similitudine, nel senso che il “come” si trasforma in genere nel suo opposto o comunque in qualcosa che non ha una diretta relazione con il termine di partenza. Per esempio, le pareti di una montagna sono “come i demoni torturati delle cattedrali medievali”. Dunque, questa similitudine descrive in realtà una ‘d<strong>is</strong>similitudine’, se così si può dire 272 . 272 «Simile <strong>is</strong> the most dominant trope employed in the Ballardian text, and it <strong>is</strong> alarmingly pervasive in Vermilion Sands. Almost any page will present numerous examples. […] Greenland d<strong>is</strong>covers a Surreal<strong>is</strong>t strategy smuggled into an apparently simple device of explicit analogy: the forcing of a conjunction in a ‘like’ of terms which are entirely unlike.» R. Luckhurst, op. cit. (1997), p. 174. - 85 -
4. Mandala <strong>The</strong> ICA theatre in the Mall <strong>is</strong> showing a remarkable programme called “<strong>The</strong> Assassination Weapon”. […] In the centre of the room a large white d<strong>is</strong>c slowly rotates. Projectors in the four corners flash images on to th<strong>is</strong> double screen while a voice sonorously reads passages by the ex-science fiction writer J. G. Ballard. […] <strong>The</strong> superimposed photographs, surreal<strong>is</strong>t paintings, charts and mandalas coupled with Ballard’s dense, d<strong>is</strong>tressed sentences have the texture of an unhappy dream. A Max Ernst worldscape of mighty fragments – flyovers, deserts, dark reservoirs, radio-telescopes – following the private logic of an hallucinating mind. Puzzling, frequently powerful, dev<strong>is</strong>ed and invented with ingenuity and skill. 273 Questa recensione d’epoca, tratta dalla riv<strong>is</strong>ta Punch, si rifer<strong>is</strong>ce a una installazione per la quale lo stesso Ballard trasse <strong>is</strong>pirazione da uno dei capitoli-racconti di <strong>The</strong> Atrocity Exhibition, “<strong>The</strong> Assassination Weapon”. La cronaca dell’autore della recensione dello spettacolo ci ricorda come il mandala faccia parte del repertorio di elementi culturali al quale attinge la narrativa ballardiana. Il mandala è una struttura simbolica di forma circolare particolarmente diffusa nelle religioni e filosofie orientali 274 . Un termine di origine analoga è yantra, che troviamo citato ancora in <strong>The</strong> Atrocity Exhibition, e che sta per rappresentazione grafica, matematica e magica del divino: <strong>The</strong> opposite slopes, inclined at all angles to the sun like an immense Hindu yantra, were marked with the muffled ciphers left by h<strong>is</strong> sliding feet. […] Later, walking across the dunes, he saw the figure of the dancer. […] Tall<strong>is</strong> sat down on the roof of a car buried in the sand. He watched her dance, a random cipher drawing its signature across the time-slopes of th<strong>is</strong> d<strong>is</strong>solving yantra, a symbol in a transcendental geometry 275 . Il fatto che la struttura del mandala sia codificata nell’indu<strong>is</strong>mo e nel budd<strong>is</strong>mo ha portato Jung a ritenere che costitu<strong>is</strong>ca un fatto psichico autonomo, caratterizzato da una fenomenologia che si ripete identica ovunque 276 . Jung infatti notò come i suoi pazienti creassero spontaneamente delle raffigurazioni definibili come mandala, essendo costituite da immagini circolari con un centro, e come esse fossero un tentativo <strong>is</strong>tintivo di mettere ordine nel proprio stato psichico. Su queste basi 273 Jeremy Kingston, “At the <strong>The</strong>atre”, Punch, 20/08/1969. Cit. in Jeannette Baxter, J. G. Ballard’s Surreal<strong>is</strong>t Imagination, op. cit., pp. 66-67. 274 «La parola Mandala è una parola di origine sanscrita costituita da due parti: la parola Manda che vuol dire ‘essenza’ e il suff<strong>is</strong>so la che può essere tradotto con la parola ‘contenitore’, quindi si può letteralmente tradurre il significato in “contenitore dell’essenza”. Una definizione molto suggestiva che anticipa il significato profondo della geometria del mandala. La forma geometrica privilegiata dal Mandala è il cerchio, una immagine che richiama motivi ancestrali e rassicuranti che sugger<strong>is</strong>cono totalita’, unita’ e connessione tra il centro e la periferia. […] La presenza di forme mandaliche è una costante nella storia dell’umanita’ e anche oggi la nostra vita quotidiana è continuamente in contatto con le forme circolari al punto che spesso non ci accorgiamo di quanto siamo immersi in un mondo ‘mandalico’. Questo, secondo il più illustre studioso di mandala, lo psichiatra austriaco Carl Gustav Jung, avviene perché il mandala è una forma simbolica collettiva. Un linguaggio comune insito nella memoria genetica dell’umanità e di cui siamo consapevoli solo parzialmente.» Annal<strong>is</strong>a Ippolito, “Evoluzione del Mandala” (http://www.mandalaweb.info/Home/evoluzione-del-mandala-nel-mondo) [Ultima v<strong>is</strong>ita 13/04/2010]. 275 J. G. Ballard, a cura di V. Vale e A. Juno, Atrocity, op. cit., pp. 39-41. 276 C, G. Jung, Psicologia e alchimia, Torino, Bollati Boringhieri, 2006, p. 182. - 86 -
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