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eco n. 54 novembre 2006:Layout 2 - Eco della Brigna

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Bimestrale di informazione religiosa,<br />

cultura e attualità<br />

Nuova serie - Parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

Piazza F. Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - Italia - <strong>eco</strong>brigna@libero.it<br />

Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Palermo<br />

Numero <strong>54</strong><br />

Novembre <strong>2006</strong><br />

• San Demetrio, Patrono dell’Eparchia • Con Maria verso Cristo • U cinima ra palestra<br />

• Carnevali storici a Palermo • Quell’amore sognato, durato una vita<br />

• Sicilia, terra di immigrati che emigrano • La nostra scuola, luci ed ombre<br />

• In Nigeria con Solaria • L’impegno per gli altri • Lassù ci è rimasto Dio!


2<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in Diocesi<br />

di Sotìr Ferrara, vescovo<br />

«<br />

L’ecumene ha trovato in te nei<br />

pericoli, o vittorioso, un grande<br />

difensore che mette in rotta le genti.<br />

Come dunque hai abbattuto la boria di<br />

Lieo, incoraggiando Nestore nello stadio,<br />

così o Santo Megalomartire<br />

Demetrio, supplica Cristo Dio, perché<br />

ci doni la grande misericordia..» Così<br />

canta l’apolitìkion del Megalomartire.<br />

San Demetrio visse a Salonicco<br />

sotto il regno di Diocleziano e Massimino<br />

(284-305). Apparteneva ad una<br />

delle più nobili famiglie <strong>della</strong> provincia<br />

di Macedonia ed era ammirato dai<br />

concittadini, non solamente per la<br />

nobiltà delle origini e la grazia del<br />

portamento, ma anche per la sua virtù,<br />

la sua saggezza e la sua bontà, che lo<br />

mostravano più maturo degli anziani.<br />

Esperto nell’arte militare, era stato<br />

nominato, nonostante l’età, ufficiale<br />

delle armate di Tessaglia e proconsole<br />

di Grecia da Massimino Galerio, il<br />

Cesare per la Grecia e la Macedonia.<br />

Tali uomini tuttavia non riuscirono a<br />

far perdere a Demetrio il senso delle<br />

realtà più essenziali. Il cuore colpito<br />

dalla fede in Cristo, ritenuta vana tutta<br />

la gloria di questo mondo, Demetrio<br />

usava trascorrere la maggior parte del<br />

tempo ad insegnare ed a praticare pubblicamente<br />

la Parola di Dio. La sua<br />

parola così convincente e la vita, tutta<br />

giustizia, pace e amore per i fratelli,<br />

costituivano una pratica applicazione<br />

<strong>della</strong> fede vissuta, e permisero ad un<br />

grande numero di pagani di convertirsi<br />

al cristianesimo, nonostante la persecuzione<br />

lanciata dall’imperatore<br />

contro i cristiani.<br />

Massimino, di ritorno dalle vittorie<br />

riportate sugli Sciiti nel viaggio verso<br />

Roma, si fermò a Salonicco per farsi<br />

Il 26 ottobre,<br />

memoria del santo<br />

e Megalomartire Demetrio,<br />

il Mirovlita,<br />

Patrono dell’Eparchia<br />

acclamare dalla folla e per offrire<br />

sacrifici agli idoli. Alcuni pagani <strong>della</strong><br />

città, gelosi dei successi di Demetrio,<br />

profittarono <strong>della</strong> presenza dell’imperatore<br />

per denunciarlo come cristiano.<br />

La meraviglia del tiranno si tramutò<br />

in violenta collera quando apprese che<br />

Demetrio non si accontentava di<br />

appartenere alla fede dei discepoli di<br />

Cristo, ma la propagava con successo<br />

approfittando del posto che occupava<br />

nelle riunioni ufficiali. Fece convocare<br />

Demetrio e lo fece rinchiudere in<br />

una cella posta nel sottosuolo malsano<br />

di una segreta che si trovava vicino.<br />

Entrato Demetrio nella cella, uno<br />

scorpione gli si avvicinò al piede,<br />

accingendosi a pungerlo mortalmente;<br />

ma, con un semplice segno di croce, il<br />

santo lo fece sparire. Lo si lasciò allora<br />

solo, nell’umidità e negli odori nauseabondi.<br />

Demetrio tuttavia non vi<br />

pose attenzione, ripieno di gioia al<br />

pensiero di comunicare pienamente<br />

alla Passione salutare del Signore;<br />

l’unica tristezza consisteva nel dover<br />

attendere la fine delle feste organizzate<br />

per il trionfo dell’imperatore, per<br />

poter andare incontro al martirio.<br />

Come si usava in tali circostanze,<br />

Massimino aveva organizzato nell’anfiteatro<br />

di Salonicco giochi e combattimenti<br />

di gladiatori. Aveva portato<br />

con lui una specie di gigante, dalla<br />

forza erculea, chiamato Lieo, <strong>della</strong><br />

tribù dei Vandali. Costui era così forte<br />

ed abile nella tenzone singolare, che<br />

nessuno poteva resistergli. Un ragazzo<br />

cristiano <strong>della</strong> città, di nome Nestore,<br />

colpito dal vano orgoglio di cui era<br />

tronfio l’imperatore che godeva delle<br />

vittorie del suo protetto, decise di<br />

mostrare che solamente al Cristo<br />

apparteneva la vera potenza. Corse<br />

verso la cella dove era chiuso Demetrio<br />

per chiedergli la protezione <strong>della</strong><br />

sua preghiera prima di affrontare il<br />

gigante. Il martire gli impose il segno<br />

<strong>della</strong> croce sulla fronte e sul cuore e<br />

l’inviò, come Davide contro Golia.<br />

Giunse all’anfiteatro al momento in<br />

cui i banditori gridavano dappertutto<br />

“chi volesse affrontare Lieo”. Nestore<br />

s’avanzò davanti all’imperatore e, gettando<br />

la tunica a terra, gridò: «Dio di<br />

Demetrio, vieni in mio aiuto!» Al<br />

primo assalto, allorché il gigante si<br />

scagliò sul ragazzo, questi schivò e lo<br />

colpì mortalmente al cuore col pugnale.<br />

Tutti furono colpiti da stupore alla<br />

vista di tale prodigio e si domandavano<br />

come mai l’invincibile barbaro<br />

fosse subito caduto sotto i colpi di un<br />

ragazzo che non confidava né sulla<br />

forza né sulle armi. Nestore aveva<br />

posto la sua speranza nel Signore, il<br />

«Maestro <strong>della</strong> lotta», Lui che consegna<br />

i nemici nelle mani dei suoi fedeli.<br />

Invece di sottomettersi alla sovrana<br />

potenza di Dio, l’imperatore scoppiò<br />

d’ira ed ordinò che si prendesse sul<br />

campo Nestore e che fosse decapitato<br />

al di fuori <strong>della</strong> città . Avendo udito<br />

Nestore invocare il Dio di Demetrio,<br />

Massimino suppose che questo fosse<br />

ricorso a qualche sortilegio e comandò<br />

ai soldati d’andare ad ucciderlo con le<br />

loro lance nella sua cella, senza parvenza<br />

alcuna di processo. Alcuni cristiani<br />

presenti all’esecuzione del<br />

santo, attesero la partenza dei soldati e<br />

seppellirono il corpo con devozione.<br />

Lupo, servitore di san Demetrio,<br />

era tra i presenti. Prima <strong>della</strong> tumulazione,<br />

prese la tunica del martire<br />

intrisa del suo sangue e mise al suo


dito l’anello reale che Demetrio portava.<br />

Per l’intermediazione di questi<br />

due trofei, Lupo compì un gran<br />

numero di miracoli e di guarigioni.<br />

Venutolo a sapere Massimino, inviò<br />

ben presto dei soldati per decapitare<br />

il fedele servitore.<br />

Dio non volle lasciare inerte dopo la<br />

sua morte, la grazia effusa su san<br />

Demetrio; fece stillare dai suoi sacri<br />

resti, reliquie venerate del martire, il<br />

myron, delizioso fluido profumato,<br />

che aveva la proprietà di procurare la<br />

guarigione a tutti quelli che con fede<br />

se ne detergevano, per l’intercessione<br />

del santo.<br />

A più riprese dopo milleseicento<br />

anni, il Megalomartire ha mostrato la<br />

sua benevola protezione sulla città e<br />

sugli abitanti di Tessalonica. Li ha<br />

protetti dagli assalti dei barbari, combattendo<br />

per loro sui bastioni; li ha<br />

salvati dalle epidemie e dalle carestie;<br />

ha guarito i malati e consolato gli<br />

afflitti I suoi miracoli sono così numerosi<br />

che chi volesse enumerarli somiglierebbe<br />

all’insensato che vuole contare<br />

i granelli di sabbia.<br />

La medesima devozione attraversa i<br />

fedeli <strong>della</strong> nostra Eparchia, eretta<br />

dalla Santa Sede il 26 ottobre 1937,<br />

festività del Megalomartire: voglia in<br />

ogni circostanza accogliere le nostre<br />

suppliche e presentarle Lui, il nostro<br />

Patrono ed invitto Mirovlita, al Trono<br />

<strong>della</strong> Trinità. Amìn.<br />

San Demetrio<br />

Completata la nuova iconostasi<br />

<strong>della</strong> chiesa parrocchiale greca<br />

FESTA DI SAN GIUSEPPE<br />

Domenica 24 settembre <strong>2006</strong> - Sfilata delle “retini” di muli riccamente bardati<br />

che trasportano il grano raccolto per la festa.<br />

Notizie da Contessa Entellina a cura di Calogero Raviotta<br />

È stata completata la installazione delle<br />

nuove icone con la collocazione <strong>della</strong><br />

Madonna Platitera nella parete dietro<br />

l’altare, dove era esposta dal 1938 la platitera<br />

(in finto mosaico), dipinta da padre<br />

Giorgio Stassi, jeromonaco di Grottaferrata,<br />

nato a Piana degli Albanesi.<br />

Sono state inoltre recentemente sostituite<br />

la Madonna ed il Cristo accanto alla<br />

porta centrale dell’iconostasi. Le 12<br />

icone piccole, poste in alto, 6 a destra e 6<br />

a sinistra, rappresentano le seguenti festività<br />

(guardando l’iconostasi a cominciare<br />

da sinistra): Domenica delle Palme,<br />

Crocifissione, Resurrezione, Donne<br />

Mirofore, S. Tomaso, Ascensione, Pent<strong>eco</strong>ste,<br />

Natale, Battesimo di Gesù, Presentazione<br />

al Tempio di Gesù, Trasfigurazione,<br />

Dormizione <strong>della</strong> Madre di Dio.<br />

La nuova iconostasi certamente é da<br />

annoverare tra i principali eventi artistici<br />

e religiosi di Contessa nel <strong>2006</strong>.<br />

Madonna <strong>della</strong> Favara, Odigitria e<br />

Paraclisis, Brevi notizie storiche e culturali<br />

Paraclisis - Originale inno di supplica e<br />

bellissima composizione poetica in onore<br />

<strong>della</strong> Madre di Dio, la “Paraclisis” viene<br />

cantata nella quaresima <strong>della</strong> Dormizione<br />

(1-15 agosto) e recitata “in ogni afflizione<br />

spirituale e difficoltà”. Molto<br />

conosciuta e praticata nelle Chiese<br />

d’Oriente, come il “Rosario” nella Chiesa<br />

d’Occidente, dai fedeli di rito orientale<br />

a Contessa viene cantata, nella chiesa<br />

<strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> Favara, dal 1° al 15<br />

agosto, ogni giorno nel tardo pomeriggio.<br />

Forse in passato questa antica ufficiatura,<br />

era recitata la sera e per questo a<br />

Contessa è nota anche col nome di<br />

“Compieta”.<br />

Anche nella chiesa di rito romano, in particolare<br />

in Sicilia, nella quindicina <strong>della</strong><br />

festa dell’Assunzione <strong>della</strong> Madonna,<br />

vengono recitate delle particolari preghiere,<br />

come il “Rosario” in dialetto siciliano,<br />

recitato nella cappella <strong>della</strong><br />

Madonna del Balzo a Contessa (via s.<br />

Nicolò).<br />

Madonna <strong>della</strong> Favara - La “Paraclisis”<br />

quindi é una ufficiatura tipicamente<br />

orientale ed é stata a Contessa sempre<br />

praticata dai fedeli di rito bizantino nella<br />

chiesa <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> Favara, sia<br />

prima che dopo l’anno 1698, quando fu<br />

istituita la parrocchia latina. Inizialmente<br />

gli albanesi, che ripopolarono il casale di<br />

Contessa, cantavano la “Paraclisis”<br />

dinanzi all’immagine <strong>della</strong> Madonna,<br />

dipinta su una lastra di pietra, trovata,<br />

s<strong>eco</strong>ndo la tradizione, vicino alla fontana<br />

Favara. L’immagine predetta, chiamata<br />

anche Madonna del Muro, non va confusa<br />

con la statua ancor oggi venerata, scolpita<br />

da Benedetto Marabitti di Chiusa<br />

Sclafani nel 1652.<br />

3<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in Diocesi


4<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in Diocesi<br />

“Con Maria verso Cristo”<br />

Missione popolare a Mezzojuso<br />

Con Maria verso Cristo è stato il<br />

tema fondante <strong>della</strong> missione cittadina<br />

che noi missionari <strong>della</strong> Comunità<br />

delle Beatitudini siamo stati chiamati ad<br />

animare in vista <strong>della</strong> festa <strong>della</strong> Natività<br />

