10/ottobre - Santuario della Guardia

Ora e in quell’ora fatidica, la “nostra
ora”, come ora è la nostra vita a
rischio di fallimento. In questo gioco di
parole – “ora” e “allora” – che nella lingua
italiana sembrano quasi imbrogliarsi
a vicenda, c’è invece un richiamo alla
preziosità e al rischio per tutta la nostra
vita. È tutta bisognosa dell’attenzione
protettrice di Maria, la “sempre presente”
nella vita dei suoi: Giuseppe, Gesù, i
discepoli del fi glio. “... e c’era la Madre di
Gesù” è la brevissima e preziosissima
annotazione che fa di questa donna
silenziosa, una discretissima presenza
orante e protettiva. “Non ho da dirti
niente – diceva il poeta Claudel alla
“Vierge a midi” – solo guardarti, sapere
che io sono tuo fi glio e che tu ci sei”.
La mia nipotina, imparando a pregare
l’Ave Maria con la mamma, arrivata alla
richiesta d’aiuto “nell’ora della nostra
morte”, si interrompe e dice: “No, no,
no, questa no!” L’istinto del bimbo che
non solo non trova congeniale alla vita
“quell’ora” ma la rifi uta come si rifi uta
il buio del mistero senza luce. E ha
ragione, come non comprendere il
rifi uto del buio da parte di una bimba di
tre anni? Crescerà la bimba, nell’età e
nella fede e non avrà più paura perché
con quella “presenza” anche la morte
non sarà più solo buio e mistero fi tto.
Tornerà, come gli antichi monaci, a vivere
sapientemente col pensiero della
morte come naturale tappa della vita:
solo un salto – non più nel buio – prima
di essere presa in braccio da Lei ed
essere portata fi nalmente a casa.
“Nunc et in hora mortis nostrae”
(particolare dell’affresco della navata centrale di A.G. Santagata).
laGuardia uardia
Mensile del Santuario di Nostra Signora della Guardia - Genova
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MENSILE - N. 10 - OTTOBRE 2010