alcun trucco da illusionista. Insomma, ci resta sbigottito<br />

come gli altri. Cerca di rendere plausibili le sue avventure, sminuendole. Ma, se<br />

conosci Arthur, tu capisci che quelli che lui cerca di gabellare per fatterelli senza<br />

importanza, in realtà sono episodi che sembrano usciti dalle pagine di un libro di<br />

favole.<br />

Un po' di tempo fa, Ernest aveva per le mani una indiana d'America, una<br />

genuina pellerossa. Costei si trovava a Parigi come insegnante all'Accademia di<br />

disegno. Non ricordo dove Ernest l'avesse incontrata, ma, per un po', giocò con lei<br />

a Gran Capo Cazzoduro. Giura che una notte, ubriaco, le "scotennò" la fica —<br />

gliela rase — con un paio di forbici. Una brava figa — dice — ma il guaio era che<br />

lui, Ernest, non poteva dimenticare ch'era indiana, e lui proviene da uno stato<br />

dove gli unici indiani buoni sono gli indiani morti, quindi aveva paura che lei, la<br />

pellerossa, dissotterrasse la scure di guerra, una sera, e vendicasse su di lui<br />

Cavallo Pazzo. Così alla fine le diede il benservito.<br />

Che gli indiani ci sono, lo sanno tutti; e a Parigi se ne incontrano parecchi.<br />

Quindi, la buona fata di Arthur non avrebbe mai sprecato il suo tempo con<br />

qualcosa di tanto ordinario. Se avesse voluto procurargli un'avventura con una<br />

pellerossa, gliene avrebbe fatto incontrare una che avesse come minimo due<br />

fiche... o qualcosa di altrettanto esoterico.<br />

Arthur e io passeggiamo per rue de l'Estrapade, una sera, ammirando le fiche<br />

e le vetrine, dopo esserci fatti un paio di pernod. Il sole al tramonto rosseggia. È<br />

una sera come le altre e non c'è niente, in Arthur, che denoti ch'egli è sotto in-<br />

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cantesimo. Poi, d'un tratto, vediamo una borsetta lì per terra, in mezzo al<br />

marciapiede. La gente ci inciampa, la calpesta, ma non ci fa caso. Arthur la<br />

raccatta e ci sediamo su una panchina per vedere cosa c'è dentro.<br />

Niente soldi. Il destino non tenta mai Arthur. Non occorre che lui decida di<br />

essere buono, di essere onesto, per aver la ricompensa della fatina. Non c'è un<br />

soldo, quindi il dilemma se restituirla o no non si presenta neppure. La si<br />

restituirà senz'altro.<br />

Ci sono fazzolettini, forcine, lacca per le unghie, uno specchietto, una limetta,<br />

alcune pillole, una foto, un paio di lettere, una scatola di fiammiferi... insomma<br />

paccottiglia. Sono deluso, e così pure Arthur. Avremmo sperato di ricavarci alme-<br />

no un paio di bicchierini.<br />

Leggiamo le lettere. Noiosissime. La foto è un po' meglio: una bionda<br />

sorridente, abbastanza carina. "Pensi che sia lei, la proprietaria della borsetta?"<br />

mi domanda Arthur, e intanto legge il nome e indirizzo sulle buste. "Pensi che sia<br />

il tipo da chiamarsi Charlotte? Ha l'aria di valere una chiavata, non ti pare? "<br />

Abita nel quartiere. Ci si può arrivare a piedi in pochi minuti. Arthur vuole<br />

andare a riconsegnare la borsetta per dare un'occhiata alla fica. Il minimo che<br />

può fare è offrirci da bere, o, se è una puttana, magari anche una scopata. La<br />

borsetta è di pregio.<br />

"Metti ch'è una racchia," dico io.<br />

"Macché racchia," dice Arthur. "Anche se non è lei quella della foto, nessuna<br />

befana avrebbe un'amica così. Eppoi, se è racchia, ci offre lo stesso da bere. Mica<br />

siamo obbligati a chiavarla."<br />

"Non so, Arthur, se conviene andarci in due." Il sole è tiepido quanto basta per<br />

agitare l'alcool nella mia testa, e noi, seduti sulla nostra comoda panchina, ci<br />

pensiamo su. "Forse se ci va uno solo di noi, allora... ma non credo che in due ci<br />

rimediamo da scopare, qua. Sarà meglio tirare a testa o croce."<br />

Arthur non vuol saperne. "Abbiamo trovato insieme la borsetta e insieme la<br />

restituiremo. Eppoi, metti che sia stata rubata? Tu mi sarai di testimonio, e io a<br />

te, che a rubarla e svuotarla dei soldi è stato qualcun altro."<br />

Insomma, andiamo entrambi. Strada facendo ci fermiamo in un caffè, a farci<br />

un altro pernod. A questo punto ci poniamo un altro interrogativo: che si fa se la<br />

donna non è in casa? o se viene un uomo ad aprirci? Diciamo che, se lei non è in<br />

casa, ci teniamo la borsa e torniamo un'altra volta. Se viene un uomo ad aprirci,<br />

73


o lo pestiamo o gli consegniamo la borsetta, a seconda di quanto lui è duro e di<br />

quanto noi siamo ubriachi quando arriviamo là.<br />

La portinaia è sorda come una campana. Arthur deve mostrarle una delle<br />

lettere, per farle capire chi cerchiamo. Allora ci indica una porta a pianterreno.<br />

Bussiamo. La porta si apre subito. Sentiamo una vocina quasi ai nostri piedi.<br />

Arthur mi guarda costernato, poi guarda giù di nuovo. Non è una bambina: è<br />

una nanetta.<br />

Arthur balbetta qualcosa e poi le porge la borsa. La nana la riconosce e capisce<br />

perché siamo venuti. Ci invita ad entrare. Arthur mi spinge avanti. Sembra di<br />

entrare in una casa di bambole.<br />

Ci viene offerto subito da bere. La nana ha capito che ne abbiamo davvero<br />

bisogno. Ci lascia lì seduti sul divano e va a prenderci da bere. Né Arthur né io<br />

riusciamo a spiccicare parola. Ci guardiamo l'un l'altro e poi giriamo gli occhi<br />

intorno. Parte dei mobili, come il divano, è di dimensioni normali; gli altri sono<br />

invece in miniatura.<br />

La bottiglia di whisky che la nana è andata a prendere è grande quasi quanto<br />

lei. Per la terza o quarta volta Arthur racconta come abbiamo trovato la borsetta.<br />

È tutto quello che trova da dire. E ogni volta la nana ci ringrazia, e noi ci sentia-<br />

mo un po' più idioti.<br />

Non è prevista dal galateo, una situazione come questa.<br />

Cosa si può dire a una nanetta? Ovviamente, ci saranno argomenti di cui<br />

parlano... ma un nano... Cristo, i nani vivono in un mondo tutto loro. Vorrei non<br />

essere venuto.<br />

È carina la nana, però. Almeno per una nana. Non ha l'aria di una bamboccia,<br />

come tante; sembra bensì la miniatura d'una donna normale. Ha belle gambette,<br />

un bel culino, e le tette... suppongo che possano dirsi grosse, in proporzione al<br />

resto. Guardo Arthur e vedo che anche lui ha notato queste cose. Il whisky è<br />

buono e mi fa sentire meglio. Ne accetto un altro.<br />

La nanetta dopo un po' incomincia a farci gli occhioni dolci. Ci chiede di noi,<br />

cosa facciamo, cosa non facciamo, e così via. Quanto a lei, fa parte di un circo e<br />

abita lì fra una tournée e l'altra. Tutto questo con una vocina sottile e argentina,<br />

che fa pensare a un uccello canoro. Faccio un segno a Arthur — inutile restare —<br />

e prendiamo congedo. Lei ci invita a tornare, qualche altra volta. Il suo nome è<br />

Charlotte... Charlotte...<br />

74


Arthur e io ci imbuchiamo nel primo caffè dei paraggi. Arthur è rimasto scosso<br />

e attacca a fare un sacco di domande, alle quali io, naturalmente, non so cosa<br />

rispondere. Hanno i peli intorno alla fica? E quanto è grande? E come scopano?<br />

Si sfrega le mani. Perdio, se solo avesse il coraggio di tornarci, e scoprirlo! "Voglia,<br />

ne aveva, vero Alf? Era disposta a farsi sbattere, vero Alf?"<br />

Sediamo lì e beviamo un cicchetto via l'altro. Io cerco di immaginarmi come<br />

sarebbe la nana a letto, di figurarmi quei ditini che arpeggiano sul mio cazzo, e<br />

tutto il resto... E il titolo di questa sceneggiata mi scorre ripetutamente sul<br />

cervello come un rivoletto d'acqua. Pomeriggio con un Elfo.<br />

Toots mi viene a trovare, perché parte. Lascia Parigi forse per sempre. Con il<br />

ricco americano, nientemeno. Lei e Henry sono arrivati, infatti, a una sorta di<br />

accomodamento. Non riesco a strologare se si sposeranno o no, ma suppongo di<br />

sì. Henry, essendo un tipo pratico, si è convinto che aver al fianco una come<br />

Toots è una forma poco costosa d'assicurazione contro infortuni che potrebbero,<br />

altrimenti, derivargli dalla frequentazione di tipi come Peter. La porta a Londra e,<br />

di là, forse in America.<br />

Io cerco di pensare che ne penso ma è uno sforzo troppo duro, di mattina a<br />

buon'ora.<br />

Dopo un po' Toots mi chiede l'indirizzo di Anna. Vorrebbe passare a salutarla.<br />

Fingo di non saperlo. Anna non sta mai fissa in un posto tanto a lungo, le dico.<br />

Stronza, soggiungo fra me, se avessi detto chiaro e tondo che ti va di fare<br />

lesbicate con Anna, te l'avrei dato, l'indirizzo.<br />

Andiamo a fare colazione insieme. Ma non ho fame. Toots è bella e io l'ho<br />

chiavata, e adesso lei parte... chi riesce a mangiare, in tali circostanze? Non serve<br />

far presente a me stesso che non sono innamorato di Toots, che non l'ho mai<br />

amata e mai potrei innamorarmene. Dovrei però esserne innamorato, e dovrebbe<br />

spezzarmisi il cuore. È per commiserazione verso la persona che non sono, che<br />

non ho appetito. Potrebbe passare molto tempo prima che un'altra bella fica come<br />

Toots entri nella mia vita...<br />

Per strada incontriamo Carl. È molto avvilito. Io devo andare al giornale, e così<br />

dopo un po' li saluto. Sono convinto che non rivedrò Toots mai più. Invece, un'ora<br />

dopo, quando scendo, me la trovo nell'atrio. Ha scaricato Carl e vuole stare un po'<br />

con me.<br />

75


Mi parla di Parigi. Ora che se ne va, pensa che dovrei andarmene pur io.<br />

Andare a Nuova York. O sennò a Berlino. In genere chi se ne va da Parigi pensa<br />

che quelli che vi restano sprechino il loro tempo e le loro sostanze, in questa città.<br />

Insomma si pensa che a Parigi puoi avere successo ma devi andar altrove per<br />

coglierne i frutti.<br />

Toots sta ancora cercando di persuadermi a lasciare Parigi quando arriviamo a<br />

casa mia. Ma una volta dentro, cambia umore. È venuta per farsi chiavare, e non<br />

vuol perdere tempo in chiacchiere. Ho appena chiuso la porta, che è già fra le mie<br />

braccia, strofinandosi contro Giannettaccio. Incomincio a spogliarla.<br />

È senza mutande... Questa è la prima cosa di cui mi accorgo. Dite quel che vi<br />

pare, a riguardo delle dolcezze recondite: a me piacciono invece le cose allo<br />

scoperto, dove puoi affondarci le mani quando ti pare e piace, senza lacci, fibbie,<br />

fiocchi, nastri o che. Tastandola e palpandola, le sollevo il vestito fino a metterle il<br />

culo a nudo, nonché quella interessantissima veduta anteriore. Poi, sebbene lei<br />

cominci a infilarmi le dita nella pattuella, io faccio qualche passo indietro, per<br />

rimirarla.<br />

Essa sta là, estatica, tenendosi la gonna sollevata, per mostrare di cosa son<br />

fatte le donne. Rosea e pelosa, dolce e puzzosa — si diceva quand'ero ragazzo. Lei<br />

resta un po' così, poi si mette a camminare su e giù per la stanza, come a una di<br />

quelle parate di fiche, quei concorsi di bellezza che si vedono al cinegiornale. Culo<br />

nudo, sorcia nuda, pancia nuda... Che bel vedere! In questo Toots è veramente<br />

eccezionale: sa quanto è bella la sua fica, e tuttavia non ne è avara.<br />

Sfido che Carl ci perde il senno. Chiunque diventerebbe matto, ad aver una<br />

sorcia come quella nei paraggi e non essere capace di chiavarla. Sarà meglio per<br />

lui, quando lei sarà partita...<br />

Mentre la guardo, penso: che cosa tremenda dev'essere avere, allo stesso<br />

tempo, una bella amante e lo scolo. Terribile! Mi si gela il sangue a pensarci.<br />

Toots finisce di spogliarsi, e continua a far sfoggio di quel culo, pelosetto fra le<br />

chiappe. Oliando si china, le tette le oscillano pian piano. Lei si accarezza il<br />

ventre, si dà una grattatina. Che disgrazia sarebbe aver lo scolo, in siffatto<br />

frangente. Giuro a me stesso di stare sempre doppiamente attento, in futuro.<br />

Toots arretra quando mi avvicino per darle un'altra tastata. No, non fa la<br />

ritrosa, mi dice. Ma, se le metto le mani addosso, e comincio a strizzarle le<br />

chiappe e giocar con le tette, ebbene, lei certo comincerebbe subito a gingillarsi<br />

76


con Gian Giovedì, e lui allora le si infilerebbe dentro... e finiremmo per fare<br />

l'amore sul pavimento. Invece, il letto è molto più comodo.<br />

Sul letto si getta bocconi, dischiude le cosce. Quel bel culo nudo rappresenta<br />

un problema che tocca a me risolvere. Tiene le cosce spalancate... cazzo, ha un<br />

metro d'apertura di ginocchia. Si è lasciata su le calze di seta: le giarrettiere le<br />

stringono le cosce, producendo un bel rigonfio. Si è sciolta i capelli. C'è una<br />

piccola catasta di forcine presso il cuscino. A vederla da dietro diresti che avrebbe<br />

bisogno di una gran quantità di forcine da usar fra le gambe. Il suo pelo pubico è<br />

lungo, riccioluto e muschioso. Penso ad Anna, e al suo pelo pubico che sembra la<br />

barba di una capretta. Poi ricordo che Anna e Toots si sono conosciute molto<br />

bene, la sera che passarono ubriache qui da me. Toots ne sa tanto quanto me<br />

sulla barba caprina di Anna. E Anna sa, su Toots, cose ch'io ci penserei due volte,<br />

prima di impararle per mio conto.<br />

Ho buona memoria per cose di questo genere: le rivedo chiare e nette, come<br />

avvennero in realtà, senza quell'alone sfumato che hanno talvolta le cose, come<br />

quando, per esempio, le sogni. Mi perdo un momento in rimembranze, prima di<br />

montare sul letto e dare una pacca sul culo di Toots. Lei certo se l'aspettava. Ma<br />

caccia un urlo.<br />

Si solleva su un gomito e si volge verso di me, per dirmene di tutti i colori... ma<br />

vede il mio cazzo — che è un battagliero battaglio a 'sto punto — e allunga una<br />

mano verso di esso. La stessa mano con cui si grattava il culo. Affonda le dita nel<br />

mio pube. Il suo culo è molto interessante. Una chiappa rossa e una bianca. C'è<br />

l'impronta delle mie dita, che affiora pian piano, come una lastra fotografica che<br />

viene sviluppata.<br />

Il suo Henry la sculaccia, mi confida. Troppo spesso e troppo duramente,<br />

secondo lei. No — soggiunge — non l'ha mai scopata né dà segni di volerla<br />

scopare. Non gli interessa proprio. Però le dà grandi sculacciate e quando lei salta<br />

su e strilla, lui ride fragorosamente. "Pensi che sia un sadico? Metti che mi<br />

menasse? Sarebbe orribile!" E sospira, rabbrividendo, al pensiero di quanto<br />

orribilmente delizioso sarebbe, se lui la frustasse.<br />

Cristo, il cervello delle donne è un cervello di gallina. I suoi meccanismi sono<br />

così semplici! Quindi le dico — poiché è quello che vuol sentirsi dire — che Henry<br />

è certo una moderna versione di Gilles de Rais, detto Barbablù. Ah, quanto le<br />

piace! Forse — azzarda — ha amici che hanno gli stessi suoi vizi crudeli... può<br />

77


darsi che organizzino orge di lussuria e dolore... Sfrena la fantasia e, ecco, si vede<br />

nelle vesti di una giovane sposa fiduciosa — ah, se solo potesse esser di nuovo<br />

vergine — attirata in un tranello e data in pasto alle sconce e crudeli e raffinate<br />

brame di un branco di sadomasochisti, ospiti di suo marito. Perdio, se non la<br />

fermo, finirà per credere sul serio a tutte queste fantasie, e addio, non si sposa<br />

più. E questi miei bei commiati saranno sprecati...<br />

Incomincio a sfilarle il vestito dalla testa e, quando le ho imprigionato le<br />

braccia, do un giro e la lascio così. Lei si dimena, si divincola... Delizioso! E<br />

tuttavia mi implora... mi prega di liberarla... Ma la voce la tradisce. Dalla voce si<br />

capisce che le dà gusto. La tasto, le accarezzo il seno, saggio la compattezza delle<br />

cosce, quindi esamino il suo conillon nei più minuti dettagli. Lei torce gli alluci,<br />

scalcia — ma non forte — e geme e rantola di piacere. Le sue ascelle sono<br />

particolarmente nude e inermi, per qualche oscura ragione...<br />

Quando la libero, fa l'offesa. "Non voglio avere più nulla a che fare con te," mi<br />

fa, mettendo il broncio. Al tempo stesso però si sfila le scarpe. "Sei così forte, tu,"<br />

sospira. Il che è una cazzata. A malapena riesco a trascinarmi fino a un bar, di<br />

questi giorni. Al massimo posso portare una donna discretamente pasciuta in<br />

braccio dal divano al letto.<br />

"Che cosa intendi fare?" mi domanda, vedendo che mi sto togliendo i<br />

pantaloni. Poi soggiunge: "Tre son le cose che potresti farmi..." E si accinge a<br />

enumerarle. (Cosa sarebbe il sesso senza il discorso sul sesso?) "Potresti," lei dice,<br />

"chiavarmi, oppure farmelo ciucciare, oppure incularmi. Che cosa intendi lare?"<br />

Vuole che prima glieío dica, che le racconti cosa sto per farle. Ah, Toots, sei<br />

una tal puttana! Ti froderei, e froderei me stesso, se ti lasciassi uscir dalla mia<br />

vita senza averti fatto tutte e tre le cose. Sì, cara: te lo metterò in bocca, in fica e<br />

in culo. Ti fotterò tanto da segnarti per sempre, da lasciare su di te il segno del<br />

passaggio del mio cazzo — come un'orda di barbari. Non crescerà più erba su di<br />

te, sarai un cumulo di macerie fumiganti, sarai la superba Troia combusta e<br />

doma! Ti sburrerò anche nelle narici, mi netterò il cazzo nei tuoi capelli. Riempirò<br />

tutto il tuo corpo di scopate, la tua mente di scopate, la tua anima di scopate. Il<br />

mio cazzo ti penetrerà, ti riempirà finché traboccherai, la mia grande scopata<br />

sconvolgerà te e ricadrà sui tuoi figli, sui figli dei tuoi figli, per dieci generazioni, i<br />

tuoi discendenti risentiranno l'effetto di questa grande scopata, si sveglieranno di<br />

notte, come memori di un grande terremoto, di una catastrofe tellurica immane, il<br />

78


cui ricordo vive perenne in ogni loro fibra, in ogni cellula del loro corpo.<br />

Abbraccio Toots a mezza vita e le poso la testa sulle cosce. Lei mi afferra<br />

l'uccello e lo bacia, in estasi, mentre io mordicchio la sua morbida carne e le<br />

strofino il naso sulla pancia. La dolce puzza della sua mona è simile all'odore di<br />

uve che marciscono al sole. Toots mi lecca le balle. La sua bocca è molle e<br />

languida.<br />

Con i denti comincio a strappare le calze di seta, le faccio a brandelli, poi<br />

rosico le giarrettiere... Ben presto tutto quello che avanza è un frammento, simile<br />

a un calzino malfatto, che le avvolge una caviglia. Toots divarica le gambe. Oh,<br />

muore di voglia. Vuole che la mia lingua le si insinui nella fessa, che la lecchi<br />

nell'intimo. Ma non solo questo, desidera. Mi stringe il cazzo fra le dita, lo<br />

strangola, finché il muso di Gian Giovedì si fa paonazzo, come un peperone, poi,<br />

prendendomi le palle in una mano a coppa, se lo infila nella bocca.<br />

I peluzzi ricoprono il ventre di Toots come un velo finissimo. Risalgo con la<br />

lingua fino al suo ombelico poi ridiscendo giù verso la figa. La pelle sa di latte<br />

salato. Io la stuzzico e la torturo fingendo di esser sul punto di infilarle la lingua<br />

nella passera, invece no, seguito a leccare intorno. Lei impazzisce di frustrazione.<br />

Sbava e spruzza sul mio uccello. Poi, quando meno se l'aspetta, le infilo la lingua<br />

nella dolce fessura e comincio a succhiare, titillando la dito. Mi serra le cosce<br />

intorno alla testa. La mia lingua guizza come una biscia dentro e fuori.<br />

Parte... Non ci vedremo più, probabilmente. Quindi Toots, che già fu di Carl e<br />

adesso è praticamente di tutti, si comporta senza alcuna inibizione, come fosse<br />

ubriaca, irresponsabile. Probabilmente io sono soltanto una tappa, nel suo giro di<br />

visite d'addio ai vari amici di Parigi, alla vigilia della partenza. A tutti vuol lasciare<br />

un ricordino, offrire un ultimo assaggio, della sua zozza puttaneria.<br />

Mi implora di venire. Alla stessa maniera disperata in cui le donne implorano<br />

di venire chiavate, Toots mi implora di sburrarle nella bocca. Vuole in bocca la<br />

prima sburrata, la più densa, la più ricca, la più acre e saporita.<br />

Gian Giovedì è lieto quanto me di accontentarla. Lei mi serra più forte la testa<br />

fra le cosce. Sento dai suoi spasimi che inghiotte avidamente lo sperma.<br />

Non è ancora venuta. Seguito a leccarle e succhiarle la fica. Toots non smette<br />

di ciucciarmi l'uccello, tanto forte che mi fan male i coglioni. Se voglio serbarmelo<br />

sano, devo toglierglielo di bocca. Quando glielo tolgo, lei mi vomita addosso<br />

improperi, contumelie, insulti...<br />

79


Poi mi racconta alcune sue esperienze erotiche. Perché mai le donne hanno<br />

questo impulso, questa coazione a confessare? Fa parte del loro sadismo. Toots<br />

mi confessa che s'è fatta scopare persino da un cinese. Allibisco, trasecolo. Mica<br />

da uno studente, no, da un lavandaio cinese. Non riesco a capire. Mai pensato<br />

che una donna potesse provarci gusto, con un cino. Sono piccoli, han le gambe<br />

storte, il petto incavato. Non riesco assolutamente a immaginare come una donna<br />

possa ricevere una decente chiavata ad opera d'un cinese, come possa trovare un<br />

minimo di goduria in tale esperienza.<br />

Toots riprende a leccarmi i coglioni, poi le cosce, poi entrambe le ganasce del<br />

mio culo, poi mi infila la lingua nel bucio, e spinge contro lo sfintere e sugge. Che<br />

troia! Le dà evidentemente un gusto matto. Tanto che se ne viene. La linfa monale<br />

sprizza da lei come se cento valvole si fossero d'un tratto aperte.<br />

Quella bella leccata di culo mi ha ricaricato il cazzo. Non voglio che smetta. Le<br />

spingo di nuovo la testa fra le mie cosce finché non ricomincia a usare la lingua<br />

come un succhiello e infilarmela su per il retto. Poi mi butto a mia volta sul suo<br />

culo. È un bel culo muliebre, pieno di ciccia e liscio. Le slargo le chiappe, le<br />

rimiro il buciolino. Diresti che non n'ho mai visto uno. Toots ridacchia di me.<br />

Quel buco è vivo. Si muove, palpita, sembra respirare. I buci-di-culo si<br />

prestano a studi molto interessanti. Magari non ci scopri il segreto dell'universo,<br />

però è molto meglio che studiarti l'ombelico.<br />

Toots non ha niente da imparare in fatto di perversioni. Dal momento che l'ho<br />

già inculata, sa cosa si deve aspettare, e si prepara. Si mette in posizione. Il culo<br />

è a mia disposizione, come un festino. La monto e faccio sentire l'odore di quel bel<br />

culo a Gian Giovedì. Lui ci si ficca dentro, e Toots comincia a gemere di nuovo.<br />

La fotto a più non posso. Lei è tutta contenta. Tranne che non ho abbastanza<br />

mani per soddisfarla interamente. Vuole che le tasti le tette, che le diteggi la fica,<br />

che l'accarezzi dalla testa ai piedi, tutto simultaneamente. Per rimediare in parte,<br />

si balocca con se stessa. Oh, mio dio, quanta capacità di godimento ha questa<br />

baldracca!<br />

Quando è ben cotta da quella parte, la ribalto e mi dedico alla sua passera.<br />

Toots si mette a urlare. Vuole essere chiavata, sì, ma anche inculata. Perdio, mica<br />

sono uno di quei demoni tricazzuti di Alexandra, io. Non vedo come possa<br />

accontentarla. Toots ha un'idea. Sul comò c'è una spazzola dal manico lungo e<br />

arrotondato. Mi dice di prenderla.<br />

80


Giela do. Ci sono due modi per assicurarsi una buona chiavata. Uno è fare il<br />

prepotente, l'altro è assecondare la vacca, qualunque cosa le zompi in zucca.<br />

Gliela do, quindi. E lei se l'infila nel buco del culo. Io le infilo il batacchio pella<br />

fica. Ho paura che se ne venga senza il mio concorso. Manovra con tale destrezza<br />

quella spazzola. Io allora ingaggio una gara. Il mio manico e quel manico di legno<br />

sembran due purosangue che lottano a collo a collo sulla dirittura d'arrivo,<br />

all'ippodromo.<br />

Lei è talmente arrapata che sprizza un calore, un'energia sufficiente a mandar<br />

avanti la metropolitana di Parigi per tre ore. La sua pelle è talmente lubrica, si<br />

dimena e si dibatte talmente che sembriamo un groviglio di bisce, una massa di<br />

anguille frenetiche. Finché ce ne veniamo insieme.<br />

"È stato magnifico," dice lei, e non soggiunge altro. Non s'è ancora sfilato il<br />

manico della spazzola dal culo. Seguita anzi a muoverlo su e giù. Io glielo ficco<br />

dentro tutto quanto, per fotterla ancora, visto che John Thursday non ce la fa<br />

più.<br />

Quanto chiasso può fare una fica! Se continua così richiamerà tutta la gente<br />

del vicinato. Verranno qui a guardare. Le metto un cuscino sopra la faccia e<br />

continuo a rimestarle nel culo con il manico di spazzola. Non ne può più, grida,<br />

naturalmente, dice che la sto ammazzando, e così via. Devo ammettere che è<br />

coerente, per una figa. Si lamenta, inveisce, implora che smetta, ma il suo tono di<br />

voce la tradisce. Le dà un gusto matto, un folle piacere, che si abusi di lei. Io la<br />

maltratto, e in maniera schifosa per giunta. Quindi adempio al suo volere e ri-<br />

conosco i suoi diritti e soddisfo le sue legittime esigenze, strapazzandola con<br />

quella spazzola. Se ne viene di nuovo. E gode, perdio, come gode!<br />

Mi siedo sulla sua schiena e le contemplo il culo. È esausta, sazia, frolla. Ma<br />

quelle due grasse chiappone mi tentano. Prendo la spazzola, per il manico<br />

stavolta, e le do giù di piatto, con tutta la forza, sculacciandola ritmicamente. A<br />

ogni sventola lei urla di dolore, ma al dolore c'è misto il piacere. Tanto che alla<br />

fine implora: "Ancora... ancora..."<br />

Le do giù con più vigore, con più rabbia, prendi maledetta figa, prendi questo,<br />

baldracca, e questo, e questo! Lei ripete: ―Ancora... ancora..." Geme, le esce un<br />

lagno di dolore dalla gola, ma il piacere è anch'esso intenso. Ah, puttana<br />

maledetta! zozza troia! lurida bagascia!<br />

Il culo è tutto rosso. Allora rigiro la spazzola dall'altra parte e le do giù dalla<br />

81


parte delle setole aguzze. Il nuovo tormento la inebria. Adesso il suo culo è tutto<br />

pinturicchiato, come un quadro di Seurat. E scotta. È rovente. Domani sarà tutto<br />

un livido.<br />

Getto via finalmente la spazzola e vado di là a pigliare una bottiglia di vino.<br />

Quando torno, lei giace nella stessa posizione. Verso da bere. Beviamo un paio di<br />

bicchieri ciascuno. Poi, in silenzio, lei comincia a rivestirsi. Sulla porta, con la<br />

mano già sulla maniglia, si volta. Mi abbraccia e mi bacia appassionatamente.<br />

"Grazie," mi dice. "Grazie, grazie!"<br />

Addio Toots.<br />

Ernest vive nell'angoscia. Sono due settimane che non fa che pensare<br />

all'inventore pazzo. Non tanto a lui quanto alle sue donne, la moglie e la figlia. Da<br />

quando ha scoperto che, né come marito né come padre, non gliene frega niente<br />

di loro, chi le chiava le chiavi, Ernest non sa darsi pace. C'è qualcosa che non va,<br />

in questo, ripete, sconsolato. Il conto non gli torna. Non c'è gusto a scopare una<br />

moglie, se non hai la certezza che questo farebbe soffrire il marito.<br />

O sennò, pensa Ernest, le due donne hanno lo scolo e lui gioisce all'idea che lo<br />

attacchino ad altri. O può pure darsi che sia d'accordo con qualche fotografo.<br />

Mentre scopi, ti vengono scattate delle foto. A scopo di ricatto. O sennò perché lui<br />

vuol avere il divorzio per colpa di lei. Io gli faccio notare che non può mica<br />

divorziare dalla figlia, ma Ernest scuote la testa ed è sempre più convinto che ci<br />

sia qualcosa di strano, sotto. Vuole scoparsi ambedue le fiche, ma non vuole star<br />

al gioco di Snitzgrass. Che razza di nome! Perfino nel nome — dice Ernest — c'è<br />

qualcosa che non va. "Hai mai sentito nessuno chiamarsi Snitzgrass? È<br />

ovviamente un nome falso. C'è qualcosa di poco chiaro, in tutta la faccenda."<br />

Poi, una sera, mi propone di andare insieme a lui a casa di questo inventore,<br />

Fitzberg o Whistfast, o come si chiama. Dice: "Uno di noi lo porta a far due passi,<br />

e l'altro, rimasto in casa, si scopa o la moglie o la figlia, o tutt'e due."<br />

Accetto la proposta, poiché sto lavorando a un articolo intitolato Dove ci sta<br />

conducendo la scienza? e spero di raccogliere materiale utile. Ernest ha tanta<br />

fiducia nel potere della stampa quanta una "madama" parigina.<br />

Mutzborg — questo risulta essere il nome esatto — è un uomo saltellante, con<br />

una gran barba rossa vaporosa, che gli serve anche da nettapenne, puliscilenti e<br />

salvietta. Ci mostra prima le sue ultime invenzioni, e poi ci presenta le due fiche.<br />

82


Le invenzioni si trovano in cantina. Si tratta perlopiù di pelapatate di nuovo tipo o<br />

di strambi attrezzi dai molteplici usi domestici. L'unica invenzione pratica è un<br />

nuovo tipo di cemento, leggerissimo, che si sfalda e si sbriciola appena lo tocchi.<br />

Nel complesso, una raccolta di ciarpame. Mutzborg è, lui stesso, altrettanto poco<br />

interessante. Non potrò cavar niente, da lui, buono per il mio articolo. Lui però si<br />

prende terribilmente sul serio.<br />

La moglie e la figlia sono molto meglio. La ragazza avrà sì e no diciottenni. La<br />

madre è un po' sotto i quaranta. È lei che ci ha i soldi, mi ha informato Ernest.<br />

Bella e ricca com'è, non riesco a capire come abbia potuto sposare quel pidocchio<br />

barbuto. Forse perché porta le corna con tanta disinvoltura.<br />

Durante la cena tutto fila a puntino. Non si fanno discorsi indiscreti. Cristo, da<br />

quello che m'aveva detto Ernest, m'aspettavo che fra una portata e l'altra ci fosse<br />

un interludio di pompini e seghe. Invece si discorre della situazione politica inter-<br />

nazionale, del clima nell'Italia del sud e delle mirabilia d'America.<br />

Dopo cena comincia lo spasso. Mutzborg confessa, timidamente, che c'è<br />

un'invenzioncella che non ci ha ancora mostrato. Va a pigliare una bottiglia e la<br />

scruta contro luce. Contiene un liquido nerastro, che pare inchiostro. Senonché è<br />

una bevanda di sua invenzione, distillata da elleboro, belladonna, avena, aloe,<br />

cicoria e non so che cos'altro. Senz'altro, ci sarà dentro anche la cantaride — noto<br />

afrodisiaco.<br />

Offre quel suo elisir, a tutti quanti, in bicchierini da rosolio. Il sapore è quello<br />

del whisky di contrabbando all'epoca del proibizionismo, ma più disgustoso.<br />

Mutzborg ci confessa che non s'è mai azzardato finora a berne più di un sorsetto.<br />

Dopo averne tracannato un misurino, si mette subito a cantare. Sua moglie dà<br />

segni di irrequietezza.<br />

Dopo un altro bicchierino per ciascuno, è Ernest che si mette a cantare. La<br />

figlia mi lancia occhiate dolci. Mutzborg esce dalla stanza per andare a prendere<br />

dell'acqua di seltz. Noi nel frattempo ci scoliamo un altro bicchierino.<br />

I piedi e le mani cominciano a ronzarmi. È più che un formicolio. Sento i nervi<br />

tendersi, quando muovo le dita, e vibrare come corde di pianoforte, su note<br />

differenti. I colori della stanza diventano eccessivamente brillanti. Mi stupisce<br />

riscontrare che non sono paralitico. La pelle mi s'è fatta estremamente sensibile.<br />

Tutti sono entusiasti di questa invenzione, compreso Mutzborg. Nel giro di<br />

un'ora, scoliamo l'intera bottiglia. La figlia di Mutzborg è bravissima a mostrarmi<br />

83


le cosce di nascosto dai genitori. Ernest siede sul divano accanto alla moglie del<br />

padron di casa. Con una mano le tasta il culo, di soppiatto. Mutzborg vagola<br />

dentro e fuori, ai confini della conversazione, saltellando qua e là per prendere<br />

sigarette, o questo o quello, e ben presto, a furia di saltellare, s'è intontito.<br />

Borbottando qualcosa a proposito del libero amore, si accascia sulla sua poltrona<br />

e si addormenta.<br />

La moglie propone a Ernest di mostrargli il giardino al chiardiluna. Escono<br />

insieme, dignitosamente. Il bello di questo liquore mutzborghese è che non<br />

intralcia la locomozione, Ernest sciupa un po' l'effetto quando dà alla donna un<br />

gran pizzicotto al culo, e lei caccia uno strillo, proprio quando stanno per varcare<br />

la soglia.<br />

La razionale conversazione è stata abbandonata già da un pezzo, quindi la<br />

figlia di Mutzburg e io ci mettiamo a dire scemenze qualsiasi. A me il battaglio mi<br />

si è fatto battagliero, e, non riuscendo a trovare altri argomenti, gli mostro quello.<br />

Lei capisce l'antifona a volo, mica è tarda di cervello, la piccina.<br />

Un bel cazzo non è mica sciupato, per questa fichetta. È sveglia, e sa di che si<br />

tratta... Si dimena sulla sedia come una che ci ha una cimice nel buco del culo, e<br />

mi mostra tutto quanto, fino all'orlo delle mutandine bianche. Suo padre seguita<br />

a russare.<br />

Cinque minuti, e poi... "vogliamo...?" Così... proprio così... "vogliamo...?"<br />

Mentre a me l'uccello mi freme sotto i calzoni, lei va a spegnere tutte le luci,<br />

tranne un lumino. Ci trasferiamo sul divano. Che troia, potrebbe almeno portarmi<br />

in camera sua. Almeno sua madre ha avuto la decenza di scendere in giardino.<br />

Lei non mostra nessun rispetto, la puttanella, per quel povero vecchio che ronfa.<br />

È bello, farsi di nuovo una di queste troiette giovani. Non è tanto giovane da<br />

essere acerba, ma non ha ancora raggiunto la maturità della maggior parte delle<br />

fiche che ho usato ultimamente. Le sue gambe sono sode... le sento contro le<br />

mie... il suo ventre è piatto ma non così le sue tette... e lei è vogliosa... ma non<br />

groppo vogliosa. È una brava ragazza.<br />

Abbiamo una breve discussione intorno a quasi ogni cosa che io voglio fare. Io<br />

voglio spogliarla, ma è qualcosa che bisogna fare un po' alla volta. Ma più tempo<br />

ci si impiega, e più Gian Giovedì sembra farsi grosso, quindi non m'importa. Non<br />

mi corre dietro nessuno.<br />

Le tolgo le scarpe. Le tiro su la gonna. Le sto sfilando le mutande, quando<br />

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iecco la madre con Ernest.<br />

"Oh, pardon!" dice la donna, e vorrebbe fare dietro front. Prende Ernest<br />

sottobraccio, per portarlo via con sé. Ma lui resta fisso a guardare la ragazza e<br />

me. Inutile ormai tirar giù il vestito alla ragazza. Lei arrossisce e guarda la parete.<br />

Forse era umido in giardino.<br />

La donna torna a chiedere "pardon" ma smette di tirare Ernest per un braccio.<br />

Evidentemente le sue teorie non si sono estese fino al precetto in base al quale le<br />

persone dovrebbero scopare allo scoperto, come cani, ed è evidentemente una<br />

nuova esperienza per lei vedere la figlia venire spogliata per fare l'amore. Sta là in<br />

forse, ma è ubriaca o drogata, a seconda di cosa c'era dentro quel liquore di<br />

Mutzborg... e così viene avanti insieme a Ernest.<br />

La figlia è terribilmente imbarazzata. Tuttavia non si ricopre con la gonna. Né<br />

io tiro via di là la mano che le ho infilato fra le cosce. Noto che due bottoni, nella<br />

pattuella di Ernest, sono slacciati...<br />

Le due fiche Mutzborg cercano di comportarsi con naturalezza, dopo qualche<br />

attimo di smarrimento. Ernest e io non ce ne diamo pensiero. E mentre loro<br />

parlano fra loro, Ernest si siede sulla sedia che prima occupava la ragazza e si fa<br />

sedere la donna in grembo. Ernest, lo so, è pronto a tutto, e, a giudicare<br />

dall'aspetto delle cose, anche la madre della ragazza lo è. Ernest le infila una<br />

mano sotto il vestito e, dopo aver dato una lunga occhiata a Mutzborg, comincia a<br />

giocare con lei. La ragazza arrossisce maggiormente...<br />

A me occorrono circa dieci minuti per trovare il coraggio di passare all'azione, e<br />

a Ernest per tirare su il vestito della sua fica, sì da mostrarne il culo nudo al<br />

mondo intero. E, allora, al diavolo. Non me ne fregherebbe niente anche se l'in-<br />

tera camera dei deputati stesse a guardare. La ragazza sembra pensarla più o<br />

meno alla stessa maniera... il liquore sta ancora facendo effetto.<br />

La donna ha tirato fuori l'uccello di Ernest e ci sta giocando, ma la maggior<br />

parte della sua attenzione è rivolta a quello che succede dove siamo noi. Sta a<br />

guardare, calmissima, mentre io finisco di spogliare sua figlia, ma quando mi<br />

spoglio a mia volta diventa ansiosa, a quanto pare, per qualcosa.<br />

"Oh mio Dio!" esclama, torcendosi le mani. "Oh mio Dio!" Cade tutt'a un tratto<br />

fra le ginocchia di Ernest, e, prima che lui riesca ad agguantarla, sbatte il culo<br />

per terra, con il vestito sollevato e la fica puntata verso di me, come se scattasse<br />

delle fotografie con essa. Ernest non riesce a risollevarla, lei è troppo presa da<br />

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quello che sta accadendo a sua figlia per dare, a lui, l'attenzione che merita.<br />

Finalmente, poiché non può fare nient'altro, lui le sfila il vestito dalla testa. A lei<br />

questo non dispiace... non sembra neanche accorgersi di quello che lui la. E siede<br />

là, sul suo gran culo, con indosso soltanto calze e scarpe, disinvolta come se fosse<br />

completamente vestita.<br />

La ragazza, a tutta prima, cerca di tenermi celata la passeretta. La protegge<br />

pudica con le mani, serrando le cosce. Ma quando comincio ad accarezzarla — e<br />

Gian Giovedì a darle testate sul pancino — lei esce dal suo guscio di pudore virgi-<br />

nale. Dischiude le cosce quel tanto che mi consente di titillarle il nicchio, di<br />

tentarle il buchetta del culo con timidi colpi di dito.<br />

Questa ragazza è una puttana nata, ma ancora priva di esperienza pratica. Di<br />

sogni erotici ne ha fatti tanti, ma quanto è diversa da Tania! C'è protervia, in<br />

costei, ma anche candore. E non c'è quella tetra disperazione che ho riscontrato<br />

in Tania, anche nei momenti più sublimi, all'inizio dei nostri amori. Le piace esser<br />

chiavata, ciò è evidente, ma non è pazza come Tania al riguardo.<br />

Jean Jeudi ci va un po' stretto... farlo entrare non è semplice, non basta<br />

indirizzargli la testa nella direzione più o meno giusta. Ma quando è ben su, lì<br />

dentro, con il muso nel centro del prurito che le fa smenare il culo, tutto è<br />

perfetto. Lei arrossisce ancora, e ogni qual volta guarda verso la madre emette<br />

uno di quei lunghi Oooh di imbarazzo, ma, semmai, questo contribuisce a far di<br />

lei una scopata ancor migliore.<br />

Stiamo scopando da circa cinque minuti quando alla madre vien voglia di<br />

vedere le cose da vicino. Il fatto che Ernest è munito di un cazzo bello grosso non<br />

basta a tenerla ferma dove si trova... Si alza in piedi, ma questo le costa troppa<br />

fatica. Allora viene avanti carponi, poi appoggia la testa sul bordo del divano e<br />

guarda, come una grossa cagna collie. Nello spirito del momento, io rigiro la<br />

ragazza dalla parte sua, con il culo proprio sulla faccia della madre, affinché tutto<br />

possa venir osservato.<br />

Sto scopando la ragazza in questa nuova posizione da meno di un minuto,<br />

quando sento qualcosa, oltre la fica, intorno al cazzo. È la mamma che ha<br />

allungato una mano e accarezza sia il mortaio sia il pestello, con la punta delle<br />

dita. Ah, la curiosa! Non le basta guardare, deve pure toccare con mano. Quando<br />

Ernest vede quello che sta succedendo, comincia a risentirsi finalmente. Che<br />

cazzo c'è che non va, nel suo cazzo? vuol sapere. Si alza e scaraventa con rabbia i<br />