<strong>della</strong> Vergine Maria, che a Mezzojuso<br />

è molto onorata con il titolo di “Madonna<br />

dei Miracoli”. Siamo stati molto contenti<br />

di avere trascorso una settimana in<br />

questo bellissimo paese che è veramente<br />

ricco di doni, di storia e di tradizioni.<br />

Innanzitutto ci ha molto colpiti l’accoglienza<br />

premurosa <strong>della</strong> gente e, in<br />

modo particolare, del parroco Don<br />

Enzo, del comitato del Santuario che,<br />

nella persona <strong>della</strong> signora Salvatrice, ci<br />

hanno fatto sentire a casa nostra.<br />

Per una comunità come la nostra, che<br />

nella spiritualità e soprattutto nelle<br />

liturgie, attinge alle due fonti <strong>della</strong> tradizione<br />

latina e bizantina, è stato molto<br />

interessante conoscere un paese come<br />

Mezzojuso, dove queste due riti convivono<br />

normalmente nello stesso luogo.<br />

Ci ha colpito anche la straordinaria<br />

vivacità religiosa e devozionale che<br />

diventa per questo paese fonte di vita<br />

relazionale e occasione di preghiera<br />

comunitaria. Veramente questo paese è<br />

ricco di doni e Dio non fa mancare di<br />

certo le occasioni per crescere e alimentare<br />

la fede cristiana, grazie anche<br />

ad un buon numero di chiese ancora<br />

“vive”, di sacerdoti, di religiose e di<br />

persone dalla fede robusta e temperata<br />

dalle dure prove <strong>della</strong> vita. E proprio<br />

perché il Signore ha fatto tanti doni a<br />

questo paese, pensiamo e siamo convinti<br />

anche che bisogna corrisponder-<br />

Gli con un amore più grande e più<br />

generoso: «Amerai il Signore Dio tuo<br />

con tutto il tuo cuore, con tutta la tua<br />

anima, con tutta la tua forza e con tutta<br />

la tua mente e il prossimo tuo come te<br />

stesso». (Lc 10,27). Ma come si fa ad<br />

amare Dio? Gesù stesso ci risponde:<br />

“Chi accoglie i miei comandamenti e li<br />

osserva, questi mi ama. Chi mi ama<br />

sarà amato dal Padre mio e anch’io lo<br />

amerò e mi manifesterò a lui» (Gv<br />

14,21). Per amare Dio bisogna conoscerlo,<br />

frequentarlo, un po’ come si fa<br />

nei nostri rapporti umani. Dio vuole<br />

instaurare un rapporto di profonda amicizia<br />

e confidenza e tutto questo è possibile<br />

attraverso i mezzi che il Signore<br />

ci da per incontrarlo, che sono la preghiera,<br />

l’ascolto e lo studio <strong>della</strong> Parola<br />

di Dio, la frequenza dei Sacramenti, in<br />

particolare la Confessione e la Comunione,<br />

l’amore verso il prossimo. Spesso<br />

invece queste cose mancano o sono<br />

presenti in maniera superficiale, a volte<br />

tutta la nostra vita di fede si riduce alla<br />

sola abitudine di andare a Messa, ma<br />

poi manca quell’intimità di preghiera<br />

quotidiana fatta con il cuore, a tu per tu<br />

con il Signore che aspetta di manifestarsi<br />

nel nostro cuore e nella nostra<br />

vita ogni giorno; spesso manca la frequenza<br />

quotidiana <strong>della</strong> Parola di Dio,<br />

che per essere compresa e amata necessita<br />

di una lettura attenta e meditata; a<br />

volte ci accostiamo al Sacramento <strong>della</strong><br />

Comunione senza una adeguata preparazione<br />

spirituale, dimenticando che<br />

per accogliere il Signore Gesù nel tempio<br />

del nostro cuore è necessario purificarlo<br />

attraverso il sacramento <strong>della</strong><br />

confessione, che ci aiuta tanto a realizzare<br />

l’amore verso il prossimo, che<br />

costituisce un vero e proprio “metro”<br />

per misurare il nostro amore verso Dio.<br />

Diceva il Beato Giacomo Cusmano,<br />

uomo di grande carità, una frase molto<br />

interessante: “ci sono molti modi per<br />

amare il prossimo, ma c’è un solo<br />

modo per amare Dio: amare il prossimo”.<br />

Può sembrare un gioco di parole,<br />

ma in realtà esprime una profonda verità<br />

che S.Giovanni apostolo riporta nella<br />

sua lettera: “Se uno dicesse: «Io amo<br />

Dio», e odiasse il suo fratello, è un<br />

mentitore. Chi infatti non ama il proprio<br />

fratello che vede, non può amare<br />

Dio che non vede” (1Gv 4,20). Allora ci<br />

rendiamo conto che per amare Dio<br />

abbiamo bisogno di riconciliarci con i<br />

nostri fratelli attraverso il perdono e


Nella pagina accanto, alcuni membri <strong>della</strong> Comunità delle Beatitudini dinanzi la chiesa <strong>della</strong> Madonna dei Miracoli;<br />

In alto, alcuni momenti <strong>della</strong> Celebrazione Eucaristica dell’8 settembre.<br />

