LA VOCE DELL'APPASSIONATO N3 - Tabaccheria Sansone - Pipe ...
LA VOCE DELL'APPASSIONATO N3 - Tabaccheria Sansone - Pipe ... LA VOCE DELL'APPASSIONATO N3 - Tabaccheria Sansone - Pipe ...
LA VOCE DELL'APPASSIONATO N3 PAROLE IN FUMO
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- Page 23: Si comunica a tutti i soci interess
<strong>LA</strong> <strong>VOCE</strong> <strong>DELL'APPASSIONATO</strong> <strong>N3</strong><br />
PAROLE IN FUMO
Editoriale<br />
Tradizione......... Tradizioni........ si ritorna agli albori riscoprendo usi e costumi ormai andati, tesori<br />
di un'umanità che oggi sfugge al controllo di ogni logica, di generazioni che avrebbero avuto<br />
l'obbligo morale di tramandarsele, magari di correggerle e di modificarle, e forse avremmo evitato<br />
di rimaner prigionieri di un mondo virtuale fatto da cinque minuti di gloria e contornato da qualche<br />
"mi piace"!<br />
Un progetto ambizioso è vero, ma anche un percorso dove sarà possibile rievocare tutte quelle<br />
emozioni e sensazioni rurali che a molti di noi hanno caratterizzato un'intera infanzia.<br />
Dunque ecco la prima di queste tappe, insieme a chi le vive tutti i giorni queste che per noi saranno<br />
delle avventure, dei ritorni al passato, a gente che con le proprie mani e i propri sacrifici non crea<br />
solo cibo di cui nutrirsi, ma crea La TRADIZIONE, e porta avanti la storia, quello che eravamo,<br />
quando il contadino lavorava indisturbato sotto il sole, con la tramontana, si preparava la legna per<br />
l'inverno, accudiva e portava al pascolo le bestie, di serramanici che tagliano formaggio e salame, di<br />
tovaglie a quadrettoni macchiate da un vino che sprigionava allegria ed un profumo acerbo.<br />
Un immagine lontana lo sò, e quando mi guardando intorno scopro una triste realtà, fatta da un<br />
ritmo incessante che ti propone solo spezzoni di vita quotidiana, un pò come i catologhi dei nostri<br />
amati puros, spezzoni..... half, short, mini; non c'è tempo e quindi bisogna ottimizzare, per poi<br />
bloccarsi inebetiti davanti ad una nevicata.<br />
Detto questo vorrei ringraziare tutti coloro che hanno creduto e collaborato in quello che per noi<br />
qualche tempo fà era solo un sogno e che oggi è diventata realtà.<br />
Certi che queste venti pagine non verranno mai acquistate per quattro milioni di dollari da<br />
HarperCollins, ma abbiamo la speranza e soprattutto l'obbligo culturale di divulgare e dare<br />
finalmente voce a quella "sparuta minoranza" di gentiluomini che tutti i giorni accendono le loro<br />
passioni attraverso la forma più antica di rappresentazione atropopaica degli spiriti.<br />
Dunque grazie al dott. Claudio Sgroi, a Beppe Mitolo aka Akela, a Simone Bori aka Sibor, Davide<br />
Bettini, il buon Michele Pandolfo, Luca Pezzini e Giordano Bianchi il Calabro, e la Confraternita<br />
dei Satiri rappresentata da chi meglio non avrebbe mai potuto fare: Francesco Masci, Marco Leone<br />
e Giuseppe Balzano........ e il nostro nuovo vignettista Simone Meli. Continuando su questo ritmo<br />
vi saluto lasciandovi con questa strofa:<br />
Chi vive in baracca, chi suda il salario<br />
chi ama l'amore e i sogni di gloria<br />
chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria<br />
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio<br />
chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo<br />
chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno<br />
Chi ama la zia chi va a Porta Pia<br />
chi trova scontato, chi come ha trovato<br />
na na na na na na na na na<br />
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,<br />
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...
Il Tabacco respira e suda...... di Claudio Sgroi<br />
Mi piace addentrarmi sempre di piu' nella tecnica!!!!!!! La mia passione e' diventata distruggere<br />
quelle leggende metropolitane e quei luoghi comuni che aumento le false informazioni sui sigari.<br />
Tutti sappiamo qualcosa di tabacco, tutti fumiamo, ma quando ci ritroviamo davanti a qualche<br />
problematica alla quale rispondere con precisione diventa una necessita' ecco che vengono fuori<br />
tutte le fandonie che circondano il meraviglioso mondo del tabacco! Esempio: il sigaro come<br />
invecchia?<br />
Qui si apre un mondo infinito, dove le microfermentazioni, il sick period, il luogo dove vengono<br />
conservati, i sigari ad invecchiare vicino altri sigari di diverse provenienze, cellophan o no, cedro o<br />
mogano, in scatola o fuori la scatola, sono solo alcune delle leggende metropolitane che<br />
accompagnano la problematica dell'invecchiamento dei sigari!<br />
Vediamo se riesco ad esprimermi in maniera semplice, pensando anche e soprattutto ai neofiti.<br />
Comincio dal presupposto che, se il sigaro e' costruito con tabacco invecchiato e maturo e' pronto da<br />
fumare, non ha bisogno di invecchiamento, se invece il sigaro e' costruito con tabacco giovane e<br />
non completamente portato a maturità' tecnica, lo devo lasciare invecchiare o forse sarebbe meglio<br />
dire "riposare".<br />
Quando lascio una scatola, con i suoi rispettivi sigari dentro, ad una temperatura inferiore ai 24<br />
gradi Celsius, ad una umidità' relativa compresa fra il 70 e il 72%, il tabacco respira e suda. Una<br />
foglia di tabacco, fino a quando la lasciate in un ambiente umido continua la sua vita, ovvero<br />
continua a respirare.......tutti qui vi dicono....."si la foglia respira perché' invecchia"....ma nessuno sa<br />
dirvi cosa significhi questo benedetto respiro. Non e' altro che continuare dei processi chimici dove<br />
le foglie per ossidazione perdono degli elementi irritanti durante la fumata, quindi perdono<br />
aggressività' e guadagno eleganza e rotondità' della fumata, per meglio dire, tutta l'ammoniaca che<br />
una foglia possa produrre viene espulsa.<br />
Il sudore invece riguarda gli olii essenziali del tabacco. Rimanendo in un ambiente controllato,<br />
durante il respiro la foglia espelle ed evapora gli olii che sono i fautori del sapore di un sigaro. Piu' a<br />
lungo lasciate invecchiare una scatola di sigari, piu' il sigaro perde vigore, pero' ripeto in un<br />
ambiente controllato a meno di 24 gradi e 72% di umidità'. Volete dei sigari eccezionali dopo un<br />
invecchiamento di 30 anni????? Abbassate la temperatura, mandate giu' l'umidità' e non farete altro<br />
che frenare il respiro e il conseguente sudore..........il ratio fra temperatura ed umidità' e' di uno a tre,<br />
ovvero se diminuite di un grado la temperatura dovrete diminuire il tasso di umidità' di tre punti.<br />
Il condizionamento ha una vitale importanza per la buona conservazione dei sigari, diciamo che le<br />
scatole originali sono, cartonate o solo legno, il miglior luogo dove devono essere lasciati,<br />