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suoi vestiti in terra. Poi afferra la troia per un piede e la trascina lontano,<br />

dall'altra parte della stanza. Proprio di fronte a Mutzborg, quasi ai suoi piedi, le<br />

salta addosso e le sventola l'uccello sulla faccia. Urla come un indiano, gridandole<br />

che glielo farà succhiare finché lei non avrà un po' di rispetto per quel cazzo. Lei<br />

tenta di calmarlo, dicendo che, così, finirà per risvegliare suo marito. Ma Ernest è<br />

incazzato nero, ormai... non gliene frega un cazzo, e neanche mezzo cazzo, dice,<br />

se quello stronzo si sveglia... anzi, spera che si svegli...<br />

La ragazza vuol vedere cosa sta succedendo, naturalmente. È tanto scioccata,<br />

alla vista di Ernest accosciato sopra sua madre, con quel cazzo imperiale davanti<br />

alla bocca di lei, che si scorda di fottere. Ma quando Ernest ottiene il suo premio,<br />

quando la troia finalmente glielo prende in bocca come lui desidera... quando lei<br />

si dedica a esso con tutti i sentimenti e se lo ciuccia a tutto spiano... allora la<br />

ragazza si sente meglio di prima. Non distoglie gli occhi da Ernest e sua madre...<br />

neanche per un attimo. Ma fa cavalcare me egregiamente.<br />

Bingo! Il mio cazzo è esploso, da qualche parte presso la sorgente. Ho la<br />

sensazione che lo stomaco mi sia caduto giù, sprofondando fino al culo, e che le<br />

budella si stiano svuotando, dentro quella piccola fica palpitante. La ragazza mi<br />

abbraccia... squittisce che viene, che il ventre le va a fuoco, che la bonne-bouche<br />

le si rovescia come un calzino... Mutzborg ha inventato qualcosa che valeva la<br />

pena di inventare, a quanto sembra.<br />

Ernest, nel frattempo, è finalmente riuscito a destare nella madre un certo<br />

interesse per il suo cazzo. Non occorre più che le sieda sopra le tette per farglielo<br />

tenere in bocca... ora lei anzi non lo lascerebbe andare per nessuna cosa al<br />

mondo. Lui giace sulla schiena con entrambe le mani sotto la nuca a mo' di<br />

cuscino, e lei sta china sopra di lui, soddisfacendolo oralmente...<br />

"E tu non l’hai mai fatto?" domando alla ragazza, mentre entrambi stiamo a<br />

guardare.<br />

"Oh, no, no... naturalmente. Mai fatto." Mente, la troia, è una bocchinara, se<br />

mai ne ho incontrata una. Inoltre, ha risposto troppo in fretta... Mi isso sul<br />

divano in modo da poter usare mezzi energici di persuasione, se necessario, ma<br />

quando lei vede quello che sta arrivando, cala giù dal divano e si mette in<br />

ginocchio davanti a me. Poi... lo prende dentro la bocca.<br />

La mamma lancia un'occhiata a questo nuovo sviluppo. Il mio cazzo non ha<br />

fatto in tempo a tornare duro, ancora, e la radazza ce l'ha tutto dentro la bocca.<br />

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Gli occhi della madre si dilatano e lei sta, evidentemente, per dire qualcosa, ma<br />

proprio in questo istante Ernest se ne viene. Lui le tiene giù la lesta, e a lei non<br />

resta da far altro che ingoiare... Le due troie, entrambe in ginocchio, con un cazzo<br />

ciascuna nella bocca, si guardano a vicenda senza far motto. Quello che<br />

penseranno, non riesco proprio ad immaginarlo.<br />

Poi Ernest suggerisce un baratto. Non che — dice, con tatto — non che non gli<br />

aggradi la signora, ma, si sa, il mondo è bello perché è vario. E altrettanto può<br />

dirsi della fica. Io, per me, sono tanto propenso a provare la madre quanto lui a<br />

spupazzarsi ora la figlia. Le fiche non han nulla in contrario. Affare fatto. L'unico<br />

svantaggio è che Ernest si prende, insieme alla ragazza, anche il divano.<br />

Suggerisco alla madre, a questo punto, di appartarci in camera da letto. Ma lei<br />

non vuol saperne. Preferisce restare a guardar la figliola, è evidente. Eppoi,<br />

scommetto che le dà un surplus di gusto farsi sbattere ai piedi del marito. Vado<br />

da lei. Lei mi abbraccia le ginocchia e comincia a leccarmi i coglioni, poi prende<br />

John Thursday fra le labbra e comincia a ciucciarlo. L'intento è anche quello di<br />

mostrare alla figlia come va eseguita, a regola d'arte, la fellazio. Giannino si è ri-<br />

fatto arzillo. Glielo tolgo di bocca, per ficcarglielo in culo.<br />

La figlia intanto ha preso fra le labbra il batacchio di Ernest, e quasi glielo<br />

stacca con un morso quando vede me dar nel culo a sua madre. Questa fa sfoggio<br />

del suo savoir faire. Assume una posa elegante e insieme pratica, per facilitare il<br />

mio ingresso, indi asseconda con accorti fremiti le sgroppate che riceve. Le tette<br />

oscillano, belle pesanti, e lei china la testa e piega il collo in modo da guardarsi<br />

l'addome e assistere alla danza delle palle. Il suo culo è quasi stretto quanto la<br />

fica della figlia, ma poi, al pari di essa, si dilata dopo un po' che la fotto.<br />

La costringe a dimenarsi, altroché, questo cazzo nel retto; e quando attacco a<br />

fotterla ben bene, le fa battere i denti come un lemure. Lei si eccita enormemente<br />

e saltella come un coniglio con le gambe legate. Agita le braccia e, d'un tratto,<br />

colpisce il marito su uno stinco, piuttosto forte. Lui si sveglia e ci guarda<br />

inebetito... la donna porta le mani alla bocca, per lo sgomento. Poi lui vede sua<br />

figlia e Ernest. La ragazza sta ancora in ginocchio e non si è neanche tolta di tra i<br />

denti il cazzo di Ernest...<br />

Non lo so, cosa stiamo aspettando, tutti quanti... nessuno si muove, per<br />

diversi secondi. Poi Mutzburg sbadiglia, chiude gli occhi e si rimette a russare.<br />

"Ci ha visti?" È quello che sia la ragazza sia sua madre vogliono sapere, ed<br />

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entrambe lo chiedono allo stesso tempo. Secondo me, ci ha visti ma non sarà in<br />

grado di ricordarlo. Ernest asserisce ch'è tanto ito che neanche riconosce ciò che<br />

vede. Le due fiche si rinfrancano, così... Ernest rimette il cazzo in bocca alla figlia,<br />

e questa ricomincia docilmente a ciucciare... la madre sollecita me a ripigliare<br />

quello che stavo facendo.<br />

Se ne viene un po' prima che me ne venga io, e, negli ultimi momenti, faccio<br />

fatica a tener dentro il cazzo... Lei vorrebbe che glielo togliessi dal culo al più<br />

presto, non appena soddisfatta. Io invece lo lascio dentro... Le serro le mani dietro<br />

la schiena e lascio che urli quanto le pare. Quando alfine me ne vengo, lei si<br />

calma.<br />

Ernest è incazzato. Lui e la ragazza erano tanto intenti a guardare me che si<br />

sono dimenticati di sé stessi. E lei lo ha sbocchinato fino in fondo sicché lui<br />

adesso ha il cazzo moscio... ed evidentemente fuori gara per il resto della serata...<br />

Io non sono in condizione, neppur io, di fare alcunché d'altro, per qualche ora<br />

almeno, sebbene entrambe le fiche desidererebbero che la festa seguitasse<br />

ancora, che ci fosse perlomeno un altro round. Inoltre, Ernest e io siamo stati<br />

presi, d'un tratto, da difficoltà di deambulazione, e ci capita di urtare contro i<br />

mobili, e di scontrarci a vicenda, con monotona e ammaccante regolarità.<br />

Chiediamo compermesso, ci vestiamo e ce ne andiamo.<br />

Tanto per cambiare, non c'è nessun taxi in vista. Appoggiandoci<br />

disperatamente l'uno all'altro, sostenendoci a vicenda in un mondo che mette<br />

paura e, insieme, dà il mal di mare, ci dirigiamo a piedi verso casa di Ernest.<br />

L'indomani mattina, abbiamo entrambi il peggior mal di testa della nostra vita.<br />

Anna vuol dare un party. Me ne parla francamente un pomeriggio, al caffè.<br />

Vorrebbe invitare alcuni amici e farsi scopare all'ingrosso, una di queste sere.<br />

Quanto è mutata, dalla Anna di appena pochi mesi fa! Adesso è decisa a prender<br />

tutto quel che capita, e al diavolo tutto il resto! Però non ha perso la sua<br />

signorilità. Oh, ha sempre la sua aria da gran dama. Veste elegantemente, ed ha<br />

soldi di suo. Però le piace comportarsi, a volte, come una mignotta da dieci<br />

franchi alla marchetta.<br />

Le chiedo chi vuole invitare: Ernest, Sid, Arthur... le andrebbero bene? Sì, più<br />

о meno, mi risponde. Non troppi, ma abbastanza per rendere interessante la<br />

serata. Che ognuno sia sbronzo, in modo da rendere allegra l'atmosfera della<br />

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festa.<br />

Non incontro nessuna difficoltà a organizzare la riunione, Gli amici accettano<br />

subito, e accettano pure un salasso di soldi per acquisto di liquore. Che troia, a<br />

fare una proposta del genere! Ebbene, farò in modo che ottenga quel che vuole.<br />

Mi astengo dalle donne per quattro giorni, prima della festa, e mi nutro di uova<br />

crude e ostriche. Ne inghiotto a dozzine.<br />

Vado da Anna, per tenerle compagnia, nel tardo pomeriggio, prima della festa.<br />

Lei è nervosa. Non ha mai fatto nulla di tanto ardito, in vita sua, finora. A mo' di<br />

sedativo, le propongo una piccola scopata, prima dell'orgia, ma la troia non ci sta.<br />

Neanche la puzza, dice, finché non è ora: sarebbe come giocare coi vecchi<br />

balocchi prima di Natale.<br />

La porto a cena e poi andiamo a comprare i liquori, sicché quando arriviamo<br />

da me, Sid e Arthur sono già là. Ernest arriva con un drink di ritardo. Ma non<br />

importa, ha già bevuto al bar.<br />

Non ci si può tuffare, in queste cose. Bere lentamente, parlare un bel po' per<br />

far sembrare la cosa meno cruda di quanto non sia... insomma, passano tre<br />

orette prima che il party prenda la sua forma. A questo punto siamo tutti fradici.<br />

Arthur si esibisce per la quarta volta in un suo vecchio gioco di prestigio. Anna<br />

passa di mano in mano e non sta ferma un momento. Ti si siede sulle ginocchia,<br />

ti dà il tempo di produrre un'erezione, poi trasmigra, il tutto, naturalmente, sotto<br />

le mentite spoglie della semplice camaraderie.<br />

Poi scompare per qualche minuto; tutti guardano me: quando cazzo si chiava?<br />

Non spetta a lei rompere il ghiaccio? Se non si decide quando torna — dichiara<br />

Sid — io, per me, prendo e la violento. Cristo, sembra quasi una serata con miss<br />

Cavendish!<br />

Nel bel mezzo di tutto ciò, Anna ritorna. Uno sguardo, e non v'è bisogno di<br />

ulteriori congetture. Ella indossa mutande e scarpe... niente altro. Quelle sue<br />

magnifiche tette sono nude, a parte una collana che pende fra esse, e ballonzola<br />

quando lei si muove.<br />

"Ecco," dice Anna.<br />

Ernest lancia un urlo e fa per gettarsi su di lei, ma sbaglia la mira e ruzzola<br />

per terra. È Arthur che l'afferra. Lei gli si siede in grembo e lascia che si balocchi,<br />

mentre s'accende la discussione per stabilire chi debba scoparla per primo. Io re-<br />

clamo i diritti del padrone di casa. Sid, in mancanza di altri argomenti, afferma<br />

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che lui è più bisognoso di fica di noialtri.<br />

Non per nulla ho imparato a giocare con carte truccate. Vado a prenderne un<br />

mazzo e tiriamo a sorte. Vinco io con un re. Arthur alza un jack, Sid un sei ed<br />

Ernest un tre. Come premio di consolazione, Ernest chiede di essere lui a sfilarle<br />

le mutandine.<br />

Tutti e quattro la portiamo in camera ed Ernest le toglie le mutande e le<br />

scarpe. Riesce, frattanto, a infilarle un dito in fica, e cerca di indurla a far scopare<br />

lui per primo, ma Anna si attiene ai patti.<br />

Si sprecano i consigli, mentre mi spoglio. Anna è l'unica a sembrar non avere<br />

un'opinione circa il trattamento che deve subire. Giace sul letto e ci guarda<br />

spogliarci. Chissà perché, ha l'aria spaventata.<br />

Il mio uccello non è duro come dovrebbe, ma Anna si affretta a porvi rimedio.<br />

Non appena mi sdraio sul letto, me lo prende a due mani, e l'indrizza subito.<br />

Mi metto a scoparla. La scopata dura poco. È veloce e calda, ma,<br />

semplicemente, non dura tanto. Mi sono rimpinzato di frutti di mare e di altri cibi<br />

afrodisiaci, sicché me ne sono venuto quasi prima di mettermi a fottere. Forse e<br />

vero che ciò che si guadagna disonestamente si sperpera subito. Oh, è bello<br />

abbastanza finché dura, e vedo che Anna lo sente, il mio Gian G., come no, ma la<br />

pacchia è finita prima ch'io abbia modo di apprezzarla.<br />

Non appena smonto io, monta su Arthur. Sembra un coniglio, mentre la scopa.<br />

Ho persino l'impressione che pieghi le orecchie all'indietro. Al diavolo il resto di<br />

lei, datemi solo la sua fica, sembra dire Arthur. Non guarda neanche quelle tette<br />

stupende. Il cazzo entra, e Arthur lo segue. Beh, Anna vuole che la si faccia<br />

sentire puttana, e il modo migliore è senz'altro quello di chiavarla come la chiava<br />

Arthur. Cristo, potrebbe ave-re un cuscino sulla faccia... potrebbe essere<br />

rinchiusa dentro un sacco, con un buco soltanto in corrispondenza della fica... e<br />

per Arthur sarebbe lo stesso.<br />

Anna si guarda intorno. Il suo occhio è già vitreo. Solleva le gambe e le cinge<br />

intorno alle reni di Arthur, fottendo più forte che può. Sid ed Ernest stanno a<br />

guardare, con i cazzi rizzi. II mio non s'è ancora smosciato del tutto. Che bella<br />

festa, che bel party, bisbiglia Anna.<br />

Basta una piccola fica a impuzzolire tutta una stanza, a diffondere il suo fetore<br />

per tutta la casa. Se venisse qualcuno a trovarmi, non occorrerebbe mica che<br />

entrasse in camera da let-to, per rendersi conto che c'è una zozza puttana, nei<br />

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dintorni. Stupisce solo che questa puzza non attragga qui la gente di passaggio<br />

per le scale, o per la strada. Eppoi il letto... meno male che domani è giorno di<br />

bucato.<br />

Anna non se n'è ancora venuta, sebbene Arthur agiti il suo pestello dentro il di<br />

lei mortaio con furia omicida. Potrebbe ucciderla, col cazzo, ma non riesce a farla<br />

godere. Le dà botte sul culo per farla fottere più forte, accelerare il ritmo della<br />

pelvi, le ordina di girarsi così o cosà, di far questo, di far quello... e lei lo<br />

asseconda, la troia, si arrampicherebbe sui muri, camminerebbe a testa in giù sul<br />

soffitto... però non riesce ad avere un orgasmo.<br />

Ernest si appressa. Appena ce l'ha a portata di mano, lei gli agguanta la<br />

nerchia. Sid si porta sull'altra sponda, e le porge anche il suo cazzo. Lei li stringe<br />

entrambi fino a farli diventare paonazzi, sembra voglia strangolarli, o staccarli<br />

addirittura... per ficcarseli dentro le orecchie, tanto è arrapata.<br />

Arthur è al galop finale. Mi demolisce il letto, fa tremare<br />

il palazzo, insomma si prodiga allo spasimo — in quegli ultimi istanti — per<br />

quella puttana dannata.<br />

L'ha inondata di sburra ma non è riuscito a farla venire, ancora. Sid si incazza<br />

quando Arthur si netta l'uccello sul ventre di Anna... a chi gli andrebbe di scopare<br />

— chiede — in una pozzanghera di quella roba? Costringe Arthur ad asciugarla<br />

con un fazzoletto, prima di montar su lui, per la sua cavalcata.<br />

Sid ha appena infilato l'uccello nella fica di Anna, che lei se ne viene. Emette<br />

alcuni "oh" e "ah" dopo di che vien presa come da torpore. È troppo stordita per<br />

fare alcunché, quindi si limita a giacere immobile e lascia che Sid proceda per suo<br />

conto. Se a lui dispiace di vederla comportarsi come una mezza morta, non lascia<br />

però che ciò interferisca con la sua chiavata... la fotte, la fotte finché non l'ha<br />

quasi buttata giù dal letto, poi la ribalta e la fotte di nuovo dall'altra parte. A metà<br />

circa dell'esecuzione, Anna pare ricordarsi di cosa le sta succedendo... si desta e<br />

comincia a dar segni di vita. Di lì a poco è in gamba come prima, o forse meglio di<br />

prima, e, mentre Sid sta completando la chiavata, pare, per un paio di minuti,<br />

che lei stia di nuovo per venirsene. Sid grugnisce e sbuffa e le dà manate sul<br />

ventre e le tira le tette, ma non riesce a farla venire una seconda volta. Cercando<br />

di pomparla un po', si lascia prendere lui stesso da eccessivo entusiasmo e, alla<br />

fine, deve arrendersi e sburrare di nuovo.<br />

Anna presenta una fica fra le più pasticciate che abbia mai viste, quando<br />

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Ernest le allarga le gambe. Ne trasudano sperma e succo di fica... le sue gambe<br />

sono tutte impiastrate... tutto sommato, non biasimo Ernest se si mette a<br />

sbraitare. Ma poi le allarga ancor più le ginocchia e si infila fra esse, comunque.<br />

Anna è ancora un po' timida nei confronti di Ernest... non ha dimenticato l'ultimo<br />

party cui ha preso parte con lui. Quasi a far ammenda per esso, lei ora si<br />

comporta carinamente con lui. Gli prende l'uccello con entrambe le mani e se lo<br />

ficca su... Ernest non deve fare nulla. Lei sarebbe perfino disposta a far tutta da<br />

sola la fatica del fottere, se lui così volesse.<br />

Ernest deve aver seguito il mio stesso regime in questi ultimi giorni... fatto sta<br />

che non dura molto più a lungo di me. Ma ora che Sid l'ha portata al di là del<br />

primo ostacolo, Anna è in grado di venirsene con maggior facilità... Ella infatti se<br />

ne viene con Ernest, mentre lui le inietta dentro il primo schizzo di sburra, e così<br />

sono entrambi soddisfatti.<br />

Pensereste che, dopo una simile sessione, Anna dovrebbe essere satolla, se<br />

non per tutta la serata perlomeno quel tanto che basta a riprendere fiato.<br />

Macché. Anna no. La sua fica sta ancora fremendo dopo l'ultima chiavata<br />

ricevuta, ma lei è interessata ai nostri uccelli come sempre. Striscia sopra di me,<br />

quando mi siedo sul letto, e comincia a leccarmi l'uccello e le palle.<br />

"Perché non ci facciamo sbocchinare tutti quanti da 'sta troia?" suggerisce Sid.<br />

Anna ci sta, e, come a fornirne la prova, prende il mio in bocca. È appiccicoso<br />

poiché sia la sburra sia il succo ficale si vanno asciugando su esso, ma, dopo che<br />

lei l'ha succhiato per un po' torna pulito come un fischietto da fiera nuovo di<br />

zecca.<br />

Segue un po' di discussione. Secondo Ernest, dovremmo lasciarle pulire i<br />

nostri cazzi a uno a uno finché non li avrà presi tutti in bocca. Quello che Anna<br />

pensa al riguardo non ha la benché minima importanza, e, evidentemente, lei è<br />

dispostissima a lasciare che il suo destino venga deciso da altri per lei, poiché,<br />

mentre è in corso questa discussione fra noi tre, lei continua a ciucciarmi<br />

l'uccello senza darsi la briga di alzare lo sguardo neanche una volta.<br />

Alla fine ci mettiamo d'accordo... Anna dovrà assaggiarci tutti quanti, prima di<br />

procedere oltre... ci sarà una breve pausa per noi... viene infatti deciso che la<br />

cerimonia si terrà nell'altra stanza, poiché il liquore è ancora là. Solleviamo Anna<br />

dal letto e la riportiamo nell'altra stanza, alla stessa maniera dell'andata, ma a<br />

culo in su, con le gambe e le braccia allargate. Le pallucche nere strisciano sul<br />

93


pavimento. Ernest le ficca le mutande in bocca, e lascia che le porti lei, tra i<br />

denti. Le sue scarpe vengono lasciate di là, insieme al resto dei nostri abiti...<br />

Che razza di troia ch'è Anna, ragiono frattanto fra me e me. Con qualcuno che<br />

lei non conosce, con gente che lei non intenda mai più rivedere in vita sua — dico<br />

— la capirei pure. La scuserei perfino. abbassarsi così, lasciarsi andare in questo<br />

modo, con persone che frequenta ogni giorno, che incontra per strada, e alle<br />

feste, no — dico — è il colmo della puttanaggine. Per me — seguito a ragionare —<br />

è molto peggio far la troia con gli amici che con degli estranei. La degradazione<br />

nel primo caso è peggiore poiché non avviene soltanto nel momento in cui essa<br />

espone la sua lurida figa, e si abbandona al ludibrio, non è insomma limitata ed<br />

episodica, ma bensì si prolunga, si propaga nel tempo ed è, insomma, come se<br />

l'infamia si ripetesse ogni volta che gli amici l'incontrano, che parlano con lei, o<br />

che pronunciano il suo nome. Che cosa c'è, in un nome? Oh, c'è tutto in un<br />

nome. Anna non significherà più "Anna", dopo questa maledetta serata, ma il suo<br />

nome sarà bensì l'epitome, il sommario, il concentrato d'ogni più vile voglia<br />

femminile, sarà sempre il sinonimo di gran puttana.<br />

Ci bevo su, sopra questi pensieri. Beviamo tutti. Anna ingolla il suo d'un sorso,<br />

poi si inginocchia davanti al primo cazzo che le capita. Le capita quello di Arthur.<br />

Lei riceve tutto l'incoraggiamento di 'sto mondo, sia da Arthur, sia dagli altri.<br />

"Puzza di fica tua?" le chiede Sid. Anna dice che non gliene importa. Non<br />

gl'importa di niente. Né dei nomi che le diamo, né del fatto che Arthur pretende<br />

che lei lo chiami "sir", signore, quando gli rivolge la parola. Poi ci ciuccia il cazzo a<br />

turno, uno per uno, riserbando a ciascuno lo stesso trattamento.<br />

Sta in ginocchio davanti a Sid per un bel pezzo... Ricorda che lui voleva essere<br />

sbocchinato ben bene. Ma mentre così lo spompina, io mi accorgo che dalla fica le<br />

cola sburra. S'è formata una palla di sburra e di succo ficale sul mio tappeto.<br />

Glielo faccio leccare, glielo faccio pulire ben bene con la lingua. Dopodiché Sid le<br />

ordina di infilarsi le dita nella fica e di succhiarsele, intrise della nostra sburra.<br />

La cosa è divertente, però richiederebbe troppo tempo, allora la mandiamo a<br />

lavarsi al cesso.<br />

Quando ritorna, Ernest, che siede sul divano, l'agguanta. "Ora mi t'inculo," le<br />

dice. E si accinge a farlo. Senonché Sid si mette a sbraitare... vuole prima farsi far<br />

lui un bel bocchino.<br />

Anna risolve quella che rischia di diventare una seria divergenza. Basta che<br />

94


Sid si faccia avanti, sul divano — dice — e potranno venir soddisfatti tutti e due.<br />

Anzi — soggiunge — sarebbe interessante se tutti si facessero avanti...<br />

Non ha difficoltà a procurarsi clienti, lei... quando fa tutto gratis, perlomeno.<br />

Sid si sdraia sul divano, supino. Anna viene collocata sopra di lui, a culabusone,<br />

sicché mentre lei spompina Sid, un altro può tranquillamente incularla. A tal<br />

trastullo ci avvicendiamo Arthur, Ernest e io — una breve passata ciascuno.<br />

L'arte bocchinaria di Anna migliora notevolmente quand'ella ha un altro cazzo<br />

che la fotte. Analogamente, lei è più brava a fottere quando ha<br />

contemporaneamente un cazzo in bocca. La cosa insomma funziona nei due<br />

sensi. È solo questione di quale buco tu preferisca, insomma.<br />

Arthur decide — quando torna il suo turno — che sarebbe divertente pisciarle<br />

in culo. Ernest cerca di dissuaderlo. Arthur si appella a me. E io: "Piscia pure, chi<br />

se ne frega del tappeto. Dai, voglio star a vedere."<br />

"Avanti, su," lo incoraggia Sid. "Magari poi glielo faremo leccare."<br />

Quindi Arthur si mette a pisciare. Anna vorrebbe protesta-re, ma a che pro?<br />

Sa ch'è inutile. Deve starci. Ernest e io le teniamo ferme le gambe, per impedirle<br />

di scalciare, mentre Arthur la riempie di urina come un otre. Poi seguita a tenerle<br />

il tappo del cazzo nel culo, per riguardo al mio divano, al mio tappeto. Non esce<br />

neppure una gocciola... Il culo di lei — ci informa — gli procura le più bizzarre<br />

sensazioni ch'egli abbia mai provato...<br />

Anna produce rumori gorgoglianti in gola, come se la strozzassero... Sid infatti<br />

si sta sporgendo per palparle il culo, dall’alto in basso. Ernest, eccitato da quel<br />

che ha dichiarato Arthur, vuol provarci a sua volta. Io mi ricordo che non sono<br />

ancora riuscito a sbarazzarmi di quel pitale, e corro a prenderlo. Quando torno<br />

però trovo che il cambio della guardia è già avvenuto. Le hanno tenuto chiuso con<br />

i pollici il buco del culo, finché Ernest non le ha ficcato su il suo cazzo, a mo' di<br />

tappo.<br />

Anna ha fatto l'inferno, quando Arthur le ha pisciato dentro... adesso fa un<br />

doppio casino, quando Ernest si mette a pisciare. Sid mi domanda, cortesemente,<br />

se anch'io intendo levarmi questo sfizio... Incomincia, dice, a venir su intorno al<br />

suo cazzo... Ernest dice ch'è stato fregato... Il culo di Anna non è diverso da<br />

qualsiasi altro culo entro il quale ha ficcato, lui, il cazzo. Se questo fosse un<br />

casino — giura — lui rivorrebbe i soldi indietro.<br />

Ora Anna con il ventre pieno zeppo di urina rappresenta un problema. La<br />

95


soluzione la trova Sid. Useremo come tappo un collo di bottiglia. Detto fatto. Ora<br />

Anna può recarsi a scaricare tutto al cesso, senza far danni.<br />

Dopo tre minuti torna. Si lamenta perché — dice — le abbiamo fatto uno<br />

scherzo da prete. Però è sempre vogliosa, non appena ha bevuto un altro sorso di<br />

rum. Durante la sua assenza Sid mi ha aiutato a riempire il pitale... Anna non se<br />

ne accorge finché non ha preso il cazzo di Sid in bocca, di nuovo. Si tradisce<br />

completamente... conosce il sapore del piscio, dice. Sid, che probabilmente già<br />

conosce la storia, le cava fuori tutti i particolari della serata da lei trascorsa con<br />

Ernest e Arthur e me... e come se li gode, quei succosi, lubrichi dettagli!<br />

Da ore non si apre una finestra né una porta... L'aria è piena di fumo. Sembra<br />

di stare fra la nebbia. Ogni cosa va perdendo i suoi contorni. In quella caligine,<br />

vedo Anna sbocchinare prima Arthur e poi Ernest, dando loro qualche ciucciata<br />

per uno, poi fa in modo, la troia, di prender entrambi i cazzi in bocca<br />

simultaneamente. E simultaneamente essi se ne vengono, e Anna si fa una<br />

doppia sburra, e non finisce più di inghiottire.<br />

Ora Sid si vuol fare sbocchinare. Però — dice — prima Anna deve sciacquarsi<br />

la bocca. Con il piscio che lui stesso le fornirà. Vane sono le proteste di Anna. La<br />

teniamo ferma. Io le tappo il naso per costringerla ad aprire la bocca. Così Sid ci<br />

piscia dentro. Adesso ha la bocca pulita per fargli un pompino. Dopodiché — dice<br />

— la inculerà.<br />

E così avviene. Mentre lui la incula, io le metto il cazzo in bocca. Quindi<br />

rimpiazzo Sid e me la chiavo alla pecorina. Ernest allora le porge il culo e le<br />

intima di leccarglielo. Occorre un tantino di violenza per persuadere Anna, ma<br />

alla fine lei intende ragione: circonda le reni di Ernest con le braccia e affonda la<br />

bocca fra le sue natiche, lavorando di lingua. Poi anche gli altri si fanno leccare e<br />

succhiellare il culo e io pure. Ormai ogni barriera è crollata. Lei è disposta a far di<br />

tutto adesso. Ci lecca e succhia il culo, l'uno dopo l'altro. Con gratitudine lecca i<br />

piedi di Arthur, quando lui l'insulta per avergli lei proposto di giocare a tête-<br />

bèche... Di solito, siamo in due su di lei, alla volta. Non avrà nulla di cui<br />

lamentarsi, dopo questo party.<br />

Finalmente siamo esausti. Anna dura fatica a trovare un cazzo in forma,<br />

adatto a scoparla, e passa accanitamente dall'uno all'altro di noi, succhiando<br />

l'uno dopo l'altro cazzi mosci e bagnati finché trova, in uno, una breve scintilla di<br />

vita... poi, quando ne ha trovato uno, ci si butta sopra a pesce, apparentemente<br />

96


in semi-coma, finché la vita non sarà stata spenta in esso, di nuovo. È stata<br />

sbattuta e strapazzata, ormai, fino a diventare scema... Sono sicuro che non sa<br />

più chi la chiava. La sua collana è rotta e le pallucche sparse in terra, sotto i<br />

piedi. Arthur ne raccoglie una manciata, gliele ficca nella fica, e la chiava... A lei<br />

piace molto... Pensa che si tratti di una specie di sonaglio e, quando lui estrae il<br />

cazzo senza niente su, lei si preoccupa.<br />

Il liquore è finito ormai... l'inesorabile indicazione che la festa è agli sgoccioli.<br />

Ma Anna vuole un'altra scopata. Prova con tutti noi, ma Sid è l'unico che abbia<br />

ancora un po' di cazzo, anche se non riesce a rizzarlo. Anna implora... tenta di<br />

tutto.<br />

"Non m'importa come fai... battimi se vuoi..." In qualche modo va di là al bagno<br />

e ne ritorna. Mette una cinghia in mano a Sid, gli si corica sulle ginocchia,<br />

offrendogli il culo grasso e il retro delle bianche cosce. Sid comincia a darle<br />

cinghiate, e la pelle le si va striando sotto i colpi... Anna non si muove, non<br />

scalcia, non sembra sentire la cinghia. D'un tratto Sid getta via la cinghia e le<br />

salta addosso...<br />

Anna è in uno stato tale che non riesce neppure a rivestirsi da sola. L'aiutiamo<br />

tutti noi e riusciamo così ad abbigliarla alla meglio. Avanza una spilla da balia,<br />

quand'abbiamo finito... Ernest insiste che dobbiamo assolutamente restituirle<br />

tutti i suoi accessori, sicché si serve di quella spilla per tenerle il vestito sollevato,<br />

di dietro, in modo da farle restare il culo esposto, nudo. Abbiamo dimenticato le<br />

sue mutandine. Gliele do in mano, da portare insieme alla borsetta.<br />

Tutti e tre... Sid, Arthur ed Ernest... riescono a portarla da basso, ed escono<br />

sulla strada. Dalla finestra vedo un tassista aiutarli a salire in vettura. Essi<br />

hanno l'indirizzo del vecchio stronzo che la mantiene... La scaricheranno davanti<br />

al portone di casa, dicono. Sarà, per lui, una magnifica sorpresa...<br />

Ripassando una bottiglia dopo l'altra, riesco a spremerne fuori un ultimo<br />

drink. Fisso il bicchiere... la luce che emana da esso si espande e illumina l'intera<br />

stanza. L'ingollo e, quando quella minuscola scintilla di luce color ambra è<br />

scomparsa, l'oscurità piomba su di me, ammantando ogni cosa...<br />

97


LIBRO SECONDO<br />

―Balls,‖ said the Queen, ―If I had them I’d be King!‖<br />

(―Balle – disse la Regina – se le avessi sarei il Re!‖)<br />

98<br />

CANTERBURY


Parte prima<br />

UNA MESSA NERA E UNA NANA<br />

Per chiunque si trovi nelle condizioni di Alexandra conosco solo un rimedio:<br />

bere e scopare. Reduce dalla messa nera, è in uno stato pietoso, trema tutta,<br />

parla in modo incoerente. Tuttavia riesce a trovare la bottiglia di cognac che tiene<br />

in macchina. Filiamo a tutta velocità. Io non conosco le strade e Alexandra è<br />

troppo isterica per esser di aiuto, ma tutte le strade conducono a Parigi.<br />

Charenton... ecco un uomo! Perlomeno i suoi intrattenimenti non sono noiosi,<br />

mentre non può dirsi altrettanto per i suoi più rispettabili confratelli. E siccome<br />

alle sue messe non ci si spinge agli estremi — non si fanno a pezzi i bambini, non<br />

ci si dà al cannibalismo — il male ch'egli pratica può dirsi abbastanza innocente.<br />

Un po' più spettacolare del solito evangelismo, senz'altro, ma non molto più<br />

pericoloso. Io rispetto la sua vitalità, e al diavolo i fini cui tende... Troppi, fra<br />

quelli che conosco, sono morti per metà, sia dalla cintola in giù, sia dalla cintola<br />

in su.<br />

Le opinioni di Alexandra al riguardo sono esclusivamente sue. Dopo qualche<br />

sorsata di cognac, si è calmata un po' Mi si fa accosto, sul sedile, tutta nuda. Mi<br />

passa la bottiglia. Do appena un sorso. Non ho tanto bisogno di bere, io, quanto<br />

di fottere qualcuno. Il cazzo mi è tornato duro come quando ero là da Charenton.<br />

E l'odore di fica (asfissiante, lì, dentro l'abitacolo, coi finestrini chiusi) mi sta<br />

dando alla testa.<br />

Ti rendi conto, in casi come questo, della potenza del fetore che le donne<br />

producono di continuo, per fermentazione, fra le loro cosce...<br />

Alexandra continua a smaniare, non trova requie. Lo so io che cosa le ci vuole.<br />

Il cognac non basta. Lei è come qualcosa che potrebbe esploderti in mano da un<br />

momento all'altro. Mi slaccia la pattuella e mi agguanta il cazzo. Lo tiene stretto,<br />

ci sta aggrappata, non per giocarci ma come per accertarsi che è ancora al suo<br />

posto e che ci rimanga.<br />

Le consiglio ripetutamente di rivestirsi. Non mi va di guidare per Parigi con<br />

una donna nuda in auto. Ma quando arriviamo davanti a casa sua, lei è ancora<br />

nuda, come alla partenza. Neanche adesso vuol mettersi su niente. Con gli<br />

99


indumenti sottobraccio, scende dalla macchina e ci gira intorno, illuminata dai<br />

fari, prima ch'io abbia trovato la chiavetta per spegnerli. Poi stiamo cinque minuti<br />

buoni davanti al portone, intanto che lei cerca le chiavi.<br />

Non avevo mai visto Alexandra fare niente del genere. È sempre stata una<br />

troia, da quando la conosco, ma finora si era sempre comportata con una certa<br />

discrezione. Però non mi stupisce il mutamento. Io non cerco più di capirle, le<br />

donne. Le chiavo e basta. Si risparmia un bel po' di fatica, così. Una donna a<br />

scoparla ci impieghi una ventina di minuti. Ma però non ti basterebbe una vita<br />

per rispondere a tutte le domande che ti poni in quei venti minuti.<br />

Alexandra mi conduce dritto dritto in camera sua. Per le scale, tre gradini<br />

avanti a me, mi dimena il culo in faccia. Cristo, non hanno alcun rispetto per te,<br />

queste fighe! Ti mettono la fica sotto il naso senza darsi il benché minimo<br />

pensiero dell'effetto che questo ti fa. Le cosce di Alexandra sono madide di linfa<br />

vaginale, che le cola fin quasi alle ginocchia. Sarei tentato di affondare i denti in<br />

quel culaccio grasso e staccarne un bel tocco, da far in graticola.<br />

In camera da letto, si sdraia, ma è troppo nervosa per aver là pazienza<br />

d'aspettare ch'io mi spogli. Appoggiata su un gomito, incomincia a tormentarsi la<br />

passera da sé. E seguita a dar sorsate alla bottiglia benché abbia smesso da un<br />

pezzo di tremare.<br />

Io mi guardo allo specchio. Resto là ad ammirarmi il cazzo rizzo per un paio di<br />

minuti. Un uomo dovrebbe farsi fotografare quand'è in erezione così, col<br />

batacchio da battaglia. E mostrare la foto al principale, quando va a chiedere un<br />

aumento di stipendio. E poi, anche, per farla vedere ai nipotini, da vecchio.<br />

Alexandra l'ammira insieme a me, ma lei ha idee tutte sue, circa che farne.<br />

Allunga una mano, l'agguanta, lo sbaciucchia un po'. Prima ancora ch'io mi sia<br />

coricato, cerca di ficcarselo dentro la bocca. Questa fica... dopo tutta la fatica che<br />

feci per indurla a ciucciarmelo, la prima volta. Poco dopo, mi posa la testa in<br />

grembo e comincia a far l'amore con John Thursday. Geme, mugola, rantola.<br />

"Potrei star tutta notte a ciucciartelo, sai," mi fa. Ma ho motivo di credere che non<br />

durerà tanto. Incomincio a toglierle le forcine dai capelli. Dopo un po' lei mi<br />

domanda: "Hai notato la donna che faceva da altare, alla messa? "<br />

E io mi domando, fra me, come puoi credere che le donne non siano altro che<br />

una massa di cretine, un branco di idiote, una razza di imbecilli, sceme, sciape e<br />

100


deficienti, quando una di loro — che passa per intelligente — ti fa una domanda<br />

del genere?<br />

Ignara di questi miei sensati ragionamenti, la scema prosegue: "Ebbene, è una<br />

signora sposata. Ha tre figli piccoli. Il marito è all'oscuro di tutto. Charenton va a<br />

trovarla apertamente a casa sua. Il marito crede che sia il suo padre confessore.<br />

E non sospetta di nulla, anzi è tutto felice di quelle pie visite, che durano ore, a<br />

porte chiuse."<br />

Inchina di nuovo la testa e mi lecca il ventre, mentre si strofina contro il mento<br />

la rossa cappella di Gian Giovedì. La sua lingua è come un serpentello che mi<br />

striscia e mi guizza sulla pancia per andare a infrattarsi nel boschetto del pube...<br />

In certo qual modo non riesco a impedirmi di desiderare di esser stato presente a<br />

una di quelle sere in cui Alexandra prese parte più attiva alle cerimonie del<br />

canonico Charenton... è un pezzo di fica così freddo, così dignitoso, quando la<br />

vedi fuori del letto.<br />

A volte c'è qualcosa nella fisionomia di Alexandra che mi ricorda gli antichi<br />

egizi. Dev'essere il modo in cui atteggia le labbra, facendo il broncetto, quand'è<br />

prossima al mio cazzo. O forse è l'angolatura dalla quale la osservo quando lei<br />

posa il capo sul mio ventre, poiché non ci penso, ammenoché non le capiti di<br />

lambire i baffi di John Thursday. Ma Alexandra dovrebbe portare un'infula d'oro<br />

intorno alle tempie, avere una vipera con la quale giocare, e una penna di pavone<br />

con cui far solletico al cazzo...<br />

Tiene in mano il mio uccello, mentre lecca la cappella piano piano. Non ha<br />

alcuna fretta. Chi ci corre dietro? Alexandra è una donna matura, mica una di<br />

quelle fighette irruenti che ti saltano addosso come pulci. Solo dopo aver scopato<br />

una come lei ti rendi conto di quanto poco sugo c'è in quelle chiavate che<br />

divampano e deflagrano subito. I fuochi d'artificio saran belli da vedere, ma per<br />

stare col culo al caldo d'inverno non c'è niente di meglio di un bel ceppo che arde<br />

lentamente nel caminetto.<br />

Quando si infila Giannetto in bocca nuovamente, mi rendo conto che ne uscirà<br />

moscio, da quelle fauci fameliche. Alexandra se ne rende conto ma non vuole tirar<br />

il collo al gallo prima di averlo preso anche in fica e magari nel culo. Cerca quindi<br />

di sputarlo. Ma Giannetto non si lascia sputare. Spinge contro l'epiglottide,<br />

mentre io la tengo ferma con una mano dietro la nuca, finché non se ne viene e le<br />

101


sborra nella gola. Alexandra allora ingoia avidamente. Non le basta lo sperma,<br />

vorrebbe inghiottire anche il cazzo, e magari anche me per intero.<br />

Dopo avermi così smidollato, lei è ancora più calda e arrapata che prima. Si<br />

stende riversa sul letto, allarga le gambe, e comincia a farsi un ditalino, a un<br />

palmo dal mio naso. Ovviamente, si aspetta qualcosa da me. Sospira, infatti,<br />

eloquentemente. Dopo aver impiegato diversi minuti a mostrarmi come funziona<br />

quella parte della sua anatomia, sospira mestamente.<br />

"Certe volte mi pento," mi dice, "di aver mandato i miei figli in campagna. Se<br />

Peter fosse qui, lui mi saprebbe rendere felice. Anche Tania. La piccola morbida<br />

Tania, dalla bocca perversa e dalla lingua svelta. Loro saprebbero cosa farmi. Oh,<br />

sì, anche se ho fatto bene ad allontanarli da Parigi, vorrei tanto che fossero qui...<br />

adesso!"<br />

Anche Peter e Tania, dal canto loro, darebbero chissà che per essere di ritorno<br />

a Parigi — con o senza il privilegio di andar a letto con la loro mamma. Eppoi, che<br />

stronzata! Il confino non ha mai sortito alcun effetto morale sui ragazzi.<br />

Tutta quella manfrina di Alexandra passa inosservata e allora lei si decide a<br />

chiedermelo direttamente, di leccarle la fica. La mia risposta è no. Non mi va di<br />

metter bocca dove il canonico ha messo il cazzo, né mi va di emulare Peter in que-<br />

sto. Però, tanto per farla contenta, acconsento di leccarle le cosce. Hanno il<br />

sapore della sua fica, e siccome gran parte della felicità di Alexandra sta nella<br />

pregustazione, ad ogni modo, ella quasi si accontenta di questo. Si infila un dito<br />

nella fica, quasi si spacca in due cercando di allargare un po' più le gambe, e<br />

seguita a stuzzicarsi la passera mentre io la lecco tutta intorno intorno.<br />

Ma questo non può durare all'infinito. Alexandra si arrapa a dismisura. Il dito<br />

è un misero surrogato del cazzo. Si mette quindi a vezzeggiare Giannetto, a fargli<br />

moine e lusinghe, a tentarlo, a corromperlo con lascivi, salivosi bacetti... e ben<br />

presto riesce a fargli alzare la testa. E come si eccita quando lo vede mettersi di<br />

nuovo sull'attenti! Si sbatte di qua e di là, nel letto, finché questo comincia ad<br />

avere un tal aspetto, che diresti che una mezza dozzina di boy scouts abbiano<br />

campeggiato sotto le coltri per una settimana... Ella si arrampica sopra di me,<br />

sotto di me, attraverso le mie braccia e fra le mie gambe, lasciando tracce di<br />

succo ficaie e la puzza di passera da ogni parte. Finalmente, l'agguanto mentre<br />

passa per di là, la stendo supina e le salto sopra...<br />

102


Non si accontenta di allargare le cosce e aspettare il mio cazzo... si ficca le dita<br />

a uncino dentro la fica aperta e ne stiracchia le labbra, tanto le tira, tanto le<br />

dilata, che diresti che sta per squarciarsi tutto il ventre a metà. Poi tira un a-<br />

fondo di fica e cerca di intrappolare il mio cazzo da sola. Non potrebbe mancarlo...<br />

con una fica così dilatata. Il mio uccello scivola dentro il suo boschetto, fra quelle<br />

succose labbra dischiuse, e seguita a penetrare, finché ha la sensazione di star<br />

nuotando nell'olio. Alexandra mi abbranca con le braccia e con le gambe, e la sua<br />

fica si serra intorno a Johnny...<br />

A quel che ne so io, Alexandra non è stata chiavata alla festa di Charenton.<br />