attraverso la Confessione che è veramente<br />

il Sacramento <strong>della</strong> guarigione<br />

interiore, che ci fa sperimentare la<br />

Misericordia di Dio e nello stesso<br />

tempo ci forma, a poco a poco, un<br />

cuore misericordioso verso i nostri fratelli.<br />

Poi se Dio ci comanda di perdonare<br />

è perché ci darà la grazia necessaria<br />

per farlo e soprattutto non dimentichiamo<br />

che noi per primi abbiamo bisogno<br />

del perdono di Dio.<br />

Durante la missione, spesso padre Isaia,<br />

nelle sue omelie ricordava che Dio ci ha<br />

creati perché diventassimo santi: siamo<br />

tutti chiamati da Dio, chiamati alla santità,<br />

una santità unica per ciascuno di<br />

noi. Ma che cos’è la chiamata?<br />

La Chiamata è innanzitutto un dono di<br />

Dio: “Non voi avete scelto me, ma io ho<br />

scelto voi e vi ho costituiti perché<br />

andiate e portiate frutto e il vostro frutto<br />

rimanga” (Gv 15,16).<br />

La chiamata è, ancora, una proposta<br />

significativa da parte del Signore che<br />

rivolge a ciascuno di noi il suo invito:<br />

“Seguimi..”. I “cammini” <strong>della</strong> santità<br />

sono numerosi e diversi come numerosi<br />

e diversi siamo noi, ma tutti sono un<br />

dono di Dio che però esige una risposta<br />

libera da parte nostra. Come nel corpo<br />

umano ci sono diverse membra, così<br />

nel Corpo mistico di Cristo, cioè la<br />

Chiesa, vi sono tante vocazioni diverse.<br />

Tuttavia lo scopo è lo stesso per tutte:<br />

“rendere gloria a Dio e avere la vita in<br />

abbondanza in Lui”.<br />

Ma che cos’è la “santità”?<br />

- È l’obbedienza alla volontà di Dio:<br />

“Siate santi, perché io, il Signore, Dio<br />

vostro, sono santo.” (Lv 19,2).<br />

È la grazia del Battesimo vissuta fino<br />

alla fine nella fedeltà e nella verità, cioè<br />

”portata al culmine”.<br />

Allora l’augurio che noi vi rivolgiamo<br />

e la preghiera che innalziamo a Dio<br />

insieme a voi è che il nostro cammino<br />

verso Dio sia sempre sostenuto da un<br />

desiderio vivo di accogliere e vivere<br />

l’esigenza del Vangelo con la Grazia di<br />

Dio. Facciamoci santi!<br />

CHI SIAMO<br />

La Comunità delle Beatitudini è stata<br />

fondata nel 1973 in Francia da due coppie<br />

di sposi e fa parte delle “Nuove<br />

Comunità” nate dopo il Concilio Vaticano<br />

II. Essa raggruppa fedeli di ogni<br />

condizione: laici sposati o non sposati,<br />

chierici, fratelli e sorelle consacrati nel<br />

celibato, in un’unica realtà, immagine<br />

del popolo di Dio nella sua unità e nella<br />

diversità delle sue chiamate. I suoi<br />

membri hanno in comune il desiderio di<br />

imitare il più possibile il modello <strong>della</strong><br />

prima comunità cristiana attraverso la<br />

vita in comune, la condivisione dei<br />

beni, la povertà volontaria, una vita<br />

sacramentale e liturgica intensa, come<br />

pure un impegno attivo nel servizio ai<br />

poveri e nell’annuncio del Vangelo.<br />

Oggi la comunità conta più di 70 case<br />

nei 5 continenti, di cui 3 in Italia.<br />

SPIRITUALITÀ<br />

In principio quando il Signore ha<br />

messo nel cuore di queste due prime<br />

coppie di vivere in comunità, Efraim<br />

intuì che la Comunità era chiamata a<br />

vivere il mistero <strong>della</strong> Trasfigurazione<br />

attraverso l’unione a Gesù nel Suo<br />

mistero Pasquale. Efraim ricevette<br />

l’immagine di tre alberi a forma di tre<br />

croci corrispondenti alle tre persone<br />

trasfigurate sul monte Tabor: Gesù,<br />

Mosè ed Elia. Ciascuno manifesta un<br />

fondamento <strong>della</strong> spiritualità Comunitaria.<br />

Nel nostro desiderio di anticipare<br />

il cielo, ci è stato mostrato il mistero<br />

<strong>della</strong> Croce svelato sotto tre modalità<br />

inseparabili, che esprimono anche<br />

i tre consigli evangelici. Gesù rappresenta<br />

tutta la dimensione <strong>della</strong> Preghiera,<br />

vocazione centrale <strong>della</strong><br />

Comunità. Mosè esprime l’Obbedienza<br />

in tutte le sue forme: ai comandamenti<br />

di Dio - ai superiori - ai fratelli<br />

e alle sorelle - alla Chiesa. Elia ci<br />

introduce all’esistenza profetica con la<br />

dimensione <strong>della</strong> Povertà, del distacco<br />

dai beni di questo mondo, dalla volontà<br />

propria ma anche alla preoccupa-<br />

zione di cercare la gloria di Dio, perché<br />

il discepolo fa le stesse opere del<br />

Maestro: evangelizzazione e compassione.<br />

Questa povertà può condurre al<br />

martirio d’amore per Cristo…<br />

LA CASA<br />

La Casa “Madonna <strong>della</strong> Consolazione”<br />

è stata fondata l’11 Dicembre 1999 dietro<br />

richiesta di Mons. Francesco Miccichè,<br />

Vescovo di Trapani, per rispondere<br />

al progetto diocesano “Erice, Montagna<br />

del Signore”. La Casa è stata fondata<br />

sotto la responsabilità del Diacono Maurizio<br />

Ruffino insieme alla moglie Antonella<br />

Crapisi. Attualmente é responsabile<br />

una sorella, suor Caterina Angela.<br />

Il corpo comunitario è formato da circa<br />

20 persone: 1 giovane coppia con una<br />

bambina, 1 famiglia con due bambini, 4<br />

sorelle consacrate con voti definitivi, 5<br />

fratelli consacrati con voti definitivi, di<br />

cui un Sacerdote, 2 sorelle consacrate<br />

con voti temporanei, 2 sorelle con impegni<br />

temporanei, 1 sorella postulante, 1<br />

fratello probante e altri fratelli e sorelle<br />

che vivono un tempo di discernimento<br />

alla vocazione comunitaria.<br />

MEZZI DI SOSTENTAMENTO<br />

L’abbandono alla Provvidenza divina è<br />

il modo che la Comunità ha scelto per<br />

vivere quotidianamente la fiducia in<br />

Dio, Nostro Padre, mettendo nelle Sue<br />

Mani e al servizio dei fratelli tutti i doni<br />

di cui Egli ci ha colmati. Viviamo, dunque,<br />

in gran parte delle offerte del<br />

nostro lavoro apostolico (missioni, animazioni,<br />

accoglienza, ritiri e artigianati),<br />

senza mettere una tariffa a ciò che<br />

facciamo.<br />

Comunità delle Beatitudini<br />

Madonna <strong>della</strong> Consolazione<br />

Via Sales 23 - 91016 Erice<br />

Tel: 0923 860108 - Fax: 0923869821<br />

E-mail: erice@beatitudinitalia.it<br />

www.erice.beatitudinitalia.it<br />

c/c bancario n° 410051081<br />

Associazione le Beatitudini Erice<br />

c/c postale n° 34997882<br />

Associazione le Beatitudini Erice<br />

5<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in Diocesi


6<br />

eTradizioni<br />

“CARNEVALI STORICI” A PALERMO<br />

Un lungo corteo<br />

di suoni, ritmi e colori,<br />

una bella occasione<br />

per “esportare”<br />

le proprie tradizioni


foto Doriana Bua<br />

di Doriana Bua<br />

L<br />

’opposizione cittàcampagna,<br />

dovuta a<br />

ragioni <strong>eco</strong>nomiche,<br />

sociali e culturali, ha rappresentato<br />

da sempre un punto cruciale<br />

nella storia di ogni Paese. Ancora oggi,<br />

nei piccoli centri, sentiamo l’<strong>eco</strong> e il<br />

peso di questo divario; ma nonostante<br />

tutto l’“isolamento” che spesso si è<br />

venuto a determinare e il vivere all’ombra<br />

delle città, hanno permesso a questi<br />

paesi di poter preservare buona parte<br />

del proprio patrimonio culturale. Nell’odierna<br />

società, in cui tutto cambia<br />

rapidamente, si è esposti a continue e<br />

talvolta radicali innovazioni; i piccoli<br />

centri, perciò, devono difendere le loro<br />

antiche tradizioni da questo processo<br />

vorticoso che altrimenti ingoierebbe il<br />

loro patrimonio, negando così la tra-<br />

smissione alle generazioni future.<br />

Negli ultimi anni, quindi, si è diffusa<br />

una tendenza orientata in questo senso,<br />

in cui le parole chiave sono: conservazione<br />

e valorizzazione. Questo, infatti,<br />

è l’obiettivo principale del progetto<br />

“Carnevali storici di Sicilia”, che unisce<br />

comuni di diverse province con le<br />

loro tradizioni carnevalesche, spesso<br />

s<strong>eco</strong>lari, che vogliono tutelare e far<br />

conoscere. Di questo gruppo fanno<br />

parte: Mezzojuso con il Mastro di<br />

Campo, Bisacquino con i Dominò,<br />

Cinisi con la sfilata di cavalli e cavalieri,<br />

Corleone con i Riavulicchi, Novara<br />

di Sicilia con il gioco del Maiorchino,<br />

Rodì Milici con i Mesi dell’anno, Salemi<br />

con i Giardinieri, Saponara con la<br />

sfilata dell’orso e la corte principesca,<br />

Termini Imerese con u nannu e a<br />

nanna.<br />

Una bella occasione, per “esportare” le<br />

foto Doriana Bua<br />

In alto da sinistra, “i riavulicchi” di Corleone, “i giardinieri” di Salemi, “l’orso” di Saponara, “u nannu e a nanna di Termini Imerese.<br />

In basso, “i maghi” del Mastro di Campo di Mezzojuso “seduti” in Via Roma a Palermo.<br />

proprie tradizioni, è stata offerta a questi<br />

paesi il 1° ottobre a Palermo. Un<br />

lungo corteo di suoni, ritmi e colori,<br />

partito da Piazza Pretoria e giunto sino<br />

a Piazza Politeama, ha letteralmente<br />

invaso la città, concludendosi, poi, con<br />

l’esibizione di ogni gruppo.<br />

Queste manifestazioni contribuiscono,<br />

in parte, a far uscire dall’ombra i piccoli<br />

centri di provincia e dimostrano che<br />

anche questi sono una tessera <strong>della</strong> storia<br />

che ci accomuna e che vogliono<br />

contribuire a scriverne altri pezzi. Bisogna,<br />

però, senza abbassarsi alle regole<br />

del consumo o ai compromessi del<br />

politico di turno, riuscire a valorizzare<br />

e rafforzare il legame delle tradizioni<br />

principalmente con il proprio territorio;<br />

del resto soltanto qui, nella nostra piazza<br />

ricca di odori, suoni e colori, il<br />

Mastro di Campo ogni anno potrà vincere<br />

la sua battaglia.<br />

7<br />

eTradizioni


8<br />

eCultura<br />

Nel pomeriggio rimase sola in<br />

casa e davanti allo specchio<br />

cominciò a darsi dei consigli.<br />

Se le fosse capitato di rivedere il suo<br />

Cavaliere avrebbe voluto avere<br />

addosso abiti da gran dama, e quindi<br />

bisognava provvedere rovistando<br />

nella cascia o chiedendo a qualche<br />

amica per acconciarsi. Non si sa da<br />

dove venne fuori un tailleurino da<br />

sposina uscita all’ottuiorna, completo<br />

di cappellino e veletta; agli accessori<br />

provvide legando ai perciaricchia<br />

d’oro, che portava dalla nascita,<br />

tutto quello che trovò di luccicante e<br />

appendibile. Nel tempo questa sua<br />

pratica avrebbe trasformato i buchi<br />

dei lobi in vere e proprie asole, dentro<br />

cui passava dei nastrini colorati<br />

atti a sorreggere i più stravaganti<br />

orecchini che si fossero mai potuti<br />

inventare.<br />

Andò in giro sperando che lui la<br />

vedesse e in qualche modo si manifestasse.<br />

Non lo trovava mai. Però<br />

più tempo passava e più cresceva la<br />

sua dedizione: ogni suo gesto, ogni<br />

azione che lei compiva aveva il solo<br />

scopo di risultare gradita, elegante<br />

ed affascinante al momento in cui<br />

avrebbe riavuto il sorriso dei suoi<br />

sogni.<br />

In realtà non lo rivide mai più e<br />

passò la vita a cercare spiegazioni<br />

per sé e per il suo povero amore.<br />

Per un certo tempo si convinse che<br />

delle persone cattive lo tenessero prigioniero;<br />

poi pervenne al convincimento<br />

che l’accompagnò tutta la<br />

vita: era stato costretto a partire per<br />

l’Argentina, ma sarebbe tornato<br />

appena possibile. Lei lo aspettava e<br />

passava la vita a creare per sè addobbi<br />

idonei all’evento.<br />

Via via che il tempo passava, in<br />

paese, come nel resto del mondo,<br />

cadevano alcuni stereotipi e venivano<br />

meno obblighi e rigidità legati ai<br />

dettami <strong>della</strong> moda. Per lei fu una<br />

vera fortuna, perché abbandonò cappellino<br />

e veletta, smise di portare<br />

scarpe con i tacchi e tailleurs; come<br />

se ispirata dal tocco dei grandi<br />

impressionisti, ogni volta, prima di<br />

uscire, si rendeva sempre più eterea,<br />

con veli, tulle e nastrini colorati. In<br />

testa si metteva un cappellino di<br />

paglia con nastri e foulards variopinti,<br />

e quando il sole la illuminava con<br />

il bianco bagliore <strong>della</strong> piazza a fare<br />

da contraltare, sembrava un personaggio<br />

uscito dalla cornice di un<br />

Renoir. Non mancava di stare attenta<br />

alle stagioni, per cui nei mesi di giugno<br />

e luglio i colori dominanti erano<br />

il bianco ed il giallo; le spighe di<br />

grano ornavano il suo cappellino di<br />

paglia, sulle cui falde cuciva un tulle<br />

giallo oro. A primavera dominavano<br />

invece il verde e i fiori di campo.<br />

di Lillo Pennacchio<br />

Tutto il suo tempo era dedicato a<br />

fantastici allestimenti <strong>della</strong> sua<br />

immagine.<br />

Intanto i giorni passavano e lei<br />

diventava più vecchia, ma sempre<br />

più sicura che un giorno avrebbe<br />

potuto rispondere al sorriso del suo<br />

Cavaliere.<br />

A volte a Natale, per sopravvivere<br />

nei momenti di maggior sofferenza,<br />

faceva come noi da bambini quando<br />

costruivamo il “paradiso”. Scostava<br />

delicatamente la polvere di realtà che<br />

ricopriva i suoi sogni ed entrava nel<br />

suo, di paradiso: faceva una spesa<br />

ricchissima, nonostante i tentativi di<br />

dissuasione dei negozianti, poi tornava<br />

a casa e si addobbava per uscire.<br />

Arrivata in chiesa, si sedeva<br />

facendo in modo che nessuno si<br />

sedesse accanto a lei. Seguiva con<br />

attenzione la funzione <strong>della</strong> Nasciuta<br />

ru Bamminu e ogni tanto si aggiustava<br />

sulle spalle una pelliccia sintetica<br />

di color azzurro elettrico, scostava i<br />

fili argentati da albero di Natale che<br />

aveva messo sul suo cappellino e che<br />

le cadevano davanti agli occhi; poi,<br />

proteggendo con una mano le palline<br />

dorate di vetro soffiato che si era<br />

legata alle orecchie, e con l’altra<br />

mano, portandosi un fazzolettino alla<br />

bocca, bisbigliava qualcosa al suo<br />

amore che le sedeva accanto, sulla<br />

panca vuota.