l'incidenza e' minima e con il tempo qualsiasi residuo di odore di legno o cartone va via e l'odore<br />
del tabacco ha la meglio. Quello che sconsiglio sono indubbiamente tutte quelle cineserie che il<br />
mercato italiano e non solo e' invaso. Anche negli stati uniti mi posso comprare un Humidor da 75
sigari a 150 dollari, hanno un odore puzzolente, nauseabondo, mi e' capitato di aver fumato dei<br />
sigari con sapore a legno cinese, purtroppo il sigaro respirando assorbe gli odori presenti nell'<br />
ambiente, se volete fare un piccolo esperimento prendete uno di quei porta sigari di cuoio, vera<br />
pelle, lasciateci dentro un sigaro per una settimana, quando lo tirate fuori annusatelo e vedrete che<br />
la capa si e' gia' impregnata di odore di cuoio. Per me Okume africano fino alla morte. L'unico ed il<br />
solo legno che si presta perfettamente alla conservazione e' questo tipo di che anche dopo 30 anni<br />
non rilascia resina e soprattutto non gonfia all'umidità' e ZERO odori. Purtroppo, non so se e' per il<br />
costo o per ignoranza, ancora pochissime marche usano questo tipo di legno per la costruzione di<br />
humidors. Quando parlo di ratio 1/3, forse avrei fatto meglio a scrivere 1 a 3, e parto dal<br />
presupposto che i sigari vanno conservati a 20 gradi e 72% di umidità' (che e' legge matematica, il<br />
resto sono gusti personali fumarlo piu' o meno umido) quindi se ho una temperatura di 19 gradi<br />
devo portare l'umidità' a 67% e cosi' via.......vi dirò' di più', se volete un piccolo consiglio<br />
conservate i cubani a 20-70% e gli "Extracubani" a 20-72%. I cubani all'origine sono piu' umidi<br />
quindi se li lasciate ad un ambiente carico di umidità' la prima cosa che succede e avere la muffetta<br />
bianca sulla capa, i dominicani la chiamano "Sal de Pide", spazzolateli con attenzione e non<br />
succede niente, invece gli extracubani a 72%, hanno la tripa un po' più' secca e un'umidità' un po'<br />
piu' elevata non gli fa male.<br />
Per concludere al perché' i sigari in terra madre sono diversi potrei dire: non e' il sigaro che fa il<br />
momento ma il momento che fa il sigaro! (ok, e' scontata e retorica....) Da un altro lato se sono ai<br />
Caraibi l'umidità' relativa e' diversa da quella di Milano o Matelica, le temperature sono diverse,<br />
magari sto fumando un sigaro fresco appena rollato, e' un cocktail che ha e da una percezione<br />
diversa. So che a Cuba sai fumarti 8 sigari al giorno e a Matelica forse no, e' un assunto di<br />
predisposizione e ambiente con un po' di chimica data dalle differenze climatiche! E poi se ci metto<br />
un paio di mojitos sopra ancora meglio....Io stesso quando sono in Nicaragua o Honduras o Santo<br />
Domingo ho una percezione diversa, per questo quando sto lavorando ad un sigaro non mi fermo li<br />
e me ne porto sempre a casa, li riprovo dopo una settimana passata nel mio humidor e dopo due<br />
settimane per confermarne la liga, anche se il potenziale di un sigaro si vede subito!!!!!<br />
Vuoi un esperimento? Vai a Palermo, vicino il porto c'e' un famosissimo chiosco e chiedi una<br />
spremuta di arance (usano le arance di Ribera tipo Washington) e poi bevi la stessa, fatte con le<br />
stesse arance a Bassano del Grappa.......e' la stessa?
L’HOTEL NATIONAL E I SUOI DIVANI !<br />
di Luca PEZZINI<br />
Per chi va a L’Avana per fumare sigari è una tappa obbligata, la visita in un tempio volando con la<br />
fantasia a quando l’intero albergo venne requisito dal gangster Luky Luciano per incontrare i suoi<br />
pari, o quando all’indomani della prese del potere divenne il quartier generale dei “barbudos”.<br />
Stiamo parlando dell’Hotel National, un capolavoro d’architettura inaugurato il 30 dicembre 1930<br />
che, nella sua storia ultra ottantennale ha ospitato stelle del cinema, mafiosi e politici.
L'Hotel ha una forma ad H ed è alto otto piani, da questi si ha una magnifica vista su L’Avana, sulle<br />
sue spiagge, sul Mar dei Caraibi e sul Malecon.<br />
E, come dicevamo, uno dei gioielli architettonici della città avvolto in una sorprendente mescola<br />
caraibica di art decò, stile neoclassico e stile neo coloniale.<br />
I progetti per la costruzione dell'albergo iniziarono negli anni '20, anche se la storia ufficiale vuole<br />
che il Governo versasse la maggior parte dei 7 milioni di dollari necessari alla costruzione, in realtà<br />
gran parte del finanziamento arrivò dalla mafia, arricchitasi grazie al Proibizionismo in corso in<br />
quegli anni negli Stati Uniti. Progettato e costruito da imprese statunitensi, fu realizzato da 8mila<br />
operai in poco meno di 14 mesi.<br />
All'interno tappeti e specchi ricordano la storia dell'hotel che è in un certo modo il riflesso della<br />
storia di Cuba, che passò dall'essere un casinò tropicale all'essere un enclave del comunismo ai<br />
caraibi.<br />
I portici dei giardini ricordano i chioschi monastici, con arcate ispano-moresche, rinfrescate dalle<br />
piante del piano principale, simile a tre navate parallele di una chiesa medievale o le travi simulate<br />
del tetto, che ricordano un vecchio monastero catalano con reminiscenze arabe.<br />
Si trova su un'altura nei pressi di Punta Bava, ad un'estremità della caletta di San Lázaro, secoli fa<br />
prediletta dai pirati; la sua posizione strategica è sottolineata anche dal fatto che nel XIX secolo si<br />
trovava qui la batteria di Santa Clara e il cannone Ordóñez, uno dei più grandi dell'epoca, è ancora<br />
oggi in uno dei giardini dell'hotel (come elemento decorativo, ovviamente). Il ristorante dell'albergo<br />
porta il nome di don Luis Aguiar, il governatore di Punta Brava, che respinse da qui i britannici,<br />
durante l'assedio di L'Avana. Durante la Crisi dei Missili, nel 1962, quando la struttura non era più<br />
l'albergo più glamurous dei Caraibi ed era stato trasformato in un centro di allenamento per le<br />
donne campesinas, i soldati cubani scavarono gallerie nei suoi giardini e installarono batterie<br />
antiaeree, nell'attesa di un eventuale attacco ordinato da John F. Kennedy.<br />
Insomma, solo la storia del posto in cui l'Hotel Nacional è stato costruito merita tutta l'attenzione…<br />
tra le tante storie che avvolgono non senza mistero l’hotel, Si narra che Lucky Luciano durante la
sua permanenza a Cuba presiedette qui un vertice di boss mafiosi<br />
La copertura al summit era quello di fare un omaggio al cantante ed attore Frank Sinatra” e si svolse<br />
tra il 22 ed il 26 dicembre 1946. Fu in quella storica riunione a L'Avana, raccontata poi ne Il<br />
padrino 2, che le famiglie si divisero gli affari dei casinò, della droga e della prostituzione a Cuba<br />
Quindi nel Natale ‘46 l’Hotel Nacional venne praticamente chiuso al pubblico, lo occupavano 500<br />
