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NEL MIO LAVORO,<br />
HO FATTO L’ABITUDINE<br />
ALLA DISTRAZIONE...<br />
Recenti episodi di cronaca resi noti<br />
da stampa e televisione ci hanno<br />
lasciati stupefatti per la superfi -<br />
cialità con cui a volte veniamo<br />
trattati, come nel caso avvenuto in<br />
ambito ospedaliero dove due medici<br />
litigavano fra loro lasciando una<br />
partoriente ed il suo bambino in<br />
diffi coltà. Anche senza l’aiuto dei<br />
mezzi di comunicazione può essere<br />
capitato anche a noi di aver fatto<br />
esperienza di operatori sanitari che<br />
si rapportano con superfi cialità con<br />
i malati dimenticandosi che nella<br />
malattia tutti ci troviamo in uno<br />
stato di fragilità e di dipendenza.<br />
In un altro campo, in occasione di<br />
particolari eventi atmosferici, abbiamo<br />
dovuto assistere al dramma<br />
di famiglie che perdono la casa, i<br />
propri beni e la vita anche a causa<br />
di un atteggiamento superfi ciale<br />
delle pubbliche autorità nei riguardi<br />
del controllo del territorio, delle<br />
sue criticità e <strong>della</strong> opportunità<br />
o meno di rilasciare permessi di<br />
<strong>10</strong><br />
osservatorio<br />
responsabilità<br />
di Enrico Quaglia<br />
Fare il proprio lavoro<br />
senza rispetto per l’uomo.<br />
Dentro ad un<br />
malcostume italiano.<br />
Questo è un lavo<br />
costruzione. La mancanza di<br />
attenzione può essere causa<br />
di tragedie umane e di danni<br />
economici notevoli per i singoli<br />
e per la comunità. Le statistiche<br />
ci dicono che in Italia muoiono<br />
mediamente 2-3 operai al giorno,<br />
un tributo di vite inaccettabile, che<br />
talvolta è il frutto di atteggiamenti<br />
superfi ciali nei riguardi dei pericoli<br />
che determinate attività comportano.<br />
Dentro la tuta di un operaio<br />
c’è “l’essere umano” che è un<br />
valore che non ha prezzo, c’è la<br />
sua famiglia, sua moglie, i<br />
suoi fi gli, le loro<br />
speranze, un universo<br />
prezioso<br />
che va a morire<br />
con la morte di<br />
quella persona.<br />
TORNARE A LAVORARE<br />
PER GLI ALTRI<br />
(E NON SOLO PER SÉ)<br />
Sarebbe però ingiusto<br />
dipingere la realtà solo<br />
nei suoi aspetti negativi:<br />
se è vero che c’è<br />
<strong>della</strong> “malasanità” a causa di<br />
persone superfi ciali, è anche vero<br />
che esistono medici e infermieri<br />
che svolgono il loro ruolo con<br />
responsabilità producendo così<br />
attenzione, competenza e umanità<br />
verso i malati. Quello che<br />
sorprende è come talvolta nello<br />
stesso ospedale può esserci un<br />
reparto che dal punto di vista<br />
umano è scadente e poco più in là<br />
ci si trovi a contatto con persone<br />
non solo competenti ma anche<br />
effi cienti e umane al punto<br />
da sottoporsi volontariamente<br />
al test sul grado<br />
di soddisfazione<br />
circa il servizio<br />
ricevuto. Questo<br />
signifi ca che una<br />
buona sanità è<br />
possibile se<br />
dirigenti sanitari,medici,<br />
infermieri si<br />
sentono responsabili<br />
del loro ruolo e, per<br />
questo, non solo curano<br />
la loro formazione