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10/ottobre - Santuario della Guardia

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scrivere, rispondere<br />

lettere a la<strong>Guardia</strong><br />

4<br />

<strong>Guardia</strong>: un culto “imposto” a tavolino?<br />

Risponde<br />

mons. Marco<br />

Granara,<br />

rettore<br />

del <strong>Santuario</strong><br />

rettore@santuarioguardia.it<br />

Ho letto su “Repubblica/Lavoro” del 29 agosto lo strano intervento di un prete genovese<br />

che sosteneva, in merito alla devozione alla nostra Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> (alla sua origine e<br />

ai suoi sviluppi) una tesi che mi ha abbastanza sconcertato: la devozione alla <strong>Guardia</strong> sarebbe,<br />

secondo lui, una forzatura di fi ne ’800, studiata a tavolino dai poteri ecclesiastici e imposta così al<br />

culto popolare. Siccome sarebbe troppo lungo riassumerla, le mando il pezzo per avere in merito una<br />

sua opinione. Grazie.<br />

Italo G. - Genova<br />

È da due anni che questo prete genovese offre la sua ricostruzione storica dei fatti <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, ricostruzione<br />

che non io, ma i documenti sconfessano. Non ho risposto a suo tempo e non avrei voluto rispondere ora per non<br />

generare polemiche. Ora però lei e altri mi chiedono conto. Tocca rispondere. Al dunque. La “storia <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>”<br />

non inizia a fi ne ’800 ma il giorno dopo l’apparizione/visione sul fi nire del ‘400. Caso più unico che raro - a<br />

detta di un vero storico, studioso dell’epoca, Padre Cassiano da Langasco – la Vergine dà mandato a un poveraccio<br />

di “costruire una cappella”. È ovvio che siamo nel simbolico, come era simbolico l’invito a un giovane Francesco<br />

d’Assisi, circa tre secoli prima, di sostenere una chiesa che stava crollando. Anche quello, come il nostro Pareto, ha<br />

messo mano ai sassi. Ma, a chiunque sa leggere senza preconcetti è chiaro che, al di là del simbolo, c’è un messaggio<br />

ricostruttore e riformatore di tutto rilievo. Scrivere e sostenere, da parte del nostro articolista, che l’apparizione <strong>della</strong><br />

Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> “teologicamente, non ha né signifi cato né rilevanza” è un’affermazione in linea con la sua miope<br />

lettura. Né Francesco d’Assisi né tanto meno il contadino polceverasco ebbero la coscienza di aver avviato una riforma<br />

religiosa laicale e popolare. Non c’entrano né gerarchie, al tempo discutibilissime, né oligarchie politiche, né esponenti<br />

di “borghesie professionali e industriali”, né nel ‘400 come neppure nell’800. Lo specifi co <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> è proprio la<br />

caratteristica, costante e continua, di un’avventura costruita solo dalla povera gente.<br />

I dati <strong>della</strong> storia “vera” dicono poi che, dopo la prima cappella dei contadini e il primo <strong>Santuario</strong> (1530! con tanto di<br />

lapide murata e conservata) ancora dei contadini e <strong>della</strong> famiglia Ghersi, il primo tentativo di <strong>Santuario</strong> più grande (in<br />

ragione di affl usso crescente di pellegrini e di decadimento del precedente) è del 1857. L’arcivescovo era Charvaz e non<br />

Magnasco come è stato scritto. Questo tentativo non arrivò alla fi ne, perché i contadini non avevano fatto i conti con un<br />

terreno franante. Si dovette demolire la costruzione arrivata già ai capitelli. Rimanevano solo... gli occhi per piangere.<br />

Dieci anni dopo (1868) - e l’arcivescovo non era ancora Magnasco, che sarebbe arrivato tre anni dopo (1871) - iniziò<br />

l’avventura (vera epopea popolare) <strong>della</strong> demolizione <strong>della</strong> cima del monte, unico terreno costruibile, e la costruzione<br />

dell’attuale <strong>Santuario</strong>. C’è il disegno dell’Arch. Bisi di Milano che vinse in concorso tra 15 altri progetti, ma non ci sono<br />

“disegni” e strategie tra arcivescovo Magnasco (che non c’era ancora) e “aristocrazie genovesi” per “imporre con<br />

una nuova strategia di poteri una devozione forzata che controbilanciasse o poteri anticlericali del tempo”. Niente di<br />

tutto questo. Solo una commissione di parroci del luogo, coordinata da un grande prete onnipresente nei bisogni <strong>della</strong><br />

riforma popolare, Don Francesco Montebruno, per animare un valoroso volontariato popolare. Tutto documentato,<br />

con nomi, cognomi e numeri. Solo dopo, l’arcivescovo Magnasco caldeggiò l’opera, la cui conclusione coincise con<br />

la sua vecchiaia. Lui inaugurò il nuovo santuario, ma la consacrazione dello stesso avvenne per mano del Vescovo<br />

di Acqui Mons. Disma Marchese (1901). Non pare proprio potersi ricavare da questa storia di trovarci davanti a<br />

“uno dei tanti culti mariani, legato non a uno specifi co messaggio salvifi co, ma a una nuova forma di devozione<br />

borghese professionale e impiegatizia”. Secondo l’autore dell’articolo, infi ne, anche l’iconografi a è costruzione<br />

ottocentesca. Le raffi gurazioni più antiche rappresentano Maria senza Gesù e senza Benedetto Pareto, aggiunto<br />

nel 1850, mentre la presenza del Bambino in braccio a Maria è ancora più tarda (1880-1890) forse per<br />

distinguere l’icona <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong> da quella simile <strong>della</strong> Misericordia di Savona”. In realtà e al contrario<br />

le più antiche raffi gurazioni <strong>della</strong> Madonna <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>, in marmo (quella <strong>della</strong> Ghersi fi ne ‘400),<br />

quella <strong>della</strong> prima incoronazione del Durazzo (1654), in bassorilievo (1535/40 a fronte dell’altare<br />

<strong>della</strong> prima chiesa, oggi in sacrestia), in stampa (1652 in copertina del primo scritto a stampa<br />

sulla storia <strong>della</strong> <strong>Guardia</strong>) e su tela (gonfalone <strong>della</strong> scuola del Piola sec.XVIII) hanno TUTTE<br />

- dico “tutte” - la Madonna, il Bambino e il piccolo contadino Pareto ai suoi piedi. Non c’è<br />

nessuna - dico “nessuna” - raffi gurazione storica, senza il Bambino e che assomigli in<br />

qualche modo all’iconografi a <strong>della</strong> Misericordia di Savona. Tutto verifi cabile da chi<br />

ha “occhi per vedere”. Mi scusi per la lunghezza, ma è quanto.

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