Tutto il suo tempo<br />

era dedicato<br />

a fantastici allestimenti<br />

<strong>della</strong> sua immagine<br />

9<br />

eCultura


e10<br />

Cultura<br />

di Nicola Perniciaro<br />

AMezzojuso c’era un cinema,<br />

denominato “Silvio Pellico” o<br />

comunemente detto “A PALESTRA”,<br />

con licenza parrocchiale, era ubicato in<br />

via Barone Schiros, e gestito dal sig.<br />

Giacomo Dorsa, da tutti chiamato Giacuminu.<br />

Nel primo pomeriggio alle ore 17,00 il<br />

sig. Dorsa, provvedeva a far appendere<br />

in p.zza Umberto I, nel prospetto del<br />

salone Bua, angolo via Accascina, il<br />

cartellone pubblicitario.<br />

L’ingresso dell’ex cinema<br />

“ ...Nel primo pomeriggio<br />

alle ore 17,00 il sig. Dorsa,<br />

provvedeva a far appendere<br />

in Piazza Umberto I°,<br />

nel prospetto del salone Bua,<br />

angolo via Accascina,<br />

il cartellone pubblicitario.<br />

Il ragazzo incaricato<br />

poteva considerarsi<br />

privilegiato, dato che la sera<br />

entrava gratis al cinema...<br />


Il ragazzo incaricato di appendere il<br />

cartellone pubblicitario, poteva considerarsi<br />

privilegiato, dato che la sera<br />

entrava gratis al cinema. Contemporaneamente,<br />

il sig. Dorsa, esponeva una<br />

locandina nel bar Caffè Roma.<br />

Noi ragazzi eravamo divisi in due gruppi:<br />

il gruppo dell’Azione Cattolica<br />

“Silvio Pellico”, e il gruppo del “Cristo<br />

Re”. I ragazzi del “Silvio Pellico”,<br />

godevano tutti dello sconto per entrare<br />

al cinema; invece i ragazzi del “Cristo<br />

Re” avevano la possibilità di entrare<br />

gratis, in base ad un elenco, che il parroco,<br />

padre Frank Ver<strong>eco</strong>ndia, dava al<br />

sig. Dorsa.<br />

Il pomeriggio, in una bacheca esposta<br />

nella Madrice latina, padre Frank,<br />

segnalava a noi ragazzi, se era consentita<br />

la visione dei films, facendo una graduatoria:<br />

tutti sottolineato blu, adulti o<br />

adulti con riserva colore giallo, sconsigliato<br />

in rosso. La prima cosa che facevamo<br />

noi ragazzi era di andare in chiesa<br />

e vedere la bacheca, leggere la graduatoria,<br />

e capire se era consentito<br />

andare al cinema usufruendo delle agevolazioni.<br />

Negli anni Sessanta e inizi anni Settanta,<br />

la Palestra era un locale dove gruppi<br />

familiari, potevano assistere alla proiezione<br />

dei films. La domenica o i giorni<br />

festivi, di solito il sig. Dorsa faceva due<br />

proiezioni; la prima alle ore 17,00, dove<br />

assistevano i bambini e le famiglie, e<br />

l’altra alle ore 20,30.<br />

Il locale era composto da un piccolo<br />

ingresso - biglietteria, la sala e un gabinetto<br />

unico, sia per uomo che per<br />

donna. Vicino al gabinetto vi era l’uscita<br />

di sicurezza.<br />

Dietro lo schermo vi era ricavato un<br />

piccolo locale adibito a deposito; alla<br />

cabina di proiezione vi si accedeva<br />

dalla sala, mediante una piccola scala.<br />

Il soffitto era ricoperto con tela di iuta.<br />

Il locale poteva contenere 152 spettatori,<br />

ed era così diviso: le prime tre file,<br />

circa 40-50 posti, sedili in legno non<br />

imbottiti, riservate ai ragazzi; le altre<br />

file, costituite da sedili imbottiti, riservate<br />

agli adulti.<br />

Il costo del biglietto era differenziato. I<br />

ragazzini avevano il biglietto ridotto,<br />

circa 50 lire; gli adulti, circa 100 lire,<br />

biglietto intero. I ragazzi potevamo<br />

prendere posto solo nelle prime tre file,<br />

guai se qualcuno si azzardava a sedere<br />

negli altri posti, non appena arrivava un<br />

adulto era costretto ad alzarsi; anzi era<br />

Prima di iniziare la<br />

proiezione e durante<br />

l’intervallo, in sala<br />

passava una persona<br />

che vendeva le aranciate<br />

e le gazzose.<br />

Famose erano le aranciate<br />

a caffè, una bevanda<br />

simile al chinotto.<br />

proprio il sig. Dorsa a farlo alzare.<br />

Dentro il locale venivano appese diverse<br />

locandine per propagandare i films<br />

che si dovevano proiettare, e in alcune<br />

veniva indicato, a caratteri cubitali, la<br />

data <strong>della</strong> proiezione. Addirittura quando<br />

era un film di grido la locandina<br />

veniva appesa un paio di mesi prima.<br />

Prima di iniziare la proiezione e durante<br />

l’intervallo, in sala passava una persona<br />

che vendeva le aranciate e le gazzose.<br />

Famose erano le aranciate a caffè,<br />

una bevanda simile al chinotto.<br />

L’inizio <strong>della</strong> proiezione avveniva in<br />

questo modo: si sentiva un suono di<br />

campanello e subito iniziava la proiezione<br />

<strong>della</strong> “La settimana INCOM”<br />

(una rubrica culturale settimanale), a<br />

seguire proiettavano la pubblicità dei<br />

films, che noi chiamavamo “a rappresentazione”,<br />

poi si accendevano nuovamente<br />

le luci <strong>della</strong> sala, passava qualche<br />

minuto, si sentiva di nuovo il suono<br />

del campanello, si accendevano delle<br />

luci colorate attorno allo schermo e<br />

iniziava la proiezione del film.<br />

Gli operatori più importanti, sono stati:<br />

Pietro Cannizzaro, Ciccio Vittorino,<br />

Totò Barone e Nino Cosentino.<br />

Per la proiezione dei “I Dieci Coman-<br />

damenti”, (data l’importanza), il sig.<br />

Dorsa si è fatto aiutare dai fratelli Cuttitta,<br />

i figli di “mastro” Matteo. I fratelli<br />

Cuttitta, anche loro cineoperatori,<br />

se non ricordo male, sono stati i primi<br />

ad iniziare l’attività nella sala <strong>della</strong><br />

“Palestra”.<br />

Per la cronaca, alla fine degli anni cinquanta,<br />

a Mezzojuso vi era un altro<br />

operatore, il sig. La Gattuta Salvatore,<br />

però operava solo in piazza.<br />

I film che appassionavano gli spettatori<br />

erano quelli di Maciste, Ercole, Sansone,<br />

cappa e spada.<br />

Negli anni ‘70 andavano di moda i<br />

film western, come: Per un pugno di<br />

dollari, Il buono il brutto e il cattivo,<br />

ecc.<br />

Erano seguiti anche i films comici, di<br />

Totò, Franchi e Ingrassia, e quelli muiscali<br />

(In ginocchio da te, Nel sole, ecc).<br />

Verso la fine degli anni Settanta con<br />

l’avvento <strong>della</strong> televisione a colori,<br />

andava scemando l’interesse per il<br />

cinema. Nelle grande città alcune sale<br />

chiudevano, molti locali cominciarono<br />

a cambiare genere di film, nella maggior<br />

parte incominciarono a proiettare<br />

film sex, e anche nel nostro cinema si<br />

incominciano a proiettare questo genere<br />

di pellicole.<br />

Ormai la palestra è frequentata solo da<br />

persone che vanno a vedere esclusivamente<br />

questi films. Qualcuno, forse<br />

preso dalla vergogna di farsi notare, si<br />

recava al cinema a spettacolo iniziato e<br />

andava via un po’ prima <strong>della</strong> fine, così,<br />

s<strong>eco</strong>ndo lui non veniva notato, non<br />

sapendo che si sapeva tutto e di tutti.<br />

Così come tutti gli altri locali, anche la<br />

Palestra è costretta a chiudere. Nel film<br />

“Nuovo Cinema Paradiso” il cinema<br />

viene demolito, facendolo saltare in<br />

aria, per creare un posteggio. A Mezzojuso,<br />

i proprietari del locale lo frazionano<br />

e lo dividono in diverse parti adibendoli<br />

a magazzini.<br />

Quanti ricordi belli, come posso<br />

dimenticare quelle serate d’inverno in<br />

cui la sala era piena zeppa, si aspettava<br />

solo, con ansia, l’inizio <strong>della</strong> proiezione,<br />

malgrado l’aria era resa irrespirabile<br />

dal fumo di sigarette e i vestiti<br />

restavano impregnati per diversi mesi.<br />

Ma malgrado tutto, trascorrevamo le<br />

serate in compagnia con allegra spensieratezza,<br />

a differenza dei ragazzi di<br />

oggi che chiusi nelle loro stanzette<br />

dialogano solo con il computer e i<br />

telefonini.<br />

11<br />

eCultura


12<br />

eAttualità<br />

SICILIA,<br />

TERRA DI IMMIGRATI CHE EMIGRANO<br />

La Sicilia, in virtù <strong>della</strong> sua posizione<br />

geografica, che la pone al centro<br />

del Mediterraneo, è diventata il terminale<br />

dei viaggi <strong>della</strong> disperazione<br />

affrontanti dagli immigrati clandestini.<br />

L’isola di Lampedusa e le coste meridionali<br />

sono diventate teatro di una<br />

tragedia globale, che ci vede nostro<br />

malgrado costretti ad operare in situazione<br />

di continua emergenza per accogliere<br />

ed assistere giovani, donne e<br />

bambini, che emigrano alla ricerca di<br />

condizioni di vita migliore.<br />

La Sicilia è rimasta quasi da sola a<br />

fronteggiare una emergenza complessa<br />

ed interminabile, anche perché nel<br />

recente passato le relazioni diplomatiche<br />

con la Libia, dalle cui coste salpano<br />

le fatiscenti barche, sono state<br />

impostate e gestite in maniera alquanto<br />

superficiale.<br />

Tutta la gestione degli sbarchi è oggi<br />

affrontata alla stregua di una operazione<br />

di ordine pubblico e di polizia,<br />

mentre sarebbe opportuno inquadrare<br />

il fenomeno, da un punto di vista normativo,<br />

concependo il fenomeno<br />

come una grande questione sociale e<br />

culturale, come una importante risorsa<br />

per la Sicilia e l’Italia. La maggior<br />

parte di questi immigrati non restano<br />

in Sicilia, per cui ritengo che oggi<br />

viviamo una fase delicata, nella quale,<br />

grazie alla mancata adozione di scelte<br />

di indirizzo in materia di politica<br />

occupazionale, assistiamo, quasi<br />

impotenti ad una doppia migrazione:<br />

dei nostri giovani e degli immigrati.<br />

In tutto il territorio europeo, solamente<br />

in Sicilia si verifica una contraddizione<br />

così vistosa, come se<br />

l’Isola fosse diventata una terra invivibile<br />

da cui partono tutti, anche<br />

quelli che arrivano, e solo pochi si<br />

fermano.<br />

Le ragioni di tanto malessere trovano<br />

la loro origine nella mancanza di una<br />

seria politica di sviluppo dell’Isola: nel<br />

settore agricolo è prevalsa la politica<br />

dell’assistenza a danno di una seria<br />

impostazione incentivante, tale da<br />

porre i nostri prodotti nelle condizioni<br />

di poter sfidare il mercato globale; nel<br />

settore industriale non siamo stati in<br />

di Sandro Miano<br />

grado di attrarre capitali dal Nord e<br />

dall’Estero per dotare la Regione di un<br />

tessuto industriale basato sulla creazione<br />

di piccole e medie imprese, inseguendo<br />

un sogno industriale che ha<br />

garantito le grosse imprese dell’automobile<br />

e <strong>della</strong> lavorazione e raffinazione<br />

del petrolio, con tutti i guai che<br />

ne sono derivati, sia di degrado<br />

ambientale che di gravi crisi occupazionali,<br />

per non parlare poi <strong>della</strong> chimera<br />

del polo chimico, che ha divorato<br />

una valanga di risorse pubbliche<br />

senza essere mai neppure d<strong>eco</strong>llato;<br />

nel settore turistico non siamo stati in<br />

grado di coniugare le emergenze storico-archeologiche<br />

e l’amenità delle<br />

nostre coste con la penetrazione verso<br />

l’interno, alla riscoperta di territori<br />

altrettanto belli e suggestivi sia da un<br />

punto di vista ambientale che storico.<br />

A tutto questo dobbiamo aggiungere<br />

che esiste una certa classe imprenditoriale<br />

che non ama assumere lavoratori,<br />

tecnici ed amministrativi come legge<br />

impone, ma vuole solo servi a mezzo<br />

stipendio.