invitati in rappresentanza delle famiglie più potenti degli Stati Uniti. Inoltre erano presenti Albert<br />
Anastasia, Frank Costello, Joe Adonis, Meyer Lansky, Vito Genevose, Giuseppe “Joe” Bonanno,<br />
Tom Lucchese, Willie Moretti, Tony Accardi, i fratelli Fischetti (parenti di Al Capone) e Santo<br />
Trafficante, potentissimo capo mafia della Florida.<br />
Sono passati in molti da qui: Winston Chucrchill, Nelson Rockfeller, Alexander Fleming,<br />
l'imperatrice Soraya, i duchi di Windsor, Ernest Hemingway, Rita Hayworth, Errol Flynn, Marlon<br />
Brando, Maria Félix, Gary Cooper, Robert De Niro, Robert Redford, Oliver Stone, Steven<br />
Spielberg, Diego Armando Maradona, Pierre Cardin, Girgio Armani, Naomi Cambell, Kate Moss,<br />
Miguel Bosè, Juanes.<br />
Dal 1992 l'Hotel Nacional è un Monumento della Memoria Nazionale di Cuba, per decisione<br />
dell'UNESCO, che mai prima aveva dato un simile riconoscimento a una struttura di questo tipo. Ed<br />
è un riconoscimento arrivato subito dopo un nuovo cambio nella tumultuosa storia di questo<br />
edificio. Con la caduta dell'Unione Sovietica, il declino della Revolución e l'economia della Isla<br />
sempre più fragile, le autorità cubane decisero di rinnovare completamente l'albergo per aprirlo al<br />
turismo internazionale.<br />
Come accennavamo il “National” nel suo patio ad “U” che volge verso il Malecon ha dei divani e<br />
delle poltrone in vimini che, per tutto lo svolgersi del giorno, ma in particolare dall’ora di cena a<br />
tarda notte si popola di appassionati fumatori.<br />
E’ lì che, dopo cena ci si concentra per scambiarsi opinioni e condividere un buon puro.<br />
E’ lì che dopo le cene dell’ “Encuentro degli amici di Partagas” o del “Festival dell’Habanos” ci si<br />
ritrova a sorseggiare l’ultimo moijto in compagnia di amici appassionati vecchi e nuovi provenienti<br />
dai 5 continenti.<br />
E’ lì che si capisce il significato de “el placer de compatir” … un’esperienza che una volta vissuta<br />
rimarrà indelebilmente scolpita nei ricordi.
Un sigaro pre Castro di Davide Bettini<br />
Sigaro particolare (nasce come selezione per una azienda americana situata nella Silycon Valley per<br />
cui chiaramente un Pre Embargo,oggi negli USA farebbero fatica a fare altrettanto) il cui percorso<br />
distributivo mi è assolutamente oscuro... Forse, allora come accade oggi per le Edizioni Regionali,<br />
un prodotto veniva destinato ad un cliente o a un distributore per poi finire in mano ai collezionisti<br />
di tutto il mondo.<br />
Ne ho ancora una quarantina, li centellinerò....<br />
A CRUDO: sensazioni olfattive non trascendentali, abbastanza piatto, l'aspetto è bello, la capa<br />
perfettamente tirata, la conservazione perfetta.<br />
PRIMO TERZO: il tiraggio è esemplare, nessuna nota ammoniacale fa capolino al momento<br />
dell'accensione.<br />
Eucalipto e tono balsamico in evidenza fin da subito ma svaniscono in fretta per lasciare spazio ad<br />
una stupenda soavità che permane per tutto il primo terzo.<br />
Particolare risulta il fatto che importati sentori balsamici riaffiorino, molto più marcati, prima<br />
dell'inizio del secondo terzo.<br />
Una sinfonia di note mentolate miste a tabacco e cacao, profumi di un dolce inglese senza<br />
l'invadenza della freschezza.<br />
Sigaro assolutamente al di fuori del comune, sarebbe sublime sapere come era in gioventù, le note<br />
di eucalipto erano presenti già da allora o si sono sviluppate solo in un secondo momento?<br />
SECONDO TERZO: col secondo terzo la forza aumenta ma è ben lungi dal prendere il<br />
sopravvento, le sensazioni precedentemente descritte permangono,si amplificano per intensità.<br />
Le correzioni alla brace sono sporadiche, il manufatto quasi perfetto.<br />
Il secondo terzo è un delitto che debba finire, c'è da chiedersi se questo signore inglese fosse<br />
veramente un genio delle miscele, un po'come il Pete Johnson di oggi, o più semplicemente se è il<br />
tabacco cubano in generale che dopo anni di invecchiamento compie immancabilmente il miracolo.<br />
TERZO TERZO:nel terzo terzo la forza aumenta a dismisura, il gusto cambia, il palato viene<br />
investito da note di pepe rosa e noce moscata.....a questo punto subentra un grosso e palese<br />
difetto:sta per finire.<br />
Tolgo l'anilla per poterlo fumare fino alle dita......VOTO:98/100
Alec Bradley prensado di Giuseppe Balzano<br />
Un caro amico, un paio di giorni fa, mi ha fatto dono di questo sigaro epico: il prensado di Alec<br />
Bradley churchill strepitoso box pressed.<br />
Smanioso di provarlo dato che ne ho letto recensioni entusiastiche l'ho acceso trepidante e devo dire<br />
che le recensioni sono abbastanza vere.<br />
Il puro è composto da tabacchi Honduras e Nicaragua e da subito si nota qualcosa di molto<br />
particolare difatti sembra di star fumando un sigaro non extracubano, un sigaro che ha una precisa<br />
evoluzione e ciò si percepisce già dai primissimi puf, purché si riesca a staccare lo sguardo dalla<br />
bellissima capa sabbiosa e scura.<br />
È senza dubbio un sigaro impegnativo, inadatto ad una fumata frettolosa e disattenta anche perchè è<br />
subdolo e senza che te ne accorgi un puf dopo l'altro ti taglia le gambe con una strepitosa forza.<br />
L'inizio parte medio leggero con un preciso sapore ti tabacco terroso, al contrario di molti caraibici<br />
non esplode subito per poi frenarsi in corso d'opera, invece è un sigaro che prende la rincorsa<br />
caricandosi per tutto il primo terzo come una nota di tromba che cresce.<br />
Il secondo terzo (che inizia dopo almeno 45 minuti di fumata) è monumentale, veramente<br />
monumentale, molto simile per alcuni aspetti ad un ottimo cubano e differente alla maggior parte<br />
dei non cubani che ho fumato; intanto non si frena nell'evoluzione e già questo fatto mi lascia<br />
alquanto basito, anzi monta come avviene con Wagner, i sapori si intensificano il tiraggio resta<br />
perfetto e non servono pareggi di fiamma così come non ci si rende conto che si è vicini ad un fatto<br />
molto particolare.<br />
Quando si fumano sigari particolarmente ben riusciti, l'inizio dell'ultimo terzo coincide con la<br />
saturazione della sensibilità retronasale ovvero per tutto l'ultimo terzo (e per un paio d'ore dopo lo<br />
spegnimento) gli aromi del tabacco fanno presa sul nostro olfatto e lentissimamente decadono e<br />
quindi avviene che gli ultimi puf sono come uno tzunami.<br />
Fumata lentissima, sigaro che dura quasi tre ore e alla fine resta un ottimo ricordo di uno dei pochi<br />
sigari che non solo competono con buona parte dei prodotti dell'Isla grande in quanto evoluzione e<br />
dimostra che è possibile fare un sigaro extracubano non piatto e non monocorde.
