10/ottobre - Santuario della Guardia

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28.05.2013 Views

è: chi deve fare formazione a questi cattolici di opposti schieramenti, spesso in scialbo contrasto tra loro? Quale sarà la “scuola” equidistante dai due fronti o “bipartisan” – per usare un termine tanto gettonato – che consenta ai cattolici di destra e di sinistra di possedere una preparazione comune e la stessa grammatica di base? Forse la chiesa? Immagino già le accuse di ingerenza. Riccardo G. - Genova Nervi La prima scuola di politica – e non solo – avviene in casa propria. Se lì respiriamo la logica del “pensa per te e fatti sempre i fatti tuoi” nessuna altra scuola di politica potrà scalzare questa pessima partenza. Famiglie “feconde”, famiglie “solidali” al loro interno e “aperte” agli altri più poveri, famiglie che fanno sperimentare la “gratuità dell’amore”... sono la prima scuola di formazione. In seguito, scuola, comunità cristiana, pubblica comunicazione dovranno proseguire in coerenza. Sentirsi dire da certi pulpiti che si dovrebbe votare per coloro che difendono i nostri interessi e che fare il contrario sarebbe da “co…..ni” è semplicemente aberrante. Eppure si è sentito e si vede attuato ogni giorno. E, quanto alle possibili “spaccature” dei credenti, c’è da dire che... se i cattolici saranno formati dai genitori e dalle comunità cristiane a queste chiare priorità evangeliche, nessuno riuscirà a “spaccarli”. Se l’operazione spaccatura a qualcuno è riuscita, è perché molti se dicenti “cristiani/cattolici”, di Vangelo si riempiono la bocca, ma ne hanno vuoto il cuore. Questo tipo di fede diffi cilmente potrà diventare “cultura” del vivere e ogni spaccatura sarà sempre possibile. È il problema più urgente della nostra Chiesa. E non solo in vista della politica... Da “Rosette” di Antibes (Fr)... Forse Rosette Rostand si meraviglierà del fatto che una sua lettera 6 lettere a laGuardia privata (spero di non prevaricare rendendola pubblica e me ne scuso con lei) venga presa in considerazione fi no ad evidenziarla. Perché lo faccio? Perché mi intenerisce non poco una semplicissima corrispondenza dalla Francia di una signora di 84 anni, che non può più uscire di casa, scrive poche tenerissime righe, accompagnate dalla sua modesta offerta, per chiedere un ricordo “après de Notre Dame de la Garde”. “Perché Essa mi aiuti a sopportare la mia malattia”. Termina “ringraziando in anticipo”, con la sua “profonde consideration”. Aveva iniziato col dire che “noi abbiamo da diverse generazioni una grande devozione alla Madonna della Guardia” facendoci ancora una volta scoprire che in ogni parte del mondo qualcuno si porta, di padre/ madre in fi glio, queste tenerissime radici nel cuore. Carissima Rosette, noi non la dimenticheremo e, soprattutto, ne sia certa, non la dimentica la Madonna dei suoi avi. Con grande affetto. Don Marco ,“recteur de N.D. de la Garde”. Persone o topi da laboratorio? Per un imperscrutabile disegno di Dio, non ci saremo, noi due, alla festa dei nonni. Ci saremo, però, con il cuore di nonni mancati. Allora una preghiera anche per i nonni di Creature mai nate. Dio sa, ma gli umani no, quanto dolore pesi come una montagna su chi del Matrimonio e della Maternità aveva fatto un progetto di vita; e che poi non solo è sfumato, ma ha lasciato segni pesanti. Una nonna mancata vorrebbe dire ai sacerdoti che non è sempre vero che non si facciano i figli per egoismo: in qualche parte del mondo c’è una donna, che, pur di diventare madre, si è sottoposta, per quattro anni, a interventi così mostruosamente innaturali e strazianti, da impazzirne. E che, una volta minata nel fi sico e nella psiche, è stata abbandonata dal marito con la stessa improvvisa noncuranza con la quale si eliminano i topi di laboratorio quando non servono più. Alla festa dei nonni vorrei fossero ricordati i miei, di nonni. Sono stati esemplari. Si chiamavano Assunta e Giovanni. Li ho molto amati. Grazie, don Marco. Gianna R. - Rapallo Mi par di capire cosa può essere costato il desiderio di un fi glio.. Lei mi parla esplicitamente di una fi glia che “per diventare madre, si è sottoposta per quattro anni a interventi così mostruosamente innaturali e strazianti da impazzire”. Che grandezza! Ma anche che tristezza! Senza voler entrare nell’animo della sua gente per valutarne e giudicarne gli anfratti, la madre Chiesa da sempre chiede di sublimare il desiderio di fecondità genitoriale con una fi gliolanza non biologica ma morale, non nata dall’utero ma generata dal cuore e, per questo, sconsiglia quello che lei stessa chiama “intervento mostruosamente innaturale e straziante”. È materia che ritorna in questi giorni in occasione di un Premio Nobel a chi questo metodo avrebbe inventato... Così vanno le cose! La Chiesa si trova ancora volta sotto giudizio perché insiste sul rispetto della natura che, alla lunga, è rispetto per l’uomo. E giù, i “pensatori liberali”, a disquisire se sia possibile parlare di dati morali “naturali e oggettivi” in un contesto che può essere culturalmente modifi cabile e quindi discutibile. No, la Chiesa non guarda con sospetto gli sviluppi della scienza, guarda con sospetto e apprensione la presunzione umana. La scienza che sa darsi un limite etico non farà mai del male a nessuno. Quella che presume la sua assolutezza riesce a produrre i guai che lei denuncia.

