10/ottobre - Santuario della Guardia

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28.05.2013 Views

Domande e risposte sul MATRIMO Risponde don Marco Granara, rettore del Santuario Questa è la fede e la prassi dei cristiani. Questa stessa, spesso è entrata – specialmente in Occidente più segnato dal Cristianesimo – nel costume collettivo e nella legislazione degli stati. L’infl usso di altri costumi, di idee fi losofi che che hanno spinto e privilegiato i singoli soggetti piuttosto che il loro istinto naturale alla socialità, hanno spinto e stanno spingendo ad altre concezioni... Per questo molti vorrebbero proporre “diversi modi di fare famiglia”. L’inclinazione all’altro – che noi sentiamo e crediamo per tutti come “naturale” e “congeniale” – per altri è contestata, preponendo il “diritto” del singolo individuo ad ogni altro diritto e conseguente dovere. Si sente così parlare di “diritto alla propria felicità” come diritto primario. Si sente anche dire e proporre la “famiglia” non come fatto “naturale” ma come espressione “culturale” del vivere collettivo. In questo senso lo schema classico di “unione di un uomo e una donna in vista della procreazione di altre creature e per il sostegno dei coniugi stessi” dovrebbe lasciare agli individui la possibilità di “crearsi in libertà(!?) un tipo di unione congeniale ai gusti di ciascuno”. Molti vorrebbero anche che qualunque tipo di unione si potesse e dovesse chiamare “famiglia” con conseguenti equiparati diritti e doveri legali. Chi sa se noi “cristiani della strada” siamo consci di questa problematica? Che dire? Che fare? Accettare e subire un costume che si insinua, viene strombazzato come “moderno” e viene proposto come logica conseguenza di essere capaci di stare al mondo non da bigotti? Chi sa se siamo capaci di affrontare senza complessi di inferiorità e con relative nostre “ragioni” cambiamenti culturali così determinati? La nostra Fede, non dovrà essere matura e capace di questo e di altro, senza subire gli avvenimenti? ........................................................................... Sempre più spesso mi capita di vedere matrimoni in cui gli sposi sono chiamati all’altare, per sottolineare che sono loro i veri ministri del sacramento. Mi può spiegare meglio questo concetto? E il prete? Che fi ne fa? Sì, il sacramento del Matrimonio è l’unico che ha come “ministri” celebranti, non il sacerdote, ma gli sposi stessi. Che fi ne fa il Sacerdote? Fa la bella fi ne di “far presente Cristo” che gode di presentare al Padre “due” sue creature che vogliono diventare “uno” nell’unico Amore, lo stesso che il Padre ha seminato nelle sue creature come segno massimo e più evidente di “somiglianza con Lui”. È anche segno della presenza di quella comunità - la Chiesa - che Cristo ha amato fi no a dare la vita per lei, una “vita donata” per amore, anche quando la sposa era traditrice del suo sposo... Le par poco? Assisto a matrimoni ricchi di simbologie “aggiuntive”, segni, doni, gesti, canzoni, volute dagli sposi e accettate dai sacerdoti. II Si può? È un comportamento lasciato a tanta libertà? A volte ho l’impressione che il sacerdote lasci fare un po’ per “evitare la ripetitività”, un po’ per consentire che gli sposi vivano il loro “momento magico”. Ma a me non sembra che il giorno del matrimonio debba essere magico, ma sacro. Lei ha, in parte, ragione. Se la creatività lasciata dalle norme liturgiche diventa “passerella”... si rovina tutto: il referente ultimo non è più solo Dio, fonte e culmine dell’Amore umano, ma un cast di “attori” non sempre calibrati e rispettosi dei ruoli. Sta anche al celebrante concordare ed esprimere partecipazione che rispetti il Sacro senza scadere nel teatrale e nel magico, ma... spesso non avviene. Non per voluta trasgressione – credo io – ma solo per facilona ignoranza. Il caso più classico in merito – nei matrimoni come anche nei funerali – è riscontrabile nella “passerella” di quella che dovrebbe essere la “preghiera universale dei fedeli”. Non è un’occasione per andare ad esprimere anche lodevoli sentimenti (gratitudini, ammirazioni, pensieri di autori classici o cantautori, espressioni strappalacrime, lunghi o brevi pistolotti