“Edicion Regional” para Italia: quando tutto cominciò! di Giuseppe Mitolo aka Akela<br />
Sul precedente numero di questa “fanzine”, fu pubblicata un’interessante degustazione dell’ultima<br />
Edizione Regionale per l’Italia: La Escepcion di J.G. - Selecto Fino. Sigaro molto particolare, vuoi<br />
per il formato retrò, vuoi per la marca reintrodotta sul mercato dopo la sua dismissione nel 1989,<br />
vuoi, ovviamente, per l’esclusività di questa tiratura.<br />
Le Edizioni Regionali non sono una novità per l’Italia, anzi, possiamo vantarci con orgoglio di<br />
essere stato il mercato pionieristico di questa nuova linea quando, nel 2005, unitamente alla<br />
Svizzera, abbiamo ottenuto le prime due referenze: il Punch Superfino e il Ramon Allones<br />
Seleccion Suprema.<br />
Negli anni a seguire, molti saranno i sigari che si avvicenderanno con l’anilla “Exclusivo Italia”<br />
(nell’ordine, la riedizione del Superfino, El rey del mundo Torpedo, Punch Diadema Extra n.1 e, da<br />
ultimo, La Escepcion Selecto fino), ma solo quelli del 2005 avranno l’anilla “Edicion Regional”.<br />
Parte da questo numero, un viaggio attraverso le “nostre” edizioni regionali, quelle che hanno fatto<br />
la storia del fumo cubano in Italia, non senza destare interesse anche in tutto il resto del mondo.<br />
Quale miglior inizio se non quello di partire ab origine, ossia dal 2005, analizzando, anche<br />
qualitativamente, le due produzioni?<br />
Il Punch Superfino, vitola minuto (42x110), fu presentato in SLB da cinquanta pezzi, per un totale<br />
di trecento cabinet prodotti. Dato l’enorme successo riscosso, nel 2007 il sigaro venne riproposto<br />
sul mercato Italiano, sempre in box da cinquanta.<br />
Il puro della prima edizione, dietro l’aria rassicurante del formato, nasconde una leggenda. Ora, tutti<br />
sappiamo come una leggenda non è una verità storica, eppure, a volte, dietro una fantasiosa storia,
si cela un fondo di verità. Si narra , infatti, che il Superfino non sia stato propriamente il frutto di<br />
una scelta ponderata di marketing, di grandi grafici e istogrammi seguiti da Habanos S.A.. Al<br />
contrario, pare che questo sigarello sia il risultato di un surplus produttivo, individuato (non si sa da<br />
chi, né quando, né come) fra uno stock di minutos in giacenza nei magazzini della Real Fabrica<br />
Partagas. Detto questo, sembrerebbe che anche a Cuba valga il detto “non si butta via niente” e così,<br />
applicata una bella anilla argento-rosso, questi “super finos” giunsero sugli scaffali del Bel Paese.<br />
Questa la leggenda da raccontare ai neofiti. E il fondo di verità? I pochi fortunati che riusciranno a<br />
trovare la prima edizione di questo sigaro (attenzione, quello con la seconda anilla “Edicion<br />
Regional”, non quello con l’etichetta “Exclusivo Italia”), con un po’ di attenzione, potrebbero<br />
percepirla facilmente.<br />
Osservando un sigaro così piccolo, presentato da un brand come Punch, tendenzialmente devoto a<br />
caratteri dolci e forza contenuta, verrebbe da pensare di aver trovato il sigaro da fumare in<br />
mattinata, dopo una fugace colazione. Giudizio avventato!<br />
A crudo si percepiscono vaghi sentori di legno, nulla più. Una volta acceso, il sigaro esplode con un<br />
sapore tendenzialmente acidulo e aromi incentrati sul legno antico, la terra e un po’ di pepe. La<br />
forza è stabile su un registro medio, anche se cerca di coprire le flebili percezioni aromatiche. Il<br />
manufatto non evolve particolarmente, ma a metà si avverte un deciso cambio di passo: si<br />
ammorbidisce leggermente, bilanciando l’acido con il dolce, e gli aromi si stemperano su una chiara<br />
nota di mallo di noce (il classico gusto dolce ma secco) su un fondo di legno. Arrivati quasi al<br />
termine, il puro risulta allappante, anche per la forza, sensibilmente aumentata rispetto all’incipit<br />
della fumata. Combustione perfetta, cenere lunga e compatta. Difetto: il largo ridotto non consente<br />
una sensibile e apprezzabile evoluzione.<br />
Votazione con criterio CCA: mediamente 4 medaglie.<br />
Indubbiamente, almeno a parere di chi vi scrive, non siamo in presenza di un prodotto riconducibile<br />
al brand Punch, piuttosto a qualche altro delle marche Partagas o Ramon Allones. Un dubbio: ma<br />
nella Real Fabrica, di queste due marche e di questo modulo, non si producevano/producono,<br />
rispettivamente, lo Short e lo Small Club Corona? La risposta è sì. Eccovi il fondo di verità!<br />
Nel 2007 poi, come si affermava in precedenza, probabilmente forte di un enorme successo di<br />
vendita (anche se, il prezzo al pubblico -circa otto euro- era un suo difetto), Habanos S.A. decise di<br />
rimetterlo in commercio sempre come E.R. e sempre in Italia. Tuttavia, oltre alla seconda anilla (su<br />
quest’ultima c’era scritto “Exclusivo Italia”), si percepì sensibilemente che la liga era cambiata. Il<br />
sigaro divenne più dolce e venne ridimensionata sensibilmente la forza, tanto da renderlo più<br />
confacente agli schemi qualitativi della marca.<br />
Tale riedizione, però, non riscosse l’ammirazione che gli aficionados riservarono per il suo<br />
predecessore; difatti, con un po’ di fortuna, dopo quattro anni è ancora possibile trovare qualche<br />
altro box nelle tabaccherie di provincia. Circostanza che la dice lunga sul suo gradimento.<br />
L’altro sigaro proposto “in tandem” con il Superfino fu il Ramon Allones Seleccion Suprema,<br />
vitola corona gorda (46x143), era commercializzato anch’esso in cabinet SLB, ma da 25 unità e con<br />
tiratura leggermente più alta di quella del Superfino, pari a cinquecento box.<br />
Subito il difetto di questo sigaro: l’incostanza. Era possibile che capitassero, anche nella stessa<br />
confezione, sigari diversi fra loro. Certo, non differenze abissali, però, ritrovarle in puros dello<br />
stesso box, farebbero spazientire anche l’aficionado più remissivo verso tali discrasie cubane!<br />
Ascoltando diversi commenti di illustri fumatori, essenzialmente, nei diversi esemplari si<br />
