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10/ottobre - Santuario della Guardia

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Domande e risposte sul MATRIMO<br />

Risponde don Marco Granara, rettore del <strong>Santuario</strong><br />

Questa è la fede e la prassi dei cristiani. Questa stessa, spesso è entrata – specialmente in Occidente più<br />

segnato dal Cristianesimo – nel costume collettivo e nella legislazione degli stati.<br />

L’infl usso di altri costumi, di idee fi losofi che che hanno spinto e privilegiato i singoli soggetti piuttosto<br />

che il loro istinto naturale alla socialità, hanno spinto e stanno spingendo ad altre concezioni...<br />

Per questo molti vorrebbero proporre “diversi modi di fare famiglia”. L’inclinazione all’altro –<br />

che noi sentiamo e crediamo per tutti come “naturale” e “congeniale” – per altri è contestata,<br />

preponendo il “diritto” del singolo individuo ad ogni altro diritto e conseguente dovere. Si sente così<br />

parlare di “diritto alla propria felicità” come diritto primario. Si sente anche dire e proporre la “famiglia”<br />

non come fatto “naturale” ma come espressione “culturale” del vivere collettivo. In questo senso<br />

lo schema classico di “unione di un uomo e una donna in vista <strong>della</strong> procreazione di altre creature<br />

e per il sostegno dei coniugi stessi” dovrebbe lasciare agli individui la possibilità di “crearsi in libertà(!?)<br />

un tipo di unione congeniale ai gusti di ciascuno”. Molti vorrebbero anche che qualunque tipo di unione<br />

si potesse e dovesse chiamare “famiglia” con conseguenti equiparati diritti e doveri legali.<br />

Chi sa se noi “cristiani <strong>della</strong> strada” siamo consci di questa problematica? Che dire? Che fare? Accettare<br />

e subire un costume che si insinua, viene strombazzato come “moderno” e viene proposto come logica<br />

conseguenza di essere capaci di stare al mondo non da bigotti? Chi sa se siamo capaci di affrontare senza<br />

complessi di inferiorità e con relative nostre “ragioni” cambiamenti culturali così determinati?<br />

La nostra Fede, non dovrà essere matura e capace di questo e di altro, senza subire gli avvenimenti?<br />

...........................................................................<br />

Sempre più spesso mi capita di vedere matrimoni<br />

in cui gli sposi sono chiamati all’altare,<br />

per sottolineare che sono loro i veri<br />

ministri del sacramento. Mi può spiegare meglio<br />

questo concetto? E il prete? Che fi ne fa?<br />

Sì, il sacramento del Matrimonio è l’unico che ha<br />

come “ministri” celebranti, non il sacerdote, ma gli<br />

sposi stessi. Che fi ne fa il Sacerdote? Fa la bella fi ne<br />

di “far presente Cristo” che gode di presentare al Padre<br />

“due” sue creature che vogliono diventare “uno”<br />

nell’unico Amore, lo stesso che il Padre ha seminato<br />

nelle sue creature come segno massimo e più evidente<br />

di “somiglianza con Lui”. È anche segno <strong>della</strong> presenza<br />

di quella comunità - la Chiesa - che Cristo ha<br />

amato fi no a dare la vita per lei, una “vita donata”<br />

per amore, anche quando la sposa era traditrice del<br />

suo sposo... Le par poco?<br />

Assisto a matrimoni ricchi di simbologie<br />

“aggiuntive”, segni, doni, gesti, canzoni,<br />

volute dagli sposi e accettate dai sacerdoti.<br />

II<br />

Si può? È un comportamento lasciato a tanta libertà?<br />

A volte ho l’impressione che il sacerdote lasci<br />

fare un po’ per “evitare la ripetitività”, un po’ per<br />

consentire che gli sposi vivano il loro “momento<br />

magico”. Ma a me non sembra che il giorno del<br />

matrimonio debba essere magico, ma sacro.<br />

Lei ha, in parte, ragione. Se la creatività lasciata dalle<br />

norme liturgiche diventa “passerella”... si rovina<br />

tutto: il referente ultimo non è più solo Dio, fonte e<br />

culmine dell’Amore umano, ma un cast di “attori”<br />

non sempre calibrati e rispettosi dei ruoli. Sta anche<br />

al celebrante concordare ed esprimere partecipazione<br />

che rispetti il Sacro senza scadere nel teatrale e nel<br />

magico, ma... spesso non avviene. Non per voluta<br />

trasgressione – credo io – ma solo per facilona ignoranza.<br />

Il caso più classico in merito – nei matrimoni<br />

come anche nei funerali – è riscontrabile nella “passerella”<br />

di quella che dovrebbe essere la “preghiera<br />

universale dei fedeli”. Non è un’occasione per andare<br />

ad esprimere anche lodevoli sentimenti (gratitudini,<br />

ammirazioni, pensieri di autori classici o cantautori,<br />

espressioni strappalacrime, lunghi o brevi pistolotti

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