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The only truly alien planet is Earth. - UniCA Eprints - Università degli ...

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scientifica all’interno dei quali incasellare desiderio e sessualità, rivendicandone la qualità di<br />

elementi emotivi e psicologici e in quanto tali fondanti e costitutivi della vita <strong>degli</strong> esseri umani.<br />

Il cerchio aperto idealmente da questi due testi così refrattari all’ortodossia del romanzo<br />

classico si chiude con l’ultimo libro di Ballard, l’autobiografia Miracles of Life (2008), che per certi<br />

versi rappresenta l’esatto opposto di <strong>The</strong> Atrocity Exhibition e Crash. Tanto quei testi si ponevano<br />

come scioccanti e destabilizzanti per il lettore medio, altrettanto appare rassicurante e confortante,<br />

persino toccante in alcuni passi, il racconto dei momenti più importanti della vita di Ballard nella<br />

sua ultima opera. Fermo restando che, come ci ammon<strong>is</strong>ce la Oramus 85 , non sempre il r<strong>is</strong>ultato<br />

esatto è quello che sembra essere determinato dalla ‘somma algebrica’ delle dichiarazioni di Ballard<br />

e i suoi scritti, la ‘death of affect’ in più occasioni evocata dall’autore trova il suo grado zero in<br />

Miracles of Life e il suo culmine in <strong>The</strong> Atrocity Exhibition e nel suo complemento - da questo<br />

punto di v<strong>is</strong>ta - Crash. Del resto Ballard stesso sostiene nella prefazione all’edizione francese di<br />

Crash che proprio questo concetto, definito “a d<strong>is</strong>ease”, sia stato alla base della concezione di<br />

questo testo, nel quale, come altrove nella sua narrativa, l’’inner space’, l’interiorità dell’individuo,<br />

si r<strong>is</strong>pecchia in maniera peculiare nelle manifestazioni esterne. Nel caso di Miracles of Life l’affetto<br />

e i sentimenti che legano le persone, a partire da Ballard e la sua famiglia, sono in grado di<br />

raggiungere il lettore senza altre mediazioni che non siano quelle legate alla capacità umana di<br />

provare empatia, a prescindere dal grado di ‘professionalità della scrittura’ naturalmente insito in un<br />

prodotto editoriale nato per vendere, in quanto prodotto. Al contrario, <strong>The</strong> Atrocity Exhibition<br />

costitu<strong>is</strong>ce l’apice dello sperimental<strong>is</strong>mo di Ballard, come già ricordato, e in questo senso<br />

l’elemento che predomina è l’artificio, la costruzione. Il tutto testimoniato dalla preminenza<br />

nell’opera di figure tratte dall’immaginario mediatico: JFK o Marylin Monroe non sono tanto<br />

persone in quanto tali, quanto piuttosto personae, maschere, icone che rappresentano un’epoca, e di<br />

quest’epoca in particolare la transizione verso un mondo in cui l’immagine prevale sull’essere<br />

umano: il suo posto è preso, dickianamente, da un simulacro.<br />

Se alla base di molti <strong>degli</strong> aspetti della narrativa ballardiana sta l’esperienza cinese del<br />

ragazzo Jim, in seguito narrata in Empire of the Sun (1984) e <strong>The</strong> Kindness of Women (1991), il<br />

cerchio aperto con il viaggio dalla realtà alla fiction si chiude con le ultime pagine<br />

dell’autobiografia, in cui un uomo di quasi ottanta anni affronta un tumore alla prostata, che porrà<br />

fine alla sua vita, rovesciando la direzione di marcia dalla fiction alla realtà.<br />

85 «Over the fifty years of h<strong>is</strong> career Ballard has continuously been creating h<strong>is</strong> own image. H<strong>is</strong> quasi-autobiographies,<br />

numerous articles and memories present a persona or rather a number of personas that he constructed in different<br />

moments of h<strong>is</strong> life. Such a self-fashioning should not be m<strong>is</strong>taken with any kind of ‘h<strong>is</strong>torical truth’ […].» D. Oramus,<br />

op. cit., p. 9.<br />

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