riscontravano due tipologie di ligada (attenzione, non liga!): una dalla fuerza molto pronunciata e<br />
con palette aromatica piuttosto speziata, e l‘altra maggiormente votata a sentori dolci e dalla forza sì<br />
sostenuta, ma non prevaricante. Si comprende bene come dare un giudizio alle due tipologie di<br />
sigaro rientri nei gusti personali.<br />
Volendo stilare una scheda degustativa che non voglia essere una fotografia DEL sigaro, è<br />
necessario premettere che il sottoscritto non ha provato la prima tipologia di ligada, semplicemente<br />
perché non l’ha mai riscontrata nei pochi esemplari a sua disposizione. Senza ombra di dubbio,<br />
tuttavia, posso affermare che tutti i sigari fumati e riconducibili alla “seconda ligada” sono piuttosto
costanti nella percezione qualitativa.<br />
Le capas si presentavano sovente di un bel colorando brillante (che, dopo sei anni, si è andato<br />
affievolendo), non sempre ben tirate. Il tiraggio virava dal leggermente serrato al normale e<br />
tendenzialmente i sigari non presentavano vuoti o nodi. A crudo a farla da padrone erano il caffè e il<br />
cacao, mentre, una volta acceso, la sinfonia cambiava leggermente. Nonostante un inizio un po’<br />
incerto, con sapori bilanciati fra il leggermente sapido e il dolce, il manufatto, nel giro di qualche<br />
boccata, diveniva sensibilmente più dolce, sino alla fine. Gli aromi…beh, se cercate un sigaro<br />
complesso, con un fumo masticabile, dagli aromi ben amalgamati fra loro, l’avete trovato! Sarete<br />
rapiti da una tale sinfonia di aromi, dal correre il rischio di godere a pieno del puro senza accorgervi<br />
di averlo finito né di aver percepito chiare note aromatiche. Nell’incedere della fumata, solitamente,<br />
si scorgevano cacao, miele, frutta secca e legno, in proporzioni mai fisse, ma sempre e comunque<br />
perfettamente bilanciate e amalgamate fra loro, con il miele sempre in primo piano.<br />
Gran finale senza la minima asprezza né “l’allappante” che chiude sovente le fumate. Cenere<br />
compatta, non molto lunga, dal colore grigio piombo con striature nere. Persistenza lunghissima.<br />
Votazione con criterio CCA: mediamente 5 medaglie (il che significa che spesso si aveva fra le<br />
mani un sigaro da coppa).<br />
E’ un puro che, francamente, sconsiglio ai neofiti, ma che consiglio a chi comincia a muovere<br />
coscientemente i primi passi, dopo aver fumato varie produzioni ordinarie, quantomeno per<br />
cominciare a comprendere quali caratteristiche dovrebbe avere un buon puro.<br />
Un inciso: è un sigaro che all’epoca (e anche oggi) ha spaccato gli aficionados fra chi l’amava e chi<br />
lo riteneva un sigaro “buono sì” ma senza clamore, arrivando a preferire il Punch Superfino…. de<br />
gustibus non disputandum est sostenevano a ragione i Quiriti, pertanto è giusto che c’è chi ami il su<br />
citato manufatto e chi, con rispetto, lo giudica un sigaro buono, ma senza scintille e fuochi<br />
d’artificio.<br />
Mi sia concessa, in conclusione, una valutazione strettamente personale. La vitola e la marca, come<br />
molti dei lettori avranno notato, attualmente, risultano in produzione ordinaria per le sole Case del<br />
Habano. Probabilmente il successo della Edizione Regionale italiana, qualche anno più tardi, ha<br />
spinto i vertici di Habanos S.A. a metterlo in produzione con altro apellido de salida (ma questo,<br />
preme ribadirlo è una mia considerazione). Non lasciatevi ingannare: gli Allones Superiores per la<br />
CDH non sono i Seleccion Suprema! E se vi trovate fra le mani questo esemplare, non conservatelo,<br />
rendetegli l’onore che si deve ad un grande sigaro…accendetelo!
Saint Luis Rey Lonsdales Vintage<br />
Di Simone Bori<br />
Il sigaro è il Saint Luis Rey Lonsdales,(Cervantes 42x165)un puro che purtroppo è uscito dalla<br />
produzione nel 2006.<br />
La marca in questione fù fondata intorno al 1940,come amava definirla il Maestro Plenizio una<br />
delle “Marche Di Tradizione,”fù esclusiva,anche dopo la rivoluzione,del mercato Inglese,la gamma<br />
è contraddistinta da sigari di notevole corposità e complessità, ricchi di aromi floreali,composta da<br />
tabacchi di prima qualità provenienti dalla Vuelta Abajo e dalla Semi Vuelta,fra la sua produzione<br />
non si può non citare il fantastico Double Corona e il Serie A.<br />
Il puro che andrò a fumare ha cugno APE MAY01 perciò nello specifico si parla di Vintage.<br />
Per i sigari Vintage si intendono quelli con invecchiamento di oltre 10 anni,mentre per gli Aged con<br />
5 anni.<br />
La ricerca continua degli appassionati per questi tipi di sigari,sta nel fatto che un sigaro Vintage<br />
porta con se aromi e sapori non riscontrabili in un puro cosiddetto giovane:<br />
freschezza,amalgama dei tabacchi,eleganza negli aromi,delicatezza,sono le prerogative di questi tipi<br />
di sigari.<br />
Ottima costruzione,riempimento perfetto.<br />
Capa uniforme colorado claro,data l’età i sentori a crudo sono quasi assenti,si avverte un<br />
leggerissimo profumo di legno di cedro.<br />
Durante l’accensione si sprigiona in fumo denso con profumi di tabacco affumicato.<br />
Già dai primi puff si avverte l’eleganza di questo puro,il primo tercio scorre tra un equilibrio di<br />
aromi veramente unico,terra e miele ne fanno da padroni.<br />
La fumata scorre senza mai annoiare,la forteleza non è la prerogativa di questo sigaro ma<br />
l’ampiezza dei gusti è davvero stupefacente.<br />
Nel secondo tercio i sapori terrosi si amplificano mantenendo sempre una grande freschezza di<br />
aromi.<br />
La forza non aumenta ma si avverte un leggero sottofondo amarognolo.<br />
La costanza di sapori contraddistingue anche l’ultimo tercio,un lieve aumento della forza esalta la<br />
paletta aromatica rimandando al palato tutta la finezza del sigaro.<br />
Tiraggio e combustione ottimi.<br />
Cenere grigio scura e molto compatta.<br />
Un altro fantastico Havana uscito dalla produzione,il mio consiglio(per chi può)è di farne una<br />
buona scorta.<br />
Voto 8,9 su 10
del Vizio nella sua veste migliore<br />