In un tale scenario è normale che<br />

fuggano tutti, pure gli immigrati ma<br />

è doveroso aprire degli spunti di<br />

riflessione su quali possono essere i<br />

correttivi da apportare.<br />

Ritengo che la questione riguardante<br />

gli immigrati clandestini debba essere<br />

posta come questione prioritaria da<br />

parte del Governo Nazionale, per definire<br />

un quadro giuridico e legislativo<br />

mirato all’eliminazione <strong>della</strong> tratta<br />

clandestina e che possa garantire agli<br />

immigrati i diritti, ma anche i doveri,<br />

di uomini liberi, adottando provvedimenti<br />

che favoriscano un approccio<br />

più civile ed umano del fenomeno.<br />

Interessante sembra, a tale proposito,<br />

la volontà di garantire la cittadinanza<br />

italiana a tutti coloro che dimostrano<br />

di avere soggiornato almeno per cinque<br />

anni consecutivi nella nostra<br />

nazione, perché sicuramente gli immigrati,<br />

oltre che ad ampliare la base<br />

sociale attiva e a rimpinguare il tessuto<br />

demografico, sono risorse portatrici<br />

di culture e mentalità nuove, animate<br />

dalla tenace forza di volontà che gene-<br />

ralmente caratterizza i nuovi arrivati.<br />

E tutto questo potrebbe aiutarci a rompere<br />

certe incrostazioni, a delineare<br />

nuovi orizzonti, ad attivare dinamiche<br />

inedite capaci di fare uscire l’<strong>eco</strong>nomia<br />

siciliana dal pantano <strong>della</strong> spesa<br />

pubblica e del parassitismo.<br />

Alla nostra Regione spetta il compito<br />

importante di individuare nuovi percorsi<br />

di sviluppo, ripensando e ridisegnando<br />

modelli di integrazione<br />

all’interno <strong>della</strong> complessa dinamica<br />

internazionale che ci vede in posizione<br />

di vantaggio e privilegio per<br />

ragioni geografiche rispetto alle altre<br />

regioni europee.<br />

È necessario recuperare il terreno perduto<br />

attraverso una radicale inversione<br />

di mentalità nell’approccio alla distribuzione<br />

delle risorse europee. Risorse<br />

che altrove hanno creato sviluppo per<br />

le popolazioni residenti, uscendo dalla<br />

logica assistenzialistica e clientelare<br />

che notoriamente crea ricchezza per<br />

pochi e povertà per tutti gli altri che<br />

devono combattere per resistere alla<br />

tentazione <strong>della</strong> emigrazione per man-<br />

tenere condizioni di vita dignitosa.<br />

È necessario porre rimedio alla grave<br />

carenza infrastrutturale che penalizza la<br />

circolazione delle merci da una parte<br />

all’altra dell’Isola, ristrutturando il tessuto<br />

viario e potenziandolo, adeguando<br />

porti, aeroporti e ferrovie per garantire<br />

un più funzionale e rapido movimento<br />

di persone e merci. Condizioni queste<br />

indispensabili per essere concorrenziali<br />

e potenzialmente con le carte in regola<br />

per intercettare il flusso che inevitabilmente<br />

si verificherà fra quattro anni con<br />

l’apertura del libero scambio che vede il<br />

Mediterraneo come terminale più vicino<br />

considerata l’ascesa <strong>della</strong> Cina e dell’Estremo<br />

Oriente nel campo <strong>della</strong> produzione<br />

mondiale.<br />

Se a tutto questo si coniugherà una<br />

seria politica di rivisitazione per un<br />

rilancio dei tre settori vitali per l’<strong>eco</strong>nomia:<br />

l’agricoltura, l’industria ed il<br />

turismo, allora veramente potremo gridare<br />

forte che la Sicilia è una terra libera.<br />

Diversamente potremo solo dire che<br />

in Sicilia si è liberi di… emigrare, tutti<br />

in partenza, anche quelli che arrivano.<br />

13<br />

eAttualità


e14<br />

Volontariato<br />

IN NIGERIA CON “SOLARIA”<br />

U n viaggio dall’Europa all’Africa.<br />

Un viaggio che parte da Mezzojuso,<br />

Palermo, Sicilia, Italia, per giungere<br />

a Nnewi, Lagos, Nigeria. Due mondi<br />

distanti, due culture diverse, apparentemente<br />

lontani che sembrano non avere<br />

nulla in comune. Ma la realtà delle cose<br />

è sempre diversa da ciò che emerge in<br />

superficie. E queste due città sono accomunate<br />

oltre che da un amore per la<br />

propria terra, per il proprio popolo e la<br />

propria cultura (non a caso la Sicilia<br />

viene denominata l’Africa del Nord!),<br />

anche dalla volontà di sostegno espressa<br />

da alcuni volontari, come il dottore di<br />

Mezzojuso Giacomo Vernengo, che<br />

anche quest’anno ha intrapreso il suo<br />

iter in posti che non hanno<br />

la fortuna<br />

di essere<br />

bene-<br />

stanti come i paesi occidentali.<br />

Dalla testimonianza del dottore, emerge<br />

che nei villaggi <strong>della</strong> Nigeria mancano i<br />

beni di prima necessità, acqua e cibo,<br />

così come mancano le infrastrutture (le<br />

strade, i ponti, le fogne), i servizi più<br />

importanti per la sopravvivenza (gli<br />

ospedali) e quelli per l’ingresso nella<br />

vita civile (le scuole). Alcune di queste<br />

strutture sono formalmente presenti, se<br />

si considera solo la fisicità dei fabbricati,<br />

ma nei fatti è quasi del tutto dolorosamente<br />

assente ogni loro funzione.<br />

Per questo motivo il dottore Vernengo<br />

ha voluto far ritorno in Africa, in Nigeria,<br />

a distanza di un anno, in rappresentanza<br />

<strong>della</strong> piccola associazione Solaria,<br />

associazione da lui voluta e fondata<br />

proprio per cercare di portare un po’ di<br />

respiro a quelle persone che non ne<br />

hanno la possibilità.<br />

E quindi il viaggio comincia di nuovo,<br />

quest’anno il 3 settembre, dall’aeroporto<br />

di Punta Raisi “Falcone-Borsellino”<br />

di Palermo, in compagnia di Gioacchino<br />

Napoli. Un volo porterà i due volontari<br />

prima a Milano, e da qui un altro<br />

volo li farà arrivare a Lagos.<br />

Da Lagos in poi, sarà un mezzo solo<br />

vagamente assimilabile ad un pullman<br />

il mezzo di trasporto che farà giungere i<br />

due compaesani a Nnewi, capitale del<br />

Anambra State.<br />

Quindi da qui ha inizio l’avventura.<br />

350 visite, la costruzione di un pozzo e<br />

due interventi chirurgici di rilevanza<br />

sono il risultato di questa missione, che,<br />

al di là dei numeri, ha raggiunto un altro<br />

importantissimo obiettivo (che detto<br />

così potrebbe sembrare retorica, ma che<br />

si deve invece intendere nel suo vero<br />

senso), quello di portare la speranza in<br />

posti che sembrano essere stati quasi<br />

dimenticati, la speranza di poter avere<br />

una possibilità, qualunque essa sia, ma<br />

pur sempre una possibilità!<br />

E la possibilità di migliorare realmente<br />

la qualità <strong>della</strong> vita l’Associazione<br />

“Solaria”, rappresentata dai due volontari,<br />

è riuscita a offrirla concretamente<br />

agli abitanti del villaggio AKWAIHE-<br />

DY, villaggio fino ad oggi sprovvisto di<br />

acqua potabile, che si è sempre servito<br />

di quella infetta che scorreva lungo<br />

qualche vecchio letto di fiume inariditosi<br />

nel tempo.<br />

Quindici giorni di tempo per un costo<br />

complessivo di circa 3.000 euro per


a cura di Francesca Brancato<br />

arrivare a scavare un pozzo d’acqua<br />

pulita a 80 metri circa di profondità, con<br />

l’ausilio di una ditta che ha lavorato<br />

solo con braccia umane e tubi. Un lavoro<br />

immenso, ma che non è costato poi<br />

chissà quanto in termini <strong>eco</strong>nomici e di<br />

tempo, e che ci fa capire quanto aiutare<br />

può essere molto più semplice di quanto<br />

si pensi.<br />

A questo punto acquisiamo dal dottore<br />

le informazioni sulle malattie più<br />

frequenti riscontrate durante le visite<br />

in quei villaggi. Con grande sorpresa<br />

si scopre che si tratta di malattie non<br />

tanto diverse da quelle che conosciamo<br />

noi: diabete, ipertensioni, malattie<br />

epidermiche, da funghi, ma soprattutto<br />

malattie infettive quali la malaria, la<br />

tubercolosi, le salmonellosi, le malattie<br />

parassitarie, che comunque, al di là<br />

<strong>della</strong> gravità prodotta al di fuori di<br />

adeguate cure mediche, possono di<br />

certo essere tranquillamente combattute<br />

e debellate.<br />

A tal proposito preme citare l’esperienza<br />

presso il villaggio di Oraifite, in<br />

cui si è concentrato il maggior numero<br />

di visite ed interventi medici realizzati<br />

durante questa missione. Fra i<br />

tanti va ricordato l’intervento chirurgico<br />

a cui è stata sottoposta una ragazza<br />

di 16 anni. Grazie anche al prezioso<br />

aiuto di un chirurgo di Nnewi,<br />

durante tale intervento è stato asportato<br />

un tumore di tipo filloide, cresciuto<br />

già da 4 anni nel seno <strong>della</strong> giovane<br />

paziente. Il peso del tumore procurava<br />

un tale handicap per cui la ragazza riusciva<br />

a stento a camminare.<br />

Occorre ricordare un altro momento<br />

molto importante, la nascita di Gioacchina,<br />

una bambina nata da madre che<br />

aveva provato, già per ben tre volte, a<br />

dare alla luce un figlio, ma che non<br />

aveva in tutti e tre i casi potuto veder<br />

rimanere in vita i propri figli, a causa<br />

di una probabile eritroblastosi fetale,<br />

procurata da incompatibilità di sangue,<br />

causata forse da trasfusioni senza<br />

controlli o dall’utilizzo di sangue sconosciuto.<br />

Ma Gioacchina è stata più<br />

fortunata dei suoi tre fratelli, perché al<br />

momento <strong>della</strong> nascita, si trovavano in<br />

missione presso il suo villaggio due<br />

volontari italiani: un pediatra e un suo<br />

caro amico. Così, dopo venti minuti di<br />

rianimazione, Gioacchina ce l’ha<br />

fatta: ha aperto gli occhi e ha comin-<br />

Accanto, il Dr. Giacomo Vernengo e il nostro amico Gioacchino Napoli nei luoghi <strong>della</strong><br />

missione, a destra la piccola Gioacchina con la mamma.<br />

Riportiamo di seguito il numero di C/C postale dell’Associazione<br />

SOLARIA, per chi desidera offrire un contributo per le iniziative<br />

umanitarie in Africa.<br />

C/C n° 63919625 intestato a SOLARIA Associazione di volontariato<br />

ciato a piangere!<br />

Il nome alla bimba fortunata, è stato<br />

dato in onore proprio di Gioacchino<br />

Napoli, accompagnatore del dottore<br />

Vernengo, e per l’occasione suo assistente.<br />

Certo questi sono solo i pochi esempi di<br />

quella che è stata un’attività durata<br />

poco più di un mese e che purtroppo ha<br />

sostenuto solo una piccolissima fetta<br />

dei bisogni gravi, quotidiani e quasi<br />

sempre irrisolti di quelle popolazioni.<br />

Sono solo pochi barlumi di luce, poichè<br />

come ci raccontano sia il dottore che<br />

Gioacchino, la situazione in Nigeria in<br />

quest’ultimo anno trascorso non è cambiata,<br />

la povertà delle città e dei villaggi<br />

è ancora disastrosa.<br />

Ogni giorno che arriva è un giorno in<br />

più. È vero, le tradizioni di questa terra<br />

sono forti, affascinanti, come la festa<br />

che fanno a chi muore, festa che dura<br />

mesi e mesi. Ma, per affrontare la vita<br />

di tutti i giorni, le persone hanno davvero<br />

bisogno del nostro aiuto.<br />

Un aiuto concreto è possibile!<br />

L’esperienza del dottore Giacomo Vernengo<br />

e di Gioacchino Napoli ne è la<br />

prova tangibile!<br />

15<br />

eVolontariato


16<br />

eServizio<br />

Civile<br />

Il Servizio Civile e l’impegno per gli altri<br />

Questa mattina, alle prime luci dell’alba,<br />

l’ennesima “carretta del<br />

mare” è approdata sulle coste di Lampedusa.<br />

50 i clandestini a bordo <strong>della</strong><br />

barca, sopravvissuti alla traversata; 7<br />

le vittime che, invece, sono cadute in<br />

mare.”<br />

Siamo ormai abituati a sentire queste<br />

notizie. Di queste persone che molto<br />

spesso lasciano tutto nel loro paese per<br />

scappare dalla povertà e dalla fame, o<br />

soltanto per cercare una vita migliore.<br />

Persone che decidono di attraversare<br />

mille peripezie pur di riuscire nei loro<br />

intenti. Alcuni non hanno la più pallida<br />

idea di quello che troveranno una volta<br />

arrivati. Anzi pensano che la traversata<br />

sia l’ostacolo più grande per poi arrivare<br />

in questa famigerata terra del benessere.<br />

Altri, invece, sono ben consapevoli<br />

di non essere diretti in terre così<br />

paradisiache, ma scappano da situazioni<br />

molto gravi che di paradisiaco non<br />

hanno proprio niente.<br />

Questi sono problemi che non toccano<br />

neanche, la maggior parte di noi sici-<br />

liani ed anzi molti sono contrari<br />

all’aiutare queste povere persone, perché<br />

c’è la tendenza a pensare che chi<br />

aiuta questi poveri disgraziati lo faccia<br />

per soli scopi di lucro.<br />

Bene la Caritas mi ha dato l’opportunità<br />

di confrontarmi in modo diretto con<br />

questi problemi e soprattutto con queste<br />

persone. Tutto ciò grazie al Servizio<br />

Civile. Questo anno di servizio, svolto<br />

all’interno del centro di prima accoglienza<br />

di S. Cristina Gela, mi ha aperto<br />

gli occhi. Nata più per necessità<br />

(purtroppo sappiamo tutti che la situazione<br />

dell’occupazione e del lavoro in<br />

Sicilia è piuttosto tragica…) che per<br />

puro spirito di volontariato, la mia partecipazione<br />

a questo progetto di servizio<br />

civile, si è tramutata col tempo in<br />

un vero e proprio desiderio di aiutare<br />

queste persone. Mi sono reso conto di<br />

aver la possibilità di confrontarmi con<br />

culture, religioni e usanze molto varie,<br />

ma soprattutto molto affascinanti e di<br />

farne tesoro, facendomi crescere tanto.<br />

Mi sono ritrovato a far parte di una<br />

grande famiglia, composta da membri<br />

provenienti dalle parti più disparate<br />

dell’Africa e dell’Asia. Certo, come in<br />

tutte le famiglie, ci sono sia i momenti<br />

di pace e piena collaborazione che i<br />

momenti più difficili, ma questo è normale<br />

ed il centro è attivo ed attento ad<br />

osservare eventuali problemi per poi<br />

poterli risolvere insieme. Sono rimasto<br />

subito stupefatto dall’atmosfera di<br />

amicizia che regna all’interno del centro:<br />

non pensavo che persone tanto<br />

diverse fra loro potessero instaurare<br />

subito un rapporto tale. Ho, invece,<br />

imparato che è proprio dalle diversità<br />

che dobbiamo trarre vantaggio: il confronto<br />

continuo con queste persone è<br />

importantissimo perché hanno da condividere<br />

con noi esperienze e culture<br />

uniche che ci possono fare crescere<br />

culturalmente ed eticamente. È stato un<br />

anno in cui ho ricevuto molto di più di<br />

quello che invece ho dato con il mio<br />

volontariato.<br />

Antonio Di Carlo


Nella pagina accanto, foto di gruppo dei volontari del progetto di Servizio Civile 2005-<strong>2006</strong>;<br />

Sopra, il Centro di Prima Accoglienza “Oasi del Viandante” di Santa Cristina Gela (Pa) e alcuni bambini ospiti.<br />