di Gianfranco Parodi Fin dai primissimi tempi della sua esistenza, la Chiesa ebbe a che fare con suoi membri che non sempre accettarono integralmente la dottrina così come interpretata dal papa e dai vescovi, ma che cercarono in loro personali interpretazioni altre vie per leggere e vivere il vangelo. Il problema fu sempre molto delicato anche perché non sempre era presente tra i contendenti lo spirito di carità e la volontà di un sereno e costruttivo confronto. Si giunse molte volte a irrigidimenti reciprochi che causarono molte sofferenze all’ interno della Chiesa e a volte anche al suo esterno. Accadeva spesso che certe eresie durassero quanto durava la vita del loro propugnatore o al massimo quella dei suoi più stretti discepoli. Però poteva anche succedere che nelle questioni teologiche entrassero anche i politici (imperatori o re) e allora tutto diventava terribilmente più complicato: la discussione teologica diventava terreno di scontro tra il potere temporale e quello religioso. È per esempio il caso dell’arianesimo che riuscì a sopravvivere per secoli, perché quella ideologia, condannata dalla Chiesa, fu invece adottata da alcuni imperatori romani e anche dai sovrani dei nuovi popoli barbarici (per esempio i Goti, i Vandali e i Longobardi). Tutto questo per dire che il grande scisma del 1054, di cui vogliamo ora occuparci (che i Latini chiamarono scisma di Oriente, mentre gli orientali lo defi nirono scisma di Occidente), fu una cosa terribilmente seria e intricata, i cui effetti si protraggono fi no ai giorni nostri. Vediamo di capire cosa è successo. Nei primi secoli la chiesa cristiana unita era retta dai cinque Patriarchi di Roma, Antiochia, Gerusalemme, Alessandria e Costantinopoli. Il Patriarca di Roma, considerandosi successore di San Pietro, rivendicava un primato universale su tutta la chiesa. Gli altri Patriarchi erano d’accordo nel riconoscergli un primato d’onore, non tanto per la successione a Pietro quanto perché risiedeva nella città capitale del mondo. Per alcuni secoli si fi nse di ignorare l’equivoco non le fonti del credere Scismi, eresie... Le ferite dei cristiani essendo intenzione delle parti portare il contrasto a conseguenze estreme. Col tempo però accadde che la capitale dell’impero si spostò da Roma a Costantinopoli (ora chiamata Bisanzio) e la vecchia capitale, Roma, decadde rapidamente fi no a diventare un agglomerato di rovine. I Patriarchi di Alessandria, Gerusalemme e Antiochia, a seguito dell’occupazione islamica persero molta della loro importanza. Restarono perciò a confrontarsi due soli protagonisti: il Patriarca di Roma e quello di Costantinopoli. E qui si inserì il fatto politico: mentre il patriarca di Costantinopoli restò molto legato al potere imperiale, quello di Roma cercò con decisione di sottrarsi allo stesso, anzi, incoronando nell’800 Carlo Magno imperatore d’Occidente, di fatto uffi cializzava la sua distanza da Bisanzio. Anche sul piano più specifi - camente teologico, col tempo erano sorte divergenze concettuali di un certo peso. Trascorsero secoli interi di dispute anche molto accese sulla “processione dello Spirito Santo”. In altre parole: secondo la chiesa latina lo Spirito Santo “procede” dal Padre e dal Figlio, mentre per quella orientale “procede” solo dal Padre: possono sembrare sottigliezze per specialisti, ma, specie in Oriente, questi dibattiti coinvolgevano e appassionavano tutto il popolo cristiano. E tutto questo creò un solco sempre più profondo tra le due chiese. Cumulando divergenze teologiche con differenti concezioni politiche, e con nessuna delle due parti disposta ad arretrare di un millimetro dalle proprie posizioni, era inevitabile che si arrivasse ad una rottura e questo avvenne nel 1054: scomunica da parte del legato del papa verso il patriarca d’Oriente e contemporanea scomunica da parte del patriarca d’Oriente verso quello di Occidente. E così si andrà avanti per quasi mille anni. Solo nel 1965, dopo lo storico incontro avvenuto nel 1964 tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora, si iniziò un cammino di riconciliazione chiarendo che le antiche scomuniche valevano per le persone protagoniste di quelle antiche vicende e non per le rispettive Chiese. 7

