10/ottobre - Santuario della Guardia

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28.05.2013 Views

NEL MIO LAVORO, HO FATTO L’ABITUDINE ALLA DISTRAZIONE... Recenti episodi di cronaca resi noti da stampa e televisione ci hanno lasciati stupefatti per la superfi - cialità con cui a volte veniamo trattati, come nel caso avvenuto in ambito ospedaliero dove due medici litigavano fra loro lasciando una partoriente ed il suo bambino in diffi coltà. Anche senza l’aiuto dei mezzi di comunicazione può essere capitato anche a noi di aver fatto esperienza di operatori sanitari che si rapportano con superfi cialità con i malati dimenticandosi che nella malattia tutti ci troviamo in uno stato di fragilità e di dipendenza. In un altro campo, in occasione di particolari eventi atmosferici, abbiamo dovuto assistere al dramma di famiglie che perdono la casa, i propri beni e la vita anche a causa di un atteggiamento superfi ciale delle pubbliche autorità nei riguardi del controllo del territorio, delle sue criticità e della opportunità o meno di rilasciare permessi di 10 osservatorio responsabilità di Enrico Quaglia Fare il proprio lavoro senza rispetto per l’uomo. Dentro ad un malcostume italiano. Questo è un lavo costruzione. La mancanza di attenzione può essere causa di tragedie umane e di danni economici notevoli per i singoli e per la comunità. Le statistiche ci dicono che in Italia muoiono mediamente 2-3 operai al giorno, un tributo di vite inaccettabile, che talvolta è il frutto di atteggiamenti superfi ciali nei riguardi dei pericoli che determinate attività comportano. Dentro la tuta di un operaio c’è “l’essere umano” che è un valore che non ha prezzo, c’è la sua famiglia, sua moglie, i suoi fi gli, le loro speranze, un universo prezioso che va a morire con la morte di quella persona. TORNARE A LAVORARE PER GLI ALTRI (E NON SOLO PER SÉ) Sarebbe però ingiusto dipingere la realtà solo nei suoi aspetti negativi: se è vero che c’è della “malasanità” a causa di persone superfi ciali, è anche vero che esistono medici e infermieri che svolgono il loro ruolo con responsabilità producendo così attenzione, competenza e umanità verso i malati. Quello che sorprende è come talvolta nello stesso ospedale può esserci un reparto che dal punto di vista umano è scadente e poco più in là ci si trovi a contatto con persone non solo competenti ma anche effi cienti e umane al punto da sottoporsi volontariamente al test sul grado di soddisfazione circa il servizio ricevuto. Questo signifi ca che una buona sanità è possibile se dirigenti sanitari,medici, infermieri si sentono responsabili del loro ruolo e, per questo, non solo curano la loro formazione

La responsabilità sociale d’impresa La responsabilità sociale d’impresa è defi nita come “integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (Commissione Europea 18/7/2001). All’interno del mercato globale e locale, le imprese non hanno, infatti, un’esistenza a se stante, ma sono enti che vivono e agiscono in un tessuto sociale che comprende vari soggetti, tra cui spicca una società civile molto attenta all’operato imprenditoriale. La responsabilità sociale d’impresa si misura attraverso lo Standard SA 8000 (SA sta per ‘social accountability’ ovvero ‘rendicontazione sociale’) che certifi ca il rispetto, da parte delle imprese, dei requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali e prevede otto requisiti specifi ci che sono: escludere il lavoro minorile ed il lavoro forzato, riconoscere orari di lavoro non contrari alla legge, corrispondere una retribuzione dignitosa per il lavoratore, garantire la libertà di associazionismo sindacale, garantire ai lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione collettiva, garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, impedire qualsiasi discriminazione basata sul sesso, razza, orientamento politico, sessuale, religioso”. (Fonte: Wikipedia) ro per Super... fi ciale! professionale ma nel profondo del loro animo coltivano valori e ideali che li portano a sentirsi gioiosamente realizzati quando servono l’uomo nel momento in cui è povero di salute. NON COSA MIA, MA COSA PUBBLICA Lo Stato, è quella struttura che gli uomini hanno generato affi nché realizzi la sicurezza, la giustizia ed il benessere collettivo e che i cittadini sostengono pagando le tasse. Coloro che si identifi cano nello Stato - politici, amministratori, dirigenti, funzionari, impiegati - possono vivere questa realtà guardando al proprio tornaconto particolare tradendo così la funzione stessa dello Stato. È vero però che vi sono anche politici, amministratori e dipendenti che si spendono volentieri per il bene dei cittadini. Se vi sono politici superfi ciali più attenti ai loro interessi personali che al bene collettivo, va detto anche che ci sono sindaci, assessori, consiglieri che svolgono il loro compito con spirito di servizio e capita, soprattutto nei piccoli comuni, che rinuncino al proprio emolumento previsto dalla legge per non pesare sul bilancio. Questi uomini sono consapevoli che la vera retribuzione non sta nei soldi ma nel provare nel profondo del loro cuore che “c’è più gioia nel dare che nel ricevere”. PROFITTO E RESPONSABILITÀ Infi ne nel mondo della produzione e del lavoro troviamo imprenditori che ritengono che il “profi tto” sia l’unico faro che deve guidare ogni passaggio della vita aziendale, mentre vi sono altri imprenditori che considerano il profi tto come una componente importante per la vita dell’azienda perché senza utili si va al fallimento, ma ritengono anche che la loro impresa abbia una “Responsabilità sociale” e che quindi il loro lavoro e quello dei loro fornitori debba avvenire nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Fra questa seconda categoria di imprenditori ve ne sono alcuni che ritengono che una parte degli utili vada reinvestita in promozione umana e in attività sociali laddove operano con le loro fabbriche. Vi sono responsabili di aziende, grandi e piccole, che ricorrono ad un ente esterno specializzato il quale, dopo aver verifi cato i vari passaggi che avvengono nell’attività produttiva, certifi cano che quella azienda ha comportamenti eticamente corretti. Superfi cialità e responsabilità sono due facce della nostra realtà: è facile capire che si dovrebbe essere tutti responsabili, è invece diffi cile esserlo se non ci sono dentro di noi valori forti che ci sostengono. Ai cristiani il compito di lavorare sull’animo umano affi nché gli uomini, a prescindere dal ruolo che si trovano a svolgere nella società, siano sempre responsabili, cioè capaci di dare risposte positive ad altri uomini e all’ambiente nel quale vivono. 11