Si è concluso l’anno di volontariato sociale presso la Caritas diocesana<br />

di Piana degli Albanesi. La testimonianza di due volontari.<br />

Ci sono esperienze nella vita che<br />

cambiano, la formano, aiutano a<br />

crescere, a vedere il mondo come non<br />

lo si era mai visto, Per me una di queste<br />

esperienze è stata quella del servizio<br />

civile svolto presso un centro Caritas di<br />

prima accoglienza per immigrati.<br />

Con tale progetto si conoscono culture e<br />

tradizioni diverse, diverse tra loro,<br />

strappate dal loro ambiente tradizionale<br />

e che si trovano in un mondo diverso<br />

dove la parola d’ordine è adattarsi perdendo<br />

il suo significato originale.<br />

Durante tale esperienza ho capito ancora<br />

di più quel senso di appartenenza ad<br />

una cultura e quanto sia ingiusto chiedere<br />

agli immigrati di abbandonare le<br />

loro tradizioni per acquisirne di nuove.<br />

Riassumendo la prima cosa che ho<br />

imparato è stata quella che l’integrazione<br />

è essenziale ma solo quando avviene<br />

nel rispetto delle altrui culture.<br />

Le persone che ho conosciuto durante<br />

tale esperienza erano persone con problemi<br />

che andavano dalla mancanza di<br />

un posto dove vivere alla difficoltà di<br />

trovare il cibo necessario per sfamare se<br />

stessi e a volte anche i figli.<br />

L’impatto con tale situazioni è stato<br />

molto duro e le difficoltà sono state<br />

tante, dai problemi più semplici di<br />

comunicazione a quelli derivanti dalle<br />

normali incomprensioni che possono<br />

nascere in ogni famiglia, mi sono trovata<br />

in una grande famiglia dove l’obiettivo<br />

primario era aiutare.<br />

Con il passare dei giorni l’iniziale<br />

senso di disorientamento è stato sostituito<br />

da una forte volontà di capire,<br />

oltre i confini <strong>della</strong> lingua stessa, di<br />

comprendere e aiutare.<br />

Estremamente importante a mio avviso<br />

è stato lo spirito di collaborazione tra<br />

gli operatori e noi ragazzi del servizio<br />

civile perché è stato ciò che mi ha permesso<br />

di capire come comportarmi e<br />

cosa fare per rendermi utile in qualsiasi<br />

situazione. Non sempre è stato facile<br />

perché diverse erano le difficoltà che si<br />

proponevano ogni giorno, proprio perché<br />

all’interno <strong>della</strong> struttura vi erano<br />

ospiti non solo di culture diverse ma<br />

ovviamente con caratteri diversi.<br />

Proprio perché vi era uno spirito di collaborazione<br />

non avevo un ruolo preciso<br />

e predeterminato, di volta in volta svolgevo<br />

compiti diversi dal normale aiuto<br />

in cucina all’aiutare alcuni ospiti alla<br />

comprensione <strong>della</strong> nostra lingua,<br />

oppure mi occupavo dei bambini.<br />

Concludo affermando che a mio avviso<br />

tale progetto ha realizzato davvero un<br />

processo formativo essenziale per la<br />

mia vita e che s<strong>eco</strong>ndo me ognuno<br />

almeno una volta nella vita dovrebbe<br />

svolgere.<br />

Angela La Barbera<br />

17<br />

eServizio<br />

Civile


18<br />

eScuola<br />

Iniziamo da questo numero la pubblicazione<br />

del progetto “memorie di pietra”<br />

e “chiazzi, strati e vaneddi”, un viaggio<br />

attraverso le strade, le piazze, i vicoli e<br />

le lapidi di Mezzojuso, realizzato dagli<br />

alunni delle classi quarte A e B dell’Istituto<br />

Comprensivo “G. Buccola” di Mezzojuso<br />

e coordinato dai docenti Lidia<br />

Lala, Lina Musacchia, Sara Schillizzi,<br />

Giuseppe Di Miceli.<br />

Il progetto che abbiamo svolto in IV elementare<br />

è nato per conoscere le vie, le<br />

piazze e i vicoli di Mezzojuso.<br />

Inizialmente ci hanno spiegato con precisione<br />

come era organizzato e cosa dovevamo<br />

fare. In seguito abbiamo esaminato<br />

le schede che, durante i pomeriggi,<br />

avremmo dovuto compilare. Il primo<br />

giorno che siamo usciti si sono formati tre<br />

gruppi e ad ognuno è stata assegnata una<br />

zona del paese da esaminare. Ogni volta,<br />

in una via, osservavamo i numeri civici,<br />

gli elementi particolari, in che condizioni<br />

era la strada e, facendo un lavoro di ricerca<br />

grazie ai libri e alle enciclopedie, conoscevamo<br />

i personaggi, le date o gli avvenimenti<br />

storici da cui ogni via prendeva il<br />

nome. Infine abbiamo ricostruito la<br />

mappa di Mezzojuso e così abbiamo prodotto<br />

un cd rom intitolato “Chiazzi, strati<br />

e vaneddi”, dove sono rappresentate con<br />

varie fotografie tutte le vie del paese, ogni<br />

via illustrata è accompagnata da una scheda<br />

descrittiva.<br />

L’anno successivo abbiamo completato il<br />

lavoro precedente esaminando nei minimi<br />

particolari le lapidi. Il metodo che abbiamo<br />

usato è molto simile, quasi uguale, a<br />

quello utilizzato per le vie. Tutti insieme<br />

scrivevamo nelle schede quando le lapidi<br />

erano state posizionate, di che materiale<br />

erano, in che lingua erano state scritte, a<br />

chi o a che cosa erano state dedicate e in<br />

quale posto si trovavano. Poi, sul modello<br />

del progetto precedente, abbiamo prodotto<br />

un s<strong>eco</strong>ndo cd, “Memorie di pietra”,<br />

anch’esso completo di foto. Realizzando<br />

questi progetti ci siamo divertiti molto e<br />

collaborando insieme abbiamo imparato a<br />

condividere con piacere il lavoro di gruppo.<br />

Inoltre i progetti sono stati anche utili<br />

perché ci hanno insegnato ad orientarci<br />

meglio nel nostro paese e ci hanno fatto<br />

scoprire nuovi personaggi che fanno parte<br />

<strong>della</strong> storia di Mezzojuso.<br />

Progetto realizzato dalle classi quarte A e B dell’Istituto Comprensivo “G. Buccola” di Mezzojuso - Anno scolastico 2004-2005<br />

e coordinato dai docenti Lidia Lala, Lina Musacchia, Sara Schillizzi e Giuseppe Di Miceli<br />

Giovanni Nuccio I B<br />

Sito: Piazza Umberto I<br />

(esterno Palazzo Comunale)<br />

Materiale: Marmo<br />

Stato di conservazione: Mediocre<br />

Lingua: Italiano<br />

Note: contiene un medaglione in bassorilievo<br />

con il ritratto del Bentivegna eseguito<br />

dallo scultore Benedetto De Lisi. Il testo<br />

<strong>della</strong> lapide è di Luigi Mercantini.<br />

A FRANCESCO BENTIVEGNA<br />

INSORTO CON MEZZOJUSO IL 20<br />

NOV. 1856 QUI NEL DICEMBRE<br />

DELLO STESSO ANNO PRELUDEN-<br />

DO A FATTI CHE MATURARONO NEL<br />

1860 DA VILE PAUROSA TIRANNIDE<br />

MOSCHETTATO<br />

Sito: Corso Vittorio Emanuele (casa natale)<br />

Materiale: marmo<br />

Stato di conservazione: buono<br />

Anno di scoprimento: 2005<br />

Occasione scoprimento: centenario <strong>della</strong> morte<br />

Lingua: Italiano<br />

IN QUESTA CASA IL 28 GENNAIO<br />

1903 NACQUE IGNAZIO GATTUSO<br />

ILLUSTRE STUDIOSO DELLA STO-<br />

RIA E DELLE TRADIZIONI POPOLARI<br />

DI MEZZOJUSO LA SUA OPERA<br />

COSTITUIRA’ PER LE FUTURE GENE-<br />

RAZIONI PREZIOSO AUSILIO E<br />

PERENNE STIMOLO NELLA STRADA<br />

DEL PROGRESSO CULTURALE I<br />

CONCITTADINI MEMORI POSERO<br />

NELL’ANNO 2005<br />

Sito: via Gabriele Buccola<br />

Materiale: marmo<br />

Stato di conservazione: pessimo<br />

Anno di scoprimento: 1898<br />

Lingua: italiano<br />

Note: la lapide si trova davanti alla casa<br />

natale del Buccola<br />

IN QUESTA CASA NACQUE IL 24 FEB-<br />

BRARO DEL 18<strong>54</strong> GABRIELE BUCCO-<br />

LA FONDATORE DELLA PSICOLOGIA<br />

SPERIMENTALE IN ITALIA INTERPRE-<br />

TE ARDITO E LUMINOSO DEL SAPE-<br />

RE PSICHIATRICO AMMIRATO IN<br />

EUROPA DAGLI INGEGNI PIÙ INSIGNI<br />

CHE L’INFAUSTA MORTE AVVENUTA<br />

A TORINO IL 5 MARZO DEL 1885 COM-<br />

PIANSERO DEPLORANDO TANTA<br />

PERDITA DELLA SCIENZA 1898


La nostra scuola: luci ed ombre<br />

Giorno 18 settembre è iniziato il<br />

nuovo anno scolastico. È già il terzo<br />

anno che noi alunni <strong>della</strong> scuola s<strong>eco</strong>ndaria<br />