Certo non si comporta come se lo fosse stata... dal modo in cui riceve la chiavata<br />

che le do, diresti che va in bianco da settimane. C'è l'eventualità, naturalmente,<br />

che i suoi folletti non l'abbiano chiavata come lei mi vorrebbe far credere... lo<br />

spirito potrebbe non bastare alle esigenze della carne...<br />

Alexandra smena il bacino come una danzatrice di hula havaiana, mi porge le<br />

tette da baciare, sbuffa come una vaporiera, sgroppa come un'indomita cavalla, si<br />

contorce come cento bisce. Quando, senza smettere di fotterla, le infilo un dito nel<br />

culo, incomincia a dar balzi da canguro, che rischiamo di finire aggrappati al<br />

lampadario come Tarzan e la compagna.<br />

Mio Dio, la gran quantità di peli che questa fica ha nel culo è sorprendente!<br />

Prima di trovarle il buco dell'ano devi aggirarti per quella foresta con una<br />

lanterna... Se costei si pigliasse le piattole, le ospiterebbe per il resto dei suoi<br />

giorni... devi munirti di machete e aprirti un sentiero fra i suoi peli, quando vai in<br />

esplorazione là, devi poi lasciare una pista, strada facendo, se vuoi ritrovare la via<br />

del ritorno... Riesco finalmente ad arrivare fino al suo buco di culo, e tasto<br />

intorno finché sono sicuro ch'è il posto giusto, prima di infilarci le dita...<br />

Alexandra strilla come se la scotennassi, ma io le infilo tre dita, comunque, su pel<br />

culo... Ho la netta sensazione che potrei infilarcene altre tre senza che succedesse<br />

nulla di molto terribile...<br />

D'un tratto il mio cazzo si mette a riversarle sburra nell'utero... Alexandra<br />

riceve con gioia quel torrido getto, stringe maggiormente le cosce intorno a me... e<br />

se ne viene anche lei... Giacciamo, avvinti l'uno all'altra e io le ficco le dita nel<br />

retto ogni volta che la sento fremere... Non finirà più di venirsene... e neanche<br />

io...<br />

103


Una chiavata non è abbastanza, per Alexandra, stasera. Si riposa quanto<br />

basta perché io beva un altro po' del suo brandy... poi ricomincia a far la gatta<br />

per esser fottuta di nuovo. Si sdraia accanto a me e mi strofina il pube contro una<br />

gamba, preme con la fica sul mio boschetto, copre me e la stanza intera di quel<br />

torrido, dolce fetore che emana da lei. È così sugosa che, quando strofina il pube<br />

sul mio ventre, ho la sensazione che mi stia dipingendo con un pennello intriso di<br />

vernice... poi, quando si asciugano, i peli si arricciano, rigidamente, a uno a uno,<br />

proprio come se fossero stati inamidati...<br />

Vuol sapere, Alexandra, se non vale più lei, come scopata, chenné Tania.<br />

Quella piccola Gioca-con-se-stessa, lei la chiama. "Ma mi sai dire, un uomo come<br />

te, che gusto ci prova con Tania? Un ragazzo, lo capisco. Non me n'importerebbe<br />

mica tanto, se Tania si facesse chiavare soltanto da ragazzi della sua età. Ma<br />

tutte queste porcherie con uomini fatti! Non è bene per gli uomini e, certo, non è<br />

bene per Tania. Che farà, quella figliola, da grande? Cosa inventerà per<br />

soddisfarsi, allora? Ma dimmi, dopotutto, non c'è più sugo a chiavare una donna<br />

matura come me chenné una acerba ragazza come Tania?"<br />

Cosa cazzo può rispondere un uomo, cazzo, a questa domanda? Eppoi, Tania<br />

fa classe a sé, non la puoi incasellare in nessuna categoria. "E tu?" le chiedo a<br />

mia volta. "Tu perché sei attratta da quella ragazza?"<br />

"Ah, ma è diverso! Nel mio caso c'è il piacere dell'incesto. Ti pare niente,<br />

misurarsi con quel po' po' di tabù? Se Tania non fosse mia figlia, non mi direbbe<br />

nulla. Non vorrei aver niente a che fare con lei... niente. Ah, sì, mi potrebbe<br />

camminare davanti tutto il giorno e tutta la notte, esibendosi quanto le pare, e<br />

non avverrebbe nulla. Proprio nulla."<br />

Si tratta naturalmente di una bugia. Indubbiamente, aiuta molto se il rapporto<br />

che hai con una fica come Tania è reso più pepato dal fatto che siete<br />

consanguinei, ma, figlia o non figlia, Tania potrebbe infilarsi nel letto di<br />

Alexandra, comunque, tutte le volte che volesse.<br />

Alexandra prosegue passando in rassegna tutti i punti salienti delle sue<br />

disavventure con quella ragazza... Tania, a quanto pare, ha cavato fuori di sua<br />

madre tutti i piccanti dettagli riguardanti le storie che essa ha avuto con gli<br />

uomini che Tania conosce... e in cambio le ha confidato alcune sue esperienze.<br />

Quel che trovo più interessante, però, è la notizia che il canonico Charenton ha<br />

fatto pressioni su Alexandra affinché consegnasse sua figlia a lui e al diavolo. Lei<br />

104


ha tirato per le lunghe con una scusa o l'altra... Ora, naturalmente, tutto è<br />

finito... ma, se non ci fossi stato io, con lei, stasera — dice Alexandra, con un<br />

brivido — ah, sarebbe stata la fine... sì, senz'altro, sarebbe stata la fine...<br />

Si è tanto arrapata, a questo punto, che non resta altro da fare che farsi fottere<br />

di nuovo... E non ha dimenticato nel frattempo di lavorare me... Infatti il mio<br />

cazzo è duro, di nuovo, e lei lo stringe fra le cosce, strofinandoci contro la<br />

passera. Senza che né io né lei dobbiam fare molto al riguardo, ecco che il mio<br />

cazzo trova da solo la strada e le entra nella trappola aperta... Mi accontenterei,<br />

io, per me, di giacere lì, tranquillo, e pigramente fottere Alexandra... ma non è<br />

questo che a lei garba... certamente, non in questo momento. Si lascia prendere<br />

dall'entusiasmo... alla fine mi monta sopra e mi mostra come, secondo lei,<br />

bisogna fare.<br />

Posso pensare a un buon numero di cose che non sono altrettanto piacevoli<br />

quanto questa... giacere comodamente sulla schiena mentre una troia arrapata<br />

ed esperta ti lavora a dovere. Io non devo fare un cazzo... proprio niente...<br />

Alexandra conosce da sola tutti i trucchi... quindi non è come se ci provassi con<br />

una giovane fica ignorante, alla quale tu debba insegnare come funziona tutto il<br />

meccanismo. E lei mi fa fare una gran bella cavalcata, lasciandosi veramente<br />

andare, e, evidentemente, mandando al diavolo la sua dignità.<br />

Una donna che ti sta sopra, così, ha meno dignità chenné in qualsiasi altra<br />

posizione amatoria. Sì, una donna può apparire dignitosa anche quando ti ciuccia<br />

l'uccello, ma quando ti chiava all'inverso ogni sua dignità va a farsi fottere. Non<br />

appena una donna sale in sella, incomincia a guardarsi d'intorno, cercando con<br />

lo sguardo uno specchio. Alexandra non fa eccezione. Corre a prenderne uno. Lo<br />

piazza, poi risale a cavallo. Oh, come le piace guardarsi mentre mette sotto un<br />

uomo!<br />

Alla prima sbirciata che dà, a quel che avviene colaggiù, a momenti vien meno,<br />

sbasita. "Non dovrebbe aver mica quell'aspetto!" esclama, inorridita, ma, dopo<br />

aver guardato per un po', incomincia a piacerle. Ha una gran bella fica — decide<br />

— una fica che fa la sua figura, in azione...<br />

Vuol vedere che cosa succede quando ce ne veniamo. Così mi dice Alexandra...<br />

Ma quando la cosa avviene, lei ha gli occhi tanto vitrei che non credo che veda<br />

alcunché di quello che succede...<br />

105


Dopo esser venuta, sta quieta per un po', sdraiata accanto a me a gambe<br />

larghe, per far raffreddare la figa. E si mette a parlare del canonico. La solletica<br />

parlarne, ovviamente, anche se vorrebbe farmi credere che ne è inorridita.<br />

"Charenton se le scopa tutte quante, è logico, le pecorelle del suo gregge. Sarebbe<br />

fesso se non lo facesse..." E se qualcuno della sua congregazione non avesse<br />

scopato qualcun altro, ciò sarebbe solo un caso fortuito. Ah, quella orrenda<br />

statua! Non se ne dimenticherà mai. Era spaventatissima, quella prima sera, e<br />

urlava quando la portarono verso di essa... Un congegno al quale io,<br />

probabilmente, non avevo badato... dentro la statua c'è un vaso contenente del<br />

vino consacrato... e questo vino scaturisce dal cazzo di Satana, mediante uno<br />

speciale congegno... Durante la sua prima messa, lei fu resa alquanto brilla da<br />

quel vino consacrato.<br />

"E adesso, cosa intendi fare?" le domando. "Torni in seno alla Chiesa<br />

cattolica?"<br />

"No, no. Eppoi l'impulso al misticismo, ormai, in me, si è esaurito. Non so<br />

quello che farò... Ma, quanto a Tania, non pensi che sarebbe l'ideale, per lei, se si<br />

facesse monaca? "<br />

L'idea di Tania in convento è troppo assurda. Corromperebbe la Madre<br />

Superiora e tutte le consorelle. In capo a un mese non ci sarebbero più candele<br />

da accendere alla Madonna, senza spargere intorno un odore curioso. Alexandra<br />

sospira e si dice d'accordo con me. Sta zitta per un po', poi dice che ha voglia di<br />

chiavare di nuovo.<br />

Ci mette un bel pezzo, stavolta, a far insuperbire nuovamente Giannettaccio,<br />

ma è tanto accanita, lusinghiera e provetta che — dopo avergli fatto di tutto<br />

tranne ingoiarlo vivo — ci riesce. Non è però arzillo al punto giusto. Allora lei che<br />

fa, la mignottona? Si versa del cognac dentro la fica.<br />

Ciò le provoca un bruciore insopportabile. Si mette a correre per tutta la<br />

stanza, a farsi vento con quel che capita, a riempirsi di borotalco, a saltare sulle<br />

sedie... e alla fine salta addosso a me. "Se me lo metti su, forse mi passa."<br />

La inforco e lei urla più forte. Adesso vorrebbe sganciarsi, che non ne può più.<br />

Ma io la stringo più forte, e spingo più a fondo. I suoi spasimi mi eccitano<br />

tremendamente. Fotto come un matto e più lei strilla, più godo.<br />

Dar in fica a una troia che fa tanto casino è come affrontare in canoa le rapide<br />

di un fiume africano. Dopo averla riempita di sburra, non la mollo. Seguito a<br />

106


serrarla a me, come un innamorato d'altri tempi. Poi comincio a pisciarle nella<br />

sorcia.<br />

Alexandra si mette a vaneggiare. Brucia! Le scoppia l'utero! Le si squilibria<br />

tutta l'anatomia interna! Le ovaie marciranno! Grida, grida, però le dà gusto da<br />

matti. E vorrebbe che non finissi più. Mi abbraccia forte, mi bacia<br />

appassionatamente sulla bocca, come non aveva mai fatto in vita sua. Si sente un<br />

gorgoglìo che sembra il maelstrom, un fragore di cascate del Niagara, nel suo<br />

ventre, quando lei se ne viene.<br />

Sono pazze, 'ste zozze puttane. Tutte le donne, dalla prima all'ultima. L'una<br />

più pazza dell'altra. Qualunque cosa gli fai, la donna la trova stupenda,<br />

qualunque zozzura le gratifica la fica. Vuoi scopare sua nonna? Te la presenta.<br />

Vuoi frustarla? Corre a prender lo scudiscio. Vuoi calpestarla? Ti si stende ai<br />

piedi. Ti sarà grata di tutto, qualunque cosa tu le faccia. Le cose più orrende e<br />

nefande son per lei divertenti. Non c'è altra spiegazione.. Tutte le fighe son sonate<br />

in testa.<br />

Ernest è a letto con una bottiglia di cognac. Intorno alla fronte ha una<br />

ghirlanda di fiori appassiti. Quando entro io, depone la fiasca e chiama le<br />

danzatrici. Ma non arriva nessuno.<br />

"Hmmm... Niente danzatrici," dice Ernest. "Deve starmi passando." E dà<br />

un'altra sorsata.<br />

Non lo ricorda, da quanto tempo è ubriaco. Lo saprà non appena ritorna in<br />

ufficio. Là sono bravissimi a tener il conto delle assenze. Però ricorda bene gli<br />

antefatti della sbronza... Un gran bel trionfo per Ernest! Si è ubriacato per<br />

simpatia verso un amico, e poi questo amico si è riconciliato con la moglie e lo ha<br />

lasciato a continuare da solo.<br />

"Mi aveva invitato a cena a casa sua," mi racconta Ernest, "e indovina un po'<br />

che scena ci si presenta entrando? C'è sua moglie che scopa con un tizio. Non<br />

solo, ma stanno scopando sulla tavola da pranzo! Dove avremmo dovuto<br />

mangiare tra poco. Ti rendi conto? Stesa lì a culo nudo e quel tizio che le dà nella<br />

fica!" A tal ricordo, Ernest si agita tanto che deve bere un'altra sorsata. Questa<br />

volta si ricorda di offrirne una anche a me, e si offre anche di intrecciarmi una<br />

ghirlanda, se la desidero.<br />

"Discutiamo," dice Ernest. "Puoi sostenere, se così ti piace, che il matrimonio è<br />

una nobile e sacra istituzione, mentre io sosterrò la tesi contraria." Si puntella su<br />

107


un gomito e si avvolge nel lenzuolo come in una toga, ma prima che la discus-<br />

sione possa cominciare, Ernest ha già dimenticato su che cosa doveva vertere.<br />

"Che ne pensi di una fica come quella?" mi domanda. "Non credi che poteva aver<br />

almeno la decenza di farsi i cazzi suoi per conto suo, senza metter il marito in im-<br />

barazzo in quel modo? Macché! Eccola là che geme e che squittisce e che strilla e<br />

che stride come una maiala scannata, mentre il tizio la incroda sul tavolo da<br />

pranzo e la pistona fino a farle uscire il cazzo dalle orecchie! E io? che potevo fare<br />

io, in una incresciosa situazione come quella? Tutto quel che potevo fare era<br />

aspettare, e vedere che cosa succedeva. Se il marito si fosse calato i calzoni,<br />

anche lui, allora tutto era a posto e, forse, più tardi, avremmo potuto cenare,<br />

dopo averla scopata. Ascolta! T'è mai capitato un tizio che ti mostra una nuova<br />

radio, o un'automobile nuova magari, e, sul più bello, questa non funziona? Cosa<br />

dice allora lui? Dice sempre 'è buffo, non l'aveva mai fatto, finora'. Ed è appunto<br />

quello che mi continuava a dire questo tizio, solo che alludeva a sua moglie,<br />

mentre si beveva whisky, invece di cenare..."<br />

Ernest è finalmente costretto a fare una pausa per riprendere fiato; poi<br />

comincia aria da capo e mi racconta tutto un'altra volta.<br />

"Poi, quando ci fummo ubriacati, trovammo una fica, ed era tutto sistemato<br />

per chiavarla... solo che a questo punto cosa credi, Alf, che succeda? Quel tizio<br />

decide che lui è in grado di scopare sua moglie molto meglio di quel francese che<br />

la stava chiavando, e mi dice che adesso torna a casa per farglielo vedere. E<br />

neppure mi invita ad andare con lui! Gesù, non credi che, dopo avermi invitato a<br />

cena e tutto, sarebbe stato perlomeno suo dovere portarmi appresso? Invece, lui<br />

si limita a inghiottire un paio di quelle pillole peptoniche che vendono nei bar e se<br />

ne va da solo... Questo ti dimostra come una fica può rovinare un galantuomo..."<br />

Da qualche parte, lungo la strada, Ernest si è procurato un mazzo di fotografie<br />

"per amatori". Stanno sopra il suo comò, e, mentre ascolto il suo racconto per la<br />

terza volta, incomincio a guardarle.<br />

Sono foto d'alta classe, belle fighe che sembrano fighe e non un branco di<br />

vecchie zie che cercano di fare le graziose. A un tratto caccio un urlo. Lì<br />

frammezzo, c'è Anna. Il mio grido richiama l'attenzione di Ernest. Lui non<br />

ricordava neanche di averle, quelle foto.<br />

Ebbene, il mondo è piccolo, dice Ernest, mettendosi a guardarle. E ne trova un<br />

altro paio di Anna... deve essere proprio per questo che lui le ha comprate: per il<br />

108


fatto che c'era lei nel mucchio. E Anna è una puttana come tante, mi dice. "Pensi<br />

forse che Anna possa farti del bene... a te o a chiunque altro? Anna non farà mai<br />

del bene a nessuno... Tutte, meno Anna."<br />

Quando me ne vado, ho in tasca le foto di Anna. E buona parte di quel litro di<br />

whisky di Ernest nello stomaco. Ernest ha stappato un'altra bottiglietta, da una<br />

pinta, e seguita a parlare... di nuovo invoca le sue danzatrici. Io vado in<br />

redazione, e, siccome non c'è niente da fare per me, scrivo un paio di lettere al<br />

fine di farmi passare per uno che sta lavorando, per una mezz'ora o giù di lì. Poi<br />

esco di nuovo, in cerca di ventura.<br />

Proprio mentre esco in strada mi imbatto in Arthur. Mi stava cercando, dice,<br />

ed è tanto eccitato che riesce a stento a parlare. Prima di potermi dire di cosa si<br />

tratta, deve bere un cicchetto, e non può neanche aspettare che attraversiamo la<br />

strada per andare in un locale dove mi fanno credito... no, entriamo nel bar che<br />

sta accanto all'ufficio, dove io non godo più credito da almeno un mese.<br />

Viene fuori che la nostra piccola amica Charlotte è stata a trovare Arthur. Lui<br />

non era in casa, ma lei gli ha lasciato un biglietto... un invito per entrambi noi di<br />

andarla a trovare. Arthur si sta cacando sotto, e insiste a leggere il biglietto ad<br />

alta voce, affinché io non ne perda neanche una sillaba.<br />

"Figurati, quella piccola fica che viene a casa mia," balbetta. "Gesù, non riesco<br />

a immaginare cosa avranno pensato quando squillò il campanello e c'era là lei,<br />

davanti alla porta... Penseranno che io sono matto, a casa mia... Ecco, leggi<br />

questo pezzo di nuovo... che cosa significa, se non un invito ad andarla a trovare<br />

e chiavarla? Gesù, non te l'avevo forse detto che era troia? Te l'avevo detto o no?"<br />

Ingolla il suo pernod e ne ordina un altro. "Senti, Alf, come stai a fegato oggi? Hai<br />

del fegato? Mio dio, io non ce l'ho il coraggio di andar là ed affrontarla da solo...<br />

ma se venissi anche tu sarei a posto..." Mi guarda ansiosamente, per vedere come<br />

prendo la cosa. "Ascolta, Alf... stammi bene a sentire... Puoi provarla prima tu.<br />

Andiamo là insieme e tu la chiavi per primo e poi monto su io... Cristo, non ero<br />

mica obbligato a dirti niente, di tutto questo, sai... Sarei potuto andar là e<br />

scoparmela da solo. Ma non sono il tipo, io, Alf... non è da me. Solo, hai mai<br />

sentito una cosa del genere in vita tua? Chi ha mai sentito dire che una nana era<br />

una troia? Diamine, non avevo mai neppure pensato, prima d'ora, alla vita<br />

sessuale dei nani..."<br />

109


Non sono affatto sicuro che Arthur non stia facendo castelli in aria. Lui ci ha<br />

letto, in quel biglietto, molto più di quanto non ci sia effettivamente scritto:<br />

l'unica cosa che, lì, venga offerta, senz'ombra di dubbio, è una bevuta. Ma ho fede<br />

nei presentimenti di Arthur, se non ne ho nei suoi ragionamenti. E questa<br />

faccenda della nana è tanto pazzesca ch'è allettante. Insomma, andiamo a<br />

trovarla.<br />

Charlotte viene ad aprirci. Sembra una bambola. È tutta contenta di vederci.<br />

Ci fa accomodare. Ed ecco che, appena ci siamo seduti, entra un cane poliziotto,<br />

enorme. Sembra aver intenzione di sbranare Arthur e me.<br />

Se non fosse la fifa, sarebbe divertente veder la nanetta lottare con quel<br />

bestione. Gli si aggrappa al collo e lui la solleva a mezz'aria, senza alcuno sforzo,<br />

e la fa girare intorno. Charlotte gli dà delle botte sul muso, lo sgrida, dice che le<br />

sue maniere son davvero deplorevoli. Il cane s'acquieta, quasi immediatamente.<br />

Basterebbe che abbaiasse, per scaraventarla a terra, invece mette la coda fra le<br />

gambe e se ne va via mogio mogio.<br />

Charlotte dice che intende rinchiuderlo, quindi gli corre dietro, dimenando il<br />

minuscolo culo con l'efficienza di una donna di normali dimensioni.<br />

Sottovoce Arthur mi fa: "È chiaro perché si tiene in casa quella bestia. Cristo,<br />

hai visto che nerbo? "<br />

Al secondo bicchiere è tutto chiaro. La nanetta comincia a far la gatta per<br />

avere l'uccello. Si comporta, a tal riguardo, come una qualsiasi donna. Tutto<br />

quello che diciamo Arthur e io, lei lo trova enormemente divertente.<br />

Quella piccola fica! È affascinante, seduta su quella poltrona troppo grande<br />

per lei. Accavalla le gambette e si tira su la gonnella per farci intravvedere il suo<br />

tesoro... Ma come cazzo fai a portare una nana a letto con te, ecco una cosa della<br />

quale non ho mai avuto modo finora di preoccuparmi, e non so proprio come<br />

regolarmi, adesso. Guardo Arthur. Arthur mi guarda e sogghigna. Seguitiamo a<br />

bere l'ottimo scotch di Charlotte... e lei ingolla un bicchiere dopo l'altro, come<br />

fosse acqua fresca. Non ce ne vorranno molti, per produrre qualche effetto su di<br />

lei...<br />

Il liquore la colpisce all'improvviso... un momento fa era a posto... e, d'un<br />

tratto, adesso c'è dentro fino al collo. Io non mi rendo conto di quello che è<br />

successo se non quando mi alzo per versarle un altro bicchiere... Mi sto<br />

sporgendo sopra la poltrona dove lei siede, volgendo la schiena a Arthur, e, prima<br />

110


che me ne accorgessi, lei ha allungato una mano verso il mio cazzo e ha<br />

agguantato il davanti dei miei pantaloni. È una sensazione strana, una manina<br />

verso il mio cazzo. È una sensazione strana, quelle dita di bimba che armeggiano<br />

lì. La lascio fare. Lei lo palpa e lo accarezza come certe donne smaneggiano una<br />

pelliccia, reggendo il bicchiere nell'altra mano.<br />

"E a me niente?" dice Arthur... ed è chiaro che non allude al whisky.<br />

La piccola fica non smette neppure di giocare con me. Ha le mani cosi<br />

minuscole che può infilarle dentro la mia pattuella senza slacciare neppure un<br />

bottone... e mostra come si fa... mentre rivolge quel suo sorriso di bambola ad<br />

Arthur... "Non sei venuto vicino a me," gli dice. A quanto pare, Arthur ha<br />

dimenticato tutto, riguardo al nostro accordo. Si alza dal divano e si siede<br />

sull'altro bracciolo della poltrona di Charlotte, compiendo la mossa più veloce che<br />

io gli abbia mai visto compiere.<br />

"Non badare a quel tizio," le dice. "Qua, assaggia questo... Non è un portento? "<br />

Le toglie il bicchiere e le depone la mano sopra la sua pattuella. "Non star a<br />

perdere il tempo con quello che ha lui... Eppoi, non si sa mai, con un tizio come<br />

quello là... Dove è stato la settimana scorsa? Lo sai? Lo sa forse qualcuno?<br />

Diavolo, probabilmente non lo sa nemmeno lui... Qua... stringilo un po', e vedrai<br />

quanto diventa grosso."<br />

Charlotte ride come una sciocchina e ci dà, a entrambi, una strizzata. "Sono<br />

stata una sciocca, a invitarvi," dice poi. "Ahimé, sono troppo grossi, per una<br />

povera piccola ragazza come me, di modeste ambizioni."<br />

"Faccele vedere, le tue ambizioni," dice Arthur. "È la prima volta che la sento<br />

chiamare così." Ride della sua battuta. La trova spiritosa. Dev'essere sbronzo.<br />

Ma Charlotte non ce la mostra. Si limita a tirarsi su le gonne e a mostrarci le<br />

coscette. Arthur dice che non basta. Lei tira la gonnella un po' più su. Ha un paio<br />

di mutande che sembrano fatte di tela di ragno. Ho paura di toccarle: potrebbero<br />

restarmi in mano. Ma le sue cosce hanno un aspetto più sostanzioso... Bisogna<br />

che le palpi. Lei non sembra farci caso...<br />

Charlotte smette di gingillarsi con i nostri cazzi e si mette i due diti indici sulle<br />

cosce, sugli inguini. "Vedete?" È larga così, lì. Come potrebbe disporre di qualcosa<br />

abbastanza grande per quello che abbiamo in mente noi? E quanto all'altro<br />

verso... va da qui... a... oh, da qualche parte giù di sotto. Alza una mano, per<br />

darne con il pollice e l'indice la misura... "Non più grande di così," dice.<br />

111


"Senti... che diresti di farcelo sentire?" dice Arthur. "C'è qualcosa che debbo<br />

scoprire, riguardo a quella cosa... Qua... assaggia ancora il mio uccello... Tu tasti<br />

me e io tasto te, d'accordo?" Parla a Charlotte come Se lei fosse una bimbetta, e<br />

non capisse molto bene le cose. "Forse è troppo piccola, come dici tu, ma c'è<br />

qualche altra cosa di cui voglio rendermi conto al riguardo..."<br />

Lei non gli permette di infilarle le dita sotto le mutande... Lui si morde le<br />

unghie, dice, e la grafferebbe... Quindi, dovrà togliersi le mutande, ecco tutto, e<br />

spera che non ci dispiaccia... "Se volete, voltatevi pure dall'altra parte... No?<br />

Bene..." Punta le scarpine dal tacco alto sul cuscino della poltrona e solleva il<br />

culo... Io le tengo su il vestito perché il ventre resti a nudo, mentre lei si dimena<br />

per sfilarsi le mutande...<br />

Arthur e io ci scambiamo uno sguardo. È pelosa, altroché. Allungo una mano,<br />

battendo il mio amico sul tempo. È una piccola figa perfetta. Piccola fuori, ma<br />

non tanto piccola dentro. Passo un dito lungo la fessura. È una fica di donna in<br />

miniatura. Più piccola di quella di Tania, suppongo. Quando rialzo gli occhi, la<br />

nanetta mi strizza l'occhio.<br />

"Ti piaccio?"<br />

Un giorno troverò una donna che non mi farà questa stupida domanda mentre<br />

la tasto, e ci sono dieci probabilità contro una che, quando ciò avverrà,<br />

m'accorgerò che quella ha ingoiato la dentiera ed è morta soffocata. Cazzo! Ma è<br />

come domandare se ti piace respirare! Una figa è una figa e sono tutte, cazzo,<br />

uguali! L'una vale, cazzo, l'altra.<br />

Ma Charlotte è veramente una troietta eccezionale... Non mi trattengo dal dirle<br />

che lei è, per me, un eccellente meccanismo. Bisogna ammirarla, come si ammira<br />

un piccolissimo ma perfetto orologio...<br />

Arthur sta impazzendo, nell'attesa di metter le mani sulla bonne-bouche di<br />

Charlotte. Lei gli ha aperto la pattuella, adesso, gli ha tirato fuori il cazzo e lo<br />

palleggia fra le mani... ma a lui, più che questo, interessa quello che sta<br />

succedendo laggiù da basso. Io sto tastando il culo di Charlotte... È morbido co-<br />

me un cuscino di piume. Spero che non si ammacchi facilmente, dato che non<br />

resisto alla voglia di dargli dei pizzichi.<br />

Arthur è stupefatto, quando mi subentra. La prima cosa che gli viene in mente<br />

è di chiederle se ne ha qualche fotografia... Potrebbe guadagnare una barca di<br />

soldi — le suggerisce — solo a vendere foto di quel culo... magari con accanto un<br />

112


metro, un asse millimetrato, tanto per dar l'idea delle esatte dimensioni...<br />

Frattanto, Charlotte mi slaccia la pattuella e tira fuori John Thursday per fargli<br />

prendere una boccata d'aria. Sospira... lo trova stupendo... Charlotte sarà una<br />

nana, ma ha voglie da donna normale sotto la coda.<br />

Arthur vuole portare Charlotte sul divano e svestirla...<br />

"Non aver paura," le dice, rassicurante. "Diamine, la tua fica è bella grande...<br />

Ti assicuro che ne ho chiavate di più piccole, tante volte. Guarda, io non ho mica<br />

un cazzo tanto grosso, dopo tutto... Anzi, se ne prendi le misure ti accorgi che<br />

non è affatto grosso. Sembra grosso, lì per lì. Domandalo ad Alf, te lo dirà lui."<br />

Frattanto, smaneggia qualcosa che sembra un pezzo di idrante da pompieri,<br />

tutto rosso... Ma la cosa sembra perfettamente logica alla piccola Charlotte. Lei ci<br />

guarda entrambi... Non riesce neanche a circondarlo con le dita, il mio cazzo, ma<br />

annuisce... Beh, forse... E Arthur dice che, se non possiamo chiavare, possiamo<br />

però trastullarci l'un con l'altro...<br />

Charlotte si corica di traverso al divano. È così piccola che i suoi piedi non<br />

arrivano al bordo, una volta che le abbiam tolte le scarpe... Arthur potrebbe farla<br />

sparire, una sua scarpa, dentro una mano chiusa a pugno. Gesù, quanto sesso è<br />

racchiuso in quel minuscolo involucro; Charlotte ne ha quanto una fica normale<br />

qualsiasi... e sta tutto stipato in quel piccolo corpo caldo, rovente... Lo senti<br />

trasudare, quando la tocchi...<br />

La maggior parte delle nane che finora avevo visto sembrava dei ponies delle<br />

isole Shetland... tonde e grasse e piuttosto informi. Ma, come può capitarti di<br />

vedere, di tanto in tanto, uno di quegli animali che sembrano avere proprio le<br />

armoniose proporzioni di un cavallo, con una testa che si addice al resto, così<br />

questa fica è una vera donna in miniatura. Ha le forme di una donna... di una<br />

donna ben fatta, oltre tutto... e usa il suo corpo come lo userebbe una donna due<br />

volte lei di dimensioni. Prima che ci si spinga troppo oltre, io comincio a sentirmi<br />

troppo grosso e goffo accanto a lei.<br />

Ha magnifiche tette... Sono così piccole che, quando metti una mano sopra<br />

una di esse, la nascondi completamente, ma, nelle loro proporzioni, sono<br />

regolarissime... Non ci sarebbe modo tuttavia di farsi una "sega alla spagnola"<br />

mettendo il cazzo in mezzo a quelle tettine lì... L'uccello di Arthur sembra una<br />

mazza da baseball, quando lui ci prova, più tardi... Ma è una sensazione<br />

completamente nuova, succhiare delle tette che ti entrano in bocca per intero...<br />

113


Arthur ha trovato qualcosa di cui lagnarsi... Vorrebbe tanto aver con lui la sua<br />

Kodak. Non per scattare foto oscene, dice a Charlotte... vorrebbe solo avere una<br />

foto di lei sul divano accanto a lui... tanto per vedere il cazzo di cui lui dispone e<br />

la cosina di cui dispone lei per riceverlo. Charlotte si risente, a tali parole... Che<br />

razza di ragazza crede lui che lei sia, dopo tutto? Ma il risentimento non le<br />

impedisce di agguantargli l'uccello non appena lui si spoglia... Arthur e io ci<br />

corichiamo a fianco a fianco e Charlotte siede in mezzo a noi, baloccandosi con<br />

entrambi...<br />

È facile infilare un dito nella fessura che lei ha fra le cosce. Charlotte ha la fica<br />

sugosa come un'altra donna qualsiasi... non c'è problema, quando fai come si<br />

deve... E a lei piace molto farsi diteggiare così... Si adagia e allarga le gambe e<br />

lascia che noi si proceda tranquilli.<br />

Arthur si annusa le dita, guarda la fica della nana, poi guarda me. Fa per dire<br />

qualcosa, ma resta zitto. Quello che pensa è ovvio... Alla fine si fa coraggio. Si<br />

china e dà una bella annusata a Charlotte. Lei serra le cosce intorno al suo collo<br />

e gli strofina la fica sul muso. Arthur alza gli occhi su di me e mi dice: "Tu va<br />

pure a fanculo, se non ti piace." Quindi tira fuori la lingua e comincia a leccare<br />

quel conillon e a succhiarlo. Io gioco con le tette di Charlotte.<br />

È una bambola con cui potrei giocare tutto il giorno. Ma Jean Jeudi non<br />

apprezza le cose in astratto, c'è solo un'idea nella sua testa calva: lui vuole<br />

chiavare, e non sente ragioni. Ma io devo aspettare che Arthur tolga il muso dal<br />

truogoletto nel quale si pasce avidamente. a È dolce come un melone texano,"<br />

bofonchia fra i peli. Lei gli allaccia il collo con le gambe.<br />

"Pensavate," ci domanda, "che sarebbe successa una cosa simile, quando<br />

veniste qui da me la prima volta? "<br />

Faccio segno a Arthur di tener chiuso il becco, ma lui non sa star zitto. "Come<br />

no! Avevamo anche tirato a sorte chi t'avrebbe scopato per primo."<br />

La nanetta s'offende. Gli dice di smetterla di leccarle la fighina. Ci vuole un<br />

altro cicchetto per farla tornare di buon umore.<br />

Arthur la tempesta di domande. Non biasimo la sua curiosità ma, perdio,<br />

manca di tatto. Prima cosa vuol sapere se tutte le "persone piccole" (termine<br />

ch'egli ritiene delicato) hanno gli organi genitali come lei. Charlotte gli risponde<br />

che certune di loro hanno vulve enormi e altre invece piccoline. I maschi, idem. Il<br />

problema, dice Charlotte, è trovare la taglia giusta.<br />

114


Poi Arthur vuol sapere se Charlotte è stata mai chiavata, prima d'ora, da un<br />

uomo di statura normale. Lei si rifiuta di rispondere a questa domanda. Io dico<br />

ad Arthur di piantarla, poiché ho intuito — dall'aspetto che ha — che sta per<br />

domandarle del cane poliziotto... Macché! non mi dà retta. E prima che io possa<br />

impedirglielo, lui le fa quella domanda imbarazzante. Io agguanto Charlotte prima<br />

che lei possa incazzarsi e dirgli, papale papale, di andar nell'altra stanza e<br />

domandarlo al cane, personalmente... Cazzo! Fra un po' le domanderà se ha mai<br />

fatto pompini all'uomo di caucciù...<br />

A questo punto Arthur deve sentirsi un po' a disagio con la propria coscienza...<br />

fatto sta che prende su ed esce dalla stanza, con il bicchiere in mano... Solo<br />

quando lui lo racconterà a Sid, un paio di giorni dopo, verrò a sapere che uscì<br />

dalla stanza, semplicemente, per andare a dar un'occhiata al bagno e vedere se<br />

anche il cacatore fosse di dimensioni ridotte...<br />

A Charlotte sembra piacere l'odore del mio cazzo... Giace bocconi con la faccia<br />

sul mio pube e seguita ad annusarlo mentre mi fa solletico alle palle. Finalmente<br />

tira fuori la lingua e dà una leccata alla cappella... Spalanca la bocca più che può<br />

affinché io possa infilarglielo dentro... Ci riesco a mala pena... Nessuna donna di<br />

normali dimensioni troverebbe un cazzo troppo grosso per lei a tal punto.<br />

Charlotte non può essere troppo delicata, per quanto riguarda succhiare gli<br />

uccelli... dal momento che questo a momenti la strozza.<br />

Quando la metto sotto, lei allarga le gambe, ma io, lì per lì, non riesco a<br />

infilarla. Sto lì a guardare finché lei comincia a dimenarsi e gemere. Allora<br />

Johnny comincia a cozzare con la testa. È come cercare di scopare una bambina.<br />

Anzi, peggio, perché Charlotte ne ha una voglia matta e, se fai cilecca, lei im-<br />

pazzisce.<br />

Ho paura di spaccarla in due come una pesca spaccarella. Invece, il cazzo<br />

entra senza che lei emetta un lamento. Guardo: il rigonfio si vede da fuori.<br />

Lei mi morde i capezzoli e mi dice di fotterla. È talmente arrapata che me lo<br />

chiederebbe anche se avessi un uccello il doppio più grosso.<br />

Una volta penetrato, il pene va liscio. Forse lei non sarà più la stessa. Forse il<br />

suo fighino non sarà più quello di prima, ma non importa. Glielo do fino a<br />

farglielo uscire dalle orecchie. Lei chiede: ancora, ancora. Avresti detto che si<br />

sarebbe spaventata, una fighina come lei. Invece, macché. È puttana dalla testa<br />

115


ai piedi. E se ha paura di una cosa, ha paura di non ricevere tutte le chiavate che<br />

vuole.<br />

Dove cazzo lo mette il mio cazzo, quando l'ha preso in fica, non lo so. Se non le<br />

esce dalla bocca adesso, non le esce mai più... quindi l'agguanto per quel culetto<br />

grassoccio, la giro su un fianco, e glielo do come lo darei a chiunque altro. Non c'è<br />

spazio neanche per un pelo di più, dentro di lei... Le ho dilatato la fica talmente<br />

che tu non potresti infilare una spilla fra il bordo di essa ed il bordo dell'ano. E<br />

chi diavolo, poi, va in giro a infilare delle spille in quel posto? L'ho presa... l'ho<br />

presa per bene... e lei sta ricevendo una chiavata alla quale chi l'ha fatta non<br />

l'aveva predisposta... A un certo punto lei comincia a squittire, a darmi calcetti<br />

sui fianchi. Sta venendo... sta venendo... E mi dimostra che lei sa scopare,<br />

anche...<br />

Charlotte è una di quelle fighe che sembrano esser capaci di seguitare a<br />

venirsene, una volta cominciato, finché seguiti a fotterle. Le molle del divano<br />

rischiano di rompersi... poiché la piccola Charlotte è capace di fare un casino da<br />

matti. Alza la vocetta, solleva il culetto, e da entrambi emette rumori... Meno male<br />

che la portinaia è sorda... sennò verrebbe su a vedere chi stiamo ammazzando, se<br />

udisse strillare così questa troia. Si agguanta le tette e sembra, semplicemente,<br />

mettermele in mano affinché gliele strizzi... il cane comincia ad abbaiare e far<br />

casino, dove lei lo ha rinchiuso... Charlotte ha le cosce bagnate di succo di fica, e<br />

anche il culo, e persino la pancia... devo aver aperto una nuova sorgente, io, nella<br />

sua fica...<br />

John Thursday singulta un paio di volte. Non è abituato ad ambienti così<br />

angusti, e non sembra essere in grado di decidersi. Ma poi lascia perdere... e io<br />

mi metto a fottere Charlotte così forte che lei non squittisce neanche più. Apre la<br />

bocca, ma non ne esce alcun suono. Io mi rendo conto di avere un bel po' di<br />

alcool dentro di me... la mobilia si mette a girare intorno alla stanza a ritmo di<br />

gavotta.<br />

Arthur ritorna, bilanciando il suo uccello innanzi a lui come una pertica. Io<br />

siedo al centro del divano, cercando di tenerlo cheto, affinché non cigoli tanto, e<br />

Charlotte giace supina, giocando con la sua fica. Non appena vede quel cazzo in<br />

erezione, balza giù dal divano e corre verso Arthur. Piccola fica capricciosa! Lo<br />

circonda con entrambe le braccia, quanto può, e gli si aggrappa agli inguini. È<br />

alta quel tanto che basta per arrivare a toccargli la punta del cazzo eretto con le<br />

116


labbra, se appena china la testa. Bacia Arthur sul ventre e sul pelo pubico, che<br />

gli cresce fino a metà della pancia, poi, stando lì in piedi, apre la bocca. Resta<br />

così e lascia che lui glielo infili fra le labbra dischiuse.<br />

Forse Arthur si è mezzo masturbato, mentre era di là. O questo, oppure sta<br />

perdendo il suo autocontrollo; poiché, infatti, Charlotte lo sta succhiando da<br />

meno di un minuto, quando lui se ne viene. Charlotte seguita a succhiare più<br />

forte che può, ed entrambi sono felici. Un istante dopo vanno addirittura in<br />

estasi. E Charlotte cerca di inghiottire una pinta di sburra in un sol sorso. A me<br />

sembra di star a guardare un film accelerato...<br />

Poi Charlotte ritorna di corsa da me. "Vuoi che ti ciucci il cazzo?" mi fa. Prima<br />

che abbia il tempo di risponderle, me lo ha già preso in bocca. Vuole che io le<br />

lecchi la figa al contempo. Me la sbatte in faccia. Io la guardo... non sono mai<br />

stato attratto da una figa sburrata. Le mordo le cosce, e lei è felice lo stesso, quasi<br />

altrettanto. Sbava e tuba sul mio tubo. Una sola palla le prende tutta una mano.<br />

Le piace strizzarle, a turno: chissà, forse spera di spremerne più sburra, in questo<br />

modo. Intanto io passo il tempo col suo culo. Il bucetto è stretto stretto. Le piace<br />

sentirselo titillare. Infilzarci l'uccello, neanche ci penso.<br />

Quei ditini di elfo mi fanno ammattire. E quella boccuccia di bambola! Jean<br />

Jeudi non ne può più, e lo lascio sburrare a sua posta. È la fine del mondo,<br />

ejaculare in quel bocciolo di bocca e veder lei ingoiare.<br />

Ho appena finito con lei, e Arthur sta tastandola qua e là, quando s'ode un<br />

baccano d'inferno. Ed ecco arrivare di corsa il cane poliziotto, trascinandosi dietro<br />

il guinzaglio, al quale la padroncina lo aveva legato nell'altra stanza. Si dirige<br />

verso il divano, come un treno. Arthur e io saltiamo oltre la spalliera. Lui si butta<br />

sulla nana.<br />

Arthur afferra la prima cosa che gli capita sotto mano: la bottiglia di scotch.<br />

Senonché il cane non vuole sbranare Charlotte, vuole solo chiavarla. Charlotte<br />

non ha paura. Si vergogna soltanto un tantino.<br />

"Fatti sotto e toglilo via di là," suggerisco ad Arthur. "Non ti farà molto male."<br />

Educatamente, Arthur mi invita ad andare all'inferno... Lui non intende<br />

proprio avvicinarsi a quel figlio di cagna...<br />

Il cane lupo ha sguainato il cazzo, rosso vivo e viscido, e guizzando lo indirizza<br />

verso il nicchio della nana. Conosce la strada, evidentemente.<br />

117


"Non c'è due senza tre," dice Arthur. "Pensi, Alf, che dovremmo invitarlo a bere<br />

con noi, quando avrà finito? Ci scommetto che quel bastardo ha da raccontarci<br />

qualche esperienza che varrebbe la pena di star a sentire."<br />

Charlotte balbetta: "No... vattene via... Smettila, Jacques, cattivo... Vattene...<br />

