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Stefano Rosselli del<br />

Turco, promoto<strong>re</strong> della<br />

Federazione italiana<br />

14<br />

annualmente li<strong>re</strong> 3. Basta manda<strong>re</strong> la propria adesione, anche per cartolina, ed in<br />

seguito il pagamento della quota, al Comitato dell’Associazione Scacchistica Italiana,<br />

via Ospedale 12, Torino”.<br />

L’appello non trovò, evidentemente, il seguito sperato, se è vero che due anni dopo,<br />

ancora a Torino in occasione del citato cong<strong>re</strong>sso nazionale nel 1892, la questione<br />

venne posta all’ordine del giorno: alla fine p<strong>re</strong>valse la proposta milanese, che intendeva<br />

federa<strong>re</strong> le singole associazioni <strong>re</strong>gionali, per la verità ancora tutte da costitui<strong>re</strong>. Si<br />

raccolsero anche le adesioni di t<strong>re</strong>dici circoli, comp<strong>re</strong>si tutti i più importanti, e comp<strong>re</strong>so<br />

il Circolo torinese. Ma le lungaggini procedurali risultarono talmente estenuanti che il<br />

progetto milanese venne p<strong>re</strong>so in contropiede, sei anni più tardi, da <strong>una</strong> iniziativa-lampo<br />

dell’Accademia Romana: detto fatto, venne costituita l’Usi, Unione scacchistica italiana,<br />

alla quale aderirono i circoli di otto città, e di Torino fra quelle.<br />

L’Usi <strong>re</strong>sse t<strong>re</strong>dici anni: si era dotata di <strong>una</strong> rivista e riuscì a organizza<strong>re</strong> cinque tornei<br />

nazionali. Non molto di più: pagava la mutilazione del mancato accordo con la Società<br />

Scacchistica Milanese, alla quale bruciava l’affronto, e con i circoli ad essa collegati.<br />

L’Unione si spense lentamente, fino a non da<strong>re</strong> più, dal 1911, segni di vita.<br />

Erano così maturi i tempi per <strong>una</strong> nuova forma associativa. Moto<strong>re</strong> dell’iniziativa fu la<br />

neonata rivista di Alf<strong>re</strong>do Batori e Stefano Rosselli del Turco, “L’Italia scacchistica”.<br />

Il solenne annuncio di costituzione della Fsi, Federazione scacchistica italiana, comparve<br />

sul giornale nel gennaio 1913. Le Società fondatrici erano, questa <strong>volta</strong>, undici: la<br />

Società Scacchistica Torinese, che come si vede non mancava un solo appuntamento, e<br />

i circoli di Milano, Va<strong>re</strong>se, Verona, Fi<strong>re</strong>nze, Bologna, Via<strong>re</strong>ggio, Este, Terni, Livorno<br />

e Napoli. Nei mesi successivi si procedette ad elegge<strong>re</strong> il primo Consiglio federale:<br />

28 membri, cinque dei quali esp<strong>re</strong>ssi dalla Sst. Erano Felice Germonio, Vittorio Ivaldi,<br />

Benvenuto Momigliano, Rodolfo Bottarlini e Vittorio Podio. Soprattutto quest’ultimo<br />

ne trasse, pensiamo, <strong>una</strong> speciale soddisfazione, visto l’impegno con cui si era battuto<br />

per tanti anni.

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