Bacco e Tabacco, due elementi mistici che inducono l’umano a percorrere sentieri affascinanti e<br />
tortuosi, nella ricerca di quello stato che per diletto appagherà il cuore e l’anima del viandante.<br />
Che le vie della selva siano nella mente o nella materia importa ben poco. Ciò che conta è ciò che<br />
s’avverte. Un viaggio fatto di esplorazione, un po’ come tutti i viaggi degni di tal tenzone, che<br />
spesso s’apre con l’esaltante scoperta di odori e sapori diversi, note lontane dal consueto, che<br />
solleticano la fantasia e cacciano la noia, donando una ritrovata vitalità. A volte saranno sfumature<br />
che porteranno a galla momenti di vita dimenticati, a volte la novità genererà euforia, o quello<br />
sconforto che solo nella mente dello stolto arresterà il cammino.<br />
Un mondo che, dalla bocca del calice colmo di vino e dal fumo del tabacco ardente, s’apre alla<br />
mente di chi, vivace d’intelletto, si presta al suo volere.<br />
Un’esperienza da non rifiutare, semmai da arricchire col giusto cibo che lesto preparerà i sensi al<br />
successivo approccio… quello di Bacco e di Tabacco. Quel cibo privo della pretesa di nutrir le<br />
membra, ma piuttosto proteso a rallegrar lo spirito. E scoprendo la vastità dell’orizzonte la noia<br />
troverà il suo patibolo.<br />
Sconsiderato è chi si perde nell’estenuante ricerca del complesso.. spesso la semplicità è compagna<br />
del buon vivere. Ma in tal guisa desumerà il viandante, solo dopo aver percorso in parte il viaggio.<br />
E allora che gli Dei siano magnanimi, al protrarsi dell’animo più audace, che fermo sui piedi della<br />
ragione vola più in alto col cuore e con la mente.<br />
E se di Bacco e Tabacco s’è ben fieri, che Venere ci doni i suoi piaceri.<br />
Marco Leone
Due chiacchiere con Tatzuo Tajima di Giuseppe Balzano<br />
Quello del tabaccaio è un lavoro a volte bellissimo; nel costante ricercare nuovi costruttori di pipe<br />
spesso mi sento come Indiana Jones o come Sherlok Holmes: devo districare un enigma per<br />
giungere a una soluzione.<br />
Oggi, se si vuole trovare qualche diamante grezzo, qualche artigiano ancora ignoto, bisogna cercare<br />
ancora oltre i confini noti, oltre l'ovvio e persino oltre le proprie credenze: biosgna sbarcare lontano.<br />
Nel nostro peregrinare, siamo sbarcati a Tokyo, seguendo al consapevolezza che una delle scuole<br />
pipaie più giovani e innovative al mondo si trova in giappone e sapendone pochissimo a riguardo e<br />
ancora meno della bellissima lingua nipponica, ci siamo messi a studiare i maestri di questa scuola e<br />
mentre studiavamo e mentre cercavamo, per nostra immensa fortuna, abbiamo scoperto un<br />
diamante grezzo: Tatsuo Tajima di cui La tabaccheria <strong>Sansone</strong> è lieta di presentare in esclusiva per<br />
l'italia le sue pipe.<br />
Persona umile, persona mite, persona dallo stile assolutamente personale che incarna esattamente<br />
quello che la nostra tabaccheria boutique cerca: ovvero rispetto per lo stile e totale innovazione.<br />
Le sue sono pipe molto diverse da quelle di Wallenstain, sono pipe che seppure si basano<br />
sull'apporto culturale che lo stile danese ha esercitato, sono molto più simili alla nuova scuola<br />
italiana.<br />
Sono forme funzionli ma culturalmente estreme: o meglio estreme per noi occidentali, poichè se<br />
vengono contestualizzate nella cultura nipponica sono forme che si fondono con la storia e con la<br />
cultura di un popolo assolutamente simile e totalmente dissimile al nostro.<br />
Quello che mi ha stupito nelle sue pipe è il trovare in ogni pezzo che vedo qualcosa di<br />
assolutamente simile a ciò che conosco e contemporaneamente trovare nel complesso la pipa aliena<br />
a tutto ciò che conosco.<br />
Quello che credo stia avvenendo è che gli artigiani giapponesi dopo aver studiato con i danesi e<br />
quindi dopo aver imparato una tecnica formale, negli ultimi dieci anni, stanno iniziando a<br />
riorganizzare l'alfabeto che compone il costruire una pipa rendendolo adatto alla loro cultura e<br />
storia.<br />
.per permetetrci di comprendere meglio il suo pensiero e per poter accettare meglio questa nuova<br />
scuola,Tatsuo ha accettato di fare due chiacchiere con noi e quanto segue è il suo pensiero.<br />
Gianluca <strong>Sansone</strong><br />
Caro Gianluca sono nato nel 1955 a Tokyo, in Giappone.<br />
Ho lavorato come film e graphic designer e ho contribuito a realizzare la parte visuale di eventi<br />
come Tsukuba Expo i85, Nara Silk Road Expo í87, e Design Expo di Nagoya I89 così come per dei<br />
musei quali Edo Tokyo-Museo.<br />
Dal 93 in poi, con il generale spostamento a media digitali, mi sono concentrato su titoli<br />
multimediali e la grafica come graphic designer.<br />
Ho ricevuto numerosi riconoscimenti<br />
Dal 2005 in poi, mi sono impegnato a costruire pipe sotto la guida di Shizuo Arita e Mr. Shigeyoshi<br />
Yanagihara.<br />
Nel 2009, ho fatto il mio debutto come artista a Amanoya a Setagaya, Tokyo, il vero punto di<br />
partenza per la mia seconda carriera.<br />
Come la costruzione delle pipe è entrato nella mia vita?<br />
Sono stato un incallito fumatore di sigarette, sino ai cinquant'anni, quando decisi di smettere o<br />
almeno di provarci.<br />
Per ridurre il numero di sigarette fumate visitai Amanoya, un negozio di sigarette vicino Shibuya,<br />
Tokyo, e li , senza che io lo sapessi cominciò il mio percorso nell'arte di costruire pipe.<br />
In quel negozio, le pipe, catturarono la mia attenzione e così decisi di cominciare a fumarle, per far<br />
ciò comprai una pipa economica, qualche accessorio e una busta di tabacco, correndo a casa come<br />
un bimbo i cui genitori hanno regalato un giocattolo nuovo. Una volta a casa, poichè nessuno mi<br />
aveva spiegato nulla, ho avuto ogni sorta di problema con questo ogetto misterioso, dalla lingua<br />
ustionata alla quasi carbonizzazione della pipa, insomma il solito rito di passaggio nei misteri della<br />
pipa e tuttavia non desistetti, avevo deciso di non fumare più sigarette e cosi feci.
