Francesco Barberi e la Puglia - Biblioteca Provinciale di Foggia La ...

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28.05.2013 Views

FRANCESCO BARBERI E LA PUGLIA____________________________________________________________ E’ evidente a tutti che la ricostruzione della civiltà culturale di una qualsiasi realtà geografico-politica è possibile soltanto se se ne ricostruiscono, ordinano, studiano gli archivi delle testimonianze. Ed io ritengo che sarebbe di grande importanza se qui a Foggia la Biblioteca Provinciale e l’Archivio d Stato, attraverso opera di acquisti, ma anche di rilevamento in loco e di riproduzioni, provvedessero a costituire un archivio delle testimonianze della cultura scritta della Daunia di ogni tempo, delle iscrizioni classiche e medievali, ai documenti, a quadernetti del movimento sionista del Manduzio di Sannicandro; e ciò in parte già si sta facendo, e ho fiducia che si continuerà a fare. Prof. BARBERI Ringrazio di cuore, prima di tutto, dell’invito che mi è stato rivolto a questa manifestazione; in secondo luogo, con commozione, delle troppo benevole parole che nei miei riguardi hanno avuto il Presidente dell’Amministrazione Provinciale, il Presi. dente della sezione pugliese dell’AIB, il Direttore della Biblioteca amico Celuzza e la signora Vinay, Presidente nazionale del l’Associazione. Penso che non si potesse celebrare in modo migliore il quarantesimo anniversario della fondazione della Biblioteca Provinciale che presentando un’opera, la quale ha il valore scientifico che Armando Petrucci ha sottolineato, e secondo me ne ha anche un altro. Nella descrizione dei manoscritti — il fondo più pregevole della Biblioteca — mi sembra di cogliere un nesso con la Biblioteca Comunale, che fu riunita a questa dopo cento anni dalla sua nascita. Questo è bello: dimostra, come meglio non si potrebbe, come una biblioteca viva, assume e valorizza l’eredidi istituti più modesti, che in passato assolsero una nobile funzione. La Comunale, infatti, fondata nel 1833, per oltre un secolo custodì gelosamente il suo patrimonio librario. L’amico Celuzza, in modo toccante, mi ha provocato riesumando alcuni ricordi. A essi, se permettete, vorrei aggiungerne qualche altro. Fui soprintendente della Puglia e della Lucania dal 1935 al ‘43. Torno a Foggia dopo trentaquattro anni. Nel luglio del 1943 mi recavo da Bari in Abruzzo, pochi giorni dopo un disastroso bombardamento di Foggia. Il treno fu fermato alla stazione prima, perché la ferrovia era saltata: come deportati in Siberia, di notte, attraversammo la città deserta e ridotta ad allucinanti cumuli di macerie, dalle quali emanava un fetore di cadaveri. Questo ricordo, che si affaccia per primo, accresce la mia ammirazione per una città oggi fiorente e per questa Biblioteca, 78

____________________________________________________________FRANCESCO BARBERI E LA PUGLIA la cui realizzazione spettacolosa dovrebb’essere conosciuta non solo dai bibliotecari e dagli amministratori italiani, anche settentrionali, ma da quegli stranieri che conoscono una realtà bibliotecaria italiana assai diversa. Nei ricordi che mi legano a questa città torno volentieri agli anni di fervida operosità, quando la mia attività di soprintendente fu affiancata dalla iniziativa, che il Preside (così allora si chiamava) della Provincia, Giustiniano Serrilli, — uomo di lettere e umanista di San Marco in Lamis — coraggiosamente intraprese di creare una Biblioteca Provinciale: una iniziativa nella quale fu sostenuto dal prefetto Avenanti, fascita tutto d’un pezzo, che andò volontario in Russia, di dove non fece ritorno. I prefetti, in generale, non amano le biblioteche, tagliano dai bilanci comunali i modesti stanziamenti che le riguardano (mai, però, quelli per le squadre di calcio); ma Avenanti faceva eccezione alla regola: una volta redarguì severamente il podestà di San Giovanni Rotondo, il quale, alle prese con la distribuzione delle tessere annonarie, si era mostrato insofferente verso di me, che ero andato a parlargli della povera biblioteca comunale (dopotutto, aveva ragione lui). Delle biblioteche, in particolare di capoluogo di provincia, quella di Foggia mi dette le maggiori soddisfazioni, anche se non potevo prevedere che il seme gettato avrebbe poi dato frutti così eccezionali. Era fin da allora intenzione del Preside Serrilli di dare alla Provinciale una sede più degna dì quella di palazzo Dogana; la guerra travolse il progetto e, in parte, la Biblioteca stessa. Al nome di Serrilli va doverosamente associato quello del bravissimo, zelante incaricato della direzione Arturo Marcone — spentosi quarantaduenne, perché sofferente di cuore — e anche quello dell’anziano direttore della Comunale Rodolfo Santollino: bibliotecario di vecchio stampo, che, tormentato dal conflitto interiore di chi, geloso custode della sua biblioteca, doveva distaccarsene, pur convinto di ciò che rappresentava di positivo il passaggio del vecchio istituto al nuovo. In un primo tempo il Preside Serrilli pensò di affidare la direzione di questa al migliore bibliotecario della Puglia, Giambattista Gifuni di Lucera, morto pochi mesi fa in età molto avanzata. Gifuni era affezionatissimo alla sua città e alla sua biblioteca, e stimato cultore di storia non soltanto locale; era perciò dubbioso se accettare l’incarico. Chi lo dissuase fu l’amico Benedetto Croce, il quale gli disse: — che cosa andate a fare a Foggia? Foggia non ha le tradizioni culturali di Lucera. — Il filosofo napoletano concepiva le tradizioni culturali come qualcosa di statico, e la biblioteca volta esclusivamente al passato, riservata a una élite di intellettuali, sia pure di provincia; non si rendeva conto della missione che in una città-capoluogo la biblioteca pubblica assolve soprattutto verso i giovani, ma anche verso quelli che Giuseppe Lombardo-Radice chiamava gli analfabeti avvocati, e perfino verso ceti proletari che si affacciavano al mondo dell’alfabeto e dell’istruzione. 79