La responsabilità sociale d’impresa<br />

La responsabilità sociale d’impresa è defi nita come “integrazione volontaria<br />

delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni<br />

commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate (Commissione Europea<br />

18/7/2001). All’interno del mercato globale e locale, le imprese non hanno, infatti,<br />

un’esistenza a se stante, ma sono enti che vivono e agiscono in un tessuto sociale<br />

che comprende vari soggetti, tra cui spicca una società civile molto attenta<br />

all’operato imprenditoriale. La responsabilità sociale d’impresa si misura attraverso lo Standard SA<br />

8000 (SA sta per ‘social accountability’ ovvero ‘rendicontazione sociale’) che certifi ca il rispetto, da<br />

parte delle imprese, dei requisiti minimi in termini di diritti umani e sociali e prevede otto requisiti<br />

specifi ci che sono: escludere il lavoro minorile ed il lavoro forzato, riconoscere orari di lavoro<br />

non contrari alla legge, corrispondere una retribuzione dignitosa per il lavoratore, garantire la<br />

libertà di associazionismo sindacale, garantire ai lavoratori di essere tutelati dalla contrattazione<br />

collettiva, garantire la sicurezza sul luogo di lavoro, impedire qualsiasi discriminazione<br />

basata sul sesso, razza, orientamento politico, sessuale, religioso”.<br />

(Fonte: Wikipedia)<br />

ro per Super... fi ciale!<br />

professionale ma nel profondo<br />

del loro animo coltivano valori<br />

e ideali che li portano a sentirsi<br />

gioiosamente realizzati quando<br />

servono l’uomo nel momento in<br />

cui è povero di salute.<br />

NON COSA MIA,<br />

MA COSA PUBBLICA<br />

Lo Stato, è quella struttura che gli<br />

uomini hanno generato affi nché<br />

realizzi la sicurezza, la giustizia<br />

ed il benessere collettivo e che<br />

i cittadini sostengono pagando le<br />

tasse. Coloro che si identifi cano<br />

nello Stato - politici, amministratori,<br />

dirigenti, funzionari, impiegati<br />

- possono vivere questa realtà<br />

guardando al proprio tornaconto<br />

particolare tradendo così la<br />

funzione stessa dello Stato. È vero<br />

però che vi sono anche politici,<br />

amministratori e dipendenti che<br />

si spendono volentieri per il bene<br />

dei cittadini. Se vi sono politici superfi<br />

ciali più attenti ai loro interessi<br />

personali che al bene collettivo, va<br />

detto anche che ci sono sindaci,<br />

assessori, consiglieri che svolgono<br />

il loro compito con spirito di servizio<br />

e capita, soprattutto nei piccoli<br />

comuni, che rinuncino al proprio<br />

emolumento previsto dalla legge<br />

per non pesare sul bilancio. Questi<br />

uomini sono consapevoli che la<br />

vera retribuzione non sta nei soldi<br />

ma nel provare nel profondo del<br />

loro cuore che “c’è più gioia nel<br />

dare che nel ricevere”.<br />

PROFITTO<br />

E RESPONSABILITÀ<br />

Infi ne nel mondo <strong>della</strong> produzione<br />

e del lavoro troviamo imprenditori<br />

che ritengono che il “profi tto”<br />

sia l’unico faro che deve guidare<br />

ogni passaggio <strong>della</strong> vita aziendale,<br />

mentre vi sono altri imprenditori<br />

che considerano il profi tto<br />

come una componente importante<br />

per la vita dell’azienda perché<br />

senza utili si va al fallimento,<br />

ma ritengono anche che la loro<br />

impresa abbia una “Responsabilità<br />

sociale” e che quindi il<br />

loro lavoro e quello dei loro fornitori<br />

debba avvenire nel rispetto<br />

dell’uomo e dell’ambiente. Fra<br />

questa seconda categoria di imprenditori<br />

ve ne sono alcuni che<br />

ritengono che una parte degli utili<br />

vada reinvestita in promozione<br />

umana e in attività sociali laddove<br />

operano con le loro fabbriche.<br />

Vi sono responsabili di aziende,<br />

grandi e piccole, che ricorrono<br />

ad un ente esterno specializzato il<br />

quale, dopo aver verifi cato i vari<br />

passaggi che avvengono nell’attività<br />

produttiva, certifi cano che<br />

quella azienda ha comportamenti<br />

eticamente corretti.<br />

Superfi cialità e responsabilità<br />

sono due facce <strong>della</strong> nostra realtà:<br />

è facile capire che si dovrebbe<br />

essere tutti responsabili, è invece<br />

diffi cile esserlo se non ci sono<br />

dentro di noi valori forti che ci<br />

sostengono. Ai cristiani il compito<br />

di lavorare sull’animo umano<br />

affi nché gli uomini, a prescindere<br />

dal ruolo che si trovano a svolgere<br />

nella società, siano sempre<br />

responsabili, cioè capaci di dare<br />

risposte positive ad altri uomini e<br />

all’ambiente nel quale vivono.<br />

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