di primo grado (ex scuola media)<br />

siamo nel nuovo edificio.<br />

Il primo giorno di scuola la nostra Dirigente,<br />

prof.ssa C. Bova, è venuta a trovarci<br />

per augurarci un buon anno scolastico.<br />

Assieme a lei c’era il nostro Sindaco, dott.<br />

S. Miano, anche lui venuto ad augurarci<br />

un buon anno scolastico. Noi alunni <strong>della</strong><br />

classe II A abbiamo approfittato dell’occasione<br />

per fargli alcune domande e<br />

richieste inerenti la situazione <strong>della</strong> nostra<br />

sede scolastica.<br />

In questo articolo vogliamo esprimere<br />

alcune nostre osservazioni e riflessioni su<br />

quella che è la nostra “casa” per 5-8 ore<br />

al giorno e, nello stesso tempo, parlare<br />

anche del breve colloquio che abbiamo<br />

avuto con il nostro Sindaco.<br />

Vogliamo iniziare dalle cose positive.<br />

Sicuramente una è quella di avercela la<br />

nostra sede, non tutte le scuole, infatti,<br />

sono dotate di edifici propri. Abbiamo<br />

un’aula informatica ben attrezzata e<br />

moderna, anche se le postazioni sono solo<br />

12 mentre noi alunni per classe siamo<br />

mediamente 20. Ma ci accontentiamo.<br />

Abbiamo anche un’aula di musica, dove<br />

possiamo svolgere le lezioni con la strumentazione<br />

adatta.<br />

C’è una biblioteca che quest’anno verrà<br />

riorganizzata per renderla funzionante e<br />

più facilmente fruibile a noi alunni.<br />

L’impianto di riscaldamento c’è ed è<br />

funzionante.<br />

Ci sono gli insegnanti, i collaboratori<br />

scolastici e la Dirigente scolastica che<br />

con la loro inventiva e buona volontà<br />

riescono ad ovviare a tanti di quei problemi<br />

piccoli e grandi che giornalmente<br />

si presentano e che ci aiutano, giorno<br />

dopo giorno, a vivere serenamente nella<br />

nostra scuola. E, cosa fondamentale, ci<br />

siamo anche noi alunni.<br />

Andiamo ora a puntualizzare alcune<br />

cose negative.<br />

Principalmente ci preme ricordare che la<br />

nostra scuola è priva di una palestra.<br />

Siamo costretti a fare attività motoria in<br />

spazi non idonei e non in sicurezza (zona<br />

esterna adiacente l’edificio scolastico, la<br />

piccola “palestra” presente nella scuola<br />

primaria, uno dei corridoi presenti nel<br />

nostro edificio). Ciò limita anche la tipologia<br />

delle attività motorie che si possono<br />

effettuare, e questo è un ulteriore fattore<br />

penalizzante perché il nostro paese non<br />

offre purtroppo altre strutture dove poter<br />

praticare attività sportive al di fuori <strong>della</strong><br />

scuola, fatta eccezione per quella di calcio<br />

rivolta esclusivamente ai ragazzini.<br />

Altra nota dolente la via di accesso all’edificio,<br />

posizionata in una curva pericolosa.<br />

Inoltre la spazio che circonda la parte<br />

bassa dell’edificio (quella non completata)<br />

è in stato di abbandono, manca di<br />

recinzione perciò anche gli animali vi<br />

hanno accesso; è uno spettacolo poco<br />

piacevole confrontato con il bel panorama<br />

naturalistico che possiamo ammirare<br />

di fronte.<br />

Un’altra cosa di cui vogliamo lamentarci<br />

è l’arredamento, piuttosto incompleto e<br />

molto variegato; mancano le tende, necessarie<br />

perché nelle ore mattutine il sole<br />

inonda di luce e di calore la totalità delle<br />

aule. In attesa ci siamo arrangiati mettendo<br />

<strong>della</strong> carta, “materiale ignifugo”.<br />

Nel piano superiore non riusciamo a<br />

capire perché vi siano due stanze allo<br />

stato grezzo e, quindi, inutilizzabili.<br />

Manca anche un’aula mensa, necessaria<br />

nei giorni in cui abbiamo le attività laboratoriali<br />

pomeridiane.<br />

Ci fermiamo qui.<br />

Caro signor Sindaco, nel breve incontro<br />

che abbiamo avuto, lei non ci ha fatto promesse,<br />

ma si è augurato che noi entro la<br />

primavera possiamo avere la nostra palestra.<br />

Noi, invece, chiediamo a lei e a tutti<br />

coloro che amministrano il nostro paese<br />

di adoperarsi perché a primavera ci siano<br />

realmente almeno la palestra e una via di<br />

accesso più sicura. Per il futuro l’impegno<br />

a portare a completamento tutta la<br />

struttura scolastica e una maggiore attenzione<br />

ai bisogni <strong>della</strong> nostra età.<br />

Gli alunni <strong>della</strong> classe IIA<br />

Scuola s<strong>eco</strong>ndaria di primo grado<br />

19<br />

eScuola


20<br />

eAttualità<br />

Lassù<br />

ci è<br />

rimasto<br />

Dio!<br />

Splendidi ed eccessivi<br />

giochi pirotecnici,<br />

cantanti famosi,<br />

scintillanti coreografie<br />

di luci, servono forse<br />

a poco se non<br />

accompagnati<br />

dall’Essere veramente<br />

buoni Cristiani<br />

di Concetta Lala<br />

Non so se si possa con certezza<br />

affermare che il vero<br />

significato di «Sacro» molto<br />

spesso viene frainteso, trasformato<br />

e oserei dire anche dimenticato.<br />

Alla luce di quanto apprendiamo dai più<br />

noti mezzi di comunicazione, ciò non può<br />

che infierire sui conflitti (mondiali) già<br />

esistenti, accentuandoli. Pensiamo che<br />

alcuni avvenimenti, negativi peraltro, non<br />

ci riguardino, perché molto spesso, peccando<br />

di presunzione, ci sentiamo “a<br />

posto con la nostra coscienza”; dei buoni<br />

Cristiani insomma. A distruggere questa<br />

bella immagine c’è una piccola parola<br />

che, però, vuol dire tanto: Coerenza. Si<br />

perché non basta apparire ma bisogna<br />

Essere, come tante volte abbiamo detto,<br />

pensato o peggio solo sentito dire. L’apparenza,<br />

purtroppo, fa parte del nostro tempo<br />

ma bisogna vedere che ruolo si attribuisce<br />

ad essa. Guardando tale fenomeno da un<br />

punto di vista spirituale e religioso, il problema,<br />

se così si può definire, non dovrebbe<br />

sussistere, eppure spesso esso riesce ad<br />

intrufolarsi per vie s<strong>eco</strong>ndarie e con vuote<br />

giustificazioni in ciò che di più Sacro ci<br />

può essere. Vi assicuro, non è un’eresia.<br />

Ma quanto detto, riporta alla mente episodi<br />

che, proprio per le suddette caratteristiche,<br />

appaiono talmente normali da non<br />

causare alcuna preoccupazione. Esteriorizzare<br />

un valore, non vuol dire ridurlo a<br />

chissà cosa, paragonarlo a ciò a cui non<br />

dovrebbe essere mai, o ancora modernizzarlo,<br />

cogliendo il lato più negativo che di<br />

ciò possa esistere.<br />

Chissà se, allora, la stretta convivenza (se<br />

non addirittura fusione) di sacro e profano<br />

non scandalizza più nessuno. Proprio<br />

oggi, che bisogna far attenzione ad ogni<br />

messaggio, a tutto ciò che può essere<br />

frainteso e addirittura scatenare insensate<br />

ribellioni! (Basti ricordare la citazione di<br />

Michele il Paleologo del Papa nel discorso<br />

di Ratisbona). Non si può certo generalizzare,<br />

per fortuna! Rimango dell’idea<br />

che, comunque, molti sono gli avvenimenti<br />

che rendono poco chiara tale distinzione.<br />

Sono sicura che ognuno di voi<br />

potrebbe citarne diversi, tutti molto rappresentativi<br />

di quanto ho appena detto.<br />

Anch’io vorrei fare lo stesso, ma in questa<br />

sede mi soffermerò su quello che mi ha<br />

fatto più riflettere, e che dunque reputo<br />

importante e drastico nello stesso tempo.<br />

Partiamo dal nostro paesino, a proposito<br />

di apparenza: mi chiedevo, sempre riferendomi<br />

al contesto religioso, quante cose<br />

vengono fatte o realizzate ed hanno poca<br />

attinenza con esso. Risposta: tante, troppe!<br />

A cominciare dagli spettacolari, punti di<br />

vista naturalmente, festeggiamenti in<br />

onore di un Santo, che, tra l’altro, convergono<br />

nettamente con quanto si legge da<br />

ogni singolo statuto delle confraternite<br />

stesse: vero significato? Tradizione?<br />

Fanatismo? Egocentrismo? Divertimento?<br />

Quanto può esserci di religioso in tutto<br />

ciò?… Essi, insomma, si prestano bene a<br />

tutte le varie letture che ogni comune mortale<br />

può dare, da quella in difesa <strong>della</strong> tradizione<br />

popolare, a quella critica, che vede<br />

in ciò solo speculazione e poca attinenza<br />

con ciò che di religioso e sacro si vuol fare<br />

apparire. Per non dire del malcontento<br />

<strong>della</strong> maggior parte dei Fedeli, riguardo<br />

all’utilizzo che viene fatto delle offerte<br />

pecuniarie raccolte, visto che ormai sembra<br />

una scelta dovuta che esse debbano<br />

concretizzarsi, nella serata di intrattenimento,<br />

con il e/o la cantante di turno<br />

costretti ad imparare la chilometrica lista<br />

dei ringraziamenti, da fare obbligatoriamente.<br />

Mi viene da dire: con tutti i bisogni<br />

che ci sono! Poi, per richiamare alla mente<br />

i ricordi dei più grandi, tali festeggiamenti,<br />

una volta, erano tra le poche occasioni<br />

per uscire di casa, incontrarsi, vedere o<br />

sentire qualcosa nuova. Ma oggi? Tutto<br />

ciò non ci appartiene perché rientra nella<br />

normalità!<br />

Un’altra cosa che colpisce negativamente:<br />

se vi capita, in queste occasioni, chiedete<br />

<strong>della</strong> vita e dei miracoli del Santo in onore<br />

di cui si svolgono tali festeggiamenti.<br />

Chissà quanti e soprattutto cosa risponderanno!<br />

Sicuramente ci saranno delle eccezioni.<br />

Poche!<br />

E allora, forse sarebbe il caso di soffermarsi<br />

a riflettere, perchè dalle piccole cose<br />

nascono le più grandi, dalle più semplici<br />

le più belle, dalla fede la più grande festa.<br />

Splendidi ed eccessivi giochi pirotecnici,<br />

cantanti famosi, scintillanti coreografie di<br />

luci, che richiamano alla mente scene di<br />

alcuni films di altra “fede”, servono forse<br />

a poco se non accompagnati dall’Essere<br />

veramente buoni Cristiani; anche perché i<br />

Santi che festeggiamo, (tutti poveri materialmente<br />

ma non di spirito) è questo che<br />

vogliono: seguire il loro esempio forse li<br />

farebbe più contenti. La grandezza dei<br />

festeggiamenti, non serve a compensare la<br />

povertà di spirito, causa di tanti mali. Non<br />

sarebbe una cattiva idea tornare all’antico<br />

e più significativo voto popolare per grazia<br />

ricevuta…<br />

Vorrei chiudere con una provocazione,<br />

citando appunto, uno dei più bei brani di<br />

un grande gruppo musicale, qual è quello<br />

dei Nomadi, che dice: «… soldi in tasca<br />

non ne ho, ma lassù mi è rimasto Dio…»<br />

e lasciando a voi tutto il suo significato.


4° Meeting sulla castagna<br />

Meeting <strong>della</strong> castagna è il titolo<br />

<strong>della</strong> manifestazione promossa<br />

dall’Amministrazione Comunale in<br />

collaborazione con l’Assessorato<br />

all’Agricoltura <strong>della</strong> Regione Siciliana<br />

e delle Pro-Loco di Mezzojuso, che<br />

si è svolta martedì 31 Ottobre in C/da<br />

Croce.<br />

Il meeting nasce con il doppio intento<br />

di far riscoprire un prodotto profondamente<br />

radicato nel passato <strong>della</strong><br />

comunità locale, attraverso un’iniziativa<br />

che, oltre a permettere la degustazione<br />

delle castagne, vuole conservare<br />

usanze, gesti e profumi che il tempo<br />

lentamente sta portando via dalle<br />

nostre memorie. Non bisogna dimenticare<br />

che se negli anni passati la<br />

castagna ha sfamato intere popolazioni<br />

durante guerre e carestie, ora è<br />

divenuta l’ingrediente principe di raffinate<br />

ricette che soddisfano anche i<br />

palati più esigenti, esaltando i sapori<br />

in un vero trionfo di dolcezza.<br />

Ma l’obiettivo principale <strong>della</strong> manifestazione<br />

è stato quello di coinvolgere<br />

le scolaresche al fine di promuovere<br />

comportamenti e stili di vita rispettosi<br />

dell’Ambiente.<br />

La giornata si è aperta con la classica<br />

passeggiata all’interno del castagneto<br />

di C/da Croce che ha permesso il contatto<br />

diretto con la regina dell’autunno;<br />

è proseguita con la liberazione di<br />

una poiana curata nel centro di recupero<br />

<strong>della</strong> fauna selvatica di Ficuzza,<br />

per poi concludersi con la visita allo<br />

stand dei funghi allestito presso lo<br />

spiazzo antistante il caseggiato delle<br />

suore collegine e con l’assaggio delle<br />

gustosissime caldarroste fumanti e le<br />

stuzzicanti prelibatezze delle aziende<br />

Mamola (funghi e patè) e La Barbera<br />

(formaggi).<br />

foto Carlo Parisi<br />

Alcuni alunni e insegnanti partecipanti al meeting, in alto un momento <strong>della</strong> degustazione.<br />