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<strong>la</strong> cui realizzazione spettacolosa dovrebb’essere conosciuta non solo<br />

dai bibliotecari e dagli amministratori italiani, anche settentrionali, ma<br />

da quegli stranieri che conoscono una realtà bibliotecaria italiana assai<br />

<strong>di</strong>versa.<br />

Nei ricor<strong>di</strong> che mi legano a questa città torno volentieri agli anni <strong>di</strong><br />

fervida operosità, quando <strong>la</strong> mia attività <strong>di</strong> soprintendente fu affiancata<br />

dal<strong>la</strong> iniziativa, che il Preside (così allora si chiamava) del<strong>la</strong> Provincia,<br />

Giustiniano Serrilli, — uomo <strong>di</strong> lettere e umanista <strong>di</strong> San Marco<br />

in <strong>La</strong>mis — coraggiosamente intraprese <strong>di</strong> creare una <strong>Biblioteca</strong><br />

<strong>Provinciale</strong>: una iniziativa nel<strong>la</strong> quale fu sostenuto dal prefetto Avenanti,<br />

fascita tutto d’un pezzo, che andò volontario in Russia, <strong>di</strong> dove<br />

non fece ritorno. I prefetti, in generale, non amano le biblioteche, tagliano<br />

dai bi<strong>la</strong>nci comunali i modesti stanziamenti che le riguardano<br />

(mai, però, quelli per le squadre <strong>di</strong> calcio); ma Avenanti faceva eccezione<br />

al<strong>la</strong> rego<strong>la</strong>: una volta redarguì severamente il podestà <strong>di</strong> San<br />

Giovanni Rotondo, il quale, alle prese con <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle tessere<br />

annonarie, si era mostrato insofferente verso <strong>di</strong> me, che ero andato a<br />

par<strong>la</strong>rgli del<strong>la</strong> povera biblioteca comunale (dopotutto, aveva ragione<br />

lui).<br />

Delle biblioteche, in partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> capoluogo <strong>di</strong> provincia, quel<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong> <strong>Foggia</strong> mi dette le maggiori sod<strong>di</strong>sfazioni, anche se non potevo<br />

prevedere che il seme gettato avrebbe poi dato frutti così eccezionali.<br />

Era fin da allora intenzione del Preside Serrilli <strong>di</strong> dare al<strong>la</strong> <strong>Provinciale</strong><br />

una sede più degna dì quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> pa<strong>la</strong>zzo Dogana; <strong>la</strong> guerra travolse il<br />

progetto e, in parte, <strong>la</strong> <strong>Biblioteca</strong> stessa. Al nome <strong>di</strong> Serrilli va doverosamente<br />

associato quello del bravissimo, ze<strong>la</strong>nte incaricato del<strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

Arturo Marcone — spentosi quarantaduenne, perché sofferente<br />

<strong>di</strong> cuore — e anche quello dell’anziano <strong>di</strong>rettore del<strong>la</strong> Comunale<br />

Rodolfo Santollino: bibliotecario <strong>di</strong> vecchio stampo, che, tormentato<br />

dal conflitto interiore <strong>di</strong> chi, geloso custode del<strong>la</strong> sua biblioteca, doveva<br />

<strong>di</strong>staccarsene, pur convinto <strong>di</strong> ciò che rappresentava <strong>di</strong> positivo il<br />

passaggio del vecchio istituto al nuovo.<br />

In un primo tempo il Preside Serrilli pensò <strong>di</strong> affidare <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong> questa al migliore bibliotecario del<strong>la</strong> <strong>Puglia</strong>, Giambattista Gifuni <strong>di</strong><br />

Lucera, morto pochi mesi fa in età molto avanzata. Gifuni era affezionatissimo<br />

al<strong>la</strong> sua città e al<strong>la</strong> sua biblioteca, e stimato cultore <strong>di</strong> storia<br />

non soltanto locale; era perciò dubbioso se accettare l’incarico. Chi lo<br />

<strong>di</strong>ssuase fu l’amico Benedetto Croce, il quale gli <strong>di</strong>sse: — che cosa<br />

andate a fare a <strong>Foggia</strong>? <strong>Foggia</strong> non ha le tra<strong>di</strong>zioni culturali <strong>di</strong> Lucera.<br />

— Il filosofo napoletano concepiva le tra<strong>di</strong>zioni culturali come qualcosa<br />

<strong>di</strong> statico, e <strong>la</strong> biblioteca volta esclusivamente al passato, riservata<br />

a una élite <strong>di</strong> intellettuali, sia pure <strong>di</strong> provincia; non si rendeva<br />

conto del<strong>la</strong> missione che in una città-capoluogo <strong>la</strong> biblioteca pubblica<br />

assolve soprattutto verso i giovani, ma anche verso quelli che Giuseppe<br />

Lombardo-Ra<strong>di</strong>ce chiamava gli analfabeti avvocati, e perfino verso<br />

ceti proletari che si affacciavano al mondo dell’alfabeto e<br />

dell’istruzione.<br />

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