Lasciami... perfido cane! "<br />

"Ma come! stai lì e non fai niente?" dico io, ad Arthur. "Lasci che quel cane ti<br />

porti via la carne?"<br />

E lui: "Ma sei matto? È più grosso di me! Eppoi mi piace, star a guardare. Non<br />

avevo visto mai niente di simile. E tu? Beh... al casino può darsi. Ma certamente<br />

non hai visto mai un cane violentare qualcuno veramente."<br />

Con un colpo di reni ben diretto, il cagnone ficca dentro l'uccello. E si mette a<br />

fottere a cento all'ora.<br />

Charlotte seguita a pregarci, ogni qual volta le avanza un po' di fiato, di<br />

andarcene via.<br />

"Senti, cretino," dico ad Arthur dopo che siamo stati a guardare per alcuni<br />

minuti, "lo spettacolo sarà finito, tra poco. E dopo cosa accadrà? Ha lo sguardo<br />

cattivo, quel cane, te lo dico io... Quando avrà finito di scopare, gli verrà una fame<br />

da lupo. Non me ne frega un cazzo, cosa fai tu, io, per me, me la svigno... a<br />

cominciare da due minuti fa."<br />

Mi avvicino furtivamente al divano per recuperare i miei vestiti. Arthur ci<br />

pensa su un paio di minuti poi si riveste anche lui. Riusciamo a bere un altro<br />

sorso di scotch, e cerchiamo di salutare Charlotte... Ma lei non ci sente...<br />

circonda con le braccia quel suo cagnolone e ricambia il suo amore. Le donne! se-<br />

condo me sono persone affascinanti, quando impari a conoscerle...<br />

Arthur e io non abbiamo gran che da dirci, riguardo a quella nostra visita,<br />

quando siamo per strada. Ci allontaniamo di un centinaio di passi, poi Arthur mi<br />

agguanta per un braccio.<br />

"Dio mio, Alf, guarda là quella troia! Che taglia! Ti piacerebbe scopartela? Dio,<br />

ti ci smarriresti, sotto quel culo... è quel che sogno per la vecchiaia, per star al<br />

calduccio la notte..."<br />

Sembra proprio una fica enorme. Ma quando ho chiuso un occhio e poi torno a<br />

guardarla, vedo che misura appena un metro e sessanta, di statura...<br />

118


Anna è depressa. Il vecchio che la mantiene è sempre più una rotta di coglioni<br />

— mi dice — e lei non sa come regolarsi. Lui le sgancia un sacco di soldi, ma è<br />

pur sempre una rotta di coglioni.<br />

Oltre tutto, mi fa, mentre stiamo a pranzo insieme in trattoria, vuol conoscere<br />

le sue amiche. E appena le ha conosciute vuol portarsele a letto. Il che andrebbe<br />

anche bene, senonché quelle vogliono grana. E ciò irrita lei, da una parte. E lui<br />

dall'altra: ci terrebbe ad aver un po' di fica gratis, ogni tanto.<br />

Eppoi, come se non bastasse — seguita Anna — il vegliardo pretende da lei che<br />

gli racconti tutto della sua vita sessuale, dei suoi amori, delle sue scopate. "È<br />

roba da mille e una notte, Alf, credimi. Nel senso che mi sembra di esser<br />

Scerazad, e divento matta, a inventare avventure erotiche da raccontargli. Sere fa,<br />

voi ragazzi mi avete offerto, per così dire, materia di canto... e... oh, quanto gli è<br />

piaciuta la romanza! Dopodiché si è ringalluzzito e mi ha scopata con novello<br />

ardore... come se non ne avessi abbastanza di voi quattro. Certi uomini si<br />

arrapano soltanto con parole! "<br />

Eppoi, quando il vecchio ha gente in casa — uomini d'affari perlopiù — gli<br />

piace sfoggiare lei, far vedere che magnifica fica ha per le mani. Non solo,<br />

pretende che lei gli si strusci addosso, davanti agli ospiti, che si mostri arrapata<br />

di lui, che gli tasti i coglioni, che si lasci tastare la fica, il culo e le tette in loro<br />

presenza. Dopo un po' lei deve uscire con una scusa e chiamarlo, desiderosa,<br />

dalla stanza accanto. Lui allora la raggiunge. La smaneggia, e poi tornano insieme<br />

in salotto, dagli ospiti, e il vecchio fa le viste di allacciarsi la pattuella, mentre lei<br />

è tenuta a comportarsi come una giovenca che ha appena ricevuto il toro in<br />

primavera.<br />

"Eppoi, adesso gli è venuta un'altra idea. Vuole che mi porti in casa un bel<br />

garzone nerboruto e mi faccia sgangherare da lui sotto i suoi occhi di voyeur. Io<br />

mi rifiuto, assolutamente. Magari, poi dopo, è muso di fare l'offeso, il geloso... e<br />

magari gli spara una revolverata, al mio montone! In tribunale — dato che siamo<br />

in Francia — se la caverebbe con una mite pena, invocando il delitto d'onore."<br />

Io trovo la cosa incredibile, ma Anna mi assicura che, se conoscessi il tipo, non<br />

stenterei a crederlo da tanto. A questo punto le mostro le foto che ho sottratto a<br />

Ernest e che ritraggono lei in pose audaci. Anna si piscia sotto. "Ah, dovevo<br />

aspettarmelo! Che razza d'amici! M'avevano detto che mi fotografavano solo per<br />

sfizio... Se li incontro gli stacco le palle!"<br />

119


"Dovresti essere contenta," le dico. "Mezza Parigi si starà facendo delle seghe<br />

per te!"<br />

In quella arriva Raoul. Ha da dirmi una cosa, mi fa, e siede con noi a prendere<br />

il caffè. Si vergogna a parlare in presenza di Anna. Allora lei si allontana con la<br />

scusa di andare al gabinetto.<br />

"C'è mia cognata che ti vuol conoscere," mi fa Raoul, appena siamo soli. Ha un<br />

vecchio debito con me, e conta di saldarlo in questo modo. "Se vuoi ti fisso un<br />

appuntamento."<br />

"Ma se poi non mi piace? Metti ch'è una racchia!"<br />

"Macché racchia. Mio fratello ne va pazzo."<br />

"Come sai che con me è disposta a starci?"<br />

"Le ho parlato di te. Non vede l'ora!"<br />

"Non ci saranno complicazioni?"<br />

"Oh, no, sta' tranquillo. Se dovesse far la stronza... non lo farà, ma metti il<br />

caso che facesse la stronza... saprei io come ricattarla. So certe cose che lei non<br />

vorrebbe che arrivassero all'orecchio di mio fratello."<br />

"Non mi vado a cacciare in un pasticcio?"<br />

"Te l'ho detto, sta' tranquillo. Sistemo tutto io. Vi incontrerete in campo<br />

neutro."<br />

"Fa bocchini?"<br />

"È un'egregia pompinara."<br />

Anna mi conduce da due sue amiche. Non sono in casa, ma c'è un biglietto<br />

sulla porta, dove dice che torneranno presto. Entriamo. Anna siede sul divano e<br />

chiede di guardare nuovamente quelle foto. Le rimira e si arrapa di se stessa. Non<br />

mi resta che scoparla, per farle passare quel prurito.<br />

Lei dice che non è il caso, e che qua e che là, ma però non fa niente per<br />

fermarmi. Le tolgo le mutande, tiro fuori l'uccello. Siamo a questi preludi quando<br />

arrivano le sue amiche. Sono giovani entrambe, sui vent'anni.<br />

Si instaura subito un clima di cordialità. A malincuore riingabbio l'uccello e<br />

Anna si rimette le mutande. Le due fiche sono due americane, Jean e Billie. Billie<br />

porta scritto in fronte ch'è una seguace di Saffo. È lei quella che ha i soldi, mentre<br />

120


Jean, una bella biondina tipo mammola, non saprebbe come sbarcare il<br />

lunario da sola.<br />

La biondina è arrapata da morire. Mi guarda gli inguini come se s'aspettasse di<br />

vedere l'uccello saltar fuori come uno di quei babau nella scatola a molla. "Mi<br />

domando se è stata una visione," dice, celiando. "In tal caso vuol dire che sono<br />

una santa."<br />

"No, no, è vero, sta' tranquilla, un uccello di carne e ossa, ma senz'osso," le<br />

dice Anna. "Vuoi vederlo di nuovo?"<br />

"Mah... forse fra un po'. Dammi tempo di acclimatarmi," dice, e mi strizza<br />

l'occhio.<br />

Billie ci mostra un libro che ha illustrato lei. Pare che le lesbiche eccellano nel<br />

disegno. Anna guarda una di quelle illustrazioni e scuote la testa, criticamente.<br />

"Chiunque abbia mai fatto un bocchino," dice, "capisce sùbito che l'artista non ha<br />

mai preso un uccello fra le labbra."<br />

"In che modo?" domanda Billie.<br />

Per tutta spiegazione, Anna tira fuori una delle sue foto, gliela mostra e dice:<br />

"Ecco. Vedi la differenza?"<br />

Restiamo lì a chiacchierare amabilmente e trascorre così un'ora, ridendo e<br />

scherzando. Billie non ha fatto altro che maneggiare la sua Jean, la quale però<br />

non ha occhi che per me.<br />

"Ogni volta che vede un uomo," dice Billie, "Jean dà in smanie."<br />

"È gelosa," dice Jean. "Vorrebbe che mi spogliassi solo per lei. Ma io ho voglia<br />

di spogliarmi adesso, qui."<br />

Guarda verso di me. L'uccello mi vola come un dirigibile e ho smesso di<br />

ricacciarlo giù sotto i calzoni. Non so cosa fare. Non mi sono mai trovato prima<br />

d'ora in una situazione come questa. Tre, cazzo, sono troppe per un cazzo solo. E<br />

Jean non è l'unica che fa la gatta per aver l'uccello. Anna lo vuole anche lei. E<br />

Billie ha qualcosa in mente, Gesù sa cosa.<br />

A un tratto, rompendo gli indugi, afferra Jean e la sbatte sul divano, uso<br />

apache. "Ti ribelli, puttanella?" dice, quando l'altra comincia a divincolarsi e<br />

scalciare. "Volevi farti vedere da lui nuda, no? Ora ti spoglio io, così vedrà!"<br />

Non vorrei trovarmi a meno di un metro di distanza dai tacchi a spillo di Jean.<br />

Si comporta come se volesse staccare a Billie la testa dal collo. Ma Billie non ha<br />

paura di lei. Magari ci giocano spesso, a questo gioco. Comunque è un bello<br />

121


spettacolino. Jean si tira su la gonna per poter meglio scalciare e ha un magnifico<br />

paio di cosce butirrose. Ma Billie le si incunea fra le gambe e non tarda a pigliare<br />

il sopravvento.<br />

È davvero eccitante vedere quelle due fiche lottare fra di loro. E non mi<br />

stupisco quando Anna viene a sedermisi sulle ginocchia. Ha l'interno delle cosce<br />

tutto madido di già. Il sugo ficale le cola fino ai ginocchi. E ha indosso l'odore che<br />

ha il tuo letto quando ci hai dormito per tre notti e tre giorni di fila con fighe. Mi<br />

agguanta l'uccello e comincia a giocarci, dopo essersi tolta le mutande.<br />

Jean si difende come meglio può. Sa, ormai, che non potrà impedire a Billie di<br />

spogliarla, quindi si dà a sua volta a spogliare Billie. Di lì a un po' sono entrambe<br />

seminude. Anche se è lesbica, Billie ha belle forme. E anche se so che io non le<br />

interesso, lei mi arrapa lo stesso. Quella bella fica è stata creata pel cazzo! John<br />

lo sa, questo, e s'incazza.<br />

Billie alla fine è riuscita a togliere a Jean quasi tutti i vestiti di dosso... e anche<br />

a lei ne son rimasti su ben pochi. Grida a Anna e a me di dare un'occhiata, ben<br />

bene, alla sua troia. La vogliamo sentir urlare? Le dà pizzicotti sulle tette. O<br />

sennò vogliamo veder meglio la sua bonne-bouche... allora prende Jean per il<br />

culo e la rigira e le fa solletico agli inguini. Forse vuole che noi le contiamo i peli...<br />

incomincia a giocare con la fica di Jean e a farci scorrere dentro il dito... Jean si<br />

acquieta...<br />

Anna ha il vestito tirato su fino al ventre e adesso si slaccia il corsetto per tirar<br />

fuori quelle sue meravigliose tette. Billie sta coricata di traverso a Jean e guarda<br />

la fica di Anne mentre gioca con quella di Jean. Jean ha una mano fra le cosce di<br />

Billie, ma non riesco a vedere cosa stia facendo esattamente. Anna vuole che<br />

giochi con le sue tette... si sporge e me le scuote sotto il naso.<br />

"È mai stata a letto con te, quella fica?" le domando in un bisbiglio. "Ti guarda<br />

come se volesse mangiarti..."<br />

Evidentemente questo non è affare che mi riguardi... Anna mi ammonisce col<br />

dito e non mi risponde. Poi allarga maggiormente le gambe affinché Billie possa<br />

meglio vederle la fica... Jean e Billie hanno smesso di lottare, adesso stanno<br />

sdraiate, tranquille, e pian piano si finiscono di spogliare a vicenda finché sono<br />

entrambe nude come galline spennate tranne per un piccolo posto... Anna si sfila<br />

le calze. Poi decide ch'è ora, per lei, di levarsi il vestito. Io non sono il tipo da<br />

trovarmi in dissonanza con il resto del mondo, quindi mi spoglio anch'io. E<br />

122


mentre mi spoglio, loro si arrestano — tutte e tre quelle troie — e non fanno altro<br />

che starmi a guardare... Jean squittisce e rimbalza sul divano... ne vuole un po',<br />

di quell'affare... un tantino, ne vuole! proclama al mondo intero.<br />

Billie le dice che forse ne avrà un po', se farà la brava... Cazzo! Io per me<br />

preferirei darglielo se facesse la cattiva... Anna è scivolata giù fra le mie ginocchia<br />

e sta giocando con il mio cazzo, strofinandoselo sulla faccia, mentre guarda le due<br />

fiche sul divano. Jean d'un tratto abbranca Billie per il culo e l'abbraccia: si<br />

baciano come due liceali innamorate e — se tu vedessi come muovono il bacino —<br />

diresti che stanno chiavando. Giacciono là strofinandosi il ventre, le tette e la fica<br />

insieme, ed è roba da farti strappare i capelli... vederle eseguire così quei<br />

movimenti, senza arrivare da nessuna parte.<br />

"Fagli vedere cosa mi fai tu," dice Jean. Gesù Cristo, t'aspetteresti un po' di<br />

pudore, un po' di reticenza, da due donne. Invece quelle troie sono proprio<br />

spudorate. Billie accosta la faccia al flavo boschetto di Jean, la mordicchia sugli<br />

inguini, poi le bacia la fessura... incomincia a succhiarla... senza far caso a noi,<br />

senza preoccuparsi di null'altro al mondo. Anna allora si mette a strofinarmi le<br />

tette sul cazzo. Tiene d'occhio sia le due fiche sul divano sia Jean Jeudi. Se lo<br />

cela fra le tette e gli fa fare la nanna, cullandolo pian piano, dolcemente.<br />

Giannetto è tutto contento. Anna ha un paio di tette che "scopano" meglio persino<br />

di certe fiche.<br />

Jean è ormai stufa di farsi leccare la fica da Billie... dopotutto è la solita<br />

minestra... ed è ora di assaggiare qualche altra pietanza. Ma Billie non la molla. E<br />

le sbatte la sorcia sul muso, imponendole di leccargliela. E intanto la compre di<br />

improperi. "Vuoi far credere che non ti piace, eh? Ma se l'hai leccata pure a mia<br />

sorella, quando è venuta a trovarmi!. E a quale delle mie amiche non l'hai<br />

leccata? Ah, troietta! ora vuoi fare la santarellina? Non ti si può lasciar sola un<br />

momento, che ritorni o con la fica piena di sburra o con la bocca piena di peli di<br />

fica! "<br />

Anna seguita a strusciare le tette contro il mio cazzo, ma d'un tratto apre la<br />

bocca e mi invita a ficcarglielo dentro. Io ho tanta fretta di entrar lì, che quasi<br />

glielo ficco giù in gola... Tutto quel che riesco a vedere di Jean è il suo culo e le<br />

gambe che oscillano, ma dai rumori che escono da sotto il culo di Billie posso ben<br />

figurarmi tutto quello che non riesco a vedere. Billie serra fra le cosce la testa di<br />

123


Jean, come un fantino... si sporge in avanti e sobbalza su e giù... le mancano<br />

solo gli speroni e un frustino...<br />

Anna salta su... giusto in tempo, poiché, di lì a un minuto, me ne sarei venuto.<br />

Si avvicina al divano e io la seguo. Jean ha gli occhi chiusi e si pappa la sorcia di<br />

Billie come fosse una pesca sciroppata, con gusto. Anna ha un'idea pazzesca.<br />

Vuole che Billie mi ciucci il belino. Io, per me, non avrei mai osato avanzare una<br />

proposta del genere. Ma Anna ragiona così: "Io sono eterosessuale, però ho<br />

leccato fighe. E così non vedo alcun valido motivo, Billie, per cui tu, omosessuale,<br />

non possa, una tantum, fellare un uccello."<br />

Pur essendo una lesbica, Billie è abbastanza ragionevole. In genere, le<br />

safficacce danno in escandescenze, a un invito del genere. Invece Billie prende la<br />

proposta in considerazione. Ci ridette un pezzo su, poi dice: "E va bene, ci sto. Se<br />

tu, Alf, sei d'accordo, s'intende."<br />

Io non chiedo di meglio. Mai rifiutato, un'offerta di pompino da nessuno, omi o<br />

donne. Parcheggio il culo sul divano e attendo gli eventi a cazzo fermo.<br />

Billie smonta da Jean e mi si accosta. Mi esamina l'uccello da tutte le parti,<br />

come se fosse (ed è, per lei) una rarità — rara avis — quindi dice, rivolta a Anna:<br />

"Non voglio suggeritori dietro le quinte. La teoria la conosco, e me la caverò<br />

benissimo da sola, anche in pratica."<br />

Si inginocchia davanti a me e si incunea fra le mie ginocchia, e, dopo avermi<br />

guardato il cazzo per un attimo, alza gli occhi su di me. Imita alla perfezione lo<br />

sguardo della donna vogliosa, innamorata, che contempla la luna... se non<br />

sapessi chi è, giurerei che va pazza de! mio cazzo e che solo al pensiero di<br />

ciucciarlo... Poi comincia a giocarci... Non che Gian Giovedì abbia bisogno di venir<br />

sollecitato mediante giochini, ma questo fa parte della sua teoria, suppongo. Poi...<br />

dentro.<br />

Questa fica sa essere dannatamente convincente... comincia a tubare e<br />

sbavare sul cazzo come se non ci fosse niente al mondo che le piace di più. Mi<br />

circonda con le braccia e mi stringe, mi strofina le tette contro le ginocchia, gioca<br />

con le mie palle... e quando non mi succhia il cazzo, o mi bacia le palle o mi fa lo<br />

shampoo al ventre.<br />

In base ai suoi stessi criteri, Billie si sta comportando da zozzona. Le vedi,<br />

queste lesbiche, al caffè, occhieggiare tutte le fiche che entrano e offrir da bere a<br />

quelle che intendono adescare... e io sempre mi domando che cosa gli<br />

124


succederebbe, se ricevessero una bella chiavata. Ma non puoi mica avvicinarti<br />

loro. Certe di loro sono belle fiche, pure, ma non hanno alcuna voglia di farsi<br />

mettere le mani sotto la gonna da un uomo, più di quanto tu non avresti voglia di<br />

chiedere, al tizio che viaggia accanto a te in metrò, di tirarsi giù i calzoni e farsi<br />

fare una pugnetta... Lo so... ho cercato di rimorchiare alcune di loro.<br />

Persino Billie, se la sua teoria è giusta, dovrebbe sapere quello che succederà<br />

se seguiterà a succhiarmi l'uccello a quel modo. Jean e Anna si pisciano quasi<br />

nelle mutande, in attesa di quello che sta per accadere... Io non voglio deludere<br />

nessuno... mi trattengo fino al limite dello spasimo: voglio dargliela tutta in una<br />

volta, se ci riesco... Voglio ingozzarla con un prodigioso getto di sburra.<br />

Billie sapeva quello che diceva, quando asseriva di non aver bisogno di alcun<br />

aiuto. Io sto pronto ad afferrare la puttana per la testa e tenergliela ferma,<br />

casomai tentasse di fare la furba, quando avrà la bocca piena di sburra... ma sto<br />

perdendo tempo. Giureresti che le piace, quella roba. Lancia un'occhiata a Jean<br />

quando Johnny incomincia ad ejaculare, e, quando vede la sua amica guardarla,<br />

ingoia la sburra. Jean allora agguanta Anna per le tette, e diresti che, là, sta per<br />

aver luogo qualcosa di interessante... senonché Jean si contiene, prima che Billie<br />

la sorprenda... Non appena io ho finito di venirmene, Billie agguanta Jean... ma<br />

non per leccarle la fica, come pensavo che avrebbe fatto. No: circonda Jean con le<br />

braccia e la bacia sulla bocca. Stanno abbracciate e fanno lingua in bocca per un<br />

bel pezzo... Jean sussurra a Billie, di nuovo, che è una pervertita, una<br />

sporcacciona, una bocchinara.<br />

Anna allora interviene, con Paria di una che è stata esclusa dalla festa. La<br />

sorcia le rode, dice, e c'è qualcuno che vuol fare qualcosa al riguardo? Billie allora<br />

l'abbraccia, e incomincia a palparla... si mettono a giocare fra di loro... e non c'è<br />

tanto da stupirsi, quando Billie infila la testa fra le cosce di Anna e comincia a<br />

leccarle quella succolenta trappoletta.<br />

Jean sta dietro Billie, titillandole gli inguini e spingendole un dito su per la<br />

fica. Cristo, con tutto quel ben-del-cazzo in mostra, mica posso starmene, io, con<br />

le palle in mano! Vado oltre e agguanto Jean. Giannettaccio non è al meglio della<br />

forma, ma questa puttana sa ben cosa fare al riguardo, sa come dargli tono, come<br />

farlo rigoglioso. Allarga le gambe, mi fa giocherellare con la figa, mentre lei mi<br />

massaggia il belino.<br />

125


È arrapatella, è calda e su di giri, questa Jean. Pochi minuti in mano sua<br />

bastano a darmi un cazzo che fa faville. E lei è tanto vogliosa che ansima come<br />

una cagna trafelata. La sua fi-ghetta è aperta al punto giusto. È graziosa e<br />

grassottella. Se c'è una cosa che non mi piace, sono quelle fiche ossute, spelac-<br />

chiate.<br />

A Billie non importa quel che faccio alla sua Jean. Probabilmente non gliene<br />

importerebbe comunque, ma adesso è troppo presa da Anna — alla lettera — per<br />

aver tempo per alcunché d'altro. Anna ci guarda, ma Billie non se ne accorge<br />

neppure, quando monto sopra Jean.<br />

Jean non chiava, lì per lì. Tiene le ginocchia sollevate, facilitandomi l'ingresso<br />

dentro di lei, ma la sua collaborazione non va più in là di questo. Si fa solo<br />

scopare, non scopa... e viene scopata maledettamente bene! Il mio cazzo le sta<br />

infilato dentro fino in fondo e va alacremente su e giù... le riempie tutta quanta la<br />

fica. Io la fotto finché la lingua le esce di fuori, penzoloni... e quando se ne sta per<br />

venire, incomincia a scopare pure lei. Allora è come chiavare le Furie.<br />

Guardandomi cavalcare quella piccola fica feroce in quel modo sembra mettere<br />

dell'altro pepe nel culo di Anna. Apre la fica più che può, tanto che sembra<br />

addirittura sbadigliare, la dannata, e Billie sembra entrarci dentro con buona<br />

parte della faccia. Poi se ne viene: quando ciò avviene, non sopporta che Billie<br />

cerchi di montarle su... la spinge via, ma poi lascia che torni a leccarle il succo<br />

che sgocciola giù lungo le sue cosce.<br />

Quando Billie esce fuori da tutto quel po' po' di roba e vede a che razza di gioco<br />

stiamo giocando io e Jean se ne esce in un'invettiva troppo precisa per essere<br />

tanto mascolina quanto Billie aspira ad essere. Solo una donna potrebbe lanciar<br />

improperi tanto avventati e, al tempo stesso, dar loro un significato esatto. Non è<br />

arrabbiata, veramente... ma, da quello che ne so io, le donne della sua risma si<br />

divertono, soprattutto, quando si sputano addosso veleno a vicenda o si prendono<br />

a calci fra loro. Jean non presta neppure attenzione... fotte più forte che mai. Poi<br />

mi getta una gamba quasi sopra una spalla e spinge il culo in fuori affinché Anna<br />

e Billie possano meglio vedere, a distanza ravvicinata, quello che avviene<br />

esattamente in simili frangenti... e entrambi ce ne veniamo...<br />

Subito dopo, mi chiede il mio indirizzo. È la prima cosa che mi chiede, appena<br />

ha ripreso fiato. Cazzo, non lo rifiuto mica il mio indirizzo, a una figa come Jean.<br />

126


Billie mi guarda brutto, ma è Anna a fare la gelosa. A Billie domanda: "Non hai<br />

paura di perderla, la tua amica?"<br />

"Oh, lei deve farsi chiavare," risponde Billie, accarezzando i capelli a Jean, "e a<br />

me non dispiace che vada con uomini. È delle donne che sono gelosa. Se la becco<br />

con una zozza lesbica, le strappo i peli del culo a uno a uno. Ma tu lo sai, Jean,<br />

quello che devi fare, se io dico che va bene..."<br />

Jean lo sa... e là per là ci mostra di che cosa si tratta. Si getta indietro i capelli,<br />

affinché non le siano di intralcio, poi si china a baciare la fica di Billie... È ancora<br />

senza fiato per la bella chiavata ricevuta da me, però succhia la fica di Billie fin-<br />

ché questa se ne viene...<br />

L'altra sera, alle otto in punto, vado all'appuntamento con la cognata di Raoul,<br />

presso l'ingresso dell'Orto Botanico. Passano quindici minuti... passa mezz'ora...<br />

Arrivano le nove e quella troia non s'è vista ancora. Perdio, chi manca a un<br />

appuntamento dovrebbe essere messo in prigione. È come rubarti dei soldi. È<br />

pure peggio che rubarti dei soldi. Ti fan perdere il tempo, sciupare la vita. Un'ora<br />

qua... quindici minuti là... dopo un po', se fai la somma, sono anni. Ecco, un'ora<br />

intera mi è stata sottratta. Dove ne trovo un'altra che la rimpiazzi? Gesù, mica si<br />

vive eterni. Non mi restano mica tante ore, che posso scialacquarle a questo<br />

modo. Le donne non ci pensano mai, a certe cose. Non credo che le donne<br />

pensino mai che la fine della vita arriverà pure per loro. O comunque non ci<br />

pensano alla maniera degli uomini. Potete starne certi: se un uomo non è<br />

puntuale è perché è uno stronzo, un ignobile mascalzone; ma anche una donna<br />

in gamba — o quel che gli uomini definiscono una donna in gamba — è muso da<br />

farti aspettare, aspettare, aspettare, senza sentirsi in colpa.<br />

Alle nove me ne vado. Parigi ha questo di bello. Se ti va buca con una fica, ne<br />

rimedi sùbito un'altra. Non resti mai a cazzo asciutto. Quindi vado in un piccolo<br />

caffè e, dopo due o tre cicchetti, rimorchio una tipa. Non è una bellezza ma non è<br />

neanche malvagia. Ha solo fame. La sfamo, poi la porto a nanna con me. Però<br />

sono ancora incazzato per quell'altra puttana.<br />

L'indomani mattina arriva Raoul da me, fresco come la rula. Gli va di fare lo<br />

spiritoso. "Ebbene, com'è andata iersera con la mia cognatina?"<br />

"Senti, Raoul, vaffanculo!"<br />

127


"Hai visto che figa, eh? E tu avevi paura che fosse una racchia! A lei gli sei<br />

piaciuto, da morire. L'ho vista poco fa. Solo, dice, devi essere un po' matto. Eppoi,<br />

senti, l'hai portata in un albergo indecoroso, un cimiciaio! Le hai lasciato certi<br />

lividi m'ha detto... non che non le abbia dato gusto, sul momento. Ma come glieli<br />

spiega a mio fratello... a suo marito, dico! Un'altra volta vacci giù più piano, e poi<br />

portala in un albergo più decente! "<br />

"Senti, Raul, se ti va di pigliarmi pel culo..."<br />

Ci ho messo un pezzo a capire che non mi canzonava, e luci mette un pezzo a<br />

rendersi conto che non sto scherzando. Allora ne deduce che: "Quella stronza si è<br />

fatta scopare da un altro. È stata fottuta, in tutti e due i sensi. Oh, Cristo, sarà<br />

stato un tuo amico a farti 'sto scherzo del cazzo. A chi l'avevi detto, di questo<br />

appuntamento?"<br />

Mi stringo nelle spalle. Si parla, si parla... specie quando hai bevuto. "Ma senti,<br />

Raoul. Possiamo rimediare. Potrebbe venire stasera?"<br />

"E come glielo spiego il qui prò quo? Quella mi mangi vivo. Con te, era per<br />

saldare un debito. Un mio debito. Ma quell'altro se l'è scopata gratis, non capisci?<br />

Mah! Che vuoi che ti dica? Vedrò un po' di rimediare. Non so come. Ora devo<br />

scappare. Ti saluto."<br />

Se n'è appena andato, quand'eccoti Alexandra. Sale le scale tutta trafelata. "È<br />

qui da te, mia figlia?"<br />

Io casco dalle nuvole. A quanto pare Tania, stufa di giocare col suo cagnolino,<br />

è scappata per tornarsene a Parigi. La madre pensava che fosse venuta a cercare<br />

rifugio da me.<br />

"E Peter? Scappato anche lui?"<br />

"No, lui è rimasto in campagna. Non lo sa, dove sia andata sua sorella. E tu,<br />

ne hai idea? "<br />

Alexandra vorrebbe, da me, praticamente, che organizzassi una battuta di<br />

caccia, che mettessi inserzioni sul giornale, e così via. Non l'avevo vista mai così<br />

sconvolta. Le prometto ci farò quel che posso, e lei alla fine se ne va. È sciocca a<br />

preoccuparsi per sua figlia. Conosco Tania, è una che sa badare a sé stessa.<br />

128


Parte seconda<br />

DOUCE FRANCE<br />

Dunque è vero. Tania è calva tra le cosce, calva come un uovo. Di quel<br />

rigoglioso boschetto non restano che alcune stoppie, che si sentono appena a<br />

carezzarla contropelo. E non solo la fica, si è rasa... ma anche il culo... o se lo è<br />

fatto radere... non che fosse molto peloso però...<br />

"È stato Peter, a radermi," mi dice, "con l'aiuto di Snuggles. Non è buffo? "<br />

Dischiude le cosce, si tira su la gonna e si cala le mutande per farmi vedere. È<br />

liscia come la sua faccia. Anzi, più liscia, poiché in faccia ha un po' di peluria,<br />

che si nota quando la luce la colpisce in un certo modo.<br />

"Aveva un aspetto così strano, mentre me la radevano," dice Tania, e dà una<br />

risatella. "Come un cavallo che schiuma dalla bocca. Peter disse che gli sarebbe<br />

piaciuto se io producessi dei succhi ficali così."<br />

Me l'immagino, la scena... Snuggles che regge il bacile di acqua calda, che usa<br />

il pennello, Peter che tiene dischiuse le natiche di sua sorella mentre le passa il<br />

rasoio lungo il solco... Sì, deve essere stato un magnifico piccolo party.<br />

Tania non trova requie. Seduta sulle mie ginocchia, dimena il culo, mi conduce<br />

la mano fra le sue cosce. Ha una smania nella fica. Mi propone di fare dei<br />

giochini: "Vediamo se Jean Jeudi riconosce ancora la mia bonne-bouche."<br />

La riconoscerà, sta' tranquilla. Quella cosa è per lui come la faccia della<br />

Medusa: uno sguardo, e lui si fa di pietra. Ho un macigno, già, sotto i calzoni...<br />

ma Tania sa come ammosciarlo... lei lo trasforma in lava in quella sua fornace, e<br />

lo erutta fuori.<br />

Tania è bagnata fra le cosce. Non ha peli per assorbirlo, adesso, tutto quel<br />

succo, dice... forse dovrà prenderne in prestito da me... e mi mette una mano<br />

dentro i calzoni, agguantandone una manciata. La puttana non chiede più<br />

neanche il permesso, piglia quello che può, e quello che non può prendere da sé,<br />

lo richiede.<br />

"Johnny," dice, "sarebbe buffo senza barba e baffi." Mi slaccia la pattuella, lo<br />

tira fuori e lo guarda. "Sì," dice, "ha bisogno del pelo per conservare la sua<br />

dignità. Se fosse pelato, probabilmente si vergognerebbe e non alzerebbe mai la<br />

129


testa. Si demoralizzerebbe. Peter, infatti," soggiunge, "non ha mica voluto che<br />

Snuggles e io lo radessimo..."<br />

Tania mi serra il cazzo, adesso, fra le sue grinfie mortali. Non lo mollerà finché<br />

non avrà spento la sua vita. La sua fighetta rasa è, per lei, come un nuovo<br />

balocco. Se la tocca di continuo, pur mentre gioca con il mio belino. Per Billie —<br />

mi dice — una figa così non è da scopare: è da mangiare.<br />

Billie le piace, oh, sì, la trova in gamba. È come un uomo certe volte Billie,<br />

quando diventa rude. Ti dice di fare una cosa e se non obbedisci subito, guai a te.<br />

Billie è molto robusta. Una volta che t'ha serrata fra le gambe, non scappi più. E<br />

ce n'ha di pelo da strofinarti in faccia!<br />

Le piace anche Jean, naturalmente, ma in modo assai diverso. Con Jean sai<br />

sempre che si tratta di un gioco. Billie invece è mortalmente seria. Però Jean ha<br />

una grazia squisita, nel trivellarti con la lingua. "Secondo me," dice Tania, "ogni<br />

ragazza dovrebbe vivere con una lesbica per un po', anche se intende poi sposarsi<br />

e far la brava signora di famiglia. Ha ragione Ernest. Le lesbiche erediteranno il<br />

mondo."<br />

Mi spoglio. Tania mi sta a guardare. "Vuoi che ti ciuccio il cazzo?" mi<br />

domanda. Non rispondo. E lei: "Allora vuoi ficcarlo qui!" E mi indica la fica,<br />

allargando le gambe.<br />

Le monto su prima che possa richiuderle, a cazzo brandito. Gian Giovedì fa un<br />

po' fatica. Quando Tania aveva il pelo, a lui bastava trovare il punto dove il pelo<br />

non c'era, e infilarsi dentro. Adesso è smarrito. Io do un'occhiata per rinfrescare<br />

le mie nozioni di geografia. Gesù, non stupisce che la Natura abbia dato peli alla<br />

fica! Un'occhiata a questo immondo orifizio basterebbe a farti inorridire, se non ci<br />

fossi già stato prima, se non sapessi che è perfettamente innòcua, non più<br />

pericolosa che attraversare una strada col semaforo verde. Non è l'inferno, dici,<br />

per rassicurarti. Però ci vuol molto coraggio, in un uomo, per affidare il suo cazzo<br />

a una fica. Sembrano le fauci di un mostro... gnam, gnam... e ti inghiotte in un<br />

boccone, prima il tuo cazzo poi te tutto intero.<br />

Un'altra cosa. Quando non c'è un boschetto in cui startene all'ombra, lo<br />

scopare ti sembra essenzialmente micidiale. Il mio pirla non ha modo di entrare<br />

in quel buchetto senza spaccare tutto... un bambino di cinque anni lo capirebbe...<br />

ma né Tania né io abbiamo cinque anni, siamo disposti a far la prova. Le do un<br />

pizzicotto sul culo e, quando lei sobbalza, spingo Gianni sulla soglia. Lui mette<br />

130


dentro la testa, poi il resto di lui si infila dentro come una lumaca nel suo guscio.<br />

Non credo ch'egli sappia esattamente dove va, ma ha una fretta dannata<br />

d'andarci.<br />

Chiavare Tania adesso è quasi come scopare una scolaretta delle elementari,<br />

tranne che la scolaretta non sembrerebbe altrettanto nuda. Il mio ventre si sfrega<br />

contro il suo. Fra le sue gambe non ci sono altro che lubricità e una puzzetta e un<br />

calore di fornace ardente. È più nuda di una gallina spennata. Però mi prende il<br />

cazzo come sempre l'ha preso: da donna fatta, fino all'elsa.<br />

Provatevi a sondare il fondo di una troia cui piace davvero scopare! Il fondo<br />

non c'è, la voragine è infinita. Potresti avere, non un uccello, ma una carovana di<br />

cazzi e, lo stesso, non arriveresti mai alla mèta agognata, ti perderesti sempre per<br />

strada... Non finisci mai di precipitare, nell'abisso della fica, una volta che ti ci sei<br />

gettato a capofitto.<br />

E lei, la donna, frattanto ti guarda e ti sorride dolcemente, con sommessa<br />

ironia: l'hai delusa, non l'hai satollata, ma è troppo educata per dirtelo. È sempre<br />

lei che vince. Sempre lei che ti frega!<br />

Il mio cazzo è ora dentro di lei, la fruga, la rimesta, cerca disperatamente il suo<br />

paradiso perduto. Tania mi cinge con le gambe e con le braccia. Formiamo la<br />

bestia dai due dorsi. Ci smeniamo furibondi. Lei mi infila la lingua in bocca.<br />

Lo so che è solo fantasia, ma sento, nella sua lingua, il sapore della fica. Mi<br />

guizza contro il palato... È un sapore dolce, un gusto di frutta, mica un puzzo di<br />

pesce... Un giorno si scoprirà che lo sciroppo ficale contiene tutte le vitamine<br />

necessarie ad impedire la caduta dei capelli.<br />

Non posso scopare Tania soltanto col cazzo. Quella nudità e troppo<br />

stupefacente. Devo sentirla al tatto delle dita. E, abbracciandola intorno alle reni,<br />

insinuo le mani, da dietro, fra le cosce, e le accarezzo la figa, pur mentre la fotto a<br />

colpi d'ariete. Le titillo il buchetto del culo, strizzo, pizzico, strapazzo... alla line,<br />

senza estrarne il cazzo, infilo anche le dita nel suo dolce conillon. Tania trova ciò<br />

magnifico... si dimena sempre più... sembra un paniere di bisce. Ci rotoliamo, ma<br />

lei non scioglie mai il doppio laccio delle braccia e delle gambe. Ho il cazzo in lei, e<br />

lei non vuole assolutamente lasciarlo uscire, neanche un attimo.<br />

Tania non vuole ch'io trascuri quelle sue ancor acerbe tettine. Non ce l'ha da<br />

molto, ed è orgogliosa di esse come un piccione che fa la ruota. Devo giocarci,<br />

ciucciarle, leccarle, mordicchiarle, masticarle... allora capirà che le apprezzo<br />

131


davvero. È disposta persino a rallentare il ritmo della scopata, per farsi ciucciare<br />

le tette. Per un po'. Non per molto, naturalmente... Dieci minuti le bastano.<br />

Tornerà a prendersi il tuo cazzo nella fica e a portarti a cavalcare. Sospetto che<br />

ella ritenga che le tette diventano grosse solo se le si maneggia, se ci si gioca... e<br />

sono quasi certo ch'essa adoperi una qualche sorta di preparato per svilupparle...<br />

Diavolo, ero più grande di lei quando provai quella roba sul mio cazzo... Mi parve<br />

lì per lì che funzionasse, ma in seguito mi resi conto che dipendeva solo dal<br />

massaggio... dalla pugnetta, cioè, a esser franco... che accompagnava il trat-<br />

tamento...<br />

Dopo un po' nuovamente mi prega di desistere per un momento e guardarla.<br />

Inarca il busto e allunga le braccia sopra la testa. Allora le piccole tette<br />

scompaiono affatto. "Guarda," mi dice, "sono come quand'ero bambina. Non ti<br />

dispiace, non avermi conosciuto quand'ero piccola? Ti avrei lasciato scoparmi, già<br />

allora, te lo giuro! Ero una bella bambina coi boccoli e, ogni giorno, guardavo<br />

laggiù per vedere se era spuntato il pelo. Ora che ce l'ho, me lo sono raso. Non è<br />

sciocco?"<br />

Si ribalta sul ventre, mostrandomi il culo. "Però allora non avevo un deretano<br />

così grosso. Non avevo queste belle fossette..."<br />

Esamino le fossette sul suo culo. Però mi interessa di più il solco fra le<br />

chiappe. Mi metto in posizione e appoggio la cappella contro il buco del culo.<br />

"Ficcalo dentro! Ficcamelo su! Infila il cazzo nel mio culo e fottimi!" Nasconde<br />

la testa fra le braccia, la sua voce è attutita. "È stretto, il buciolino. Puoi illuderti<br />

che sono una bambina piccola, mentre mi inculi!"<br />

Non c'è troppo bisogno d'illusione. Lei è quasi una bimba, ancora. E adesso,<br />

rasa, è più giovane che mai. Sembra un delitto, fottere una creatura così, un atto<br />

contro natura, ma, di fronte a quel bucio di culo che ammicca, invitante,<br />

Giannettaccio non sa resistere.<br />

Da come le dilata il retto, diresti che Tania dovrebbe accontentarsi di aver<br />

soltanto la cappella in corpo. Macché! lo vuole tutto. Tutto quanto, fino all'elsa! Lo<br />

vuole da matti. E Giannettaccio allora procede, inesorabile, lento come il male,<br />

fatale come la morte, procede pian piano, mentre lei ulula di piacere misto a<br />

dolore.<br />

Lei vuole che, senza smettere d'incularla, io le vezzeggi la vulva. "Oh, hai molto<br />

da imparare, al riguardo," mi fa. "Io so giocare bene con le fiche. Grandi, piccole e<br />

132


medie, pelose e pelate. Se ne trovi qualcuna che non sai maneggiare, portala a<br />

me, te lo farò vedere io."<br />

Ben presto però smette di parlare, e ulula come una cagna. Mentre il mio<br />

sperma le inonda il retto, lei se ne viene. Salta come un grillo, con me in groppa.<br />

Vorrei non tirarlo mai fuori, l'uccello, dal suo culo di fanciulla, ma alla fine ci<br />

sganciamo, è giocoforza.<br />

Siamo ruzzolati in terra dal divano.<br />

"Se tu facessi questo stesso servizio a Snuggles, si spaventerebbe tanto, che<br />

andrebbe a nascondersi e non si farebbe più vedere da te, finché resta a Parigi,"<br />

dice Tania. "Devi promettermi di non fotterla a questo modo, se te la faccio<br />

conoscere."<br />

Ho ancora il cazzo in berta. E Tania ci gioca per mantenerlo ancora duro.<br />

Giace sul dorso e vedo la mia sburra trasudare e colar giù dalla sua fichetta rasa.<br />

Tania vuol sapere tutto sui miei rapporti con la madre di Snuggles. "L'hai<br />

chiavata, vero?"<br />

Non rispondo né sì né no.<br />

"E gliel'hai messo anche nel culo, come a me poco fa? Te lo ha preso in bocca?<br />

Hai fatto tête-bèche con lei? È ben fatta di corpo come mia madre?"<br />

Io zitto. Sono un gentiluomo.<br />

"Oh, ma verrò a saperlo da Snuggles. A lei non sfugge niente," dice Tania.<br />

A mia volta domando: "E lo sa che ti sei fatta scopare suo padre?"<br />

Tania è sbigottita. "Come fai a saperlo? Chi te l'ha detto? Sua moglie? Allora<br />

Susan sa di suo marito e me! Ah, questa è buffa."<br />

Io taccio anche su questo. Non sono un pettegolo. Ci sono già troppe<br />

malelingue in giro. Io mi tengo signorilmente abbottonato.<br />

Tania s'incazza. "Ma come vuoi che sappia regolarmi, non so come stanno le<br />

cose? Figurati," soggiunge dopo un po', "che mi ha dato un assegno, come se fossi<br />

una prostituta. Però non l'ho ancora incassato, perché non ho voglia di comprare<br />

niente. Senti, lo do a te. Tu lo cambi e coi soldi ci compri quello che ti pare. Lui<br />

mi ha pagata come una sgualdrina, e io, a mia volta, gli rendo la pariglia,<br />

pagando un uomo."<br />

Ehm, mi sa tanto che invece lo restituirò a Sam, il marito di Susan e padre di<br />

Snuggles. Senonché per lui il denaro non conta niente. "Allora, senti," dico a<br />

133


Tania, "ficcatelo su pel culo quell'assegno... il primo denaro che ti sei guadagnata<br />

in vita tua."<br />

"D'accordo. Però ho un'idea migliore. Avvolgitelo intorno all'uccello e ficcamelo<br />

tu, su pel culo."<br />

Io insisto: "Ma Snuggles lo sa o non lo sa, che tu ti fai chiavare da suo padre?"<br />