OFFERTE RICEVUTE<br />

Bellone Andrea, USA € 30,00<br />

Burriesci Nicolò, Latina € 20,00<br />

Burriesci Nicolò, Castelforte € 20,00<br />

Caravella Rosa Maria, Palermo € 50,00<br />

C.I.S.L. sezione di Mezzojuso € 20,00<br />

Comandè/Billone, Piana d. Alb. € 20,00<br />

Cusintino Antonino, Leinì TO € 25,00<br />

Cusintino Giuseppe, Leinì TO € 25,00<br />

D’Orsa Caterina, Mezzojuso € 20,00<br />

Di Giacomo Giuseppe, Palermo € 50,00<br />

Di Grigoli Anna, TO € 25,00<br />

Gambino Santa, Palermo € 20,00<br />

Gebbia Vittoriano, Palermo € 50,00<br />

La Barbera Simone, Mezzojuso € 20,00<br />

La Gattuta Carmelo, USA $ 100,00<br />

Lo Bue Giuseppe, Mezzojuso € 10,00<br />

Lo Piccolo Giuseppe, USA € 20,00<br />

Martin Morales-Kathy Morales, USA $ 100,00<br />

Meli Giuseppa Mezzojuso € 25,00<br />

Muscarello Andrea e Margherita PA € 50,00<br />

Nick Valenti Giovanna Valenti, USA $ 30,00<br />

L. L. € 10,00<br />

Nuccio Anna, Villafranca VR € 25,00<br />

Rizzo, PA € 25,00<br />

Scianna Santina, PA € 20,00<br />

Spata Carmela, TO € 25,00<br />

Tantillo Francesca € 50,00<br />

Terrano Antonino, Castagnole TV € 25,00<br />

Treppiedi-La Gattuta, USA $ 50,00<br />

I NUOVI ARRIVATI<br />

MIRYAM DE VINCENZI<br />

di Raffaele e Katia Sucato<br />

IGNAZIO BISULCA<br />

di Giovanni e Giuseppa Gallina<br />

ANTONINO TANTILLO<br />

di Giuseppe e Filippina Margarese<br />

GAIA ILARDI<br />

di Vincenzo e Maria Plescia<br />

GABRIELE MORALES<br />

di Pietro e Nicoletta Sucato<br />

GIANLUCA SUNZERI<br />

di Giuseppe e Maria R. Cacciatore<br />

FRANCESCA ACHILLE<br />

di Domenico e Rita Maria La Barbera<br />

RIPOSANO NEL SIGNORE<br />

Salvatore BARCIA<br />

26-07-1928 / 3-03-<strong>2006</strong><br />

Antonino BONANNO<br />

14-08-1930 / 05-09-<strong>2006</strong><br />

Anna MILITELLO<br />

13-11-1916 / 11-09-<strong>2006</strong><br />

Luciano ARATO<br />

16-09-1938 / 20-09-<strong>2006</strong><br />

Giuseppa INGRAFFIA<br />

30-01-1926 / 25-09-<strong>2006</strong><br />

Nicolò SCHIRO’<br />

04-03-1944 / 02-10-<strong>2006</strong><br />

Antonino NAPOLI<br />

28-09-1914 / 17-10-<strong>2006</strong><br />

21<br />

eVarie


22<br />

eVarie<br />

BREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVIBREVI<br />

SETTEMBRE<br />

Venerdì 1<br />

Apertura <strong>della</strong> missione popolare animata<br />

dalla Comunità delle Beatitudini di Erice.<br />

La missione, organizzata in occasione dei<br />

festeggiamenti per la Madonna dei Miracoli<br />

si svolgerà fino al 9 settembre.<br />

Lunedì 4<br />

Festa liturgica in onore di Santa Rosalia:<br />

alle 11:00 il parroco don Enzo celebra la<br />

Divina Liturgia presso il Santuario di<br />

Santa Rosalia. In serata si snoda per la vie<br />

del paese la processione con il simulacro<br />

<strong>della</strong> “Santuzza”.<br />

Mercoledì 6<br />

In occasione dei festeggiamenti <strong>della</strong><br />

Madonna dei Miracoli si è svolta la 1 a Rassegna<br />

bandistica di Mezzoiuso, alla quale<br />

hanno partecipato i complessi bandistici<br />

di: Città di Terme Vigliatore (Me); Città di<br />

Pac<strong>eco</strong> (Tp); Città di Gualtieri Sicaminò<br />

(Me); Città di Aliminusa (Pa). Alle ore<br />

17:00 i quattro complessi bandistici sfilano<br />

per le vie del paese; alle ore 22:00, in<br />

piazza Umberto I°, si esibiscono in un<br />

concerto di musica sinfonica ed operistica.<br />

Giovedì 7<br />

In serata, in piazza Umberto I°, i festeggiamenti<br />

in onore <strong>della</strong> Madonna dei<br />

Miracoli continuano con Edoardo Vianello<br />

che si esibisce in uno spettacolo di musica<br />

leggera.<br />

Edoardo Vianello in Concerto<br />

Venerdì 8<br />

Giornata di festeggiamenti per la natività<br />

<strong>della</strong> Beata Vergine Maria: alle 11:00, la<br />

Messa Solenne è celebrata dal parroco don<br />

Enzo davanti al Santuario <strong>della</strong> Madonnna<br />

dei Miracoli, la Messa è animata dai canti dei<br />

missionari <strong>della</strong> Comunità delle Beatitudini<br />

di Erice. Al termine <strong>della</strong> Messa si snoda per<br />

le via del paese “A Cunnutta”: la processione<br />

delle torce. In serata si svolge la processione<br />

con il simulacro <strong>della</strong> Vergine.<br />

Venerdì 15<br />

In mattina viene appeso, presso il campanile<br />

<strong>della</strong> chiesa dell’ Annunziata il palio<br />

di San Giuseppe.<br />

Sabato 16<br />

Con la Messa alle 20.30 ha inizio il novenario<br />

in onore di San Giuseppe. L’ intero<br />

novenario è stato predicato dal diacono<br />

Salvatore Ruffino.<br />

Lunedì 18<br />

Inizio dell’anno scolastico per gli alunni<br />

delle scuole di Mezzojuso.<br />

Venerdì 22<br />

Alle ore 20:00, in piazza Principe Corvino,<br />

è celebrata dal parroco don Enzo la Santa<br />

Messa nel ricordo del Transito di San Pio<br />

da Pietralcina.<br />

Sabato 23<br />

In occasione dei festeggiamenti in onore di<br />

San Giuseppe, è celebrata, alle 17:30, la<br />

Liturgia Eucaristica presso la “Cappelluzza<br />

russa”, in contrada Cursa. Alle ore<br />

20:30 si celebrano, in Parrocchia, i Primi<br />

Vespri Solenni di San Giuseppe. Alle ore<br />

22:00, in piazza Umberto I° si svolge uno<br />

spettacolo di musica leggera.<br />

Domenica 24<br />

Festa di Gesù Maria e Giuseppe: alle<br />

07:30 l’alborata annuncia al paese la giornata<br />

di festa. Alle ore 11:00 il parroco don<br />

Enzo celebra la Liturgia Eucaristica. Dopo<br />

la Messa, si snoda per la vie del paese, con<br />

partenza dal sagrato <strong>della</strong> chiesa Maria SS.<br />

Annunziata, “A Cunnutta” delle torce e la<br />

sfilata delle “retini di San Giuseppe”. In<br />

serata si svolge la processione con il simulacro<br />

<strong>della</strong> Sacra Famiglia.<br />

OTTOBRE<br />

Sabato 7<br />

Presso l’oratorio “padre Pino Puglisi”, si<br />

tiene il primo incontro del nuovo anno associativo<br />

dell’ A.C.R. il tema di quest’anno<br />

associativo si intitola “Bello vero?” e gli<br />

incontri si svolgono ogni sabato pomeriggio<br />

presso il suddetto oratorio.<br />

Domenica 15<br />

Alle ore 20:30, presso la sala del Castello<br />

Comunale di Mezzojuso ha luogo uno<br />

spettacolo comico offerto dal gruppo di<br />

attori di “Ci… risiamo”.<br />

Lunedì 16<br />

Il parroco don Enzo stipula il contratto per il<br />

restauro dell’antico organo <strong>della</strong> chiesa dell’Immacolata<br />

(ex Convento Latino) e per<br />

l’organo <strong>della</strong> parrocchia Maria SS. Annunziata<br />

con la ditta ARTIGIANA ORGANI<br />

SNC di Aci S. Antonio (CT).<br />

Il costo del restauro dell’organo del Convento<br />

Latino è di € 74.244,40; il costo per l’organo<br />

<strong>della</strong> parrocchia è di € 6.259,35.<br />

Entrambi i progetti sono stati finanziati dall’<br />

Assessorato BB.CC.AA. <strong>della</strong> Regione Siciliana.<br />

Un ringraziamento va ai nostri compaesani<br />

Agostino Carnesi e Gimmi Schillizzi<br />

che hanno seguito l’iter burocratico necessario<br />

al finanziamento dei progetti.<br />

Giovedì 26<br />

A Piana degli Albanesi, e nei Comuni dell’Eparchia,<br />

si celebra la Festa Liturgica in<br />

onore di San Demetrio Megalomartire,<br />

patrono <strong>della</strong> Diocesi.<br />

Venerdì 27<br />

In mattinata vengono inaugurati i locali<br />

ristrutturati dell’Ufficio Postale di Mezzojuso.<br />

Sabato 28<br />

Presso il Castello Comunale di Mezzojuso<br />

è inaugurata la mostra pittorica di Titti Ferlisi<br />

dal titolo “Introspezione naturale”. La<br />

mostra rimarrà aperta fino al 4 <strong>novembre</strong>.<br />

Martedì 31<br />

IV Meeting sulla castagna a Mezzojuso:<br />

alle 8:30 le scolaresche di Mezzojuso si<br />

ritrovano in piazza Umberto I° per recarsi<br />

poi in contrada Croce, presso il caseggiato<br />

delle suore del Collegio di Maria. Durante<br />

la mattinata, dopo il saluto delle autorità, la<br />

scolaresche di Mezzojuso, Campofelice di<br />

Fitalia e alcune di Palermo visitano il castagneto.<br />

Segue poi la mostra dei funghi a cura<br />

dell’ associazione “Micelia Onlus” con la<br />

partecipazione del prof. Ennio Genduso.<br />

Alla fine <strong>della</strong> mattinata i bambini assistono<br />

alla liberazione di alcuni rapaci curati<br />

nel Centro LIPU di Ficuzza.


Riaperto l’ufficio postale<br />

Finalmente Mezzojuso ha un nuovo<br />

Ufficio Postale…o quasi. Infatti i<br />

locali sono sempre in Via A. Reres 3,<br />

ma totalmente ristrutturati e con un<br />

restyling veramente adeguato ai tempi e<br />

alle nuove esigenze aziendali.<br />

Ci sono stati alcuni mesi di disagi sia<br />

per la popolazione che per gli impiegati<br />

stessi, infatti dal 27 maggio al 24 ottobre<br />

è stato adibito a Ufficio Postale un<br />

prefabbricato installato in Via Anna<br />

Accascina, nello spazio antistante la<br />

stazione dei carabinieri, ma a parte la<br />

distanza dal centro abitato, questa si è<br />

rivelata la soluzione migliore, in attesa<br />

<strong>della</strong> consegna dei locali ristrutturati.<br />

Grande è stata la disponibilità del Sin-<br />

In alto, un momento dell’inaugurazione;<br />

In basso, il nostro Condirettore Carlo Parisi che ha<br />

avuto il privilegio di essere il primo utente dell’ufficio<br />

ristrutturato.<br />

daco e dell’Ufficio Tecnico comunale a<br />

permetterci di utilizzare l’area di via A.<br />

Accascina con i conseguenti lavori di<br />

adattamento alla struttura prefabbricata.<br />

Altrettanto importante è stata la collaborazione<br />

delle Forze dell’Ordine, che<br />

con la loro presenza anche geografica<br />

24 ore su 24 hanno contribuito a dare la<br />

serenità necessaria a noi impiegati per<br />

lavorare in una struttura priva di sicurezza<br />

durante le ore d’ ufficio.<br />

Comunque adesso questi problemi sono<br />

solo un ricordo e la mattina del 27 ottobre<br />

u.s. è avvenuta l’inaugurazione dei<br />

locali, alla presenza delle autorità civili<br />

e militari.<br />

Sono intervenuti infatti il sindaco dott.<br />

Sandro Miano, il Maresciallo <strong>della</strong> Stazione<br />

Carabinieri di Mezzojuso Luigi<br />

Passero, il Direttore <strong>della</strong> Filiale Poste<br />

di Palermo 2 dott. Riccardo D’Amico,<br />

con il responsabile dell’area commerciale<br />

Carmelo Lo Mino e il parroco don<br />

Enzo Cosentino, che, dopo una breve<br />

funzione, ha benedetto i locali… e noi<br />

impiegati. Alla fine è stato offerto un<br />

piccolo rinfresco al quale hanno preso<br />

parte anche i primi clienti arrivati in<br />

Ufficio. Un grazie particolare va al<br />

nostro Direttore di filiale, dott. D’Amico,<br />

che con il suo impegno e la sua sensibilità<br />

alle nostre esigenze, si è prodigato,<br />

con la collaborazione dei tecnici<br />

<strong>della</strong> filiale e del polo tecnologico, per<br />

la realizzazione di una struttura veramente<br />

bella, sicura e confortevole.<br />

Bartolomeo Tantillo<br />

Riceviamo e pubblichiamo<br />

IL MATRIMONIO<br />

Il matrimonio è il perno<br />

<strong>della</strong> nostra vita.<br />

Chi l’indovina rinasce,<br />

chi lo sbaglia si seppellisce.<br />

Esso è come un melone da spaccare<br />

può riuscire buono<br />

può riuscire da buttare.<br />

Se il carattere si somiglia<br />

la vita scorre a maraviglia.<br />

Ma se il carattere non è uguale<br />

hanno sempre da litigare.<br />

Sono sempre disaccordo<br />

tu mi pungi e io ti mordo.<br />

In tal caso quella è una coppia infelice,<br />

in quella casa ci sono sempre voce e lite.<br />

E non si possono rassegnare,<br />

per avere firmato sull’altare.<br />

Poesia scritta da Vincenzo Pinnola<br />

nato a Mezzojuso il 27.06.1910,<br />

ed ivi residente in via Simone Cuccia 19.<br />

LAUREA<br />

Il 13 Ottobre <strong>2006</strong>, presso l’Università<br />

degli Studi di Palermo, Giuseppina<br />

Di Marco ha conseguito la laurea in<br />

Comunicazione Internazionale con la<br />

votazione di 110 e lode, discutendo la<br />

tesi immagini dell’Albania in Francia<br />

(sec. XIX). A Giuseppina le congratulazioni<br />

di <strong>Eco</strong> <strong>della</strong> <strong>Brigna</strong>.<br />

ERRATA CORRIGE<br />

In relazione al nuovo incarico assunto da<br />

papàs Ignazio Ceffalia, notificato nel precedente<br />

numero del nostro giornale, si precisa<br />

che il reverendo papàs è stato nominato<br />

Addetto di Nunziatura presso la Rappresentanza<br />

Pontificia in Ecuador, senza ricevere<br />

alcuna nomina a Cappellano di Sua<br />

Santità.<br />

23<br />

eVarie


eECO<br />

BRIGNA<br />

<strong>della</strong><br />

24<br />

eNelle<br />

eNelle<br />

Parrocchie<br />

e in diocesi<br />

Nigeria, Settembre <strong>2006</strong><br />

In copertina:<br />

Il Dott. Giacomo<br />

Vernengo in<br />

missione nigeriana<br />

PERIODICO BIMESTRALE - PARROCCHIA MARIA SS. ANNUNZIATA - MEZZOJUSO<br />

Nuova Serie, Registrato presso il Tribunale di Palermo al n. 33 del 15.10.97<br />

Direttore Responsabile: Vincenzo Cosentino<br />

Condirettore: Carlo Parisi<br />

Redazione: Francesca Brancato, Doriana Bua, Loredana Canzoneri, Vincenzo Cuttitta, Laura D’Orsa, Concetta Lala, Giovanni Lascari, Giusi Napoli<br />

Indirizzo: Piazza Francesco Spallitta - 90030 Mezzojuso (Pa) - tel e fax 091.8203179 - ccp n. 20148904 - e-mail: <strong>eco</strong>brigna@libero.it<br />

Grafica ed impaginazione: Gianni Schillizzi<br />

Stampa: Tipografia Alba, Palermo.

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