Piano piano sono cresciuto e come un novizio che si inerpica in un mondo estremamente<br />
affascinante, e per poter fumare più di una volta al giorno mi venne voglia di una seconda pipa sino<br />
a che non vidi un kit per costruire una pipa a casa: non ho più smesso!.<br />
Professionalmente nasco come movie and grafic designer (ndr ottenendo svariati riconoscimenti<br />
come l'Opel design award ), per tanti anni ho nutrito il sogno di realizzare qualcosa con le mie mani<br />
e per anni come hobby ho costruito figurini e pedoni, ma lo facevo senza uno scopo pereciso.<br />
Ma l'incontro con la costruzione delle pipe mi ha fatto riscoprire la gioia di costruire cose che<br />
vengono progettate affinché esse abbiano un uso e un estetica, e questa gioia è sempre stata così<br />
grande da farmi decidere di metterci tutto me stesso e di far diventare questo hobby una<br />
professione. In questa mia scelta, ho avuto la fortuna di conoscere due persone incredibili i quali<br />
sono diventati miei mentori e maestri e sotto la loro guida ho potuto apprendere il mestiere.<br />
Ora, io intendo la mia professione di pipemaker come la professione del giocattolaio, io costruisco<br />
giocattoli che si possono usare e seppure io amo le forme classiche ho realizzato una serie di pipe<br />
chiamate "land" ispirata dai paesaggi come vulcani o Ayers Rock , la serie Amphora ispirata alle<br />
terrecotte del mediterraneo e la serie "Seeds" che si sipira ai semi vegetali come noci o ghiande.<br />
Quindi quello che cerco di fare è realizzare pipe che prendono spunto dalle forme che vedo in<br />
natura e contemporaneamente di rispettare una sorta di classicismo.<br />
Questa visione mi è stata tramandata dai miei due maestri: il primo è Shizuo Arita famoso<br />
produttore di pipe giapponesi.<br />
Ha fatto più di 2.000 pipe negli ultimi 30 anni.<br />
Queste pipe sono molto apprezate da molti fumatori di pipa giapponesi.<br />
E 'nato nel 1935 ha 76 anni e ogni anno riesce a fare un centinaio di pipe.<br />
Poi il signor Shigeyoshi Yanagihara con 30 anni di carriera, egli è il miglior produttore di pipe in<br />
Giappone;il suo stile è influenzato da Sixten Ivarsson e Jorn Micke. Egli vive nelle vicinanze, così<br />
spesso ha potuto insegnarmi a fare pipe.<br />
Questi due mentori mi hanno aiutato tanto quanto mi ha aiutato lo sviluppo del mio gusto e difatti<br />
se come tabacchi preferisco Orlik Goldensliced, Samuel gawith Best Brown Flakes<br />
Rattrays Hal O The wynd and Old Gowrie, G.L. Pease Montgomery<br />
come <strong>Pipe</strong>maker i miei preferiti sono Shizuo Arita, Shigeyosi Yanagihara, Hiroyuki Tokutomi,Bo<br />
Nordh, Sixten Ivarsson, Jorn Micke.<br />
Tutto questo mi ha permesso di comprendere un fatto che per me è diventato fondamentale,<br />
nonostante la maggior parte dei giapponesi acquistano pipe danesi, questo ha permesso lo sviluppo<br />
di un nostro stile che sposasse la nostra cultura, cultura che si basa sulla semplicità e l'armonia<br />
come avviene con la cerimonia del thè<br />
questa semplicità culturale di cui ti parlavo mi ha reso molto certo del futuro, io faccio circa<br />
cinquanta pipe l'anno, uso radica di Fabrizo romeo che invecchio un altro anno nel mio laboratorio<br />
(laboratorio di cui ti allego una foto), in passato ho usato radica algerina ma avendo scoperto on line<br />
Romeo preferisco lavorare con lui, mi ispiro alla natura alle piante ai semi o a quello che vedo, ma<br />
per il resto non mi importa chi diventerò nel mondo della pipa, mi importa di essere orgogliso di chi<br />
sono. Tatsuo Tajima
Il taccuino del Satiro<br />
Appunti modernisti per uno stile senza tempo<br />
Uno dei miti più difficili da sfatare, nel mondo dello stile maschile, è quello del legame diretto tra<br />
costi e benefici. Esiste una quantità inverosimile di letteratura sull’argomento, e le opinioni degli<br />
autori sono un vero e proprio caleidoscopio di variazioni, ma quando si giunge alle conclusioni la<br />
compattezza delle idee farebbe invidia a una testudo legionaria. Si può ottenere una discreta<br />
simulazione di eleganza, ma il vero Olimpo dello stile non si può scalare senza considerevoli fondi<br />
alle spalle.<br />
Ora, non è che la notoria massima di Guccio Gucci – la qualità è ciò che rimane quando tutto il<br />
resto è stato dimenticato – possa essere banalizzata come l’esaltazione che un qualunque oste fa del<br />
proprio vino. D’altro canto, uno dei vizi del novello I-Gentleman è spostare la propria esaltazione<br />
proprio su quelle bizzarrie che con la qualità non hanno molto a che spartire. Testa di ponte di<br />
questo approccio è l’esaltazione del materiale, considerato unica reale fonte del moderno dandismo.<br />
La tendenza si è esacerbata al punto da costringere gli stessi artigiani (Tony Gaziano in testa) a<br />
intervenire sull’argomento, dichiarando una volta per tutte che la qualità del materiale deve essere<br />
inevitabilmente secondaria a quella della lavorazione. D’altronde, un vero artista può ottenere<br />
grandi risultati con qualunque cosa abbia a portata di mano; un creatore inadeguato, con a<br />
disposizione la miglior materia prima, mostrerà considerevoli fluttuazioni produttive. Penso che<br />
ogni fumatore di sigari cubani possa capirmi pienamente.<br />
L’asse dello stile è dunque imperniato su altri elementi, di natura assolutamente non economica.<br />
Leggendo tra le righe dei grandi maestri, osserviamo come il vero discriminante dell’eleganza sia,<br />
per assurdo, proprio la capacità di scomparire sullo sfondo. La tanto malintesa sprezzatura, oggi<br />
deformata in modi quantomeno ridicoli, si rivela quindi il reale cardine del pensiero dandy. Quello<br />
che si ricorda di un uomo di stile è vago, acquerellato, esoterico; si osserva la naturalezza<br />
dell’insieme, la tranquillità del portamento, non certamente la quantità di marchi che ostenta. Come<br />
diceva una vecchia battuta: “Hai il vestito di Valentino, le scarpe di Church, la cravatta di<br />
Marinella… ma di tuo cosa rimane?”<br />
Possiamo a questo punto sintetizzare il fondamento del vero stile maschile in due semplici passi: se<br />
quanto abbiamo scelto si adatta a dovere alla nostra figura, ed è stato realizzato con tecniche di alto<br />
livello, allora merita pienamente il suo prezzo. Ogni altra disquisizione può tranquillamente restare<br />
confinata nei fumoirs.
<strong>LA</strong> STRISCIA UMORISTICA<br />
Simon Paolo Mangiameli.<br />
Interessato all'arte, la storia e tutto ciò che rende l'uomo unico in questo mondo ho viaggiato sette<br />
anni all'estero prima di trasferirmi nella capitale. Sono continuamente affascinato dalle bellezze che<br />
questa città può offrire. Studio storia medievale, ogni tanto scrivo articoli sull'arte e disegno fumetti.<br />
Ultimamente ho scoperto il fascino del fumo lento, mi piace il suo ritmo pacato in contrasto con un<br />
mondo sempre più frenetico, che non segue più l'uomo ma che l'uomo deve inseguire.