di Gianfranco Parodi<br />

Fin dai primissimi tempi <strong>della</strong> sua esistenza,<br />

la Chiesa ebbe a che fare con suoi membri<br />

che non sempre accettarono integralmente<br />

la dottrina così come interpretata dal papa<br />

e dai vescovi, ma che cercarono in loro personali<br />

interpretazioni altre vie per leggere e vivere il vangelo.<br />

Il problema fu sempre molto delicato anche<br />

perché non sempre era presente tra i contendenti lo<br />

spirito di carità e la volontà di un sereno e costruttivo<br />

confronto. Si giunse molte volte a irrigidimenti<br />

reciprochi che causarono molte sofferenze all’<br />

interno <strong>della</strong> Chiesa e a volte anche al suo esterno.<br />

Accadeva spesso che certe eresie durassero quanto<br />

durava la vita del loro propugnatore o al massimo<br />

quella dei suoi più stretti discepoli. Però poteva anche<br />

succedere che nelle questioni teologiche entrassero<br />

anche i politici (imperatori o re) e allora tutto diventava<br />

terribilmente più complicato: la discussione<br />

teologica diventava terreno di scontro tra il potere<br />

temporale e quello religioso. È per esempio il caso<br />

dell’arianesimo che riuscì a sopravvivere per secoli,<br />

perché quella ideologia, condannata dalla Chiesa, fu<br />

invece adottata da alcuni imperatori romani e anche<br />

dai sovrani dei nuovi popoli barbarici (per esempio<br />

i Goti, i Vandali e i Longobardi). Tutto questo per<br />

dire che il grande scisma del <strong>10</strong>54, di cui vogliamo<br />

ora occuparci (che i Latini chiamarono scisma di<br />

Oriente, mentre gli orientali lo defi nirono scisma<br />

di Occidente), fu una cosa terribilmente seria e<br />

intricata, i cui effetti si protraggono fi no ai giorni<br />

nostri. Vediamo di capire cosa è successo. Nei primi<br />

secoli la chiesa cristiana unita era retta dai cinque<br />

Patriarchi di Roma, Antiochia, Gerusalemme,<br />

Alessandria e Costantinopoli. Il Patriarca di Roma,<br />

considerandosi successore di San Pietro, rivendicava<br />

un primato universale su tutta la chiesa. Gli altri Patriarchi<br />

erano d’accordo nel riconoscergli un primato<br />

d’onore, non tanto per la successione a Pietro quanto<br />

perché risiedeva nella città capitale del mondo. Per<br />

alcuni secoli si fi nse di ignorare l’equivoco non<br />

le fonti del credere<br />

Scismi, eresie...<br />

Le ferite dei<br />

cristiani<br />

essendo intenzione delle parti portare il contrasto<br />

a conseguenze estreme. Col tempo però accadde<br />

che la capitale dell’impero si spostò da Roma a<br />

Costantinopoli (ora chiamata Bisanzio) e la vecchia<br />

capitale, Roma, decadde rapidamente fi no a diventare<br />

un agglomerato di rovine. I Patriarchi di Alessandria,<br />

Gerusalemme e Antiochia, a seguito dell’occupazione<br />

islamica persero molta <strong>della</strong> loro importanza.<br />

Restarono perciò a confrontarsi due soli protagonisti:<br />

il Patriarca di Roma e quello di Costantinopoli. E<br />

qui si inserì il fatto politico: mentre il patriarca di<br />

Costantinopoli restò molto legato al potere imperiale,<br />

quello di Roma cercò con decisione di sottrarsi allo<br />

stesso, anzi, incoronando nell’800 Carlo Magno<br />

imperatore d’Occidente, di fatto uffi cializzava la<br />

sua distanza da Bisanzio. Anche sul piano più specifi -<br />

camente teologico, col tempo erano sorte divergenze<br />

concettuali di un certo peso. Trascorsero secoli interi<br />

di dispute anche molto accese sulla “processione<br />

dello Spirito Santo”. In altre parole: secondo la<br />

chiesa latina lo Spirito Santo “procede” dal Padre<br />

e dal Figlio, mentre per quella orientale “procede”<br />

solo dal Padre: possono sembrare sottigliezze per<br />

specialisti, ma, specie in Oriente, questi dibattiti coinvolgevano<br />

e appassionavano tutto il popolo cristiano.<br />

E tutto questo creò un solco sempre più profondo tra<br />

le due chiese. Cumulando divergenze teologiche con<br />

differenti concezioni politiche, e con nessuna delle<br />

due parti disposta ad arretrare di un millimetro dalle<br />

proprie posizioni, era inevitabile che si arrivasse ad<br />

una rottura e questo avvenne nel <strong>10</strong>54: scomunica da<br />

parte del legato del papa verso il patriarca d’Oriente<br />

e contemporanea scomunica da parte del patriarca<br />

d’Oriente verso quello di Occidente. E così si andrà<br />

avanti per quasi mille anni. Solo nel 1965, dopo lo<br />

storico incontro avvenuto nel 1964 tra Paolo VI e<br />

il Patriarca Atenagora, si iniziò un cammino di<br />

riconciliazione chiarendo che le antiche scomuniche<br />

valevano per le persone protagoniste di quelle antiche<br />

vicende e non per le rispettive Chiese.<br />

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