"Non gliel'ho detto... ancora. Tengo la cosa in serbo..." Sorride. "Tengo la cosa<br />

in serbo per scoprire quali sentimenti Snuggles nutre per suo padre. Se gli son<br />

piaciuta io, deve piacergli anche sua figlia, no? È logico. Chissà, forse spasimano<br />

l'una per l'altro."<br />

La troietta! Ci scommetto che sta già macchinando qualcosa, al riguardo. Mi<br />

dispiace sinceramente, per i Backer... Sanno Susan e Snuggles... se questa<br />

zozzetta di Tania ci si mette rovina.<br />

Intanto però ci è tornata la voglia, a tutt'e due. Lei mi prende l'uccello e se<br />

l'infila dolcemente nella fica. "Snuggles sarà gelosa, quando glielo dirò," mi fa.<br />

"Che bisogno hai di dirglielo?"<br />

Tania non risponde niente. Forse neanche lei conosce la risposta. Alza il<br />

bacino per ricevere su, fino in fondo, il mio sardone. Mentre freme per tutto il<br />

fasciame, mi dice: "La vedrò più tardi. La porterò su in camera mia, e mi farò<br />

leccare la da lei. Sì, farò proprio così: la mia fica con dentro il tuo sperma. E glielo<br />

dirò soltanto dopo che l'avrà succhiato tutto. Oh, riempimi di sburra! Dammene<br />

tanta! Deve servire da cena a una bella ragazzina."<br />

Sam Backer chiede al fattorino dell'albergo di procurargli un giornale, e<br />

precisa: "L'Humanité", in cattivo francese.<br />

In cattivo inglese il fattorino gli risponde: "We not 'ave the 'Humanité',<br />

monsieur. We 'ave the 'Intransigeant' e 'Paris-Soir'."<br />

Backer insiste: "Voglio l'Humanité' perché mi piace il titolo. Vuol dire umanità,<br />

nevvero?" "Yes, sir."<br />

"Mi piace questo nome. Voglio questo giornale."<br />

Si avvicina, solerte, il portiere, dignitosissimo. "Excuse me sir. Le assicuro che<br />

non le piacerà, quel giornale. Le consiglio il 'Matin'."<br />

134


"No, voglio l''Humanité'. Mi piace la testata. I francesi sono un popolo<br />

ammirevole, grandi rivoluzionari. Io son venuto in Francia perché ammiro lo<br />

spirito della libertà. Voglio quel giornale dedicato all'umanità."<br />

Il portiere si guarda cauto intorno. Impossibile capire cosa pensi di Sam<br />

Backer, o chi immagini che sia; ma è certo che Carl e io non gli piacciamo né<br />

punto né poco. Si guarda ancora intorno, poi dice:<br />

"Je vous demande pardon, monsieur, ma non tratta di umanità, quel giornale,<br />

tratta di politica — politique. È per i lavoratori."<br />

"Ebbene anch'io lavoro, tu lavori... vallo a prendere. Fammelo trovare<br />

domattina."<br />

"Monsieur!" esclama disperato il portiere dell'albergo. "Lei non si rende conto.<br />

È il giornale dei rossi! "<br />

Potrebbero seguitare a discutere ancora per ore, senonché a questo punto Carl<br />

avvista Severin. È il tizio con cui abbiamo appuntamento. Severin rappresenta<br />

svariati "interessi", cioè gruppi più o meno occulti. È un faccendiere, un ruffiano<br />

della finanza. Tramite lui, Carl spera di entrare nel giro e sfruttare in qualche<br />

modo Sam Backer. Da anni Carl sogna speculazioni, denaro facile, "schemi<br />

quattriniferi" come lui li chiama. E a tal riguardo Severin è il suo idolo. Carl<br />

vorrebbe essere come Severin.<br />

Severin porta scarpe di coppale fatte a mano, una magnifica dentiera, ha in<br />

tasca sigari Corona e un accendino d'oro per accenderli. Ha la carnagione accesa<br />

di uno che mangia e beve bene c poi va a ritemprarsi a Saint Moritz.<br />

Ora Sam Backer e Severin si studiano a vicenda, come due pugili che fintano e<br />

saltellano prima di scambiarsi veri colpi. Forse sfoggiano un po' per Carl e me, e<br />

su Carl fanno impressione, mica no.<br />

Ora Severin sta parlando dei recenti tumulti di piazza a Parigi. Ci son stati<br />

disordini violenti e il governo ha mandato contro i dimostranti due reggimenti<br />

negri. "Il sistema degli antichi romani. Soggiogare i barbari mediante i romani,<br />

reprimere i romani mediante i provinciali. Oh, i francesi sono in gamba, non<br />

meno degli inglesi, in politica. Di solito un tentativo di colpo di Stato basta a<br />

togliere i grilli dalla testa alla gente. Lagny e Stavisky eran quasi riusciti a far<br />

crollare lo Stato. Il colpo del 6 febbraio è stato ben architettato per far di-<br />

menticare l'uno e l'altro. Ma adesso la gente comincia a sospettare che Stavisky<br />

135


non era l'unico speculatore sulla piazza, ma solo il più esibizionista. E i francesi,<br />

come tutti i latini, vanno matti per il gioco d'azzardo."<br />

Sia Backer sia Severin sono convinti assertori della venalità della stampa<br />

francese. E da questa convinzione prende le mosse il piano di Severin.<br />

"Il punto è," dice, "che oggigiorno tutti voglion qualcosa per niente. Ecco<br />

perché non ci sarà mai il comunismo, sul serio. Ma i francesi sono i soli che la<br />

studiano a fondo, la maniera di perdere quattrini in Borsa. Ogni giornale ha la<br />

sua pagina finanziaria, e vi sono decine di piccoli quotidiani e settimanali che<br />

danno consigli relativi al mercato azionario. Ma prendete gli inglesi... gli inglesi<br />

vanno pazzi per le corse dei cavalli..."<br />

"Anche le officine hanno le loro lotterie settimanali," interrompe Carl, tutto<br />

zelante. Fa pena vedere come cerca di immischiarsi nella faccenda, e non capisco<br />

perché non se ne vada via, invece, o non tenga il becco chiuso.<br />

"Vedi scritto col gesso da qualche parte," continua Severin, " 'Shining Light<br />

vincente nella corsa delle 2 e 30', ma di quali fogli d'informazione disponi? Le<br />

buste dei tipsters, molto care, e un paio di fogli settimanali e bisettimanali. In<br />

Francia le notizie finanziarie locali si pubblicano ogni giorno."<br />

"Non rendi giustizia ai paesi teutonici," interloquisce Backer. "Dimentichi che<br />

non sanno leggere e scrivere... sennò, indubbiamente, leggerebbero i giornali.<br />

Sono furbi, te lo dico io. Quando senti un conducente d'autobus calcolare come<br />

vincerà cinquanta sterline in cinque corse investendo all'inizio dieci sterline, ti<br />

rendi conto che questa è la razza di Newton. Io sostengo che le persone sono le<br />

inesplorate miniere dell'intelligenza del paese."<br />

"Io non la penso così. Se fossero furbi non potresti cavar loro fuori dei soldi, e<br />

noi non staremmo qua. Se non fossero dei fessi, potrebbe forse qualsiasi uomo<br />

d'affari sbarcare il lunario? Ma, come stavo dicendo, gli speculatori in borsa<br />

francesi sono disposti a leggere qualsiasi foglio che dia loro imbeccate, buone o<br />

fasulle che siano, e a credere a qualsiasi cosa si propini loro, purché abbia l'aria<br />

di essere una voce raccolta negli ambienti ben informati. E qui bisogna tener<br />

conto del fatto che ti dicevo dianzi: l'incredibile venalità, non solo della stampa,<br />

ma anche dei politici e dei magistrati. Si presume sempre che questi piccoli<br />

giornali attingono informazioni in alto loco mediante ricatti. Lo speculatore<br />

ragiona così: le voci messe in giro a arte dal governo possono essere o vere o non<br />

vere, ma, in entrambi i casi, provocheranno un rialzo o un ribasso in borsa, del<br />

136


quale lo speculatore accorto saprà profittare. Insomma certe notizie, vere o false,<br />

determinano una certa tendenza in Borsa, e, finché essa dura, chi sa fa i suoi<br />

giochi e guadagna. A seconda dei casi il ben informato giocherà al rialzo o al<br />

ribasso."<br />

Carl annuisce saggiamente. Diresti che lui è una vecchia volpe del mercato<br />

azionario.<br />

"Il mio piano si basa, poi, sul fatto che la stampa francese odia spendere per i<br />

cablogrammi. Sono disposti a pubblicarle con tre giorni di ritardo oppure a<br />

inventarsele, le notizie, piuttosto che sborsare soldi per dei servizi telegrafici."<br />

"E Havas?" domanda Sam Backer.<br />

"A Havas si passa una tangente, è ovvio. Il punto è che m'occorre un sostegno<br />

da Nuova York, l'avallo di qualcuno di Wall Street."<br />

"Allora, ti basta un solo giornale. Potresti rilevarne uno in dissesto, spargere in<br />

giro la voce che l'operazione parte da Wall Street, e da un giorno all'altro sarà un<br />

clamoroso successo. Basta solo che tu lanci la moda, gli altri giornali riprende-<br />

ranno le tue notizie e ti faranno pubblicità. "<br />

"No. Per vendere azioni all'ingrosso dobbiamo avere tutta la stampa finanziaria<br />

alle nostre spalle. Le cose debbono essere ben fatte, tanto da prendere nella pania<br />

tutti i merli. Le nostre notizie debbono essere attendibili, per trasformare le<br />

fregnacce in soldi, le panzane in oro sonante, le frottole in franchi. Non voglio solo<br />

i furbacchioni che aspettano la palla al balzo, i profittatori che aspettano che<br />

cambi la marea, i saputi che tirano ai realizzi di beneficio, no, voglio denaro<br />

d'investimento..."<br />

In altre parole, il piano di Severin consiste nel fingersi Agenzia Telegrafica<br />

privata, ma comprare i servizi telegrafici da un'altra società. Altra sua idea è che<br />

la ghenga si etichetterà Comitato di Consulenza Economica, o roba del genere,<br />

inserendo grossi nomi nel consiglio direttivo.<br />

Carl si aggronda per non sorridere. Il volto gli si illumina al pensiero dei soldi,<br />

e la cosa lo rende quasi isterico. Forse s'aspetta che Backer corra difilato in<br />

banca, per i fondi, e Severin si precipiti a prendere in affitto i locali. Però resta<br />

deluso quando il colloquio si conclude senza nulla di fatto.<br />

Sam Backer e Severin fissano un nuovo appuntamento per i prossimi giorni.<br />

Tutti e quattro prendiamo insieme un taxi. Carl scende nei paraggi dei<br />

137


Capucines, Severin poco più oltre, Sam e io proseguiamo. Si va a casa di<br />

Alexandra. Sam vuole conoscerla. Un timore lo rode.<br />

Mi fa: "Credi che Tania si sia spaventata e abbia detto qualcosa a sua madre?<br />

Non voglio rogne, io. Tu conosci Alexandra da un pezzo. Com'è? "<br />

Impiego il resto della corsa a rassicurarlo. Ma lui resta nervoso. "Se ci sono<br />

rogne," mi fa, "te le gratti tu, intesi?"<br />

Alexandra è sola in casa. Tania e Snuggles sono uscite. Ci fa accomodare.<br />

Sam Backer si illumina appena la vede. Non s'aspettava una così gran fica.<br />

Incomincia a far la ruota come un pavone. Alexandra gli fa gli occhi di pesce.<br />

"È magnifica," mi dice Sam, in disparte. "Non me l'avevi detto ch'era così.<br />

Dimmi, che tipo è? C'è modo di portarsela a letto? "<br />

Non è il caso ch'io resti a far da terzo incomodo, ma prima di andarmene voglio<br />

esser sicuro che le cose siano ben avviate. Quando alfine prendo congedo,<br />

Alexandra mi accompagna alla porta. Io mi metto a tastarla, nel vestibolo, lei mi<br />

sfodera il cazzo, se lo strofina sulle cosce calde. Ma non se lo fa ficcare su.<br />

"Sennò ci prendo gusto, e invece ho altro da fare," mi dice.<br />

"Sì, certo, scopare con Backer," ribatto io.<br />

"Quanto sei indelicato! " esclama lei, facendo l'offesa. Poi mi tempesta di<br />

domande: "Cosa gli hai detto a mister Backer sul mio conto? Lo sa che abbiamo<br />

convissuto, io e te? E tu, ora, ti credi in diritto di portarmi in casa i tuoi amici e<br />

offrirmi a loro... come fossi tua moglie, né più né meno?"<br />

Mi affretto e mi affanno a spiegarle che Sam non sa nulla di lei, tranne solo<br />

ch'è la madre di Tania... "Il resto lo vede da sé," soggiungo, "ed è abbastanza per<br />

fargli venire la voglia di chiavarti."<br />

Ci gingilliamo ancora un po', fra di noi, mentre lei ci riflette su. Poi mi chiede:<br />

"Ha moglie, mister Backer?... È ricco?... È bella, la moglie?... E tu la conosci<br />

intimamente?"<br />

Rispondo a tutte le domande tranne l'ultima. Alexandra finge di non rilevare<br />

l'omissione. "Ho una gran voglia di te," mi confida. "Vorrei che mi chiavassi, tu,<br />

questa sera. Se fossi venuto da solo avremmo trascorso una serata stupenda."<br />

Ma siccome sono venuto col mio amico, l'idea deve essere abbandonata...<br />

poiché lei, naturalmente, non intende farsi chiavare da tutt'e due insieme. Eppoi<br />

ha qualcosa d'altro da dirmi... Sì, se il mio amico fosse venuto solo lei lo avrebbe<br />

forse invitato a restare... l'uno o l'altro dei due... "Capisci?"... Sì, ha una voglia<br />

138


disperata di andare a letto con un uomo, di pigliare un cazzo in fica... Ma due<br />

no... no, mai... Dopo l'esperienza fatta con il canonico Charenton, ha capito che<br />

bisogna usare discrezione.<br />

Insomma, torno di là da Sam. Va tutto bene, gli dico. "L'ho sondata, e penso<br />

che ti farà scopare... Gli piaci," soggiungo. E mi invento anche un sacco di belle<br />

cose che Alexandra non ha affatto detto. Quindi adesso dipende da lui... basta<br />

solo che ricordi che lei vuole scopare, e non abbia paura di buttarsi. Quanto a<br />

me, ho un appuntamento, e devo proprio andare, gli dico. Non gli dico però ch'è<br />

con sua moglie, che ho appuntamento...<br />

Susan Backer trova molto grazioso, molto intimo il mio appartamento. Intimo!<br />

Non sa che razza di parate e di tornei ci si svolgono — peggio che in piazza d'armi.<br />

Un simile appartamento sarebbe l'ideale — osserva lei — per una donna che vo-<br />

lesse avere una storia d'amore, nevvero? Ve ne sono altri, nel quartiere?<br />

Naturalmente, chiede tanto per chiedere.<br />

Susan vuole conoscere un monte di cose, su Parigi. Mi tempesta di domande.<br />

Dove si trova questo, dove si trova quello, dove si può comprare la tal cosa, dove<br />

la tal altra: e per una mezz'ora annota le risposte su un taccuino. Ha tante cose<br />

ancora da vedere a Parigi, dice, e, prima di ripartirne, vuol conoscerla da tutte le<br />

angolature. "Dov'è che si comprano quelle orrende cartoline illustrate?"<br />

Allude naturalmente alle foto pornografiche. Glielo dico, dove può trovarle. Mi<br />

stupisce che non l'abbia già scoperto da sé. Lei mi chiede se sono veramente<br />

tanto oscene, o solo un po' risquées? Per tutta risposta le mostro quelle di Anna.<br />

Susan arrossisce violentemente, alla prima occhiata. "Oh, sono piuttosto forti,<br />

neh? " Le scorre alla svelta, poi le ripassa pian piano. Si riscalda, dà occhiate al<br />

caminetto, si slaccia il maglione. Beve diversi bicchieri di vino.<br />

Dopodiché, farla spogliare non è difficile. Qualche tastatina, e lei è pronta a<br />

tutto. O così almeno crede. Quando allungo una mano e le tocco la fica, lei allarga<br />

sùbito le cosce. Si lascia sfilare le mutande senza sollevare un sopracciglio. È<br />

entrata nello spirito di quelle foto oscene, la puttana: è tanto madida fra le cosce<br />

che le mutande sono tutte intrise. Quella sua bella fica è rovente come una stufa.<br />

"Forse avresti preferito che portassi la ventriera?" mi domanda. "Ci ho pensato,<br />

quando mi vestivo. Ma mi sembra una tale perversione, indossare un simile<br />

indumento, solo perché è eccitante sessualmente! "<br />

139


Io sono soddisfatto di così com'è. Quel suo gran culo basta a dare al mio cazzo<br />

il torcicollo, con o senza la guépière. Le lascio su le calze e le scarpe, così sembra<br />

ancora più grosso.<br />

Susan si dimena sul sofà mentre la palpo. "Oh, se Sam mi vedesse! Chissà<br />

cosa penserebbe di me!" Così dicendo mi infila una mano sotto la pattuella e mi<br />

agguanta la marmotta. "È vergognoso, da parte mia, venir qui a far l'amore con<br />

te, Alf, e lasciar solo il povero Sam. Dovrei essere in albergo a scopare con mio<br />

marito, anziché qui da te."<br />

Non la disilludo dicendole che Sam sta rendendole pene per ficaccia con<br />

Alexandra.<br />

Susan mi tira giù le mutande e si gingilla con la mia fava. Affonda le dita nel<br />

pelo, lo pettina... "Non avevo mai visto un pelame virile così folto!" esclama,<br />

eccitata. "Mi vien voglia di posarci la testa."<br />

"E allora dai." Ma lei si è fatta tutt'a un tratto pudica, e mi tocca pigliarla per<br />

la nuca e abbassarla a viva forza fino a me. "Su, non fare la ritrosa. Assaggialo<br />

con la linguetta, dagli una leccatina, su, da brava."<br />

Potrei imporglielo. Nessuna donna, quand'è arrapata, resiste alla tentazione di<br />

ciucciare, se un cazzo le sfiora le labbra. Ma voglio che sia lei, di sua spontanea<br />

volontà, a dischiuderle. Senza forzature da parte mia.<br />

Queste fiche! Quanto gli piace ottenere qualcosa in cambio di niente! Susan<br />

non chiederebbe di meglio, adesso, se io le mettessi la lingua dentro quella<br />

fessura e cercassi di leccargliela fino a prosciugarla, però lei — da parte sua —<br />

non vuole familiarizzare oltre col mio cazzo... Senonché io so essere più ostinato<br />

di lei... La lecco intorno ai bordi della fica, le mordo le cosce, le faccio solletico al<br />

pube col naso. Quando mi avvicino alla fica lei sussurra eccitata... "Dai... baciala<br />

lì... perché non tiri fuori la lingua?... Oh, dobbiamo somigliare a quella orrenda<br />

gente delle foto, nevvero? Sì, stiamo facendo quasi quello che fanno loro..."<br />

Finalmente le concedo un assaggio di quello che vuole provare. Le bacio la fica,<br />

vi infilo dentro la lingua... lei allarga le cosce, come una porta a due battenti che<br />

non si chiuderà più, e sussulta quando le lecco il frutto caldo e succoso... Oh, che<br />

sensazione! Mi implora di non smettere... certo, dice, la mia lingua può andare<br />

più addentro... certo potrei succhiarla più svelto, più forte... lei allargherà le<br />

gambe ancora di più... Sta tentando di tirare il collo a John Thursday, ma ancora<br />

non lo succhia...<br />

140


Non riesce a credere che io mi sia di nuovo fermato. "Come... come hai potuto<br />

smettere, quando mi facevi godere tanto?" Ecco... ora cambierà posizione per<br />

facilitarmi le cose... E giocherà così con il mio cazzo, mentre io le lecco la fica...<br />

"Va bene così? Perché dunque non ricominci?" Oh, perché non accosto la bocca di<br />

nuovo alla sua fica e non mi rimetto a succhiarla?<br />

Lei scosta la testa, quando le strofino il cazzo sulle labbra.<br />

La seconda volta però non si scosta, e poi alla terza lo bacia. "Cosa vuoi che<br />

gli faccia?" mi chiede in un bisbiglio. Come se non lo sapesse! Come se non ne<br />

avesse la più pallida idea. Voglio forse — chiede ancora — che lei mi baci le palle,<br />

oltre che la pancia? Lo farà, dice, se lo desidero. E così via.<br />

Uno può sopportarle fino ad un certo punto, certe stronzate. Figurarsi, una<br />

figa navigata come lei, far finta di non sapere cos'è il pompino. È più di quanto un<br />

uomo possa tollerare! Decido comunque di darle un'altra opportunità. Se non me<br />

lo prende in bocca non appena io riattacco a leccarle la figa, giuro che la prendo a<br />

zampate nelle gengive. Così s'impara! Non ho però bisogno di ricorrere a mezzi<br />

estremi poiché la stronza finalmente si decide ad aprire la bocca e a prendervi<br />

dentro la cappella di Gian Giovedì... Poi mi cinge la vita con ambo le braccia, e<br />

comincia a succhiare più forte che può... Io gliene do quanto più può riceverne...<br />

Susan non è tanto ben attrezzata per pigliare un uccello da quella estremità,<br />

quanto invece lo è per pigliarlo dall'altra... A momenti si strozza, però non lo<br />

sputa... ci rimane tetramente attaccata...<br />

La sua figa è talmente spalancata che tutto quello che c'è dentro dovrebbe<br />

rotolar fuori. Invece non succede niente. Deve aver tutto ben inchiavardato e<br />

ribadito, lì dentro a quella fogna di fregna. Non avrà un ventre di ghisa come<br />

Tania o Anna, ma è solidamente ancorata. Questo è il vantaggio che hanno le<br />

dilettanti americane sulle puttane professioniste di Parigi: puoi rovesciarle<br />

sottosopra, senza temere che l'utero gli caschi, plof! per terra.<br />

Susan vuole che le titilli il culo mentre la cunnilingo. Non s'è accorta,<br />

evidentemente, che già le ci ho infilato due o tre dita, in quel buciaccio. Ce ne<br />

ficco su un altro e la faccio felice. Faccio come se le volessi mangiare la patacca, e<br />

lei ridella, giuliva. Non lo sa che è perché ho paura che quella sua bocca enorme<br />

mangi me!<br />

Avrei potuto venirmene non appena Susan m'ha preso Johnny tra le labbra.<br />

Mi sono trattenuto, perché voglio sburrarle in bocca mentre lei sta venendo nella<br />

141


mia. Aspetto finché è bell'e arrivata — e tenta di soffocarmi tra le cosce e anne-<br />

garmi col sugo di figa — a questo punto neppure l'irruzione di Sam potrebbe<br />

arrestare la sua eruzione — e allora erutto a mia volta — lava e lapilli dentro la<br />

sua bocca. Mi scappa pure una gran scorreggia, a completare l'effetto etneo.<br />

Segue un lungo silenzio. Susan non riesce a capacitarsi. Ma sul serio s'è<br />

spinta fino a farmi un pompino? Non è possibile! Non era lei. È un trauma, per la<br />

brava signora americana. Così almeno vorrebbe farmi credere.<br />

"E hai pure ingoiato il mio seme," le dico.<br />

"No!" È atterrita. "Non è possibile." Si lecca le labbra, schiocca la lingua.<br />

"Buono, però..." È stremata. Ha perduto litri e litri di sciroppo vaginale, godendo<br />

come una fontana rotta. Però dopo un po' dice: "Non ci verrò più da te, Alf. Tu mi<br />

travii. Ti rendi conto che ho un marito che ha fiducia in me e una figlioletta che,<br />

semplicemente, mi adora? Una moglie non deve fare certe porcherie, con un<br />

estraneo, poi! Alla mia età... Ormai è trascorso il tempo delle avventure. Nelle mie<br />

condizioni non dovrei imbarcarmi in certe cose..."<br />

Vuol andarsene via subito. Ma non glielo consento. Beviamo un altro paio di<br />

bicchieri. Lei rida una guardata alle foto oscene di Anna. "Quanta depravazione<br />

che c'è in Francia!" dice, indignata. "Dev'essere l'atmosfera. A me non m'era mica<br />

mai successo, sai? di fare quello che ho fatto stasera con te."<br />

"Oh, non ne dubito," dico io, "non ne dubito. Io sono un gentiluomo e non<br />

metto mai in dubbio la parola di una donna. Eppoi lascio decidere sempre a lei,<br />

io. Scegli, dunque: vuoi che ti chiavi qui, sul divano, oppure di là in camera da<br />

letto? "<br />

"Oh, per me è lo stesso... Però proprio non dovrei. Povero Sam... Non è giusto<br />

ingannarlo a questo modo," dice, sdraiandosi sul dorso e allargando le cosce.<br />

Secondo Carl, dovrei fare qualcosa per influenzare Backer e indurlo a entrare<br />

nell'Affare Severin. C'è da far quattrini — mi assicura — quattrini per tutti. E a<br />

noi può venirne una quota, solo a leccare certi culi. Carl ha leccato tanti di quei<br />

culi, che ormai non ci fa più caso. S'illude di essere un mago, di quelli che<br />

estraggono conigli dal cilindro. Carl non riesce a campare alla maniera semplice.<br />

È un sognatore. Crede nel mecenatismo. Sennò — dice — come sbarca il lunario,<br />

uno come lui?<br />

142


Non ha smaltito l'anno che ha trascorso alla scuola di Belle Arti. Ne l'hanno<br />

cacciato a zampate, ma lui ne è rimasto bollato per sempre. Delira sul<br />

Rinascimento, parla del Genio di Francia... ripete i discorsi che sente fare ai Deux<br />

Maggots, dove leggono l' "Action Française", il più mortifero giornale del mondo.<br />

Comunque Carl pensa che io sia in grado di esercitare una certa influenza su<br />

Sam Backer. "È una grossa opportunità, anche per te," mi dice. "Ci sono cento,<br />

mille modi per fare quattrini. Non mi dire che non parli mai di soldi, tu! Di che<br />

cazzo parli, allora?"<br />

Veniamo interrotti da Raoul, il quale dice che son giorni che mi cerca. Ha una<br />

storia da raccontarci, una cosa ch'è successa a un suo amico, dice.<br />

Attacca sùbito: "Lei era una ragazzina... sì, dico, di primo pelo... e il mio amico<br />

si era divertito un mondo a insegnarle tutte quelle cose che una ragazza della sua<br />

età non dovrebbe conoscere. Poi la cosa era finita lì. Roba da dimenticare, o sen-<br />

nò da ricordarsene soltanto qualche volta, quando ti va di giocare con te stesso...<br />

mi spiego? Senonché, dopo tre settimane, riecco la ragazzina. È incinta. E gli darà<br />

un bebé, a questo mio amico, ammenoché lui non faccia qualcosa. Incinta?<br />

Impossibile! Oh, è terribile. Il mio amico è molto disturbato. Poi le chiede: 'Come<br />

lo sai d'essere incinta? Sei stata da un dottore o che?' 'No, no,' risponde lei. 'E<br />

allora?' 'Mi vien sangue,' dice lei. 'Sangue? Da dove?' La stende sul divano e dà<br />

un'occhiata. La piccola ha il marchese, tutto qua. Le sue prime mestruazioni! Che<br />

ve ne pare?"<br />

Poiché né Carl né io troviamo la storiella tanto buffa quanto lui crede che sia,<br />

Raoul porta il discorso su quella sua cognata. È fuori Parigi, adesso, purtroppo,<br />

però tornerà presto. E, allora, avrò modo di portarmela a letto. Frattanto, lui vor-<br />

rebbe conoscere qualche ragazza spagnola, per far pratica di lingua, ma una che<br />

non si faccia pagare, però. "Conosci qualche brava ragazza spagnola, che non<br />

abbia lo scolo né fratelli incazzarecci? Una che si guadagna da vivere da sé,<br />

possibilmente. Una puttana sarebbe l'ideale."<br />

Io gli dico che non conosco nessuna spagnola, ma provasse a chiedere a<br />

Ernest. Raoul ci offre da bere, a Carl e a me, e da fumare. "Una ragazza<br />

qualsiasi," insiste, "basta solo che non abbia malattie e quasi tutti i denti<br />

davanti..."<br />

Più tardi, dopo essermi sbarazzato di Raoul e di Carl, mi imbatto in Sam<br />

Backer. È tutto allegro, mi parla di Alexandra in termini entusiastici.<br />

143


"Che donna! Ah, che donna! Sai, son rimasto da lei tutta la notte, e son<br />

tornato a casa solo la mattina dopo. Naturalmente, a Susan dovevo raccontarle<br />

qualcosa... Quindi le ho dato da intendere ch'ero con te. Mi raccomando, se te lo<br />

chiede, dille che abbiamo giocato a carte tutta la notte."<br />

Non posso dirgli che ha commesso un errore a inventare proprio quella frottola<br />

lì. Ma neanche Susan può dirgli che lo sa ch'è una bugia.<br />

Sam continua a cantare le lodi di Alexandra. "È una che sa scopare. Dio, se sa<br />

scopare. Alf, te n'eri andato da meno di mezz'ora, quando abbiamo attaccato.<br />

Diamine, lo sai come vanno certe cose. Stai lì che bevi e chiacchieri e, un<br />

momento dopo, le infili una mano sotto la gonna! "<br />

S'interrompe. Sveglia un barbone che dorme sui gradini d'una chiesa, e gli dà<br />

cinque franchi. Poi riprende il racconto: " 'Sarà meglio che andiamo di là in<br />

camera,' mi fa. Così, semplicemente. Con disinvoltura. Cristo. Prima mi sono<br />

scopato la figlia, poi la madre. Ti pare niente? Oh, Signore! Ti ricordi che ti dissi<br />

che Tania m'aveva fatto un bocchino? Ebbene, un bocchino mi ha fatto anche sua<br />

madre. Io non ho trovato nulla da ridire, figurarsi. Perdio, Alf, non lo so mica se ci<br />

torno volentieri negli Stati Uniti. Qui a Parigi è così diverso. Fica a stufo, culi a<br />

ufo! Però, sai, non mi va mica tanto a genio che Snuggles, mia figlia, frequenti<br />

quella Tania."<br />

Se ne preoccupa per un po', poi torna a parlare di Alexandra. "Che magnifica<br />

fica! Mi ha letto pure delle poesie, fra una scopata e l'altra. Indovina quante me<br />

ne sono fatte."<br />

Io allargo le braccia.<br />

"Quattro!" egli esclama trionfante. "Forse a te non sembran tante, ma alla mia<br />

età... Specialmente se usi sempre la medesima donna ogni sera. Non la scopi<br />

quattro volte in una notte, una donna con cui sei sposato da quindici, vent'anni.<br />

Ah! Poesie d'amore russe. E anche cinesi. Lo sapevi che parla il cinese? Ebbene<br />

sì, parla il cinese. L'ho sentita coi miei orecchi, parlare cinese. Perché cazzo non<br />

sono venuto a Parigi quando avevo vent'anni? Ma forse è meglio che non ci sia<br />

venuto. Non avrei apprezzato certe cose, allora. Come non le apprezzate voialtri.<br />

Quanti anni hai? Quaranta? Senti, dai retta a me. Torna in America, fai un<br />

milione di dollari, poi ritorni qui a Parigi per il resto dei tuoi giorni. Ma non<br />

sposarti. Non sposarti a nessun costo, qualunque cosa tu faccia, poiché puoi<br />

144


trovarne a stufo, di belle sorce come Alexandra, che ti leggono poesie d'amore e ti<br />

ciucciano il cazzo... se disponi di un milione di dollari."<br />

Il consiglio è eccellente, ma Sam non mi dice in che modo potrei farlo, quel<br />

milione di dollari. Ha cose più grosse per la mente, lui.<br />

"Non dimenticherò mai quant'era bella, tutta nuda sul letto a mostrarmi la fica<br />

e aspettare che facessi qualcosa al riguardo. E me lo chiedeva pure, senza tanti<br />

complimenti. Solo che parlava in russo. E non ci capivo un tubo... Ma in quel<br />

moment o, con le cosce aperte, avrebbe potuto parlare qualsiasi lingua di 'sto<br />

mondo, e sarebbe stato lo stesso."<br />

Più tardi, al bar, Sam riattacca a parlare di Alexandra. "Conoscendo la figlia,<br />

c'era da aspettarselo che anche la madre fosse una chiavona. Ce l'hanno nel<br />

sangue. Senti, Alf. Intendo andarla a trovare spesso, nei prossimi giorni. Tu<br />

dovrai fornirmi l'alibi. Dirò a mia moglie che vengo a giocare a carte da te, con<br />

altri amici... Quindi, mi raccomando!"<br />

"Non è per non farti un favore, Sam, ma io..."<br />

"In tal caso, mi rivolgerò a Carl."<br />

"No, aspetta un momento. Non fraintendermi, Sam. Non ho detto che non sono<br />

disposto a farti questo favore. È solo che..."<br />

"Allora lasciamo perdere. E beviamoci su un altro bicchiere. Senti, Alf, se è<br />

corretto il mio accento. Garçon! La même chose! Eh? Ho fatto progressi col<br />

francese?"<br />

"A gonfie vele, Sam. Almeno per quel che riguarda ordinare da bere."<br />

A questo punto Sam mi prega di insegnargli a coniugare il verbo foutre...<br />

Susan ha preso in affitto un appartamentino nel mio quartiere e, una mattina,<br />

mi tira giù dal letto per portarmi a vederlo. Devo assolutamente insegnare alla<br />

portiera di non lasciar salire nessuno da me, prima di mezzogiorno. Cristo, mi<br />

piomba in casa ogni sorta di persone, a ogni sorta di ore del giorno e della notte!<br />

Quello di Susan è un grazioso nido, fra i comignoli, nella soffitta di un edificio<br />

poco lontano da casa mia. E costa poco, mi dice, pochissimo. "Sai, ci ha abitato<br />

Paul Verlaine, qui, m'hanno detto, il famoso poeta. E proprio qui ha scritto alcune<br />

fra le sue poesie più famose... Tu ci credi?<br />

145


«Perché no? Dopotutto quel povero cristo doveva pur abitare da qualche parte.<br />

E solo un poeta povero e una milionaria americana possono sentirsi di casa in un<br />

buco come questo.<br />

«Ho deciso di affittarlo," dice Susan la mattina dopo es-sere stata da te. E di'<br />

un po'?, dove credi che fosse Sam, mentre noi facevamo l'amore?<br />

Dove? Cazzo, non glielo dico. Che non fosse con me a giocare a carte, lo sa già,<br />

dato che io stavo giocando con lei a ben altro.<br />

"A me ha dato d'intendere di aver passato la serata al tavolo da gioco. Però<br />

quando è tornato puzzava di un'altra puttana. Ah, ma io gliene metterò, di corna<br />

quante ne può portare e anche di più. Molte di più! Per questo ho affittato questa<br />

mansarda."<br />

"È carino, qui da te. Molto bohémien."<br />

"Senti, Alf, vorrei alcuni quadri osceni da attaccare alle pareti. Conosci<br />

qualcuno che possa fornirmeli? Acquerelli, preferibilmente, o delle incisioni, in<br />

stile settecentesco.<br />

"Chi intendi invitare qui?" le domando.<br />

"Beh, amici... Oppure nessuno. Giusto per avere un rifugio tutto mio. Ma<br />

dimmi, lo sai dove era Sam, quella sera?<br />

"No, non lo so. Magari davvero a giocare alle carte con qualcuno..."<br />

"Macché! Era con una donna, insiste lei.<br />

Io vorrei approfittare sùbito di quel nido d amore, ma Susan traccheggia. Si<br />

lascia palpare, tastare, e mettere una mano fra le cosce, ma non più in là di la.<br />

No, e inutile mi dice, "che tiri fuori dei calzoni quell'arnese, tanto non ci faccio<br />

nulla. Non lo tocco neppure... Beh, magari... una piccola carezza... così tanto per<br />

gradire... ma nulla più".<br />

Insomma, non c'è verso di levarle le mutande. Allora la saluto, dopo un po', e<br />

me ne vado per i fattacci miei.<br />

Non c'è niente da fare, in redazione, quindi passo un po di tempo a scrivere<br />

delle lettere al direttore, che imposterò uscendo, coi francobolli della società.<br />

Suppongo che di tanto in tanto, ne venga pubblicata qualcuna... Io non mi do mai<br />

la briga di guardare...<br />

Alle due incontro Ernest e Arthur in una trattoria dove, se non ti piace il cibo e<br />

non ti va di bere, puoi salire su al piano di sopra e chiavare la moglie del<br />

trattore... Quindi, è un locale molto rispettabile, poiché nessuna puttana lo<br />

146


frequenta... è concorrenza sleale, dicono... loro, certo, non cercano mica di ven-<br />

derti qualcosa da mangiare, quando tu te le porti in albergo. Però è un posto<br />

tranquillo, se vuoi star in pace, senza che nessuno ti disturbi... dato che non ci<br />

sono le puttane, non ci sono neppure i giornalisti.<br />

Ernest mi chiede se è vera la voce che circola: ch'io faccio da cicerone a un<br />

ricco americano pei bordelli di Parigi, perché lui, tornato in America, intende<br />

aprire una catena di casini. Ed è vero che sono al soldo di un branco di finanzieri<br />

i quali vogliono fondare un nuovo giornale, di cui io sarò il direttore? È vero o no?<br />

"Non dovresti scomparire così, Alf," mi dice. "Ti ho cercato un paio di volte...<br />

abbiamo portato Anna qua e là, e l'abbiamo chiavata... ma tu non c'eri, non ti si<br />

vedeva da nessuna parte."<br />

Forse è meglio così, penso io... Arthur si è divertito a giocare con quella Kodak<br />

che ha comprato da poco, ed ha scattato alcune foto, fra le più sporche che io<br />

abbia mai visto... Anna ed Ernest, Sid e lui stesso con i calzoni calati e i cazzi<br />

rizzi... Non ci tengo, io, a una simile réclame, anche se è strettamente privata.<br />

"Le faccio vedere solo quando cerco di farmi qualche vergine," spiega Arthur,<br />

con tenerezza, mentre rimette in tasca quelle foto. "Vedi, da queste foto si direbbe<br />

che io abbia un cazzo enorme, due volte quello di qualsiasi altro..."<br />

Mi ricordo che Raoul vuole incontrare una fica spagnola, e chiedo a Ernest se<br />

ne conosce qualcuna. Diamine, sì, Ernest ne conosce un fracchio, di fiche<br />

spagnole. "Di che tipo la vuole, Raoul?"<br />

"Senti," dice, "ce n'ho una per le mani ch'è la fine del mondo... Una vera Mosca<br />

Spagnola... basta un tocchettino di lei e il cazzo ti sta duro per una settimana.<br />

Cos'ha lui da darmi in cambio?"<br />

"Oh, Ernest, lui non vuole mica far baratti... Vuole solo incontrare una brava<br />

fica... al resto pensa lui."<br />

"Niente da fare, allora. No, Alf. Io non do niente per niente. Mi dispiace."<br />

"Raoul avrebbe una cognata..."<br />

"Hm, non so, Alf. Sulle cognate c'è poco da far affidamento. Eppoi, tu lo sai<br />

come son fatte, queste fighe spagnole. Non mi sono forse beccato una coltellata al<br />

posto tuo per via di una? Non le scarichi mica facilmente, le spagnole. Non le<br />

147


smisti agli amici, come smisti le americane o le russe. Hanno un brutto<br />

temperamento, corri dei rischi, con loro."<br />

"Cristo, Ernest, pensa a quanti favori t'ho fatto! Non t'ho forse passato Tania?<br />

E suo fratello, pure! E Anna non la conti? Perdio, sarebbe ora che facessi<br />

qualcosa tu per me. Mica ti chiedo, in fin dei conti, una figa a cui tu ci tieni<br />

tanto."<br />

"Come lo sai che non ci tengo tanto, a 'sta figa spagnola che ci ho per le mani?<br />

Ci tengo e come! È una bella figa e ci ha un culo che non finisce mai. Cristo, Alf,<br />

se la passo a 'sto amico tuo francese, a me che me ne viene? Eppoi ci scommetto<br />

che lui neanche l'apprezzerebbe, nel suo giusto valore. Questa è una che ti lecca<br />

gli stivali, se vuoi. Anche un vecchio stivale, va bene lo stesso. Se lo porta a casa<br />

e lo lecca là."<br />

"A lui basta che scopi, non vuol altro. Non va in cerca di niente fuorivia,<br />

Ernest. Una figa normale, purché parli spagnolo. Per far pratica a letto. Tanto<br />

meglio se è una che parla nel sonno."<br />

"E va bene," dice Ernest alla fine, "vedrò cosa posso fare. E quand'è che mi fai<br />

conoscere i tuoi amici americani ricchi? Se avessi io degli amici ricchi te li avrei<br />

fatti conoscere da un pezzo."<br />

"D'accordo. Domani dico a Sam..."<br />

"Al diavolo, il marito. Voglio mettermi in contatto con la moglie. Dille che hai<br />

un amico che vuol farle conoscere Parigi, la vera Parigi, la Parigi di Villon, di<br />

Manet, di Guy de Maupassant. Dille che le mostrerò il Regecem dove Napoleone<br />

giocava a scacchi... e Alexhine anche, il campione... le piacciono gli scacchi? Le<br />

piace mangiare? La porterò a cena... paga lei... Oh ci daremo bel tempo insieme!<br />

Dille che la porterò in un posto in Place de l'Odeon chiamato 'Il porcellino da<br />

latte', però in francese, poi a prendere il caffè sui boulevards... magari il Boul<br />

'Mich' dove potrà vedere gli studenti... Senti, Alf, tu devi essere indaffaratissimo a<br />

portar in giro il marito qua e là... Io farò divertire lei: 'Qui si può avere un ottimo<br />

Chambertin, là fanno Ventrecote Bercy... u-la-là?!' Perché no? Le piacciono i libri?<br />

La porterò alle bancarelle... c'è una vecchia dall'aria materna in grembiale nero...<br />

con lo scialle... che tralasciò di bere una scodella di brodo per vendermi 'Le<br />

allegre signore' di Brantome per trenta franchi, quella ladra. Il mio primo giorno a<br />

Parigi... Voglio saldare i conti con quella strega... La porterò ai Capucins e potrà<br />

guardare il Barone de Rotschild... o magari lo conosce, il Barone. Le piace Parte?<br />

148


Senti, dille che ho una bellissima stampa, al mio albergo... S'intitola 'L'ultimo ap-<br />

pello dei Girondini alla Conciergerie'... S'interessa di politica? Ci sederemo da<br />

qualche parte in Rue du 4 Septembre con 'La verité' sottobraccio e parleremo di<br />

Trotsky... Sai, io so dire tutte le cose giuste, in fatto di politica... 'Sono convinto<br />

che la rivoluzione perpetua è l'unica cura contro la degenerazione termidoriana'...<br />

'Senza un Robespierre non avremo un 9 termidoro'... Le piace star ad ascoltare<br />

robe del genere? Quando me la presenti? "<br />

"Eppoi," dice Arthur, "c'è anche il caso che ci scappi il ricattino, no, Ernest?<br />

Metti che tu, fra 'na chiacchierata e l'altra, scopri qualcosa che lei non vorrebbe<br />

far sapere al marito...''<br />

Arthur è uno che ricatterebbe sua nonna perché va a letto col nonno.<br />

Ernest gli dice di non parlare in quel modo. "Qualcuno potrebbe pensare che<br />

dici sul serio, e denunciarmi alla polizia." Quindi, rivolto a me: "Allora, fissami<br />

questo appuntamento. La farò divertire. La farò ringiovanire! "<br />

Incontro Jean, in un caffè del mio quartiere. È insieme a una lesbica bruna,<br />

tetra, dall'aria stanca. Riesco a staccarla da lei, per condurla a casa mia.<br />