<strong>LA</strong> VERSIONE DI BARNEY<br />
di Simone Bori<br />
La versione di Barney:un film di Richard J. Lewis con Paul Giamatti e Dustin Hoffman.<br />
Tratto dall’omonimo romanzo di Mordecai Richler,narra il vissuto di Barney Panofsky (Paul<br />
Giamatti),individuo che vive la vita in tutta la sua pienezza,sia nel bene che nel male,affrontandola<br />
con grande ingegno e spiccata ironia.<br />
Barney Panofsky è un produttore televisivo,grande bevitore e assiduo fumatore di sigari<br />
Montecristo,tre sono i matrimoni della sua esistenza,ma è il terzo che né segnerà per sempre la<br />
vita,conoscerà Miriam (Rosamund Pike) durante il ricevimento del suo secondo matrimonio si<br />
innamorerà follemente ,nientemeno da scappare dalla sue nozze.<br />
Burney tra un matrimonio e l’altro e con l’accusa di omicidio del suo migliore amico Boogie non<br />
correggerà i suoi vizi ,e si confiderà sempre con il padre,un fantastico Dustin Hoffman che offre<br />
un’interpretazione esilarante.<br />
Durante il film è impossibile non amare Barney con i suoi vizi e virtù con le sue doti e le sue<br />
carenze,rappresenta a pieno il genere maschile,si entra veramente in simbiosi con questo<br />
personaggio.<br />
Paul Giamatti sfodera,secondo me,una delle sue migliori interpretazioni,calzando alla perfezione un<br />
ruolo complesso,rendendolo di facile comprensione anche ai più distratti.<br />
Concludendo non posso che consigliare questa pellicola fatta da un grande regista e da attori di<br />
primo ordine.<br />
Buona Visione
L’arte di apparecchiare la tavola di Michele Pandolfo<br />
Salve cari amici dello 06! Sotto gentile richiesta del buon Pezzini, mi sono ritrovato a buttar giù due<br />
righe sulla pratica dell’apparecchiata altresì conosciuta come “mise en place”.<br />
Saremo tutti stati ospiti durante le scorse festività presso tavole imbandite più o meno bene e tutti<br />
avremo guardato come erano disposti gli oggetti sulla tavola. Siamo peraltro persone di mondo, che<br />
hanno girato per ristoranti e locali, assaggiando e gustando queste o quelle prelibatezze, “tra un<br />
bicchier di vino ed un caffè”. E sarà dunque capitata anche a voi la fatidica domanda: quale<br />
bicchiere devo usare? Da quale forchetta inizio? E, soprattutto, il piattino del pane è quello a destra<br />
o a sinistra?<br />
Cerchiamo di mettere un po’ di ordine, per quanto possibile!<br />
Partendo dal concetto che si apparecchia in base a ciò che verrà servito, ci sono delle regole di<br />
massima che valgono in ogni contesto: le forchette, così come il piattino del pane, vanno a sinistra<br />
del piatto; coltello, cucchiaio e bicchieri a destra. Sul luogo ove vada messo il tovagliolo ci sono<br />
molte opzioni: quella che ho trovato più spesso è al centro del piatto o del sottopiatto, ma non<br />
manca l’opzione di metterlo a destra dei coltelli. Raramente mi è capitato di trovarlo all’estrema<br />
sinistra, oltre le forchette, anche se, da regola, questo sarebbe il suo posto.<br />
Da quale forchetta si inizia e quante forchette devo mettere? Dipende sempre da quanti piatti sono<br />
previsti, ma comunque si parte sempre ad utilizzare quella più esterna, per poi proseguire<br />
all’interno, verso il piatto. Medesima situazione per quanto riguarda i coltelli: dall’esterno<br />
all’interno.<br />
Comunemente, se in presenza di antipasto, primo e secondo, vi saranno 3 forchette e 2 coltelli,<br />
come in figura. Noterete che in alcuni servizi, le posate da antipasto sono leggermente più piccole<br />
delle altre, così da poterle riconoscere meglio.<br />
Si prosegue dunque con la forchetta centrale per il primo e si termina con forchetta e coltello più<br />
interni per il secondo. E per dolce o frutta? Le posate in questo caso si posizionano subito sopra il<br />
piatto. Vale sempre la regola per cui la lama del coltello deve essere rivolta verso il piatto stesso,<br />
mai verso l’esterno, con i manici verso le mani che andranno ad utilizzare le posate: coltello con<br />
manico a destra, forchetta con manico a sinistra ed eventuale cucchiaino, sempre con manico a<br />
destra.<br />
Discorso più complesso per quanto riguarda i bicchieri.<br />
Mi piace raccontarvi un aneddoto: capito sovente presso un ristorante nei pressi di Ponte Milvio con<br />
sala fumatori (www.righettoalgrappolodoro.it), uno dei pochi che io conosca con questa piacevole e<br />
fumosa caratteristica, e spesso noto “l’inversione dei bicchieri” che il caro ristoratore ama applicare.<br />
Egli mette il bicchiere del vino a sinistra e quello dell’acqua alla sua destra. Non è un errore nel<br />
senso stretto del termine, bensì una modernizzazione del concetto originale della mise en place.<br />
Regolarmente il primo gesto che faccio una volta seduto è immancabilmente di girare i bicchieri e<br />
riporli nel loro ordine classico, ovverosia bicchiere dell’acqua a sinistra e quello del vino alla sua
destra.<br />
Chiaro è che ognuno poi, a casa propria o nel proprio locale, potrà fare ciò che meglio gradisce!<br />
Per astrarre, si possono definire due scuole di pensiero: classica e moderna. Come avrete capito dal<br />
breve racconto di cui sopra, la classica prevede acqua a sinistra e vino/i a destra, mentre la moderna<br />
inverte questo ordine.<br />
E se vi fossero più vini durante il pasto, come ad esempio un bianco ed un rosso a seguire? Facile:<br />
aumentano i bicchieri!<br />
Una nota estemporanea mi preme: la scelta della mise en place, in generale, è strettamente legata<br />
allo spazio a disposizione (non sempre si hanno grandi ed abbondanti tavoli), quindi non sempre si<br />
potranno posizionare i bicchieri in perfetta diagonale, ma andranno raccolti, mettendo il quarto ed<br />
ultimo bicchiere dietro i primi tre. Sì, perché il limite consentito di bicchieri a tavola, mi era<br />
sfuggito, è 4!<br />
Secondo la teoria classica, partiremo comunque disponendo i bicchieri in diagonale: acqua, vino<br />
bianco, vino rosso. Nel caso in cui vi siano un ulteriore rosso, magari di grande struttura, o un vino<br />
dolce o un flûte per brindare a fine pasto, sarà lui deputato al posto arretrato.<br />
Dopo tutta questa dissertazione su come apparecchiare, un’ultima ma non meno importante<br />
questione: si deve mangiare tutto con forchetta e coltello o ci sono delle deroghe? E’ accettato che si<br />
spolpi la coscia di pollo con due dita una volta mangiata la grandissima parte. Sono inoltre accettati<br />
il grana, il pane, i pasticcini e l’uva, senza escludere i famosi fingerfood. In ultima analisi, vanno<br />
aggiunti i crostacei (ad eccezione dell’aragosta) ed i molluschi, con annessa scodellina con acqua e<br />
limone per la pulizia delle dita.<br />
Last but not least: la scarpetta non è minimamente ammessa a tavola! Tranne che fra amici a tavole<br />
decisamente informali.<br />
E quindi, mi permetto di porre una domanda a voi lettori: tra noi dello 06, pensiate sia autorizzata o<br />
pur sempre da bandire?
Si comunica a tutti i soci interessati a proporre la realizzazione di una serata: che per evitare<br />
incomprensioni con il direttivo del Cigar club 06, tutte le comunicazioni dovranno avvenire<br />
attraverso e mail e non attraverso comunicazione verbale.<br />
Grazie a questo provvedimento sarà possibile un più esaustivo confronto con il direttivo atto a<br />
rendere forse meno veloce l'organizzazione stessa ma sicuramente più ragionata.<br />
Attenzione attenzione! Si comunica alla cittadinanza e a tutti gli arrotini che il prossimo evento si<br />
terrà a cavallo dell'ultima settimana di marzo (tra il 27 e il 29).<br />
Indi per cui non prendete impegni e se avete fatto prenotazioni alberghiere in terra di Kazakistan<br />
annullatele poiché chi verrà potrà incontrare un ospite misterioso!!!!!<br />
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