C'erano una volta i re_05.indd - SST
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F.LLI MAI<br />
1928 - Matto in 2<br />
1 Ac6<br />
24<br />
Una griffe della composizione<br />
L’ospitalità al Circolo Italgas non durò che un anno. Nel ’46 la Sst traslocò in via Sacchi<br />
18, al Caffè Giolito. L’anno seguente si chiuse anche la p<strong>re</strong>sidenza Ivaldi. All’avvocato<br />
fu riservata la p<strong>re</strong>sidenza onoraria, ment<strong>re</strong> p<strong>re</strong>sidente effettivo fu eletto Arrigo Bedeschi.<br />
Ma già nel ’49, alla scadenza del mandato, ci fu un altro cambio della guardia. Il nuovo<br />
p<strong>re</strong>sidente era Luigi Mai, che abbiamo già conosciuto come campione provinciale nel<br />
’37, e per Vittorio Ivaldi venne istituita la carica di di<strong>re</strong>tto<strong>re</strong> tecnico.<br />
L’elezione del ’49 è per la Sst <strong>una</strong> tappa storica. Luigi Mai rimase alla p<strong>re</strong>sidenza per<br />
t<strong>re</strong>dici anni, fino al 1962. La sua è <strong>una</strong> di quelle figu<strong>re</strong> che si possono senz’altro dichiara<strong>re</strong><br />
di primissimo piano. Nato a Torino nel 1903, ingegne<strong>re</strong> meccanico, Mai acquistò<br />
fama internazionale come composito<strong>re</strong> di problemi scacchistici. Sia da solo che insieme<br />
al più giovane fratello Guglielmo, professo<strong>re</strong> di musica, fu auto<strong>re</strong> di un incalcolabile<br />
numero di composizioni, p<strong>re</strong>sentate e p<strong>re</strong>miate ai principali concorsi. I “Fratelli Mai”<br />
erano <strong>una</strong> griffe del massimo p<strong>re</strong>stigio, all’altezza dei mitici fratelli Platov: “Sua caratteristica<br />
– scrisse “L’Italia scacchistica” in occasione della morte di Luigi Mai, nel 1970<br />
– era la semplicità delle costruzioni, che rifiutavano il tema come fine a se stesso, ma<br />
lo consideravano punto di partenza alla ricerca dell’eleganza e della bellezza, come un<br />
artista teso nella c<strong>re</strong>azione della sua opera”. In quanto p<strong>re</strong>sidente della Sst, Mai rimase<br />
per tutti gli anni Cinquanta il riconosciuto animato<strong>re</strong> della vita scacchistica torinese:<br />
teneva le <strong>re</strong>lazioni con i giornali cittadini, procurava quelli che oggi chiame<strong>re</strong>mmo gli<br />
sponsor a qualche iniziativa, si dedicava, all’occor<strong>re</strong>nza, alla ricerca di un nuovo bar, un<br />
nuovo circolo che ospitasse la girovaga tribù degli scacchisti. E per <strong>una</strong> ventina d’anni,<br />
come ved<strong>re</strong>mo, i traslochi non mancarono.<br />
La diaspora di via Pietro Micca<br />
Com’era naturale, rip<strong>re</strong>sero via via le manifestazioni che più appassionavano gli scacchisti<br />
del tempo: gli incontri a squad<strong>re</strong>. Nel ’49 la Sst ne giocò t<strong>re</strong>: contro il Circolo<br />
Parmense (vittoria per 6 a 4, prima scacchiera Guglielmo Mai), e contro il Gruppo<br />
Scacchistico “Felice Germonio” (vittoria per 5 a 2 e pa<strong>re</strong>ggio per 3.5 a 3.5). Ma qui è<br />
opport<strong>una</strong> qualche parola in più. Il Gruppo Germonio altro non era che l’esp<strong>re</strong>ssione<br />
della comunità di giocatori che f<strong>re</strong>quentavano il Caffè Vaio. Nato, abbiamo visto, come<br />
sezione staccata della Sst, si costituì ben p<strong>re</strong>sto come circolo autonomo, intitolandosi