"Mi si appiccicano addosso come mosche," mi dice strada facendo. "In<br />

qualsiasi posto vada, anche se è pieno di donne, prima o poi le lesbiche vengono a<br />

sedersi al mio tavolo. Credi che abbiano un fiuto particolare?"<br />

Saliamo le scale. È talmente impaziente di farsi scopare che, mentre infilo la<br />

chiave nella toppa, già mi stuzzica l'uccello. Si lamenta di Billie. "È diventata così<br />

esigente, da ultimo. E poi ci sono state delle complicazioni..."<br />

"Una di queste si chiama Tania, per caso?"<br />

"Ah... Tania... quella troietta, così giovane ma così perversa!" Mi bacia sulla<br />

bocca, mi dà la sua lingua molle e grassa, guizzante. "Sì, ci mancava questa<br />

Tania, a complicare le cose...<br />

Lei e quella sua amichetta. Sono tutt'e due così giovani, e così carine. Ma<br />

cattive, cattive e complicate."<br />

Jean indossa un maglione così attillato che i capezzoli risaltano. E anche la<br />

gonna è tanto aderente che il monte di Venere si profila in tutto il suo dolce<br />

declivo. Tastarla vestita è quasi tastarla nuda. Puoi fare veramente conoscenza<br />

con una fica, quando indossa abiti così... le metti una mano sulla pancia e senti<br />

149


l'ombelico... scendi un po' più giù e senti una fessura sotto le dita... Si siede sulle<br />

mie ginocchia, e io gioco con tutte quante le cose senza neanche infilarle una<br />

mano sotto la gonna...<br />

Jean tenta di spiegarmi come stanno le cose. "Per Billie," mi dice, "le ragazze<br />

come Tania e quell'altra, Snuggles, sono un vizio. Al pari di un uomo, a Billie<br />

piace prendere una ragazzina giovanissima e giocare con lei, raccontarle graziose<br />

bugie e sedurla. Di una fanciulla innocente, farne una sporcacciona — è il suo<br />

sport preferito. È proprio come un uomo. Le vuole fresche e verginelle, per<br />

corromperle, insegnar loro ogni sorta di vizi. Però in Tania ha trovato pane per i<br />

suoi denti. Quella troietta ha le sue stesse fantasie e le fa una concorrenza<br />

spietata. Sta corrompendo l'amica più giovane ogni giorno di più. Sai, Billie e<br />

Tania — rivali alleate — giocano con Snuggles come le brave bambine con la<br />

bambola. Le insegnano ogni sorta di porcherie, poiché lei è innocente... Però<br />

quando stanno insieme, Tania e Billie, sono sagge ed esperte: giocano come gatte<br />

adulte, mica come micette, guardinghe, e talvolta si mostrano gli unghioli..."<br />

Non è esattamente la stessa storia che mi ha raccontato Tania, ma però serve<br />

a completare il quadro di quel che avviene in mezzo a quel branco di leccafiche.<br />

Anche Jean prende parte ai loro giochi, ma come spettatrice più che altro. Poiché<br />

lei è l'amante di Billie. L'etichetta del vizio è molto complicata.<br />

Jean è stufa di farsi tastare così, da sopra i vestiti. Si tira su la gonna e<br />

avvolge una gamba nuda intorno a me, frugando nei miei calzoni per cercare<br />

qualcosa con cui titillarsi. Quando m'ha tirato fuori il pirla, se lo strofina contro<br />

la patacca. A cavalcioni sulle mie ginocchia, si dondola sui fianchi. Ha le mutande<br />

su, ma il mio uccello si insinua sotto l'orlo e le si struscia contro il pube.<br />

Vuole che giochi con le sue tettine. A cosa sarebbe servito, sennò, lavorarci su<br />

tutti questi anni, programmare il loro futuro, riserbar loro tutte le cure e le<br />

premure di questo mondo, se io adesso non ci gioco. Si sfila il pullover, sotto il<br />

quale non c'è nulla tranne Jean. Siamo in questa posizione quando arriva Tania.<br />

Riconosciamo subito la sua bussata. Non possiamo neanche far finta di non<br />

essere in casa, poiché Tania, dopo aver bussato, spinge la porta e s'accorge ch'è<br />

aperta. Entra quindi e ci trova abbracciati.<br />

"Bene, bene..." Tania fa un giro di valzer intorno alla stanza. "Che romantico!<br />

Non credevo di trovar qualcuno qui con te, Alf, e men che meno Jean."<br />

150


Jean smonta dalle mie ginocchia e si tira giù la gonna. È seccata, perché non<br />

intendeva far sapere a Billie che era venuta da me, oggi. E Tania certo andrà a<br />

raccontarle tutto.<br />

Tania, vedendola imbarazzata, esclama: "Suvvia, Jean! Mi hai leccato la fica, io<br />

la tua, perché dovremmo sentirci in imbarazzo l'una con l'altra? Oh, Alf! Avresti<br />

dovuto vederla con Snuggles, l'altra sera. Era talmente eccitata che non la voleva<br />

più smettere, di ciucciarla. Povera Snuggles! se n'era già venuta<br />

abbondantemente, la piccina, ed era una vera tortura, per lei, quella lingua che<br />

badava a trivellarla! Alla fine abbiam dovuto toglierla di là a forza e farci leccare la<br />

fica a turno, mentre noi la carezzavamo finché non se ne venne... Oh, ci sarebbe<br />

voluto ben più che una porta aperta, per fermarla allora! " Si siede sul bracciolo<br />

della mia poltrona, allunga una mano verso il mio cazzo e lo coccola. "E ci<br />

vorrebbe ben più che una porta aperta, per fermarla, se io stessi facendo quello<br />

che facevate voi poco fa..."<br />

A Jean non piace quel tono di strafottenza. E quando Tania si siede sul<br />

bracciolo della mia sedia e comincia a gingillarsi col mio cazzo, neanche questa<br />

familiarità le va a genio. La spinge da parte e torna a sedermi sulle ginocchia. Se<br />

Tania intende raccontar tutto a Billie — dice — tanto vale che abbia una storia<br />

completa da riferire. Si tira su la gonna e vuole che le tasti le cosce, e che Tania<br />

stia a guardare.<br />

"Vedi, gli ho chiesto di tastarmi... puoi raccontarlo a Billie, se vuoi, anche<br />

questo... E puoi dirle che ho fatto tutto da sola... ho preso l'iniziativa io... sono<br />

venuta qui e l'ho pregato di chiavarmi... e che buon prò ti faccia! "<br />

Le due ragazze si guardano in cagnesco. Io cerco di pacificarle. Non voglio fiche<br />

litiganti fra i coglioni. Offro da bere, per rappattumarle.<br />

Jean dice: "C'è poco da rappattumare. La questione si pone in questi,<br />

semplicissimi termini. Tania vuole che tu la chiavi. Io voglio che tu chiavi me. A te<br />

la scelta."<br />

Tania non è affatto turbata. Ci ha fatto il callo a queste feroci scene<br />

dostojevskiane. Non per niente è figlia di sua madre e sorella di suo fratello!<br />

Mentre Jean ancora parla, lei le va vicino e le bacia una tetta. "Ah, se avessi io un<br />

seno così bello!" esclama. Sa come metter Jean di buon umore. Dopo un minuto<br />

mi siedono entrambe sulle ginocchia e si palpano il seno a vicenda, mentre io le<br />

tasto entrambe.<br />

151


Non mi lamento. Se si mettono d'accordo fra di loro, io, per me, sono disposto<br />

a chiavarle entrambe. Tania propone di fare a testa e croce. Quella che, vince<br />

verrà leccata dalla perdente e chiavata da me. Jean non si fida. Teme un<br />

imbroglio. Non saprei biasimarla. Ma non c'è altra maniera per dirimere la<br />

questione senza rancori.<br />

A considerarla freddamente, è una cosa tremenda... succhiare la fica di<br />

un'altra donna solo perché è venuta testa anziché croce. È un gioco da puttane, e<br />

io provo un senso di sollievo quando è Tania a non azzeccarci... anche se so che<br />

Jean si guadagna il pane e il companatico grazie alla sua abilità nel succhiare a<br />

regola d'arte una fica. In certo qual modo non sembrava giusto che fosse Jean a<br />

perdere una partita del genere.<br />

Dunque ha vinto lei e si denuda in un baleno. Tania la imita sùbito. Poi,<br />

tenendosi per mano, si dirigono verso il divano. La mano nella mano! sembrano<br />

due ragazzini che vanno a scuola. Dovrebbero avere il cappellino in testa e la<br />

borsa sottobraccio.<br />

Fanno un bel vedere, quelle due. Jean è più formosa. Tania sembra una<br />

miniatura accanto a lei. È bello da vedere e dolce è, soprattutto, pensare che<br />

entrambe queste fiche ti appartengono, più o meno. Spero di non dimenticare mai<br />

l'aspetto che avevano.<br />

Jean si adagia sul divano. Tania si siede sulla sponda e prende a carezzarle,<br />

propedeuticamente, le cosce. Io me ne sto seduto con una bottiglia di vino al<br />

gomito, i piedi allungati su un puf, il cazzo in mano, come uno scettro. Mi pare di<br />

essere l'imperatore Claudio.<br />

Tania intinge le dita nel bicchiere e spruzza del vino sul ventre e sulle cosce di<br />

Jean. Quindi si china a leccare quelle gocciole, a una a una. Jean è<br />

arrapatissima. Tania non è mica una dilettante. Si mette a baciare le tette di<br />

Jean e intanto le preme la passera contro un ginocchio. Le insinua una mano fra<br />

le cosce e le massaggia la fica. La titilla, inducendo Jean ad allargare le gambe.<br />

John Thursday mi spunta dalla pattuella come un palo sbilenco. È gonfio di<br />

importanza, apoplettico di voglia. Mi tolgo i vestiti per dargli più aria, per<br />

raffreddarlo un po'.<br />

Jean si è sollevata sul busto per meglio vedere Tania che si dedica alla sua<br />

fica. Tania è una stuzzicosa. Lingueggia tutt'intorno all'abricot-fendu senza<br />

152


ancora aggredirlo direttamente. Jean perde la pazienza. Afferra Tania per la nuca<br />

e la spinge contro di sé. "Succhiala, demonietto!"<br />

Non si sbaglia. Tania è un demonio. E. ora questo demonio l'abbranca pel culo<br />

e poi la sua lingua scompare dentro la trappoletta di Jean. Se chiudi gli occhi,<br />

diresti ch'è qualcuno che succhia una melarancia. Lei succhia, lecca,<br />

mordicchia... e ogni guizzo le rende entrambe più che mai arrapate. Ho paura che<br />

Jean se ne venga prima ch'io ci abbia messo le mani, su di lei.<br />

Ma Tania sa quando fermarsi. Si stacca da Jean, la quale seguita a contorcersi<br />

come un lombrico, e si butta su di me. Con la bocca grondante sciroppo ficaie mi<br />

bacia l'uccello, mi lecca le palle.<br />

"Chiavala... Chiavala...'' ulula. "Chiavala prima che si finisca da sola con le<br />

dita! "<br />

È un invito a nozze, per me. Jean mi accoglie a gambe aperte. Gianni infila<br />

dentro la testa senza neanche guardare, e non si ferma finché non è entrato del<br />

tutto. Jean s'inarca sulle reni sì che il buco del culo, se fosse una bocca da fuoco,<br />

sparerebbe sul soffitto. Si dimena tutta quanta di passione chiavatoria, non v'è<br />

parte di lei che stia ferma, non v'è fibra di lei che non partecipi a quella scopata.<br />

Tania è deliziata. Gli occhi le luccicano, e si fa un ditalino mentre ci guarda<br />

fottere. "Se ci fosse qui Snuggles, a vedermi!" esclama. "Quanto le piacerebbe, a<br />

quella fanciulla innocente. Povera Snuggles, conosce solo un cazzo, lei, finora:<br />

quello di Peter. Non ha mai visto un uomo fatto fottere una donna."<br />

Jean è curiosa. "È vero," mi domanda, "che tu ti chiavi la madre di Tania? "<br />

"Sicuro, che si chiava mia madre," risponde Tania per me, sdegnata. "E pure la<br />

mamma di Snuggles, si fotte. Snuggles non ci vuol credere..."<br />

"E quell'effeminato di tuo fratello Peter... È vero, Tania, che quando tua madre<br />

va a letto con un uomo si porta anche il ragazzo e gli fa ciucciare il cazzo del suo<br />

amante? Ah, che mondo! Che famiglia perversa!"<br />

"Ora ti mostro quel che fa Peter, a volte," dice Tania, avvicinandosi. "E lo faccio<br />

anch'io, quando lui chiava la mamma."<br />

Tania è sopra di noi, fra di noi, sotto di noi... striscia, sguscia come<br />

un'anguilla... lecca le tette a Jean, il culo a me... Ci ronza intorno come una<br />

zanzara. Sono troppo arrapato per scacciarla. Ora bacia il culo a Jean, dando<br />

gran schiocchi di lingua... Finalmente, mentre giacciamo sul fianco, ella sta dietro<br />

Jean circondandole la vita con le braccia.<br />

153


Jean ha le cosce dischiuse, poiché io non smetto di fotterla neanche quel tanto<br />

che basterebbe perché Tania si avventasse sul suo culo. Lei continua a ronzarci<br />

intorno come una zanzara, ma io sono troppo arrapato per scacciarla. Tania lecca<br />

fra le cosce di Jean... lecca anche le cosce e le palle a me. Bacia il culo a Jean...<br />

odo le sue labbra schioccare e la sento sospirare. Ha il naso sul mio inguine, il<br />

mio cazzo lo sfiora... lei ci implora di star fermi un momentino... solo un<br />

momento.<br />

"Lasciala fare," dice Jean. "Fa' come dice lei... voglio vedere un po' cosa farà..."<br />

Il divano smette di sobbalzare. Io ho il cazzo mezzo dentro e mezzo fuori dalla<br />

figa di Jean, e Tania incomincia a leccarlo con foga. Non c'è niente che non sia<br />

disposta a fare, la zozza puttana! Lecca contemporaneamente il mio uccello e la<br />

sorcia di Jean. La sua lingua è una alacre navetta, fa la spola dalle mie palle al<br />

clitoride di Jean, lasciando una scia di saliva lungo tutto il percorso. Non capisco<br />

più niente, a un certo punto, non capisco se il mio cazzo si trovi nella fica di Jean<br />

o dentro la bocca di Tania.<br />

Jean geme, sta venendo. Io la fotto fino a che mi duole il ventre. Gianni spara.<br />

La figa di Jean e la bocca di Tania si contendono la sburra. Per Giannetto fa lo<br />

stesso. Le accontenta tutt'e due. Uno schizzo a Tania, uno schizzo a Jean, e così<br />

via, fino ad esaurimento. Tania lecca i rimasugli...<br />

Le cose sono tanto ingarbugliate, a questo punto, che sarebbe difficile<br />

pasticciarle maggiormente. E tuttavia queste puttane ci riescono.<br />

Susan vuole dei quadrucci ad hoc per il suo nido, quindi le mando Billie. Poco<br />

importa se Susan è la madre d'una fanciulla con cui Billie fa le sue zozzerie: è pur<br />

sempre una cliente.<br />

Quando rivedo Susan, la mi si mostra scandolezzata. "Quell'artista che mi hai<br />

mandato," mi fa, "è una lesbica, è. E che lesbica shocking! Siamo andate insieme<br />

in trattoria. Avresti dovuto sentire che commenti faceva su ogni donna che<br />

passava. Non mi sentivo mica tanto al sicuro, con lei."<br />

Cosa mi tocca sentire, da una che compra quadri pornografici da appendere<br />

alle pareti! Susan è ancora una turista, e tale rimarrà sempre, qualsiasi cosa le<br />

succeda a Parigi. A sentir lei, diresti che il connilingo fra donne è una malapianta<br />

che cresce solo da questa parte dell'Atlantico.<br />

Comunque ha comprato dei quadri da Billie e glien'ha commissionati altri.<br />

154


Billie un giorno viene a casa mia per parlarmi di Jean. Vuol sapere che<br />

sentimenti nutro, io, per lei. Ho forse intenzione di redimerla? Intendo farne la<br />

mia amante fissa? "Da uomo a uomo, parliamoci chiaro."<br />

Che sollievo, per lei, apprendere che su Jean ho intenzioni tutt'altro che<br />

onorevoli. Non gliene importa, se me la chiavo — dice — basta che non cerco di<br />

portargliela via. Anzi è contènta che venga qui da me, così almeno non va con<br />

altre donne. E poi le scopate la rendono più mite.<br />

Ecco il motivo — mi spiega — per cui lei seguita a disegnare e dipingere, anche<br />

se si è resa conto, ormai da un pezzo, di essere solo una brava artigiana e non<br />

un'artista fuori serie... Perfino per una lesbica non c'è soddisfazione a farsi lec-<br />

care la fica... non c'è, insomma, la stessa soddisfazione che prova una donna<br />

normale quando si fa chiavare. Quindi lei è perennemente insoddisfatta, deve fare<br />

qualcosa, e così si dedica all'arte.<br />

Diventiamo buoni amici, Billie e io, quando lei si convince che non voglio<br />

portarle via Jean. "Come uomo," mi domanda, "che ne pensi di lei come donna? Ti<br />

arrapa da matti?"<br />

Poiché so che lei non ha mire su di me, né su alcun altro uomo, posso dirle la<br />

verità. E le dico che Jean è un gran pezzo di fica, da qualsiasi parte la si rigiri, e<br />

scoparla è come andare in paradiso.<br />

Billie guarda l'orologio. "Fra un po' devo scappare. Ho un impegno. Ma prima<br />

che vada... ti andrebbe chiavarmi?"<br />

Non credo ai miei orecchi. Glielo faccio ripetere.<br />

Mi spiega: le piaccio, e in più prova della gratitudine per me, per come tratto la<br />

sua Jean diletta. Cosa danno le donne, agli uomini, quando sono loro grate? E<br />

così, lei, se l'accetto volentieri, volentieri me la dà. Se non mi va... se una lesbica<br />

mi schifa... come non detto e senza rancore.<br />

Come potrei ricusare un'offerta del genere? Una figa è una figa. E a<br />

Giannettaccio importa quel che hanno tra le gambe, le donne, e non quello che<br />

hanno in testa.<br />

"A me piace esser chiavata, di tanto in tanto," confessa Billie. "Ho la<br />

sensazione di barare, sennò. Non sono una di quelle che non sopportano di<br />

toccare un uomo. Sarei persino una brava moglie... Solo che non mi divertirei<br />

molto."<br />

155


Ci spogliamo. La faccio sdraiare in terra, sull'arazzo cinese. Le piace. È un<br />

tocco esotico che rende il resto più erotico.<br />

Fa quasi tenerezza, Billie. La vedi che si sforza di apparire femminea,<br />

seducente come donna. Sembra una ragazza ingenua che cerchi di passar per<br />

sofisticata. Si spoglia con estrema circospezione... è ritrosa e si cala le mutande<br />

con esasperante lentezza... esita a mostrarmi quella bonne-bouche frangiata di<br />

nero... tanto che mi pare di essere un satiro il quale ha allettato una bambina di<br />

dieci anni con un gioiello di Woolworth. Poi, prima di essersi tolta le scarpe e le<br />

calze, attraversa la stanza e viene vicino a me e mi consegna nelle mani tutto<br />

quello che ha. Preme il ventre contro di me; in punta di piedi strofina la passera<br />

contro la mia pattuella. È venuta per farsi palpare, e l'invito non può venir<br />

respinto... Lei ride piena d'imbarazzo quando la prendo su e la porto sul letto.<br />

Diamine, sono imbarazzato anch'io... la depongo sulla sopracoperta, supina, e<br />

lei si ribalta, con le gambe divaricate per mostrarmi la sua fica. "Vuoi assaggiarne<br />

un morso?" mi domanda. Poi, quando mi butto... "No, scherzavo. Quella è roba da<br />

donne."<br />

Il mio cazzo non è al massimo del suo splendore, e noi stiamo lì a baloccarci<br />

finché non s'è fatto bello duro. Ci son molte cose che Billie ignora in fatto di<br />

uccelli, ma Johnny ha bisogno solo di incoraggiamento, non di persuasione...<br />

"E Jean scopa bene?" mi domanda Billie. Annuisco. Lei allora: "Ti prende il<br />

cazzo in bocca spontaneamente oppure devi indurla? E si fa leccare la fica da te?<br />

Fate sessantanove? Ti parla mai di me? Ti confessa di altre donne con cui è stata<br />

a letto? Pensi che sia felice con me?"<br />

Le do tutte le risposte opportune, e Billie è tutta contenta. Jean — mi dice — è<br />

la più dolce fica con cui lei abbia convissuto. Se non altro, non è sudicia. "Ah, se<br />

fossi stato sposato o avessi convissuto a lungo con una donna, sapresti cosa vo-<br />

glio dire. Le donne sono sporche, disordinate, pasticcione. Mollette nel letto,<br />

piscio o carta nel cesso senza tirar la catena, tamponi del marchese in giro per<br />

casa... Questo e altro, la più parte delle donne. Jean invece è pulita come un<br />

gatto. Se non dormissi con lei, potresti abitarci insieme per anni e non sapere mai<br />

quando ha le mestrue. E poi, quand'è l'ora di fare l'amore, lei ha sempre la<br />

passerina pulita, fresca come un fiore."<br />

156


Billie potrebbe seguitare a parlare di Jean fino a notte, e scordarsi di scopare.<br />

Io però ci ho il pepe al cazzo. Glielo struscio fra le cosce. Lei le allarga. Io la<br />

monto. "Sei pronta? Vuoi che ti chiavo ora?"<br />

"Sì, sì, mettilo dentro, ma pian piano, un tocco alla volta. Lo sai che non ci<br />

sono abituata."<br />

Mai scopato una figa tanto poco interessata a quel che accade. Anzi, lei si<br />

annoia. E dopo che son dentro di lei da un paio di minuti, è stufa marcia. A un<br />

certo punto agguanta la borsetta, l'apre, ne estrae un carboncino e si mette a<br />

disegnare sul muro. Disegna, mentre io la fotto! È un insulto, un oltraggio, ma lei<br />

ne è praticamente inconsapevole. Per lei il cazzo è acqua fresca. Mugola fra sé e<br />

sé un motivetto, mentre dipinge e si lascia chiavare.<br />

Eppoi il disegno viene all'incontrano e se uno volesse guardarlo dovrebbe<br />

capovolgersi.<br />

"Non hai ancora finito?" mi fa. E mi sbadiglia sul muso, la troia!<br />

Ora t'aggiusto io, schifosa figa invertita, dico fra me e me. Tiro fuori l'uccello<br />

dalla figa, poi la prendo e la ribalto sulla pancia. Lei è tanto sbigottita che lì per lì<br />

non reagisce. Poi l'inferno si scatena.<br />

"Ah, no!" grida, furente, "no, tu a me non mi inculi! È una perversione eppoi...<br />

mi faresti male. Fallo a Jean, se Jean ci sta. Forse le piace. Ma a me no! "<br />

Fa per saltar giù dal letto. Se Billie fosse una figa qualsiasi, forse non ce la<br />

potrei con essa. Invece lei si batte come un uomo, senza mordere o graffiare, e<br />

neanche cerca di assestarmi una ginocchiata sui coglioni. È quindi soltanto<br />

questione di peso e di forza, da uomo a uomo, eppoi io ho il vantaggio di averla<br />

già stesa bocconi. Quando punto l'uccello contro l'orifizio del suo culo ribelle, i<br />

suoi stessi divincoli e dimenamenti mi sono d'aiuto. Gian Giovedì si apposta sulla<br />

soglia.<br />

Billie passa alle minacce. "Se non la smetti, non ti farò più chiavare Jean.<br />

Eppoi dirò in giro che hai lo scolo, così non troverai più da scopare..."<br />

"E io dirò che me l'hai attaccato tu."<br />

"Chiamo il portiere!"<br />

"È amico mio. Magari m'aiuta a tenerti ferma!" Lei si divincola.<br />

"Non mi sfuggi, annusafìghe. È inutile che ti dibatti. Ora te lo ficco tutto su.<br />

Oh, lo sento che non ci sei abituata, cocca. È stretta la strada. Ma te la slargo io,<br />

sta' tranquilla, e poi te la lubrifico di sburra."<br />

157


Billie morde il cuscino per la rabbia. "Sei un bastardo! Sei una carogna! Un<br />

figlio di puttana!"<br />

"Urla quanto ti pare. Adesso sì che sei viva. Prima sembravi morta. Lo vedi,<br />

come ti agiti? Un cazzo in culo fa miracoli. Risuscita anche i morti!"<br />

Lei smette di inveire e incomincia a implorare, piagnucolando. Ma io seguito<br />

imperterrito.<br />

"Basta, Alf, ti prego, basta! Senti, Alf... ti procuro delle donne. Belle fiche che<br />

cercano l'uomo. Ne conosco a bizzeffe, io, Alf. Te le faccio conoscere, Alf... ma tu<br />

tirami fuori quel cazzo dal culo! "<br />

E via di questo passo. Ma se anche mi promettesse tutte le fighe di Parigi, non<br />

smetterei. Non potrei smettere. È una grande inculata, ragazzi. Le diteggio anche<br />

la figa. Darei una palla, per farla venire. Ma non credo che ci sia modo e maniera.<br />

Quando me ne vengo, e le inondo il retto di sburra, intensifico l'arpeggio con le<br />

dita, e lei ulula, ma non se ne viene però.<br />

Poi, di punto in bianco, Billie si placa. Quasi quasi le torna il buon umore. La<br />

prossima volta saprà regolarsi. Non verrà qui da me senza scorta armata. Ci<br />

scherza su, adesso. "Non so se raccontarlo a Jean oppure no. Ma di', ti ha dato<br />

gusto? Sei soddisfatto, almeno? Bene. Ora lasciami in pace, perché voglio<br />

terminare 'sto disegno."<br />

Sam Backer ha stretto una sorta d'accordo con Severin. Non ne conosco i<br />

dettagli, ma Carl dice che si faranno soldi a cappellate.<br />

"Non so cosa pensare, Alf," mi sta dicendo Sam, per la trentasettesima volta.<br />

Gli rode da matti che Alexandra sia mancata all'appuntamento iersera. Ma non è<br />

solo questo però. A poco a poco viene fuori la piena confessione. "Ah, se quella<br />

stronza non fosse mancata, tutto questo non sarebbe successo!"<br />

"Successo cosa?"<br />

"Una ragazzina, Alf. Poco più grande di mia figlia. E la cosa peggiore è che ho<br />

voglia di tornare a scoparla! Anche adesso, mentre parlo con te, mi pare di<br />

vederla... tutta nuda... e completamente ingenua, innocente, ignara di tutto. Di<br />

me si fidava ciecamente, era chiaro. E tuttavia era così piena di vita, così ansiosa<br />

di fare di tutto per compiacermi. È una bimba dei boschi, una piccola ninfa<br />

silvestre."<br />

Io taccio, diplomaticamente. Qualunque cosa dicessi, manderebbe Sam su<br />

tutte le furie. O mi accuserebbe di calunniare una bimba innocente, vilipendere<br />

158


una vergine villanella, oppure penserebbe ch'io penso che lui ha fatto la figura del<br />

fesso. Il miglior partito è quindi quello del silenzio.<br />

"Non credo che fosse vergine, però," dice Sam, pensieroso. "Qualche ragazzetto<br />

deve averle fatto la festa, durante una scampagnata o che. Però è un peccato,<br />

prendere carnalmente una fanciulla come quella, distruggere tutte le sue<br />

illusioni, farle quello che le ho fatto io. Avrei voluto non approfittarmi di lei, ma è<br />

stata più forte di me, la... la libidine. Una volta partito, non potevo fermarmi.<br />

Dovevo assolutamente scoparla. Essendo lei giovane, ingenua e innocente, io mi<br />

sono comportato da bestia, da satiro, da demonio, con lei. Le ho fatto fare tutto<br />

ciò che fa sua madre. Dio dio dio! madre e figlia, me le sono chiavate tutt'e due. E<br />

non mi posso scordare né l'una né l'altra. Che razza di situazione. Alf, tu conosci<br />

Alexandra. Cosa è muso di fare, se lo viene a sapere? Pensi che potrebbe andar a<br />

raccontare tutto a mia moglie Susan? Cristo dio, glielo confesserei io stesso, se lo<br />

ritenessi opportuno. Ma non credo sia il caso."<br />

Se Sam si è dato del tempo, con Alexandra e Tania, Susan non è stata da<br />

meno. Nella sua mansardina, ne ha fatte di cotte e di crude, di giorno e di notte.<br />

L'altra sera però ha corso un bel rischio. Si è portata su due tizi, per farsi scopare<br />

in tandem.<br />

Poi, non so perché, ha preso paura, e non voleva più starci. Ma quelli l'hanno<br />

legata sul letto e hanno fatto scempio di lei. Erano due duri, probabilmente due<br />

malavitosi, di quelli che a Parigi si chiamano apaches.<br />

"Come mi hanno maltrattata!" dice Susan, simulando un brivido di<br />

raccapriccio. "Le porcherie che ho dovuto subire, i soprusi cui m'è stato<br />

giocoforza sottostare. No, non voglio parlarne. Non voglio ricordarlo. Legata al<br />

letto, alla mercé di uomini senza pietà! Cosa direbbe Sam, se venisse a saperlo?"<br />

Magari glielo racconterà lei stessa. Le donne sono dei mostri, quando<br />

attaccano a confessare, sadicamente, le loro colpe ai mariti, agli amanti...<br />

In America, quando una donna ha certe fantasie, va da uno psicanalista a farsi<br />

frugare il cervello. A Parigi, è più probabile che finisca in una camera d'albergo<br />

con un paio di bulli e un magnaccia munito di cinepresa.<br />

159


Parte terza<br />

CHERCHEZ LE TOIT<br />

Sam ha molto da dire sui francesi. "Balle," dice, "tutto quello che si racconta<br />

sul loro indolente savoir vivre. L'indolenza c'è, manca però la bella vita. Un'ora e<br />

mezzo d'intervallo per il pranzo," sbuffa, disgustato. "Pensavo che fosse un popolo<br />

meravigliosamente spensierato, per pigliarsi un'ora e mezzo di vacanza ogni<br />

giorno... Finché non ho scoperto come l'impiegano, quest'ora e mezzo. In<br />

maldicenze, in piccinerie, in taccagnerie... Vuoi saperlo, Alf, perché prendono<br />

un'ora e mezzo per il pranzo? Perché ritengono di trovarsi al sicuro, in una<br />

trattoria, in un caffè, dove non spenderanno più di quanto hanno preventivato di<br />

spendere. Se restassero in ufficio, magari, potrebbe arrivare qualcuno a vendergli<br />

un nuovo nastro per la macchina da scrivere. Ecco il punto. I francesi<br />

rabbrividiscono all'idea di far affari perché costa sempre qualcosa, far affari.<br />

Guarda qua..." Tira fuori della tasca un pezzo di carta e lo butta sul tavolo.<br />

"Questa è una ricevuta che m'è stata rilasciata stamattina da una Ditta<br />

commerciale che si suppone seria. Lo vedi cos'è... il rovescio di una busta. Questi<br />

sono gli affari che fanno i francesi."<br />

E via su questo tono. Sam trova mille motivi per denigrare i francesi. La realtà<br />

è che, da quando è a Parigi, la sua vita è sconvolta. Io non ci faccio caso alle sue<br />

invettive e recriminazioni. Dica quello che gli pare, basta solo che non torni in<br />

America. Mi fa comodo averlo qui, per scroccargli da bere e scopargli la moglie e<br />

la figlia. Per il resto, parli quanto gli pare.<br />

Non che non gli voglia bene, al vecchio Sam. Andiamo abbastanza d'accordo.<br />

Lui si confida con me. Mi racconta le sue avventure con Alexandra e Tania. Io non<br />

gli racconto nulla, delle mie avventure con Susan e Snuggles. Tutto fila perfetta-<br />

mente liscio, in questo modo.<br />

Non vedo Susan da diversi giorni. Mi evita. Chiedo sue notizie a Billie. E Billie<br />

mi fa: "Sai che cerca di farsela con me?"<br />

L'idea la diverte, ma credo che l'interessi anche. Dopotutto, Susan è una bella<br />

signora e — anche se Billie predilige le fanciulle in fiore — cambiar genere ogni<br />

tanto non dovrebbe dispiacerle.<br />

160


"L'altro giorno," mi racconta, "vado da lei per consegnarle altri acquerelli e lei<br />

comincia a dirmi che a Parigi si sente molto sola, senza nessuna amica, e poi mi<br />

chiede di che cosa tratti II pozzo della solitudine... questo romanzo che sta dando<br />

scandalo... e mi fa tante altre domande sulle seguaci di Saffo. A tutta prima<br />

pensavo che fosse semplice curiosità, ma poi mi sono convinta che Susan vuol<br />

portarmi a letto con sé... o meglio, farcisi portare. Tu che ne pensi? "<br />

"Mah! Susan ne ha fatte di tutti i colori, a Parigi, quindi non vedo perché<br />

debba negarsi anche questa esperienza amatoria."<br />

Billie annuisce. È quello che voleva sentirmi dire. Poi mi domanda: "Com'è<br />

Susan a letto? Una calda chiavata? Sul tipo di Jean, per esempio? " Vuole che le<br />

racconti tutto, come un uomo. "E il fesso che paga? Il marito? Che tipo è il<br />

marito?"<br />

"Che ti frega del marito! Quali mire hai su Susan?"<br />

"Mah..." Accavalla le gambe, mettendo con noncuranza in mostra le cosce.<br />

"Non ho ancora deciso."<br />

"Per amor di Gesù, sta' composta!" mi tocca dirle. "È quasi una settimana che<br />

non chiavo."<br />

Lei si rassetta. Si fa tutta pietosa. "Poverino! Vuoi che dica a Jean di venirti a<br />

trovare?"<br />

A stento mi trattengo dal saltarle addosso. Per sua fortuna, se ne va, prima<br />

che ci scappi lo stupro.<br />

Mi telefona Ernest. Che cosa ho fatto — vuol sapere — riguardo<br />

all'organizzazione di quella riunione da Susan? Mi tocca dirgli che non ho fatto<br />

proprio niente... Non l'ho mai vista tanto a lungo per poterne parlare. Allora, ci<br />

penserà lui, dice, fra un moccolo e l'altro... "Dov'è che la posso trovare?" Gli in-<br />

dico un paio di posti dove potrebbe capitargli di incontrarla, e lui riattacca.<br />

Sembra tanto sorpreso quanto me, di lì a un paio d'ore, quando mi ri telefona.<br />

L'ha rintracciata e adesso si trovano in un locale di rue St. Jacques. Vuole che io<br />

li raggiunga subito.<br />

"Perché dovrei venire lì anch'io? Senti, Ernest, sistema tutto tu... Io devo<br />

uscire, andar a mangiare qualcosa, tra un po'..."<br />

161


Ma così non va bene, a quanto pare. Lui deve andare a casa a prendere la<br />

macchina fotografica, e non può né portar Susan con sé, né lasciarla sola. Ha<br />

paura che le passi la sbronza, se non c'è qualcuno che continua a farla bere.<br />

"Non hai detto ch'è d'accordo, quanto al party?" gli domando.<br />

"Beh, no, non ha detto così, esattamente, Alf, ma ci starà, senz'altro. Quando<br />

l'avremo portata a casa sua e avremo sistemato tutto per bene. Che c'è... che ti<br />

piglia? Non ti va di chiavarla?"<br />

"Sì... sì... Mi va eccome di scoparla, Ernest, senz'altro, ma ho delle perplessità<br />

riguardo a quella foto. Corri il rischio di mandare a monte tutto, se arrivi con un<br />

taxi carico di riflettori e cavi elettrici e compagnia bella."<br />

"Non andrà a monte nulla... anzi lei troverà magnifica la cosa, non appena<br />

sarà entrata nello stato d'animo giusto. Non è stata sua, l'idea, in primo luogo?"<br />

Alla fine, naturalmente, esco di casa per andare a raggiungerli. Se non ci<br />

andassi, Ernest si offenderebbe. Eppoi la cosa può riuscire spassosa, dopotutto...<br />

ci sarà da bere gratis, se non altro.<br />

Va scendendo la sera, quando m'avvio a piedi, e le mignotte stanno uscendo<br />

dalle loro tane, per recarsi al lavoro, appostandosi agli angoli delle strade. Chi<br />

diamine prende su una puttana, a quest'ora del giorno, mi domando? I turisti,<br />

probabilmente. Chiunque altro sa che, se tiri su una troia alle sette, devi<br />

sfamarla, portarla a cena...<br />

Una di loro mi si affianca e comincia a recitare la sua litania: "È così bello,<br />

monsieur! E costa così poco! Non le piacerebbe sapere come fanno all'Avana? Sì,<br />

io ero all'Avana, monsieur. Non lo faccio di mestiere, glielo giuro. Ma i tempi sono<br />

duri. Mi offra almeno un piccolo pernod..."<br />

Me la tolgo di torno e proseguo, sulla scia di una figa bionda. Ha una tela<br />

sottobraccio, sarà certo una studentessa d'arte, però cammina come una<br />

ballerina di fila. Fatti sì e no cinquanta passi appresso a lei mi viene il cazzo duro,<br />

solo a guardarla smenare le chiappe. Fischietto, per vedere se si volta. Non si<br />

volta.<br />

Quante volte — mi chiedo — quante volte ho seguito una figa per strada, come<br />

un cane che annusa una cagna. Senza una probabilità su mille che quella ti dia<br />

retta. Il culo che cammina avanti a me oscilla come un pendolo, segnando i<br />

secondi della mia disperazione. Ecco un'altra figa che non chiaverò mai! Milioni di<br />

162


altri coglioni sbaveranno desolati come me, in questo momento... e quel pendolo<br />

continua ad oscillare... e la morte si avvicina ad ogni istante.<br />

Meno male che ho una mèta. Sennò tornerei indietro, da quella puttana<br />

dell'Avana. Mica era tanto male.<br />

La studentessa s'imbuca in un locale. Non l'ho vista in faccia, ma ho con me<br />

l'erezione che m'ha dato. Non la rivedrò mai più. Non le incontri più, mai più,<br />

tutte queste belle fighe, dietro cui sfreni i sogni, i desideri, e ti maceri invano e ti<br />

rodi e t'arrovelli, delirando, camminando per le strade...<br />

Ne adocchio un'altra, la seguo, la perdo, ne vedo un'altra e mi metto sulla sua<br />

scia, sempre con questo cazzo che mi tira, come un cavallo imbizzarrito si tira<br />

dietro il carro e lo sconquassa. Cristo, devo essere un figa-fissato, un figossesso,<br />

la figa m'ha dato al cervello, sono infigato! Come un indemoniato, non ho requie.<br />

Ecco, parlo da solo per la via. Vaneggio...<br />

Come quando facevo la fame, ai primi tempi, ed ero sempre un po' sul<br />

delirante. Se vedevo un bel culo, allora, mi veniva la voglia di mangiarlo. Sì, ma<br />

puoi aver fame quanto vuoi, e lo stesso Giannetto laggiù non riesce a distogliere<br />

la mente dalla figa. Lui alza la cresta anche quando a te tremano tanto le<br />

ginocchia che non riesci a camminare diritto.<br />

Ernest non ha detto nulla a Susan e lei, quando mi vede, caccia un gridolino.<br />

Lui fa finta di essere sorpreso e mi dà allegre manate sulla schiena. Susan è un<br />

po' imbarazzata, però deve far buon viso.<br />

Dio mio, quanta fatica, quante storie, quante stronzate e fregnacce varie, per<br />

portarti a letto una donna! Non sarebbe assai più semplice, se bastasse una<br />

pacca sul culo e: "Andiamo, bella!"<br />

Ernest decide eh'è il suo compleanno. "Pago da bere a tutti! "<br />

Tutti siamo solo tre, quindi non gli verrà a costare molto. "Vorrei dare una<br />

festa," dice Ernest, mestamente, "ma la mia casa è piccola."<br />

"Anche la mia," dico io. "Beh..." dice Susan.<br />

"Evviva!" esclama Ernest. "Andremo da te, a far baldoria. Ora, voi due<br />

aspettatemi qui... Torno subito." A me, in disparte soggiunge: "Per amor di dio,<br />

falla bere. Falla bere!"<br />

"Che rotta! Perché non rimorchiamo invece un paio di puttane, e via? C'è un<br />

sacco di belle fighe, in giro per strada."<br />

"Dai, Alf, non ricominciare a fare lo stronzo. Lo sai dov'è Sid?"<br />

163


"No, non lo so, e non me ne frega. Ti rendi conto ch'era mia, 'sta figa, prima<br />

che tu e Sid veniste a mettere le mani sulla torta! Mi aveva promesso un vestito<br />

nuovo... Ora quando me lo compra? Per cristo, Ernest, anche l'amicizia ha un<br />

limite. Lo so che cos'hai in mente... Scattare delle foto! Manderai tutto in vacca,<br />

in questo modo!"<br />

"Ssst! Ti sente!... Ascolta, Alf. Io non t'ho mai fregato in vita mia. Se ci<br />

guadagno qualcosa, con quelle foto, tu avrai la tua tangente. Naturalmente, puoi<br />

anche chiamarti fuori, se non vuoi chiavarla."<br />

"Come sarebbe, non voglio chiavarla? Chi più di me ha diritto di chiavarla?<br />

Sono stato io a darle il via! "<br />

Vorrei ricordare quel che dissi a Susan nella mezz'ora successiva. Parlai fitto<br />

fitto, a ruota libera, parole a pisciarella, su qualsiasi argomento. Susan dimenticò<br />

d'essere in collera con me. Stava lì a bocca aperta. Si lasciò persino tastare sotto<br />

il tavolino. Le cantai una canzone russa. Ma lei non volle mettermi le mani<br />

addosso, la troiaccia. Neppure toccarmi l'uccello. Si ritiene una signora distinta,<br />

la zozza. Comunque, non smise mai di bere.<br />

E così, cominciava a essere irrequieta, a dare in smanie. "Questo locale non è<br />

abbastanza allegro, Alf. Perché non ce n'andiamo da qualche altra parte? A<br />

Ernest lasciamo un messaggio..."<br />

Traslochiamo in un bistrò più gaio. Dopo un paio di drink, Susan non lo trova<br />

più abbastanza gaio. Lasciamo un altro biglietto per Ernest. Nel locale successivo<br />

ci sono sei gatti, e Susan non sopporta i gatti. Ci rimettiamo per strada...<br />

Disseminiamo biglietti per Ernest, come nella caccia al tesoro.<br />

"Se è il compleanno di Ernest," dice Susan, a un certo punto, nel corso delle<br />

nostre peregrinazioni, "devo fargli un regalo."<br />

Entriamo in un negozio d'abbigliamento, ancora aperto a quell'ora. Il<br />

compleanno di Ernest! Cazzo, perché non ho detto che era il mio compleanno,<br />

invece? Il cuore mi si stringe, quando lei comincia a comprare robe. Si aggira qua<br />

e là per il negozio, arraffa questo, arraffa quello, e il commesso ammucchia tutto<br />

sul bancone.<br />

Camicie, cravatte, calzini... Mio dio, è da criminali! E io ho indosso questo<br />

vestituccio, tutto liso e consunto, sformato ai gomiti e alle ginocchia, e in testa un<br />

cappello che sembra che lo usi per pulirmi le scarpe!<br />

164


Canottiere, mutande... "Che taglia, signora?" Ah, quel figlio di puttana e il suo<br />

fottuto compleanno!<br />

Scarpe... "Che numero, signora?" Ah, ma questo è un sopruso, un insulto. E<br />

oltretutto a me tocca portare i pacchi e pacchetti, come un somaro. Ah, Ernest<br />

me la pagherà!<br />

"Perché," dico, "non gli compri anche un vestito, addirittura, col gilè, giacché ci<br />

sei? E un cappotto, anche? E anche un cappello?"<br />

"Un vestito? Su misura? Ma bisogna portarlo dal sarto... E ci vogliono due-tre<br />

settimane..."<br />

"Ma no! Uno fatto e tutto. Un abito confezionato. Se non gli si attaglia, lo viene<br />

a cambiare."<br />

Sono tanto fottutamente incazzato che non me ne frega più un cazzo di niente.<br />

Mi abbasso fino a far da manichino, mentre lei sceglie quello che vuole. Però mi<br />

rifiuto di trasportare i pacchi. Li scarico ai piedi del padrone del negozio, e gli dico<br />

di mandarli a domicilio. Lui fa presente che bisognerà pagare un extra, per<br />

questo...<br />

Al caffè successivo, ci sediamo ad un tavolo in fondo. Voglio riposarmi un po'.<br />