NIO... pensati notti intere...), ma per chiedere umilmente, semplicemente e brevemente al Padre ciò di cui si sente d’aver bisogno. Una “partecipazione intelligente” non si improvvisa, si pensa insieme, con la sapiente regia della Chiesa madre. Sono suffi cienti 6/8 incontri di corso di preparazione al matrimonio, per quanto ben fatto, per predisporre i fi danzati al matrimonio cristiano? E non sarebbe necessario anche un percorso dopo il matrimonio, almeno nei primi mesi o anni, in cui coppie sposate da tempo affi anchino quelle fresche e sia possibile approfondire l’impegno e la ricchezza del sacramento celebrato? I pochi incontri “sarebbero” suffi cienti in prossimità del “tempo forte” della celebrazione, se si potesse presumere una Fede consapevole e matura nei due contraenti. Generalmente non è così: “non si può supporre la Fede” di questo tipo nei richiedenti. “Occorre ridestarla in coloro nei quali è spenta, rinvigorirla in quanti vivono nell’indifferenza, farla scoprire con impegno personale alle nuove generazioni e continuamente rinnovarla in coloro che la professano senza suffi ciente convinzione...” (D.B. dei Vescovi ital. 1970). Tutto questo in 6/8 incontri? Impossibile! Ma almeno questi servissero per un nuovo approccio alla Fede dopo anni di lontananza... Sarebbe già buono. Quando questo avviene, per l’intelligente e appassionato approccio di un’équipe ecclesiale di preparazione, rimane un porta aperta sul dopo, che richiama a sua volta la necessità da lei prevista di una comunità cristiana che non perda battute e continui maturazione, sostegno, verifiche, testimonianza... Senza questi itinerari, trattiamo davvero male le cose sante! Un vero peccato! Che ruolo effettivo hanno i testimoni nella celebrazione del sacramento? Non sono troppo spesso fi gure posticce invece che garanti consapevoli della tenuta del matrimonio, sostegni e consiglieri nella via della carità evangelica? Fantascienza? (continua a pag. IV) III

NIO...<br />

pensati notti intere...), ma per chiedere umilmente,<br />

semplicemente e brevemente al Padre ciò di cui si sente<br />

d’aver bisogno. Una “partecipazione intelligente” non<br />

si improvvisa, si pensa insieme, con la sapiente regia<br />

<strong>della</strong> Chiesa madre.<br />

Sono suffi cienti 6/8 incontri di corso di preparazione<br />

al matrimonio, per quanto ben<br />

fatto, per predisporre i fi danzati al matrimonio<br />

cristiano? E non sarebbe necessario anche un<br />

percorso dopo il matrimonio, almeno nei primi mesi<br />

o anni, in cui coppie sposate da tempo affi anchino<br />

quelle fresche e sia possibile approfondire l’impegno<br />

e la ricchezza del sacramento celebrato?<br />

I pochi incontri “sarebbero” suffi cienti in prossimità<br />

del “tempo forte” <strong>della</strong> celebrazione, se si potesse<br />

presumere una Fede consapevole e matura nei due<br />

contraenti. Generalmente non è così: “non si può<br />

supporre la Fede” di questo tipo nei richiedenti.<br />

“Occorre ridestarla in coloro nei quali è spenta,<br />

rinvigorirla in quanti vivono nell’indifferenza, farla<br />

scoprire con impegno personale alle nuove generazioni<br />

e continuamente rinnovarla in coloro che la professano<br />

senza suffi ciente convinzione...” (D.B. dei Vescovi<br />

ital. 1970). Tutto questo in 6/8 incontri? Impossibile!<br />

Ma almeno questi servissero per un nuovo approccio<br />

alla Fede dopo anni di lontananza... Sarebbe già<br />

buono. Quando questo avviene, per l’intelligente e<br />

appassionato approccio di un’équipe ecclesiale di<br />

preparazione, rimane un porta aperta sul dopo, che<br />

richiama a sua volta la necessità da lei prevista di una<br />

comunità cristiana che non perda battute e continui<br />

maturazione, sostegno, verifiche, testimonianza...<br />

Senza questi itinerari, trattiamo davvero male le cose<br />

sante! Un vero peccato!<br />

Che ruolo effettivo hanno i testimoni nella<br />

celebrazione del sacramento? Non sono<br />

troppo spesso fi gure posticce invece che<br />

garanti consapevoli <strong>della</strong> tenuta del matrimonio,<br />

sostegni e consiglieri nella via <strong>della</strong> carità evangelica?<br />

Fantascienza?<br />

(continua a pag. IV)<br />

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