Da qui non ci muoviamo per adesso. Siamo lì da una decina di minuti,<br />

quand'ecco arriva Ernest. Insieme a Sid.<br />

"Ah, finalmente!" Ha con sé una valigetta. Sid porta un treppiedi e una mezza<br />

dozzina di riflettori. Gli pendono fili da tutte le parti. Sembra uno ch'è stato<br />

sventrato e cerca di tener assieme i budelli in qualche modo, sotto il cappotto.<br />

"Stronzo!" dico a Ernest, senza farmi sentire da Susan. "Vuoi spaventarla?<br />

Perché non hai lasciato l'armamentario nel taxi?"<br />

"Ma va'. Lei non sa a che cosa serve, questa roba. Le dirò che è un apparecchio<br />

per fare gazzose." Si rivolge a Susan e le dice: "Questa roba serve a fare le gazzose<br />

in casa."<br />

Beviamo un paio di bicchieri, poi Ernest chiama un fiacre e vi prendiamo posto<br />

tutti e quattro. Io mi siedo accanto a Susan. È arrapatella, adesso. E nel buio<br />

della vettura si comporta molto cordialmente.<br />

Nei paraggi di Notre Dame, le infilo una mano sotto la gonna. Quando<br />

passiamo davanti all'obitorio, in Place Masas, le ho già quasi sfilato le mutande...<br />

Finalmente arriviamo a casa di Susan. Nel frattempo sono stati recapitati i<br />

regali per Ernest. E lei glieli consegna. Lui non si raccapezza.<br />

165


"Per il tuo compleanno, cretino!" dice lei.<br />

Sid le dà una manata sul culo e le dice eh'è anche il suo compleanno, oggi. "Ci<br />

vuole un regaluccio anche per me," dice. "Mi accontento di poco. Solo qualche<br />

minuto del tuo tempo."<br />

La spinge in un cantuccio e comincia a giocare con lei. Ernest li guarda,<br />

guarda me, e scuote la testa. "Non capisco," dice. "Proprio non capisco." Disfa un<br />

altro pacchetto e tira fuori un'altra cravatta. Se la infila distrattamente in tasca.<br />

"Tu mi conosci, Alf."<br />

A questo punto, Susan caccia un urlo. Sid l'ha stesa per terra e le ha tirato su<br />

il vestito, sopra la testa, e le sta tirando giù le mutande. Quando le ha messo il<br />

culo a nudo, le dà un paio di sonore sculacciate.<br />

"Non vuole starci," spiega. "Bisogna scaldarle un po' il culo."<br />

"Pensavo che si venisse su solo a bere qualcosa," geme Susan. "Se avessi<br />

intuito le vostre intenzioni..."<br />

Ernest comincia a montare l'apparecchiatura fotografica. "Falla arrabbiare e<br />

lotta ancora un po' con lei, Sid," dice. "La voglio più discinta e scarmigliata, per le<br />

foto che ho in mente."<br />

Susan si incazza sul serio. "Non azzardatevi a fotografarmi!" insiste a dire.<br />

Ernest seguita imperterrito a sistemare i riflettori. Sid intanto la strapazza, la<br />

stazzona, la scardazza bene bene.<br />

"Di', Ernest... vuoi la fica di fuori? La vuoi a gambe aperte? Come la vuoi?"<br />

"Che si veda la pancia... sì, anche un seno... Strappale il reggipetto. Alf, perché<br />

non ti ci metti anche tu?"<br />

"Col cazzo! Non voglio essere immischiato in una violenza anale. È questo il<br />

tipo di foto che intendi fare, eh? "<br />

Se non altro saranno foto molto piccanti... Susan è seminuda. Sid ha ancora il<br />

cappello in testa e cicca un sigaro. Ernest finalmente scatta la prima foto. Sid la<br />

molla, ma Susan resta stesa per terra, ad annaspare e scalciare.<br />

"Chi me l'avesse detto, che proprio a me sarebbe capitata una cosa del genere!"<br />

grida lei. "Oh, se Sam lo venisse a saprei"<br />

"Lasciate che si diverta, basta che non fa troppo chiasso," dice Ernest mentre<br />

stappa un'altra bottiglia. "Ci starà, ci starà."<br />

Susan si mette a sedere con la schiena appoggiata alla parete e accetta il<br />

bicchiere che le viene offerto. Cerca di indurci a più miti consigli. "Una donna del<br />

166


mio rango non può proprio permettersi di esser fotografata in questo modo... Ma<br />

non capite?"<br />

Ernest giura che le foto sono solo per la sua collezione privata. "Ecco, bevici<br />

su." Le riempie il bicchiere e si siede accanto a lei per terra. Incomincia a tastarla.<br />

Anch'io le siedo allato. Dopo un altro bicchiere, lei si lascia tirare su la gonna.<br />

Ernest e io, a turno, le saggiamo la figa, e cerchiamo di indurla a giocare con i<br />

nostri uccelli.<br />

"E va bene," dice lei alla fine. "Scattate pure le vostre dannate foto! "<br />

Depone il bicchiere in terra e agguanta con una mano il mio cazzo, con l'altra<br />

quello di Ernest. Il mio è bello turgido. Quello di Ernest non è certo un pisellino.<br />

Sid pigia il bottone, o sono troppo ubriaco, ormai, per sapere se voglio o non vo-<br />

glio venir immortalato da quelle fotografie.<br />

"Spogliatemi," dice Susan. E ci si getta addosso, la puttana.<br />

Da questo momento in poi, è tutto un susseguirsi di scatti... clic! clic! clic! La<br />

macchina è munita di uno strano congedo che mi pare si chiami autoscatto,<br />

quindi possiamo venir inquadrati anche tutti e quattro insieme.<br />

Non appena denudata, Susan si avventa sui nostri cazzi.<br />

La troiona non ha manco pazienza d'aspettare che noi ci spogliamo a nostra<br />

volta. Mentre ancora si contorce tutt'intorno, sulla pancia, e mentre Ernest le<br />

toglie le calze, lei mi apre la pattuella e ci ficca dentro la faccia. Arriccia la lingua<br />

intorno alle mie palle e le lecca, spugnettandomi nel frattempo, e, in capo a dieci<br />

secondi, ha agguantato John Thursday, lo ha messo in bocca e gli sta lavando la<br />

faccia.<br />

figa!"<br />

E intanto grida a Ernest, fra una ciucciata e l'altra: "Tastami il culo! Leccami la<br />

Allarga le gambe e ci mostra tutto quello che ha fra le coscione. Ernest le<br />

stuzzica la fica, ci infila dentro un dito. Lei si rialza in piedi e ci sventola il culo in<br />

faccia, dimenandosi come una danzatrice di hula.<br />

"Torna qui, pezzo di troia!" le grido. Ma non serve a nulla. Quando fo per<br />

agguantarla, lei corre al divano. Ci rimbalza sopra e rivolge il ventre verso il<br />

soffitto, giace là con le gambe divaricate e ci mostra la patonza. Vuole essere<br />

chiavata, vuole sentire un cazzo dentro la sorda, e non si vergogna minimamente<br />

di proclamarlo a gran voce. Si allarga la figa da sé e strofina le dita nella fessura.<br />

Le ci vorrà una grondaia, quando quella sorcia comincerà a colare. La fiumana di<br />

167


succo vaginale irrigherà il boschetto, ed i peli del culo, che cresceranno ancor più<br />

rigogliosi e selvaggi.<br />

Sid ed Ernest hanno fatto a gara a svestirsi e arrivano pari al traguardo del<br />

divano. Però Ernest ha ancora su le mutande, e allora Sid gli dice: "Non<br />

azzardarti a chiavarla così come sei, che te le inzuppi. Lascia che la chiavi prima<br />

io, mentre tu finisci di spogliarti."<br />

A Susan non gliene frega un cazzo, chi la chiava la chiava. La sua trappola è<br />

pronta, aspetta solo di intrappolare il primo uccello che le capiti sotto. Sid le salta<br />

addosso, e la trappola scatta. Lei lo abbranca con le braccia e le gambe, e mette il<br />

culo in posizione da chiavata. Sid ci ha su un cazzo che farebbe far bella figura a<br />

uno stallone. A Susan piace da matti e, con due o tre colpi di reni, l'ingoia tutto in<br />

pancia. Ernest si mette a scattare fotografie.<br />

"Dio mio!" squittisce Susan dopo un po'. "Sto per venire. Qualcuno mi dia un<br />

cazzo da ciucciare, mentre vengo! "<br />

Non sono tanto pazzo da affidare il mio pirla prediletto a una puttana<br />

stravagante e selvaggia come Susan. Jean Jeudi deve durarmi per il resto dei miei<br />

giorni, e non posso correre il rischio di perderne la metà. Lei allora arraffa<br />

l'uccello di Ernest, e ne rimpinza la bocca, vellicandolo con l'epiglottide, tubando<br />

e gorgogliandogli intorno. Ernest è disperato, sa di avere commesso un errore.<br />

Suda freddo, e si rivolge a Sid: "Sbrigati a farla venire, stronzo!"<br />

Le prende le tette e gliele strizza finché i capezzoli si fanno viola. Sid infila<br />

parecchie dita su pel culo di Susan. Poi... pim! pum! pam! Se ne vengono l'uno<br />

dopo l'altro.<br />

Susan allora allenta le labbra per liberare il cazzo di Ernest, ma questi non lo<br />

toglie di là. "Che fai, pisci?" gli domanda Sid.<br />

"Sicuro," risponde Ernest. Ma Susan balza su, con maggior agilità di quanta<br />

non te n'aspetteresti in una scrofa della sua mole.<br />

È venuto il momento di farsi tutti un'altra bevuta. Ernest traffica con la<br />

macchina fotografica. Susan comincia ad avere alcune idee in proprio, circa le<br />

foto che vorrebbe farsi fare. Prima di tutto, vuole essere fotografata mentre ci<br />

sbocchina, a uno a uno.<br />

Ciò è abbastanza facile... la mettiamo sopra un tavolo e facciamo a turno. Io<br />

sono il primo, e mi metto a un capo della tavola, con il cazzo rizzo, mentre Susan,<br />

a pancia sotto, lo prende in bocca e mi circonda le reni con le braccia. Non<br />

168


appena le sue labbra si serrano intorno al mio cazzo, io sono pronto a lasciar<br />

perdere le foto e a pensare soltanto a godere. E difatti dico a Ernest: "Perché non<br />

mettiamo l'arte da parte e non pensiamo solo a chiavare? Me la porto di là in<br />

camera e poi dopo, magari, farai tutte le foto che vuoi."<br />

Niente da fare. Anche Susan è contraria a questa idea. Vuole le foto e ne vuole<br />

un bel po'. Ora tocca a Sid. Senonché ha il cazzo moscio. Susan provvede subito a<br />

indrizzarglielo. Gli bacia le palle, gli lecca il ventre e le cosce. Il cazzo è pronto,<br />

l'obiettivo è puntato. Susan lo scappella, lo monda torno torno con la punta della<br />

lingua. Dentro va...<br />

Susan è di nuovo arrapatissima quando viene il turno di Ernest. Lo capisci da<br />

come gli agguanta l'uccello. Propone una foto diversa: lei supina che poppa le<br />

palle di Ernest. Ernest appare dubbioso. Non lo biasimo, dopo il modo feroce in<br />

cui lei lo sbocchinava poco fa. Però l'accontenta. I suoi coglioni sono troppo grossi<br />

perché lei possa prenderli in bocca tutt'e due insieme, quindi, se gliene stacca<br />

uno con un morso, ha sempre l'altro di riserva. Susan si sdraia. Ernest le mette<br />

in bocca una palla come fosse una ciliegia. Lei con ambo le mani lo spugnetta.<br />

Smena il culo.<br />

D'improvviso mi rendo conto che questa troia che fa la gatta è Susan. Non è<br />

mica Tania o sua madre o una delle fiche di Arthur o di Cari, no, lei è Susan<br />

Backer, in visita a Parigi. Cristo, l'adattabilità di una fica è una cosa mirabile...<br />

Quando la conobbi, Susan si sarebbe buttata nella Senna, piuttosto che fare una<br />

cosa del genere. Questo dimostra che bella cosa è il turismo.<br />

Susan ha un'altra idea. Vuol ciucciare due cazzi contemporaneamente. Il<br />

modo, dice, l'ha inventato lei. Ed eccola regista della scena. Fa sdraiare Ernest e<br />

me sul divano, supini, a culo a culo, con le gambe divaricate, sollevate e<br />

incrociate, sicché i nostri coglioni vengono a formare una specie di quadrifoglio.<br />

Lei si china, congiunge i due cazzi, li stringe tra le dita in un mannello e poi<br />

comincia a passare la lingua torno torno alle cappelle abbinate, quindi allarga la<br />

bocca come un boa, vi infila a gran fatica la binerchia e incomincia a ciucciarla<br />

dolcemente, pian piano, gorgogliando di piacere.<br />

Non avevo mai sentito parlare di una cosa del genere... ma, strano, funziona.<br />

Non è stato facile prendere in bocca quei due cazzi insieme, ma Susan è una<br />

donna testarda. È la cosa più puttanesca che io abbia mai visto... il modo in cui<br />

169


costei rischia di slogarsi le mascelle per prender dentro due cazzi di co-tali<br />

dimensioni...<br />

In qualche modo insomma c'è riuscita... e io sarei stato pronto a sburrare<br />

assai prima che lei cominciasse e ciucciare... Mi raddrizzo sul busto per<br />

guardarla meglio. Idem Ernest. Sid sgrana tanto d'occhio e pigia i pulsanti<br />

sbagliati della macchina fotografica, tanto è sbigottito... Scatta comunque foto a<br />

tutto andare. Susan ci sbava addosso, dimenando il culo e cercando di strofinarsi<br />

le tette sui nostri coglioni.<br />

"Perdio," le grido, "se smetti prima ch'io me ne sono venuto, ti strangolo!"<br />

Lei si mette a giocare con entrambi noi, agitando la testa qua e là, sicché si ha<br />

la sensazione che i nostri due cazzi si trovino dentro una fica stretta. Sid non ne<br />

può più... lascia perdere la macchina fotografica e accorre, col cazzo rizzo. Si<br />

porta dietro Susan e le punta l'uccello contro il buco del culo. Susan dà un salto,<br />

come se le avessero infilato un attizzatoio rovente nel retto, ma poi si rimette a<br />

ciucciarci con raddoppiato vigore, non appena si è resa conto di che cosa si<br />

tratta.<br />

Sid seguita a spingere e, nel giro di pochi secondi, le ha ficcato nel culo quasi<br />

tutto l'uccello. Si mette a fottere, e, spingi spingi, riesce a ficcarglielo su tutto<br />

quanto. Susan salta e caracolla talmente che duriamo fatica a trattenerla sul<br />

divano. Non riesce a riprendere fiato, poiché, ogni qual volta cerca di alzare la<br />

testa per respirare, Ernest gliela ributta giù. E i due cazzi che ha in bocca non si<br />

sono certo rimpiccioliti. Sid le urla di sorridere all'obiettivo, poiché sta per<br />

scattare di nuovo.<br />

"Sorridi, puttana," le grida, "sennò ti ficco in bocca anche 'sto cazzo..."<br />

La macchina fotografica non è l'unica cosa che sta per scattare... Io sento il<br />

cazzo di Ernest sussultare contro il mio, e, un momento dopo, la bocca di Susan<br />

si fa tutta appiccicosa. La sburra le cola sul mento e dappertutto... non può<br />

arrestarla.<br />

"Il mio culo!" riesce a borbottare, "... mio dio, va a fuoco!"<br />

Sid fotte come assatanato. Gli occhi gli schizzano dalle orbite, quando<br />

incomincia a schizzarle la sburra su pel culo... ma lei non se n'è venuta ancora.<br />

Sta tentando di ingoiare la sburra di Ernest e a momenti mi ingoia l'uccello,<br />

insieme a essa... Gli è arrivato a metà della gola, quando io me ne vengo, e la mia<br />

sburra deve arrivarle direttamente nei budelli, senza fermate intermedie. Sid ci ha<br />

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inunciato, a farla venire fottendo... riprende fiato e comincia a pisciare dentro di<br />

lei. È deciso, o a farla venire, o a ucciderla, e per poco non gli riescono le due cose<br />

insieme.<br />

Per mezzo minuto Susan sembra completamente pazza. Né Ernest né io<br />

riusciamo a toglierle di bocca i nostri uccelli, e la diresti intenzionata a<br />

inghiottirci anche le palle. Non ci riesce, a inghiottirle, ma quasi. Si sta<br />

strozzando con la sburra che trangugia, ma ciò non le dà pensiero. Il suo culo è<br />

pieno di piscio e la sua bocca è piena di cazzi... è del tutto impazzita... e<br />

completamente felice.<br />

Quando ha finito di succhiarci, io non riesco a muovermi, e neanche Ernest.<br />

Sono tanto contento di aver riavuto indietro il mio uccello sano e salvo, che me ne<br />

sto lì sdraiato, semplicemente, e sospiro, mentre Susan, che sembra stare' ancora<br />

venendosene, mi lecca la sburra dall'uccello, dai coglioni e dal pelo. Ha molte<br />

pulizie da fare... io sono impiastricciato dall’ombelico fino alle ginocchia, ed<br />

Ernest è nelle stesse condizioni. Ma lei la lecca tutta, tutta quanta, e poi corre al<br />

cesso per sbarazzarsi del regalo che le ha dato Sid.<br />

Penseresti che, dopo tutto questo, lei intenda riposarsi per un po'... macché!<br />

Non è il tipo, Susan. Fa appena una pausa per riempire di nuovo i bicchieri e,<br />

poi, propone di fare altre foto. Io riesco a portare a malapena il bicchiere alle<br />

labbra. Ernest e Sid non sono in miglior arnese di me. Ma il nostro orgoglio di<br />

maschi ci vieta di mostrarci da meno di una femmina.<br />

"Chi mi chiava?" domanda costei, tutta pimpante.<br />

Io cerco un'onorevole via di scampo, e ribatto: "Perché non ci lecchi il culo, a<br />

turno?"<br />

"Oh, no," dice lei, "non mi va di farmi fotografare in quel modo." Quindi,<br />

naturalmente, quella diviene la cosa di cui vogliamo assolutamente prendere delle<br />

fotografie. Sid ed Ernest l'agguantano... Io rivolgo il culo verso di lei e loro le ci<br />

sfregano il naso contro. Lei si dibatte come un'indemoniata, ma è tanto ubriaca<br />

quanto noi siamo spompati. Sento il suo naso strusciarmi sul retto, poi odo uno<br />

smack! quando Sid le dà una sculacciata.<br />

"Bacialo, troia," dice, "sennò avrai un culo tutto screpolato da mostrare a tuo<br />

marito domani..."<br />

Susan finalmente lo bacia. Vi spinge contro le labbra, e la sua lingua guizza<br />

fuori. Solleva ancora obiezioni, ma una pacca sul di dietro di tanto in tanto la<br />

171


imette in riga. Finalmente comincia a ciucciare... mi cinge la vita con le braccia e<br />

comincia a tirar il collo a Jean Jeudi.<br />

Cinque minuti fa ero sicuro che non avrei avuto più un'altra erezione, ma<br />

quando sento la sua lingua scivolarmi su pel retto e la sento succhiare in quel<br />

modo sdolcinato che le è proprio, Johnny si rizza nuovamente. È un ricostituente<br />

tanto meraviglioso che anche Sid ed Ernest vogliono provarlo, quindi lei deve dar<br />

anche a loro una lunga leccata di culo, mentre essi tentano di rimettersi in sesto.<br />

Ernest vuol provare a versare una bottiglia di vino dentro il proprio retto e poi<br />

farlo succhiar fuori da Susan, ma Sid lo dissuade... Susan è talmente ubriaca che<br />

perderebbe i sensi se bevesse ancora molto. Lei però insiste che non è affatto<br />

ubriaca... beve due bicchieri l'uno dopo l'altro per darne la prova, quindi, dopo<br />

che m'ha leccato il culo un altro po', io le salto addosso e le ficco su il cazzo.<br />

Gesù, che buco profondo e caldo che ha! Il pelo tutt'intorno deve servire a<br />

tirartene fuori, se ci cadi dentro... Ma a John T. piace da matti... e se ne viene<br />

quasi appena entrato. Io seguito a fottere e me ne vengo di nuovo prima che se ne<br />

venga lei.<br />

Ernest la vuol chiavare, quando ho finito io. Ma Susan intende ancora<br />

dimostrare che non è sbronza, quindi beve a garganella dalla bottiglia, prima di<br />

allargare le cosce per lui. Io vado al bagno, e, quando ritorno, Sid la sta<br />

cavalcando e Susan è priva di sensi.<br />

Ernest siede in un angolo fra il suo nuovo vestito e le sue nuove camicie e cose<br />

varie e impreca contro Susan quando Sid ha finito con lei.<br />

"Guarda tutte queste fottute cose che quella ricca puttana mi ha comprato,"<br />

dice. Schiocca le dita. "Così, semplicemente... E io che mi son dato tanto da fare<br />

per cercare di indurla a comprarmi la macchina fotografica, tanto per disporre di<br />

un piccolo extra la settimana prossima... Quella fica! Dio maledica la fica ricca "<br />

"È una vergogna," gli fa eco Sid. "Una troia fetente come lei!"<br />

Ernest impreca ancora per un pezzo, ma poi si alza per prendere altre foto di<br />

Susan mentre Sid e io la mettiamo nelle pose da lui desiderate. È come un tronco<br />

d'albero, lei...<br />

"Sentite," dice Sid, dopo che sono state scattate alcune foto a quel modo, "io<br />

sono troppo vecchio per tutta questa ginnastica... Perché non usciamo a<br />

rimorchiare un paio di ragazzi che ci aiutino? Cazzo, se facciamo venire dei<br />

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incalzi, forze fresche, a scoparla, possiamo fare delle belle foto. Le faremo una<br />

sorpresa... a questa maledetta fica ricca!"<br />

"Mah... non sarebbe carino," dico io.<br />

"Come cazzo sarebbe, non sarebbe carino? È stato forse carino, da parte sua,<br />

lasciarsi fotografare mentre ci lecca il culo? È stato forse carino, da parte di<br />

questa puttanaccia ricca sfonda, umiliare Ernest così, con quei regali da<br />

milionaria? È stato forse carino, da parte di quella maiala, farsi pisciare in culo?<br />

Via! Non star troppo a sottilizzare, Alf! Carino o non carino, andiamo a<br />

rimorchiare dei pischelli."<br />

Non posso non trovarmi d'accordo, con questa logica stringente. "Infatti," dico,<br />

"lei non è mica carina, è solo ricca."<br />

"Eppoi... Ehi! che ne dite? Potremmo anche far pagare qualcosa, tanto per<br />

tener lontani i barboni..." dice Sid.<br />

Segue una discussione in merito all'entità della marchetta, ma nel complesso<br />

l'idea è talmente buona che ci rivestiamo e usciamo a cercare dei clienti. Io sono<br />

favorevole alla trovata poiché mi sembra che sia un magnifico scherzo da fare a<br />

Susan... a tal punto sono ubriaco.<br />

"Non occorre che diciamo loro che lei è priva di sensi, né che noi intendiamo<br />

fare delle foto," programma Sid, mentre scendiamo le scale. "Diremo loro soltanto<br />

che abbiamo questa fica ricca che vuol essere chiavata. Gesù Gesù, sarà una<br />

bella sorpresa per lei, quando vedrà quelle fotografie! "<br />

Viene a trovarmi Snuggles, l'adolescente dall'acerbo seno e dalla fighettina già<br />

rovente. È di pomeriggio e io ho appena fatto il bagno. La ricevo in accappatoio...<br />

il che sembra essere la tenuta ideale. Lei è venuta a cercare una chiavata... e a<br />

raccontarmi una storia sorprendente.<br />

Sam l'ha scopata. Lei è ancora sconvolta, il che, suppongo, è il comportamento<br />

giusto, dato che Sam è suo padre da tanti anni. Deve essere un grosso shock, in<br />

un modo o nell'altro, vedere tuo padre tirar fuori d'un tratto il cazzo, agitartelo<br />

davanti agli occhi, e chiavarti.<br />

Naturalmente, non è andata così. Poiché Sam è fatto come è fatto, le cose non<br />

possono essersi svolte in questa maniera. Ma il risultato non cambia...<br />

173


C'è lo zampino di Tania, naturalmente. Probabilmente lei avrà lavorato sul<br />

povero Sam per settimane, mettendogli in testa l'idea, ribadendola di continuo, ad<br />

ogni botta della sua calda fica di puttana. E naturalmente lei avrà messo<br />

quell'idea in testa a Snuggles fin dal primo momento in cui si erano conosciute.<br />

Quindi, un bel giorno la pentola bolle e salta il coperchio.<br />

Lì per lì avevo pensato, sentendo qualcuno alla porta, che fosse Susan...<br />

Ernest doveva farle delle foto. E io credevo di essere pronto a tutto. Ma non ero<br />

pronto a quello che Snuggles mi disse, a mo' di saluto:<br />

"Papà mi ha chiavata ieri..."<br />

Non sta bene dire certe cose nell'ingresso, dove chiunque potrebbe udire,<br />

quindi la faccio entrare e chiudo la porta a chiave, in caso che arrivi qualcuno.<br />

L'invito a sedersi.<br />

"Adesso raccontami tutto, con ordine," dico, desideroso di ascoltare quella<br />

storia in tutti i suoi nefandi e raccapriccianti particolari.<br />

E Snuggles non me ne risparmia nessuno. Anzi, fa apposta — la sgualdrinella<br />

— a insistere su quelli più turpi, e calcare la mano sull'aspetto incestuoso di<br />

quella chiavata, a premere il piede sul pedale del peccato contro natura, allo<br />

scopo, di infiammarmi maggiormente. E difatti, via via che lei racconta, l'uccello<br />

mi si turge, fino allo spasimo.<br />

"È stato ieri pomeriggio. Torno in albergo, e trovo papà solo. Però c'era l'odore<br />

di Tania dappertutto. Doveva essersene andata da poco. Probabilmente l'avrà<br />

stuzzicato, come fa lei, e poi si sarà negata... sapendo che io stavo per rientrare.<br />

Quindi papà era come forsennato, poverino. Vado in camera mia,<br />

innocentemente, e lui mi segue. Io incomincio a cambiarmi, così, senza l'ombra di<br />

cattivi pensieri — cosa vuoi — ma lui mi guarda con occhi che si fanno più<br />

torbidi, via via. Io rido e scherzo, parlando di piccole cose insignificanti. Lui ha il<br />

respiro corto e mi risponde a monosillabi. Quando sto per calarmi le mutande, lui<br />

mi fa: 'Aspetta, t'aiuto io.' E incomincia a tastarmi, pian piano. 'No, ti prego,<br />

papà,' dico io, che ho capito l'antifona, a 'sto punto. Lui è quasi buffo, così<br />

affannato, così perturbato. 'Non aver paura, non ti faccio" niente,' bada a dirmi,<br />

mentre invece mi infila un dito dentro la sorcettina, e con l'altra mano mi<br />

accarezza le tette. Trema tutto, sembra che stia sul punto di svenire. Mi fa pena,<br />

capirai. Per consolarlo, gli do un bacio sulla bocca, lieve lieve, sai, filiale. Ma lui<br />

invece mi infila la lingua tra i denti. Dopo un paio di minuti, incomincia a<br />

174


tastarmi. Dopo cinque mi stende sul letto. Di lì a poco incomincia a chiavarmi. E<br />

in capo a una quindicina di minuti... la frittata era fatta."<br />

"Ma perché gliel'hai lasciata fare?" grido io, quando Snuggles arriva a questo<br />

punto. "Non eri mica obbligata, no? Lui non avrebbe mai violentato sua figlia!"<br />

"Credo che lo volevo, che lui mi chiavasse," dice Snuggles, lanciandomi una di<br />

quelle sue occhiate sapute, da ragazzina.<br />

Voleva che lui la chiavasse! Sì, mannaggia, credo proprio che lo desiderasse. E<br />

non si rende conto del motivo per cui sono sconvolto così. Non ne capisce nulla,<br />

di economia, questa piccola sgualdrina. Ma non lo sa cosa mi ha combinato?<br />

Lasciandosi scopare da suo padre, rischia di rovinarmi. Sì, perché, se quello ora,<br />

in preda al pentimento, ritorna a Nuova York, a me chi mi offre da bere? Se Sam<br />

lascia la gaia e dissoluta Parigi per tornare nella puritana America, io a chi<br />

scrocco pranzi e cene? Sarebbe finita la pacchia, per me. Ma a lei non gliene frega<br />

un tubo. E seguita a raccontarmi tutto, e mi dice che aveva una gran voglia di<br />

farsi chiavare da suo padre, e mi dettaglia quello che provava mentre lui la<br />

palpeggiava, e mi descrive le dimensioni del suo cazzo... E così via, finché non ne<br />

posso proprio più. Vado di là in cucina a cercare qualcosa che mi calmi un po' i<br />

nervi, e compio quel tragitto, andata e ritorno, con un tale gonfiore sul davanti del<br />

mio accappatoio che sembro affetto da elefantiasi delle palle.<br />

"Cosa intendi ora fare al riguardo?" le domando, dopo essermi seduto, con un<br />

bicchiere in mano, e aver offerto a Snuggles un bicchiere più piccolo.<br />

"Chiavarlo di nuovo, suppongo," dice lei. "E poi ancora... se lui ci sta."<br />

Se lui ci sta. Come può un uomo, santo dio, farne a meno? Basta che io la<br />

guardi... siede là, accavallando e scavallando le gambe, mostrandomi le<br />

mutandine nuove che indossa... e io ho il cazzo rizzo... e non sono suo padre,<br />

perdio!<br />

"Credevo che tu fossi contento, di sentire questa storia," soggiunge Snuggles,<br />

di lì a un minuto. "Tania dice che ti piacciono le ragazze che sono veramente delle<br />

sporche puttane."<br />

Io mi prendo la testa fra le mani. Non c'è più religione. Non c'è più serietà. La<br />

cosa mi è completamente sfuggita di mano.<br />

Snuggles, mossa a compassione, viene oltre, si siede in terra, fra le mie<br />

ginocchia. Appoggia il mento sopra la mia coscia, come una cagnetta, e guarda<br />

175


su. Le sue dita sono appiccicose quando me le infila sotto l'accappatoio per<br />

tastarmi una gamba... vi ha versato del vino.<br />

"Lo sai perché sono venuta a trovarti, no?" bisbiglia. "Naturalmente potrei<br />

andare a casa e vedere se c'è papà..."<br />

Seguita a tastarmi la gamba, fa scorrere quelle unghie che sta imparando a<br />

tenere appuntite su per la mia coscia. Gesù, guardatela! Treccine in testa e dita<br />

sporche di inchiostro, anziché le unghie laccate. Ma quella bocca rossa<br />

puttanesca fra poco comincerà a tradirla... quella bocca da bocchinara, quella<br />

bocca da leccafiche... Comincia ad assumere quell'aspetto che tu impari a<br />

cercare... Non so cos'è, ma comincia a vedersi...<br />

Snuggles sfrega le tette contro il mio ginocchio... Tette?<br />

Torace, direi, ma c'è del morbido, c'è, si capisce che qualcosa è cominciato, e<br />

lei mi scosta i lembi dell'accappatoio, un po' alla volta, guardandomi le gambe<br />

mentre le scopre. John T. sta tenendo la testa sollevata, in attesa del grosso<br />

spettacolo. Lei infila la mano sotto l'accappatoio e gli tira i baffi...<br />

Quasi lascio cadere il bicchiere, quando lei spalanca l'accappatoio del tutto...<br />

si è fatta talmente viziosa, d'un tratto, al riguardo. Depongo il bicchiere e lei si<br />

siede sui calcagni, con l'aria un po' intontolita. Lo rimira con occhio di pesce,<br />

languido.<br />

"Ahò, non starlo a guardare come una scema," le fo, "piglialo in bocca,<br />

piuttosto."<br />

"Non puoi costringermi..."<br />

Invece si, ed è facile. Basta metterle una mano dietro la nuca e spingere. Le<br />

faccio accostare le labbra al turgido glande, che ella lambisce dapprima, come<br />

timida, e poi vorace prende Jean Jeudi nella bocca, e si sporge verso di me,<br />

mentre si slaccia il davanti del vestito. Poi mi struscia contro le palle quelle sue<br />

tette senza tette, e si esibisce in una notevole imitazione di sua madre.<br />

"Mi chiavi adesso?" Si strofina il mio cazzo sulla bocca, sul naso e mi guarda<br />

con aria innocente. "Mi devo spogliare da sola... o mi spogli tu?"<br />

Mi alzo, ma non so quello che voglio fare. Lei sta in ginocchio, con il mio cazzo<br />

in bocca di nuovo, e non ci sarebbe motivo di non lasciarla seguitare, lasciar che<br />

finisca il bocchino e poi cacciarla via a calci. Ma non lo faccio... la tiro su e la<br />

sping0 verso la camera da letto...<br />

176


Lei si stende di traverso sul letto e mi guarda. Il vestito le sale su fino ai<br />

fianchi e lei è riuscita a tenere scoperto anche il seno. Una scarpa cade in terra, e<br />

poi quell'altra, allorché se la sfila con l'alluce. Io mollo l'accappatoio da qualche<br />

parte sul pavimento e salto sul letto con lei.<br />

Come amano, queste fighette, i loro acerbi corpi! Via via che la svesto, lei si<br />

ammira e rimira. Quando le tiro giù le mutandine, a momenti ci si specchia, la<br />

narcisetta, nella sua passera. Poi si ribalta e rigira il collo, in guisa di cicogna, per<br />

guardarsi il bel culetto a mandolino. Io lo slargo fra due dita. Che peccato che lei<br />

non possa, come me, sbirciare fra i peli il roseo occhieggiante bucetto!<br />

Fo per toglierle anche le calze, ma lei: "No! chiavami con le calze su! "<br />

Oh, troia precoce! Allarga le gambe e mi agguanta l'uccello. La piccola rossa<br />

figuccia mi guarda, mi invita, sembra quasi parlare, tanto muove le labbra<br />

frementi. Cristo, è quasi una bambina ancora! Di primo pelo. Una sorcetta ancora<br />

quasi implume. Ma calda, rovente... assetata!<br />

"Leccami il cazzo," le dico. "Ehi, l'hai fatto, questo, a tuo padre? "<br />

No, mi dice lei, hanno soltanto scopato. Lui le ha infilato il cazzo nella fica e<br />

l'ha chiavata, ecco tutto. Ma forse la prossima volta...<br />

L'agguanto a mezza vita e le sbatto il ventre contro il mio torace, strofinandole<br />

il cazzo su tutta la faccia. Sarò un chiava-bambine ma chi se ne frega... Snuggles<br />

è una bambina maledettamente chiavabile... Le lecco i fianchi e le mordo le cosce.<br />

Lei strilla come una piccola maiala e si contorce anche come una maialetta, ma le<br />

piace... e, a ben pensarci, perché mai non dovrebbe piacerle? Quante ragazze<br />

della sua età, dopotutto, hanno occasione di farsi leccare il conillon? Molte, lo so,<br />

ma non talmente tante, quanto a questo...<br />

Lei, realmente, mi getta in faccia quella sua fica quando capisce cosa voglio. Le<br />

cosce mi circondano la testa e mi colpisce in pieno viso con la sorcia. È come<br />

esser colpiti sulla bocca da uno straccio bagnato, caldo, di quelli usati per lavare i<br />

piatti... ma nessuno straccio da cucina ha mai avuto peli, che vi crescessero<br />

sopra, e nessuno strofinaccio per i piatti ha mai avuto un odore di pesca succosa.<br />

Ci affondo la lingua... e lecco e succhio... e le ficco il cazzo in bocca al tempo<br />

stesso. A lei piace giocare a tete-bècbe... si contorce intorno a me come<br />

un'anguilla... Il mio cazzo è due volte più grosso di qualsiasi cosa con la quale lei<br />

dovrebbe aver familiarità, ma lei ci si diverte da matti. Ci sbava sopra come una<br />

veterana, rendendo tutto bello e succoso. Queste giovani troie mi stupiscono<br />

177


sempre, a questo punto. Quando ti prendi una donna fatta, con un folto<br />

boschetto e un bel paio di tette... una di quelle pesanti cavalle con un segno<br />

d'accetta sotto la coda... te l'aspetti, di trovarle bagnate fra le cosce. Ma ragazzine<br />

come Tania e Snuggles... è sorprendente la gran quantità di quella roba che<br />

producono dalle loro piccole fiche...<br />

Snuggles ha un bel piccolo ventre. Non è largo e morbido come quello di sua<br />

madre... non lo scambieresti certo per un cuscino di piume... Ma la pelle è liscia,<br />

ed è caldo come il tuo cazzo, e si muove di continuo quando lei respira. Sai di<br />

avere qualcosa di vivo sotto le mani. E lei si contorce quando glielo lecchi...<br />

Le infilo la lingua nella fichetta e la succhio per un po', Snuggles mi stringe il<br />

cazzo con tutt'e due le mani, tenendo la testa di Johnny in bocca, ma lo<br />

spugnetta più che sbocchinarlo. Gli fa solletico sul naso con la lingua e mi dice<br />

eh'è troppo succoso. Ha sempre pensato — mi dice — che, se invece di succhiare<br />

la fica a Tania e a Billie e a Jean, avesse succhiato cazzi, non avrebbe dovuto<br />

bagnarsi la faccia... senonché un cazzo è quasi altrettanto umido...<br />

Fra le ganasce del culo, Snuggles è quasi priva di pelo. Il suo retto è roseo e<br />

stretto, e, per chissà quale motivo, rappresenta una gran tentazione. Ci passo<br />

sopra un dito e lo stuzzico, Snuggles si contorce un po' di più, ma non sembra<br />

dispiacerle, finalmente ci infilo dentro il dito, tanto per vedere cosa farà lei... e lei,<br />

la piccola troia, comincia ad andare su e giù, cercando di fottersi il culo con il mio<br />

dito.<br />

D'un tratto smetto di succhiarle la fica e mi metto a suc-chiarle il culo, invece.<br />

Non chiedetemi perché... è solo perché si trova lì ed ha l'aria di voler essere<br />

succhiato... Lo lecco un po', lo bacio... e ci ficco dentro la lingua. Snuggles quasi<br />

mi stacca l'uccello, tanto forte lo succhia.<br />

Non occorre che mi avverta che sta per venirsene... lo capisco da me... e<br />

anch'io sto per venirmene. Le monto sopra per poterla stringer meglio, affinché<br />

non cambi idea d'un tratto e non mi lasci con una pentola di sburra da versare<br />

sulle lenzuola... le ficco tutto quanto, tranne le palle, dentro la bocca. Riesco a<br />

infilare un dito, oltre che la lingua, dentro il suo conillon e ce ne veniamo<br />

simultaneamente. "Swallow that, you crazy cunt! Ingoia, pazza figa, ingoia<br />

questo!" grido, furente, mentre ejaculo come un assassino, "Inghiotti, o sennò ti<br />

piscio in bocca!'' E accompagno la minaccia con una gran scorreggia, degna di<br />

178


Giove Tonante. "Ci... ci provo..." è tutto quello che lei riesce a dire. Ne ha ricevuto<br />

una tale dose che praticamente le esce dalle orecchie, ma fa del suo meglio.<br />

La stanza torna ferma, si riassesta di nuovo, dopo un bel po' di tempo. Mi era<br />

parso di volare come un uccello, e torno giù di soprassalto. Snuggles mi sta<br />

ancora succhiando il cazzo, sta ancora ingoiando la sburra. E qualche figlio di<br />

puttana sta tentando di buttar giù la porta. Stacco Snuggles... ci sta attaccata<br />

come una sanguisuga, al mio cazzo... e porgo l'orecchio. Sembrerebbe Sid, ma<br />

potrebbe essere chiunque. Potrebbe essere persino Cari, il che sarebbe un gran<br />

bel pasticcio.<br />

Ne ho lette, di queste cose, ma, perdio, è la prima volta che mi trovo<br />

personalmente in una situazione del genere: costretto cioè a nascondere<br />

qualcuno. Stavamo facendo tanto di quel chiasso che, chiunque sia, quello là<br />

fuori, deve averlo capito, che io sono in casa. E io — da parte mia — sono curioso<br />

di vedere chi è, non si sa mai...<br />

Snuggles si nasconde in un baleno sotto il letto, portando con sé i suoi vestiti.<br />

E io non riesco a tirarla fuori di là. Le agguanto una gamba e tento di tirarla<br />

fuori, ma lei è come una lumaca dentro il guscio. Perché mai non ha aspettato<br />

che la chiudessi dentro un armadio? Beh, ormai non c'è nulla da fare... quella<br />

porta verrà scardinata, se non mi affretto ad andar ad aprire...<br />

È Sam!<br />

È la prima volta che viene da me, ed ha scelto proprio il momento in cui mi sto<br />

sollazzando con sua figlia.<br />

"Ma sei sordo?" mi fa, povero ignaro.<br />

"Scusa," dico, ansimante, "ma stavo facendo ginnastica..."<br />

Lui mi squadra dalla testa ai piedi e io temo che il mio uccello, ancora<br />

bagnato, mi sbugiardi. Borbotto allora qualcosa come: "Vado a prenderti da bere"<br />

e corro in cucina. Mi copro alla meglio con un asciugamani, ma, quando torno di<br />

là, Sam non è più in salotto. S'è infilato in camera da letto.<br />

Sta seduto sulla sponda. Io mi caco quasi sotto.<br />

Ma lui, tutto cordiale e giulivo, mi fa: "Non voglio interrompere i tuoi esercizi<br />

ginnici, Alf. Fa un mondo di bene, la ginnastica. Bisogna tenersi in forma. Seguita<br />

pure, mentre io ti parlo."<br />

179


Quindi mi tocca entrare in camera da letto. Non ho la più pallida idea di come<br />

si faccia ginnastica. Mi metto a roteare le braccia e tento di fare delle flessioni e<br />

piegamenti sulle ginocchia.<br />

"Hai il letto tutto in disordine," nota Sam. Sembra che stia facendo congetture.<br />

"Sì... certo..." Tento di saltare sul letto a piedi pari per dimostrargli come mai è<br />

così disfatto, e atterro sopra la mia sorcetta. D'un tratto mi rendo conto che se<br />

non seguito a fare ginnastica Sam potrebbe udire Snuggles sotto il letto. Cristo,<br />

ma mica posso continuare in eterno a fare piegamenti e flessioni e salti...<br />

"Sam," lo prego, "andiamo nell'altra stanza. Ho finito di fare ginnastica."<br />

È una dura lotta per tirarlo via di là. Non posso chiudere la porta, poiché non<br />

c'è. C'era una volta, ma tanto tempo fa, prima che traslocassi qui io.<br />

Quello che Sam ha da raccontarmi è ciò che Snuggles mi ha già raccontato.<br />

Impiega quasi un'ora a farmi quella tremenda confessione, ma è chiaro che ha<br />

bisogno di scaricarsi la coscienza. Neanche lui mi risparmia i dettagli più<br />

scabrosi. Io sto sulle spine. Temo che da un momento all'altro la fanciulla sotto il<br />

letto faccia qualche rumore, una scorreggia o che, povera cocca.<br />

La cosa peggiore è che tocca mostrarmi comprensivo e compatirlo, quando<br />

vorrei tanto cacciarlo fuori a calci. Invece mi tocca dargli dei consigli... Non l'ho<br />

mica capito, ancora, come mai un uomo — in grado di far quattrini, secondo la<br />

miglior tradizione americana: dall'ago al milione — possa rivolgersi, per consigli o<br />

che, a un giornalista di mezza tacca; ma Sam sembra convinto che io sappia tutto<br />

quello che c'è da sapere intorno a cose di questo genere.<br />

"Credi sia opportuno che la metta in collegio, per levarmela di torno? Secondo<br />

te, dovrei divorziare da Susan? Come posso guardare negli occhi mia moglie... con<br />

tutto quello che ho sulla coscienza? Al ritorno negli Stati Uniti, andrò a farmi<br />

vedere la testa..."<br />

Mi tocca dargli dei saggi consigli e cercar di rallegrarlo. Gli offro del vino e gli<br />

dico di non prendersela così, sono cose che succedono, ma poi, alla fin fine, tutto<br />

torna a posto da sé. Non ne sono minimamente convinto, anzi, secondo me, si<br />

tratta di un folle pasticcio... e rischia di pasticciarsi maggiormente.<br />

Sam parla, straparla, ma senza approdare da nessuna parte. L'unico risultato<br />

è che riesco a convincerlo a non dir nulla a Susan.<br />

180


Finalmente lui guarda l'orologio... ha un appuntamento... e io non cerco di<br />

trattenerlo. Lo faccio uscire più presto che posso, promettendogli che parleremo<br />

ancora, di quella faccenda, a lungo...<br />

Quando sono sicuro ch'è sceso giù per le scale, e non tornerà su a curiosare,<br />

torno in camera da letto... guardo sotto il letto... e cosa vedo? Snuggles si sta<br />

facendo un ditalino e gode un mondo.<br />

La tiro fuori di là sotto, lei salta sopra il letto e dimena il culo verso di me.<br />

"Perché Cristo non hai lasciato le cose come stavano?" le urlo. "Diavolo, avresti<br />

potuto scoparti chiunque, tranne tuo padre..."<br />

"Sono una puttana," dice lei. "Pensavo che lui avesse un grosso cazzo. E infatti<br />

ce l'ha bello grosso. Cercherò di farmi nuovamente chiavare da lui..."<br />

"Sei una miserabile troietta," dico io. "Spero invece che ti prenda a sculaccioni!<br />

Per che cosa credi che tua madre lo abbia sposato? Affinché tu te lo scopassi?<br />

Nemmeno per sogno! Se l'è sposato per scoparlo lei. È affar suo scoparselo, non è<br />

mica affar tuo! Lei può dargli tutto ciò di cui lui ha bisogno..."<br />

"Ma va' là! Lei è indaffaratissima a scopare con te e non so con chi altri, tutto il<br />

tempo. Eppoi perché non dovrei farmi chiavare da mio padre? È gentile... Lo<br />

conosco da quando son nata! Te, da quanto ti conosco? Mah, sei quasi un<br />

estraneo per me..."<br />

Estraneo o no, mi agguanta l'uccello e attacca a spugnettarlo. Si mette in<br />

ginocchio, mentre io siedo sul letto, e comincia a strofinare il capezzolo di quelle<br />

sue acerbe tettine sul mio cazzo e le mie palle.<br />

Johnny comincia a mettersi sull'attenti. Ma io, sordo alle sue inclinazioni, e<br />

ancora infiammato di sdegno, agguanto la impudica fanciulla, me la metto di<br />

traverso sui ginocchi, e incomincio a sculacciarla ben bene. "Prometti che non<br />

scoperai più con tuo padre. Giuralo! "<br />

Lei strilla, ma col cazzo che promette. È una piccola fica ostinata. E più la<br />

batto, più si fa testarda. Il culo le diventa rosso ciliegia, poi rosso fragola, poi<br />

rosso peperone... ma è inutile, non cede, anzi proclama orgogliosamente: "I will<br />

fuck him — lo scoperò, sì, sì, sì, sì — and I'll suck him off too — e glielo ciuccerò<br />

pure — sì, sì, sì, sì, sì... Non me ne frega quanto mi sculacci! Puoi sculacciarmi<br />

fino a domani mattina! Lo scoperò, sì, sì. Lo scoperò sotto gli occhi di mia madre,<br />

se voglio. Sculacciami più forte... vedi se me ne frega! Sculacciami forte quanto ti<br />

pare... lo scoperò anche se tu mi costringerai a giurarti di non scoparlo più ! "<br />

181


Sculacciami più forte! Che puttana! Ci rinuncio. Dovrei aver ormai imparato<br />

che puoi sculacciare una fica per costringerla a farti chiavare o a farti un<br />

bocchino, ma, una volta che hanno gustato l'uccello, non c'è verso che tu possa<br />

fargli passare a sculacciate la voglia di tornare a gustarlo. Smetto di malmenarla,<br />

e Snuggles striscia sopra di me, sul letto...<br />

"Ora chiavami," singhiozza. "Mi hai riscaldato il culo... ora chiavami!"<br />

Le renderò il culo ancor più caldo di quello ch'è adesso... La ribalto sul ventre<br />

e mi sdraio sopra di lei. Da dietro, le infilo la cappella dentro la fichetta. Spingo...<br />

Giannettaccio fa fatica a penetrare in lei. È ancora stretta. Ma la linfa ficale la<br />

lubrifica e, cosi, glielo infilzo fino all'elsa. Mi do a fotterla ben bene, finché lei non<br />

comincia a dimenarsi, a smaniare, a non poterne più...<br />

Allora, glielo tolgo dalla fica... e le do l'assalto al culo. Lei zampetta come un<br />

passero. Io le slargo le chiappe e punto la cappella contro il bucetto, premo,<br />

glien'infilo dentro un po'. Ho paura di spaccarla, come una melagrana, ma non è<br />

certo questo timore a fermarmi, arrapato, assatanato come sono. Se anche adesso<br />

esalasse l'ultimo respiro, seguiterei a fotterla finché non si fosse completamente<br />

irrigidita e raffreddata.<br />

Ora implora, oh, sì, si raccomanda. "Non mi farò mai più scopare da mio<br />

padre... Non farò niente che tu non vuoi... Solo, ti prego, toglilo di là... Mi spacchi<br />

in due... È troppo grosso... no, non ce la faccio... Ahi... ahi... ahi... Mi fai male!"<br />

A questo punto ormai non me ne frega più di niente. La desse anche a suo<br />

nonno! E, inesorabilmente, seguito a penetrarla. Lei bada a dire che non ne può<br />

più, che non ce n'entra neanche un altro millimetro. Io invece, con pazienza<br />

infinita — e non senza fatica e abnegazione — glielo inculco tutto quanto, fino al-<br />

l'elsa. Resto buono, per un po', finché lei si calma. Poi, pian piano, incomincio a<br />

fottere. E al contempo le accarezzo la sorcia, le titillo la clitoride, le infilo su due<br />

dita. Lei allora comincia a provarci gusto. E io accelero il ritmo, sempre più,<br />

finché ejaculo, riempiendole il culo di sburra. Anche lei se ne viene,<br />

abbondantemente, fra spasimi di piacere, contorcendosi come una biscia.<br />

Susan e suo marito Sam hanno i loro grattacapi, e non posso dargli torto,<br />

onestamente, né all'uno né all'altra. Però, siamo giusti, sono andati a cercar<br />

rogna...<br />

Dunque, Ernest ha consegnato a Susan quelle foto. Sono riuscite benissimo,<br />

se si pensa quanto eravamo ubriachi quella sera. Susan è inorridita, quando ha<br />

182


visto le ultime: quelle che la mostrano insieme a cinque o sei ganzi sconosciuti,<br />

nelle pose più turpi. A tutta prima, ha accusato Ernest di aver eseguito dei fo-<br />

tomontaggi, ma lui non ha fatto fatica a dimostrarle che non era così. Quando lei<br />

si è resa conto, finalmente, che era stata effettivamente chiavata e inculata da<br />

quei ragazzi, ha fatto un casino che non finiva più. In realtà non ricordava nulla,<br />

tanto era ita, e quelle foto sono state quindi, per lei, una terribile rivelazione. Ah,<br />

c'è una mezza dozzina di ignoti che hanno, della sua anatomia, una completa,<br />

intima cognizione! Questo pensiero l'agghiaccia. Ernest, poi, non le ha ancora<br />

detto il peggio: si son fatti pagare, i cari amici, da quei sei o sette ganzi, per il<br />

privilegio di chiavarla.<br />

Susan dal canto suo ha sborsato a Ernest un mucchio di quattrini per avere le<br />

negative. Ma, certo, lui, prima di consegnargliele, ne avrà tirato qualche migliaio<br />

di stampe. Questo è poco ma sicuro.<br />

Quanto a Sam, il suo piccolo grattacapo è Snuggles. Al solito, viene a sfogarsi<br />

con me, e mi racconta. "Ieri l'altro, stavo schiacciando un pisolino, dopopranzo,<br />

quando mi sveglio e... me la trovo attaccata all'uccello!"<br />

Da quel giorno, Sam si è mantenuto sempre più o meno ubriaco. Ogni volta<br />

che comincia a snebbiarsi dai fumi dell'alcool, decide di confessare tutto a sua<br />

moglie... e allora a me tocca rimetterlo di nuovo sulla strada della sbronza. Ciò<br />

comincia a logorargli i nervi... e anche i miei. Non può mica andare avanti così in<br />

eterno... o deve restar fradicio per il resto della sua vita oppure trovare una via<br />

d'uscita migliore di quelle escogitate finora. Non fa che raccontarmi tutto<br />

quanto...<br />

"Mi svegliai per metà, Alf," mi dice... e qui beviamo un goccio... "e la sentii<br />

lavorarmi l'uccello. Cristo onnipotente, credetti di stare sognando... Ho pensato lì<br />

per lì che fosse Susan... Non lo so cosa ho pensato. Ma non mi sono mosso. Ho<br />

chiuso gli occhi e, come in sogno, ho lasciato che seguitasse... Dio mio, dio mio...<br />

Che bravura, che arte consumata!... Un bocchino in piena regola... La mia<br />

figlioletta! Tutta colpa di quella puttana li Tania. È stata lei a portarla sulla<br />

cattiva strada. Ah, che sia maledetta. Perché non m'avevi avvertito? Perché non<br />

mi hai nai detto di non permettere a Snuggles di frequentare quella piccola,<br />

sporca pervertita? Ah, perché non me ne sono accorto in tempo? Perché non ho<br />

preso provvedimenti al momento opportuno?"<br />

183


Tutti questi interrogativi ci angustiano, per un po'. Ma, ahimè, siccome sono<br />

senza risposta, tanto vale berci su. Ci beviamo infatti su e poi io aspetto che Sam<br />

riattacchi la solfa. Potrei raccontargli io la storia in senso inverso, a questo punto,<br />

ma a lui fa bene parlare, suppongo.<br />

"L'ho lasciata succhiare," ripete. "L'ho lasciata seguitare finché stavo sul punto<br />

di venire, svegliandomi un tantino alla volta. Poi, gradualmente, ho cominciato a<br />

rendermi conto che era Snuggles a spompinarmi... Dio, che momento! Ti auguro,<br />

in nome di Cristo, che tu non abbia mai, Alf, a vivere un momento come quello."<br />

Lo spero anch'io. Anzi, ci starò dannatamente attento, perché una cosa del<br />

genere non mi capiti.<br />

"Poi, quando mi sono reso conto di quello che stava succedendo... non lo so,<br />

cosa mi ha preso. Devo essere diventato matto per alcuni minuti. L'ho guardata...<br />

e lei mi ha strizzato l'occhio... proprio come quella bocchinara di Tania... Le ho<br />

agguantato la testa e mi sono raddrizzato sul busto... Lei stava in ginocchio<br />

accanto al divano, e l'ho lasciata lì... Ho cominciato dirgliene di tutti i colori...<br />

epiteti osceni..."<br />

A questo punto Sam diventa piuttosto vago riguardo ai dettagli, ma tutto si<br />

riduce ad una cosa: la figlia ha seguitato a fargli il bocchino, fino in fondo, alla<br />

maniera classica, come ogni bocchino andrebbe concluso... "E allora ho visto che<br />

stava ingoiando... mi aveva svuotato le palle..." Ma c'è qualcosa che lo turba,<br />

quasi tanto quanto ciò che lui ha fatto a lei... "Come avrà imparato a fare una<br />

cosa simile' La sua maestra è Tania, naturalmente... Ma chi sarà stato l'uomo? O<br />

gli uomini! Quanti uomini, secondo te... Oh, è tremendo, doversi porre interro-<br />

gativi del genere riguardo alla propria figlia! Quale uomo potrebbe essere tanto<br />

vile, tanto basso, da fare una cosa del genere a una ragazzina giovane come lei?<br />

Tranne me... suo padre..."<br />

Certe volte, quando dice questo, Sam mi lancia un'occhiata molto singolare.<br />

Non lo so, se sospetta di me veramente oppure no. Ha in mente una domanda,<br />

ma non riesce a risolversi a darle voce.<br />

"Ho cercato di apprenderlo mentre lei me lo faceva... quando le lanciavo quegli<br />

epiteti osceni... e... così via. Seguitavo a domandarle a chi aveva fatto bocchini in<br />

precedenza... a quanti uomini... ma lei non mi rispondeva niente..."<br />

Respiro, a questo punto. Ma non mi sento ancora del tutto tranquillo. Se<br />

vanno ancora letto insieme, Snuggles è capacissima di raccontargli tutto... e<br />

184


qualcosa mi dice che vi sono ottime probabilità che essi andranno di nuovo a letto<br />

insieme. Una volta avviata, una cosa così, non è mica che si arresta da un giorno<br />

all'altro.<br />

"Naturalmente potrei prenderla a cinghiate, e farle confessare tutto," dice Sam.<br />

"Così avrebbe fatto mio padre con me se io... voglio dire... lo sai cosa voglio dire.<br />

Ma non posso neanche sopportare l'idea di domandarglielo. Ho quasi paura di<br />

tornare all'albergo..."<br />

Tutto quello che posso fare, è sperare che, qualsiasi cosa debba accadere,<br />

accada presto e via. Non sopporto di stare a nervi tesi in questo modo, e non<br />

posso restare ubriaco ancora molto a lungo. Non riesco a mangiar niente quando<br />

sono ubriaco a questo modo. Butto giù solo un po' di brodo, prima di andare in<br />

redazione, e far finta di lavorare... sicché rischio di morire lentamente di fame.<br />

Viene Billie a trovarmi, e porta Jean — come una specie di regalo per me — o<br />

forse sono io un regalo per la cara fanciulla... Questo non si è mai chiarito. Può<br />

darsi che Billie tenti di rabbonire Jean dopo quello ch'è successo con Susan.<br />

È sera, e io mi sono appena alzato, dopo esser rimasto a letto per due giorni di<br />

fila. Mica malato, solo... boh, forse un po' di disgusto... chissà. Semplicemente<br />

non ne potevo più, non lo sopportavo più, quindi sono riuscito, finalmente, a<br />

sbarazzarmi di Sam. L'ho scaricato in un bordello... è in buone mani... si tratta di<br />

un casino d'alto bordo... E spero che ci resti alcuni giorni. Avranno buona cura di<br />

lui, in quel casino. Ci sono delle brave ragazze. Le conosco tutte...<br />

Come stavo dicendo, arriva Billie insieme a Jean a tirarmi fuori di questa<br />

stupida depressione e, lo giuro, in vita mia raramente sono stato tanto contento<br />

di vedere qualcuno, come quella lesbicaccia e la sua righetta in fiore. Non è solo<br />

che ho bisogno di farmi qualche bella chiavata per smaltire tutto il sangue cattivo<br />

che mi sono fatto... ho anche bisogno di vedere qualcuno che non sia troppo<br />

immischiato nelle cose che mi sono venute succedendo in questi ultimi giorni. Poi<br />

scopro che Susan e Billie si sono fatte a vicenda. Oh, beh... sono lo stesso conten-<br />

to di vederle.<br />

È passato un bel pezzo dall'ultima volta che una fica mi ha preparato un<br />

pasto. Credo che l'ultima sia stata la piccola cinese. Ma quando scoprono che io<br />

mi sono appena alzato dal letto e stavo per uscire per andare a sfamarmi, Billie e<br />

Jean decidono di preparare qualcosa da mangiare. Ciò significa che qualcuno<br />

185


deve uscire a comprare qualcosa, e ciò significa che uscirà Jean. Billie si siede e<br />

mi racconta della sua storia con Susan.<br />

Billie non è molto esplicita, sui dettagli scabrosi... il punto principale è che<br />

Susan ha alla fine scoperto quello che voleva sapere riguardo alle donne come<br />

Billie. Sere fa Billie è andata da lei per portarle alcuni altri disegni, e poi sono<br />

andate insieme da qualche parte a cena, e Susan, a un certo punto, ha trovato il<br />

coraggio di chiedere a Billie di passare la notte con lei. Si sono infilate a letto<br />

insieme ed è cominciato il bello. Ora Susan sa tutto. "Non trovi che sia<br />

interessante?"<br />

Senz'altro, lo trovo interessante. Vorrei anche sapere se la cosa finirà lì...<br />

oppure Billie intende portare avanti una relazione d'amore con Susan? Su questo<br />

punto Billie non si sbilancia. A quanto pare si tratta di una di quelle cose che<br />

vanno in fumo, quando si torna a casa la mattina dopo. Però lei è divertita,<br />

perché Jean si è mostrata un po' gelosa, da allora in poi.<br />

Jean ritorna e le due fiche insieme preparano da mangiare per noi tutti. Per<br />

fortuna ho un tavolo e alcuni piatti... In una casa dove ho abitato c'erano solo un<br />

paio di assi, da appoggiare su due sedie. Il tavolo è una gran bella cosa, poiché<br />

puoi sempre tastare qualcuno sotto di esso. Infatti Jean e io giochiamo tra di noi<br />

durante tutta la cena. Billie se n'accorge, ma non gliene importa. Dopo un po',<br />

però, il suo interesse si acuisce, e anche lei comincia a giocare con Jean. Sediamo<br />

là, io con il cazzo in mano a Jean, Jean con la gonna fin sopra il culo, e Dio solo<br />

lo sa che cosa sta facendo Billie... ma tutti e tre seguitiamo a parlare, a dire<br />

quant'è difficile trovare della buona mortadella, o qualche altra fottuta cosa del<br />

genere. È roba da idioti.<br />

Jean crolla per prima. Non le va — dice — un altro caffè. Ha le mutande<br />

roventi — dice — e quello che le va è di denudarsi. Dà al mio cazzo un'altra<br />

strizzata, più forte, e si alza da tavola, dando una scossa al culo per raddrizzarsi<br />

la gonna. Va al divano e ci si sdraia, offrendo alla nostra vista un bel po' di coscia<br />

nuda... mentre noi decidiamo cosa fare di lei.<br />

"Mi hai portata qui per farmi scopare da lui, no?" dice Jean, a Billie, alla fine.<br />

"Perché non te ne vai e così lui si dà da fare?"<br />

Billie non vuol saperne, di andar via sul più bello. Dopo tutto — dice — è già<br />

stata a guardare, mentre io chiavavo Jean, un'altra volta.<br />

186


"Hai sempre voglia di star a guardare, eh, quando mi faccio fottere," si lamenta<br />

Jean. "Ti piace pensare ch'io sia una maiala."<br />

"Lo sei veramente. Una scrofetta delle più lerce. Una porcella che non ha<br />

l'uguale, in fatto di maialeria. Una troietta della razza più sporcacciona."<br />

"E tu? Tu sei peggio di una cagna in calore. Una vacca, ecco quello che sei —<br />

comprese le corna."<br />

"Oh, sentila, la piccola vipera! Io, mia cara, non torno mica a casa con la<br />

sburra che mi cola dalla bocca sulla blusa ! "<br />

"Oh, no. Tu l'ingoi fino all'ultima goccia."<br />

Il bello è che si scambiano queste fiorite invettive come se fossero convenevoli,<br />

galanterie. È sedativo, starle ad ascoltare. Durano un pezzo a scambiarsi insulti.<br />

Potrebbero seguitare tutta la notte. Mette pace nel cuore, ascoltare 'ste due<br />

figazze dirsi dolci cose zozze a vicenda.<br />

Billie rincara la dose. "Raccontagli a Alf, di quel ragazzo che t'ha cagato sul<br />

petto, e poi t'ha spalmato la merda sulla faccia! "<br />

"Non ci parlo più con te," dice Jean... e arrossisce anche. Cazzo, forse<br />

qualcuno l'ha costretta a fare quelle porcherie.<br />

Billie dà a Jean una bella tastata, prima di cominciare a spogliarla. Lo sa bene,<br />

lei, come arrapare Jean. E dopo un po' Jean infila una mano sotto la gonna di<br />

Billie, tastandole quella fica pelosa che tante volte ha mangiato, senza mai<br />

saziarsene. Billie sfila a Jean le mutande e le tira su la gonna.<br />

"Voglio mostrare la tua fica ad Alf," dice, "poiché non credo che lui ne abbia<br />

voglia, affatto. Come fai, se lui non vuol chiavarti?"<br />

"Non voglio che tu gliela mostri," dice Jean. "Se gliela volessi far vedere, gliela<br />

mostrerei da sola. Perché non gli mostri la tua, puttanaccia?"<br />

"L'ha già vista," le assicura Billie. "E l'ha pure chiavata..."<br />

Tira su la gonna di Jean fin sopra il ventre a mette tutto quanto in mostra per<br />

me. Jean scalcia, e dà in escandescenze, Billie le fa solletico sugli inguini. Jean<br />

agguanta la gonna di Billie e gliela tira su, scoprendole il culo. Cristo, se il cazzo<br />

mi diventa poco poco più duro, potrò usarlo come schiaccianoci...<br />

"Cosa cerchi di fare?" domanda Billie. "Vuoi che lui veda quella cosa che tu<br />

lecchi ogni sera, eh? Allora gliela mostro... ma tu devi mostrargli in che modo<br />

l'adopri, piccola pervertita, piccola sporca leccafiche!"<br />

187


"Io sono più donna di te!" le grida Jean. A questo punto ha tanto aggrovigliato<br />

la gonna di Billie che Billie se la sfila, semplicemente, scalciando. Entrambe sono<br />

adesso a culo nudo, lottano sul divano. Billie cerca di buttar Jean in terra. Jean<br />

tenta di togliere a Billie il resto dei vestiti. Se giocano così ogni sera — mi dico io<br />

— è un bel guaio per i loro vestiti!<br />

"Sei una sporca leccaculi, sei!" digrigna Billie.<br />

"Sono una vera donna, mentre tu sei soltanto una puttaniera!"<br />

"Ah ah! Sentite chi parla! Lo consideri un uomo, un vero uomo, uno che dà via<br />

il culo e ciuccia il cazzo? No, certo. E allora perché insisti a considerare te stessa<br />

una vera donna?"<br />

"Ficaiola!"<br />

"Puttana ambosessi!"<br />

Poi, d'un tratto, così come si erano scalmanate, si chetano, quasi qualcuno<br />

avesse schiacciato un bottone. Sembrano fondersi, ora, squagliarsi, sciogliersi,<br />

l'una nelle braccia dell'altra. Sbaciucchiano, si accarezzano, Billie vellica la fica a<br />

Jean, Jean lecca il seno a Billie.<br />

"Ti ciuccio, se sei pronta," sussurra Jean.<br />

"No... ti ciuccio io," dice Billie.<br />

"No, la donna sono io," dice Jean. "Tu sei mio marito... devo essere io a<br />

succhiarti."<br />

Si tolgono il resto dei vestiti poi Jean scivola giù dal divano e si infila fra le<br />

gambe di Billie. Billie si adagia all'indietro e solleva il culo affinché Jean possa<br />

arrivare alla sua fica, e<br />

Jean comincia a baciarla. Le lecca il ventre, i seni, poi ritorna giù sulla fica.<br />

Jean sarà, come dice, tutta donna, ma Billie le piace tanto quanto le<br />

piacerebbe un uomo. Cristo, per poco non se la mangia viva. Le morde il ventre,<br />

le lecca le tette e le bacia le cosce... dopo un po' sfrega il naso sulla fica di Billie,<br />

tenendola aperta con le dita, per ficcarci dentro il naso ben bene. Poi ci infila la<br />

lingua e si dà a leccare furiosamente.<br />

"Oh, è buona e succosa stasera! "dice, non appena l'ha assaggiata. "E ti sei<br />

data profumo Orange Blossom sul pelo, nev-vero?..."<br />

"Ti sei tradita, bella mia!" esclama Billie, stringendo le ginocchia per tener<br />

ferma Jean. "È il profumo di Ruth, quello! Me l'immaginavo che la succhiavi!<br />

188


Confessalo adesso, piccola bugiarda... ti sei lasciata tenere da lei sulle ginocchia,<br />

eh?"<br />

"Solo... solo un pochino..." deve confessare Jean.<br />

"Solo un pochino! Mi toccherà metterti il guinzaglio — da quella cagna che sei<br />

— per non farti andar in giro qua e là con la lingua di fuori. Aspetta, aspetta... la<br />

prossima volta che Ruth verrà a trovarci, ti costringerò a leccarle la fica davanti a<br />

tutti, chiunque sarà presente... e non mi importa chi ci sarà! Ficca dentro la<br />

lingua, adesso. Lecca! Ora, basta... Adesso mi leccherai il culo..."<br />

Jean non protesta neppure. Billie si mette a culabusone e Jean, docile,<br />

obbediente, le allarga con dolcezza le natiche e infila la lingua a succhiello nel<br />

buco, glielo trapana a lungo, con arte provetta.<br />

A questo punto non ne posso più. Jean Jeudi è sul sentiero di guerra. Arruffa<br />

le penne, alza la cresta... tra un po' si mette a fare chicchirichì... Io so essere<br />

paziente, lui no.<br />

Né l'una né l'altra di quelle due fiche si accorge di me, finché non gli sono<br />

sopra. Allora Billie si gira e io — probabilmente perché m'ha visto lei per prima —<br />

le salto addosso. Le agito il cazzo sotto il naso.<br />

Billie non vuole aver nulla a che fare col mio uccello, ma io mi avvolgo intorno<br />

a lei come una scimmia a un palo e glielo strofino in faccia. Questo non fa sì che<br />

le piaccia di più, ma a me non me ne frega niente, se le piace oppure no. Le punto<br />

la cappella contro la bocca e le umetto le labbra con essa. Jean alza gli occhi<br />

verso di noi, da qualche parte sotto il culo di Billie... sta ancora succhiando, da<br />

brava ragazza...<br />

Devo impiegare mezzi energicamente persuasivi per ottenere ciò che voglio. Ma<br />

Billie non è cattiva di cuore... si ritiene quasi un uomo, quindi deve capirlo, quello<br />

che io provo... finalmente se lo lascia infilare nella bocca e incomincia a suc-<br />

chiarlo. Ma mentre io tento di decidere se lasciare che Johnny se ne venga in quel<br />

modo, oppure no, anche Jean salta sopra il divano. Vuole essere chiavata, dice,<br />

ed è un peccato sciupare quel bel cazzo per Billie, dal momento che Billie non lo<br />

apprezza veramente.<br />

"Ti piace la mia piccola puttana, eh?" mi domanda Billie. "Aspetta ch'io abbia<br />

finito di scozzonarla... Farò di lei una vera puttana..."<br />

Non so cosa intenda dire con questo... Jean è già una puttana, se mai ne ho<br />

vista una... non di quelle antipatiche, di quelle strafottenti. Qualsiasi cosa Billie<br />

189


possa farle, il risultato non rappresenterà certo un miglioramento, rispetto a<br />

quello che Jean è adesso... Mi metto a chiavarla e lei si dimena con me... allunga<br />

una mano per dare a Billie un pizzico sul seno...<br />

Billie vuole che le si lecchi la fica, quindi ci rotoliamo su un fianco, e lei<br />

incunea il culo fra le nostre facce. Jean spinge il viso fra le cosce di Billie e io mi<br />

sporgo con la testa oltre il fianco di Billie per guardare.<br />

A Jean piace essere guardata, e fa un gran bel lavoro su Billie. Le lecca il<br />

boschetto e poi affonda la lingua nell'umida fessura... e più bagnata diventa la<br />

fica di Billie, più lei prova gusto a scopare con me. Ha il naso zuppo, ha succo di<br />

fica sul mento... e produce un rumore che somiglia di tanto in tanto dello<br />

sciacquone d'un cesso, vagamente... Lo fa sembrare tanto carino, ch'io ci provo, a<br />

mia volta, a produrre un rumore uguale. Mordo il culo di Billie e le infilo un dito<br />

sotto la coda, per titillare il luogo che Jean sta succhiando.<br />

Billie pare indovinare quello che ho in mente io... si gira e porge il culo a Jean,<br />

sbattendo in faccia a me quella sua fica zuppa, aperta, sgocciolante. Non cerca<br />

però di spingermela dentro la bocca... si limita ad aspettare per vedere cosa farò<br />

io. Diamine, non è questo il momento di formalizzarsi... Jean e io ci scambiamo<br />

un'occhiata fra le cosce di Billie. Io ho la coda infilata dentro di lei... una coda che<br />

pare misuri tre piedi... anche se in realtà non misurerà probabilmente più di due<br />

piedi e mezzo... e siamo entrambi così completamente arrapati che non<br />

connettiamo più.<br />

Jean tira fuori la lingua e dà una lenta, deliberata leccata al culo di Billie. Poi<br />

un'altra. Poi mi ficca la lingua in bocca. Quella lurida, pidocchiosa fica! Mi<br />

incazzo a tal punto che non riesco a pensare a nient'altro per rifarmi, se non<br />

leccare la fica a Billie e poi sputare il succo in faccia a Jean... ma mi limito a<br />

pensarci.<br />

La fica di Billie ha un odore meraviglioso. Immergo il naso nel suo boschetto e<br />

mi do ad annusare per un paio di minuti. Se è Orange Blossom, come dice Jean,<br />

ebbene Orange Blossom mi piace... ma secondo me ha semplicemente l'odore di<br />

una bella fica pulita... la bacio alla fine, e poi la lecco. La lingua di Jean e la mia<br />

si incontrano fra le cosce di Billie. Io comincio a succhiare, e così pure Jean. Billie<br />

va in estasi...<br />

190


D'un tratto Billie se n'è venuta. Se n'è venuta e versa succo di fica a litri. Ce<br />

n'è troppo, perché io possa succhiarlo tutto... quindi, dopo ch'io ho dato una bella<br />

ingozzata, Billie sposta il culo verso Jean e Jean dà a sua volta un sorso.<br />

Jean dev'essere inebetita, a furia di scopare. Si mette a ridere, e per un po' ho<br />

paura che divenga isterica. Le do una pacca sul culo e lei ride meno forte.<br />

"Non ti preoccupare," dice, ridendo, "me ne verrò in silenzio."<br />

E così se ne viene. Non m'accorgo né quando comincia né quando finisce, ma<br />

da qualche parte fra l'inizio e la fine me ne vengo pure io. Il mio cazzo<br />

semplicemente si svuota dentro di lei e io premo la faccia contro la fica di Billie e<br />

la succhio, mentre riempio di sburra l'utero di Jean. Questa lesbica e la sua<br />

amica mi hanno offerto la scopata più soddisfacente di queste ultime settimane...<br />

Fine della cavalcata. Fine di una lunga, lunga cavalcata. Finito, tutto finito.<br />

Adesso incomincio a chiedermi dov'è che sono salito su questa giostra, e perché<br />

mai ne sono sceso proprio in questo posto... Bah, un posto vale l'altro, suppongo.<br />

Il trucco consiste nel non soffrire troppo di vertigini mentre la giostra gira,<br />

dimodoché tu possa camminare diritto quando scendi. Da questa parte, per le<br />

Montagne Russe... per l'Otto Volante! Vi porteranno da nessuna parte, in maniera<br />

ancor più inebriante... da lasciarvi senza fiato.<br />

Oggi sono andato al giornale e c'era ad aspettarmi quel bigliettino che ho<br />

sempre cercato ma mai mi aspettavo di trovare veramente. Due settimane di<br />

paga, anche; che sono servite a pagare i debitucci accumulatisi nel corso dei due<br />

anni trascorsi al giornale. Così sono in paro.<br />

La cosa divertente è che sono stato licenziato per un articolo che non ho scritto<br />

io. Così mi dicono, almeno. Insomma, chissà come è stato scritto un articolo di<br />

cronaca che diceva qualcosa riguardo a qualcuno ch'è amico di qualcuno in alto<br />

loco. Non l'ho mai visto, quel pezzo, ma sta di fatto che si ritiene che l'abbia<br />

scritto io. Era stato affidato a me l'incarico di scriverlo, uno di quei giorni in cui<br />

aiutavo Sam a ubriacarsi, e poiché non risulta che io fossi fuori servizio... e<br />

siccome questo giornale è il casino che è... se ne desume che sono io quello che<br />

ha scritto quell'articolo. Inutile protestare, naturalmente... Farei solo licenziare<br />

qualche altro povero bastardo, uno magari che ha moglie e otto figli. Sono sempre<br />

quelli che hanno moglie e otto figli a fare il lavoro degli altri... hanno tanta paura<br />

di perdere il posto che neanche sopportano di vedere qualcun altro nei pasticci.<br />

191


Quindi eccomi in paro da tutte le parti. Per tanto tempo ho riscosso la paga senza<br />

far nulla, e adesso vengo licenziato per lo stesso motivo. È fantastico.<br />

Beh, devo sloggiare... quindi mi accingo a svuotare la scrivania. Non posso<br />

svuotare la scrivania, non c'è niente dentro i cassetti. Non ci ho mai messo<br />

niente. Vorrei solo salutare e dare un'ultima tastata alla bionda che, di tanto in<br />

tanto, passa per la redazione con le piume della coda per aria, ma non c'è, in giro.<br />

Uscito in strada, mi sento euforico. Anche se non ci passavo mai più di un'ora<br />

o due al giorno, in quella redazione, mi godo adesso la mia libertà, lo stesso.<br />

Come un ragazzo che ha marinato la scuola. È una bella giornata. Sono pieno di<br />

gioia. Dove vado?<br />

Andrò da Sam. Vedrò un po' di scroccargli qualcosa, dato che ora son<br />

disoccupato. Ci sono mille cose che potrei fare per Sam. Cazzo, se necessario<br />

posso pure dare una spinta a Carl e prendere il suo posto, nel commercio di opere<br />

d'arte fasulle, ma non credo che mi occorra di arrivare a questo.<br />

Vado all'hotel di Sam, cercando di inventare qualcosa da dargli da intendere. O<br />

sennò — penso — posso anche dirgli che sono stato licenziato per essermi<br />

ubriacato insieme a lui... dovrebbe mantenermi, allora. Comunque, non sono<br />

preoccupato.<br />

Suono il campanello, là da lui, un paio di volte, ma non succede niente. Sto<br />

per andarmene quando la porta si spalanca e appare Sam sulla soglia. Sembra<br />

alquanto ubriaco...<br />

"Entra, entra..." mi fa. "Hai con te degli amici? Vengan pure anche loro."<br />

"No, sono solo. Senti, Sam..."<br />

Lui m'interrompe e indica la porta della camera da letto. "Lei è di là", dice. "Vai<br />

a chiavarla, va'..."<br />

Non so a chi alluda. A Tania, forse. Invece, entro... e c'è Susan distesa sul<br />

letto, nuda bruca.<br />

"Su, dai, scopala," mi sollecita Sam. "Prima bevi, però."<br />

"Senti, Sam..."<br />

Lui m'interrompe. "Non dirmi che la mia signora non vale una chiavata", mi fa,<br />

porgendomi il bicchiere. Poi arraffa delle carte sul comò... Sono le foto che abbiam<br />

fatto a Susan quella famosa sera. "Su, coraggio!"<br />

Io guardo la porta. Ho una mezza voglia di battere in ritirata... Senonché Sam<br />

non ha affatto l'aria di uno che sta per tirar fuori una pistola... o roba del genere.<br />

192


No. Lui va là da sua moglie, la scuote, la tira giù dal letto e la spinge verso di me,<br />

dicendo: "Su, coraggio. Avanti, puttana, fagli un bocchino. T'ho vista in fotografia.<br />

Voglio vederti dal vivo, adesso."<br />

Anche Susan è sbronza. Viene verso di me, traballando, e mi si inginocchia<br />

davanti. Io faccio per scostarmi, ma lei mi abbraccia. Mi bacia sul davanti dei<br />

calzoni e mi infila le dita nella pattuella.<br />

È agghiacciante, m'impietrisco. Devono essere impazziti. O son diventato matto<br />

io. Guardo Susan che mi sguaina l'uccello e incomincia a leccarlo... Poi me lo<br />

piglia in bocca...<br />

"Snuggles!" urla Sam.<br />

Entra Snuggles saltellante dalla stanza attigua. È nuda, anche lei, ma non ha<br />

l'aria spaventata. Questo è buon segno... Se Sam fosse impazzito, lei si<br />

cacherebbe sotto dalla paura.<br />

"Vieni qua, sul letto," dice Sam. "Anche tu, Alf. Su, avanti, chiavale entrambe...<br />

l'hai già fatto altre volte. Anche io le chiaverò tutte e due. L'ho già fatto prima<br />

d'ora..."<br />

"Senti, Sam," dico io, "che vuol dire tutto questo?... Cosa sta succedendo?"<br />

"Tutto questo è Parigi!" lui esclama. "Parigi, dove tutto succede, tutto è lecito!<br />

Parigi, dove apprendi tante cose che non sapevi, su te stesso. E sui tuoi cari." Fa<br />

un cenno a Snuggles e lei gli va vicino e gli agguanta l'uccello, comincia a<br />

baloccarcisi. Lui le mette le mani nella fica e, frattanto, mi dice: "Voglio conoscere<br />

anche i tuoi amici... Ernest e Sid... e anche il fratello frocio di Tania... Credo che<br />

mi darà gusto guardare un finocchio fottersi mia moglie... E poi magari gli darò<br />

'sto cazzo da ciucciare. Portali tutti. Tutti, tranne quello stronzo di Cari, Voglio<br />

conoscere tutti quelli che si sono scopati la mia famiglia." Spinge via Snuggles e<br />

grida a Susan di venir oltre e ciucciargli l'uccello per un po'. Poi decide che siano<br />

tutte e due a ciucciarglielo, a turno.<br />

"Daremo una gran festa, Alf, stasera. Ci saranno anche lesbiche e finocchi. Ah,<br />

lo sai? Una certa Billie s'è portata a letto mia moglie. E anche mia figlia. Questa è<br />

Parigi, Alf. Figa e champagne per tutta la brigata! U-là-là! Allegria, allegria! Oh, sì,<br />

inviterò anche Tania, anche Alexandra... Batterò Parigi sul suo stesso terreno, io,<br />

Alf. Surparigerò Parigi!"<br />

"Sam, credo che tu stia commettendo un errore..."<br />

193


"Macché, Alf. Su, amico, perché non ti dai da fare? Per-ché non scopi una di<br />

'ste due troie? Mi sto ammazzando, per cercare di spupazzarmele tutt'e due... Se<br />

non si ciucciassero a vicenda, sarei già bell'e morto! "<br />

"Senti, Sam, a comportarti come un matto in questo modo farai solo del male a<br />

te stesso. Hai un'azienda da mandare avanti... hai i tuoi affari cui badare..."<br />

"Affari? Quali affari? Non ne ho! Alludi forse a Severin? Oh, vada a farsi dare in<br />

culo, pure lui. Lui e Carl. Quel bastardo di Carl mi sta sul cazzo. Vada al diavolo!"<br />

"Ma, Sam, che cosa hai in animo di fare?"<br />

"Divertirmi! Voglio vedere fin dove sono capaci di arriva-re queste due troie<br />

mie. Voglio scoprire fino a che punto sono capaci di degradarmi, di disonorarmi,<br />

di trascinare il mio nome<br />

nel fango. Mi risulta che i tuoi amici si son fatti pagare, quella sera, per dar la<br />

figa di mia moglie a certi tizi raccattati per la strada. Bene, farò altrettanto, e pure<br />

peggio. Poi, quando avrò scoperto tutto quello che c'è da scoprire su loro,<br />

torneremo in America. Hanno voluto Parigi... Ebbene, gli darò tutta la Parigi che<br />

possono sopportare! "<br />

Me ne sto lì col cazzo penzoloni, senza più saper che fare, né che dire. Non<br />

m'era mai capitato niente del genere. Non sapevo neanche che cose del genere<br />

accadono. Ho tuttora la sen-sazione che Sam sia picchiato in testa. Ora mi<br />

domanda se voglio vedere Susan e Snuggles che fanno tête-bèche.<br />

"Senti, Sam, non ho tempo, adesso. Devo scappare. Ho un appuntamento. Sai,<br />

devo cercarmi un lavoro. Mi hanno licenziato dal giornale e..."<br />

"Hai perso il posto, eh? Ti hanno cacciato! Beh, era ora che ti prendessero a<br />

calci. Quanto vuoi in prestito?"<br />

"Non voglio niente in prestito, Sam. Voglio che tu mi dia dei soldi."<br />

"Adesso sì, che parli da uomo, perdio! Esci allo scoperto e chiedi. Quant'è che<br />

vuoi? Dillo in soldi americani..."<br />

Sta già agitando un libretto di assegni. Io colgo la palla al balzo e gli sparo una<br />

cifra. Il doppio di quella che avevo in mente prima di aprir bocca.<br />

Senza battere ciglio, lui stacca l'assegno e me lo porge. Lo afferro, come un<br />

naufrago si aggrappa a un relitto galleggiante.<br />

"Torna presto, se ti servono altri soldi," mi dice. "Eppoi mi devi aiutare a<br />

scopare 'ste fighe, stasera... mi raccomando."<br />

Annuisco, poi mi precipito fuori, prima che lui cambi idea.<br />

194


Sceso in strada, corro a prendere un taxi che mi porti alla banca. Sto<br />

scappando via, e non intendo smettere di scappare. Non smetterò di scappare<br />

finché non avrò comprato un biglietto per l'America con i soldi di Sam e non sarò<br />

salito sulla nave. E poi, appena arrivato in America, mi rimetterò a scappare an-<br />

cora. Sto scappando via e non intendo smettere di scappare finché non avrò<br />

messo un bel po' di oceano fra me e Sam Backer, Susan, Snuggles, Tania,<br />

Alexandra e le altre pazze troie che, da un anno a questa parte circa, mi stanno<br />

facendo diventare lentamente matto. Andrò in America e mi comprerò, o mi fab-<br />

bricherò, o mi farò fare su misura una bella fica meccanica, una macchina per<br />

fottere, che vada a elettricità e che si possa spegnere, staccando la spina dal<br />

muro, quando la valvola sta per saltare e cominciano i guai.<br />

195


EPILOGO<br />

La seguente è una dichiarazione giurata di Milton Luboviski, resa presso<br />

l'Ambasciata degli Stati Uniti di Parigi il 10 marzo 1983, relativa alle circostanze<br />

in cui il suddetto commissionò a Henry Miller la scrittura di Opus Pistorum:<br />

Nell'estate del 1940 ero socio della Libreria Larry Edmunds, sita al № 1603 di<br />

North Chuenga Boulevard in Hollywood (California). Nel settembre di quell'anno,<br />

Henry Miller venne alla libreria una domenica pomeriggio, e, trovandola chiusa, si<br />

mise a bussare alla porta. Gli andai ad aprire. Egli si presentò e io lo feci entrare.<br />

Così ebbe inizio un'amicizia che sarebbe durata per circa 35 anni. A quell'epoca<br />

Henry aveva pochi o punti soldi e conosceva pochissime persone in California. Io<br />

lo aiutai finanziariamente, di tanto in tanto, lo presentai a della gente e gli trovai<br />

un posto dove abitare.<br />

Il 1° settembre 1941, Larry Edmunds morì e io divenni unico proprietario della<br />

libreria. A quell'epoca gli affari non andavano bene e io, per arrotondare le<br />

entrate, vendevo opere pornografiche, quando riuscivo a procurarmene. I miei<br />

clienti erano soprattutto produttori cinematografici, registi, sceneggiatori, gente<br />

come Joseph Mankiewicz, Julian Johnson, Daniel Amfitheatroff, Billy Wilder,<br />

Frederick Hollander, Henry Blanke e altri.<br />

Henry Miller, avendo bisogno di denaro, mi propose di scrivere per me del<br />

materiale, ch'io potessi rivendere. Io gli offrii in pagamento un dollaro a pagina,<br />

fermo restando che egli mi avrebbe ceduto tutti i diritti su quello che scriveva per<br />

me. Di lì a non molto, cominciò a portarmi varie pagine alla volta e io lo pagavo in<br />

contanti, al prezzo pattuito. Nel giro di alcuni mesi si accumularono tante pagine<br />

da formare un libro, ch'egli stesso intitolò Opus Pistorum.<br />

Quando mi consegnò le ultime pagine, verso la metà del 1942, ricordo ch'ebbe<br />

a dirmi: "Ecco la fine del libro. Spero che tu ci guadagni tanto da pagarti l'affitto<br />

per qualche mese." Io ribattei a macchina l'intero manoscritto, facendone quattro<br />

copie carbone. Feci rilegare tutti e cinque gli esemplari. Dopo un po' ne vendetti<br />

tre copie: a Julian Johnson, a Daniel Amfitheatroff e a Frederick Hollander.<br />

Alcuni anni più tardi ne regalai una copia a un amico, Robert Light. L'originale lo<br />

tenni per me.<br />

196

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